ilTorinese

Murisengo si chiamerà “Murisengo Monferrato”

Il comune di Murisengo (Al) cambia la denominazione in “Murisengo Monferrato”. Lo ha deciso il Consiglio regionale con una delibera approvata all’unanimità, “una modifica importante – ha commentato l’assessore agli Enti locali, Enrico Bussalino – per un comune che fin dal 1224 ha fatto parte del marchesato e poi del ducato del Monferrato. Un cambio che avrà un notevole impatto turistico per il territorio che ospita due importanti fiere del tartufo bianco e del tartufo nero”.
Soddisfazione trasversale per questo atto: Davide Buzzi Langhi (Fi) ha sottolineato “la capacità del sindaco e del Consiglio comunale di ragionare in termini di area vasta e non con spirito campanilista. Un’operazione saggia che aiuterà lo sviluppo turistico e locale della zona”.
Per Silvia Raiteri (Fdi) “questa proposta non è solo questione di forma o di marketing territoriale, ma riguarda l’identità di una zona. Il Consiglio comunale in questo senso ha dimostrato coesione e unità di intenti. Oggi diamo un’importante risposta e compiamo un gesto che unisce radici profonde e capacità di visione”.
“Si sta affermando l’identità del Monferrato – ha spiegato Domenico Ravetti (Pd) – il territorio ha ben compreso che deve essere visibile a livello internazionale e sostenere la promozione. Però la Giunta regionale non dimentichi i fondi per le agenzie turistiche locali”.
“Quello di oggi è un concreto passaggio culturale, storico e paesaggistico – ha dichiarato Marco Protopapa (Lega) – un’affermazione di identità di un borgo che si riconosce pienamente nel marchio internazionale dei territori Unesco. Noi siamo per la tutela delle radici che non imprigionano ma danno nuova linfa”.

cs

Turista tedesco muore dopo la caduta nella cascata

È morto il turista tedesco precipitato in acqua, in una cascata nella zona di Noasca, nel pinerolese. Recuperato dai sommozzatori dei vigili del fuoco era in arresto cardiaco e in stato di ipotermia ed è stato trasferito  in codice rosso con l’elisoccorso alle Molinette.

Su Prime Video il film “Chi sono io” di Roberto Gasparro 

È visibile su Prime Video il film ‘Chi sono io‘, scritto e diretto da Roberto Gasparro, regista torinese, al suo sesto film.

Ecco il link:

https://www.primevideo.com/-/it/detail/Chi-sono-io/0LVMJC6LUBKW40024MRGZM87AK

Le riprese, tenutesi a Montaldo Torinese presso una location riservata della famiglia Borello – main sponsor del film insieme all’azienda MFGA – Make Fashion Great Again che ha fornito tutti gli abiti di scena, si sono concluse il giorno 30 ottobre e dopo 6 mesi di post produzione l’opera è stata completata. Il film, prodotto dalla 35MM Produzioni srl, si è avvalso del sostegno di Film Commission Torino Piemonte e dell’ Accademia delle Belle Arti di Torino.

Chi sono io‘ è stato interpretato da Massimiliano Rossi, Stefania De Francesco, Vittoria Chiolero, Max Cavallari, Tony Sperandeo, Gianni Parisi, Fabio Fulco, Gianpiero Perone, Massimo Walz Brenta, Massimo De Rosa, Rosanna Pantano, Marco Serra Degani e Ylenia Norbedo. L’uscita in sala è curata da 35MM produzioni srl, società indipendente di produzione e distribuzione cinematografica. Il film sarà disponibile sulla piattaforma streaming Prime Video Italia, Usa, Uk dal 16 settembre 2025.

Le musiche sono state composte da Stefano Lori, Paolo Ottimo e Gianluca Savia.

 

Questa è la storia di due amiche e di una famiglia che si troveranno ad affrontare una realtà fatta di segreti e continui colpi di scena, in un viaggio tra le parafilie ed i precari equilibri di una società immorale e perversa. Attraverso le loro vicende si avrà una fotografia in bianco e nero di una umanità che evidenzia un bisogno di continuo di novità, di comprensione e in ultima analisi di accettazione.

Tutti i personaggi saranno costretti ad affrontare le loro menzogne.

Al centro del racconto le diverse personalità di ogni personaggio – i diversi IO – sono un chiaro e incondizionato omaggio a Luigi Pirandello e al suo libro “Uno, nessuno e centomila”.



Ci sono film che rappresentano un cammino, una crescita, una visione e che sono in grado di aiutarci ad analizzare la realtà con assoluta lucidità. Essi hanno un potere così forte che sono all’altezza, nella finzione, quale è l’opera filmica, di aiutarci a comprendere una verità, di assisterci ad interpretare meglio i tempi moderni di cui siamo molto spesso protagonisti ingrati. La scrittura di un film per l’autore è sempre un viaggio, una trasformazione. Esiste un prima del film e un dopo il film. Esiste un uomo con delle convinzioni che lo portano a scrivere, ad immaginare una storia e, contemporaneamente, ne nasce un altro che lo porta a riflettere, ad interrogarsi, a verificare. Spesso i due uomini che compongono la stessa persona sono in totale disaccordo: su una frase, su un dialogo, su un’azione. Sono la stessa persona ma di fatto si ha a che fare con due proiezioni diverse dello stesso, quello che ha sviluppato l’idea, il soggetto, e quell’altro che si deve occupare di scrivere la sceneggiatura. Come si fa a non perdersi? Come si fa a trovare un equilibrio tra i due? Occorre tornare allora ai grandi film, a quelli citati poche righe fa. Loro riescono a mettere d’accordo tutti, a trovare la giusta strada per arrivare alla conclusione. Per me, per la scrittura di questo film, il punto di riferimento è stato il Maestro Paolo Sorrentino e la sua opera immensa “La grande bellezza”.

 

IL REGISTA

Roberto Gasparro nasce a Moncalieri, provincia di Torino, il 7 febbraio 1975. Dall’età di 15 anni scrive canzoni, testi per sit-com e per molti comici della TV. Studia sceneggiatura sulle dispense di colui che definisce il suo faro, Claudio Dedola che lo indirizza definitivamente a scrivere per il cinema. Dal 2015 al 2018 scrive 98 puntate di sitcom e collabora con molti comici di Zelig tra cui Franco Neri con il quale realizza il suo primo lungometraggio dal titolo “IL CIELO GUARDA SOTTO”. Nel 2019 scrive e dirige il suo secondo lungometraggio con protagonista il David di Donatello Tony Sperandeo dal titolo “QUI NON SI MUORE” vincendo al Festival Internazionale del Cinema di Salerno il premio per la migliore sceneggiatura e miglior soggetto e ricevendo lo stesso anno l’onorificenza del Comune di Montiglio Monferrato che lo nomina CITTADINO ONORARIO. Nel 2020 scrive e dirige la sua opera terza dal titolo “LUI E’ MIO PADRE” con protagonista Gianni Parisi vincendo al Festival Internazionale del Cinema di Salerno il premio come miglior Regista e al Vesuvius International Film Fest il premio per la migliore sceneggiatura. Il lungometraggio è stato in concorso per i David di Donatello ed ha ricevuto i patrocini della Regione Campania, della Città di Agropoli, del Parco Nazionale del Cilento, della Valle di Diano e di Alburni e premiato da LEGAMBIENTE CAMPANIA. Nel 2020 scrive e produce il suo quarto lungometraggio dal titolo “STESSI BATTITI” e lancia per la prima volta sullo schermo tre giovani nella parte di protagonisti del film. Nell’opera sono presenti anche l’attore Gianni Parisi, l’attrice Stefania De Francesco e il campione del mondo di ciclismo Claudio Chiappucci.
Nel 2023 scrive e dirige il suo quinto lungometraggio dal titolo “LA CHIOCCIOLA” che vede protagonista l’attore Enzo Decaro e la partecipazione di Tony Sperandeo, Massimiliano Rossi e Massimiliano Cavallari. Il film è stato proiettato in oltre 200 sale con numerosi incontri con gli studenti delle scuole medie e superiori. Il 17 giugno il film sarà proiettato anche al Parlamento Italiano.

Dal giorno 8 maggio esce in sala la sua opera sesta dal titolo “Chi sono io” con protagonisti Massimiliano Rossi e Vittoria Chiolero.

Tutti i suoi film sono distribuiti da PRIME VIDEO e in tre continenti: America – Europa – Asia

Filmografia:

IL CIELO GUARDA SOTTO – Lungometraggio 105’ – 2019

QUI NON SI MUORE – Lungometraggio 98’ – 2019

LUI E’ MIO PADRE – Lungometraggio 89’ – 2020

STESSI BATTITI – Lungometraggio 104’ – 2022

LA CHIOCCIOLA – Lungometraggio 110’’ – 2023

CHI SONO IO – Lungometraggio 107 – 2024

Opposizioni in Consiglio regionale chiedono impegno della Giunta su Gaza

Sul tema della tragedia umanitaria che colpisce la Striscia di Gaza, in Piemonte le opposizioni di sinistra in Consiglio regionale hanno mostrato cartelli con la scritta: ‘Basta crimini di guerra’. Protagonisti della dimostrazione Pd, Avs e M5s durante la seduta di oggi. Le stesse forze politiche che a giugno avevano presentato un ordine del giorno “per interrompere ogni forma di relazione istituzionale con Israele e per chiedere al governo di cessare ogni supporto fino al ripristino del diritto internazionale”. Le opposizioni hanno chiesto alla Giunta di esprimersi sulla vicenda umanitaria.

Avs, fine vita: “La Regione resta ferma”

Con una interrogazione urgente, viste le richieste giunte alla AslTo4 e all’Asl città di Torino, abbiamo chiesto, ancora una volta, all’assessore Riboldi quando finalmente sarà in grado di dotare la Regione Piemonte delle linee guida sul suicidio medicalmente assistito. La risposta è stata la stessa di mesi fa: le linee guida sono necessarie ma ancora non ci sono e non c’è una data nemmeno per riprendere un dibattito che questa destra al governo della Regione ha voluto bruscamente interrompere dopo le 11.438 firme raccolte per la legge delle di iniziativa popolare sul fine vita “liberi subito”.

Continuano a trincerarsi dietro l’assenza di una normativa nazionale sul tema, scusa che però da dopo l’esempio della legge regionale approvata in Toscana non regge più ed intanto che aspettiamo il governo le Asl restano senza disposizioni e si devono organizzare autonomamente per rispondere alle richieste. Ovviamente in assenza di linee guida non si avrà uniformità territoriale, non sarà garantita certezza giuridica e nemmeno tempestività per tutelare un diritto riconosciuto dalla Corte costituzionale con la sentenza 242/2019 (caso Cappato). Evidentemente tutelare i diritti delle persone, quelle più fragili in questo caso, non è in cima alle priorità di questa destra regionale che ha posizioni contrastanti sul tema e allora sceglie di non decidere fregandosene delle conseguenze sulla vita delle persone. Continueremo questa battaglia di civiltà dentro e fuori le Istituzioni, convinte che i e le piemontesi meritino decisamente di più in termini di tutela di diritti riconosciuti.

Valentina Cera

Alice Ravinale

Appendino gela il Pd: “Sì al campo largo ma senza Lo Russo”

Chiara Appendino è tornata al centro del dibattito politico torinese con dichiarazioni che rischiano di segnare un punto di svolta nelle dinamiche del centrosinistra. Intervenendo alla Festa dell’Unità ha ribadito la disponibilità del Movimento 5 Stelle a partecipare alla costruzione di un campo largo in vista delle prossime elezioni comunali, ma ha posto una condizione: l’alleanza si farà solo se non sarà in continuità con l’attuale sindaco Stefano Lo Russo. Non si tratta, ha precisato, di un fatto personale, bensì della necessità di dare un segnale di rottura con un sistema che Lo Russo incarna, a prescindere dal giudizio sul suo operato amministrativo.

Appendino ha spiegato di non voler essere lei la protagonista di questo nuovo percorso, così come non potrà esserlo l’attuale sindaco. Secondo l’ex prima cittadina serve un volto diverso, “capace di rappresentare un progetto innovativo e di parlare a quella parte di cittadini che oggi si sente esclusa e non partecipa al voto”. In questo senso ha sottolineato che non basta invocare l’unità per principio, ma occorre “coerenza e identità”, evitando accordi costruiti solo per sommare sigle.

La posizione ha suscitato reazioni immediate. Lo Russo ha replicato che non pensava i “veti personali” potessero essere una categoria della politica, evidenziando la difficoltà per il Partito Democratico di gestire una condizione che mette direttamente in discussione la sua candidatura.

“Quello che finora ho capito sulla gioia di vivere”, conferenza di Vito Mancuso presso la Casa della Madia

Vito Mancuso è un teologo e filosofo italiano, autore di numerosi saggi e attivo ricercatore di una fede autentica, consapevole e aperta al dialogo.

Nella conferenza che si è tenuta questa domenica, presso la Casa della Madia di Enzo Bianchi, dal titolo “Quello che finora ho capito sulla gioia di vivere”, Mancuso espone una visione chiara di cosa significhi questa gioia e di come potersi avvicinare ad essa.

La gioia di vivere viene descritta come un traguardo e non un qualcosa di contingente: ogni individuo dovrebbe aspirare a raggiungerla, come fine ultimo della propria esistenza.

Eppure, è proprio il pensiero della nostra finitudine che il filosofo tedesco Heidegger definiva come “essere per la morte”, che ci spaventa e ci porta nella direzione opposta a quella della gioia.

Il principale ostacolo, infatti, nasce dalla paura della conoscenza poiché essa comporta sensazioni, sentimenti e pensieri spiacevoli e ci obbliga a guardare le cose in profondità, chiedendoci di compiere un lavoro interiore per poter risalire da quegli abissi.

Avvertiamo che la conoscenza delle notizie e di quello che proviene dal mondo attorno a noi, compromette il nostro benessere psichico e ci distoglie dalla spensieratezza: ecco perchè le persone amano guardare le fiction, poiché hanno bisogno di finzione per poter evadere da ciò che le circonda.
Questa evasione porta ad una gioia dell’irrealtà e ci sono tanti modi per ottenerla, la religione stessa può essere vissuta in questa modalità distorta, senza profondità d’animo e come via di fuga dal mondo esterno.

Si preferisce, quindi, la felicità alla gioia. La prima è effimera, fatta di attimi e cose fugaci, dipende dall’esterno e può cambiare rapidamente in base alle condizioni. La seconda, invece, è consistente poiché dipende da noi stessi: è una condizione del vivere, nella quale siamo capaci di accettare anche il dolore, poiché tutto è vissuto con profondità e consapevolezza.
Possiamo definire la gioia come un “accordo di sé con sé stessi” mentre la felicità rappresenta un “accordo di sé con il mondo esterno”.

Ed è molto importante che questa gioia venga condivisa, che non sia solo una ricerca egoistica, ma che sia impregnata di altruismo e che arricchisca anche gli altri. La gioia vera la si riconosce poiché è pace interiore, è la sensazione di un avere un cuore calmo e di sentirsi sempre a casa e al sicuro.

Per arrivare alla gioia serve la consapevolezza: è necessario aprirsi al trascendente, alla profondità delle cose, accogliere i dolori e le difficoltà, compiere dei gesti concreti e coltivare onestà intellettuale e spirituale.
Si tratta di un vero e proprio cammino e la metafora che Mancuso sceglie per trasmettere questo messaggio è “Il mito della biga alata” di Platone: un messaggio lampante per comprendere come la gioia autentica emerga dalla sintonia tra le diverse dimensioni del nostro essere, con la consapevolezza come guida verso il bene e la verità.

IRENE CANE

Miss Italia: una fascia nazionale per Alicya Ferrero, 19 anni di Borgaro

Se la aggiudica il Piemonte di Mirella Rocca alla finale 

Alicya Ferrero, di Borgaro, proprio come Cristina Chiabotto, due occhi azzurri come il mare, si è presentata in finale a Miss Italia, andata in onda il 15 settembre su Rai Play e vinto dalla lucana Katia Buchicchio, con la fascia di Miss Valle d’Aosta. A rappresentarla in tutta la sua essenza, è stata la fascia di Miss Coraggio, assegnatale al concorso di Patrizia Mirigliani dopo aver ascoltato la sua storia, una vicenda di forza e coraggio che ha emozionato, commosso e fatto riflettere.

“Indossare questa fascia nazionale è un privilegio che va oltre l’apparenza – spiega Alicya – non è soltanto un titolo, ma un simbolo che custodisce volti, emozioni e sogni. È la vicenda della resilienza, della forza, ma anche di quella fragilità che quando viene accolta diventa una risorsa. Questa fascia, Miss Coraggio, ha un significato speciale perché racconta anche la mia vita: sono cresciuta con mia mamma, mentre mio papà ci ha abbandonate. Ogni tanto tornava, ma quei ritorni non portavano serenità. Vederlo andare e venire distrugge a la mia stabilità emotiva, mi faceva sentire ancora più fragile, come se non fossi abbastanza per meritare il suo amore. Quel dolore mi accompagna ancora oggi. A 16 anni la vita mi ha messo davanti a un’altra dura prova: la scoperta di una massa al seno. Per una ragazza così giovane una notizia del genere è un macigno, mi sono chiusa in me stessa, convinta di essere incompresa nel mio dolore. Erano giorni di silenzi e paure che sembravano più grandi dei miei sogni, eppure da quell’esperienza ho scoperto la forza di potermi rialzare anche quando tutto sembrava crollare. Per questo sento che questa fascia mi si addice, perché è il riflesso di una storia di cadute e rinascite, il simbolo di un coraggio che non nasce dall’assenza di paura, ma dalla scelta quotidiana di non lasciarsene vincere. Arrivare in finale è la dimostrazione che ognuno ha un dono unico, anche nei momenti più difficili. Porterò questa fascia con gratitudine e con la certezza che la vera bellezza non è solo esteriore, ma autenticità è verità”.

Alicya studia moda e cultura d’impresa e sogna la grande fiction, dove vorrebbe interpretare ruoli da protagonista.

Mara Martellotta

“Savoia, l’albero genealogico e i protagonisti della Dinastia”

Uscito il libro  di Andrea Carnino e Pierangelo Calvo

È recentemente uscito insieme a La Stampa, lo scorso 9 settembre, il libro “Savoia, l’albero genealogico e i protagonisti della Dinastia”. Autori del volume sono Andrea Carnino e Pierangelo Calvo. La professoressa Bruna Bertolo, esperta in materia, ha curato la prefazione, mentre l’introduzione è di S.A.R. il Principe Sergio di Jugoslavia, figlio di S.A.R. la Principessa Reale Maria Pia di Savoia, figlia di Re Umberto II e della Regina Maria Josè. Il libro suddetto è un’opera unica nel suo genere, ogni capitolo è dedicato ad un sovrano, da Umberto I Biancamano, fondatore della dinastia, fino a Umberto II, ognuno con il proprio albero genealogico. I lettori potranno così scoprire attraverso i matrimoni contratti dai figli e dalle figlie dei monarchi i numerosi legami di parentela dei Savoia con le più importanti case reali e imperiali d’Europa. Un’apposita sezione è dedicata ai rami cadetti; chiude il tutto un grande albero genealogico che va dal Biancamano fino agli attuali esponenti del Casato.

Il volume, scritto in modo semplice, coniuga la piccola storia con la grande storia. Non si parla solo di Conti, Duchi e Re, ma anche delle loro residenze e del loro legame con fante piccole nobili famiglie legate ai nostri territori, come Provana e i comuni del Piemonte. Nel 1618, per esempio, il Duca di Savoia Carlo Emanuele I, per ottenere i fondi necessari alla retribuzione dell’esercito, mise in vendita le frazioni di Buttigliera, Uriola e Nicola, che volevano staccarsi da Avigliana. Esse furono acquistate da Giovanni Carron, il quale, il 25 aprile 1619, venne infeudato Signore di Buttigliera Alta. L’idea di questo volume è stata di Angelo Panassi, titolare della casa editrice Susalibri, il quale ha proposto a Pierangelo Calvo, vicepresidente dell’Associazione Internazionale Regina Elena ODV, nonché cultore di storia sabauda, di scrivere un libro sulla genealogia dei Savoia. Egli ha proposto ad Andrea Carnino, giornalista e divulgatore storico, di affiancarlo nella stesura di questo volume. Il libro è stato dedicato a tre importanti aristocratici deceduti: un napoletano, un romano e un piemontese, il Duca Don Giovanni de Giovanni Greuther di Santa Severina, il Barone Roberto Ventura e il Barone Guglielmo Guidobono Cavalchini Garofoli, e allo scrittore e giornalista Luciano Regolo.

Mara Martellotta

Germinale Monferrato Art Fest seconda edizione 

Ha avuto avvio la seconda edizione di Germinale Monferrato Art Fest, che si svolgerà fino al 12 ottobre prossimo tra le colline del basso Monferrato. Si tratta di una rassegna annuale di arte contemporanea itinerante e diffusa. Obiettivi dell’iniziativa, nata a Rinco di Montiglio dalla Quasi Fondazione Carlo Gloria, sono la promozione dell’arte e della cultura, la valorizzazione del territorio e del paesaggio tramite l’attivazione di progetti e percorsi dedicati all’arte contemporanea, che coinvolgono e mettono in rete 17 comuni tra le province di Asti e Alessandria. Ogni Comune rappresenta la tappa di un percorso articolato, ospitando diversi contenuti tra mostre, installazioni open air, residenze d’arte che trovano sedi in luoghi rappresentativi del territorio, sia dal punto di vista architettonico, turistico e produttivo, sia per il loro legame con la tradizione e l’eredità culturale locale. L’evento prende il nome dal settimo mese del calendario rivoluzionario francese, termine a sua volta tratto dal latino “germinalis”, con il significato del mese in cui germogliano le piante. Germinale reca nel suo nome l’idea di rinascita, germogli e nuove foglie, metafora più estesa una rinascita dei luoghi attraverso i vari linguaggi espressivi dell’arte contemporanea. Le sedi espositive sono chiese sconsacrate, castelli, costruzioni di pregio storico e architettonico e spazi dalla forte valenza simbolica, che diventano lo scenario perfetto in cui ambientare le opere d’arte contemporanea, contribuendo alla loro conoscenza, tutela e valorizzazione.

Il programma di spettacoli e performig arts, a cura di Casa degli Alfieri, animerà i giorni d’apertura dell’evento e le varie sedi durante tutto il periodo con varie caratteristiche : la macchina magnifica, ovvero la Corriera dell’Arte, accompagnerà in tour i visitatori a raggiungere le varie sedi di Germinale attraverso passeggiate poetiche ed esperienziali di teatro natura.

La seconda edizione di Germinale si radica attorno a un tema antico ma quanto mai attuale, l’Alimurgia. Questo termine, coniato nel Settecento dal medico fiorentino Giovanni Targioni Tozzetti, ormai dimenticato, indica la pratica di ricorrere a piante spontanee, selvatiche e commestibili come risorsa alimentare in tempi di carestia o povertà. Il medico scrisse un trattato rivolto non tanto agli studiosi quanto un manuale pratico di sopravvivenza, catalogando numerose piante e descrivendo come raccoglierle, cucinare e conservare. In un’epoca contrassegnata da crisi ecologiche, sociali ed economiche, l’alimurgia risuona oggi con nuova intensità, diventando metafora potente di resilienza, attenzione al territorio e recupero di saperi dimenticati. Germinake 2025 interpreta l’alimurgia non solo come suggestione botanica ma come chiave poetica e politica per leggere la contemporaneità. Invita a riflettere su ciò che cresce ai margini, a riconoscere ciò che è commestibile, distinguendo il nutriente dal tossico, fatto che implica una conoscenza rispettosa e profonda dell’ambiente. Allo stesso modo, la scelta delle opere che abitano quei luoghi richiede una cura simile, un ascolto reciproco tra spazio e creazione, tra contesto e visione.

Germinale Monferrato Art Festival – Quasi Fondazione Carlo Gloria, via Bava 28, Torino

Apertura: tutti i weekend dal 12/9 al 12/10 con orari di visita 10.30-19

Mara Martellotta