ilTorinese

Giachino: “Il settore auto ha bisogno di politica industriale”

“E’ molto positiva l’apertura del governo a stanziamenti per incentivi al rinnovo di auto e mezzi di trasporto inquinanti, che rappresentano il 30% del parco circolante italiano e che contribuiscono non poco all’inquinamento.

Ma il settore auto ha bisogno di una politica industriale che accompagni la ristrutturazione delle aziende dell’indotto, che occupano centinaia di migliaia di addetti e che il nostro Paese non può assolutamente permettere di perdere”. Così, in una nota, Mino Giachino, leader dell’associazione Si Tav Si Lavoro.

“E’ bene che i parlamentari delle sette Regioni interessate – aggiunge il sottosegretario ai Trasporti dell’ultimo governo Berlusconi – facciano sentire la loro voce e diano il loro contributo a partire dalla discussione della mozione Molinari”.

Latitante arrestato dalla Polizia di Stato

 

Condannato ad una pena di oltre 2 anni di carcere

Personale del Comm.to Barriera Nizza, sezione “Misure di prevenzione, sicurezza e cautelari”, nell’ambito di indagini volte al rintraccio di soggetti ricercati, ha individuato lo scorso giovedì sera un cittadino italiano di 34 anni nei confronti del quale 48 ore prima era stato revocata la sospensione relativa a  un ordine di esecuzione per la carcerazione. L’uomo era stato, infatti, condannato alla espiazione di una pena a 2 anni, 3 mesi e 22 giorni di reclusione per un cumulo di pene relative ai reati di spaccio di sostanze stupefacenti. I poliziotti del Comm.to Barriera Nizza, tramite consultazione delle banche dati ministeriali  e comunali, reperivano alcuni indirizzi presso i quali vi era la concreta possibilità che  l’uomo si nascondesse; il trentottenne è stato individuato ed arrestato in un appartamento nel quartiere Madonna di Campagna.

Torino e Piemonte in zona arancione

La classificazione di rischio per il Piemonte scende però da alta a moderata. Il presidente Cirio e l’assessore Icardi: “Andiamo in arancione con una situazione epidemiologica che in realtà migliora: è segno che la strada è quella giusta”

Il Piemonte da lunedì 24 gennaio passerà in zona arancione, insieme ad Abruzzo, Sicilia e Friuli: lo stabilisce l’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza.
Nonostante un quadro complessivo che dimostra sia nella diffusione del virus che nel numero di nuove ospedalizzazioni una situazione in costante miglioramento, il Piemonte ha infatti superato in piccolissima percentuale (0,3%  e 0,2% la scorsa settimana) l’occupazione dei posti letto ordinari che seppur di pochissimo superano la soglia del 30% prevista per la zona arancione, accanto alle terapie intensive dove più dei 2/3 dei pazienti ricoverati non è vaccinato e l’occupazione è superiore al 22%.

Migliora, invece, la classificazione di rischio del Piemonte nel Report nazionale di Ministero della Salute e Istituto superiore di sanità comunicata nei giorni scorsi  che scende da alta a moderata.

“Andiamo in arancione con una situazione ospedaliera su cui pesano i ricoveri dei no vax, ma con un quadro epidemiologico che in realtà migliora – sottolineano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi -. È il segno che la strada è quella giusta e proprio per questo è importante continuare a correre con i vaccini e mantenere sempre alto il livello di attenzione”.

COSA CAMBIA IN ZONA ARANCIONE

L’ingresso del Piemonte in zona arancione da lunedì 24 per le persone vaccinate non porterà nessuna privazione e ulteriori restrizioni nelle loro attività quotidiane e nella loro socialità. Rispetto alle norme già previste in zona gialla la zona arancione prevede infatti:

Green pass rafforzato obbligatorio (vaccinazione/guarigione)
– Per accedere ai negozi dei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi (eccetto alimentari, edicole, librerie, farmacie e tabacchi, dove l’accesso è libero)
-Per praticare sport di contatto all’aperto
– Per partecipare ai corsi di formazione in presenza

Spostamenti verso altri comuni o fuori Regione con auto propria
– consentiti solo con green pass base (anche solo tampone), senza green pass invece solo per lavoro, necessità e salute (con modulo di autocertificazione).

TERAPIE INTENSIVE COVID PIEMONTE: OLTRE 2/3 NON SONO VACCINATI
Dai dati aggiornati al 21 gennaio, in Piemonte oltre i due terzi dei pazienti ricoverati per Covid in terapia intensiva non sono vaccinati (ovvero si tratta di persone che non hanno aderito alla campagna vaccinale o hanno ricevuto soltanto una dose e quindi non hanno completato il ciclo primario).

Gli italiani che hanno ridisegnato la pittura italiana del Novecento, Les Italiens de Paris

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Una mostra sugli artisti,  oltre a Giorgio De Chirico e Alberto Savinio, è ospitata al Museo Accorsi Ometto fino al 30 gennaio 2022

 

Parigi è la cornice entro la quale si muove la nuova esposizione ospitata nelle sale del Museo di Arti Decorative della Fondazione Accorsi Ometto, apertasi il 21 ottobre scorso e visitabile fino al 30 gennaio prossimo.
Giorgio De Chirico, Alberto Savinio, Massimo Campigli, Filippo De Pisis, Rene’ Paresce, Gino Severini e Mario Tozzi sono i protagonisti di una mostra che si incentra proprio su sette artisti che hanno ridisegnato le sorti della pittura italiana del Novecento, in quel quinquennio d’oro che va dal 1928 al 1933 e in cui si è compiuta l’avventura de Les Italiens de Paris.
Il titolo dell’esposizione si ispira a “Parigi era viva”, autobiografia di Gualtieri di San Lazzaro, noto scrittore, critico d’arte italiano e editore, emigrato a Parigi, in cui egli raccolse in terza persona la vita e le vicende lavorative di artisti quali Picasso, Matisse e Les Italiens.
La vicenda del gruppo dei Sette iniziò ufficialmente nel 1928, anche se da tempo questi esponenti erano attivi nella Ville Lumiere. De Chirico vi approdò una prima volta nel 1911 per tornarvi nel 1924; suo fratello Andrea, il futuro Alberto Savinio, vi soggiornò già nel 1910 e nel 1926. Paresce vi arrivò nel 1912, Tozzi e Campigli nel 1919 e De Pisis nel 1925.
Questi artisti mostrarono da subito un linguaggio comune, al di là delle differenze tematiche e stilistiche, orientandosi tutti verso una nuova forma di classicismo mediterraneo trasognato, con alcune inflessioni surreali e neometafisiche, sempre alla ricerca di un equilibrio tra reale e fantastico, storia e mito, tradizione e avanguardia.
Sette sono anche le sezioni in cui è suddiviso il percorso espositivo, ognuna delle quali è dedicata a un artista. In una saletta sono raccolti una dozzina di disegni eseguiti tra gli anni Venti e Trenta del Novecento da Giorgio De Chirico, Alberto Savinio, Gino Severini e Rene’ Paresce.
Il percorso espositivo prende avvio dalle opere di Giorgio De Chirico, tra cui quelle intitolate “ Le cabine misteriose” del ’34, “Le muse in villeggiatura” del ’27, che esprimono dei richiami metafisici, per proseguire ai richiami classici di “Pericle” del 1925, un’opera di intonazione misterica, o di “Grenades avec buste ancien 1923 c.”. Altre opere testimoniano il ritorno all’antico, perseguito a Parigi secondo uno stile estremamente personale che sfocerà, da una parte, nella creazione della tematica dei “Gladiatori” o La lutte” del 1929, dall’altra nella realizzazione di nudi femminili monumentali o in altri tattili e luminosi, quali i corpi che si richiamano alle Bagnanti di Renoir. Non mancano un “Autoritratto” del 1930, espressione del demiurgo artista, colto nel mistero del proprio atelier, e reminiscenze dell’antica Grecia.
Del fratello di De Chirico, Alberto Savinio, l’opera esposta, dal titolo “La fille de la statue”, risalente al 1926/27, mescola antico e moderno, ponendo a confronto il mondo borghese con la scultura classica.
Sono anche esposti alcuni ritratti, quali quello di Achille Funi, che compongono un genere sviluppato dall’artista tra gli anni Venti e Trenta e indirizzato a cogliere diverse personalità del mondo artistico e culturale. Dagli anni Trenta in poi Alberto Savinio avrebbe poi realizzato nuove ibridazioni metaforiche tra corpi umani e teste di animali, anche con riferimenti alla contemporaneità.
Il percorso dell’esposizione prosegue con l’artista Massimo Campigli e le sue opere ricche di riferimenti a modelli Etruschi, quali “Le educande” , o rupestri ( Le arciere del 1933). La figura femminile è al centro della sua arte e in alcune delle sue opere si ritrova un tema a lui caro, quello delle spiagge animate da fanciulle in costume, che hanno perso ogni connotazione fisiognomica, diventando allegoria della speranza.
La pittura frammentaria di Filippo De Pisis, ben definita da Eugenio Montale “a zampa di mosca”, domina la quarta sezione, in cui sono presenti nature morte, paesaggi veloci e scattanti, in cui alla luminosità del colore si accompagna e alterna l’uso sapiente di neri, grigi, azzurri polverosi, spesso trattati in narrazioni neometafisiche e audaci. La quinta sezione vede protagoniste le opere di Rene’ Paresce, tra cui l’intenso e malinconico Autoritratto 1917, in cui, attraverso lo smarrimento dello sguardo, emerge il disorientamento dovuto al drammatico transito storico vissuto dall’artista. Significativa anche la Natura morta 1926, in cui l’artista affronta la costruzione architettonica, originata dell’accorpamento di diversi elementi geometrici giocati su diversi piani, al modo di Georges Braque.
La sesta sezione è dominata dalle opere di Gino Severini che, tra il 1928 e il 1929, inserì in scenografie neopompeiane personaggi della Commedia dell’arte, tra cui Pulcinella, Arlecchino, Colombina, che diventavano inoltre protagonisti di temi amorosi, musicali e poetici.
A conclusione la mostra ospita opere di Mario Tozzi che, a partire dal 1924, maturava l’idea di divulgare la conoscenza dell’arte italiana in Francia, attraverso l’esposizione della nostra pittura e scultura contemporanea a Parigi, sostenendo l’universalismo dello spirito italiano nel più vasto orizzonte di una rigenerata “rinascita classica” dell’arte moderna.

Visite guidate alla mostra sabato e domenica ore 11 e 17.30; giovedì ore 19.
Orari : martedì, mercoledì e venerdì dalle 10 alle 18. Giovedì dalle 10 alle 21; sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 19.
La biglietteria chiude mezz’ora prima.
Biglietto unico intero, comprensivo di visita alla mostra permanente 12 euro intero, ridotto 10 euro
Gratuito bambini fino ai 12 anni, possessori Abbonamento Musei e Torino + Piemonte card, diversamente abili + un accompagnatore e giornalisti.
Ridotto studenti fino a 26 anni, over 65, convenzioni insegnanti.
Il Museo Accorsi è rimasto aperto con ingresso gratuito lo scorso 25 ottobre, in ricordo del suo fondatore Pietro Accorsi, nato il 25 ottobre 1891, centotrenta anni fa.

Mara Martellotta

Museo Accorsi Ometto
Via Po 55, Torino
Tel 011837688 int. 3

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Paulina Bren “Barbizon Hotel” -Neri Pozza- euro 19,00
Le giovanissime Grace Kelly, Rita Hayworth, Sylvia Plath, Joan Didion, Nora Ephron, agli inizi delle loro carriere a New York vissero al Barbizon Hotel; «il posto dove andavano le ragazze che arrivavano da tutto il paese per dare una possibilità ai loro sogni».
Già solo questi nomi annunciano quanto sia interessante, emozionante e splendido questo libro dell’americana Paulina Bren, docente del famoso Vassar College. Si legge come un romanzo e racconta nascita, importanza, e declino del Barbizon Hotel di New York; “per donne sole”, porto sicuro, protetto e rigorosamente precluso agli uomini. Ma soprattutto racconta le storie delle sue ospiti.

L’hotel fu costruito nel 1927, epoca in cui le donne -che avevano ottenuto il diritto al voto nel 1920- iniziavano ad essere più indipendenti. Ma per una ragazza sola era ancora sconveniente affittare un appartamento, ed è allora che nell ‘Upper East Side apre il Barbizon. Raggiungerà l’apice della sua fama tra gli anni Quaranta e Cinquanta, quando l’agenzia Ford Models iniziò ad affittare stanze per le sue modelle, tra le quali Carmen dell’Orefice, diventata mitica top model.

Dove potevano alloggiare giovani di buona famiglia che dalla provincia planavano nella Big Apple sognando di costruirsi un futuro professionale nel mondo del cinema, dell’editoria, della letteratura e dell’arte? O semplicemente volevano intraprendere carriere alternative al ruolo di mogli, madri o al massimo insegnanti?
Di hotel per donne sole ce n’erano, ma nessuno mai eguagliò la fama del Barbizon, garanzia di sistemazione appropriata e sicura.
Tanto per dire, Grace Kelly arrivo nel 1947 dopo aver convinto il ricco padre che le concesse di frequentare l’American Academy of Dramatic Art, solo a patto che risiedesse al Barbizon.

Alcune di loro ce la faranno diventando famose attrici, scrittrici e firme di punta del giornalismo. Altre troveranno comunque la loro strada, come le studentesse della rinomata scuola per segretarie di Katie Gibbs. Tutte avranno grandi sogno di futuro; alcune anche solo quello di trovare il marito giusto nella Grande Mela.
Interessanti le storie delle giovani che avevano vinto un mese di stage presso la blasonata rivista “Mademoiselle” che sarà palestra e trampolino di lancio per giovani colte, preparate e ambiziose che volevano sfondare nel mondo del lavoro. Praticante nella redazione fu anche Ali MacGraw, che abitò al Barbizon nell’estate del 1958, conquistò la copertina e diventò l’indimenticabile protagonista di “Love Story”

Un vero monumento il Barbizon. Situato tra la Lexington e la 63esima strada, architettura neogotica, 23 piani, 700 stanze. Alcune ampie e con bagno in camera; la maggioranza piccole (circa 2 metri per 3) arredate tutte allo stesso identico modo con copriletto e tende a fiori e abbinati. Aveva anche piscina, bagno turco, palestra, solarium e un roof garden; luoghi di aggregazione in cui le ospiti si conoscevano e in molti casi diventavano amiche. Tutte dovevano rispettare rigorosamente un dress code che prevedeva gonne longuette e bandiva i pantaloni.
Mentre le più gettonate la sera uscivano con cavalieri, quelle che lo erano meno si adattavano a trascorrere tranquille serate insieme al Barbizon, diventata la loro casa comune. Poi c’era la lobby al primo piano con un palcoscenico e 300 posti a sedere per le attività di intrattenimento e culturali che l’hotel organizzava. L’unica area consentita agli uomini; le uniche eccezioni erano medici e manutentori ai quali era concesso superare quel confine.
E’ sul finire degli anni Sessanta che la funzione dell’hotel inizia ad essere anacronistica. Nel 1981 apre le porte agli uomini trasformandosi in un hotel come gli altri.
Dopo vari cambi di proprietà, nel 2005 è stato ristrutturato, diviso in appartamenti in vendita a 13 milioni di dollari l’uno e trasformato in un condominio di lusso, il Barbizon 63.

Una chicca nostalgica. Nello storico Hotel avevano vissuto anche donne adulte; tra le quali Molly Brown, sopravvissuta alla tragedia del Titanic e appartenente all’alta società, che morì nel 1932 nella sua stanza al Barbizon.
Lei era la più famosa, ma alla fine degli anni Novanta “le Donne” erano rimaste in 29, chiamate “The perms”, le permanenti, ed erano un mistero ancorato agli anni d’oro del Barbizon. Sopravvissute a tutti i cambiamenti, non si erano mai spostate; dal quarto all’undicesimo piano al fondo del corridoio c’era una porta che celava dove vivevano «…una macchina del tempo, con corridoi stretti, bagni in comune e stanze minuscole».
Fino al 2006 lì hanno vissuto 14 donne che pagavano un affitto calmierato in base agli accordi precedenti con l’hotel. Mandarle via era impossibile perché tutelate dalla legge. Ne sono rimaste 5 che hanno accettato di vivere al quarto piano del Barbizon/63, in piccoli appartamenti rifatti e in stile con il resto.

Sylvia Plath
Tra le giovani residenti del Barbizon c’era anche Sylvia Plath che vi giunse nel 1953, dopo aver vinto il concorso come praticante presso la rivista “Mademoiselle”. Era il primo magazine rivolto a giovani lettrici; diretto con piglio sicuro e visione geniale dalla leggendaria Betsy Talbot Blackwell, che pubblicava racconti di autori della levatura di Truman Capote.
Sylvia arriva con la carica dei suoi 20 anni, bella e piena di talento.
Al Barbizon alloggiava al quindicesimo piano in una «…graziosissima stanzetta con moquette, muri beige chiaro, copriletto verde scuro con increspature a forma di rosa, tende intonate, scrivania, cassettone…..». Traendo spunto proprio dai suoi giorni newyorkesi scrisse il romanzo semi-autobiografico “La campana di vetro” -Mondadori- euro 12,00
Protagonista e suo alter ego è Esther Greenwood, una ragazza che come lei lavora in una rivista femminile. Il Barbizon diventa Amazon ed è lì che la giovane risiede. Una studentessa molto brillante che però soffre di depressione durante il tirocinio presso una rivista di moda newyorkese.
La penna caustica della poetessa e scrittrice Sylvia Plath smitizza il luogo. Descrive come Esther si sentisse ingabbiata nell’albergo e durante un black down interiore finisse per scaraventare tutti i suoi vestiti dal tetto: cosa che la Plath aveva davvero fatto dopo una crisi depressiva e circa un decennio prima di scrivere il romanzo.
E’ decisamente graffiante nel descrivere le ospiti del Barbizon /Amazon oltre le aspiranti star e artiste. L’annoiavano in modo particolare le segretarie di dirigenti che si aggiravano per New York nella speranza di accalappiare ricchi uomini d’affari. Con sommo fastidio le vedeva «..sbadigliare e laccarsi le unghie nel solarium, cercando di mantenere l’abbronzatura delle Bermuda..» giusto per sottolineare che non c’erano solo aspiranti star o scrittrici.

Il libro uscì poco meno di un mese dal suo suicidio. Tormentata e divisa tra le spire della condizione femminile dell’epoca -in cui sulle donne incombeva ancora la tradizione che le voleva mogli e madri- e d’altro canto una profonda aspirazione a trovare la sua strada e il senso del suo esistere nella poesia, Sylvia non riuscì a reggere il peso della vita. Ad aggiungere dolore c’era anche il fallimento del suo matrimonio con lo scrittore Ted Hughes. E’ così che stanca di vivere, una mattina si sveglia, prepara la colazione per i due figli e spalanca la finestra della camera in cui dormono; poi sigilla per bene la cucina e infila la testa nel forno a gas. Aveva solo 30 anni.

 

Joan Didion
La letteratura mondiale ha perso una delle sue voci migliori con la recente scomparsa della scrittrice, giornalista e sceneggiatrice Joan Didion, a 87 anni il 23 dicembre 2021.
Da non perdere su Netflix è il magnifico e intenso documentario “Joan Didion il centro non reggerà” girato dal nipote Griffin Dunne; fondamentale excursus intimo e profondo sulla straordinaria carriera, le battaglie e le drammatiche vicissitudini personali della grande scrittrice.
Era nata a Sacramento,in California nel 1934 ed era transitata al Barbizon Hotel quando aveva 20 anni. Giovane, bellissima e talentuosa planò a New York in una pausa dagli studi al Berkeley College, giusto poco prima di iniziare la carriera che l’ha vista diventare una grande celebrità del mondo letterario, vincitrice nel 2005 del National Book award per la saggistica con il libro “L’anno del pensiero magico” -Il Saggiatore- E’ forse il libro più famoso dell’autrice che sminuzzza e analizza con una profondità di pensiero l’immenso dolore nel 2003 per l’improvvisa morte di infarto del marito, lo scrittore John Gregory Dunne col quale era sposata da 40 anni. Tragedia seguita a ruota dal lungo periodo di malattia e morte della figlia adottiva, Quintana, per coma cerebrale a soli 39 anni. Pagine struggenti in cui dialoga con la morte, il vuoto, la malattia, e mette a nudo i nervi più dolenti del suo lutto.

Durante il secondo anno di studi vinse un concorso di saggistica sponsorizzato dalla rivista di moda “Vogue” e divenne assistente alla ricerca. Lavorò lì per due anni passando da copywriter a redattrice, e in quel periodo scrisse il suo primo romanzo

“Run River” -Il Saggiatore- euro 20,00.

Ambientata in una California rurale e bruciata dal sole si narra la saga di una famiglia di discendenti di cercatori d’oro e pionieri e il loro declino.
“Da dove vengo” -Il Saggiatore- euro 24,00. E’ un libro altamente autobiografico in cui racconta non solo la storia dei suoi antenati e della famiglia, ma anche quella della California, tra pionieri, sogni, frontiera e latifondi.

“Verso Betlemme” -Il Saggiatore- euro 15,00.

E’ un ‘eterogenea raccolta di articoli e saggi scritti e pubblicati tra 1961 e 1968, in cui scandaglia a fondo il clima sociale degli Stati Uniti, in particolare della California negli anni 60.
E’ una miscellanea di reportage, analisi profonde e memorie personali.
L’ultimo capitolo “Bei tempi addio” è il resoconto del suo arrivo a New York, per la prima volta a 20 anni e in estate. Una magnifica dichiarazione di amore per La Grande Mela, così carica di promesse per una giovane piena di sogni: «….ero davvero innamorata della città, la amavo come si ama la prima persona che ti tocca e come non amerai più nessun altro…..Capii che ero venuta dall’Ovest e avevo trovato un miraggio..».

 

Terry Newman “Legendary authors and the clothes they wore” -Harper Design- USA & 29,99
Questo è un libro fotografico molto interessante perché colleziona una serie di autori famosi e il loro modo di vestirsi. Uno sguardo nei loro armadi e nei loro stili.
Ritroviamo così una giovane bellissima Joan Didion in copertina, con una lunga tunica e infradito ai piedi. Ma ci sono altre due istantanee di grande intensità: lei magnifica donna nel pieno del fulgore nel 1977, e un’altra dell’anno prima che la ritrae all’esterno della casa a Malibu insieme al marito Gregory Dunne e alla figlia ancora bambina Quintana.
C’è anche una giovanissima Sylvia Plath in due foto, una del 1950 mentre lavora alla macchina da scrivere e l’altra del 1957.
In tutto sono 49 i mostri sacri del mondo delle lettere riuniti nel libro, ognuno con uno scritto in inglese che è breve biografia. Tra i nomi inclusi: Samuel Beckett, George Sand, Gertrund Stein, Virginia Woolf, Proust, Susan Sontag, Hemingway per arrivare a Donna Tartt, Nancy Mitford e Tom Wolfe.

 

 

Alla scoperta dell’antico Pastiss della Cittadella

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IL PASTISS. STORIA E PROSPETTIVE

La costruzione del Pastiss fu voluta da Emanuele Filiberto e avviata nel 1572 come esteso progetto, poi non completato,di integrare la difesa dei tre bastioni della Cittadella piùesposti alle offese rispetto a quelle lato Dora e Po.

Il contratto  per l’esecuzione della casamatta, progettata daFerrante Vitelli dentro il fossato del bastione San Lazzaro,risale al 25 gennaio 1572. L’opera, conclusa nel 1574, risultòmolto complessa, tanto da meritare la denominazione di“Pastiss” (pasticcio).

Il suo fronte esterno a profilo trilobato  eraformato da una spessa muraglia nella cui fondazione eraricavata una galleria di contromina con funzione didispersione dell’onda d’urto di una mina lungo i suoi 140metri di sviluppo ed espulsione dei relativi prodotti gassosiattraverso 15 pozzi aperti nella volta. Presentava all’internovari ambienti operativi, posti su due livelli e autonomamentedifendibili, da cui eseguire le azioni di fuoco a 360°, con lastessa tecnica dei moderni capisaldi. Il fronte di gola era,inoltre, dotato di cannoniere per il tiro rovescio per la difesavicina del fossato e delle muraglie del bastione San Lazzaro,col quale comunicava per mezzo di un’ampia galleria cheintegrava la difesa del fossato con apposite feritoie per fuocodi fucileria.

Dopo la demolizione della Cittadella nel secondo Ottocento,il Pastiss è stato utilizzato come discarica per i materiali dirisulta dei cantieri edili dell’epoca. Fu riattivato nella parte piùprofonda durante la 2^ G.M. come rifugio di protezioneantiaerea per gli isolati di corso Matteotti compresi fra corsoGalileo Ferraris e via Amedeo Avogadro e nuovamenteabbandonato nel dopoguerra.

Riscoperto nel marzo 1958 da Guido Amoretti e CesarinoVolante, dal 1976, dopo i primi interventi di recupero di alcune parti in maniera autonoma da parte dell’allora capitano Amoretti e i primi volontari del gruppo ricerche e scavi, a seguito di autorizzazione del Comune di Torino èoggetto di un cantiere permanente di scavo e recuperogestito dall’Associazione Amici del Museo Pietro Micca,coordinato per oltre 30 anni dallo storino Piergiuseppe Menietti e dalla Direzione del Museo Pietro Micca.

Nel 2014 i principali settori recuperati e ripuliti sono stati restaurati su progetto dello studio di architettura Sonia Bigando e Roberto Nivolo a merito di contributo ministeriale favorito dal Consiglio regionale del Piemonte. Una buona parte degli ambienti recuperati sono stati messi in  sicurezza e dotati degli impianti adeguati alla visita.


Nel
2018 è stato realizzato un regolare ingresso  sul marciapiede di via Papacino 1 al posto dell’originario tombino precedentemente utilizzato come ingresso di fortuna. Dotata di una scala a chiocciola a norma disicurezza, contestualmente con altri complementari lavori dimessa in sicurezza di un delimitato percorso interno dotatodi pannelli didattici, la fortezza è oggi periodicamente apertaalla visita pubblica su diretta gestione dell’AssociazioneAmici del museo Pietro Micca su prenotazione presso il museo stesso ai recapiti info@museopietromicca.it e 011 01167580.

Attraverso un nuove contributo della Regione Piemonte in occasione del 450° anniversario di costruzione della cinquecentesca casamatta, è stato progettato un nuovo intervento di ricerca archeologica e di restauro funzionale che permetterà di valorizzare ulteriormente il percorso di visita sia inglobando un altro settore della galleria di contromina nella fondazione con uno dei pochi pozzi di aerazione ancora efficienti sia permettendo uno straordinario sguardo d’insieme delle gallerie di contromina del 1706 e, soprattutto, l’ingresso della camera di combattimento bassa dalla quale entrò per la prima volta nel marzo 1958 il generale Amoretti alla scoperta del Pastiss.

Un interessante e nuovo sguardo sul patrimonio archeologico sotterraneo di Torino e su una struttura unica al mondo nel suo genere, che merita di essere valorizzata e soprattutto di diventare area museale permanente rientrando a pieno titolo nel museo Pietro Micca e dell’assedio di torino del 1706 assieme all’altra area archeologica del Rivellino degli Invalidi venuta alla luce nel 2015 durante i lavori del nuovo parcheggio sotterraneo di corso Galileo Ferraris e unica parte salvaguardata del patrimonio sacrificato alle esigenze della modernità.

Per dare evidenza alla significativa ricorrenza del 450° anniversario di costruzione del Pastiss, il generale Franco Cravarezza, direttore del museo Pietro Micca, è orgoglioso di annunciare che quest’anno il museo Pietro Micca proporrà un nutrito programma di eventi a partire dal 25 gennaio per celebrare l’anniversario e valorizzare il patrimonio sotterraneo della Città con eventi, conferenze, progetti di restauro e tecnologici e, si spera, anche significativi passi per la istituzionalizzazione museale del Pastiss.

Tra i progetti già programmati, di seguito due particolari.

Il primo a inizio febbraio sarà la realizzazione di una speciale visita virtuale del Pastis nell’ambito del progetto VADUS, collaborazione tra Comune di Torino (Torino City Lab), ESA, TIM, ENEA e Università La Sapienza di Roma.

Il secondo progetto, relativo al recupero archeologico e funzionale del pozzo di aerazione all’interno del percorso di visita, andrà in porto entro aprile pv.

La prima attività, il 25 gennaio 2022.

Dopo una breve inaugurazione dell’anniversario, dalle ore 11 alle 17,30 la cinquecentesca fortezza del Pastiss sarà aperta alle visite gratuite.

Obbligatoria prenotazione a eventi@museopietromicca.it e 011 01167580 e necessario green pass rafforzato e mascherina indossata. Non idoneo per portatori di disabilità motoria.

IL DIRETTORE DEL MUSEOPIETRO MICCA

Gen. Franco Cravarezza

Peste suina, le nuove disposizioni regionali

Il vicepresidente della Regione Piemonte Fabio Carosso ha firmato  una nuova ordinanza relativa alla gestione epidemiologica della Peste Suina Africana.

Nel confermare tutte le previsioni già adottate dal Decreto 3/2022 del 12 gennaio, il nuovo provvedimento prevede l’estensione geografica della zona di controllo dell’infezione ai Comuni compresi nel raggio di 10 km dalla zona infetta, andando così ad interessare i Comuni delle province di Asti, Cuneo ed Alessandria ricompresi in tale raggio.

Nel territorio di questi Comuni viene disposto il divieto di qualsiasi tipo di attività venatoria e di gestione faunistica e la regolamentazione dell’attività agro-silvo-pastorale che deve essere sottoposta al preventivo parere positivo del Servizio Veterinario della ASL competente per territorio.

Le misure avranno decorrenza da lunedì 24 gennaio e saranno aggiornate in funzione dell’evolversi della situazione epidemiologica. L’ordinanza resterà comunque in vigore fino al 30 aprile 2022.

Reale Mutua Basket Torino – Cantù 83 – 85 dopo primo tempo supplementare

Il basket visto da vicino

Con i se e con i ma … mai si salirà.

 

Ennesima sconfitta, la sesta consecutiva, a testimonianza di una cattiva se non pessima conduzione della partita da chi comanda in panca.


Spero nessuno lamenti la mancanza di Toscano per “motivi” del momento,  diciamo così,  quando l’altra squadra, per “ motivi altrettanto del momento, ha perso il suo miglior giocatore a titolo definitivo per il campionato.

Ci si presenta ad armi pari, ma Torino resta in partita grazie ai due quarti di gioco splendidamente giocati con i 22 punti (!) del solo Trey Davies. Finalmente gioca senza pensieri e segna addirittura due giochi da 4 punti, con canestro da tre punti più fallo e tiro supplementare segnato.

Il gioco è inesistente,  come sempre, ma questa iniezione di spettacolo del piccolo statunitense numero 57 di Torino  sembra far disapparire tali difficoltà.

Torino non è fenomenale ma Cantù non è la succursale dei Golden State Warriors… .e comunque resta in partita. Il primo tempo si chiude 42 – 39per la Reale Mutua con 22, come già detto,  di Davies.

Si rientra e Torino arriva a condurre di 8 e qui arriva un colpo di genio di coach Casalone: fuori Davies dentro Zugno!!! Da più 8 a meno tre in poco tempo! L’inizio quarto quarto ha dell’incredibile: quintetto Torino con Davies Zugno Alibegovic Pagani Scott! Torino ha due play due pivot e una guardia in campo… . Nessuno segna e Landi e De Vico vegetano in panchina.

Ma Cantù gioca da A2 e si resta comunque in ballo fino alla fine. Davies si rimette a giocare da solo e pareggia la partita sbagliando di un nulla il tiro della vittoria.  Si va all’overtime dove fino all’ultimo si potrebbe vincere con una rimessa sotto di due a tre secondi circa dalla fine che, disegnata in maniera immaginifica dal comandante del vascello, mette Davies al tiro dall’angolo marcato da tre giocatori avversari. Partita persa ed ennesima tristezza inanellata nei cuori dei tifosi del basket di Torino.

Giudizio sui giocatori è essenziale.

Davies gioca da solo e fa quel che può: senza di lui oggi la partita non avrebbe avuto storia.

Scott continua nel suo momento di gioco adatto solo all’A2 ma si divora, così come Pagani, canestri incredibili da sotto nel supplementare!

Alibegovic, se avesse segnato (forse) una bomba da tre nel supplementare, avrebbe potuto diventare eroe di giornata.

Landi,  che continua ad andare a luci ed ombre, sembra non essere gradito dal coach che nei momenti decisivi lo dimentica in panchina tanto da farlo rivestire per quanto tempo resta seduto.

E poi? Zugno. Mi dispiace,  il mio giudizio è solamente tecnico e MAI entrerà nel campo umano del ragazzo, sia chiaro, ma capire perché il coach lo metta in campo e lo faccia giocare è un vero mistero: nei momenti decisivi perde due palloni che danno il la a contropiedi con esiti disastrosi per Torino e nel supplementare tira un pallone sul vetro da solo da tre e un altro se lo fa stoppare… . Davies 40’ è l’unica soluzione.

Per ultimo De Vico. Non riesce a fare il protagonista in A2. Deve tornare a fare il gregario in serie A dove può dare il meglio di sé.  Non riesce ad esprimersi e addirittura si fa espellere per doppio fallo tecnico.  È la più grande delusione dell’anno, almeno al momento.

E quindi? Ci rassegniamo a finire mestamente un campionato anonimo giocando le ultime partite sperando di strappare qua e là qualche vittoria? Non saprei che dire. Per sognare avremmo bisogno di almeno un buon innesto se non due (e giocatori liberi buoni ce ne sarebbero) ma non si sa cosa voglia o possa fare la dirigenza. Per l’ennesima volta Torino perde contro una squadra che la precede in classifica (mai vinta una, ndr) e qualcosa vorrà pur dire.

Siamo senza attacco e senza qualità tattica offensiva e difensiva: qualche dubbio sul coach? Forse una guida meno inesperta potrebbe aiutare? Dobbiamo aspettare molto la fine del film “  Torna a casa … lone” ?

Ai “poster” l’ardua sentenza … ma intanto la Torino del basket dell’ultima era sportiva cestistica non era mai stata così brutta né così in basso. Sperem… .

Paolo Michieletto

Sgominata la “banda della monetina”: derubavano donne anziane distraendole con un trucco

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Torino, 24 Gennaio Rubavano le borse con il consolidato sistema delle monetine lanciate a terra, consistente nel distrarre la vittima con un rumoroso lancio di monete sull’asfalto mentre un terzo malvivente si impossessava della borsa incustodita sul sedile anteriore dell’auto.

Il trucco è stato visto dai carabinieri di Susa che hanno fermato la banda. Si tratta di tre peruviani, di 25, 30 e 36 anni, responsabili di furto aggravato in concorso.  

Nei giorni scorsi i carabinieri avevano seguito gli spostamenti di un’auto già avvistata in altri luoghi che erano stati teatro di furti ai danni di donne sole e anziane. I militari dell’Arma, dopo aver appurato che a bordo della vettura si trovavano dei sudamericani corrispondenti alle descrizioni fornite dalle vittime, li hanno seguiti e colti in flagranza nel parcheggio della “Coop” di Piossasco. È stata individuata la base logistica dentro cui il gruppo nascondeva una piccola parte della refurtiva (occhiali, borse, tablet, cellulari) dal valore stimato superiore ai 25.000 euro.

Con i bancomat rubati alle vittime prelevavano denaro contante, che poi veniva reinvestito in proprietà in Perù, o acquistavamo beni di lusso.  

Emergenza Covid, grazie a 13 mila volontari oltre 200 mila interventi da febbraio 2020

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La Protezione civile ha messo in campo 13.115 volontari dall’inizio dell’emergenza Covid ad oggi, per un totale di oltre 201.673 interventi (dal 5 febbraio 2020 al 16 gennaio 2022).

Gli interventi riguardano principalmente l’assistenza e l’informazione alla popolazione, l’assistenza ai centri vaccinali, il soccorso e l’assistenza sanitaria, la logistica, il supporto organizzativo, amministrativo e di segreteria ed altri ambiti.

Per il Commissario generale dell’Unità di Crisi Vincenzo Coccolo, “anche in questa lunga emergenza Covid il volontariato della Protezione civile del Piemonte ha dato grande prova di disponibilità ed efficienza, al fianco degli operatori sanitari in prima linea per fronteggiare la pandemia. A loro il doveroso ringraziamento dell’Unità di Crisi”.

“La Protezione civile piemontese – afferma l’assessore regionale alla Protezione civile Marco Gabusi – si è rivelata determinante e determinata nella lotta contro la pandemia. Tutta l’esperienza acquisita dalla tragica esperienza dell’alluvione del 1994, quando il Coordinamento piemontese si è strutturato ed è cresciuto fino a diventare la migliore Protezione civile del Paese, ci ha consentito di poter contare su un esercito di donne e uomini formidabili, dalle grandi capacità e inventiva”.

Anche questa settimana i volontari sono stati impegnati nei centri vaccinali di Torino e di tutte le principali località del Piemonte per facilitare la logistica ed assistere la popolazione nella campagna vaccinale in corso.