ilTorinese

Grimaldi (LUV-SE): “In circoscrizione ci sono eletti che si definiscono ‘camerati'”

Elezioni amministrative: Meloni si scandalizza perché i fascisti sono fascisti?”

Meloni è scandalizzatissima per il reportage di Fanpage, in cui esponenti illustri del suo partito si sperticano in motteggi fascisti e si vantano di percepire denaro in nero? Pensate che la candidata al Consiglio comunale di Fratelli d’Italia che a Roma ha preso più preferenze è Rachele Mussolini, nipote di Benito, e i neoeletti consiglieri di circoscrizione a Torino si autodefiniscono ‘camerati’” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi ed esponente di Sinistra Ecologista Marco Grimaldi, alludendo al post del neoconsigliere della circoscrizione 6 Massimo Robella, che ringrazia i “tanti camerati” che gli hanno dato una mano durante la campagna.

Robella non è certo l’unico: basterebbe fare un giro sulle bacheche degli eletti e dei nominati in Regione. Il complotto contro Fratelli d’Italia continua” – prosegue Grimaldi. – “Cara Meloni, risparmiati 100 ore di girato: il fascista basta non candidarlo. O basta non esserlo”.

Trovato morto nel suo letto ragazzo di 17 anni

È stata disposta l’autopsia per il ragazzo trovato morto nel letto della sua stanza. Il giovane, 17 anni, è stato trovato privo di  vita lunedì notte dai genitori nell’abitazione di famiglia  sulle colline di Ivrea. I soccorritori del 118 non hanno potuto fare nulla, se non constatare il decesso. Si ipotizza che la causa sia un malore fatale, la procura di Ivrea ha disposto l’autopsia. Le indagini sono affidate al commissariato di Ivrea. Il padre del ragazzo è un poliziotto.

Sorpresa, a Torino rispetto alle comunali 2016 il centro destra avanza il centro sinistra arretra

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Un esame un po’ più approfondito del voto a Torino sorprende chi si limita a guardare le percentuali e non i voti reali presi dalle coalizioni e dai partiti. Naturalmente non cambia chi è in testa , ma questi dati dovrebbero essere attentamente presi in considerazione per capire le tendenze politiche.

Di Ibis

Il confronto è fra le lezioni comunali del 2016 e quelle del 2021
Partiamo alle coalizioni.
Lorusso e la sua colazione di centro sinistra perdono 20 mila voti rispetto a Fassino nel 2016 : da 160 mila gli elettori scendono a 140 mila .
Il centro destra con Damilano ha una forte avanzata : da poco più di 70 mila voti nel 2016 ( con tre liste separate ) a oltre a 124 mila voti.
I 5 stelle crollano e perdono 90 mila elettori : Appendino aveva ottenuto 118 mila voti, Sganga ne ha poco più di 28mila
E ora guardiamo dentro le colazioni, ai partiti:
Il Pd scende da 106.818 voti nel 2016 a 85.860 nel 2021 ( più o meno gli stessi voti , circa 15 mila , hanno ottenuto le liste civiche per Fassino e per Lorusso )
Giorgia Meloni ( Fratelli d’Italia) ha una forte avanzata, raccoglie 31.490 voti , nel 2016 ne aveva ottenuti 5.259
La Lega sale a 29.593 , nel 2016 ne aveva ottenuti 20.769
Forza Italia ha più o meno i voti dell’altra volta: 15.951 contro i 16.684 nel 2016
Forte l’affermazione della lista Damilano –Torino Bellissima che ottiene 35.658 voti .
Come detto , crollano i 5 Stelle passando da 107.680 voti di lista nel 2016 a 24.058, nel 2021 .
Su tutto resta il dato molto negativo dell’astensionismo: per la prima volta dal dopoguerra sono più i torinesi che non sono andati a votare rispetto a quelli che si sono recati alle urne. Ha votato solo il 48, 07 degli aventi diritto . Il non voto raggiunge il massimo nella zona Nord della città: solo il 42, 90 % i votanti in Barriera di Milano, 43, 46% quelli alle Vallette e Madonna di Campagna.
Tutte le forze politiche dovrebbero riflettere: chi vincerà avrà al massimo la fiducia del 25% dell’elettorato totale.

http://www.comune.torino.it/elezioni/2021/amministrative/conscom/citta/
http://www.comune.torino.it/elezioni/2021/amministrative/sindaco/citta/
http://www.comune.torino.it/elezioni/2016/amministrative/conscom/citta/

 

Confindustria sostiene la Regione per ottenere la fabbrica di microchip

Manifattura, aerospazio e innovazione i temi discussi nell’incontro a Torino tra i Presidenti della Regione Piemonte e di Confindustria nazionale

Il rilancio in chiave industriale di Torino e del Piemonte, con particolare riguardo alla manifattura e all’aerospazio, sono i temi affrontati dai Presidenti della Regione Piemonte Alberto Cirio e di Confindustria nazionale Carlo Bonomi nel corso di un incontro avuto  nel palazzo della Giunta.

In particolare, il Presidente della Regione ha chiesto e ottenuto dal Presidente di Confindustria il sostegno alla candidatura del territorio quale sede di una delle tre fabbriche di microprocessori che Intel intende realizzare in Europa. Il Piemonte viene ritenuta anche da Confindustria l’area italiana più adatta per la presenza di una produzione manifatturiera che supporta una serie di filiere dove il territorio è storicamente forte. La stessa convergenza di opinioni ha riguardato la realizzazione di una gigafactory per produrre batterie per le auto elettriche a Scarmagno.

Il Presidente di Confindustria ha inoltre sottolineato che non accade spesso che un Presidente di Regione chieda di ragionare di politica industriale guardando al futuro, a conferma di quell’importanza di lavorare insieme lanciata durante la recente Assemblea nazionale.

I due Presidenti hanno infine condiviso l’opportunità di estendere alle piccole e medie imprese aerospaziali gli aiuti oggi esistenti per questo settore.

Eutanasia, il valore della scelta referendaria

La raccolta di firme per il referendum sull’eutanasia ha registrato un primo, straordinario successo.

Il quesito, estremamente importante su un tema enormemente sensibile e per natura stessa divisivo, ha conquistato una parte del dibattito pubblico. Eppure, più che del merito, si sta discutendo soprattutto dei nuovi strumenti con cui da luglio è possibile raccogliere le sottoscrizioni. Il fatto di aver superato il milione di firme, doppiando largamente le 500 mila necessarie,  è di per se una notizia sulla quale riflettere anche se ( come nel caso della richiesta referendaria sulla cannabis) per il momento si parla più della necessità di riformare il sistema di consultazione piuttosto che del merito della questione sulla quale i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi. Non che il tema sia secondario, tutt’altro, ma ci saranno altre occasioni per dibattere se e come rendere rivedere il meccanismo referendario, la soglia delle firme, le modalità di raccolta. Per quanto concerne il merito penso che siano maturi i tempi in cui si debba avere la libertà di decidere sulla propria morte. Firmando la richiesta referendaria in molti hanno fatto leva sulla consapevolezza che si tratta di una battaglia di civiltà e di libertà. Il testo prevede una parziale abrogazione dell’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente), che impedisce la realizzazione di ciò che comunemente si intende per “eutanasia attiva” (sul modello olandese o belga). Da qui discende la volontà di far riconoscere la piena libertà di autodeterminazione e di scelta della persona malata, affinché possa decidere consapevolmente di voler porre fine alle proprie sofferenze. Un primo passo di civiltà è stato compiuto grazie all’approvazione della Legge 219/2017 che riconosce il valore del testamento biologico. Dalla sua entrata in vigore una persona può decidere anche per quando fosse impossibilitata a comunicare le sue scelte su quali siano i trattamenti sanitari a cui non vorrà sottoporsi, sulla volontà di interrompere trattamenti in corso e evitare accanimento terapeutico, con la garanzia di ottenere cure palliative e sedazione. Il passo successivo e ulteriore, riguarda la scelta posta al centro dell’iniziativa referendaria. Molte persone gravemente malate oggi non sono libere di scegliere fino a che punto vivere la loro condizione. Non hanno diritto all’aiuto medico alla morte volontaria, al suicidio assistito o accedere all’eutanasia come è invece possibile in Svizzera, Belgio, Olanda, Spagna, Canada e in molti degli stati che compongono gli Stati Uniti d’America. Di fronte ai ritardi del Parlamento che ha continuato a rimandare la riforma necessaria, il referendum è diventato l’unica possibilità per rendere l’eutanasia legale in Italia e, comunque, dibattere e scegliere su un tema rilevante a prescindere da come la si possa pensare, nel rispetto di ogni opinione. Non stupisce nemmeno l’atteggiamento dei partiti, i dubbi, i tanti tentennamenti del Pd e di altri, i no secchi di buona parte della destra, le scelte più nette e favorevoli della galassia di sinistra. Spesso le classi politiche sono molto meno sensibili, aperte e responsabili – e la storia dei grandi referendum del passato è lì a dimostrarlo – di quanto lo siano milioni di cittadini, animati da sensibilità sociali, etiche e culturali ben più profonde e mature (e meno condizionate da calcoli di parte) di chi dovrebbe rappresentarli nelle sedi deputate a compiere scelte importanti come lo sono le assemblee legislative.

Marco Travaglini

Vaccino antinfluenzale, la prossima settimana presentazione della campagna con i medici di famiglia

Ieri il Presidente della Regione Cirio e l’Assessore alla Sanità, Icardi,  con i vertici dell’Assessorato, hanno incontrato i rappresentanti dei medici di famiglia (Fimmg, Smi e Snami) per definire l’avvio della campagna vaccinale antinfluenzale, che partirà a metà ottobre e verrà presentata la prossima settimana in modo ufficiale.
Si partirà dagli over85 attraverso il supporto dei medici di medicina generale, grazie alla consegna del primo lotto dei cinque acquistati dalla Regione Piemonte, per un totale di circa 1,1 milioni di vaccini antinfluenzali. Sarà possibile garantire nella stessa seduta in modo combinato anche la vaccinazione anticovid con Pfizer o Moderna, al momento sempre per gli over85. La campagna poi procederà secondo classi di età e vulnerabilità. Da metà ottobre i medici di famiglia potranno somministrare Pfizer e Moderna a tutte le fasce d’età consentite e in base alle indicazioni del Piano nazionale, anche indipendentemente dal vaccino antinfluenzale.
La vaccinazione anticovid continuerà a procedere in parallelo anche negli hub delle aziende sanitarie locali.

Crociato in Terra Santa, poi al fianco di malati e sofferenti

Un po’ a causa della pandemia, un po’ per il tempo che scorre troppo velocemente, oggi è un Santo dimenticato, quasi del tutto. Ugo Canefri era un nobile crociato piemontese, vissuto nel XII secolo, metà alessandrino e metà genovese, che di fronte agli orrori della guerra gettò a terra armi e armatura e spese la sua vita per aiutare ammalati, invalidi e pellegrini.

Sconvolto dalla violenza delle Crociate abbandonò le terre d’oltremare dove si combatteva duramente contro gli arabi e, tornato in Italia, passò il resto della sua esistenza a lavorare nell’ospedale della Commenda di San Giovanni di Prè, di fronte al porto antico di Genova. Pochi sanno chi è costui: l’8 ottobre veniva commemorato dove nacque, a Castellazzo Bormida nell’alessandrino, pare nel 1148, ma oggi nel suo paese natale non si fa più nulla per ricordarlo mentre il 19 ottobre viene festeggiato a Genova con una solenne cerimonia nella splendida chiesa dei crociati, san Giovanni Evangelista, dove è sepolto, a pochi metri dalla stazione Principe, anche se da due anni tutto è sospeso a causa del Covid. Correva l’anno 1187 e da Genova salpavano i cavalieri della Terza crociata: destinazione Terrasanta, obiettivo la riconquista di Gerusalemme. Sulle galee, stipate di uomini armati, c’era anche Ugo Canefri. Partì anche lui per il Levante crociato e musulmano ma la sua avventura durò poco. Prese parte alla spedizione militare agli ordini del marchese Corrado del Monferrato, una delle più grandi figure della storia delle crociate, e al vercellese Guala Bicchieri. Ma qui accadde qualcosa che gli farà cambiare vita.
Non si sa se partecipò a qualche battaglia ma vide con i propri occhi in Palestina la tragedia della guerra. A questo punto decise di entrare a far parte dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, i futuri Cavalieri di Malta, la cui battaglia si combatteva al fianco dei malati. E lì rimase per quasi 50 anni, fino alla morte avvenuta nel 1233. Lavorò giorno e notte nel ricovero dei pellegrini diretti in Terrasanta, nella Commenda di San Giovanni di Prè a Genova, città di adozione che gli ha dedicato il gioiello crociato dove Canefri riposa. Uomo molto religioso, è venerato come santo dalla Chiesa con il nome di Sant’Ugo da Genova e gli vengono attribuiti diversi prodigi legati all’acqua. Per esempio, avrebbe fatto sgorgare acqua da una roccia nel colle che sovrasta la Commenda per evitare alle lavandaie dell’ospedale di percorrere un lungo tragitto per lavare i panni degli ammalati oppure avrebbe salvato, secondo la tradizione popolare, una nave a rischio naufragio nel porto di Genova e guarito un storpio che pregava sulla sua tomba. Conoscere la storia di questo soldato diventato Santo è un’occasione per addentrarci nella sua chiesa, l’ex ospedale dei pellegrini.
Varcare la soglia della Commenda di San Giovanni di Prè, oggi museo e sede di mostre, è come fare un salto nella storia e nell’atmosfera delle Crociate: è stato ricreato l’ospedale dei pellegrini e alcuni attori danno vita in video ai principali personaggi legati alla Commenda e ai protagonisti delle crociate, cristiani e musulmani. La Commenda di San Giovanni è un complesso di edifici, risalente al 1180, che comprende due chiese in stile romanico, sovrapposte l’una all’altra, e un fabbricato a tre piani (la Commenda) con il convento, il ricovero per i pellegrini e i malati e gli alloggi dei Cavalieri. Tutto ciò fa parte del museo mentre la chiesa superiore di San Giovanni Evangelista è ancora oggi un luogo di culto, con regolari funzioni nei giorni festivi, ed è qui che si svolge la celebrazione annuale per Ugo Canefri. La Commenda è attualmente chiusa per i lavori di allestimento del Museo nazionale dell’emigrazione italiana.
Filippo Re

Resta imbottigliato nel traffico e simula un malore

Denunciato per procurato allarme

Essendo rimasto bloccato nel traffico in centro città con la sua auto, per liberarsi dall’ingorgo ha pensato bene di chiamare il numero unico di emergenza e fingere un malore cosi da velocizzare il transito dei veicoli.

Il fatto è accaduto sabato sera. Poco dopo le 19 arriva una chiamata di un uomo che racconta di essere alla guida della sua auto, di trovarsi in piazza della Gran Madre e di non sentirsi bene. La centrale operativa dice all’uomo di accostare il veicolo e attendere l’arrivo dei soccorsi. Il richiedente, però, riferisce all’operatore di essersi fermato in via Bava.

Giunti sul posto indicato, gli agenti del commissariato Borgo Po non trovano nessuno, nel frattempo arriva anche personale medico con l’ambulanza ma passanti e titolari di esercizi commerciali della via affermano di non aver riscontrato alcuna anomalia. Ricontattato, l’uomo racconta di aver ripreso la marcia e di trovarsi in via Porta Palatina. Qui viene raggiunto dai poliziotti del Commissariato Borgo Po che gli chiedono quali fossero le sue condizioni di salute, alla domanda l’uomo risponde che si è trattato solo di un disguido. In modo indisponente dice anche ai poliziotti di andare via visto che non ha tempo da perdere. Quando i poliziotti gli chiedono le ragioni della chiamata al N.U.E., l’uomo racconta di aver simulato il malore poiché si trovava in attesa nel traffico, a causa di una manifestazione che rallentava la circolazione dei veicoli. Con questa mossa sperava di velocizzarne il transito. Non pago, l’uomo addossa la colpa del traffico agli agenti che suo dire permettono alla gente di manifestare.

Quando i poliziotti spiegano al reo che quella simulazione costituisce un reato, l’uomo gli risponde di procedere pure purché facciano in fretta. L’uomo viene denunciato in stato di libertà per procurato allarme

Il generale Lunardo nuovo comandante dei carabinieri

L’Arma dei Carabinieri, per i cittadini, è da sempre garanzia di prevenzione da ogni tipo di minaccia. Lo spirito di abnegazione e di generosa professionalità di migliaia di uomini in divisa che pattugliano quotidianamente il territorio, generano tra la popolazione quel senso di fiducia di cui oggi si avverte sempre più la necessità.

È quanto ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia nell’incontro con il nuovo comandante provinciale di Torino, il generale di Brigata Claudio Lunardo, avvenuto a Palazzo Lascaris. Nato a Udine 53 anni fa, prende il posto del colonnello Francesco Rizzo, che ha assunto l’incarico di capo di Stato maggiore della Legione Carabinieri Lazio. Laureato in Giurisprudenza e in Scienze della Sicurezza interna ed esterna, Lunardo ha conseguito il Master di secondo livello in Scienze Strategiche e la qualifica di Consigliere giuridico nelle Forze Armate. Prima di giungere a Torino è stato a capo dell’Ufficio Operazioni del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri. Tra i suoi obiettivi c’è quello di consolidare ulteriormente il rapporto di fiducia con i cittadini, attraverso l’intensificazione delle occasioni di ascolto e dialogo, anche con lo svolgimento di mirate iniziative a sostegno delle fasce più deboli della popolazione.