ilTorinese

Carceri, l’emergenza dei diritti perduti

Rita Bernardini (Presidente di Nessuno Tocchi Caino) ha ripreso lo sciopero della fame a partire dal 10 gennaio scorso per aiutare Governo e Parlamento a far presto per ridurre la “congestione” di corpi nelle carceri italiane.

 

Nel corso del mese di dicembre la stessa esponente radicale aveva digiunato per ben 25 giorni prima di sospendere su invito dell’On. Giachetti. Lo stesso On. Giachetti ha da tempo presentato in Parlamento una proposta sulla liberazione anticipata speciale che potrebbe essere una via per ridurre il sovraffollamento.

Alla grave situazione in cui versano tantissimi penitenziari italiani per carenze strutturali e di tipo sanitario si è aggiunta l’emergenza Covid che ha contribuito ancor più a peggiorare le condizioni già pessime di detenzione.
Al 10 di gennaio 2022, secondo i dati del Ministero della Giustizia, i detenuti positivi sono 1.532 (di cui 11 ricoverati in ospedale) mentre tra il personale di Polizia Penitenziaria sono 1.426 (di cui 18 in degenza presso caserme e 4 ricoverati). Il numero complessivo di detenuti nelle carceri alla stessa data risulta essere 53.561, mentre il totale relativo al corpo di polizia penitenziaria è di 36.939 unità.
I numeri dei contagi aumentano molto velocemente giorno dopo giorno.

Marco Pannella sosteneva, a ragione, che “laddove c’è strage di diritto c’è strage di persone”. Credo che si possa definire la coraggiosa iniziativa di Rita Bernardini come iniziativa di amore nei confronti del diritto e della democrazia e ritengo che oggi sia fondamentale che lo Stato dia un risposta forte e rapida non soltanto a causa del dramma dell’emergenza sanitaria in corso ma per far vivere i principi sanciti nella Costituzione.

Mario Barbaro
Membro della Segreteria del Partito Radicale
Membro del Consiglio Direttivo di Nessuno Tocchi Caino

Furto di notte alla piscina comunale di via Cecchi

 

Un arresto della Squadra Volante

 

Nella notte di domenica, poco dopo le 4.30, gli agenti della Squadra Volante intervengono per un furto nella piscina comunale di via Cecchi. Sul posto, i poliziotti, insieme a personale di vigilanza della struttura, sorprendono una donna rimasta intrappolata all’interno della struttura, dopo essersi introdotta  forzando una finestra con la complicità di due uomini, successivamente dileguatisi.  I poliziotti, ispezionando l’area, rinvengono una cassetta in plastica contenente diversi oggetti trafugati, che vengono restituiti alla proprietà e riscontrano, a parte il danneggiamento della finestra, la rottura della centralina dell’allarme, completamente sradicata dal muro. La donna autrice del furto è una quarantanovenne italiana gravata da numerosi precedenti di  polizia; è stata arrestata per furto pluriaggravato in concorso con persone rimaste ignote.

Dialogando sul “Telero” di Carlo Levi

In occasione dell’“anno leviano”,  incontro alla “Fondazione Giorgio Amendola” con lo storico Marco Revelli e il critico d’arte Pino Mantovani

Giovedì 13 gennaio, ore 17,30

Cinque enormi pannelli (18,50 x 3,20 m.), in cui c’è tutto il “dolore antico” e il “coraggio di esistere” del “suo” Sud. Il “Telero Lucania ‘61”,  è stato giustamente scritto, è il suo epico “Cristo si è fermato a Eboli” (1945) trasferito su tela, un intenso appassionato viaggio all’interno della “Questione Meridionale”. Scrittore, pittore, intellettuale torinese, di certo fra i più autorevoli meridionalisti del Novecento, Carlo Levi (Torino 1902 – Roma, 1975), dipinse il “Telero”– dedicato alla memoria di Rocco Scotellaro, il sindaco poeta di Tricarico cui Levi si legò di fraterna amicizia durante l’esilio lucano impostogli dal regime fascista – su invito di Mario Soldati per rappresentare la Basilicata alla grande mostra organizzata a Torino per il primo Centenario dell’Unità d’Italia. L’opera è oggi esposta nel “Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna della Basilicata” sito a Matera in Palazzo Lafranchi”, mentre una mirabile riproduzione fotografica in formato reale possiamo ammirarla a Torino nelle sale espositive della “Fondazione Giorgio Amendola” di via Tollegno. Fondazione che, fino al prossimo 28 febbraio e in concerto con l’“Associazione Lucana Carlo Levi”, ospita anche – in occasione dei 120 anni dalla nascita di Levi e dei 60 dall’esecuzione del “Telero” – una mostra dedicata a “I volti del ‘900 nei ritratti di Carlo Levi”. Un percorso per immagini (sono una quarantina i dipinti esposti) che raccontano un mondo legato a Levi da forti vincoli ideologici e di comune pensiero ed empatia umana, realizzato con tratti pittorici di assoluta essenzialità, accompagnata a un’intensa e tattile vigorosità espressiva. Un modo per celebrare – dicono alla Fondazione – l’“anno leviano” . Che vede anche la pubblicazione di un ampio e documentato catalogo a cura di Pino Mantovani e Cesare Pianciola con un testo poco noto di Norberto Bobbio – e con scritti di Filippo Benfante, Stefano Levi Della Torre e Luca Motto – e un ciclo di incontri organizzati in collaborazione con il “Centro Studi Piero Gobetti” in agenda fino a tutto il prossimo febbraio. Il primo degli appuntamenti, realizzato per la presentazione del catalogo e coordinato dalla professoressa Giorgina Bertolino, si è tenuto lo scorso 9 dicembre; il prossimo, incentrato proprio su “Il Telero e la situazione italiana intorno al 1961”,  è in programma per giovedì 13 gennaio, ore 17,30, con l’intervento dello storico Marco Revelli e del critico d’arte Pino Mantovani. “Il professor Revelli – sottolinea Domenico Cerabona, direttore della Fondazione – si soffermerà sulla situazione sociale italiana degli anni Sessanta, in cui si inseriscono le celebrazioni per il Centenario dell’Unità d’Italia, mentre Pino Mantovani approfondirà il significato storico-artistico del ‘Telero’ di Levi, di questo straordinario ‘torinese del Sud’, ‘intellettuale contadino’, pittore, scrittore e politico attraverso le cui opere, ancor oggi, è possibile dialogare sul difficile rapporto Nord-Sud e sul complesso fenomeno dell’emigrazione”.

Per accedere all’evento, sarà necessario essere in possesso del “green pass”, fino ad esaurimento posti. L’incontro sarà trasmesso anche sulla pagina facebook della Fondazione. Altri due appuntamenti sono in programma per il 24 febbraio (ore 17,30) e fra febbraio e marzo con data ancora da definire. Il primo verterà sulla “formazione politica” di Carlo Levi nella Torino di Gobetti e Gramsci (con Cesare Pianciola e Giovanni De Luna), il secondo prevede, invece, un dibattito sul film del 2019 “Lucus a lucendo. A proposito di Carlo Levi”, di Enrico Masi e Alessandra Lancelotti.

Per info: “Fondazione Giorgio Amendola”, via Tollegno 52, Torino; tel. 011/2482970 o www.fondazioneamendola.it

g.m.

Nelle foto:

–         Particolare del “Telero Lucania ‘61”

–         “Ritratto di Vittorio Foa”, olio su tela, 1934

–         “Ritratto  di Leone Ginzburg con le mani rosse”, olio su tela, 1933

Microprovincia e la letteratura di frontiera

Si intitola “Letteratura di frontiera. Autori ossolani Contini, Ramella Bagneri, Mazzi “ il 55° volume della rivista Microprovincia che festeggia i quarantatre anni d’attività.  

In questo numero abbiamo scelto di guardare alla realtà della provincia intesa come fonte di fermento, stimoli, contraddizioni e ricchezze”, descrive Franco Esposito,  poeta e direttore della rivista. “Gli intellettuali di cui si raccontano le testimonianze sono tre, con percorsi differenti, ma accomunabili: l’accademico e critico letterario Gianfranco Contini, nato a Domodossola nel 1912 e legato alla provincia fino al momento della sua morte, avvenuta nel 1990; il poeta Giovanni Ramella Bagneri, nato a San Paolo Cervo, provincia di Biella, nel 1929 e morto nel 2008 nella vigezzina Druogno, autore di numerosi e variopinti poemi che furono quadri e rappresentazioni, ancora intatte, di paesaggi e allusioni; il narratore Benito Mazzi, nato a Re nel 1938, vincitore e finalista di importanti premi letterari (Selezione Premio Strega, Biella Letteratura, Coni, Bancarella Sport, Cesare Pavese, Mazzotti e Itas per la montagna), tuttora giornalista e scrittore poliedrico di saggi, romanzi e racconti”. A saldare il legame tra Contini, filologo e accademico tra i più importanti del Novecento italiano, il troppo poco valorizzato poeta contemporaneo Ramella Bagneri e il narratore Benito Mazzi, giornalista e studioso delle tradizioni alpine, sono le radici con i luoghi dove hanno vissuto o vivono: terre di frontiera incastonate tra le montagne, dispensatrici di rapporti e legami con tradizioni antiche senza rinunciare a vivere il confine come punto d’incontro e di contaminazione culturale. Le 146 pagine edite dalla novarese Interlinea ospitano gli interventi di numerosi scrittori, poeti, critici. Eccoli, in rigoroso ordine alfabetico: Annamaria Azzarone, Giorgio Bàrberi Squarotti, Roberto Cicala, Nicola D’Amico, Franco Esposito, Raffaele Fattalini, Bruno Gambarotta, Mario Miccinesi, Gianni Mussini, Walter Nesti, Ercole Pelizzone, Giuseppe Possa, Andrea Raimondi, Tiziano Salari, Marco Travaglini, Marcello Venturi, Maria Villano. Il primo numero di Microprovincia nacque, nella sua semplice veste grafica di quattro fogli, nel settembre-ottobre 1979, con sede in via Al Castello 3 a Stresa, la perla del lago Maggiore. Questa la data del suo numero 1 e questa la sua carta d’identità: “Bimestrale – Rivista di Informazione Culturale – Fondata e diretta da Franco Esposito”. Il formato era di cm 17×25, un fascicolo di quattro pagine, otto facciate, costava 500 lire e l’abbonamento annuale 5000, era stampato da La Tipografica di Stresa. Nel gennaio 1980 diventava trimestrale per la difficoltà di conciliare stampa, spedizione e recapito agli abbonati. Nel 1980, sempre con uscita trimestrale, con il numero di ottobre-dicembre, il formato aumentava a cm 24×34 fino al 1984. Nel 1985, dopo sei anni di formato a fogli tabloid, si trasformava in rivista, precisamente con il numero 23, con lo slogan: “La Provincia culturale non ha confini”. Il gruppo di Microprovincia, fin dai suoi primi numeri, è costituito dagli amici di Esposito, che danno un contributo in diversa misura caratterizzante il programma della rivista. Dal 1985, quando si trasforma nell’attuale formato libro con uscita annuale, inizia anche la sua ascesa, che affianca la maturazione del suo direttore, che al momento della fondazione aveva appena trentatré anni e stava entrando nel pieno della sua stagione poetica; infatti del 1981 è il suo primo libro, Un sogno di carta. Nei trent’anni che vanno da quel libro a oggi è cambiata l’Italia e Microprovincia è diventata una delle più longeve riviste letterarie, lontana dalle accademie, mai attenta alle mode ma sempre alle voci vere che testimoniano l’impegno della cultura.

M.Tr.

Al Baretti “Le cinque rose di Jennifer”

Marina Bassani porta in scena con Lorenzo Bartoli il testo più simbolico del drammaturgo campano in una rilettura essenziale che pone al centro l’isolamento e la fragilità di coloro che non si riconoscono nel binarismo di genere

Torino, gennaio 2022 –Le cinque rose di Jennifer”, uno dei primi testi teatrali che ha come protagonista un femminiello, andrà in scena presso il Cineteatro Barettimercoledì 12, giovedì 13 e venerdì 14 gennaio alle ore 21Marina Bassani, interprete e regista, affronta per la prima volta un testo di Annibale Ruccello scegliendo il capolavoro che nel 1980 impose il drammaturgo all’attenzione di pubblico e critica per aver portato in teatro la storia di un femminiello, figura iconica e complessa della cultura napoletana e che oggi potremmo definire travestito.

Le cinque rose di Jennifer”

Protagonista indiscusso dell’opera è Jennifer (Lorenzo Bartoli), femminiello malinconico e romantico. Accerchiatodalla sua collezione di scarpe, vive in attesa della telefonata di Franco, uomo col quale sogna di sposarsiPersonaggio eccentrico e a tratti istrionico, Jennifer vive sola in un quartiere di travestiti nella periferia di Napoli, lasciando atelefono e alla radio il compito di metterla in contatto con il mondo. Un isolamento sofferto ma inevitabile, che verrà interrotto solo dall’arrivo di Anna (Marina Bassani), anziana vicina di casa, ambigua figura che, chiusa nel suo bigottismo, rappresenta il doppio di Jennifer e che diventa uno specchio tragico per la protagonista. Gli squilldel telefono, quasi rintocchi di un orologio cosmico, scandiscono il passare del tempoportando verso un epilogo dalle tinte noir le vicende dei due personaggi.

La regia

Marina Bassani, attrice e regista che negli anni ha collaborato con alcune delle principali realtà teatrali di Torino come il Teatro Gobetti, il Teatro Astra e il Festival Spiritualità e che da2015 collabora con Lorenzo Bartoli, porta in scena il testo che negli anni ‘80 rivelò il talento di Annibale Ruccello e che continua a essere più attuale che mai: un’opera lungimirante che anticipò la condizione di vita di coloro che rifiutano il binarismo di genere e che non si sentono rappresentati in una categoria rigorosamente maschile o femminileMarina Bassani, che ha curato anche i costumi di scena, fa una rilettura dell’opera essenziale e a tratti astratta, per dissacrare gli stereotipi che accompagnano le persone transgender e far parlare solo l’essere umano dietro di essi.

Il femminiello

Prima che emergesse la questione di genere e che parole come trans, bisessuale o queer diventassero comuni, a Napoli c’era il femminiello, figura culturale prima che linguisticaLegato al contesto urbano dei quartieri spagnoli degli anni ‘70 e ‘80 il femminiello ha un ruolo chiave nella comunità poiché sintetizza, all’interno della società, laspetto magico e quello religioso. Figura eccentrica e spettacolare che anima i vicoli, ha una funzione centrale all’interno di alcuni riti collettivi come il battesimo, il matrimonio, la tombola natalizia o l’annuale processione al Santuario di Montevergine, la madonna dei femminielli.

Superficialmente lo si potrebbe definire un omosessuale effeminato ma non conosce chirurgia né transizione, rappresenta semmai un essere umano dalla grande forza simbolica, in costante metamorfosi. È una femmina non propriamente femmina, un maschio dalla grande fluidità identitaria, qualcosa di incompleto e affascinante. Una personalità molto radicata nel contesto casalingo e nel rito familiare ma che, allo stesso tempo, esprime la parte più trasgressiva della cultura partenopea.

Le cinque rose di Jennifer

con Marina Bassani e Lorenzo Bartoli

regia Marina Bassani

mercoledì 12, giovedì 13, venerdì 14 gennaio 2022

Cineteatro Baretti, via Baretti 4

ore 21

costo biglietti

intero €15;

ridotto under 26 e over 65 €12

gruppi (sopra 5) €10

Per prenotazioni scrivere a

selig@teatroselig.it

Addio ad Andrea, lo studente morto a 20 anni

DAL PIEMONTE

Vasto cordoglio a Cuneo per la morte di Andrea Oggiano, mancato a soli 20 anni 

I funerali giovedì 13 gennaio alle 14.30 nella cattedrale. Lo studente viveva in  città con la famiglia. La salma verrà in seguito accompagnata al Tempio crematorio di Magliano Alpi. Il ragazzo lascia la mamma Stella, infermiera all’ospedale  di Cuneo, il papà Rino, il fratello Luca e Angelica, il nonno Teresio. I suoi cari lo salutano così:

“Si è spento il sole e si è accesa una stella. Ti vogliamo bene”. 

Obbligo vaccinale over 50, Confagricoltura: misura importante ma…

 “Bene per contrastare il Covid, ma occorre un inquadramento a livello europeo”

“L’introduzione dell’obbligo vaccinale per i lavoratori ultracinquantenni è un provvedimento importante per arginare il Covid, ma deve essere analizzato in un contesto più ampio per garantire gli equilibri utili all’avvio della prossima stagione dei raccolti”. Il presidente di Confagricoltura Alessandria, Luca Brondelli, interviene così sulle misure che riguardano il mondo del lavoro, approvate il 5 gennaio da Palazzo Chigi.
In Italia, quasi il 35% della manodopera in agricoltura ha più di 50 anni. Stando ai dati Inps, l’obbligo vaccinale disposto dal Governo riguarda infatti 356.070 operai su un totale di 1.049.336.
Circa un terzo degli addetti (390mila) è straniero, di cui il 60% di provenienza extracomunitaria. Molti hanno ricevuto vaccini non riconosciuti dalle autorità sanitarie europee e altri non sono proprio vaccinati.
“Tra poche settimane si avvierà la stagione dei primi raccolti e le aziende agricole attendono l’arrivo di lavoratori extracomunitari, ma sono ancora molte le questioni aperte che, a nostro avviso, devono trovare un equilibrio in ambito internazionale. Il super green pass per gli over 50 è una di queste, così come il riconoscimento dei diversi vaccini somministrati extra UE. Bene ha fatto il Governo italiano a mettere in atto tutti i provvedimenti per contrastare la nuova ondata di Covid – precisa Brondelli – ma due anni di pandemia hanno palesato evidenti difficoltà nel trovare soluzioni condivise dagli Stati per garantire il flusso e la permanenza dei lavoratori stranieri nel settore primario”.
“Siamo inoltre in attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Flussi 2021 appena approvato – aggiunge il Presidente di Confagricoltura Alessandria – e della conseguente circolare interministeriale per conoscere le date e i dettagli per avvalersi delle quote di lavoratori in agricoltura”.
Dopo la sperimentazione del 2020, nell’ambito dei 42mila addetti stagionali previsti dal Decreto nei settori agricolo e turistico-alberghiero – ricorda Confagricoltura Alessandria – è infatti prevista una quota di 14mila unità riservata alle istanze presentate dalle organizzazioni professionali agricole per conto dei datori di lavoro.
“Il nostro appello – conclude Brondelli – è di mettere in atto tutte le soluzioni possibili per risolvere i problemi pratici ed evitare che le giuste misure per contrastare l’emergenza sanitaria impattino con le necessità delle imprese agricole di garantire continuità produttiva e pertanto alimenti per tutta la popolazione”.

Magliano: “I cittadini chiedono servizi sanitari, ma la Giunta non li vuole ascoltare”

Nessuna speranza di un pronto ripristino delle prestazioni erogate presso gli ambulatori di via Gorizia e via del Ridotto a Torino, come da noi chiesto con un Question Time  in Consiglio Regionale:

non possiamo accettare che visite cardiologiche, neurologiche e di neuropsichiatria infantile siano considerate “prestazioni procrastinabili”. La Giunta identifica nella scarsità di personale la principale ragione dell’interruzione dei servizi presso le due strutture, momentaneamente riconvertite, rispettivamente, in hub per le vaccinazioni infantili e per tamponi molecolari: verificheremo a questo punto le modalità di impiego dei fondi erogati dal Governo per le nuove assunzioni.

Un “no” secco è la risposta della Giunta alla nostra richiesta, tramite Question Time appena discusso in Consiglio Regionale, di ripristinare le attività sanitarie ordinarie, attualmente sospese causa riconversione in hub per tamponi e in hub vaccinale infantile, presso i poliambulatori di via del Ridotto e di via Gorizia a Torino. Se comprendiamo in parte la difficoltà di garantire le prestazioni procrastinabili in questa fase di recrudescenza della pandemia e di scarsità di personale disponibile, comprendiamo decisamente meno come certe tipologie di esami e interventi possano non essere considerate urgenti e dunque garantite.

In via del Ridotto in particolare si erogavano, tra le altre, imprescindibili prestazioni di tipo cardiologico, neurologico e si effettuavano terapie anticoagulanti; in via Gorizia si garantivano essenziali servizi di neuropsichiatria infantile. Secondo un’indagine appena pubblicata e promossa da Fondazione Soleterre e dall’Unità di Ricerca sul Trauma dell’Università Cattolica di Milano sugli effetti psicologici della pandemia sui più giovani, il 17,3% degli adolescenti ha pensieri suicidi o autolesionistici.

Verificheremo scrupolosamente se, come e in che misura siano stati impiegati i fondi arrivati da Roma per le assunzioni a tempo determinato da impiegare nel comparto sanitario. Ci saremmo aspettati, inoltre, interlocuzioni con le Circoscrizioni di riferimento (la 5 e la 2 nello specifico) e con il Comune di Torino per l’identificazione di altri spazi utili: interlocuzioni che non ci sono mai state.

I due ambulatori oggetto del mio atto rappresentavano presidi essenziali in particolare per prelievi e visite specialistiche: le prestazioni, quando non completamente cancellate, sono state ora trasferite in altri centri, talvolta non agevolmente raggiungibili se non con i mezzi pubblici, il cui uso in questa fase di aumento dei contagi dovrebbe essere il più possibile limitato. Il danno per i cittadini è gravissimo.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Moncenisio: l’inverno porta le nuove isole ecologiche in Comune

Nel comune di Moncenisio, nonostante il pieno inverno e la neve, si sono ultimati i lavori per la posa delle nuove isole ecologiche. Si presentano in legno a tema con l’architettura montana e l’ambiente. I lavori su appalto dell’Acsel, l’azienda consortile di rifiuteria urbana, sono stati eseguiti dall’Impresa “Il bosco”. Le isole di  presentano molto ampie e funzionali con i cassoni della raccolta differenziata tra i verdi, gialli, bianchi e quelli blu. Un insieme armonico che rappresenta un passo avanti verso il giusto equilibrio armonico tra esigenze dei cittadini e territorio. Ora l’ordine e la pulizia delle isole è garantita da uno spazio dedicato e allo stesso tempo non invasivo. Il sindaco Mauro Carena e l’amministrazione comunale sono convinti che una buona e ordinata raccolta differenziata sia innanzitutto segno di educazione ambientale. “Avere tutti i cassoni presenti in paese riuniti sotto caratteristiche tettoie in legno risulti altresí importante per l’arredo urbano e la piacevolezza di un villaggio alpino con vocazione turistica. Siamo sicuri che a tutti sta a cuore il progetto della raccolta differenziata e grazie all’aiuto di tutti gli utenti riusciremo a raggiungere le percentuali consone ad un paese civile. Considerato che il nostro è un paese turistico è stato progettato un sistema di raccolta di conferimento dei rifiuti presso le isole al fine di permettere a tutti di poter differenziare l’immondizia in qualsiasi momento”.” spiega l’avvocato Mauro Carena.

Prenotazioni ferme al 10 per cento negli hotel: “Peggio della zona rossa di un anno fa”

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La crescita dei contagi incide in modo disastroso sul turismo in questo mese di gennaio

Le stime di Federalberghi Torino indicano che il tasso di occupazione delle camere per gennaio e febbraio si fermerebbe sul 10%.

Una situazione che gli addetti ai lavori paragonano ai primi mesi dell’anno scorso, forse addirittura peggio, quando Torino e  il Piemonte erano in zona rossa  con il divieto di spostamento tra regioni.

Federalberghi sottolinea l’urgenza di aiuti per un settore che vale il 13 per cento del Pil italiano.