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Il dramma dei padri separati: tra speranze, difficoltà e nuove sfide

IL TORINESE WEB TV

La separazione è sempre un momento difficile, ma per molti padri diventa un vero e proprio dramma che coinvolge emozioni profonde, difficoltà pratiche e spesso anche un senso di ingiustizia. Sono tanti gli uomini che, dopo aver vissuto momenti di gioia e condivisione con i propri figli, si trovano a dover affrontare una realtà complessa e spesso dolorosa. Per molti padri, il desiderio più grande è quello di mantenere un rapporto attivo e significativo con i figli, anche dopo la separazione. Tuttavia, le dinamiche legali, le resistenze dell’ex partner e le difficoltà economiche possono rendere questa aspirazione difficile da realizzare. La battaglia per l’affidamento, le visite e il mantenimento diventano spesso un percorso fatto di ostacoli, tensioni e delusioni. Il dolore più grande si manifesta quando si sente di essere stati allontanati dalla vita dei propri figli, di non poter partecipare alle loro gioie e ai loro momenti importanti. Molti padri si trovano a dover lottare non solo contro le questioni legali, ma anche contro un senso di impotenza e di perdita. La mancanza di un ruolo attivo nella crescita dei figli può portare a sentimenti di tristezza, frustrazione e isolamento. Inoltre, il dramma si acuisce quando si affrontano le difficoltà economiche legate al mantenimento e alle spese per i figli. La legge prevede che entrambi i genitori contribuiscano, ma non sempre le possibilità economiche sono sufficienti, e questo può generare tensioni e sensi di colpa. Nonostante tutto, è importante ricordare che ci sono molte associazioni e movimenti che si battono per i diritti dei padri e per un’equa tutela dei loro ruoli. La società sta lentamente cambiando, riconoscendo sempre più l’importanza di un coinvolgimento attivo di entrambi i genitori nella vita dei figli. Ai nostri microfoni il presidente Luca Ronzani, dell’ Associazione Misericordia S.p.A., Società per Amore, spiega il dramma dei papà che, pur avendo un lavoro con un reddito medio, non riuscendo a far fronte, economicamente, a tutte le spese dovute alla separazione e all’assegno di mantenimento a moglie e figli, sono costretti, a volte a dormire in macchina o addirittura, sotto i ponti. Da non sottovalutare, inoltre, spiega l’avvocato Salvatore Dimartino, il danno “educativo” procurato ai figli dalla mancanza della figura paterna. Il papà rappresenta un punto di riferimento, un modello di sicurezza e protezione. La presenza di un genitore maschile può contribuire a sviluppare nei figli un senso di stabilità, autostima e fiducia in sé stessi. La mancanza di questa figura può portare a sensazioni di abbandono, insicurezza e difficoltà nel gestire le emozioni. È fondamentale che le istituzioni, le famiglie e la società nel suo insieme lavorino per creare un ambiente più giusto e solidale, dove i figli possano crescere con l’amore e la presenza di entrambi i genitori, e dove i padri possano vivere questa fase difficile con dignità e speranza

FRANCESCO VALENTE

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Torino, nuova vita per i chioschi abbandonati

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Il Consiglio Comunale ha approvato una delibera, illustrata dall’assessora Gabriella Nardelli con la quale si stabiliscono i principi giuridici per il rilancio dei chioschi in città, a partire da quelli abbandonati, e il riordino della materia in termini di assegnazione anche alla luce delle nuove normative.

Il primo passaggio, è stato spiegato, è quello di dichiarare l’accessione al patrimonio comunale, secondo quanto previsto dal Codice Civile, dei chioschi oggi inutilizzati, abbandonati o comunque non rivendicati – e per i quali le azioni volte a ingiungere la rimozione non abbiano sortito risultati.

Qualora questi chioschi presentino – sul piano tecnico manutentivo – possibilità di impiego, si provvederà alla loro assegnazione tramite bando di evidenza pubblica. Se invece risulteranno in stato di obsolescenza tecnica, verrà definito un piano di abbattimento sostenibile alla luce delle risorse comunali.

Infine, si provvederà a un complessivo riordino del settore, in via regolamentare, al fine di adeguare la materia ai principi indicati dall’Unione europea, in termini di durata dei rapporti contrattuali e procedure di assegnazione.

In ogni caso, ha spiegato l’Assessora nel corso della Commissione che ha preceduto il dibattito in Consiglio, l’aggiudicatario avrà diritto di superficie per un periodo che dipenderà dall’investimento che dovrà effettuare e che corrisponderà all’ammortamento dell’investimento stesso, per un periodo massimo di 20 anni, a differenza del passato quando il diritto di superficie per la costruzione di un chiosco non prevedeva un termine temporale.

Nella stessa Commissione, Nardelli ha riferito che, al momento, i chioschi inutilizzati in città sono 81. Sei, invece, quelli già individuati come idonei ad essere riutilizzati.

Oltre alla delibera, è stata approvata una mozione di accompagnamento (primo firmatario Claudio Cerrato), con la quale si impegnano Sindaco e Giunta, tra le varie prescrizioni, a promuovere un coinvolgimento delle Circoscrizioni, attraverso l’Assemblea dei Presidenti e il Decentramento con l’obiettivo di stabilire le funzioni più adeguate sulla base della localizzazione, ad individuare, anche in base alla localizzazione, criteri di selezione aggiuntivi chiari e puntuali, che includano premialità per la promozione di attività sociali, culturali o di pubblica utilità, premialità per la qualità architettonica e di design dell’intervento proposto (per i chioschi che dovranno essere rifatti), attribuire punteggi più elevati
per chi abbia una struttura tale da poter gestire contestualmente più chioschi, stabilire limiti precisi, da valutare di volta in volta, riguardo al tipo di attività consentita in base alla categoria commerciale posseduta, stabilendo limiti precisi, da valutare di volta in volta, riguardo al tipo di attività consentita in base alla categoria commerciale posseduta, non consentendo l’uso di distributori automatici in via esclusiva.

F.D’A. – Ufficio stampa Consiglio Comunale

Campo scuola protezione civile per mille persone

Con la partecipazione di oltre 1.000 persone tra volontari, operatori istituzionali, studenti e formatori, si è conclusa ad Avigliana con successo la quattordicesima edizione del Campo Scuola di Protezione Civile, organizzata dalla Commissione Protezione Civile del Centro Servizi per il Volontariato Vol.To ETS. L’iniziativa, svoltasi dal 19 al 26 maggio, ha confermato la propria vocazione di spazio formativo e operativo di riferimento per il sistema regionale e un modello sempre più riconosciuto anche a livello nazionale.

Il campo – denominato “2Laghi 2milaventicinque” – ha visto impegnati 365 volontari appartenenti a 17 organizzazioni del Terzo Settore, affiancati da 175 operatori tra enti locali, sindaci e Corpi dello Stato. A questi si sono aggiunti oltre 500 studenti e più di 30 insegnanti coinvolti nella giornata dedicata alle scuole, per un totale di oltre mille partecipanti che hanno ruotato intorno al Campo Scuola nell’arco degli otto giorni.

Durante le attività sono stati messi in campo scenari complessi, che hanno richiesto un alto livello di preparazione e coordinamento. Le simulazioni hanno spaziato dagli incendi boschivi agli incidenti industriali, dalla ricerca dispersi ai crolli strutturali, con l’impiego di risorse specializzate e attrezzature all’avanguardia. Tra i moduli innovativi introdotti quest’anno, spiccano gli interventi NBCR (nucleare, biologico, chimico, radiologico), le esercitazioni USAR (Urban Search and Rescue) dei Vigili del Fuoco e l’intervento della Polizia Scientifica con i propri team DVI (Disaster Victim Identification). Di rilievo anche la conferma di attività già consolidate, come il coinvolgimento di 40 unità cinofile in esercitazioni di ricerca e soccorso.

I numeri confermano la rilevanza dell’evento: 54 Vigili del Fuoco, 25 specialisti della Polizia Scientificaoltre 12 giunti appositamente da Roma35 agenti della Questura, 80 operatori della Croce Rossa Italiana, 115 volontari AIB attivi nelle operazioni del sabato, oltre a 40 operatori del Coordinamento Territoriale. Hanno inoltre preso parte alle esercitazioni il Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, la Regione Piemonte, la Città Metropolitana di Torino, la Prefettura di Torino, l’Arma dei Carabinieri, il Soccorso Alpino dei Carabinieri, la Polizia Locale di Avigliana, l’Ente Parco Alpi Cozie di Avigliana e numerose amministrazioni comunali. Per la prima volta, ha partecipato anche il Corpo Volontari AIB del Piemonte, segnando un passaggio importante nell’evoluzione del campo come piattaforma di cooperazione interistituzionale.

Tra le innovazioni più significative del Campo Scuola 2025 si segnala il contributo della Fondazione Time2, che ha curato un modulo formativo interamente dedicato alla gestione delle emergenze in presenza di persone con disabilità. Un intervento di alto livello che ha arricchito il programma con contenuti specifici sull’accessibilità operativa, sulla comunicazione inclusiva e sulla pianificazione di scenari realmente adatti a tutti. Il coinvolgimento della Fondazione ha rappresentato un passaggio decisivo per rendere l’inclusione una competenza concreta all’interno del sistema di Protezione Civile, superando l’approccio teorico e favorendo un confronto diretto tra formatori e volontari. Per la prima volta, i partecipanti al Campo hanno potuto approfondire strumenti, strategie e buone pratiche per agire in contesti complessi tenendo conto della variabilità delle persone coinvolte, rendendo l’edizione 2025 un vero punto di svolta anche sul piano culturale.

«Questa edizione – ha commentato Stefano Lergo, Vicepresidente del Centro Servizi Vol.To ETS e Coordinatore della Commissione Protezione Civile – ha messo in luce non solo l’attenzione costante dei volontari, ma anche la grande disponibilità di chi ha condiviso tempo, competenze ed esperienza per contribuire alla formazione altrui. L’alta qualità delle esercitazioni, unite al forte spirito collaborativo tra enti, conferma il valore di questo campo come spazio di crescita tecnica e umana».

Proprio la dimensione formativa ha rappresentato uno degli aspetti centrali dell’edizione 2025, che ha raccolto l’interesse di numerosi attori istituzionali. In conferenza di chiusura, il Presidente di Vol.To Luciano Dematteis ha rilanciato l’idea – già condivisa con CSVnet – di trasformare il modello operativo del Campo Scuola in un sistema nazionale di formazione permanente per le scuole, capace di promuovere la cultura della prevenzione e la conoscenza della Protezione Civile tra le giovani generazioni. Si tratta di una proposta che prende forma da un’esperienza reale, maturata sul campo e profondamente legata al territorio, ma che guarda lontano: l’obiettivo è favorire la nascita di una comunità più preparata, informata e capace di affrontare in modo condiviso le situazioni di emergenza che potranno presentarsi in futuro.

Ravinale: (Avs): “Il pasticciaccio brutto dei diesel euro 5”

“La Giunta Cirio ha fatto tutto da sola: prima ha disposto il blocco degli Euro 5, poi ha richiesto e ottenuto una proroga di due anni, adesso – con la proroga agli sgoccioli – ‘studia’ per convincere il Governo. A fare cosa? Non si capisce – ha commentato la capogruppo AVS in Consiglio Regionale Alice Ravinale – Due settimane fa la Giunta aveva risposto a una mia interrogazione che il blocco dei diesel euro 5 nei comuni con oltre 30.000 abitanti sarebbe entrato in vigore il 1° ottobre 2025, dopo la proroga ottenuta nel 2023. Tutto ciò senza che la Regione abbia fatto nulla in questi due anni per informare i cittadini e accompagnare una misura che crea disagi a quasi 300.000 piemontesi.
Nell’incontro di ieri al Grattacielo Marnati ha invece comunicato ai sindaci che la Regione “sta studiando misure alternative compensative” che verranno poi presentate al Ministero, il quale deciderà se intervenire sulla Legge nazionale, lasciando alle Regioni la possibilità di derogare ulteriormente al blocco diesel euro 5, oppure no.
Il Piemonte quindi non chiederà deroghe a Roma, ma sta puntando a salvare gli euro 5 con delle soluzioni che compensino le emissioni inquinanti, soluzioni che però nessuno ha ancora mai visto. Mobilità? Energia? Agricoltura? Cosa riguarderanno nello specifico non è dato saperlo e questo la dice lunga sulla scarsa attenzione della Giunta al tema della riduzione dell’inquinamento: d’altronde, ancora oggi non è chiaro quale sia l’effettivo risparmio di emissioni in caso di blocco degli Euro 5, misura che ricordiamo è stata decisa proprio dalla Giunta Cirio a fronte della procedura di infrazione europea in corso per il superamento dei limiti.
Intanto sono due passati due anni senza fare nulla, con emissioni e particolato che continuano a inquinare e fanno ammalare i e le piemontesi, ma anche questa volta il rischio è che i comuni e soprattutto i cittadini si ritrovino con il cerino in mano a causa di una Giunta che non prende sul serio il tema della qualità dell’aria”.
“Auspichiamo che la Regione dia notizie al più presto, perché non c’è più tempo da perdere” ha detto Roberto Bacchin assessore all’Ambiente della città di Collegno e segretario provinciale di Sinistra Italiana “Parlare di qualità dell’aria in relazione ai confini comunali non ha alcun senso, serve un’azione omogenea e coordinata sul territorio, non limitata alle città più popolose”.
“La regia garantita dalla Città metropolitana di Torino nell’allineamento delle varie ordinanze anti-inquinamento deve trovare un riferimento sovraordinato in sede regionale: serve uscire dall’inerzia e, dati alla mano, proporre soluzioni sostenibili per un reale miglioramento della qualità dell’aria piemontese” conclude l’assessore all’Ambiente di Rivoli Angelo Tribolo.

Il sipario si apre su INTERPLAY Festival

INTERPLAY/25

Torino
28 maggio > 14 giugno + 15 luglio 2025
A cura di Ass. Cult. Mosaico Danza
Direzione Artistica di Natalia Casorati

MERCOLEDì 28 MAGGIO dalle ore 21
CASA DEL TEATRO 
Corso Galileo Ferraris 266, Torino

TEMA – IDENTITA’ / COMPLESSITA’ DELL’INDIVIDUO

VIRO > ‘55
ABBONDANZA BERTONI (IT)
PRIMA REGIONALE

IL FAUT QUE JE > ‘10
CLEMENCE JUGLET (FR)
PRIMA NAZIONALE

Il sipario si apre sulla venticinquesima edizione di INTERPLAY Festival, la storica vetrina internazionale dedicata alla danza contemporanea d’autore, che dal 28 maggio al 14 giugno animerà Torino con un ricco programma di spettacoli, eventi site-specific e performance nei teatri e negli spazi urbani con un appuntamento speciale previsto il 15 luglio presso il nuovo Living Lab di Mosaico Danza.

Ad inaugurare il Festival, mercoledì 28 maggio due spettacoli che attraversano con la loro riflessione uno dei temi di questa edizione del festival, quello dell’identità e della complessità dell’individuo contemporaneo. In un mondo attraversato da continue trasformazioni sociali, culturali e tecnologiche, la danza si fa strumento per indagare chi siamo, come ci percepiamo e come desideriamo essere riconosciuti. Attraverso il linguaggio del corpo – fragile, potente, mutevole – artisti e coreografi mettono in scena tensioni e contraddizioni, esplorano territori intimi e collettivi, sfidano stereotipi e ruoli precostituiti. Il tema si declina in una pluralità di approcci: dalle narrazioni autobiografiche alla disgregazione delle identità binarie, dal confronto con il tempo e le aspettative sociali alla ricerca di autenticità in un presente iperconnesso e spesso disumanizzante.

Dalle 21 alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, saranno due spettacoli straordinari come “VIRO” di Abbondanza/Bertoni in prima regionale. Dopo il successo di Femina, finalista al Premio UBU 2023, Michele Abbondanza e Antonella Bertoni presentano il lavoro cdedicato alla figura maschile contemporanea. Due danzatori si confrontano come specchi simmetrici, incarnando contraddizioni e fragilità di un’identità maschile liquida, sfuggente, talvolta malinconica. Un’esplorazione coreografica intensa, amplificata dalle sonorità techno di Olaf Bender aka Byetone.
A questo link la scheda completa

Abbondanza Bertoni “viro”, foto Tobia Bertoni (mercoledì 28 maggio, Casa del Teatro Ragazzi e Giovani)

🔹 “IL FAUT QUE JE” di Clémence Juglet (FR) – Prima Nazionale
Una corsa contro il tempo, tra ossessioni, desideri e ricerca di perfezione. La coreografa francese, pluripremiata in contesti internazionali, porta in scena un assolo potente e viscerale, capace di toccare corde profonde. Tra ticchettii, silenzi e musiche avvolgenti, la performance diventa specchio di una condizione umana universale: il conflitto tra tempo e identità.
A questo link la scheda completa


Clemence Juglet “Il faut que je”

INFO E BIGLIETTI
Per il programma completo e le modalità di accesso agli spettacoli, visita il sito ufficiale www.mosaicodanza.it o segui gli aggiornamenti sui canali social del Festival.

Torino, la città più magica

 

Malinconica e borghese, Torino è una cartolina daltri tempi che non accetta di piegarsi allestetica della contemporaneità.
Il grattacielo San Paolo e quello sede della Regione sbirciano dallo skyline, eppure la loro altitudine viene zittita dalla moltitudine degli edifici barocchi e liberty che continuano a testimoniare la vera essenza della città, la metropolitana viaggia sommessa e non vista, mentre larancione dei tram storici continua a brillare ancorata ai cavi elettrici, mentre le abitudini dei cittadini, segnate dalla nostalgia di un passato non così lontano, non si conformano allirruente modernità.
Torino persiste nel suo essere retrò, si preserva dalla frenesia delle metropoli e si conferma un capoluogo a misura duomo, con tutti i pro e i controche tale scelta comporta.
Il tempo trascorre ma lantica città dei Savoia si conferma unica nel suo genere, con le sue particolarità e contraddizioni, con i suoi caffè storici e le catene commerciali dei brand internazionali, con il traffico della tangenziale che la sfiora ed i pullman brulicanti di passeggeri sudaticcima ben vestiti.
Numerosi sono gli aspetti che si possono approfondire della nostra bella Torino, molti vengono trattati spesso, altri invece rimangono argomenti meno noti, in questa serie di articoli ho deciso di soffermarmi sui primati che la città ha conquistato nel tempo, alcuni sono stati messi in dubbio, altri riconfermati ed altri ancora superati, eppure tutti hanno contribuito e lo fanno ancora- a rendere la remota Augusta Taurinorum così pregevole e singolare.

1. Torino capitale… anche del cinema!

2.La Mole e la sua altezza: quando Torino sfiorava il cielo

3.Torinesi golosi: le prelibatezze da gustare sotto i portici

4. Torino e le sue mummie: il Museo egizio

5.Torino sotto terra: come muoversi anche senza il conducente

6. Chi ce lha la piazza più grande dEuropa? Piazza Vittorio sotto accusa

7. Torino policulturale: Portapalazzo

8.Torino, la città più magica

9. Il Turet: quando i simboli dissetano

10. Liberty torinese: quando leleganza si fa ferro

 

8.Torino, la città più magica

Torino è magica. Nel vero senso del termine.
Lo testimonia anche il celebre medicoe astrologo Michel de Nostredame: Nostradamus ha alloggiato qui, dove c’è il Paradiso, lInferno e il Purgatorio. Io mi chiamo la Vittoria, chi mi onora avrà la gloria, chi mi disprezza avrà la rovina intera.
Sembra infatti che il popolare uomo la cui fama lo precede tuttora, dal nome italianizzato in Michele di Nostradama, meglio noto con lo pseudonimo di Nostradamus, abbia soggiornato intorno al 1556 a Torino, presso Cascina Morozzo conosciuta anche come villa Vittoria, poiché proprietà della principessa Vittoria, della casata Savoia-.
Tali parole erano state incise su una lapide custodita presso lo stabile in cui l’uomo aveva pernotatto, quando la Villa viene demolita anche quest’unica testimonianza tangibile del passaggio di Nostradamus a Torino scompare nel nulla, fino al 1967, quando viene ritrovata e donata a Renuccio Boscolo, uno dei maggiori interpreti degli scritti del chiaroveggente, per essere custodita in sicurezza.
Secondo alcuni studiosi la “Vittoria” indicata dall’importante ospite sarebbe la principessa Savoia, anche se le interpretazioni rimangono aperte a differenti ipotesi.
Quello che non cambia è l’alone di mistero che avvolge l’affermazione, impressione che si ripresenta in realtà di fronte a tutte le sentenze espresse dal “sapeinte” francesce.

Daltronde il capoluogo pedemontano è così: insolito e curioso, a tratti misterioso.
La città dai diversi primati, ne colleziona ancora uno, dopo essere stata la prima capitale italiana, in seguito al riconoscimento ottenuto grazie allaltura della Mole Antonelliana, oltre allinvenzione del primo cioccolatino, ecco lulteriore record tutto nostrano da aggiungere allelenco: Torino è considerata una tra le metropoli più magiche del mondo, nel bene e nel male perdonatemi il gioco di parole.-
Secondo gli esperti in materia infatti confluiscono sul territorio cittadino i vertici di due triangoli esoterici, quello di magia bianca (insieme a Praga ed a Lione) e quello di magia nera (insieme a San Francisco e Londra), fatto che tramuta la località in una sorta di mappa energetica costellata di zone buonee altre dove non parrebbe consigliabile trascorrere troppo tempo.
Per non sbagliarci vediamo di scendere più nel dettaglio.

Iniziamo dai luoghi da evitare.
Il punto energeticamente più ostile della città è di sicuro Piazza Statuto: qui, secondo la tradizione esoterica, si trova la porta degli Inferi, un vero e proprio passaggio tra i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti; il punto preciso è situato in corrispondenza dellantica porta Decumana, uno degli ingressi delloriginario accampamento romano e luogo ahimè– dedicato alla sepoltura dei cadaveri. Latmosfera inquieta della piazza è resa ancora più sinistra dalla presenza di due monumenti assai particolari: quello eretto per commemorare gli operai deceduti durante la costruzione del Traforo del Frejus e lObelisco Geodetico. Il primo rappresenta unimmensa piramide di massi, da essi spuntano alcuni corpi di titani abbattuti dallo stesso genio alato che svetta sulla sommità della piramide, egli ha sul capo una stella a cinque punte a cui sono attribuite diverse simbologie magico-rituali; invece, la seconda costruzione, nota anche come Guglia Beccaria, è sormontata da un astrolabio e si erge esattamente a 5.000 km dal Polo Nord ed altrettanti dallEquatore. Non stupisce che sempre nei dintorni della piazza si trovi lappena citata Domus Morozzo, decisamente ledificio più appropriato per accogliere un altrettanto losco figuro.
Altro sito da evitare è Palazzo Trucchi di Levaldigi, oggi sede della Banca Nazionale del Lavoro, stupendo edificio dalle finiture seicentesche che ospita su una delle sue facciate il cosiddetto Portone del Diavolo, il cui batacchio rappresenta niente meno che il volto di Lucifero.
Nel 1675 Giovanni Battista Trucchi di Levaldigi, conte e generale delle Finanze di Carlo Emanuele II, richiede ad una manifattura di Parigi di realizzare un portale in legno e il risultato del lavoro è più che sbalorditivo: la soglia è riccamente intagliata e adorna di fiori, frutta, animali e amorini, ma ciò che stupisce gli spettatori è il batacchio centrale, un volto mostruoso che scruta minaccioso i visitatori che bussano alla porta. Ultimo dettaglio, la parte che viene presa in mano per battere è composta da due serpenti che si uniscono con la testa. Da questi dettagli derivano le storie spaventose ambientate in questo posto. Prima leggenda fra tutte è quella del mago insistente: si narra di uno stregone eccessivamente ostinato che provò ad invocare Satana, forse con troppa enfasi, difatti il povero Lucifero non propriamente noto per la dote della pazienza- infastidito dalla nenia incalzante, costruì un portone nel suddetto edificio, mise allinterno lincauto mago e lì lo imprigionò .
Altre vicende però contribuiscono a rendere questo stabile un luogo davvero misterioso. Si narra ad essempio di Melchiorre Du Perril, un soldato francese in possesso di documenti segreti che entrò allinterno dello stabile e non si ripresentò più al suo cocchiere; c’è poi la storia della ballerina che, invitata ad una delle tante feste volute da Marianna Carolina di Savoia, venne aggredita e assassinata allinterno di una delle sale della lussuosa palazzina.
Inoltre, ancor prima di tutte queste vicissitudini, nel 1600, ledificio viene scelto come sede di una fabbrica di tarocchi, e anche in questo caso le coincidenze non hanno fine: allepoca il numero civico del fabbricato era il 15, il medesimo numero dellarcano corrispondente alla carta del Diavolo.


E se proprio dovete raggiungere questa banca, indovinate il numero del tram da prendere?
Cari lettori, ma proprio qui dovete venire a prelevare?
Lasciamoci alle spalle i fantasmi che ovviamente si aggirano nei dintorni dellimmobile infernale e avviamoci in unaltra zona perturbante, ossia via Lascaris (angolo Via San Francesco dAssisi), a pochi passi da Piazza Solferino, dove ci si può imbattere nellennesimo dettaglio folklorìstico. Proprio ai piedi di un casamento – oggi sede di una banca, ma in passato dimora di una Loggia Massonica- si dischiudono a terra delle strane fessure a forma di occhi. Qualcuno ci osserva, ma per la serie mai una gioiaa tenerci sotto controllo non è un bellangelo alla Der Himmel über Berlin, bensì niente meno che il Principe delle Tenebre, da qui la dicitura di questi spiragli: gli occhi del Diavolo.
Bene, ora che abbiamo capito dove non fermarci per i prossimi pic-nic autunnali, vediamo insieme quali sono i luoghi in cui possiamo indugiare per una pausa rigenerativa.
Uno dei siti a più alta concentrazione di energia positiva della città è il luogo di confluenza tra il Po e la Dora Baltea, i due fiumi torinesi che rispettivamente simboleggiano il Sole e la Luna, lenergia maschile e quella femminile, il principio vitale e quello del sonno eterno.
Un altro posto consigliato è la Chiesa della Gran Madre, le cui statue erette allingresso della grande scalinata raffigurano la Fede e la Religione, due emblemi rassicuranti e potenti; le due personificazioni sono poste anche a guardia del Sacro Graal, una delle reliquie cristiane più ricercate di tutti i tempi e guarda caso- celata nei meandri dellenigmatica Torino, città dai mille volti.
Anche Piazza Castello è una località benevola, è opportuno passeggiarci soprattutto se si rasenta la cancellata di Palazzo Reale e ci si sofferma sotto le statue equestri dei Dioscuri, guardiani ufficiali posti al confine tra la zona di magia bianca e quella nera.
Se poi ci si sentisse particolarmente stanchi, è consigliabile dirigersi verso la Mole Antonelliana, Museo del Cinema per alcuni, per altri una grande antenna che irradia nel mondo energia positiva.
Gli intellettuali e i radical chic si appropinquino invece verso Piazza Solferino, nei pressi della Fontana Angelica, monumento pregno di simbologie nascoste: le statue della Primavera e dellEstate si contrappongono a quelle dellAutunno e dellInverno, mentre lacqua che scorre rappresenta il Sapere e la Conoscenza.
Che dire ancora? Alla fine è sempre la stessa storia, è leterna sfida tra il Bene e il male, che si tratti di Sith e di Jedi, di Merlino, di Morgana e della magia del fareo dellimpresa per sconfiggere Sauron la questione è resta la medesima: la scelta.
Cari lettori, e voi da che parte state?

ALESSIA CAGNOTTO

Il film su Berlinguer e la fine dell’eurocomunismo

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

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Ho visto in prima televisiva su Sky il film di  Andrea Segre su Enrico Berlinguer “La grande illusione” . L’ho seguito con attenzione, anche se non ho mai avuto simpatia per il politico sardo che andai anche ad ascoltare tanti anni fa al Palazzetto dello Sport di Torino. Allora mi parve algido nel suo ideologismo togliattiano, nel film mi è apparso  invece un uomo appassionato e un grande trascinatore di masse ,pur travagliato da qualche dubbio. L’idea del compromesso storico mi sembrò fin da subito un progetto ostico e inaccettabile  per un liberale. Perfino Valerio Zanone si dovette accorgere che il governo delle grandi intese era invotabile. Come scrisse Mario Soldati che non era un politico, ma un uomo di grandi intuizioni, la democrazia italiana rischiò di venire stritolata dall’abbraccio catto-comunista voluto da Berlinguer e da Moro e realizzato da Andreotti :un pastrocchio che ci avrebbe isolati dall’Europa. Fu il rapimento e l’omicidio di Moro a mandare all’aria il progetto che qualcuno definì cin termine colorito  gli “spaghetti in salsa cilena”. Nel 1975 i comunisti conquistarono le grandi città e laddove non riuscirono ad avere la maggioranza sfruttarono il trasformismo di socialdemocratici e liberali che si offrirono di fare da puntello a maggioranze di sinistra in cambio di assessorati e di presidenze.
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Le elezioni del 1976 fermarono l’ascesa del PCI anche se sotto la guida di Zaccagnini ,allievo di Moro ,la Dc si aprì alla collaborazione con il PCI, pur avendo fatto il pieno di voti moderati. Il film mi ha fatto rivivere anni che giudico nefasti anche perché insanguinati dalla violenza estremista. Sono anni che non avrei voluto vivere perché a causa del terrorismo mi costrinsero a privarmi in parte della mia stessa vita privata e pubblica. Essere il direttore del Centro Pannunzio e per di più anche consigliere comunale fino al 1975 mi metteva nel mirino delle Br, come si diceva allora. Berlinguer cercò di tenere testa alla violenza eversiva, prendendo in modo netto le distanze dal terrorismo rosso e ovviamente nero. Questo aspetto forse non è ricordato adeguatamente dal film che mette invece in evidenza il tentativo di Berlinguer di sganciarsi dalla sudditanza da Mosca, per lanciare l’idea di un eurocomunismo che dopo il delitto Moro si rivelò davvero una ”grande illusione”. Berlinguer cercò  di ritrovare un ruolo politico ponendo la “questione morale” e la superiorità dei comunisti. La corruzione certo esisteva, ma la superiorità non era così sicura: a Torino la Giunta Novelli cadde proprio per uno scandalo. Ma non fu solo Torino a vedere che il PCI aveva anche lui  delle mele marce.
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Il film trascura questi elementi di storia, ma soprattutto trascura, anzi quasi ignora gli anni che vanno dal 1979 alla morte di Berlinguer del 1984 che rivelarono la pochezza politica del PCI che andò ad impegolarsi in un referendum sulla scala mobile  che perse in modo clamoroso e fu invece vinto da Craxi nel 1985. L’eurocomunismo che uno storico come Salvadori (dimostrando assoluta mancanza di senso storico) vide come il punto di arrivo della storia contemporanea, fu una utopia velleitaria che non colse come il comunismo di per sé fosse fallito dappertutto. Il crollo del Muro di Berlino del 1989 dimostrò quello che i comunisti Italiani non capirono forse neppure dopo che i calcinacci del muro colpirono il loro partito ,obbligandoli a cambiare nome alla ”ditta“.
Il film salta dalla morte di Moro alla morte stoica di Berlinguer, senza prendere in considerazione che dopo il fallimento del compromesso storico non c’erano più prospettive politiche per il PCI che trovò  non a caso in un uomo politico molto grigio come Natta l’erede di Berlinguer. Le masse ai suoi funerali con in testa il presidente Pertini che avrebbe dovuto astenersi da certe dichiarazioni, conclusero la storia del pugno chiuso e delle lacrime in piazza, ripetendo un film già visto nel 1964 per i funerali di Togliatti. Il film di Segre non ebbe successo nel 2024 nelle sale cinematografiche ,ma anche sotto il profilo storico- politico è cosa di poco conto.

“Piemonte Is”: il marchio che racconta al mondo l’eccellenza del gusto

Il Piemonte alza il sipario sulla sua identità agroalimentare con un brand che ha il profumo del vino buono, il sapore della nocciola delle Langhe, la forza dei formaggi d’alpeggio e l’eleganza del riso vercellese. Si chiama “Piemonte Is – Eccellenza Piemonte”, e non è solo un logo: è una vera dichiarazione d’amore per una terra che parla attraverso i suoi prodotti.

Il nuovo marchio, presentato oggi a Torino dall’Assessore regionale Paolo Bongioanni di fronte a imprenditori, stakeholder e associazioni di categoria, nasce per valorizzare l’identità dei prodotti agroalimentari di qualità della regione. “Il Piemonte offre eccellenze assolute, ma ancora non ha quella riconoscibilità che merita”, ha affermato Bongioanni. “Con questo brand vogliamo rafforzare l’identità del territorio, perché dove c’è nome, c’è valore”.

E il nome ha un significato doppio e potente. “Piemonte Is” può essere letto all’inglese – Piemonte è – oppure in chiave locale come “piemonteis”, l’aggettivo piemontese che sa di casa, di autenticità, di radici. A completare il messaggio, la firma “Eccellenza Piemonte”, garanzia di qualità, origine e affidabilità.

Sul palco anche nomi simbolo del settore: da Fabio Leonardi, CEO di Igor Gorgonzola, a Bruno Ceretto, ambasciatore mondiale del vino piemontese. In platea, l’intero sistema che fa grande l’agroalimentare locale: produttori, consorzi, istituzioni.

Numeri alla mano, il Piemonte ha tutto per brillare:

  • 14 DOP, 9 IGP, 19 vini DOCG, 41 DOC
  • 344 prodotti tradizionali, 600 prodotti di montagna,
  • 1,64 miliardi di valore per il solo comparto certificato,
  • 12.837 addetti, su 5 miliardi di fatturato complessivo agricolo.

E mentre il comparto cresce (+20% in 5 anni), il Piemonte conquista premi internazionali come “Region of The Year 2025” ai Wine Travel Awards di Londra, confermando il suo ruolo di leader non solo nella qualità, ma anche nella capacità di attrarre turismo e raccontare il territorio.

Il brand, già apparso in anteprima a Vinitaly e all’evento nazionale “Agricoltura è”, diventerà ora il simbolo ufficiale di eventi, campagne e prodotti che vogliono portare il nome Piemonte nel mondo. Presto, con l’approvazione del disciplinare d’uso, potranno fregiarsene anche ristoratori, negozi, consorzi, enti pubblici e produttori che condividono la visione di un Piemonte riconoscibile, coeso, orgoglioso delle sue radici.

“Non basta fare vino buono. Bisogna anche saperlo raccontare”, ha ricordato Bruno Ceretto. Ed è proprio da qui che il Piemonte riparte: da un racconto forte, autentico, identitario. 

Da oggi, questo racconto ha un nome e un volto: Piemonte Is – Eccellenza Piemonte.

Chiara Vannini

Università al voto per il nuovo rettore

Chi sarà  il nuovo rettore dell’Università di Torino? Si vota mercoledì 28 e giovedì 29 maggio per la prossima rettrice o il prossimo rettore per il periodo 2025-2031. Docenti e ricercatori potranno votare attraverso il link di accesso alla piattaforma di voto. I tre candidati sono il professore Raffaele Caterina, docente di Diritto privato, la professoressa Cristina Prandi, ordinaria di Chimica organica e la professoressa Laura Scomparin, docente di Diritto processuale penale.