ilTorinese

Biker finisce contro una rampa e muore

DAL PIEMONTE / Un uomo di 38 anni di  Pigna (Imperia) è morto a Viola Saint Greè, in provincia di Cuneo  dopo essere andato a sbattere con la sua bici contro una rampa di un percorso della disciplina sportiva di downhill. Era un vigile del fuoco in servizio  a Ventimiglia. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e l’elisoccorso, ma sono stati inutili i tentativi dei sanitari di rianimare il biker. La salma è stata trasferita all’obitorio di Ceva.

Il bollettino Covid di domenica 3 ottobre

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 169 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 31 dopo test antigenico), pari allo 0.7% di 24.369 tamponi eseguiti, di cui 18.516 antigenici. Dei 169 nuovi casi, gli asintomatici sono 81 (47,9%).

I casi sono così ripartiti: 43 screening, 99 contatti di caso, 27 con indagine in corso.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 383.557,così suddivisi su base provinciale: 31.506 Alessandria, 18.286 Asti, 12.124 Biella, 55.254 Cuneo, 29.811 Novara, 204.268 Torino, 14.292 Vercelli,13.692 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.583 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.741 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 23 (invariati rispetto aieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 189 (+ 4 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 3.375.

I tamponi diagnostici finora processati sono 7.192.807 (+ 24.369 rispetto a ieri), di cui 2.194.228 risultati negativi.

I DECESSI RIMANGONO 11.763

Nessun decesso di persona positiva al test del Covid-19 è stato comunicato dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte.

Il totale rimane quindi 11.763 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.574 Alessandria, 717Asti, 434 Biella, 1.462 Cuneo, 949 Novara,5.619 Torino, 533 Vercelli, 375 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 100 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

368.207GUARITI

I pazienti guariti diventano complessivamente 368.021 (+186 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 29.592 Alessandria, 17.368 Asti, 11.578 Biella, 53.302 Cuneo, 28.708 Novara, 196.773 Torino, 13.653 Vercelli, 13.211 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.495 extraregione e 2.527 in fase di definizione.

Cittadino tenace fa arrestare topo d’auto

Viene svegliato nella notte  dall’antifurto della sua auto e subito dopo il cellulare gli notifica, tramite app, anche l’apertura della portiera del suo veicolo. A quel punto, nonostante siano da poco passate le 4.30, l’uomo si riveste di tutta fretta e scende in strada per verificare cosa stia accadendo.

Una volta giunto nei pressi dell’auto in piazza Maria Ausiliatrice, il proprietario del veicolo constata che il finestrino è stato infranto e che all’interno della macchina c’è una persona. Quest’ultima, vistasi scoperta, si dà alla fuga in direzione di via Cigna. La vittima, però, non desiste e insegue il reo riuscendo anche a bloccarlo. Ne nasce una colluttazione nel corso della quale i due cadono per terra. La vittima, a questo punto, estrae il telefono dalla tasca per chiamare la polizia. Il ladro, come contromossa, gli strappa il cellulare di mano e cerca di gettarlo in un tombino, cosa che, però, non gli è riesce per la reattività della vittima. Pur di impedire la telefonata alle Forze dell’Ordine, il reo, un cittadino algerino di 39 anni con diversi precedenti di polizia a carico, lancia lo smartphone a una decina di metri e fugge in via Cottolengo.

La vittima, però, non si arrende: recupera il cellulare, segue il trentanovenne che, però, trova riparo in uno stabile del quartiere e chiama la polizia. Il proprietario del veicolo, nel frattempo, in modo previdente si nasconde dietro i bidoni della spazzatura posizionati nei pressi del portone. Scelta che dopo qualche minuto si rivela azzeccata: infatti, prima scorge la sagoma del reo affacciarsi dal portone con circospezione e poi lo vede uscire per allontanarsi, cosa che non succede perché Il proprietario del veicolo gli piomba addosso e lo blocca. I tira e molla dura alcuni secondi interrotto dall’arrivo degli agenti della Squadra Volante che fermano definitivamente il cittadino straniero arrestandolo per tentata rapina.

Il trentanovenne viene anche denunciato per furto aggravato continuato. I poliziotti, infatti, nel corso del sopralluogo in piazza Maria Ausiliatrice riscontrano la presenza di 5 auto con il finestrino danneggiato

Appuntamento rimandato con i primi punti stagionali per l’Atletico Taurinense

La partita contro la Top Five dice 6 a 0 per i padroni di casa.

 

“Dobbiamo imparare a non farci prendere dall’ansia del goal o che tanto il pallone, fai quel che fai, non entra – spiega Coach Viri, – sta a noi cambiar rotta e far sì di trasformare le azioni che facciamo in goal”.
“Sono stati bravi i nostri avversari – prosegue il Mister, – “ma noi continuiamo con la nostra rivoluzione e sono sicuro che questo lavoro porterà i suoi frutti bisogna solo aver pazienza, calma e soprattutto non perdere l’entusiasmo e la voglia”
“Sono certo che questo gruppo ci darà parecchie soddisfazioni – conclude Viri. – Io per primo credo in ognuno dei miei ragazzi”.

L’occasione per centrare i primi punti stagionali si presenterà già venerdì 8 ottobre tra le mura amiche del Palazzetto di via C.L.N. 53 a Grugliasco. Alle 21,00 andrà in scena la sfida contro la Polisportiva Pasta.

 

Elezioni comunali, affluenza in calo Alle 23 è stata del 36,50%

A Torino è in calo l’affluenza per il rinnovo del sindaco e del Consiglio comunale.

La rilevazione alle ore 23.00 sull’affluenza al voto per l’elezione diretta del Sindaco e il rinnovo del Consiglio Comunale e dei Consigli delle Circoscrizioni è stata del 36,50 %.

La rilevazione alle ore 19.00 sull’affluenza al voto per l’elezione diretta del Sindaco e il rinnovo del Consiglio Comunale e dei Consigli delle Circoscrizioni è stata del 29,29%.

 

Nelle elezioni amministrative del 5 giugno 2016 (che si sono svolte in un’unica giornata) l’affluenza al voto per l’elezione diretta del Sindaco e il rinnovo del Consiglio Comunale e dei Consigli delle Circoscrizioni alla stessa ora era stata del 41,32%.

 

Le urne oggi sono aperte fino alle ore 23.00 e domani dalle ore 7 alle ore 15.

Lunedì alle 15, concluse le votazioni, dopo la rilevazione dei votanti definitivi, inizieranno le operazioni di scrutinio per l’elezione del Sindaco.

L’eventuale turno di ballottaggio è previsto nei giorni di domenica 17 e di lunedì 18 ottobre.

La prossima rilevazione sarà alle ore 23.

I risultati in tempo reale sono consultabili all’indirizzo: www.comune.torino.it/home.shtml

 

Alle  12 è stata del 9,62%, molto più bassa rispetto al 14,06% del 2016.

Allora però si votò solo nella giornata di domenica. Il dato è più basso anche della media nazionale che è del 13,7%.

Elezioni comunali, affluenza in calo Alle  12 è stata del 9,62%

A Torino è in calo l’affluenza per il rinnovo del sindaco e del Consiglio comunale.

Alle  12 è stata del 9,62%, molto più bassa rispetto al 14,06% del 2016.

Allora però si votò solo nella giornata di domenica. Il dato è più basso anche della media nazionale che è del 13,7%.

A Lagioia il premio Lattes Grinzane

LIBRI / Nicola Lagioia, autore del romanzo La città dei vivi (Einaudi), è il vincitore dell’undicesima edizione del Premio Lattes Grinzane, promosso dalla Fondazione Bottari Lattes.

Il libro di Lagioia è stato il più votato dalle 25 giurie scolastiche delle superiori (delle quali ventiquattro in Italia e una a Madrid), per un totale di 400 votanti. La cerimonia finale si è tenuta ieri al Teatro sociale Busca di Alba.

I finalisti del Premio

Oltre al vincitore, questi i finalisti:

  • Kader Abdolah, Il sentiero delle babbucce gialle (Iperborea; traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo),
  • Bernardine Evaristo, Ragazza, donna, altro (Sur; traduzione di Martina Testa),
  • Maylis de Kerangal, Un mondo a portata di mano (Feltrinelli; traduzione di Maria Baiocchi),
  • Richard Russo, Le conseguenze (Neri Pozza; traduzione di Ada Arduini

Diciassettenne al mattino va  scuola, di notte spaccia

Denunciato dagli agenti del Commissariato San Secondo

 

Lo scorso martedì notte, personale del Commissariato San Secondo in servizio di Volante ha notato un ragazzo italiano sostare in modo sospetto in corso Rosselli. Considerato l’orario e l’età del giovane, di 17 anni, i poliziotti hanno proceduto al suo controllo, rinvenendo all’interno di una tracolla che aveva con sé quattro involucri di carta contenenti 5,5 grammi di hashish. Considerato il confezionamento dello stupefacente, verosimilmente destinato allo spaccio,  i poliziotti si sono quindi recati ad effettuare una perquisizione domiciliare della casa in cui il diciassettenne vive coi genitori. Nella sua camera, nascosto in uno zaino, rinvenivano un panetto di hashish di circa 100 grammi ed un bilancino di precisione. Il giovane è stato denunciato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Il bibliotecario dell’ex manicomio racconta il suo lavoro tra libri e storie di vita

Intervista a Lillo Baglio. Una testimonianza diretta su un mondo ormai lontano

Un argomento che da sempre ha suscitato il mio interesse è relativo all’ex manicomio di Collegno, in tutti i suoi aspetti, sia storici che umani. Mi sono già occupata di tali tematiche, in un ciclo di articoli dal titolo “C’erano una volta i matti”, pubblicati da questa testata. Nei pezzi ho affrontato la storia dell’istituzione manicomiale fino alla Legge Basaglia, facendo riferimento a vicende letterarie e artistiche di personaggi in massima parte torinesi, come il triste caso di Ida Peruzzi, moglie di Emilio Salgari.
Sono stata particolarmente lieta quando Lillo Baglio, archivista e bibliotecario dell’ex manicomio di Collegno, mi ha contattata per dialogare con me in merito a questa realtà complessa e forse non abbastanza ricordata. Ecco allora la nostra chiacchierata.

Buongiorno Lillo, archivista e bibliotecario dell’ex manicomio di Collegno. Puoi raccontarci qualcosa di più riguardo alla tua storia, a come sei arrivato ad occupare questa posizione?
Buongiorno! In effetti la storia e la vita professionale di ognuno, per molti di noi, assomiglia alla nave Argo, il cui timoniere era convinto di dirigere da solo la nave, dimenticando che era il soffio del vento a mandarla avanti. Ebbene forse il destino c’entra qualcosa. Io arrivai a Collegno trent’anni or sono, dopo pochi mesi fui assunto presso l’azienda sanitaria di allora: l’asl to24 (oggi ASLTo3) dapprima come addetto ai servizi generali. Successivamente venni a sapere che l’allora responsabile della biblioteca medica, cercava un collaboratore, possibilmente diplomato, che avesse un certo grado di istruzione. Colsi subito l’occasione, e dopo un colloquio con il direttore amministrativo venni assegnato alla biblioteca medica, come addetto alla stessa. Frequentai, fin da subito, un corso in biblioteconomia e archiveconomia che mi permise di inserire, nel Sistema Bibliotecario Nazionale, un fondo importante composto di libri di psicoanalisi e psicologia, donato alla biblioteca dal Professore Ferraris. Da allora sono passati trent’anni. Nella metà degli anni Novanta fu creato il Centro di documentazione sulla psichiatria che raggruppa tre sezioni: La Biblioteca Medico Scientifica, l’archivio storico dell’ex manicomio di Collegno, l’archivio delle cartelle cliniche dei cinque ex ospedali psichiatrici riuniti, ovvero, gli ex ospedali psichiatrici di Torino, Collegno, Savonera, Villa Regina Margherita, Grugliasco, compreso il “manicomio dei bambini” Villa Azzurra, sempre di Grugliasco.

Un contesto decisamente particolare quello in cui ci troviamo, non solo un ex manicomio, ma uno dei luoghi che sono stati più attivi e conosciuti, ovvio fino alla Legge Basaglia del 1978. Ci dici qualcosa di più riguardo a che cosa vuol dire lavorare in un ambiente così “sui generis”?
Sono stato definito “il custode della memoria storica dell’ex Ospedale psichiatrico di Collegno”. Se con questa espressione si vuole dire che metto a disposizione, di chiunque ne faccia richiesta, per motivi di studio, di ricerca, di approfondimento etc.., lo straordinario patrimonio librario e documentale, a cominciare dagli “Ordinati” dove troviamo tutta la storia di questa complessa Istituzione che è stata, prima la Certosa di Collegno poi il “Manicomio di Collegno” , se intesa così la parola “custode” ha un senso. Oltre a custodire questo patrimonio culturale, davvero unico, io coadiuvo studenti per le loro tesi, ne sono state scritte centinaia tutte regolarmente catalogate. Indirizzo molti scrittori che hanno scritto libri che parlano di questa dimensione e di questa realtà manicomiale. Pensate che il Centro custodisce la Cartella Clinica dello smemorato di Collegno, un caso di appropriazione di identità che allora fece molto scalpore e che divise gli italiani in “Cannelliani e Bruneriani”. Quasi tutti quelli che hanno scritto su questo aneddoto sono venuti in biblioteca a consultare il materiale storico del caso.

Parliamo ancora della tua esperienza diretta in questo contesto. Hai avuto occasione di conoscere alcuni pazienti? Tra questi, ti ricordi in particolar modo di qualcuno?
Questo è l’aspetto, se vogliamo, più significativo della mia trentennale esperienza lavorativa in un contesto che ha conosciuto il dolore e ha ospitato il mistero della follia. La legge Basaglia, come sappiamo, sanciva legislativamente la chiusura dei manicomi. La legge Basaglia è stata sicuramente una legge di civiltà, i manicomi, gestiti con logiche appunto manicomiali, non potevano più rappresentare dei luoghi di cura ma luoghi di segregazione, dove il più delle volte la dignità umana veniva calpestata. Per ciò che mi concerne posso però dire che la chiusura, e la messa in libertà dei degenti che nel frattempo riacquistavano la libertà e con essa i propri diritti costituzionali, ha presentato delle forti criticità, voglio dire che avrebbero dovuto realizzare alternative abitative e alloggiative per i degenti rimasti senza la famiglia di appartenenza e senza protezione economica. E’ successo che molti degenti non furono in grado di integrarsi nella società e questo comportò il suicidio di centinaia e centinaia di ex ricoverati, molti di loro sono anche scomparsi e non si è saputo più nulla. Molti però rimasero a Collegno e sistemati negli ex padiglioni psichiatrici, diventati nel frattempo delle comunità, in attesa di una futura destinazione nelle strutture che avrebbero realizzato per loro. Pensate che la legge Basaglia è del 1978 mentre l’ultimo ricoverato di Collegno uscirà definitivamente nel 2004, per cui ho conosciuto molti pazienti. Molti di loro venivano tutte le mattine in biblioteca a prendere il caffè. Mi volevano bene, capivano che li rispettavo e non li giudicavo. Da loro paradossalmente ho imparato molto. Posso dire di avere conosciuto un’umanità straordinaria. Me li ricordo tutti, ognuno a proprio modo mi ha lasciato un ricordo indelebile. Mi dicono che abbia una dote che è quella dell’ascolto, so ascoltare. Ho perfino voluto scrivere un libro, dal titolo “E i matti dove li mettiamo? Viaggio nella coscienza del mondo degli altri.” È un dialogo realmente avvenuto tra me e due ex malati psichici dove si discute del mistero della vita e della follia.

Ci troviamo ora nella biblioteca, un luogo importante per testimoniare la storia. Cosa ci puoi dire in proposito?
Quando nel 1973 l’ospedale psichiatrico di Via Giulio viene chiuso, la biblioteca e i libri che si trovavano in via Giulio, nel manicomio di Torino, furono trasferiti a Collegno. I volumi rimasero abbandonati a se stessi fino all’arrivo di un medico, il Dott. Giorgio Tribbioli, un infermiere, Franco Cavaglià, e di un ex ricoverato; insieme salvarono dalla dispersione e distruzione per macero libri e riviste stipati dentro i cassonetti. Fu soprattutto grazie al ricoverato Roberto Contartese, laureato in filosofia, uomo coltissimo e a lui che dobbiamo la salvezza di un patrimonio culturale importantissimo che racchiude tutta la storia della psichiatria dal ‘700 ad oggi. Nel 1987 la Biblioteca venne riaperta ai lettori, come ente di conservazione, senza fondi per ulteriori acquisizioni né di libri né di periodici. Se i libri più di ogni altra cosa sono la sede prescelta per conservare la memoria ed esercitare immaginazione, la Biblioteca diventa il luogo ideale per raccogliere tutto l’insieme dei ricordi e del passato dell’umanità. Data la collocazione all’interno di un ospedale psichiatrico, essa si sviluppa all’insegna dell’alta specializzazione che va formandosi nel corso della seconda metà dell’Ottocento grazie alla gestione di dottori che arricchiscono il patrimonio librario di testi pertinenti la scienza medica e soprattutto la psichiatria; è pertanto possibile oggi tracciare un percorso storico dell’evoluzione di tale scienza attraverso i volumi stessi della Biblioteca. Altresì è possibile tracciare due linee di sviluppo autonome, che danno alla Biblioteca una peculiare fisionomia: da un lato una particolare tradizione di studi e ricerche in campo psichiatrico che si è sviluppata nel corso degli anni, dall’altro l’essersi organizzata fin dalla seconda metà dell’Ottocento come Biblioteca di pubblica lettura per i ricoverati dell’ospedale, l’altra biblioteca la cosiddetta “biblioteca dei ricoverati.”

Oltre i libri, ci sono anche dei quadri. Si tratta di lavori eseguiti da ex pazienti. Che cosa si può evincere, secondo te, da queste creazioni?
Il Centro di documentazione sulla psichiatria custodisce i dipinti realizzati negli anni dagli ex pazienti psichiatrici. Sono dipinti straordinari che confluiscono nella corrente dell’Art Brut letteralmente “arte grezza”, ma tradotto anche come “arte spontanea”. Questo concetto è stato inventato nel 1945 dal pittore francese Jean Dubuffet per indicare le produzioni artistiche realizzate da non professionisti, degenti dell’ospedale psichiatrico che operano al di fuori delle norme estetiche convenzionali (autodidatti, psicotici, schizofrenici, persone completamente digiune di cultura artistica). Egli intendeva, in tal modo, definire un’arte spontanea, senza pretese culturali e senza alcuna riflessione. Sono, se così si può dire, creazioni artistiche che scaturiscono da personali pulsioni emotive.

Tra questi libri, ce n’è uno che ti ha colpito in modo particolare, per importanza e ricchezza di contenuti? Stessa domanda sulle opere: ce n’è una che ritieni più significativa e perchè?
Per quanto riguarda i libri, la biblioteca possiede davvero un patrimonio libraio importantissimo, è una biblioteca storica specializzata nelle scienze psichiatriche, neurologiche, psicologiche e di tutto ciò che riguarda il segreto del comportamento umano. Posso dirti che la lettura di Freud mi ha fatto capire questo misterioso concetto di “inconscio”, in sostanza Freud per me è stato il maestro del “sospetto” vale a dire che la sua intuizione è davvero interessante; noi tutti saremmo agiti da forze e pulsioni che trascendono a volte la nostra volontà e, il paradosso, è che in questo “magma” si troverebbe “la verità” della nostra vera natura…Per quanto riguarda se ci sia un’opera o un artista che mi abbia colpito , a dire la verità ce n’è più di uno, tutti a modo loro sono molto, molto interessanti artisticamente, ma, per rispondere alla domanda ce n’è uno che per me dovrebbe diventare il simbolo, il riferimento, dell’Art Brut in Piemonte ed è Giorgio Barbero. Tempo fa chiesi ad un ricoverato cosa fosse la smemoratezza, chi è, in buona sostanza uno smemorato? La risposta che mi venne data fu questa: “È uno che finge di essere ciò che è veramente”. Una risposta decisamente enigmatica ma, paradossalmente, non priva di senso; esattamente come può essere percepita l’opera di Giorgio Barbero, un’opera ermetica, impenetrabile, inaccessibile a qualsivoglia forma o tentativo di identificazione, tuttavia non priva di senso, di gravitazione intorno all’ignoto, perché ignoti, sono, appunto, l’origine e la vita del cosmo infinito, dei pianeti lontani e sconosciuti, delle galassie e dei mondi muti, dell’universo silenzioso, come è Barbero, taciturno e introverso , allo stesso tempo privo di qualsivoglia senso pratico ma con una fervida e convinta immaginazione, confinante, forse, con il delirio in cui entrano potenze straniere dotate di armi tecnologicamente avanzate, armi sconosciute agli umani. Giorgio dice di vedere dei sputnik, delle navicelle spaziali, satelliti e astronavi provenienti da altri mondi. Lo stesso Barbero afferma: “Nella mia pittura rappresento satelliti spaziali, galassie ai confini del cosmo, momenti di espansione verso il futuro; un cosmo, delle galassie lontane anni luce. Io viaggio ai confini dello spazio, nella quarta dimensione ed esploro i pianeti sopra un razzo a tre propulsori”. Barbero dunque riporta ciò che vede nei suoi disegni, testimonia di paesaggi astrali, di atmosfere lunari, di realtà prive di luce, viceversa di una luce scura e tenebrosa.

Ora che il manicomio è chiuso ed è una realtà un po’ dimenticata, secondo te, che cosa si potrebbe fare affinché la memoria di queste esperienze non vada persa?
Desidero subito dire che chi si occupa di archivi, di biblioteche e di memorie storiche lavora su tre fronti: verso il passato, conservando e offrendo alla consultazione i documenti selezionati per il loro valore storico e giuridico. Verso il presente per quanto riguarda la trasparenza democratica e verso il futuro a salvaguardia della memoria storica per le generazioni future. Il passato dovrebbe insegnarci a migliorare il presente, ognuno di noi, anche chi non è consapevole, incarna la storia dell’umanità. Noi siamo l’estensione psichica e biologica del primo uomo apparso sulla terra, in questo senso la memoria, soprattutto anche quella storica, va conservata e custodita. La follia è una dimensione che riguarda potenzialmente ognuno di noi, i manicomi sono stati luoghi “dell’umanità rubata” queste esperienze umane sono state rimosse ma sono ancora drammaticamente presenti. Non esisteranno più, aggiungo io per fortuna, i manicomi ma i problemi sono ancora tanti, sono ancora troppi…

Alessia Cagnotto

 

 

Il reading di Paolo Rumiz al Grattacielo Sanpaolo

Torino, Auditorium grattacielo Intesa Sanpaolo, corso Inghilterra 3

Ingresso gratuito, prenotazioni dal 1° ottobre sul sito www.grattacielointesasanpaolo.com/news

  Martedì 5 ottobre al grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino è in programma in anteprima nazionale alle ore 21 il reading teatrale e musicale “Canto per Europa” di Paolo Rumiz, con la regia di Franco Però.

 

Lo spettacolo, coprodotto da The Italian Literary Agency e Intesa Sanpaolo, è tratto dal nuovo libro dello scrittore “Canto per Europa”, in uscita per Giangiacomo Feltrinelli Editore il 7 ottobre e farà conoscere al pubblico alcuni dei passaggi più significativi ed emozionanti dell’opera, letti e interpretati dallo stesso scrittore e dagli attori Lara Komar e Giorgio Monte. Gli interventi saranno accompagnati dagli intermezzi musicali a cura degli artisti Aleksandar Sasha Karlic (oud, chitarra, def, duduk, voce) e Vangelis Merkouris (oud, bouzouki, voce).

 

Una cintura di costellazioni ornava le murate della barca come segno d’augurio per il viaggio”. Una giovane siriana, profuga di guerra, fugge sulla barca a vela di quattro uomini assetati di miti. La ragazza si chiama Europa. Da quel momento, rivive in lei la leggenda della principessa fenicia rapita da Giove-toro, mentre il viaggio attraversa le meraviglie del mare aperto ma anche la deriva di un mondo fuori controllo: naufragi, emigrazioni e turismo di massa, conflitti, pestilenze, incendi e alluvioni.

 

Paolo Rumiz richiama il mito della fondazione del nostro continente, si interroga sulle sue origini, sui suoi valori, sui suoi strappi e sulle sue lacerazioni. Un viaggio epico: quattro moderni argonauti e una profuga siriana ridanno vita al mito che ha fondato l’Europa. Un’opera straordinaria, antica nel respiro e contemporanea nella denuncia, realizzata da un autore che da sempre racconta la necessità di essere cittadini del mondo.

 

L’incontro è inserito all’interno del palinsesto culturale del grattacielo della Banca, che si caratterizza per la qualità dei contenuti e la notorietà dei protagonisti (artisti, attori, scrittori, conferenzieri). Dal 2015, anno di apertura, 121 mila persone hanno seguito le attività culturali del grattacielo, diventato in pochi anni un centro di cultura, arte e svago.

 

Paolo Rumiz, triestino, è scrittore e viaggiatore. Con Feltrinelli ha pubblicato La secessione leggera (2001), Tre uomini in bicicletta (con Francesco Altan; 2002), È Oriente (2003), La leggenda dei monti naviganti (2007), Annibale (2008), L’Italia in seconda classe. Con i disegni di Altan e una Premessa del misterioso 740 (2009), La cotogna di Istanbul (2010, nuova edizione 2015; Audiolibri “Emons-Feltrinelli”, 2011), Il bene ostinato (2011), la riedizione di Maschere per un massacro. Quello che non abbiamo voluto sapere della guerra in Jugoslavia (2011), A piedi (2012), Trans Europa Express (2012), Morimondo (2013), Come cavalli che dormono in piedi (2014), Il Ciclope (2015), Appia (con Riccardo Carnovalini; 2016), Il filo infinito. Viaggio alle radici d’Europa (2019), Il veliero sul tetto (2020) e, nella collana digitale Zoom, La Padania (2011), Maledetta Cina (2012), Il cappottone di Antonio Pitacco (2013), Ombre sulla corrente (2014) e Gulaschkanone (2017).