ilTorinese

“Joaquin Sorolla pittore di luce”, virtuosismi sotto il sole del Mediterraneo

Nelle sale di Palazzo Reale, a Milano, sino al 26 giugno

 

La luce, sopra ogni altra cosa. La luce che abbaglia, che riempie le stanze e i giardini e le spiagge di gioia, accecante e avvolgente, in alcuni tratti impressa violentemente, che colpisce con tagli diversi gli oggetti che incontra, che inonda, che si espande. “Pittore della luce” è l’immagine che accompagna quel nome, Sorolla – Joaquin Sorolla y Bastida – nella mostra, a cura di Micol Forti e Consuelo Luca de Tena, che Milano, nella sede di Palazzo Reale (dopo una precedente occasione, nel marzo 2012, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara), ha voluto dedicare, sino al 26 giugno, ad un grande artista – magnifico, a noi poco noto nonostante i rapporti e le frequentazioni italiani, non certo perché chiuso entro i confini di quella penisola sotto il cui sole era nato – spagnolo (nacque ne 1863, morì nel 1923), coprodotta dal Comune di Milano-Cultura e da CMS Cultura, realizzata in collaborazione con il Ministero della Cultura e lo Sport della Spagna, il Museo Sorolla e la Fundaciòn Museo Sorolla madrileni e altre prestigiose istituzioni museali pubbliche e private. “È stato un maestro di luce – sottolinea il sindaco Giuseppe Sala, nella presentazione in catalogo -, che nei suoi quadri ha l’intensità e il calore che risplende sui mari e nei cieli spagnoli. Grazie al suo virtuosismo cromatico, emergono dalla sua opera lampi di modernità che hanno innovato la pittura spagnola, aprendola alle nuove temperie artistiche affermatesi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento”.

Una pittura di gioia e di forte violenza, che già aveva spinto lo stesso Monet a definire il circa trentenne pittore di Valencia “un gaudente della luce”. Un artista che presto s’impegna a provare per schizzi, a frequentare corsi serali e che nel 1878, quindicenne, mette piede tra mille sacrifici all’Accademia di Belle Arti, lui orfano a soli due anni di entrambi i genitori e allevato con la sorella Eugenia in casa di una zia materna. Poi le opere di Velasquez al Prado che lo affascinano, e i concorsi e i primi premi, una borsa di studio nell’’85 per un soggiorno a Roma di tre anni, i viaggi a Venezia, a Pisa, a Napoli e a Firenze, sempre ad ammirare e studiare le opere dei Maestri, nello stesso anno per la prima volta a Parigi. Parigi ricca di stimoli e di idee, di fermenti non soltanto artistici ma pure sociali, una Parigi che vede in quello stesso anno la grande retrospettiva dedicata a Delacroix e la pubblicazione di “Germinal” di Zola, una città lambita dalle diverse angolazioni della pittura impressionista che lo spinge, lui poco più che ventenne, a ricercare l’indirizzo e l’esattezza e il tono definitivo della propria arte. Ci ritornerà nel 1900, in occasione della Esposizione Universale, per esporre – dopo lunghi ripensamenti – “Triste eredità”, un successo inimmaginato che gli frutterà l’ambitissimo “Grand Prix” e che gli aprirà le porte delle prestigiose gallerie d’arte della capitale francese e di gran parte dell’Europa.

Una immagine forte e “sgradevole”, la comunione della bellezza del mare rappresentato en plein air secondo un imperativo che il pittore fece suo per tutta la vita e un “soggetto emotivamente e socialmente carico”, un folto gruppo di bambini, i piccoli corpi nudi colpiti dalla luce del sole, poliomielitici, rachitici, storpi, ciechi, rudimentali bastoni a reggerne alcuni, che un Fratello del vicino Ospedale dell’Ordine di San Giovanni di Dio ha accompagnato un giorno sulla spiaggia di Malvarrosa, vicino Valencia. Il titolo originale doveva essere “I figli del piacere” – all’epoca simili ragazzi erano ritenuti il frutto di esistenze rovinate da vizi e alcol -, dipinto l’anno precedente, titolo mutato su consiglio dell’amico Vicente Blasco Ibànez, repubblicano e socialista convinto, uomo d’intensa attività politica, che già aveva dato alle stampe vari romanzi nelle cui pagine aveva descritto le miserie dei pescatori e dei contadini valenciani, che spingeva l’artista a guardare con occhio sempre più critico e intenso ad una società malata e colpevole, povertà e prostituzione non ultimi peccati. Nasce “Giorno felice” (o “Ritorno dalla prima comunione”, 1892) per l’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Madrid, il miserevole ambiente di una baracca sulla spiaggia di Valencia, un nonno cieco e una nipotina che lo ossequia con un bacio sulla mano, appena tornata dalla prima comunione, l’abito bianco e la luce del sole che filtra tra le assi in cattivo stato senza toccare minimamente i personaggi in primo piano mentre forse un lembo di speranza è dato da quell’apertura sulla spiaggia carica di sole, il mare sullo sfondo. Nasce soprattutto “La tratta delle bianche” (1894), quattro povere prostitute, addormentate e chiuse nei loro scialli a riscaldarsi come possono, tutte in giovane età, pochi bagagli in primo piano, trasportate all’interno di un vagone ferroviario sotto l’occhio di una vecchia sorvegliante: il passaggio da un luogo di lavoro ad un altro, triste pratica diffusa all’epoca, un’opera di estremo realismo, le pareti del claustrofobico, soffocante vagone a far da confine con il mondo, la dolcezza triste dei visi, una tela dai colori cupi, dove il solo rosa di una gonna sembra portare con sé un sottile senso di leggerezza, una tela che racchiude un’intera narrazione, un passato e un futuro, l’esistenza delle vittime, una struggente emozione assai potente.

La luce torna a inondare “Cucendo la vela” (1896, con grande felicità degli organizzatori l’artista accetterà di presentarla alla Biennale veneziana del 1905), lo sguardo del pittore pronto a catturare nell’immediatezza le scene che gli cadono sotto gli occhi. Qui un gruppo di donne, i visi aperti al sorriso, due uomini in secondo piano, in un momento di pausa della pesca rammendano quelle parti che le tempeste possono aver rovinato. È un’allegria quella vela, i grumi di luce buttati qua e là e le brevi piccole quasi impercettibili ombre (qualcuno ha parlato di “latente luminosità delle ombre”), l’esplosione del tessuto, le pieghe e l’arruffarsi vaporoso; è un’allegria la tavolozza di colori e le pennellate vigorose, il sole che passa attraverso e i giochi cromatici impressi sulla tela, la gioia sincera del lavoro, è un’allegria quella distesa di piante e di fiori che occupano gran parte dell’interno, come nel “Giorno felice” ancora un pezzo di mare e di cieli azzurri sullo sfondo, anche ad aprire un varco al cambiamento. È un’allegria tutto quel bianco che riempie le spiagge nella quotidianità delle gite o dei soggiorni di Clotilde, la moglie di Sorolla, e dei loro figli (“Istantanea, Biarritz”, 1906, lei con una piccola Kodak tra le mani a riprendere gli attimi più preziosi, anche qui pennellate rapide e la materia del colore che s’imprime prezioso sulla tela, pennellate “sfrangiate” che stringono forte il personaggio e lo sfondo), l’incedere di Maria, la figlia maggiore, sulla spiaggia, mentre i raggi del sole colpiscono lo schiumeggiare della riva, gli abiti immacolati secondo le leggi della moda (“Antonio Garcia”, 1909). Il bianco, il dilagare del colore, di questo colore, diviene predominante, allontana la necessità, come era in passato, di dare tratti esatti ai volti. Ne nascono capolavori come “Sotto la tenda, la spiaggia di Zarauz” (1910), un tripudio di sole e di ombre, di vesti e di ombrellini e di cappelli di paglia, adagiati sull’aranciato della sabbia; o come “La siesta” (1911), dove l’artista ritrae la famiglia al completo nel riposo di un pomeriggio, solo l’abito di Clotilde spruzzato di un tenue rosato, immersi tutti nella forte, compatta macchia fatta di verde e di giallo che li circonda.

Anche l’interesse per la luce e i colori dei giardini colpisce inevitabilmente la pittura di Joaquin Sorolla, siano essi giardini privati o quelli dell’Alcazar di Siviglia o dell’Alhambra di Granada (sia quello della grande casa che il pittore s’era fatto costruire nel 1911 dall’architetto Enrique Marìa Repullés a Madrid, a racchiudere le aree di abitazione e di lavoro), un susseguirsi di archi e portali e distese di fiori che si riflettono in fresche vasche d’acqua. Mentre il successo europeo s’ingigantisce; mentre affida la propria arte ai ritratti (“l’anima di un ritratto è impalpabile e sfuggente e deve essere colta dal pittore con maggiore precisione e rapidità di quella che serve per rendere la tinta di una nube o il riflesso della luce su un’onda che si frange”, ebbe a sottolineare Sorolla), al chiuso di una sala o all’aperto, come quello newyorkese, esuberante, “grandioso”, di Louis Comfort Tiffany, ancora un signore in abito bianco, la tavolozza in mano e la tela davanti, inondato alle sue spalle di una quantità inverosimile di fiori, dai più svariati colori, ancora offerti con pennellate calde e ampie, robuste e concrete; mentre lega la propria arte allo studio del mondo greco (in Grecia non metterà mai piede ma subirà il completo fascino dei fregi del Partenone durante un suo soggiorno londinese, in occasione di una personale nel 1908 alle Grafton Gallieries) e romano (in passato, duranti gli anni del suo apprendistato, la possibilità di studiare l’antichità della capitale), ricavandone calde suggestioni nella composizione e nel gusto per le figure monumentali – basterebbe il solo esempio della “Veste rosa” (1916), “uno dei migliori che abbia mai realizzato”, due donne colte dopo il bagno, al riparo all’interno di una cabina dei raggi del sole che provengono dalla spiaggia attraverso i legni sconnessi, il corpo della ragazza bruna con indosso una veste rosata che aderisce con sensualità, a rappresentare in perfetto esempio statue antiche dal panneggio bagnato; in questo momento di nuovi lavori e di idee da sviluppare, fondamentale è l’incontro con il mecenate americano Archer Milton Huntington, appassionato di arte e scultura spagnole e fondatore nel 1904 dell’Hispanic Society of America di New York. L’uomo ha conosciuto l’arte di Sorolla a Londra, ne è rimasto entusiasta: la mostra nell’Upper Manhattan ottiene un successo senza precedenti e viene replicata con altrettanta affluenza di spettatori e di acquirenti a Boston e a Buffalo, due anni più tardi a Chicago e Saint Louis. Tra il 1910 e il 1911 Sorolla accetta una committenza straordinaria da parte di Huntington, un lavoro che assorbirà gran parte delle sue forze negli ultimi anni della vita: il ciclo “Visione della Spagna”, pannelli a olio di tre metri e mezzo d’altezza per una lunghezza complessiva di 70 metri, che lo vedrà impegnato sino al 1919 e per il quale l’artista si vedrà costretto a viaggiare e a documentare i costumi e l’umanità delle varie realtà del paese, i paesaggi e gli abiti tipici e i visi e il folklore.

L’ultima immagine di Joaquin Sorolla è quel giardino di casa sua, tanto desiderato, ancora un’occasione perché ogni colore trovi la propria esplosione, perché le luci e le ombre s’imprimano ancora una volta, perché ogni angolo prenda vita, i vasi di gerani, il roseto, i colonnati, lo stagno, le buganvillee che tutto invadono. Tra quelle visioni, le ultime, il pittore nel 1920 verrà colpito da quell’ictus che lo terrà lontano dal suo lavoro e che tre anni dopo, il 10 agosto 1923, lo porterà alla morte. Tra le ultime tele di Sorolla, “Giardino di casa Sorolla con sedia vuota”, le ombre e le luci che filtrano attraverso l’intricarsi delle foglie, i ricami sul terreno e sulla casa sullo sfondo. Consuelo Luca de Tena ricorda: “La poltrona di vimini su cui Sorolla siede in tante fotografie, mentre chiacchiera o dipinge, è vuota. Come un commiato.”

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, nell’ordine: “Istantanea, Biarritz”, 1906, olio su tela, Madrid Museo Sorolla; “Cucendo la tela”, 1896, olio su tela, Galleria Int. d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, Venezia; “Tratta delle bianche”, 1894, olio su tela, Madrid Casa Sorolla; “Triste eredità”, 1899, olio su tela, Colleciòn Fundaciòn Bancaja, Valencia; “Sotto alla tenda, la spiaggia di Zarauz”, 1910, olio su tela, Madrid Museo Sorolla; “Giardino di casa Sorolla”, 1918-1919, olio su tela, Madrid Museo Sorolla; “Ritratto di Louis Comfort Tiffany”, 1911, olio su tela, The Hispanic Society of America, New York.

Autostrade, uno spiraglio (temporaneo) nelle difficoltà di collegamento tra Piemonte e Liguria

Si apre uno spiraglio (temporaneo) nelle difficoltà di collegamento tra la Liguria ed il Piemonte, che molti problemi stanno avendo gli automobilisti che si accingono ad affrontare il viaggio nei due sensi per via dei diversi cantieri aperti.

Sono state accolte, infatti, le richieste della Regione Liguria per garantire dal pomeriggio di mercoledì 13 aprile e fino a domenica 8 maggio la rimozione dei cantieri su tutta la tratta di competenza di Aspi. Anche sulle altre tratte – da Sestri Levante fino alla Toscana, da Savona al confine francese e da Savona a Torino – il periodo pasquale sarà caratterizzato dalla rimozione della gran parte dei cantieri e, laddove non possibile, da un loro alleggerimento per favorire il flusso veicolare nelle direzioni di maggior traffico in arrivo e in uscita dalla Liguria. A fronte di questo piano condiviso con il ministero e Anci, dobbiamo però essere tutti consapevoli che le prossime settimane fino al 13 aprile saranno assolutamente complesse e difficili, con lavori e scambi di carreggiata anche molto impattanti sul traffico”. Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e l’assessore alle Infrastrutture Giacomo Giampedrone, al termine della riunione odierna del tavolo tecnico di confronto con i rappresentanti del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, di Anci insieme ad Anas e alle concessionarie autostradali.
“Rispetto all’ultima riunione della scorsa settimana – aggiunge Giampedrone – il quadro di alleggerimenti è ulteriormente migliorato, per andare incontro alle esigenze del territorio e alle sollecitazioni che avevamo posto come Regione. Concluso il periodo pasquale di stop, dal week end successivo inizierà il piano estivo con lo smontaggio dei cantieri dalle 14 del venerdì alle 12 del lunedì successivo, applicato in modo sostanzialmente omogeneo da tutti i concessionari ad eccezione di alcuni casi, marginali, di lavorazioni inamovibili”.
Tra i cantieri più impattanti, fino al 13 aprile sono previsti diversi scambi di carreggiata che impatteranno sul traffico sulla A26 e sulla A10 fino a Ventimiglia. Anche sulla A6 Savona Torino proseguiranno le lavorazioni in atto, in particolare tra Savona e Altare fino al periodo pasquale.
Il tavolo tecnico tornerà a riunirsi intorno a metà maggio.

Massimo Iaretti

Maria Adelaide d’Asburgo Lorena: “Un angelo sul trono di Sardegna”

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Venerdì 1° aprile, primo incontro di approfondimento

Scrisse di lei Costanza d’Azeglio, scrittrice, animatrice di salotti frequentati da vari patrioti (fra cui Cavour e Pellico) e sposa di Roberto Taparelli d’Azeglio, fratello di Luigi e del più celebre Massimo: “Principessa che tutti ammiravano per la sua bellezza e che conquistava i cuori per qualche cosa di angelico negli sguardi, nei gesti e nelle parole che ne rivelavano l’animo”. Profondamente colta, caritatevole e devotissima alla Vergine Consolata (all’interno del Santuario un grande monumento in marmo bianco di Carrara opera di Vincenzo Vela, la raffigura inginocchiata al fianco della suocera Maria Teresa mentre il Comune di Torino le dedicò la piccola via a fianco dello stesso Santuario) a Maria Adelaide d’Asburgo Lorena – passata alla storia come la “non regina d’Italia”, in quanto sposa di Vittorio Emanuele II che divenne Re d’Italia solo nel 1861, sei anni dopo la sua prematura scomparsa, a soli 32 anni – la “Palazzina di Caccia” di Stupinigi dedica una mostra di grande interesse in occasione del bicentenario della nascita. L’esposizione (inaugurata lo scorso 25 marzo), organizzata dal “Centro Studi Vittorio Emanuele II”, è allestita nella “Galleria di Ponente” e rientra nel percorso di visita alla Palazzina, dove potrà essere visitata fino a domenica 1° maggio. In mostra troviamo oggetti, fotografie storiche, abiti, a cui si affiancano gli approfondimenti a cura di Maura Aimar con il “Centro Studi Principe Oddone”. In particolare, venerdì 1° maggio si terrà il primo approfondimento (obbligatoria la prenotazione)  dal titolo “Maria Adelaide: famiglia e figli” in cui si racconterà attraverso curiosità e aneddoti, la vita di Maria Adelaide e del suo matrimonio con Vittorio Emanuele II da cui nacquero otto figli: la primogenita Maria Clotilde, serva di Dio (la “santa” di Moncalieri); Umberto I Re d’Italia dal 1878 al 1900 (ucciso a Monza, il 29 luglio); Amedeo I Re di Spagna; Oddone Eugenio, nato con una grave malattia genetica e posto ai margini della vita di corte di casa Savoia; Maria Pia, regina del Portogallo dal 1862 al 1889 e altri morti in tenera età. Figlia secondogenita dell’arciduca Ranieri d’Asburgo (viceré del Lombardo-Veneto) e di Maria Elisabetta di Savoia-Carignano, sorella di re Carlo Alberto, Maria Adelaide nacque a Milano il 3 giugno 1822. Adele, come veniva chiamata in famiglia, ricevette un’ottima educazione, studiò diverse lingue, amava la lettura, ricamare e lavorare a maglia, ma anche – si dice – ballare. Come era consuetudine nella case regnanti, fu destinata, insieme alle sorelle, al matrimonio col cugino principe Vittorio Emanuele che, come allora si vociferava, avrebbe preferito la sorella maggiore Maria Carolina. Nell’agosto del 1840 fu organizzato a Racconigi l’incontro. Il fidanzamento, a causa di una lunga negoziazione, durò due anni. Il matrimonio fu celebrato a Stupinigi il 12 aprile 1842. Alcune curiosità: il suocero Carlo Alberto era anche suo zio, fratello della madre. La suocera, Maria Teresa d’Asburgo-Toscana, era anche sua cugina di primo grado. Maria Adelaide era inoltre pronipote di Maria Antonietta, ultima regina di Francia. Nel 1849, dopo l’abdicazione del suocero, Maria Adelaide divenne regina di Sardegna. Gentile e premurosa, adempì sempre con scrupolo ai doveri di sovrana, anche se il marito, pur stimandola, la tradiva ripetutamente, in particolare con Rosa Vercellana, la “Bela Rosin”, che poi, rimasto vedovo, sposò morganaticamente. Mite e remissiva, Maria Adelaide soffrì in silenzio, sostenuta da una fede profonda e dedicandosi all’educazione dei figli e alle opere di carità. Le continue gravidanze ne minarono in pochi anni il fisico. L’8 gennaio 1855, alla sua ottava tormentata gravidanza, diede alla luce un figlio che ebbe pochi mesi di vita. Qualche mese prima era morto, a tre anni, un altro figlio. Tutto ciò la minò profondamente nel fisico, finché un’ improvvisa e violenta gastroenterite la colpì – era il 16 gennaio – mentre in carrozza rientrava a palazzo dopo aver assistito al funerale della suocera che per lei era stata quasi una madre. Morì, assistita dal marito, il 20 gennaio 1855. Il funerale fu celebrato nella Chiesa di San Lorenzo, e fu poi sepolta nella Basilica di Superga.

  1. m.

“Maria Adelaide d’Asburgo Lorena”

Palazzina di Caccia, piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (Torino); tel. 011/6200634 o www.ordinemauriziano.it

Fino al 1° maggio

Orari: dal mart. alla dom. ore 10/17,30

Nelle foto:

–       “Vittorio Emanuele II e Maria Adelaide” (Gruppo Storico del Pozzo della Cisterna di Reano)

–       “Maria Adelaide d’Asburgo Lorena”

 

In mostra i migliori vivai d’Italia, a Stupinigi arriva Floreal

ANTEPRIMA FLOREAL: ALLA PALAZZINA DI CACCIA  DUE GIORNI DI FIORI, CULTURA GREEN E TANTA BELLEZZA

 

Sabato 2 e domenica 3 aprile 2022

 

ANTEPRIMA FLOREAL – In mostra i migliori vivai d’Italia è l’anticipazione di primavera, ricca di fiori e colori, della II edizione d’autunno di FLOREAL, storica mostra florovivaistica torinese ormai fra le principali d’Italia, per quantità e qualità di espositori.

Attesi i migliori 35 vivai selezionati dalla “Guida ai Vivai d’Italia”, edita da Add Editore e curata da Giustino Ballato e Rossella Vayr. L’unica roadmap ai vivai della Penisola oggi esistente, in un affascinante viaggio nel verde di 300 vivai d’Italia, per scoprire storie, curiosità e conoscere le diverse tipologie di piante che li contraddistinguono, e acquistabile nei giorni della manifestazione.

Due giorni per celebrare la bellezza dell’arrivo della primavera: orchidee, peonie, rose, bonsai, cactus e anche veri gioielli da collezione con le varietà di viola “Cool Wave” e le “Radiance”, ma anche verbene, petunie e piante aromatiche e medicinali. Un tripudio di fiori, verde e natura, nel segno della sostenibilità e del rapporto sempre più importante fra uomo e piante nei giardini della magnifica residenza Sabauda settecentesca della Palazzina di Caccia di Stupinigi, Patrimonio Unesco situato alle porte di Torino.

 

Novità di quest’anno, all’insegna della qualità della manifestazione che cresce di anno in anno, è la presentazione di FLOR Academy, una scuola per ogni coltivatore di piante, con la possibilità di confrontarsi con i migliori esperti d’Italia che, oltre ad esporre le proprie piante, organizzeranno workshop, approfondimenti, laboratori e lezioni, per tutti i visitatori della mostra-mercato.

Un momento dedicato volto a informare, divulgare e promuovere la cultura e la conoscenza delle piante in ambito green, con particolare attenzione alla sostenibilità e all’ambiente.

 

Un intero week end all’insegna della valorizzazione dell’eccellenza, quindi, in presenza della top list degli esperti vivaisti per inondare di profumo e colori gli scenografici giardini della Palazzina di Caccia di Stupinigi, fra tante nuove attività e laboratori che ruotano intorno all’evento, fra cui sabato dalle 15 alle 17 un evento dedicato ai più piccoli e le loro famiglie, con il laboratorio a cura di Agroinnova, per imparare a conoscere e riconoscere i semi che danno vita alla pianta.

Alle ore 18, per i più grandi è invece in programma una ‘Flower Hour’ all’orario dell’aperitivo, in compagnia di Gramaglia. Dall’arquebuse al vermouth, fra erbe e liquoristica, una panoramica dell’apporto aromatico delle piante impegnate nella produzione di liquori, amari, vermouth e anche alcuni distillati.

Fra i tanti appuntamenti, nella giornata di domenica, da non perdere il laboratorio ADIPA per adulti e piccini a cura dell’illustratrice Rossana Bossù e tratto dal libro “Come un albero”, con un parallelismo fra albero e ritratto e analogie legate alle illustrazioni.

Per due giorni sarà inoltre possibile ricevere in ogni momento suggerimenti per le proprie piante, con i preziosi consigli di Giampiero del vivaio Isola Larga.

 

Un’occasione unica per trascorrere un week-end all’aria aperta con tutta la famiglia ed immergersi nella bellezza della natura, con la possibilità di visitare anche la splendida Palazzina di Caccia di Stupinigi, che in questi giorni ospita in contemporanea due grandi mostre internazionali, prodotte da NEXT EXHIBITION. Nelle antiche cucine il legame indissolubile uomo-animale con “STEVE McCURRY – Animals”; in Citroniera di Ponente “FRIDA KAHLO – Through the Lens of Nickolas Muray”. Frida, icona dei tempi, che fece dei fiori e dei colori sua immensa passione, come si potrà vedere nelle sue fotografie più iconiche. Per il grande afflusso di pubblico in mostra nel fine settimana, si consiglia, per evitare code, la prenotazione biglietti sui siti ufficiali www.mostramccurry.com e www.fridatorino.it

 

L’accesso ad ANTEPRIMA FLOREAL è consentito con green pass, secondo le normative che saranno vigenti al momento della manifestazione. Il programma completo è on line sul sito www.orticolapiemonte.it e su Facebook.

www.orticolapiemonte.it

 

PROGRAMMA COMPLETO DI ANTEPRIMA FLOREAL ON LINE SUL SITO ORTICOLA PIEMONTE E SU FACEBOOK

 

Informazioni utili

 

SITO ORTICOLA PIEMONTE: www.orticolapiemonte.it

FACEBOOK: www.facebook.com/FLOR.di.ORTICOLA.PIEMONTE

 

ANTEPRIMA FLOREAL si svolgerà dal 2 al 3 aprile dalle h. 10 alle 19, presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi.

 

L’accesso è consentito con green pass, secondo le normative che saranno vigenti al momento della manifestazione. L’ingresso è di 5 euro (6 euro in prevendita, maggiori informazioni al sito www.orticolapiemonte.it). L’incasso sarà devoluto come contributo al progetto di riforestazione urbana FORESTOPIA.

 

ANTEPRIMA FLOREAL è organizzata dall’Associazione Società Orticola del Piemonte (www.orticolapiemonte.it) in collaborazione con Fondazione Ordine Mauriziano, Associazione Stupinigi è. Ha ottenuto il patrocinio di Regione Piemonte, Città di Nichelino, Distretto Reale di Stupinigi.

www.orticolapiemonte.it

Allontanamento zero, Canalis (Pd): il no della Città Metropolitana

Ora la Giunta Cirio dia ascolto ai territori e ritiri questa proposta divisiva che mette a rischio la tutela dei minori.

Il Consiglio della Città Metropolitana di Torino nella seduta del 30 marzo ha approvato a maggioranza (12 voti su 18) un Ordine del Giorno a prima firma Schillaci di contrarietà al Disegno di Legge regionale “Allontanamento zero”.

La presa di posizione contraria di questo ente che rappresenta 2,2 milioni di abitanti, più di metà del Piemonte, si aggiunge a quella di molti Comuni: Torino, Cuneo, Verbania, Moncalieri, Collegno, Settimo, Grugliasco, Pinerolo, Chieri, Savigliano, Bra, Saluzzo, Rivalta, Piossasco, San Mauro, Alpignano, Rivarolo, Santena, Druento, Bruino, Cumiana, None, Strambino, Sant’Antonino, Airasca, Piobesi, Nomaglio, Massello, Rueglio, Lauriano, Baveno, Castelletto Ticino, Vigliano Biellese, Valdilana, Calamandrana. Molti altri comuni hanno depositato un ordine del giorno di contrarietà e lo approveranno al primo Consiglio utile.

Come può il Presidente Cirio ignorare questo appello dei territori, che ha carattere civico e non solo politico?

Oltre alla voce preoccupata delle istituzioni, si sta levando quella della società civile: le associazioni di famiglie affidatarie, quasi 100 docenti universitari, i sindacati, gli ordini professionali, i magistrati e le camere minorili, molti esponenti ecclesiastici. Non lasciamoli inascoltati come è accaduto per la legge regionale sul Gioco d’Azzardo Patologico.

Ogni bambino ucciso o maltrattato è un fallimento della società. Ecco perché in Piemonte è sbagliato parlare di “allontanamento zero”. Tante piccole vittime di infanticidio sarebbero vive e tanti bambini e ragazzi sarebbero cresciuti in un contesto sereno, se i servizi fossero stati messi in condizione di intervenire in tempo. Potenziamo i progetti e i servizi, per garantire un maggior accompagnamento alle famiglie fragili, ma anche per garantire, come extrema ratio, gli allontanamenti dei minori dalla famiglia, laddove sia necessario.

Sulla tutela dei minori dovremmo unirci e non dividerci, per questo chiediamo di ritirare un testo così divisivo e di avviare un tavolo di lavoro bipartisan per redigere invece un Piano per l’Infanzia e l’Adolescenza in Piemonte, che metta nuove risorse e investa sui servizi.

Monica CANALIS – vice segretaria Pd Piemonte e consigliera regionale

Travolto da palo della luce, è grave in ospedale

DAL PIEMONTE / Un vecchio palo in legno della luce a Ovada è crollato e ha travolto un uomo di 77 anni. Il pensionato è stato trasferito  all’ospedale di Alessandria in codice rosso, per trauma da schiacciamento. L’uomo stava spostando alcuni tronchi d’albero, nell’ambito dell’intervento di pulizia della fascia di rispetto tra l’ autostrada e ferrovia. Un tronco ha urtato il palo ormai malandato che cadendo ha travolto il pensionato.

La Rocca di Arignano, cena di beneficenza per l’Ucraina con Women in Coffee

Giovedì 7 aprile alle ore 20, nella Locanda della Rocca di Arignano, si terrà una cena benefica per l’Ucraina a tema caffè, curata dall’executive chef Fabio Sgrò e organizzata in collaborazione con Caffè Vergnano e l’azienda vitivinicola Tenuta Tamburnin.

Parte del ricavato della serata andrà nelle casse della Croce Rossa e tutti i commensali riceveranno, come omaggio simbolico, una confezione contenente una tazzina da caffè della Linea Women in Coffee, progetto di sostenibilità sociale di Caffè Vergnano, e una lattina di caffè della linea Pink Collection.
“Dopo aver collaborato in occasione della mostra Arte è donna di inizio marzo, nella quale Caffè Vergnano aveva illustrato il proprio progetto Women in Coffee, siamo molto felici di poter collaborare nuovamente con l’azienda, per un progetto di questo genere” ha dichiarato la direttrice della Scuola di Cucina e proprietaria insieme al marito Luca Veronelli, della Rocca di Arignano, Elsa Panini, che poi aggiunge “nello specifico la serata e l’iniziativa nascono dal desiderio di fare qualcosa di concreto per aiutare chi è meno fortunato di noi, chi, suo malgrado, è finito all’interno di un conflitto al quale nessuno mai avrebbe voluto assistere”.
“Women in Coffee nasce da un sogno, il mio sogno, quello di supportare le donne coltivatrici di caffè in tutto il mondo” ha dichiarato la CEO di Caffè Vergnano, Carolina Vergnano. “Oltre a questo obiettivo virtuoso, Women in Coffee è diventato un contenitore più ampio che porta avanti messaggi legati all’empowerment, all’inclusione e alla comunione che oggi più che mai sono drammaticamente attuali. Women in Coffee, nel suo piccolo, si schiera al fianco delle donne ucraine per aiutarle a vivere e superare un momento buio del nostro tempo affinché tutto questo cessi il prima possibile e dalla storia si impari a fare meglio”.

I quattro piatti pensati per la cena – dall’antipasto al dolce – sono stati tutti costruiti dallo chef Fabio Sgrò intorno al caffè dell’azienda chierese. Si parte dalla Quaglia scottata, insalatina di erbe spontanee e sedano e perle di caffè, “in cui il caffè che va ad aromatizzare il fondo di quaglia contrasta la dolcezza delle erbe e della carne”, si continua con gli Gnocchi arrostiti croccanti con fave crude e mousseline di cipolla e caffè, “in cui quest’ultimo va ad aromatizzare una zuppa di cipolle, insieme all’aceto”, si prosegue con il Petto d’anatra, radici e salsa al pane profumata al caffè, “dove la salsa viene realizzata con pane raffermo prodotto con lievito madre e fondo aromatizzato al caffè”, e si termina con un Parfait alla liquirizia e tuile croccante al caffè, “piatto nel quale il caffè è presente nella sottilissima tuile, quasi dello spessore di un’ostia, assieme all’alga nori”.
Tutti i piatti saranno abbinati ai vini di Tenuta Tamburnin, azienda vitivinicola situata a Castelnuovo Don Bosco, nell’astigiano, che possiede 9 ettari di terreno a un’altitudine di circa 300 m.s.l.m., dove vengono coltivati i vitigni locali Freisa, Malvasia, Bonarda, Barbera e Nebbiolo e gli internazionali Chardonnay, Sauvignon Blanc e Merlot. La cena avrà un prezzo di 70 € e parte del ricavato sarà devoluto alla causa dell’Ucraina, attraverso l’importante e fondamentale contributo di Women in Coffee e della Croce Rossa.
Due sono le modalità di prenotazione possibili per la cena: telefonare al +39 011 4031511 o inviare una mail all’indirizzo info@roccadiarignano.it.

La meraviglia del “Camelieto” al Castello di Miradolo

La “Fondazione Cosso” presenta il progetto di recupero e salvaguardia di oltre cento esemplari di una pianta fra le più raffinate, riscoperta in Italia solo alla metà del Novecento

Sabato 2 aprile, ore 14,30

San Secondo di Pinerolo (Torino)

Della famiglia delle “Theaceae”, la camelia è originaria delle zone tropicali dell’Asia e il nome, scelto nel ‘700 dal medico e botanico svedese Linneo, deriva dal nome latinizzato del missionario gesuita Georg Joseph Kamel (1661 -1706) che, per primo, importò la pianta dal Giappone. Assurta agli onori letterari e resa celebre dal romanzo di Alexandre Dumas figlio “La signora delle camelie” (1848), il fiore è da allora simbolo di costanza in amore, di grazia, di bellezza e devozione. Se bianca, significa “stima” e “ammirazione”. Se rosa, “amore” e “speranza”. A metterla in scena come merita (ricordiamo che, rigorosamente bianca, divenne anche il simbolo di Coco Chanel e della sua celebre “Maison”) sarà, sabato 2 aprile (ore 14,30) la “Fondazione Cosso” che al “Castello di Miradolo” presenterà ufficialmente il piano di recupero, tutela e valorizzazione del suo “Camelieto”, realizzato in collaborazione con “Università degli Studi di Torino – Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA)” e “Società Italiana della Camelia” di Verbania, con il contributo di “Fondazione Compagnia di San Paolo”.  “Nell’ambiente protetto del Parco del Castello – spiegano Maria Luisa Cosso e Paola Eynard, presidente e vicepresidente della Fondazione – si trovano oltre 130 giovani esemplari di camelie propagate da piante vetuste appartenenti a due tra le collezioni più antiche e pregevoli d’Italia, provenienti dal giardino dell’ex ‘Albergo Eden’ di Verbania Pallanza e dal Parco di ‘Villa Durazzo Pallavicini’ di Genova Pegli. Alle camelie ottocentesche introdotte dalla Contessa Sofia Cacherano di Bricherasio, ultima discendente della famiglia e proprietaria della dimora fino al 1950, si affiancano così le nuove ‘cultivar’, recuperate e salvate dall’abbandono”. Il progetto di piantamento diffuso ha preso il via nel 2019 con l’obiettivo di mantenere e far sopravvivere un ingente patrimonio botanico formato per il 50% da esemplari unici in Italia. Nel 2020 è stato avviato lo studio e la caratterizzazione dei giovani esemplari introdotti nel Parco del Castello e di quelli già esistenti, da parte di un gruppo di esperti dell’ “Università degli Studi” di Torino guidati da Valentina Scariot, con la collaborazione dell’agronomo Andrea Corneo, presidente della “Società Italiana della Camelia”. Strano destino però quello del prezioso fiore orientale. Portato in Europa grazie agli Inglesi, che sul finire del Seicento esplorarono le “Indie Orientali” alla ricerca di territori da conquistare, conobbe negli anni un enorme successo. Anche in Italia, dove una vera e propria esplosione di “cameliomania” si ebbe solo nell’Ottocento, quando il fiore assunse anche segreti significati politici ( “fiore del Risorgimento” ) e, più apertamente, letterari (“La Dama delle Camelie” e “La Traviata”). Sennonché, dopo anni gloriosi in cui in ogni giardino dell’Ottocento la presenza di piante di camelia era d’obbligo, sul finire del secolo l’interesse per questo fiore si è affievolito fino quasi a scomparire. “Molti vivai sono stati chiusi, la nomenclatura si è persa, anche nelle collezioni e nei giardini botanici. L’assenza di profumo, che accomuna quasi tutte le camelie, fu additata come la causa principale della perdita di interesse verso questa specie. Solo a metà degli anni ’60 del Novecento, grazie ad alcuni studiosi ed esperti floricoltori della ‘Società Italiana della Camelia’, l’attenzione per questa pianta rinasce in un’ottica di tutela della biodiversità”. E fu alla fine degli anni ’90 che l’“Assessorato alla Cultura” della Regione Piemonte, con il sostegno del “Ministero per le Politiche Agricole e Forestali”, avviò un articolato programma per il recupero del “germoplasma” locale sul cui solco si inserisce per l’appunto il progetto sviluppato a Miradolo e presentato ufficialmente sabato 2 aprile, in un incontro (a tema “La camelia nella storia tra Oriente e Occidente”) che darà il via ad un mese di iniziative e di incontri che si concluderanno sabato 30 aprile.

Per info e programma: Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (Torino); tel. 0121/502761 o www.fondazionecosso.com

g.m.

Nella foto di copertina Maria Luisa Cosso e Paola Eynard

Michela Sebastiano: “Pillole di un risveglio”

Informazione promozionale

L’AUTRICE SI PRESENTA

Sono Michela, una donna di 41 anni, nata a Roma, mamma di 4 splendide figlie, moglie, studentessa universitaria, frequento un Masterclass e Angel in Devamia per diventare coach per cuore mente e anima, ballerina di pole dance, attrice allo sbaraglio nel gruppo della chiesa e creatrice del progetto WonderMamy 2.0. Come faccio a fare tutto questo? Volere è potere, questo è il mio motto. Il dare voce al mio sentire mi ha fatto affacciare al mondo della scrittura.
Pillole di un risveglio è un libro che racchiude una serie di racconti, che descrivono i miei primi passi verso il risveglio. Troverete riflessioni sulla vita, sulla morte, sulla famiglia, sull’amore e sulla magia. Un risveglio che muove i suoi passi prendendo consapevolezza che noi siamo acqua, vibrazioni, emozioni, frequenza, pensieri, noi siamo LUCE .
C’è la volontà di trasmettere la necessità di dare voce ai propri pensieri, pensieri puri e liberi da ogni giudizio, trasmettendo valori come fede e amore. Aprendosi a questi valori, aprendosi al proprio cuore si può cambiare. Trovando l’equilibrio con noi stessi accendiamo la luce che è in noi, luce che ci illumina il nostro cammino. Possiamo arrivare a capire che siamo perfetti nella nostra imperfezione.
Questo è quello che ha scritto mio marito, proprio perché in questo momento sentivo un blocco……non riuscivo a scrivere e non riuscivo a scrivere di me…..
Poi  il  25 febbraio 2022 ho fatto la presentazione del mio dono a due donne speciali, nel percorso di crescita e di risveglio in cui sono Angel e sono tornata a fluire e a raccontare la mia storia e le mie emozioni.
Tutta la storia del libro è una storia fantastica, tutta la mia vita è fantastica per essere raccontata…..per presentare il futuro che è già qui!
Racconta di me, di come la mia anima attraverso la scrittura ha cominciato a spingere per venire al mondo, per nascere nella Luce e per accompagnarmi verso la mia realizzazione nella consapevolezza che noi siamo molto di più di quel  che pensiamo. In questo libro io seguo il mio sentiero, il mio filo rosso per raggiungere nuovi orizzonti, sono storie di vita quotidiana di un’ ordinaria vita straordinaria. 
Mi è stato chiesto: “A chi consiglieresti questo libro?”
 Questo libro è per te che senti che la vita è molto di più, per te che senti che qualcosa ti sfugge, per te che quando ti guardi allo specchio vedi solo i tuoi difetti ma senti che tu sei molto di più! Per te che senti che la  luce ha vinto, a te che vuoi trovare la tua via e la tua verità, a te dico buona lettura e buona riflessione, hai tutto dentro te per costruirti un mondo migliore in linea con la tua anima❤️
Questo libro racchiude delle mie riflessioni personali ed offre spunti per riflettere e trovare tutte le risposte dentro di noi, ti permette di cambiare lenti e vedere il mondo da un altro punto di vista. Racconta delle mie prime esperienze di dialogo con Dio e di le mie prime esperienze con i chakra e con il reiki, è un libro che secondo me può scardinare il vecchio e rigido sistema di credenze, per costruirne uno nuovo, più flessibile e in linea con la nostra essenza. Come dico la chiave per la rinascita è l’occhio, vigile e attento.  Essere, trovare, realizzare. Volere è potere e l’@more rende liberi.
Sento davvero che questo piccolo libro racchiude tutto il mio amore e la mia voglia di un mondo nuovo dove regnano la Pace e l’Amore a partire da noi.
Nella coerenza del cuore
Michela Sebastiano

La guerra del gas

A cura di lineaitaliapiemonte.it

La scelta di spostare i nostri approvvigionamenti di gas dalla Russia agli Stati Uniti non sarà a costo zero sia dal punto di vista economico che da quello ambientale. Facciamo due conti e chiediamoci se dell’ ambiente importa ancora a qualcuno
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