ilTorinese

Le nuove centrali di Chiomonte e Susa

/

Sono state inaugurate  le centrali di Chiomonte e Susa, oggetto di riqualificazione tecnica e funzionale da parte della società Valle Dora Energia, partecipata da Iren Energia e dai Comuni di Salbertrand, Exilles, Chiomonte e Susa.

La data scelta per l’inaugurazione non è casuale: il 5 novembre ricorre l’anniversario del referendum popolare di Torino del 1905 che portò alla creazione dell’Azienda Elettrica Municipale e alla contestuale assunzione diretta da parte del Comune della costruzione dell’impianto idroelettrico Salbertrand-Chiomonte.

Alla cerimonia sono intervenuti l’Amministratore Delegato di Iren Energia Giuseppe Bergesio, il Presidente e l’Amministratore Delegato di Valle Dora Energia Sergio Sibille e Nicola Brizzo, insieme a Roberto Porpour, Sindaco di Salbertrand, Michelangelo Castellano, Sindaco di Exilles, Roberto Garbati, Sindaco di Chiomonte, e Pier Giuseppe Genovese, Sindaco di Susa.

Nel corso degli interventi che si sono susseguiti è stato evidenziato come, grazie alla stretta collaborazione fra gli enti locali coinvolti e Iren Energia, sia stato possibile coniugare efficacemente riqualificazione industriale, utilizzo sostenibile della risorsa acqua, fonte rinnovabile primaria, e sviluppo del territorio.

Valle Dora Energia S.p.A., costituita nel 2010 per volontà dei Comuni di Salbertrand, Exilles, Chiomonte e Susa e di Iren Energia S.p.A., ha ottenuto nell’agosto 2016 la concessione idroelettrica e l’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio, a seguito della quale – grazie ad un investimento di oltre 20 milioni di euro – ha realizzato un revamping complessivo dei due storici impianti: Salbertrand – Chiomonte e Chiomonte – Susa, che comprendono le due centrali nelle quali si sono svolti gli eventi di inaugurazione.

Sono stati realizzati lavori di riqualificazione e ammodernamento che hanno visto la sostituzione dei 4 gruppi di generazione, 2 per ciascuna centrale (9,2 MW di potenza a Chiomonte e 7,6 MW a Susa) e il rinnovo dei sistemi elettrici e di automazione. Si è poi dato corso alla manutenzione straordinaria di alcune opere civili e idrauliche, che consentiranno per un trentennio una produzione di energia rinnovabile annua di circa 30 milioni di kWh. Inoltre, la linea aerea esistente per il trasporto dell’energia elettrica verso la rete di trasmissione nazionale è stata smantellata e sostituita da una linea interrata in galleria.

Un impegno durato poco meno di tre anni, che ha visto alternarsi quasi 70 imprese tra appaltatori e subappaltatori, con diverse decine di addetti, tecnici e specialisti.

Le mancate emissioni annue ottenute grazie agli interventi di efficientamento sono stimabili in circa 5.000 tonnellate equivalenti di petrolio (corrispondenti a quasi 34.000 barili di petrolio all’anno) e 14.000 tonnellate di CO2 (pari alla quantità di CO2 catturata in un anno dalle piante di una foresta di 2.000 ettari). 

Una prima fase dell’evento si è svolta a Chiomonte, presso la centrale di via dell’Avanà, dove si è tenuta anche la cerimonia del “taglio del nastro” del nuovo museo “M.Idro”, realizzato da Iren. Al suo interno, grazie ad una ricca pannellistica e ad un percorso multimediale, si ripercorrono gli oltre 110 anni di storia della produzione idroelettrica del Gruppo in provincia di Torino.

L’evento è quindi proseguito a Susa dove si è tenuta l’inaugurazione anche della rinnovata centrale di via Montenero, nei pressi delle Gorge della Dora.

Gli impianti idroelettrici Salbertrand-Chiomonte e Chiomonte-Susa furono costruiti da AEM Torino ad inizio Novecento ed inaugurati rispettivamente nel 1910 e nel 1923 lungo la Dora Riparia, al fine di rispondere alle crescenti necessità energetiche del capoluogo piemontese.

In Piazza d’Armi nuovo campo da basket firmato Intesa Sanpaolo

Il campo da basket in Piazza d’Armi, all’interno del Parco Cavalieri di Vittorio Veneto, si veste di nuovi colori per la grande stagione dello sport cittadino. Fautore dell’iniziativa è il Gruppo Intesa Sanpaolo.

Al taglio del nastro, domenica 7 novembre, erano presenti Carlotta Salerno, Assessora della Città di Torino con deleghe a Istruzione, Politiche giovanili, Periferie e progetti di rigenerazione urbana, Andrea Lecce, responsabile Direzione Sales & Marketing Privati e Aziende Retail di Intesa Sanpaolo e Nick Cowell, NBA EME Director, Global Partnerships.

 

Per l’evento inaugurale la Banca ha coinvolto la National Basketball Association (NBA), di cui è Official Partner. La giornata si è così trasformata in una vera e propria festa dello sport, dentro e intorno ad un playground completamente rinnovato con i colori di Intesa Sanpaolo, arancione e verde, e i loghi delle 30 franchigie dell’NBA, che quest’anno festeggia il 75° anniversario, a fare da cornice.

 

Durante la giornata si sono susseguiti un torneo 3 vs 3, una gara di schiacciate, lezioni speciali con un coach NBA dedicate a giovani giocatrici e una partecipazione degli Special Olympics. Il tutto fra musica e spettacoli di freestyle.

 

Intesa Sanpaolo si sta preparando per riproporre l’esperienza torinese in altri territori. Per esempio, attraverso il programma Formula, che con il coinvolgimento delle Direzioni regionali della Banca, nel corso del 2021, ha lanciato e sostenuto oltre 30 progetti in tutte le regioni italiane dedicati a importanti iniziative benefiche e realizzati grazie al crowdfunding.

La festa del basket non è solo per chi lo pratica, ma anche per chi semplicemente ama questo sport e vorrebbe portarne sempre un simbolo con sé. Da oggi tutte le carte di pagamento Intesa Sanpaolo sono personalizzabili con il layout dell’NBA. Un’operazione che chiunque può fare in autonomia agendo direttamente dall’app.

 

Desidero ringraziare Intesa Sanpaolo per questa giornata di festa organizzata nel segno del basket, sport amatissimo nella nostra città, e per la cura riservata a questo bellissimo playground, luogo di gioco e socializzazione per tanti ragazzi – ha dichiarato Carlotta Salerno, Assessora della Città di Torino a Istruzione, Politiche giovanili, Periferie e progetti di rigenerazione urbana . Avvicinare i giovani allo sport, creando e mettendo a loro disposizione spazi attrezzati dove praticarlo, è senza dubbio un impegno prioritario nelle politiche giovanili dell’Amministrazione comunale che, come testimoniato dall’odierna iniziativa e dall’intenzione di riproporre tale esperienza anche in altri territori, Intesa Sanpaolo condivide con noi – ha evidenziato l’assessora Salerno.

 

Per Andrea Lecce, responsabile Direzione Sales & Marketing Privati e Aziende Retail di Intesa Sanpaolo: “Intesa Sanpaolo promuove questa festa dello sport con lo spirito di confermare tutto l’impegno per Torino e il suo territorio, i bisogni dei giovani, la necessità di spazi accoglienti dove praticare attività e condividere il gioco di squadra. Grazie alla storica partnership con NBA, ci siamo potuti avvalere della loro competenza per allestire un campo che coniuga estetica e prestazioni tecniche. La collaborazione con la Città di Torino ha fatto sì che la comunità possa usufruire di uno spazio di coesione, che verrà curato, mantenuto nel tempo e vissuto come punto di ritrovo e di riferimento all’insegna dei valori sportivi”.

 

Siamo entusiasti di essere qui oggi a Torino con Intesa Sanpaolo per la riconsegna di questo campo con un nuovo design innovativo e accattivante, sinonimo anche della nostra partnership“, ha affermato Nick Cowell, NBA EME Director, Global Partnerships. “Avendo recentemente inaugurato la Stagione del nostro 75° anniversario, è il momento perfetto per offrire ai nostri fan della città di Torino uno spazio rinnovato per vivere insieme il gioco del basket”.

 

I fan italiani possono trovare maggiori informazioni su nba.com/italia, sul sito sky.it/nba, il sito ufficiale della Lega ospitato da Sky Sport, su Facebook (NBA Italia), Twitter (@NBAItalia) e Instagram (@NBAEurope).  Inoltre, possono seguire le partite NBA live  sul canale dedicato di Sky Italia “Sky Sport NBA”. Il merchandising dei prodotti NBA è disponibile all’NBA Store di Milano e sul sito NBAStore.eu.

 

Concorso usura, si parte con la formazione

Sono circa trecento gli studenti che hanno aderito alla formazione che prenderà avvio l’8 novembre in preparazione dell’annuale concorso “Cultura della legalità e dell’uso responsabile del denaro”, bandito dall’Osservatorio regionale sui fenomeni di usura estorsione e sovraindebitamento del Consiglio regionale, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale.

La finalità del concorso è l’educazione degli studenti a una gestione consapevole e responsabile del denaro e la promozione della cultura della legalità.

Nello specifico sono due i percorsi formativi per allievi e insegnanti i finalizzati alla preparazione sulle tematiche del bando, tenuti da esperti in materia. Il primo, “Indebitamento e usura: come difendersi”, a cura del Museo del risparmio di Torino, si tiene l’8 e il 15 novembre; il secondo, “Fate il nostro gioco”, sul tema del gioco d’azzardo a cura di Taxi 1729, si svolge il 16 e il 23 novembre.

“Sono in partenza i corsi di formazione rivolti alle scuole superiori piemontesi su usura e sovraindebitamento – ha dichiarato Giorgio Bertola, membro dell’Udp delegato all’Osservatorio -. È un’emozione vedere ripartire queste attività, anche se attraverso la modalità dell’aula virtuale. Una nuova modalità che abbiamo consolidato con l’avvento della pandemia e che ci ha permesso di preservare contatti e relazioni tra di noi, ma anche di scoprire dei vantaggi. Grazie alla tecnologia i destinatari raggiunti sono un numero maggiore e sempre in sicurezza, i ragazzi sono inseriti in percorsi di educazione finanziaria coinvolgenti e interattivi, che permettono con strumenti innovativi di capire i meccanismi che sottostanno alle dinamiche finanziarie ed economiche”.

“Da quando mi sono insediato all’Osservatorio ho sempre portato avanti il progetto di educazione scolastica – ha commentato Gianluca Gavazza, componente dell’Udp delegato all’Osservatorio -. Oggi le mafie sono sedute accanto a noi tutti, non solo all’artigiano, all’industriale o al commerciante. Sono diventate la via d’uscita più breve per ottenere, al prezzo altissimo dell’illegalità, un’uniformità nel consumismo e ai suoi messaggi distorti ed eccessivi o uno status sociale apparente. Indirizzare gli studenti ad un rispetto del denaro, ad una consapevolezza della spesa è dunque fondamentale. Ecco perché abbiamo bisogno dei docenti, per intervenire nelle scuole, nel processo educativo dei nostri figli e dei nostri nipoti. È un momento in cui aumenta la ricerca del danaro facile per soddisfare bisogni che vanno oltre le possibilità economiche. Anche l’uso delle parole è importante: la parola ‘sottocosto’ che nell’immaginario comune è stata sdoganata come positiva, non lo è. Dobbiamo aver chiaro che dietro al sottocosto c’è un sottopagato”.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Valérie Perrin   “Tre”     – edizioni e/o-      euro 19,00

Quello che Valerie Perrin scrive si trasforma in oro e con il romanzo “Tre” bissa lo strepitoso successo che aveva ottenuto con “Cambiare l’acqua ai fiori” , storia di Violette, guardiana di un cimitero.

Questa volta, la compagna del regista Claude Lelouch, narra la storia di un’amicizia che tutto aveva significato in gioventù’ per i tre protagonisti cresciuti a Comelle, piccolo agglomerato di vite nella provincia francese, in Borgogna.

Oltre 600 pagine scandite come una sorta di thriller articolato su due piani temporali: il passato, dal 1986 agli anni duemila; e il presente nel 2017. Tutto ruota intorno al legame tra Etiénne Beaulieu, Adrien Bobin e Nina Beau; nato quando erano ancora bambini e vivevano quasi l’uno per l’altro. La loro amicizia era lo scudo che li rendeva più forti nei confronti del mondo e della vita, e sembrava indissolubile. Erano una corrazzata, facevano cartello erigendo un muro invalicabile per gli altri. Poi qualcosa è accaduto, le loro vite sono andate avanti… ed ora che sono adulti non si parlano più ormai da 14 anni.

Etienne sembra il più superficiale, ma è anche parecchio affascinante; dello studio gli importa poco ed è abile nel copiare dagli altri due. La sua specialità è piacere alle ragazzine che si ripassa una dopo l’altra senza coinvolgimento sentimentale.

Una relazione che sembra resistere un po’ di più, anche se gli va decisamente stretta, è quella con Clotilde. Lei gli si appiccica, poi rimane incinta e vai di complicazioni. La giovane scompare misteriosamente e di lei non si saprà più nulla…..almeno fino a quando, 30 anni dopo, in fondo al lago viene ritrovata la carcassa di un auto con dentro un cadavere di donna.

Adrien è responsabile, studioso e maturo; non è popolare come Etienne, non piace molto ed è sempre un po’ appartato. L’amicizia con Etienne gli infonde sicurezza perché in qualche modo compensa le sue lacune.

Vive solo con la madre, mentre è ignorato dal padre sempre lontano e la cosa gli procura una sorda sofferenza.

Ma il vero collante di questa amicizia è Nina. E’ lei, dapprima bambina e poi adolescente, il perno intorno al quale si muovono gli altri due. Anche lei ha un buco nell’anima dal momento che la madre l’ha abbandonata ancora in fasce. Vive con il nonno Pierre che fa il postino ed è una roccia per la nipotina.

I tre hanno progetti anche per il futuro, che sognano insieme a Parigi.

Poi la vita, con le sue sorprese, spariglia le carte e molte cose si metteranno di traverso: lutti devastanti, scelte infelici –come il matrimonio di Nina-, malattie, lontananza, incomprensioni …e tanto altro che vi condurrà sui sentieri sempre più divergenti dei tre amici.

Sullo sfondo aleggia costante il mistero della scomparsa di Clotilde e la storia si srotola all’indietro tra continui colpi di scena, e lo sfilacciarsi della magia che teneva uniti Etiénne. Nina e Adrien…..

 

Claire Messud   “Quando tutto era in ordine”   -Bollati Boringhieri –   euro  19,00

Questa è la storia di due sorelle, orfane di padre (falciato dalla guerra), che la vita conduce per strade diverse e lontane, con destini divergenti. Ed è anche un romanzo sull’imprevedibilità dell’esistenza.

Sono le inglesi Virginia ed Emmy, hanno 4 anni di distanza e da piccole oltre ad essere compagne di giochi, bisticciavano anche parecchio, sorvegliate dalla madre Melody Simpson che le ha cresciute da sola.

Poi le loro esistenze avevano preso forma, ma non proprio quella che avevano sognato.

Emmy ha sempre saputo cosa voleva e pure come ottenerlo. A 20 anni annuncia a madre e sorella che lascia la loro umile casa, a sud di Londra, per sposare William. Ricco australiano che la porta a Sidney, dove, agli albori del matrimonio, la diletta con i tour degli allevamenti di famiglia  nell’outback.

Dalla coppia nasce Portia ed Emmy avvia una fiorente carriera scrivendo per i giornali del marito di ristoranti, luoghi ameni ed alta società. Insomma era convinta di aver fatto centro con un’esistenza piacevolissima. Ma la fortuna le gira di colpo le spalle quando il marito la lascia per stare con Dora, moglie di un suo caro amico, relazione che manda all’aria due matrimoni.

E’ così che a 47 anni, Emmy decide di andare a lenire le sue ferite sull’isola di Bali, dove cerca di ritrovare se stessa, ma finisce anche per incontrare personaggi non sempre limpidi.

Virginia, di indole timida, riservata e parecchio introversa, si era sempre sentita come terrorizzata dalla sorella. Il suo raggio di azione non si è mai allontanato da Londra, e fin da giovane ha avuto solo delusioni amorose.

Lavora in un ufficio dove l’avvolge e stravolge l’infatuazione per un suo collega, diventato da poco suo superiore, e soprattutto sposato. Così, Virginia da anni ha deciso di rivolgere i suoi sentimenti d’amore solo più a Dio.

Poi un bel giorno, la madre Melody, la cui famiglia è originaria dell’isola di Skye, decide di voler rivedere l’isola e trascina Virginia con sé. Per le due è l’inizio di un viaggio sulle tracce del loro passato.

Insomma due sorelle non più giovanissime che si ritrovano a fare i conti con la vita e se stesse su due isole diversissime e a latitudini opposte. Lontano dalle loro confort zone faranno passi importanti ……

 

Anna Bailey  “Chi ha peccato”    -Feltrinelli-     euro   19,00

Questo romanzo di esordio attinge dall’esperienza personale dell’autrice che ha avuto modo di vivere per un certo periodo in una piccola cittadina americana, osservando le dinamiche di un clima provinciale ammantato di falso perbenismo.

Anna Bailey è una giovane inglese, nata a Bristol nel 1995, che a un certo punto, dopo aver studiato scrittura  creativa si è trasferita nel Colorado, in un minuscolo centro degli Stati Uniti più profondi e Trumpiani dove ha fatto la barista, sognando di pubblicare una sua opera.

Ebbene ci è riuscita ed ha fatto subito centro con questo romanzo diventato già best seller, che non sempre scorre come dovrebbe, ma ha comunque il pregio di scandagliare i meandri dell’ipocrisia, venata di puritanesimo e con abbondanti dosi di razzismo.

 

La storia inizia con una nottata in cui gli studenti di una cittadina festeggiano la fine della scuola  ritrovandosi in un’area fuori città che confina con un bosco e si chiama  Tall Bones.  E’ uno spiazzo formato da 6 rocce bianche alte circa 4 metri, una sorta di misteriosi monoliti coperti da graffiti. Cornice perfetta per trasgredire, bere e drogarsi, sognando nuovi orizzonti e libertà.

Anche le 17enni Emma e Abigail partecipano ai bagordi.

Emma ha origini messicane da parte di padre e la cosa la penalizza perché i compagni la isolano, prendendola in giro per il colore della sua pelle.

Invece Abigail piace parecchio anche se fa parte della feccia bianca della comunità ed è quindi una “White trush”., La sua  è un’esistenza complicata dai problemi che ha in famiglia: padre alcolista tendente alla violenza, madre perennemente depressa e fratelli fuori dalle righe. La sera della festa si lascia andare e supera il limite di sicurezza inoltrandosi nella boscaglia con un ragazzo.

Non farà più ritorno e sulla sua misteriosa scomparsa –fuggita, rapita o uccisa?- si avvita il romanzo che mette a fuoco il mondo asfittico della cittadina. I principi su cui si reggono i rapporti sono improntati ai requisiti tanto osannati da Trump: se sei eterosessuale, bianco e benestante allora tutto va bene. Chi non rientra in queste categorie è cittadino di serie B e a poco serve l’apparente spirito religioso della comunità che predica bene ma razzola male con intolleranza, egoismo, omertà.

Un esempio lampante: quando la madre di Abigail confessa al prete di voler denunciare il marito che la picchia, l’uomo di chiesa cerca di convincerla a non farlo.

Dietro il perbenismo di facciata si celano tanti scheletri negli armadi e in un continuo rimando tra presente e passato l’autrice suggerisce indizi vari che raccontano come Abigail avesse un carattere ribelle e sfrontato che in qualche modo spaventava quelli con cui aveva legami.

L’unica davvero interessata alle sue sorti è Emma, che però deve  fare i conti con segreti inconfessabili. Perché tutti, giovani e adulti, sembrano avere comparti segreti da nascondere agli altri e l’amica scomparsa  non è la persona che lei credeva……..

 

Marta Perego   “M come Milano”   – Edizioni BEE le città-  euro 15,00

Molti di voi probabilmente la seguono su Instagram dove parla di libri, intervista in diretta gli scrittori del momento, ma è anche esperta e appassionata di cinema (ha appena seguito la Mostra del Cinema di Venezia e l’ha raccontata sul web). Insomma è una rampante giornalista che divide il suo affascinante loft milanese con l’adorato yorkshire Marcello, ripreso in tutte le sue più simpatiche performance.

Marta Perego è nata a Desio nel 1984 ma è a Milano che ha innestato il suo cuore, il suo lavoro e le sue passioni. Ed è al capoluogo meneghino che ha dedicato il suo ultimo libro; poco meno di 300 pagine spumeggianti in cui sciorina più argomenti. Storie varie e assortite, tra le quali ritratti di Camilla Cederna, Alda Merini, ma anche Mariangela Melato e Giorgio Gaber. Parla di fenomeni digital, giornalismo e cinema, creatività e percorsi vari nelle vie cittadine.

Precisa che «Non è una guida, non è uno sfogo personale, non è una raccolta di biografie» e che le piacerebbe fosse «…territorio di un incontro tra lettore e i luoghi  che attraversiamo».

Così ci racconta di come ha trovato casa nel quartiere di Barona, rimettendo a nuovo una sorta di luogo decadente di cui ha subito intuito le grandi potenzialità. Oggi è da questa sua tana -affascinante loft soppalcato e con tanto di giardino- che ci racconta libri, scrittori e cinema.

In “M come Milano” colora la sua visione della città anche con le sue esperienze affettive deludenti, con le ricadute e le risalite che a Milano sembrano ingranare prima, perché afferma «..è la città  del lavoro….Se sei capace e te  la sai cavare qualcosa da fare la trovi».

Lei c’è riuscita egregiamente e in queste pagine vi divertirete parecchio nello scoprire come ha fatto.

Può essere anche l’occasione giusta per scoprire altri suoi libri:

 

“La felicità è a portata di Trolley”    -De Agostini-   euro  16,00

In cui sciorina le sue esperienze di viaggiatrice cittadina del mondo, a partire dalle misure del trolley in cui mettere parte di noi stessi al momento di intraprendere un viaggio. Un libro divertente e semiserio in cui suggerisce spunti di pensiero e bagaglio più idoneo.

 

“Le grandi donne del cinema”   -De Agostini-

Qui scende in campo il suo sguardo appassionato di cinefila e racconta le vite fantastiche, ma a volte anche turbolente, di 30 star indimenticabili. Da Audrey e Katharine Hepburn, Ingrid Bergman e l’indimenticabile Rossella di “Via col vento” Vivien Leigh, alle contemporanee tra cui Kate Winslet, Jennifer Lawrence, Uma Thurman e Jody Foster o Valeria Golino; passando per mostri sacri come l’altera Catherine Deneuve, Brigitte Bardot e Sophia Loren.

Un brillante excursus sulle protagoniste dagli anni 30 con una splendida Greta Garbo e  poi a seguire le trasformazioni dei canoni di bellezza, il rapporto con il pubblico e i fans. Un interessante libro divulgativo che fa anche il punto sulla settima arte e da gustare biografia per biografia, scritte tutte con competenza e bravura.

L’arte di Giovanni Fattori, un percorso lungo quarant’anni tra i campi di battaglia e i paesaggi della sua Maremma

/

Sino al 20 marzo prossimo, nelle sale della GAM

Due autoritratti, l’uno, del 1854, conservato a Pitti, quello di un ragazzo non ancora trentenne che approda alla maturità artistica, grande massa di capelli corvini, elegante giubba marrone, pennelli e tavolozza nella mano, soprattutto gli occhi scuri e imperiosi che trafiggono chi guarda; l’altro, quarant’anni dopo, proprietà dell’Istituto Matteucci di Viareggio, la tela sul cavalletto, altri lavori alle spalle, la grande e disordinata giubba chiara e il berretto scuro in testa, i grandi baffoni bianchi e lo sguardo tranquillo e disincantato di vecchio signore che ha attraversato una vita. Tra le due tele, oltre una sessantina di opere nella mostra “Fattori. Capolavori e aperture sul ‘900” (sino al 20 marzo prossimo, forse una delle più belle esposizioni viste in città negli ultimi anni, assolutamente da non perdere) con cui la GAM torna a dare il benvenuto ad un pubblico numeroso, non più rarefatto, seppur co

n ogni cautela, dai timori della pandemia.

“Una mostra raffinata e intensa”, l’ha definita il direttore Riccardo Passoni, altresì “ambiziosa”, dovuta all’organizzazione della GAM Torino – Fondazione Torino Musei e di 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore in collaborazione con l’Istituto Matteucci e il Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno e alla ricerca attenta e mai facile, quasi ardimentosa, delle due curatrici, Virginia Bertone, Conservatore Capo della GAM, e Silvestra Bietoletti, Storica dell’arte e specialista di pittura toscana dell’Ottocento (affiancate da un Comitato scientifico composto da Cristina Acidini, Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca), la ricerca di opere preziose che non appartengono soltanto a Musei ma pure al collezionismo privato giustamente geloso dei propri tesori. E una ricerca che ha voluto abbracciare, a completare l’arco espositivo, alcune opere emblematiche di allievi di Fattori e di artisti influenzati dalla sua pittura – una pittura per cui si sono spesi i nomi antichi di Giotto e di Masaccio, di Paolo Uccello e di Piero della Francesca -, da Plinio Nomellini a Oscar Ghiglia, da Modigliani (“Ragazza rossa”) a Carlo Carrà con i suoi capanni deposti sulla riva del mare, del 1927, a Giorgio Morandi con il suo “Paesaggio”, datato 1942.

Un percorso ospitato per la prima volta, nei suoi 158 anni di storia, nelle sale della Galleria torinese, entro nove tappe, con tele di grandi proporzioni come con minuscoli gioielli e una interessante selezione di acqueforti, tutti a raccogliere i temi del maestro ottocentesco, dalle grandi e importanti battaglie risorgimentali ai ritratti, dai soggetti legati alla vita dei campi e al paesaggio rurale, trattati nell’espressione più umanamente sensibile della fatica e della rispettosa solennità: un arco cronologico quarantennale a partire dalla sperimentazione “macchiaiola” e dalle importanti opere degli anni Sessanta e Settanta per giungere alla produzione dell’età matura, dove lo sguardo innovatore dell’artista si spinge verso quei panorami artistici e quelle aperture sul Novecento su cui giustamente il titolo della mostra lascia cadere tutta l’importanza.

Tra gli anni e le opere risorgimentali spicca – con “Garibaldi a Palermo”, del periodo 1860/62 – “Campo italiano alla battaglia di Magenta” del 1862, una sorta di passaggio tra le regole accademiche e la tecnica definita “macchiaiola”, una grande tela di oltre 2 metri per 3,50, con cui l’artista aveva vinto il concorso indetto dal Governo Provvisorio toscano di Bettino Ricasoli (se ne andò con il denaro vinto sui luoghi della battaglia, per confrontarsi sino all’ultimo con gli elementi del “vero”), quattro lavori a ricordare altrettanti momenti salienti della Seconda Campagna (gli altri, Curtatone Palestro e San Martino), tra le truppe franco-piemontesi e quelle austriache, oltre seimila vittime lasciate sul terreno. Le distruzioni, le sofferenze, la guerra e la vittoria viste non nel loro momento di gloria, ma l’obiettivo, mentre ancora i fumi delle ultime cannonate scuotono in lontananza la cittadina lombarda, mentre uomini per cui nulla rimane da fare giacciono sul terreno, posto ad inquadrare nei tanti particolari il ritorno dei soldati feriti, distesi sul carro e affidati alle cure delle suore infermiere. Altri capolavori tra queste opere di carattere militare: “Il muro bianco (In vedetta)”, del 1872, i tre militari posti sotto un sole troppo luminoso a ridosso di quel muro osservato di sghembo, in tutta la loro solitudine, unici elementi a rompere la geometria della perfetta composizione; “Militari e cavalli in pianura”, “Posta militare al campo” (1874) e “La lettera al campo” (1873/75), un’unica presenza umana, il piacevole intervallo della lettura dopo il combattimento, i due cavalli, le tende sullo sfondo. La guerra vista dal basso e opere di rara immediatezza, di descrizione perfetta delle situazioni, dei sentimenti della truppa.

“Quasi una sorta di affettuosa identificazione con la propria indole, che permise fino all’ultimo a Fattori di ricercare maniere innovative per rappresentare la sua idea del ‘vero’”, sottolineano le curatrici. A ribadire lo sguardo di Fattori – era nato a Livorno nel settembre del 1825, gli studi abbandonati con le elementari, un fratello, Rinaldo, più vecchio di quindici anni, che instaurerà con lui un rapporto quasi da padre a figlio, un’innata predisposizione per il disegno, l’Accademia fiorentina e la frequentazione del Caffè Michelangiolo, rifugio e trincea dei Macchiaioli, in compagnia del critico Diego Martelli, l’incancellabile desiderio d’autonomia artistica, la morte a Firenze nell’agosto del 1908 – verso un mondo povero e semplice, lontano da ogni traccia di facili raggiungimenti, il rapporto con la campagna, con la sua amata Maremma, è stretto, intimo. Lo dimostrano, a tratteggiare una nuova poetica e a costruire forti emozioni in chi guarda, le tante presenze degli animali (“Bovi bianchi al carro”, 1868), l’animazione dei panorami e dei mercati, il lavoro degli uomini (il viso scavato dei butteri) e delle donne (“Le macchiaiole” del 1866). Non soltanto sulle tele: ma anche nei disegni preparatori, nelle incisioni-acqueforti cui è dedicata l’ultima sezione, la settima dell’intero percorso espositivo, materiale appartenente agli anni a cavallo del Novecento e tutto raccolto nel Museo di Fattori a Livorno. Visioni quali il Lungarno alle Cascine basterebbero a descrivere la grandezza di un poeta.


Nell’attraversare le sale, ancora il ritratto della moglie Settimia Vannucci o quello della “Signora Martelli a Castiglioncello” (!867/70, il personaggio femminile immerso tra gli alberi di un’estate toscana), “Gotine rosse” del 1882 (un profilo bellissimo, un semplice muro a fare da sfondo, la carnagione rosea), assicurato alla GAM da Vittorio Viale nel 1930 dopo aver fatto parte delle collezioni fiorentine di Giovanni Malesci: un’opera che riafferma degli stretti rapporti di Fattori con il capoluogo piemontese, iniziati nel 1863 allorché il pittore inviò alla Promotrice di Belle Arti torinese “Ambulanza militare”, appuntamento ripetuto sino al 1902, ancora alla Promotrice come alle Esposizioni Nazionali. Un’attenzione e un successo che coinvolsero anche vari estimatori, tra cui Marco Calderini, brillante allievo di Antonio Fontanesi e autorevole animatore della scena culturale cittadina, come i collezionisti privati, quali Riccardo Gualino, che acquistò il “Ritratto della seconda moglie”, conservato a Pitti e oggi presente in mostra.

Elio Rabbione

Nelle immagini:

“Soldati francesi del ’59”, 1859 ca., olio su tavola, 15,5 x 32 cm, Istituto Matteucci, Viareggio;

“In vedetta”, 1872, olio su tela, Fondazione Progetto Marzotto, Trissino;

“Pastura maremmana (Cavalli al pascolo”, 1872 ca., olio su tela, Istituto Matteucci, Viareggio;

“Autoritratto”, 1894, olio su tela, Istituto Matteucci, Viareggio

“Sicuro, verde e sociale”: in arrivo i fondi per le case popolari

L’ASSESSORE CAUCINO: «ATC, ARRIVANO 85,5 MILIONI DI EURO PER LE CASE POPOLARI PIEMONTESI. ECCO LE REGOLE E IL RIPARTO, MA OCCORRE PRESENTARE LE RICHIESTE IN FRETTA».

L’esponente della giunta Cirio: «Per presentare i progetti che verranno finanziati con il fondo complementare Pnrr – relativi in particolare all’efficientamento energetico – c’è tempo fino al 15 dicembre. Non c’è tempo da perdere, Comuni e Agenzie piemontesi facciano in fretta o si rischia di perdere definitivamente la somma».

Buone, anzi ottime notizie per gli inquilini piemontesi delle case di edilizia residenziale pubblica piemontesi. A patto che Atc e Comuni non perdano un istante e presentino in fretta le proposte di finanziamento, che «scadono» il 15 dicembre 2021. Grazie al programma «Sicuro, verde e sociale: riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica», legato al Pnrr sono in arrivo 85.427.077,28. Un numero che a leggersi fa impressione: ottantacinque milioni e 427mila euro più spiccioli.

La giunta regionale su indicazione dell’assessore al Welfare, con delega alla Casa, Chiara Caucino, ha approvato la delibera per la ripartizione delle risorse. In particolare:

– al Piemonte Nord (province di Novara, Vercelli, Biella, Verbano Cusio Ossola) andranno 17.469.077,28 euro (di cui il 60% è riservato alla ATC Piemonte Nord);

– al Piemonte Centrale (Città Metropolitana di Torino) 47.547.523,95 euro (di cui il 60% è riservato alla ATC Piemonte Centrale);


– al Piemonte Sud (province di Alessandria, Asti, Cuneo), 20.410.476.27 (di cui il 60% è riservato alla ATC Piemonte Sud).

Il tutto qualora non venga utilizzata la riserva del 10 per cento per l’acquisto di immobili: in quel caso le risorse verrebbero, naturalmente decurtate della suddetta percentuale. Tale riserva, proporzionale ad ogni singolo importo, è prevista per l’acquisto di immobili agibili da destinare alla sistemazione temporanea degli assegnatari di alloggi oggetto degli interventi, a condizione che gli immobili da acquisire siano dotati di caratteristiche energetiche e antisismiche almeno pari a quelle indicate come requisito minimo da raggiungere.

Le risorse sono infatti stanziate nell’ambito del Pnrr al fine di favorire l’efficientemento energetico, la riduzione del rischio sismico e la verifica statica degli edifici nonché l’incremento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica localizzato nel territorio piemontese.

L’obiettivo è la sostenibilità ambientale e per far questo sono stati fissati paletti precisi e rigorosi: per concorrere a conseguire l’obiettivo finale del Pnrr del conseguimento di un risparmio del 35 per cento del consumo medio ad alloggio oggetto di intervento, è richiesto un incremento minimo di 2 classi energetiche per ogni edificio o alloggio proposto a finanziamento, da dimostrare mediante Attestato di Prestazione Energetica ante e post intervento. Massimo controllo, quindi.

Il cronoprogramma delle attività tecnico–amministrative necessarie alla realizzazione dell’intervento, deve essere compatibile con i limiti di tempo e gli obiettivi iniziali, intermedi e finali degli interventi del Pnrr. Il Settore Politiche di Welfare Abitativo della Direzione regionale Sanità e Welfare emanerà un avviso pubblico contenente lo schema di domanda, tale da consentire almeno 30 giorni di tempo per la presentazione delle proposte di finanziamento da parte degli Enti interessati e la predisposizione entro il 31 dicembre 2021 del Piano degli interventi della Regione. Inoltre verrà curata la predisposizione dell’elenco degli interventi ulteriori, eccedenti la capienza del finanziamento, da trasmettere al MIMS entro il 15 gennaio 2022 per rappresentare correttamente il fabbisogno complessivo. Tutti gli interventi ammessi a finanziamento a valere sulle risorse disponibili del bando devono essere collaudati entro il 31 marzo 2026.

Possono presentare proposte di finanziamento i soggetti proprietari di alloggi di Edilizia residenziale pubblica ovviamente le Atc piemontesi, i Comuni proprietari di fabbricati/alloggi di ERP e il Consorzio Intercomunale Torinese. L’elenco delle proposte dove essere approvato per le ATC e il CIT con deliberazione dei rispettivi Consigli di Amministrazione, per i Comuni con deliberazione di Giunta.

«Questi 85 milioni di euro – spiega l’assessore regionale al Welfare, con delega alla Casa, Chiara Caucinorappresentano una fondamentale opportunità per le Atc e i Comuni per realizzare interventi attesi da anni. Ma occorre non perdere nemmeno un attimo, fare in fretta perché le regole sono ferree e anche un solo giorno di ritardo nel cronoprogramma può compromettere il finanziamento. Proprio come, a luglio e ottobre, ho anticipato avvistato la circostanza agli Enti interessati con due note assessorili». «Questa grande iniezione di liquidità – prosegue Caucinova ad aggiungersi ai finanziamenti già messi in campo dalla Regione e al prossimo sblocco, sul quale stiamo lavorando da tempo, dei fondi ex Gescal, che consentiranno di rendere assegnabili centinaia di alloggi che oggi necessitano di interventi di riqualificazione. D’altronde il mio obiettivo è sempre quello: “sfittanza zero”, “illegalità zero” e “occupazioni abusive zero”. Il diritto alla casa, per me e per la giunta che rappresento, è un diritto inalienabile, ma l’impegno della Regione, delle Atc e dei Comuni va conciliato con quello dei cittadini assegnatari per mantenere decoroso il bene pubblico, rispettandolo e curandolo come fosse proprio».

Silverskiff trentesima edizione, chiusa con un podio imbattibile: vince e rivince Martin Sinkovic

Silverskiff, trentesima edizione, chiusa con un podio imbattibile: vince e rivince Martin Sinkovic: “Per me è sempre un piacere venire a Torino, una gara tosta e bellissima. Il prossimo anno conto di tornare con mio fratello Valent, infortunato per questa edizione”, commenta il campione olimpico croato, oro alle ultime olimpiadi di Tokyo. Prima tra le donne Valentina Rodini, che con Federica Cesarini ha regalato all’Italia il primo oro femminile olimpico nel canottaggio: “La Silverskiff è una regata bellissima, impegnativa, è sempre diversa, il fiume è sempre diverso. La sua particolarità è nel far gareggiare campioni e appassionati, ho visto un master di ottant’anni andare fortissimo”.  

L’edizione compleanno di una delle regate più amate nel mondo, con la partecipazione di atleti olimpici e semplici appassionati, si è chiusa domenica pomeriggio, dopo due giornate di sole, che ha reso il fiume della città di Torino, coprotagonista della regata,ancora più bello per il foliage autunnale.
Il podio è di livello altissimo: Martin Sinkovic, team Croazia, ha percorso gli undici chilometri cittadini in 40’27’’324, seguito da Niels Torre, Carabinieri Sabaudia, e Gabriele Soares della Marina Militare. Per le donne Valentina Rodini è cinquantunesima nella classifica generale, il tempo del percorso è 44’18’’014, seguita da Diana Dymchenko, ucraina che ha partecipato a molte edizioni del Silverskiff, e terza la svizzera Fabienne Schweizer.

Per i circoli remieri di Torino, il primo campione in classifica è Lorenzo Gaione, del Cus Torino, arrivato quinto assoluto, e per le donne Giulia Bosio dell’Esperia Torino, nona nella classifica assoluta femminile e anche prima nella sua categoria Junior.
Sui risultati della giornata di sabato, il podio del Kinderskiff: Mattia Mari del Flora, e Alessandro Serghei del Candia, Pietro Pontiggia dell’Armida. Tra le ragazze Arianna Tosi della Luino, Marta Ravizza del Caprera e Marta Carfagni dell’Aniene.

Nella SilverVintage, prima edizione, a cui si poteva partecipare con barche e pale antecedenti al 1992, regata amatoriale ma combattuta, la classifica degli over 50 vede sul podio Romano Uberti, con il tempo migliore in assoluto, seguito da Umberto Dentis, anche direttore del Comitato Organizzativo della Silverskiff, e terzo Gilles Valette del Montlucon. Nella classifica Under 50: Davide Magni del Varese, Stefania Gobbi Carabinieri Sabaudia, terza Ludovica Serafini dell’Aniene.

Come ogni anno gara nella gara, premio dei Presidenti dei circoli remieri di Torino, vinto da Enrico Marucco, presidente Società Canottieri Cerea anche ospite della manifestazione.

Il premio in ricordo di Riccardo Vitale, canottieri Cerea, è stato vinto da NielsTorre.

“Grandi le emozioni, tante le conferme – commenta Umberto Dentis, direttore del Comitato Organizzativo del Silverskiff – ogni edizione ci sembra più bella, ma questa è stata davvero qualcosa di straordinario. Forse perché l’anno scorso abbiamo dovuto rinunciare per il Covid, forse perché festeggiare trent’anni di una regata partita come una gara tra amici è un percorso di crescita e di passioni, in ogni caso noi abbiamo già lo sguardo al 2021, ai trentun anni. Ringraziamo sponsor, Filippi Boats, la CFE Finance, la DiBi e gli altri partner, oltre indubbiamente la Reale Società Canottieri Cerea con tutti i suoi volontari, i circoli cittadini e Torino con la Regione Piemonte. La nostra regata è sempre frutto di un gioco di squadra, come in barca, un’assonanza, un concerto, di remi, di fatica, di passione”.

 

QUALCHE DICHIARAZIONE:

Enrico Marucco, presidente della Reale Società Canottieri Cerea: “Tutto andato benissimo, abbiamo avuto 920 partecipanti e ci siamo autolimitati nei numeri per la gestione del protocollo Covid, e ora siamo già proiettati all’edizione 2022”.
Fabrizio Ricca, assessore allo Sport Regione Piemonte: “Due giorni fantastici in un contesto straordinario, organizzazione impeccabile per un momento sportivo di livello molto alto”.

Stefano Mossino, Presidente Coni Piemonte: “Grande manifestazione che rende omaggo alla bellezza di Torino e all’importanza dello sport piemontese, anche grazie alla collaborazione della comunità remiera con il comitato organizzatore”.

Gianmarco Sala, direttore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro: “Emozionante per noi essere qui, sul territorio e con uno sguardo sul mondo, momenti importanti dello sport e della partecipazione”.

“Io non ricordo”, la Resistenza a teatro

Uno spettacolo sulla memoria partigiana promosso dall’Anpi di Verbania il 14 novembre

 

L’Anpi di Verbania, in collaborazione con la Casa della Resistenza di Fondotoce, organizza per domenica 14 novembre alle 17 , in occasione del 77° anniversario dell’uccisione della martire partigiana Augusta Pavesi, uno spettacolo proposto dal gruppo Controvento. “Io non ricordo” è un allestimento teatrale, con testi e musiche originali, liberamente tratto da alcuni libri editi sulle vicende di alcuni personaggi della Resistenza del territorio. Rivisitandolo in chiave romanzata, l’autore dello spettacolo e dei brani musicali, Pier Gaido, ha messo in scena un dialogo tra nonno e nipote, quest’ultimo preoccupato per l’incipiente malattia del nonno, che nonostante le difficoltà, ricorda invece in modo naturale e fluente tutte le vicende della guerra che lo hanno visto protagonista insieme ai suoi compagni di allora. L’azione si svolge ai nostri tempi e si intreccia alla nuova condizione del protagonista, ormai in età avanzata, che si ritrova a scontrarsi con la perdita di memoria, causata dalla mutazione del gene EOA-23, una fittizia variante dell’Alzheimer. I ricordi del passato sono però ancora vividi e pregni di quel dolore vissuto sulla propria pelle, con i compagni di battaglia e con le varie persone incrociate durante quel periodo, che a tratti si impersonano nella narrazione, per avvalorare il racconto del protagonista. Gli aneddoti e le situazioni che vengono inscenate sono state romanzate e adattate al territorio di appartenenza del gruppo Controvento, e ambientate per lo più a Gargallo e dintorni, anche se nella realtà non sono fisicamente avvenute in questi luoghi. Lo spunto per narrare e ricordare come questi giovani di allora, da tutta Italia, hanno raggiunto le zone montane e hanno scelto di “parteggiare”, di non stare solo a guardare passivamente ciò che stava accadendo, ma di mettersi in gioco personalmente, fino a dare la propria vita per la libertà di tutti. Alcuni brani musicali, completamente inediti, arricchiscono e completano lo spettacolo. In scena, i due protagonisti principali (nonno e nipote), coadiuvati da due musicisti e due vocalist. Ingresso a offerta libera con obbligo di green pass.

M.Tr.

Rifondazione manifesta contro la giunta Lo Russo

Riceviamo e pubblichiamo  

LA NOSTRA OPPOSIZIONE ALLA GIUNTA LO RUSSO

LUNEDI’  8  NOVEMBRE, dalle ore 15

PRESIDIO

in occasione della prima seduta del Consiglio Comunale

 

 PIAZZA  PALAZZO DI CITTA’

 

 

Diciamo basta alla logica del tutti contro tutti: giovani contro anziani, nativi contro migranti, “normali” contro “diversi”, centro contro periferia…

 

PER  UN’ALTERNATIVA  POPOLARE  E SOLIDALE !

 

  • Una nuova politica per il lavoro: non più sudditi degli Agnelli/Elkann, che chiudono gli stabilimenti, condannando la Città al declino.
  • NO a grandi opere (TAV) e grandi eventi, SI alla cura del territorio.
  • NO alla “mostra delle armi” a Torino: riconversione dell’industria bellica.
  • Difesa e sviluppo della Sanità Pubblica: Case Pubbliche della Salute e prevenzione della malattia.
  • Sfratti zero: una nuova politica pubblica per la Casa.
  • Consumo di suolo zero: per un nuovo Piano Regolatore partecipato.
  • Basta tagli ai servizi pubblici, no al ricatto del debito; assunzioni STABILI al Comune di Torino.
  • Controllo popolare sui fondi del PNRR, per destinarli ai veri bisogni della popolazione.
  • Ius soli cittadino e diritti per i migranti.
  • Estensione dei diritti per donne, uomini, LGBTQ+.

 

SOSTEGNO AD UNA POLITICA GENERALE PER:

 

  • Redistribuire il lavoro, riducendo l’orario senza riduzione del salario.
  • Pensione a 60 anni di età o con 40 anni di contributi e pensione di garanzia per i/le giovani.
  • Salario Minimo e Reddito di Cittadinanza: per il diritto a un’esistenza dignitosa.

PARTITO della RIFONDAZIONE COMUNISTA, SINISTRA ANTICAPITALISTA, DEMA, TORINO ECOSOLIDALE, PARTITO  COMUNISTA ITALIANO