ilTorinese

Sciopero globale per il clima: in piazza contro la guerra anche a Torino

Erano più di  duemila le persone sono in corteo partite da piazza XVIII dicembre a Torino per lo sciopero globale per il clima di Fridays for future.

“Si tratta del primo sciopero per il clima del 2022 e cade in un momento molto particolare per l’Europa, nel mezzo di questo conflitto – dice all’Ansa Luca Sardo, responsabile torinese del movimento ambientalista – Con questo sciopero vogliamo sottolinaere le cause comuni tra la guerra in Ucraina e la crisi climatica”.

 

Di seguito pubblichiamo la nota di Fridays for Future

SCIOPERO GLOBALE PER IL CLIMA e contro la guerra dei combustibili fossili: PEOPLE NOT PROFIT

 

Oggi siamo scesi in piazza di nuovo in tutto il mondo, siamo presenti in tutti i continenti.

Questa volta stiamo scioperando per la pace e la giustizia climatica.

Non ci potrà essere pace né giustizia climatica, in nessuna parte del mondo, finché i nostri sistemi saranno legati ai combustibili fossili forniti da governi autoritari e dittature.

I paesi di tutto il mondo stanno finanziando questa guerra: l’Unione Europea ha pagato 15 miliardi di euro alla Russia dall’inizio della guerra in Ucraina, attraverso l’acquisto di combustibili fossili.

Guerra e crisi climatica sono strettamente legate: effetto serra vuol dire effetto guerra. Un pianeta più caldo di 2, 3, 4 gradi è un pianeta in cui saremo costretti a lottare per le scarse risorse rimaste e questo si vede già oggi nel Sahel, dove numerose guerre per l’acqua hanno originato conflitti che sono poi degenerati.

Non è mai stato così chiaro come ora che una transizione ecologica giusta è necessaria, ed è necessaria adesso. Questi tempi lasciano le persone prive di potere e di forze. Ma noi non ci arrendiamo. Per questo il 26 marzo ci uniremo al Collettivo di fabbrica ex-GKN a Firenze per insorgere insieme. Insieme a lavoratori che con la scusa della transizione ecologica sono stati licenziati, per motivi che in realtà hanno poco a vedere con il benessere del pianeta.
Dobbiamo fermare il ricatto ambiente-lavoro. Non si può indirizzare l’economia in senso ecosostenibile se contemporaneamente non si fermano le delocalizzazioni. Non si può sconfiggere il greenwashing senza una consapevolezza crescente nei luoghi di lavoro dei reali processi produttivi.

Vogliamo inoltre che si tenga conto del principio di giustizia climatica. I paesi del Nord del Mondo, i più responsabili di questa crisi, devono garantire dei risarcimenti climatici alle comunità più colpite che sono anche le meno responsabili. Questi risarcimenti fanno parte di un processo di giustizia in cui il potere politico tornerà alle persone e alle comunità locali. Dovranno essere concessi sotto forma di “finanziamenti”, e non di “prestiti”, e serviranno come risposta alle richieste delle comunità indigene ed emarginate; per restituire le terre alle comunità, dare risorse alle comunità più colpite affinché possano adattarsi e compensare i danni di questa crisi. Per una ridistribuzione della ricchezza globale, della tecnologia e dell’informazione, e del potere politico dal Nord globale al Sud globale e dall’alto al basso.

Da queste piazze nasce la speranza, si vede che le persone non si sono rassegnate al proprio destino. Un altro mondo è ancora possibile ma sta a noi costruirlo, partendo dalla pace e dalla giustizia, climatica e sociale.

Torneremo a invadere le strade, vi aspettiamo a Firenze domani, dalle 14:30 a piazza Vittorio Veneto

– per tutte le informazioni e i dettagli: https://fridaysforfutureitalia.it/25-marzo-2022-sciopero-globale-per-il-clima/

Foto di copertina: archivio il Torinese

Polis Policy è dedicata al tema “Come si sostiene chi perde il lavoro”

La terza sessione

‘Ripartire dalla persona. Solo il lavoro salverà l’Italia’. 

 

Polis Policy, Accademia di Alta Formazione, giunta quest’anno alla sua quinta edizione, promuove sabato 26 marzo, a partire dalle 10.30, la sua terza sessione annuale, dedicata a un tema quanto mai attuale, il lavoro.
Titolo di questa quinta edizione è “Ripartire dalla persona: solo il lavoro salverà l’Italia”. La terza sessione è incentrata sulla tematica “Come si sostiene chi perde il lavoro”.
Nella prima parte della sessione interverrà Maurizio Sacconi, già ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. Il dibattito sarà introdotto da Francesco Devicienti, Professore Ordinario di Economia Politica dell’Università degli Studi di Torino. A moderare sarà Emmanuele Massagli.
Nell’ambito della sessione pomeridiana denominata Agorà, che prenderà avvio dalle 14.30, interverranno Federica Deyme, Direttrice Agenzia Piemonte Lavoro, Giuseppe Gherzi, già direttore dell’Unione Industriale di Torino, e Arnaldo Carignano, dirigente Randstad Italia.
Di grande interesse anche la terza sezione della giornata di studi, dal titolo “Another Vision”, in cui verrà affrontato il tema del lavoro da un punto di vista innovativo. A moderare la sessione sarà il giornalista Andrea Donna che proporrà un video sul lavoro, dialogando con il dr. Moraglio.
L’Associazione che promuove l’Accademia di Alta Formazione Polis Policy è “Difendiamo il futuro”, la cui mission è quella di rispondere all’impellente esigenza di informazione culturale, economica, sociale e politica, attraverso l’organizzazione di convegni, seminari e workshop. In particolare da diversi anni promuove “Polis Policy”, un percorso che si snoda attraverso tre giornate di studio annuali di approfondimento, che affrontano i temi considerati più affascinanti e urgenti, oltre che più controversi, dell’attualità che si sta vivendo. Sono, nel corso dell’anno, tre sabati di vivo dibattito e interazione con importanti esponenti appartenenti al mondo dell’economia, della politica, della scienza, della storia e della cultura.

Mara Martellotta

Iscrizioni a segreteria@difendiamoilfuturo.it
01119373401

Canalis (Pd):”accompagnamento disabili, i fondi sono statali”

Abbiamo accolto con favore la decisione dell’Assessore Chiorino di istituire un nuovo capitolo di bilancio per potenziare le misure di accompagnamento al lavoro delle persone con disabilità, a partire dall’orientamento dalla terza superiore. E’ una buona notizia che incontra il sostegno convinto del Partito Democratico, che da sempre considera il lavoro come strada maestra per una vita indipendente e per l’inclusione sociale.

Tuttavia, è doveroso precisare che i 40 milioni aggiuntivi non sono fondi regionali, come aveva lasciato credere l’assessore Chiorino, ma fondi statali, frutto di un accordo con l’allora ministro Provenzano, che anticipò una quota del Fondo statale di sviluppo e coesione (FSC) per consentire alle Regioni di coprire le attività non ancora coperte dal Fondo Sociale Europeo 2021-27 (che non è ancora disponibile).

Nel bilancio di previsione 2022 i fondi regionali sull’accompagnamento al lavoro delle persone con disabilità sono circa 12 milioni, in linea con gli anni precedenti.

La Giunta Cirio non si intesti fondi di origine statale e piuttosto aumenti l’impegno regionale sull’inserimento lavorativo delle persone con disabilità.

Monica CANALIS – vice segretaria Pd Piemonte e consigliera regionale

Pasticcio di mais con pesce veloce del Grana, che delizia!

01 Aprile 2022 – Venerdì di Quaresima – Giorno  del Pesce

APPUNTAMENTO IN VALLE GRANA PER ASSAPORARE UN PIATTO UNICO : IL PASTICCIO DI MAIS CON PESCE VELOCE DEL GRANA
ovvero l’inedita “ Polenta Bastarda con Trota del Grana”

Correva , un tempo, il vezzo di alcuni ristoratori di nobilitare dei piatti nei loro menù con descrizioni altisonanti  di effetto.
La più nota di queste , anche perché resa famosa dal conosciutissimo cantautore Paolo Conte , citava così:  <Pesce  veloce del Baltico dice il menù . Che contorno ha?  -Torta di Mais  – e poi servono polenta e baccalà >.
Ironicamente questa frase divenne popolare, particolarmente nei nostri luoghi,  quando si commentava, specialmente il venerdì di quaresima , la quasi onnipresente polenta e merluzzo presente in tavola.
Di bocca in bocca a torta divenne pasticcio di mais e il pesce veloce del baltico rimase il pesce veloce del baltico.
L’associazione ristoratori della Valle Grana , in collaborazione con il consorzio del Bodi ed il progetto di sviluppo e promozione della tipica Polenta Bastarda, con il patrocinio dell’Unione Montana Valle Grana promuove , per il 01 aprile 2022, venerdì di quaresima , giorno dedicato al pesce il “ PASTICCIO DI MAIS CON PESCE VELOCE DEL GRANA”  ovvero Polenta  e Trota della Valle Grana. Una ghiotta preparazione , unica nel suo genere, a ricordo di quella celeberrima frase ma indirizzata alle produzioni tipiche del territorio.
Nel menù saranno presenti preparazioni con patate coltivate dai produttori del locale  Consorzio del Bodi.

Aderiscono all’iniziativa gastronomica i seguenti locali ( a cui chiedere utili info sui menù proposti):
Ristorante La Pace di Pradleves – tel.0171986126
Ristorante Aquila Nera – Monterosso Grana – tel. 017198752
La Meiro Castelmagno – tel.3662271614
Trattoria della Società Valgrana – tel.3479050585
Agripiola Lou Porti – tel.3290097484
Ristorante Leon d’Oro – Pradleves – tel. 0171986506

Ragazzino aggredito sul treno. La mamma ci scrive

Caro direttore,

le scrivo con la speranza di essere ascoltata, e che alcuni episodi non accadano più. Mio figlio, 14enne, ieri pomeriggio, tornando da scuola con alcuni compagni, sul treno Pinerolo Chivasso, intorno alle 17, è stato aggredito da un uomo sui 40 anni, visibilmente ubriaco, e con bottiglione di vino a seguito. Mio figlio è stato preso per la gola e spintonato senza alcun motivo da quest’essere. Lui ed i suoi compagni sono riusciti a scappare e a scendere alla prima fermata. Ho sporto denuncia sia ai Carabinieri di Nichelino, che alla polizia ferroviaria di Porta Susa, ho ovviamente accompagnato mio figlio in ospedale per farlo refertare, e a parte i battiti accelerati, e qualche graffio, c’è da sperare,che col passare del tempo non si verifichino attacchi di panico. Ora io mi chiedo: come è possibile che quest’essere sia riuscito a salire su quel treno visibilmente ubriaco econ il suo bottiglione di vino? Come è possibile che non ci siano controlli adeguati? E se quel tizio gli avesse rotto quella dannata bottiglia in testa? E se ci fosse stata una ragazzina da sola? Sono certa che la mia denuncia alle autorità non riesca ad avere nessun effetto nell’individuazione di quest’elemento, ma non possiamo permettere che accadano ancora queste cose su treni, bus ecc…,oltretutto alle 17 del pomeriggio. Non è accettabile pagare profumatamente abbonamenti e non aver nessuna sicurezza.

Lettera firmata

Cambiare modello energetico

 

La guerra in Ucraina ha fatto esplodere drammaticamente i prezzi dei combustibili usati per produrre l’energia indispensabile alla produzione (sistema economico) e alla vita (sistema famigliare).

 

In poche settimane gas, petrolio e carbone hanno fatto registrare crescite impensabili, con aumenti che in certe giornate hanno toccato il 20-30%, creando situazioni insostenibili proprio in una fase in cui il costo della vita era già in movimento a causa della forte ripresa dell’attività produttiva dopo le forti flessioni legate alla pandemia.
Il fenomeno colpisce tutti i Paesi del mondo, ma il nostro è in difficoltà enormi perché è praticamente privo di fonti energetiche nazionali, e dipende, in misura praticamente totalitaria, dalle forniture provenienti da Paesi stranieri (i vari produttori di petrolio e di gas che attualmente garantiscono l’erogazione dell’energia elettrica).
Se pensiamo alla situazione del nostro Paese rispetto a 60-70 anni fa, ci rendiamo immediatamente conto che le preoccupazioni sono fondate: durante il “boom economico” una parte consistente di energia era prodotta grazie al sistema idroelettrico, cioè dalle turbine azionate dalle condotte forzate legate ad un efficiente sistema di dighe. Energia “pulita”, niente inquinamento, niente dipendenza da paesi stranieri.
Ma la tumultuosa crescita della produzione industriale ha comportato la necessità di produrre energia ricorrendo alle cosiddette “fonti fossili” (carbone e soprattutto petrolio), con tutte le ricadute negative in termini ambientali.
Una fonte alternativa che sembrava potesse essere sviluppata era quella dell’energia nucleare, per la quale l’Italia si era attrezzata costruendo alcune centrali; ma il drammatico episodio di Cernobyl ha bloccato tutto, e un referendum popolare ha sancito l’uscita del nostro Paese dalla cerchia dei produttori. Nonostante nel corso dei decenni la tecnologia abbia consentito di costruire centrali di nuova generazione ad altissima sicurezza, l’ipotesi di cambiare strada è al momento politicamente impraticabile.
Che fare?
Siamo nelle mani dei nostri “vicini di casa” (francesi, svizzeri e sloveni ci vendono a caro prezzo elettricità prodotta dalle loro centrali nucleari, collocate a pochi chilometri dalle nostre frontiere…) o di Paesi lontani (arabi, russi, algerini) non sempre affidabili, come si constata in questi tristi giorni.
Purtroppo anche fonti “pulite” sono insufficienti a colmare il gap fra produzione nazionale e esigenze produttive: l’energia eolica (centrali che sfruttano il vento) e solare (centrali che sfruttano il sole) sono spesso ostacolate con motivazioni il più delle volte risibili, ma che quasi sempre riescono a bloccare o comunque rallentare la realizzazione.
Una fonte ancora più “pulita” e poco conosciuta è quella legata all’energia marina, assolutamente naturale e non inquinante. Alludiamo al moto ondoso, un “motore inesauribile” che, grazie al movimento di mari e oceani, può generare elettricità in quantità enorme.

Secondo l’ENEA sfruttare l’energia marina consentirebbe di ottenere 80.000 terawattore, una misura gigantesca (un Twh è pari a mille miliardi di watt) pari a ben cinque volte il fabbisogno annuale di energia elettrica del mondo intero.
E da qualche tempo l’industria italiana e alcune start up hanno iniziato ad avviare non solo studi teorici, ma anche impianti sperimentali che stanno dando ottimi risultati. Citiamo ad esempio il sistema ISWEC (Inertial Sea Wave Energy Converter), che converte l’energia delle onde marine in energia elettrica, sviluppato dall’ENI insieme a Wave for Energy S.r.l., spin-off del Politecnico di Torino. Il sistema è costituito da uno scafo galleggiante sigillato con al suo interno una coppia di sistemi giroscopici collegati ad altrettanti generatori. Le onde provocano il beccheggio dell’unità, ancorata al fondale, ma libera di muoversi e oscillare. Il beccheggio viene intercettato dai due sistemi giroscopici collegati a generatori che lo trasformano in energia elettrica. Una soluzione semplice, con un cuore d’alta tecnologia. Il primo impianto pilota è già attivo a Ravenna.
Un altro esempio è l’iniziativa creata da ENEA e Politecnico di Torino, che hanno messo a punto la versione 2.0 del PEWEC, un sistema low-cost di produzione di energia dal mare. Si tratta di un sistema galleggiante semicircolare da posizionare in mare aperto, in grado di produrre energia elettrica sfruttando l’oscillazione del dispositivo per effetto delle onde. L’installazione del PEWEC può arrivare a soddisfare del tutto il fabbisogno energetico di isole medio-piccole (in Italia sono oltre 50), che basano il proprio approvvigionamento di energia su impianti a combustibili fossili.
Anche all’estero studi e prototipi operativi non mancano: a Las Cruces, in Cile, è stato installato il primo convertitore di energia del moto ondoso dell’America Latina, grazie alla tecnologia italiana sviluppata da Enel. Si tratta di un’enorme boa alta circa 14 metri (chiamata boya generadora ) posta ad oltre un chilometro dalla costa, ancorata al fondale sabbioso che, grazie al movimento continuo del mare, si muove sul pelo dell’acqua salendo e scendendo, trasformando l’energia del moto ondoso in energia elettrica.
In Europa sono stati installati 11,3 MW di energia da moto ondoso, prevalentemente nel Nord Europa. Al largo di Orkney (Scozia), sono stati installati il dispositivo “Penguin” della finlandese Wello e il dispositivo svedese CorPower. Un altro produttore finlandese, AW-Energy, si sta attrezzando per esportare il suo Waveroller in tutto il mondo, dopo aver superato con successo i test in Portogallo.
L’Italia ha la fortuna di essere una penisola circondata da ben quattro mari, con decine di migliaia di coste lungo le quali le onde si muovono senza sosta…
Vogliamo provare a pensare a questa alternativa in maniera concreta, avviando subito un progetto di produzione di energia che sfrutta questa nostra invidiabile situazione?
Magari mettendo da parte, data l’urgenza di avere soluzioni alternative in tempi rapidi, burocrazia, carte da bollo, studi di fattibilità, comitati scientifici, pareri di enti, sovraintendenze, ministeri eccetera, capaci di insabbiare qualunque bella idea.
Un saggio proverbio aziendale ricorda che “Ogni problema di facile soluzione diventa insolubile dopo un sufficiente numero di riunioni…”; vogliamo per una volta tirare dritto senza inutili bla bla bla?

Gianluigi De Marchi

Per approfondire:
https://www.eni.com/it-IT/attivita/onde-mare-energia.html

Produrre energia elettrica dalle onde del mare: al via test sul prototipo di ENEA e Politecnico di Torino

 

Inchiesta sui conti Juventus, secretato il verbale di Dybala

Tre ore di colloquio  tra Paulo Dybala e i magistrati torinesi che indagano sui conti della Juve. Il verbale è stato secretato. Il giocatore sarebbe stato ascoltato in particolare sull’accordo relativo alla riduzione degli stipendi del marzo 2020, nel corso della prima ondata di Covid.

Covid-19 Sanzionati e chiusi circolo privato e minimarket

Martedì sera, personale della Polizia di Stato appartenente alla Divisione Amministrativa e Sociale della Questura di Torino ha proceduto ad un controllo presso un circolo privato sito in Torino, nel quartiere Borgo San Paolo.

All’interno del circolo era in atto una festa pubblicizzata nei giorni scorsi da alcune locandine.

Nel corso del controllo, gli operatori hanno riscontrato una serie di irregolarità amministrative, tra cui la mancata tenuta del registro delle presenze giornaliere dei soci – avventori, come disposto da ordinanza del Ministero della Salute.

In considerazione delle irregolarità rilevate, il presidente del circolo è stato sanzionato e il circolo è stato chiuso provvisoriamente per 3 giorni per impedire la prosecuzione o la reiterazione della violazione.

Nelle stesse ore, personale del Comm.to San Secondo, ha sottoposto a controllo un esercizio di vicinato di via Guido Reni: il dipendente identificato al suo interno non era in grado di esibire la necessaria certificazione verde, pertanto a lui è stata contestata una sanzione di 600 €, mentre  al titolare che ha consentito il suo accesso sul luogo di lavoro senza verificare, una di 800 €. In considerazione di ulteriori violazioni  della normativa volta al contrasto alla diffusione del COVID–19, il locale  è stato sottoposto a chiusura per 5 gg.

I ciliegi Suzuki colorano Torino: 30 nuovi alberi per il giardino Piredda

Da oggi la città di Torino ha un nuovo polmone verde presso il Giardino Piredda, pronto a profumare l’aria e a tingersi di bianco e rosa a ogni primavera.

Ieri pomeriggio alle ore 14, l’Assessore alla Cura della Città e al Verde Pubblico della Città di Torino, Francesco Tresso, e il Presidente di Suzuki Italia, Massimo Nalli, hanno messo a dimora l’ultimo dei 30 ciliegi giapponesi donati da Suzuki al capoluogo piemontese. Le piante sono state acquistate con i fondi raccolti durante il Suzuki Green Friday dello scorso 26 novembre. Suzuki si è impegnata a destinare parte del fatturato delle divisioni Auto, Moto e Marine all’acquisto di alberi e la scelta è caduta sui prunus yedoensis, con la volontà di farne omaggio alla Città di Torino, che da sempre ospita la sede di Suzuki Italia e ha legami storici col Giappone testimoniati dal gemellaggio con la città di Nagoya, presso i quartieri generale Suzuki di Hamamatsu, in Giappone.

I ciliegi verranno posizionati a completare i filari perimetrali degli alberi già presenti nel giardino Piredda, area verde di circa 25 mila mq compresa tra corso Rosselli, via Isonzo e via Issiglio, nel territorio della Circoscrizione 3.

Il Suzuki Green Friday ha permesso di piantare tanti splendidi ciliegi giapponesi anche in numerose altre zone d’Italia. I Concessionari della rete Suzuki hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa e, di concerto con Suzuki, hanno piantato almeno un ciliegio nelle loro città. Il bosco diffuso creato dalla rete ufficiale ha portato colori e fragranze dal “sapore” giapponese in molte città, dando loro una piccola boccata d’ossigeno con un abbattimento totale annuo stimato in più di 3500 kg di Co2.

“Ringrazio Suzuki Italia per questa donazione, testimonianza di un impegno concreto verso l’ambiente e di grande attenzione verso la nostra città” ha commentato l’assessore Francesco Tresso, che ha aggiunto: “I ciliegi andranno ad arricchire la varietà di alberi presenti nel giardino Piredda e i suoi frequentatori potranno godersi lo spettacolo della loro fioritura ad ogni primavera. È anche grazie all’attivazione di sinergie con partner privati come Suzuki che possiamo realizzare al meglio il nostro programma di azioni per la valorizzazione e la cura del verde pubblico, un bene prezioso e una grande risorsa della nostra città”.

“Ogni nostro atto determina il futuro del nostro pianeta, nel bene e nel male. Il contributo odierno di Suzuki, che con la tecnologia Suzuki Hybrid è protagonista della mobilità sostenibile, ci fa riflettere sugli sforzi da compiere ogni giorno per preservare l’ambiente e il pianeta in cui viviamo.” ha ricordato a margine dell’evento Massimo Nalli, Presidente di Suzuki Italia, che ha quindi aggiunto: “Fin dalla sua fondazione Suzuki si è data l’obiettivo di migliorare la vita dei suoi clienti e di contribuire a creare una società più prospera. Nel perseguire questo scopo, ispirandoci ai valori tradizionali della cultura giapponese, rispettiamo il pianeta, le regole e i principi che stanno alla base della convivenza civile. I fiori di ciliegio sono il simbolo di benessere, di armonia interiore e di equilibrio con l’universo che ci circonda”.

Il Piemonte accelera sul “porto a secco” in collegamento con Genova

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Il prossimo numero del Rapporto Nord Ovest del Sole 24 Ore  in edicola venerdì 25 marzo con Il Sole 24 Ore in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta dedica l’apertura alle zone logistiche semplificate con un focus su quella di Genova, istituita per legge nel 2018 dopo il crollo del ponte Morandi, che non è ancora stata attivata perché manca il commissario che deve essere indicato dal Governo. Le istituzioni locali, si legge sul Rapporto, hanno formulato un Piano di sviluppo strategico della Zls che è stato inviato alla presidenza del Consiglio. Gli spedizionieri genovesi hanno proposto la creazione di una Green logisctics valley nella Valpolcevera, e guardano, come esempio, ai successi della Zona agevolata di Barcellona. Il progetto di Spediporto fa parte del piano generale. Ma senza il commissario tutto resta al palo, mentre imprese estere e fondi internazionali fanno pressing per capire se e in che modo è possibile entrare e aprire filiali in una zona logistica con agevolazioni burocratiche, fiscali e doganali presso il più grande porto italiano. La Regione Liguria, ricorda al Rapporto Nord Ovest l’assessore allo Sviluppo economico Andrea Benveduti, «ha attivato i percorsi tecnici di propria competenza per avviare la Zls di Genova e la Zls porto e retroporto della Spezia». Il territorio spezzino, tramite l’Adsp, ha infatti, a sua volta, avviato un’istruttoria, per la costituzione di una Zls; e le Regioni Liguria ed Emilia-Romagna hanno rivolto un quesito al Governo circa la possibilità d’inserire nel perimetro della Zls alcuni territori emiliani che hanno relazioni portuali e logistiche con La Spezia e Ravenna.

 

La Zls di Genova, peraltro, lo dice la stessa legge costitutiva, può estendersi anche alle piattaforme logistiche di Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte che lavorano col porto.  E proprio il Piemonte sta lavorando per ampliare ulteriormente l’area che potrà godere dei benefici della Zls. Dalle prime sei località inserite nella norma del 2018, prevalentemente nell’Alessandrino, si arriva alla nuova mappa allargata del “porto a secco”, proposta al Governo dalla Regione Piemonte, che coinvolge 12 comuni, tra Alessandria, Asti e Cuneo, e due retroporti, il Sito di Orbassano e il Cim di Novara.