ilTorinese

Aumenta del 67% il tempo che i giovani trascorrono in rete

 Davanti ai device tecnologici. Più di 1 su 2 cerca meno il contatto fisico

 

L’87% dei genitori ha riscontrato effetti negativi sui loro ragazzi. Arriva a Torino in Piemonte “Giovani Ambasciatori per la cittadinanza digitale contro bullismo e cyber risk”, il web tour del Moige sui pericoli del web, che sta coinvolgendo 250 scuole in circa 200 comuni di tutta Italia

 

Martedì 31 maggio 2022 presso l’Istituto Giordano Bruno si terrà una mattinata di incontri sul tema della sicurezza online. La tappa di Torino rientra nel web tour del progetto “Giovani Ambasciatori per la cittadinanza digitale contro bullismo e cyber risk”, promosso in collaborazione con Polizia di Stato, e con ‘’Un nodo blu’’ del MIURAnci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e realizzato grazie al contributo di Enel Italia, Vodafone Italia, Trend Micro Italia e Nexi.

 

Dalla ricerca condotta dall’Istituto Piepoli, per conto del Moige, sul tema: ‘’Cyber-risk e pandemia’’ emergono dati preoccupanti sul fenomeno: da quando è scoppiata l’emergenza pandemica (escluso l’impegno per la DAD) il tempo trascorso davanti ai device tecnologici è aumentato del 67% (+ 48% nel nord ovest; + 71% nel nord est; + 71% al centro; + 74% al sud; + 76% nelle isole). Altro dato significativo emerso è quello delle conseguenze dovute all’aumento del ricorso al digitale sui rapporti sociali tra i bambini e gli adolescenti. L’87% dei genitori, infatti, ha riscontrato effetti negativi sui loro ragazzi, il 52% ha segnalato la perdita del contatto fisico con gli altri. A livello territoriale i giovani delle isole hanno maggiormente risentito dell’aumento di utilizzo di device, addirittura il 94% degli intervistati ne ha riscontrato gli effetti negativi. Il 77%, però, riconosce che l’uso dei device ha compensato la mancanza di relazioni aiutando i figli ad affrontare la chiusura forzata e mantenere così delle relazioni sociali.

 

Il progetto del MOIGEla campagna coinvolgerà ulteriori 250 scuole primarie e secondarie di I e II grado in circa 200 comuni di tutta Italia, 62.500 studenti1.250 Giovani Ambasciatori1.250 docenti formati tramite piattaforma online e incontri a scuola e 125.000 genitori degli studenti informati attraverso il materiale didattico dedicato, con l’obiettivo di diffondere una cultura digitale soffermandosi sull’importanza di un corretto utilizzo dei social, della rete oltre che sui rischi connessi a un uso improprio delle nuove tecnologie e promuovere tra i minori una maggiore consapevolezza dei cyber risk. Inoltre si vuole supportare i ragazzi nell’acquisizione di competenze per una gestione costruttiva dei conflitti interpersonali, fornire alle famiglie una formazione digitale consapevole per fronteggiare i pericoli della rete con più consapevolezza e responsabilità, contrastare il fenomeno delle fake news divulgando gli strumenti per l’individuazione delle corrette fonti informative e informare l’opinione pubblica per contrastare la trasmissione, anche involontaria, di comportamenti devianti ai minori.

 

250 plessi scolastici riceveranno kit didattici e formazione su spazio web con contenuti redatti dalla task di psicologi e pedagogisti esperti del Moige. Attivo anche un numero whatsapp 393 300 90 90 ed un numero verde 800 93 70 70. Gli studenti saranno protagonisti in prima linea per promuovere l’uso corretto del web. Il docente referente del progetto sceglierà 5 o più allievi che, dopo essersi formati sulla piattaforma diventeranno “Giovani Ambasciatori” per trasmettere le loro conoscenze ai loro coetanei attraverso la peer to peer education. Inoltre, la Task Force di esperti del Centro mobile di prevenzione del Moige, se consentito dalla normativa anti Covid 19, raggiungerà in piena sicurezza alcune delle scuole per realizzare, la mattina, incontri in con gli studenti in classe, coadiuvati dal docente referente del progetto, per creare momenti analisi e riflessione sull’uso corretto dei device e dei social network. Il pomeriggio, invece, incontri di formazione con i genitori e i docenti. Ad integrare l’offerta, a disposizione delle scuole anche il Centro mobile digitale, una piattaforma con contenuti realizzati dagli esperti del settore che possono essere attivi e raggiungibili in qualsiasi momento.

Monza promosso! È la prima volta in serie A

Pisa- Monza 3-4
Andata Monza-Pisa 2-1

I biancorossi brianzoli di Berlusconi e Galliani sono promossi in serie A, per la prima volta, nella loro storia ultracentenaria,110 anni di vita. Vinta una bellissima finale playoff contro un mai domo Pisa.Un sorridente raggiante Silvio Berlusconi, presidente del Monza, intercettato negli spogliatoi di Pisa dopo la promozione in Serie A, ha dichiarato che questa promozione è una grande gioia per tutti i giocatori e per i cittadini di Monza e della Brianza. Il Monza è stato fondato nel 1912 e oggi per la prima volta si conquista un posto in Serie A. Progetti futuri? Vincere il campionato di Serie A e andare in Champions League. Follia? Macché: siamo certi che il Monza non farà la comparsa in serie A e che attraverso una campagna acquisti oculata ma importante, nel giro di un triennio lotterà per l’Europa. Poi? Ricordiamoci sempre che Berlusconi con il Milan ha vinto 5 coppe dei campioni/Champions League.Oltre ad altri numerosi trofei e record.
Primo acquisto? Andrea Belotti,svincolato dal Toro. La serie A è avvisata!

Enzo Grassano

I filippini, nuovi veri torinesi

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Il prof. Pier Franco Quaglieni

Si è svolta domenica pomeriggio un’imponente processione della Comunità Filippina di Torino per Maria Ausiliatrice e Don Bosco nella festa dell’Ascensione. Una grande lezione di civiltà di una comunità laboriosa e disciplinata che è davvero una risorsa per Torino, una città sempre più scristianizzata e profana (non laica, il che sarebbe tutt’altra cosa) che ha perduto i grandi valori espressi dai suoi Santi ottocenteschi, una Torino imbarbarita e violenta che stento a riconoscere, piena zeppa di spacciatori e di gentaglia, per usare un’espressione del mio amico Giovanni Ramella.

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Un’altra San Salvario civile, non quella del chiasso e della movida, ma della preghiera cristiana, parola dimenticata, non quella degli intellettualoidi che ci abitano contenti e orgogliosi di viverci. I Filippini sono i veri nuovi torinesi che aprono la loro  processione sventolando il tricolore italiano oltre alla loro bandiera. Nel degrado di San Salvario è stata un’eccezione splendida assistere dal mio balcone allo snodarsi ordinato  della processione destinata a concludersi nella parrocchia di San Pietro e Paolo dove i Salesiani sono diventati protagonisti silenziosi di una rinascita cristiana dopo anni di preminenza arrogante di varie immigrazioni, destinate a non integrarsi mai nel tessuto della città ma ,al contrario, ad essere fonte di continui problemi di ordine pubblico e non solo.
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Se non ho visto male, nessuna autorità presente, neppure del Quartiere. Loro preferiscono attendere il Gay Pride per essere presenti in prima fila. Ma il cuore vero di Torino e’ con i filippini che ricordano ciò che molti torinesi hanno dimenticato, facendo prevalere i propri interessi materiali e, in molti casi, il loro cinismo, proprio di una città senza valori, nichilista, godereccia, in una parola, alla deriva, che si entusiasma per un film girato a Torino che apparirà ambientato a Roma. Giusta nemesi per una città che ha smarrito le sue radici storiche e non ha più da tempo una classe dirigente degna di questo nome.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Yasmina Reza “Serge” -Adelphi- euro 19,00

Tra gli ingredienti principali di questo romanzo, della scrittrice e drammaturga francese, ci sono: una famiglia ebrea, i legami forti ma anche le nevrosi, il senso della morte, la tragedia immane di portata storica e le piccolezze dell’animo umano.
Yasmina Reza, nata a Parigi nel 1959 da un ingegnere iraniano e una violinista ungherese di origine ebraica, racconta una sorta di resa dei conti della famiglia Popper, ebrei viennesi della classe media. In particolare di tre fratelli che devono affrontare un lutto.
Il romanzo inizia con la morte della loro madre, classica matriarca, stroncata da un cancro (alla quale non dispiaceva Putin) e che lascia perplessi i figli di fronte alla sua volontà di essere cremata…. «Da quando è morta tutto è andato a rotoli».
Sono tre fratelli borghesi, due maschi e una femmina. Il primogenito Serge è quello che non si capisce bene cosa faccia nella vita, uomo dalle attività nebulose, seduttore seriale.
Nana è stata la cocca della madre, ma ha fatto una scelta invisa alla famiglia, sposando un uomo di classe sociale inferiore, di origine operaia.
A raccontare la storia è il figlio di mezzo, Jean, che proietta una sguardo acuto sulle dinamiche familiari.

La scrittrice ambienta la parte centrale del libro nientemeno che ad Auschwitz, dove i tre si recano per rendere omaggio ai loro familiari sterminati. E qui si compie la magia di Yasmina Reza che, sullo sfondo di un’ambientazione drammatica come quella del campo di concentramento -con il suo carico di sofferenza, orrore e morte- mette in scena gli anfratti degli animi e dei pensieri dei protagonisti.
Visitando il lager, tra camere a gas e forni crematori, emergono i pensieri più nascosti dei tre fratelli: fragilità, meschinerie, difetti, egoismi, incomprensioni e molto altro ancora.
Sono le pagine più affascinanti in cui balza agli occhi del lettore il contrasto tra qualcosa di sacro e le minutaglie dell’anima umana.

 

Diane Johnson “Lorna Mott torna a casa” -Atlantide- euro 18,50
Diane Johnson non è certo una scrittrice qualunque.
E’ nata nel 1934 in Illinois, ha 87 anni, una ventina di libri pubblicati (racconti e romanzi, tra i quali la trilogia parigina “Le divorce”, “Le mariage” e “L’affaire” in cui racconta le disavventure sentimentali di americani espatriati in Francia), è stata finalista al Pulitzer e due volte al National Book Award, coautrice della sceneggiatura del film “Shining” con Stanley Kubrick.
Eppure in Italia è stato dato alle stampe solo “Itinerari stupefacenti” nel 1993.
“Lorna Mott torna a casa” è la sua ultima fatica letteraria (13 anni dopo il precedente “Lulù in Marrakech”), e un plauso va alla casa editrice indipendente “Atlantide” che l’ha tradotta e pubblicata nel nostro paese.
L’inizio è folgorante e simbolico. Si apre con il crollo delle tombe di un cimitero francese, causato da un violento nubifragio che ha strappato corpi e scheletri dal loro riposo eterno, mischiando i resti dei cadaveri ed esponendoli alla vista dei parenti inorriditi.
E’ con questa straziante visione che la protagonista Lorna – americana 60enne, minuta e sempre con i nervi allo scoperto- abbandona il paese provenzale di Pont-les-Puits, dove ha vissuto per 20 anni con il secondo marito francese Armand –Loup- Dumas.

Si intuisce subito che le frane sono due. Quella che ha dato il giro alle bare; e c’è da notare che solo le lapidi più antiche hanno resistito al disastro, come dire che l’aristocrazia in un certo senso ha avuto la meglio sulla morte.
In parallelo avviene il crollo del matrimonio di Lorna che si è stufata dei tradimenti del marito, ex curatore museale e tombeur de femmes conclamato. Così ha deciso di riprendere la sua professione di storica dell’arte e torna, almeno per un po’ e per chiarirsi le idee, a San Francisco, in America.
E’ lì che vivono i 3 figli avuti dal primo matrimonio; ormai sono adulti, ma con le vite parecchio incasinate.

L’America che accoglie Lorna non è la stessa che aveva lasciato 20 anni prima. I prezzi delle case sono alle stelle e lei deve cavarsela con pochi soldi e una nuova vita da ricostruire –pensa di tornare a fare conferenze in giro per il paese- e la strada è tutta in salita.
Il suo primo marito, Ran, è un dermatologo che ha sposato in seconde nozze Amy, donna dal tocco di re Mida e svariati milioni guadagnati nella Silicon Valley. Hanno messo al mondo una figlia, ora 15enne, che creerà non pochi grattacapi.

Poi ci sono i 3 figli di Lorna e Ran, dei quali il padre si è occupato poco- nulla.
Curt è il più grande, reduce da un lungo coma in seguito a un incidente in bici. Una volta riaperti gli occhi ha pensato bene di andarsene in Tailandia, lasciando nei guai la moglie e i loro gemelli, alle prese con debiti, mutui e nessuna entrata.
Poi c’è Peggy, una divorziata che si è lasciata andare un po’ alla deriva, e per pagare gli studi della figlia vende su Internet oggetti di artigianato.
Infine il più piccolo è Hans, hippie che si ritrova a vivere in un quartiere squallido con la moglie che aspetta un figlio.

Questo è quello che Lorna dovrà affrontare; lo farà tra alti e bassi, incontri, speranze e delusioni, e tanto altro che la Johnson distilla in pagine memorabili.

 

Sally Rooney “Dove sei, mondo bello” -Einaudi- euro 20,00

E’ un’umanità parecchio incerta e in bilico -sospesa sul sottile e pericoloso filo dei bilanci e del tempo che corre veloce- quella narrata dalla scrittrice irlandese Sally Rooney.
Alice ha 29 anni, è una scrittrice di un certo successo, reduce da un brutto esaurimento nervoso ed ha affittato un’antica canonica a 3 ore da Dublino. Lì incontra Felix, un magazziniere conosciuto su Tinder, e il loro primo meeting sembra un buco nell’acqua.
D’altro canto c’è Eileen (amica di Alice) che lavora come redattrice sottopagata in una rivista letteraria a Dublino. Lei cerca conforto nell’amico di infanzia Simon, che di mestiere fa il consulente politico ed ama frequentare donne giovani.
Tra le due donne si avvia un continuo e fitto scambio di email grondanti le loro riflessioni sulla vita, l’amore, l’amicizia, la carriera …..e molto altro.

All’inizio sono 4 individui alla ricerca di se stessi e in crisi di identità; poi si formano le coppie, una si muove in un minuscolo paesino irlandese sulla costa atlantica, l’altra tra le strade di Dublino.
Le loro storie procedono in parallelo, e vengono a galla quesiti di notevole portata che riguardano i massimi sistemi della vita.
Attanagliati da domande del tipo: chi sono diventati, cosa hanno costruito, dove stanno andando, quanto sono soddisfatti del loro presente, come pensano di programmare il futuro, i legami che hanno costruito che valore hanno, e così via….

I 4 procedono per tentativi. Passi piccoli e titubanti, ma anche qualche falcata; tra sesso, sentimenti, confini dell’amicizia, domande esistenziali varie e assortite con le quali cercano di mettere a fuoco le loro vite, soprattutto in rapporto agli altri.
Sebbene siano ancora giovani, hanno la sensazione che la gioventù sia ormai passata, arroccata intorno ai 20 anni che furono; ed ecco il senso del tempo che sfuma velocemente con le sue sfide, la percezione che il meglio sia ormai alle spalle. Nostalgia della giovinezza, incertezza del futuro: quanto ancora resta, cosa è andato irrimediabilmente perso ……

Nelle confidenze tra le due donne balza agli occhi quanto le loro esistenze presentino caratteristiche opposte. Alice ha una pagina su Wikipedia; in rete è conosciuta, popolare ed oggetto di commenti e discussioni. E’ sovraesposta mediaticamente e la cosa non le piace, anche perché quella che emerge è una realtà apparente e fasulla.
Eileen invece ha il problema opposto; su di lei online c’è solo il profilo Linkedin, oppure il necrologio di qualche omonima. E la cosa la rattrista perché le sembra di vivere un’esistenza sfumata e anonima, quasi un non esistere. Tutti dettagli su cui meditare….

 

Giorgio Montefoschi “Dell’anima non mi importa” -La nave di Teseo- euro 19,00
I protagonisti, Enrico e Carla Rubbiani, sono una coppia ormai collaudata, con tanto di figlia 20enne, ed appartengono alla buona borghesia romana. Il loro è un tran tran diviso tra le vacanze a Fregene e Circeo, frequentazioni di amici, cene, pranzi ……
Si potrebbe anche definire la sonnolenta banalità del quotidiano, sulla quale due adulti hanno impostato la loro vita nell’altolocato quartiere Parioli, dove vivono in una villa immersa nella tranquillità appartata ed elegante scandita da ritmi precisi.
Carla è una quarantenne che si divide tra casa, partite di tennis e soliti riti borghesi.
Enrico è un affermato avvocato penalista e il loro matrimonio sembra di quelli riusciti. Consolidato tra dialoghi brevi sull’andamento della giornata, cose buone e semplici, libri, cinema, ottima musica, gli studi della figlia, pochi e selezionati amici, dove trascorrere le vacanze.
Ma dietro questa rassicurante cortina, che sembra poggiare su granitiche certezze, si annidano la noia e il desiderio di un cambiamento che si chiama tradimento.
Enrico perde la testa per un’esuberante collega, Simona, che si divide tra Milano e la capitale; a lui sembra una travolgente ventata di nuovo e vita emozionante. La passione però fa danni e lui finisce per lasciare il tetto coniugale e sistemarsi in un minuscolo appartamento a Trastevere.
Non anticipo altro, se non che in questo romanzo si parla di ricerca di appagamento, incomprensioni, pericolosi abbagli, disillusioni e bilanci. Sullo sfondo c’è sempre, come negli altri romanzi di Montefoschi, una Roma vissuta nei minimi anfratti e dettagli, tanto vivida da sembrare familiare anche a chi la conosce poco.

 

Talk e cinema a Torino, per interrogarsi sul tema della “Pace”

“Le vie della pace”

Martedì 31 maggio

Mai argomento fu più attuale. Drammaticamente attuale. Nasce di qui, e in occasione della “Giornata Internazionale dei Peacekeeper” istituita nel 2003 dall’“Assemblea Generale delle Nazioni Unite”, l’iniziativa “Le vie della pace” promossa sotto la Mole dal “Museo Diffuso della Resistenza” e da “Arci-Torino”, su progetto del Collettivo “La Comune”, gruppo di lavoro interdisciplinare fondato e composto da giovani volti come il filosofo Leonardo Caffo, la regista ed artista visiva Irene Dionisio, Ambra Troiano (che in città organizza e gestisce rassegne e sale cinematografiche), l’avvocato civilista Anita Marafioti, Francesco Giai Via critico cinematografico e le curatrici Francesca Comisso e Luisa Perlo, co-fondatrici nel 1997 a Torino di a.titolo, organizzazione culturale operante nella produzione di progetti di natura collaborativa e multidisciplinare.

L’appuntamento è per martedì 31 maggio con un duplice appuntamento: un talk a più voci al “Polo del ‘900” (via del Carmine, 14) per riflettere sul conflitto russo  – ucraino e soprattutto mettere a fuoco le vie per arrivare alla pace e, alla sera, al “Cinema Ambrosio” (corso Vittorio Emanuele II, 52) con la presentazione e la proiezione – in una serata arricchita pur anche di letture – del recentissimo “Atlantis” del regista ucraino Valentyn Vasyanovych (attualmente al fronte) ambientato proprio nel Donbass. Così, nel dettaglio, lo svolgersi dell’iniziativa. Si parte alle 18,30, al “Polo del ‘900”, con un’introduzione del presidente del “Museo Diffuso della Resistenza”, Roberto Mastroianni, e un estratto commentato dal filosofo Leonardo Caffo de “La Costituzione della Terra” di Luigi Ferrajoli, giurista ed autore “Feltrinelli”. A seguire, Irene Dionisio con una riflessione su “Oltre la logica del conflitto” con Carla Gottardi, attivista e già presidente di “Amnesty Italia”. Obiettivo: portare attenzione sui diritti umani violati e sulle possibili conseguenze future. Il pomeriggio continuerà con il confronto, moderato da Anita Marafioti, tra Francesco Aceti (Anpi provinciale) e Roberto Mastroianni, volto a tracciare una prospettiva storica sui valori della Resistenza in relazione all’attualità. A chiudere l’approfondimento, il filosofo, analista politico e podcaster Lorenzo Pregliasco. A lui il compito di dissertare (le sue analisi appaiono regolarmente su testate internazionali come “Reuters”, “BBC”, “Financial Times”, “Wall Street Journal” e “Bloomberg”) sulle dinamiche che hanno influenzato l’opinione pubblica rispetto all’invasione russa dell’Ucraina. Attesa, in collegamento via mare, anche l’attivista, saggista e già presidente di “Emergency” Cecilia Strada. In serata, la seconda parte dell’iniziativa. Alle 21, al Cinema “Ambrosio” – dopo le letture e le analisi, introdotte da Irene Dionisio, di Gianluigi Ricuperati e Lidia Lyberman, curatori del “Public Program” per “Triennale Milano” “Planeta Ukraine” – verrà presentato il film “Atlantis” di Valentyn Vasyanovych, premiato come “Miglior Film” della sezione “Orizzonti” alla “Mostra del Cinema di Venezia” e introdotto da Ambra Troiano, curatrice e programmer.

Il lungometraggio è ambientato in un futuro prossimo dove la guerra tra Ucraina e Russia, nella regione del Donbass, è finalmente terminata. L’ex soldato Sergeij è tornato dal fronte con una sindrome da stress post- traumatico e non riesce ad adattarsi alla nuova realtà. Dopo il suicidio del migliore amico, anch’egli reduce di guerra, e dopo la chiusura della fonderia in cui lavora, Sergeij aderisce al progetto di un’associazione di volontari specializzata nel recupero di cadaveri di guerra. Poco alla volta, lavorando accanto alla responsabile Katya, capisce che un futuro migliore è possibile.

Gli ingressi al talk al “Polo del ‘900” e alla proiezione al Cinema “Ambrosio”, sono entrambi gratuiti.

Al Cinema “Ambrosio” sarà anche offerto un rinfresco pre-proiezione.

g.m.

Nelle foto: alcune scene di “Atlantis”

M5S contro gli inceneritori

Con l’approvazione del DL aiuti del Governo Draghi non votato dal Movimento 5 stelle perché contenente poteri speciali al Sindaco di Roma sul nuovo inceneritore nella capitale, si è riaperta la discussione sugli inceneritori. O meglio, non è mai stata chiusa. Ricordiamo anche nel 2018 l’allora Governo gialloverde del Conte 1 insieme ad un pimpante Matteo Salvini che asseriva, tra un mojito ed una serata al Papeete, essere necessario “un termovalorizzatore per ogni provincia” e che “chi dice sempre di no provoca roghi tossici e malattie”. Anche in quella occasione fu ribadita la nostra contrarietà.
Il Movimento 5 stelle è contrario ad ogni tipo di inceneritore, consapevole che il ciclo del rifiuto debba passare da una transizione ecologica e sostenibile. Nel pieno di un’emergenza climatica è impensabile ricorrere ancora ad una tecnologia vecchia di trent’anni, che spreca energia, inquina, mette a rischio la salute delle persone ed è correa dell’ormai evidente innalzamento delle temperature. In tal senso si è espressa anche la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo che ha votato per l’ inclusione degli Inceneritori tra gli impianti che dovranno acquistare crediti per compensare le emissioni climalteranti prodotte. Tale proposta passata con larga maggioranza, fa parte del pacchetto clima noto anche come FIT FOR 55, che intende ridurre le emissioni del nostro Continente.
Anche sul nostro territorio ci viene prospettato un nuovo inceneritore (completamente privato per di più) a Frossasco con le solite promesse del riciclo e di nuovi Eldorado di posti di lavoro.
 Ma è davvero così?
Uno stabilimento che ha una capacità produttiva di 360.000 mc, pari a 400.000 tonnellate/anno di cui circa 200.000 t di legno vengono riciclati. E che fine fanno le altre quasi 200.000 tonnellate comprese colle e resine in entrata? La maggior parte finisce in atmosfera (10 tonnellate/h), in pratica abbiamo un inefficiente processo produttivo che ricicla all’ incirca il 50% del materiale che vi entra. Questo nonostante quanto sostiene RILEGNO, uno dei 7 consorzi del CONAI, cioè che sia possibile riciclare fino al 97,1% del legno in entrata. Altra contraddizione riguarda, stante la mancanza di un collegamento ferroviario e l’enorme bacino di utenza, il forzoso ricorso alle centinaia di passaggi quotidiani di TIR, necessari per alimentare un impianto che ricordiamo è a ciclo continuo 7 giorni su 7 per 24 ore al giorno.
E quei posti di lavoro in più promessi ma non certi, non possono prevalere sulla volontà di una comunità e di un sistema produttivo volto all’agricoltura e al turismo e con occupazione ad oggi tangibile. Sistema che sarebbe coinvolto inevitabilmente ed inesorabilmente in un declino ampiamente previsto. I danni sulla salute degli abitanti della zona poi sono attestati dai tantissimi esempi sul territorio nazionale: il più emblematico è l’Ilva di Taranto città con le più alte percentuali di tumori in Italia. Qui per fortuna non siamo ancora come a Taranto e soprattutto possiamo ancora porre un freno a tale eventualità.
Nonostante le nostre preoccupazioni siamo fiduciosi e pronti a stare al fianco dei nostri amministratori che proseguono il loro lavoro istituzionale con la mozione votata in Consiglio comunale all’ unanimità prima e la conseguente apertura di un tavolo di lavoro con tutte le amministrazioni del territorio interessato.
Per quanto ci riguarda continueremo a confrontarci e dare il nostro contributo ai comitati della zona in piena sinergia con loro, con la serenità di chi sa di stare dalla parte in cui dovrebbe sempre schierarsi la politica: quella dei cittadini e dell’interesse pubblico. A cominciare dalla salute e dell’ambiente.
𝗟𝗮 𝗻𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗱𝗮 é 𝗶𝗻𝗲𝗾𝘂𝗶𝘃𝗼𝗰𝗮𝗯𝗶𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘁𝗿𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮𝘁𝗮.
M5S

Finto tecnico del gas deruba anziana di 5 mila euro

Con la scusa di controllare i termosifoni un finto tecnico del gas si è introdotto nella casa di un’anziana a Moncalieri e le ha sottratto una borsa contenente 5mila euro in contanti e gioielli.

Il malvivente subito dopo è fuggito. La donna ha chiamato i familiari e i carabinieri per denunciare l’accaduto. Ma ormai era troppo tardi.

 

Le alleanze e il rischio autoritario

Diceva Mino Martinazzoli a metà degli anni duemila – e quindi già in piena seconda repubblica – che in Italia “la politica è sempre stata politica delle alleanze”.

Apparentemente una banalità ma, come ovvio, non era così. Anzi. Perchè storicamente, e anche recentemente, la cosiddetta “cultura delle alleanze” è stata avversata, duramente avversata. Da forze politiche che si collocano su fronti diversi se non addirittura alternativi.
Voglio fare, al riguardo, tre soli esempi a conferma di questa riflessione politica.
Innanzitutto la cosiddetta “vocazione maggioritaria” di veltroniana memoria. Certo, il leader del Pd dell’epoca l’aveva disegnata senza doppi fini e senza alcuna malizia politica. Ma è indubbio che quella impostazione era allergica alla costruzione delle alleanze tradizionali perchè individuava nella centralità del partito l’elemento cardine per creare e consolidare la democrazia dell’ alternanza nel nostro paese. Ovvero, il partito come alternativa all’alleanza tra partiti e soggetti politici diversi. Ma se questa era la motivazione nobile che giustificava la discesa in campo della “vocazione maggioritaria”, è altrettanto vero che si trattava di un progetto politico che affondava le sue radici ideali nella cultura gramsciana che, nella fattispecie, faceva proprio del partito il “nuovo principe” della società. Una concezione che alla base difettava su un punto decisivo: ovvero, la sottovalutazione del pluralismo e di ciò che rappresenta nello scenario politico e culturale del nostro paese.
Come secondo esempio non posso non ricordare che il leader della destra italiana, seppur di questa anomala destra nostrana, Silvio Berlusconi, ha sempre sostenuto che il suo programma di governo lo “si può realizzare solo il giorno in cui avrò la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento”. Una tesi alquanto ardita, al di là della propaganda che accompagna purtroppo in modo sistematico la politica contemporanea. Ma, al fondo, la concezione è sempre quella. E cioè, la coalizione o l’alleanza è vista ed interpretata come un inciampo e un fastidio più che non come una ricchezza e un valore aggiunto per il governo e la stessa democrazia italiana.
Un terzo ed ultimo esempio è rappresentato dal populismo dei 5 stelle. Cioè dal partito populista per eccellenza nel sistema politico italiano. Una strategia che non prevedeva alcuna alleanza perchè gli altri partiti erano sostanzialmente dei soggetti da non considerare in quanto incompatibili con il verbo e i dogmi del populismo anti politico e demagogico. Una prassi che è stata urlata e decantata per anni da tutto il partito dei 5 stelle in tutte le piazze italiane salvo poi rinunciarvi improvvisamente e collettivamente per motivazioni di puro potere. Ovvero, per dirla in termini più semplici, per continuare a conservare il seggio parlamentare e gli incarichi ministeriali con relativi benefit e privilegi. Da qui la gestione trasformistica ed opportunistica della politica e della stessa prassi politica. Ossia, il peggio che la politica possa offrire. Ma anche in questo caso persiste una radicale e scientifica ostilità e diffidenza nei confronti delle alleanze e delle coalizioni.
Ecco perchè, in ultima analisi, se vogliamo recuperare anche in vista delle ormai prossime elezioni politiche il senso, la mission e il ruolo delle alleanze, dobbiamo rifarsi organicamente alla cultura democratico cristiana e cattolico popolare. Una tradizione che ha sempre individuato nelle alleanze il valore aggiunto e la cifra distintiva della nostra democrazia e del nostro sistema politico. Una cultura che riconosce e valorizza il pluralismo politico e culturale – di norma rinnegato da chi individua nel proprio partito il salvatore della patria o il “nuovo principe” – e, di conseguenza, la centralità delle coalizioni e il valore delle alleanze politiche. A cominciare dall’esperienza politicamente più rilevante, quella dell’esecutivo a cui Alcide De Gasperi diede vita dopo le elezioni del 1948 dove preferì governare con una coalizione e non con la sola Dc, anche se ottenne la maggioranza assoluta dei seggi.
Insomma, anche su questo versante è la storia che legge le singole vicende politiche e che le spiega meglio di qualsiasi altra interpretazione. Di parte o meno che siano. Ed è per questo che non si possono accettare lezioni, su questo versante, nè dai populisti dei 5 stelle, nè dalla tradizione post comunista della sinistra italiana e tantomeno dalle varianti della destra italiana. Semplicemente si deve solo recuperare, ed inverare sempre di più nella politica italiana, la lezione di quel filone democratico cristiano e cattolico popolare attraverso il magistero dei suoi statisti e leader. Ancora una volta, quindi, dal passato si traggono gli spunti decisivi per governare il presente e guidare il futuro.

Giorgio Merlo

“Eugenio Bolley. Il Paese delle Meraviglie” al Campus Onu

In occasione della ricorrenza della ratifica della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo è in corso  al Campus ONU di Torino la mostra “Eugenio Bolley. Il Paese delle Meraviglie”. Sarà aperta al pubblico, su prenotazione, fino al 10 luglio 2022.

Nei giorni scorsi è stata inaugurata, alla presenza delle Istituzioni e della Stampa, la mostra “Eugenio Bolley. Il Paese delle Meraviglie”, presso l’International Training Centre of the International Labour Organization (ITCILO).

Promossa dalla Fondazione AIEF per l’infanzia e l’adolescenza, in collaborazione con ITCILO, Gruppo Sella e la Direzione Artistica di Banca Patrimoni Sella & C. la mostra, curata dal critico e storico dell’arte Daniela Magnetti, intende essere un racconto a colori in occasione della ricorrenza della ratifica italiana della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

La mostra è dedicata ai bambini ucraini, vittime innocenti della terribile guerra in corso, ed è patrocinata dal Consiglio Regionale del Piemonte e della Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Piemonte.

Oltre agli interventi del Presidente della Fondazione AIEF per l’infanzia e l’adolescenza, Dott. Tommaso Varaldo, della curatrice della mostra, Dott.ssa Daniela Magnetti, e della Dott.ssa Monica Lisa per ITCILO, l’evento inaugurale ha visto la partecipazione del Console Onorario d’Ucraina in Piemonte, Dott. Dario Arrigotti e della Consigliera della Regione Piemonte e Vicepresidente del Comitato per i Diritti Umani, Dott.ssa Sara Zambaia.

“Trentuno anni fa, con la Legge n. 176, l’Italia ratificava la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, che rappresenta lo strumento normativo internazionale più importante e completo in materia di promozione e tutela dei diritti dell’infanzia. Questa mostra fornisce un contributo importante alla divulgazione e alla conoscenza di quanto la Convenzione stabilisce in un momento, come quello attuale, in cui i diritti dei bambini negati e violati sono sempre di più”, commenta Tommaso Varaldo, presidente della Fondazione AIEF per l’infanzia e l’adolescenza.

“Il ruolo sociale dell’arte contemporanea, leitmotiv di molti progetti sostenuti dalla Direzione Artistica di Banca Patrimoni Sella & C., trova qui una nuova declinazione: le opere pittoriche di Bolley, rese disponibili dalla Fondazione AIEF, vengono esposte non in un museo, ma in un centro internazionale di formazione nel quale trovano posto professionisti ed eccellenze da tutto il mondo. La mostra, con la sua capacità di parlanre mille lingue attraverso l’arte e il colore, si inserisce a pieno nei progetti sviluppati dall’ITCILO, volti a promuovere una crescita inclusiva sostenuta e sostenibile: così come i formatori del centro «guidano i partecipanti in un viaggio di apprendimento, con workshop, visite di studio e le ultime tecnologie pedagogiche», allo stesso modo questo percorso espositivo si propone come stimolo narrante per attività da condurre insieme ai bambini e ai ragazzi.”, aggiunge Daniela Magnetti, direttore artistico di Banca Patrimoni Sella & C e curatrice della mostra.

La mostra, seguendo una modalità inusuale, ha aperto le sue porte al pubblico prima dell’inaugurazione: dal 10 maggio, infatti, oltre 350 giornalisti provenienti da tutto il mondo, ospiti presso le strutture dell’ITCILO in occasione dell’Eurovision Song Contest (Torino, 10 – 14 maggio 2022), hanno avuto modo di vedere le opere del Maestro.

Nella selezione di dipinti esposti, che spaziano attraverso tutta la produzione pittorica dell’artista, i visitatori possono ammirare mille cromie accostate con emozionante equilibrio lirico, lettere dell’alfabeto che raccontano del primo linguaggio, segni che hanno il fascino delle scritture sconosciute. Nel proporre la pittura di Bolley, che è esercizio ludico, sereno e libero, questa esposizione vuol essere un passe-partout per grandi e piccini verso quel Paese delle Meraviglie che ogni bambino dovrebbe avere il diritto di conoscere.

Sarà possibile per il pubblico visitare la mostra, fino al 10 luglio, previa prenotazione via email o telefono alla segreteria della Fondazione AIEF (tel. 3273703877 – email info@fondazioneaief.org).