




La decima edizione del Torino Jazz Festival – un progetto della Città di Torino realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino, Main Partner Intesa Sanpaolo e Iren, con il contributo di Fondazione CRT, OGR Torino, ANCoS e Confartigianato Imprese Torino – si svolgerà dall’11 al 19 giugno.
In calendario una panoramica sulle diverse declinazioni del jazz, dal mainstream ai nuovi linguaggi improvvisativi, passando per il rock, l’avanguardia, il nuovo progressive europeo e l’elettronica. Nel Main Stage si alterneranno grandi nomi internazionali, produzioni originali, prime italiane ed europee. La sezione Jazz Cl(H)UB coinvolgerà i jazz club della città, 27 gli eventi in cartellone, divisi tra esibizioni, jam session tematiche e altre forme di espressione artistica, con particolare attenzione ai musicisti emergenti.
Non mancheranno incontri, le conferenze, i Jazz Blitz che porteranno il jazz a chi non può raggiungere i luoghi di concerto, coinvolgendo giovani allievi delle scuole di musica e del Conservatorio e, infine i Torino Jazz Meetings, punto di incontro e scambio di esperienze. I luoghi del TJF saranno le Officine Grandi Riparazioni, il Conservatorio Giuseppe Verdi, l’Auditorium del grattacielo Intesa Sanpaolo, il Teatro Vittoria, il Tempio Valdese e i jazz club della città.
Diretto dai musicisti Diego Borotti e Giorgio Li Calzi, il festival, ormai tra i più importanti a livello internazionale, ha visto aumentare di anno in anno il consenso del pubblico e, anche in questa edizione, continuerà a dedicare ampio spazio a produzioni originali create appositamente per l’occasione, che daranno modo agli spettatori di assistere a eventi unici, oltre, naturalmente a concerti, in prima nazionale, di star del jazz.
“TJF 2022, nella sua decima edizione, rilancia la socialità intorno al grande jazz, riproponendo il format dei cinque palinsesti tra loro integrati, interrotto nei due anni trascorsi – dichiara Diego Borotti –. L’attività dei Main Stage propone un’alternanza di grandi nomi internazionali, produzioni originali, prime italiane ed europee e focus stilistici. Una programmazione lontana dalle logiche dell’heavy-rotation e attenta alle eccellenze artistiche del nostro Paese. Il palinsesto Jazz Cl(H)UB produrrà 27 eventi divisi tra concerti, jam session tematiche, incroci multidisciplinari con altre forme d’arte. Gli incontri, le conferenze, i progetti speciali proporranno chiavi di lettura guidate alla storia e all’estetica del jazz, agli innesti con altre arti o tecnologie, alle implicazioni antropologiche e sociali di una forma d’arte profondamente connessa alla realtà da cui è generata. I Jazz Blitz contribuiranno a combattere l’isolamento culturale valorizzando al contempo i giovani allievi delle migliori scuole jazz cittadine. I Meeting metteranno in scena una giornata di conferenza regionale e una nazionale, dedicata in questa edizione all’incontro con MIDJ. Sarà di nuovo possibile creare il proprio percorso di lettura stratificata che permetterà di entrare e uscire dai 5 palinsesti scegliendo il percorso che si preferisce per attinenza o per opposizione. Improvvisando un gioco dalle mille possibilità, come la pratica costitutiva del jazz analizzata da Alessandro Bertinetto nella conferenza ‘Filosofia dell’Improvvisazione’ si potrà partire, per esempio, dal tema generazionale dei gruppi di ventenni di Mixtape o di Always Know Quartet e, per opposizione, arrivare ai decani Milton Nascimento e Buster Williams, che lega la sua presenza a ‘Mingus 100’ celebrato con quattro eccellenti ‘bass solo concert’, sfidando l’ilare luogo comune. Da qui, in tema di grandi maestri scomparsi, il viaggio potrebbe passare dal concerto ‘The Golden Age’ della Torino Jazz Orchestra che ha per oggetto la grande musica di Armando Trovajoli, il quale potrebbe guidarci verso il tema delle grandi formazioni come la CFM Big Band, la JCT Big Band o la FFM Jazz Faculty che celebra Cesare Pavese e, in tema di cultura americana, conoscere il sound di Chicago di Chanda Rule o Tad Robinson. Auguro quindi a ciascuno di provare a generare il proprio ‘filo rosso’, di cercare nel programma la declinazione stilistica alla quale è più affezionato e di lasciarsi incuriosire da altre mai considerate prima. Buon TJF 2022!”.
“Ci si chiede sempre di più, sbigottiti davanti a drammatici eventi che ci rendono improvvisamente fragili, se i nostri lavori siano utili o no e, nello specifico, quale può essere il senso di un festival musicale in condizioni così totalizzanti come quelle che stiamo vivendo da qualche anno – dichiara Giorgio Li Calzi –. Mi piace pensare, rispondendomi, che i lavori di tutti noi rientrino in un contesto globale di responsabilità etica e che l’arte abbia un ruolo curativo, per la meraviglia che suscita, per il rito della visione o dell’ascolto, per il bagaglio che un libro o una musica lasciano in noi. Anche solo questi pochi momenti basterebbero a fermare per un attimo una società e un’economia autolesionista, frutto di umane competizioni. Il jazz ha sempre rappresentato la libertà e la fusione tra le comunità e le culture. E proprio questa è la nostra filosofia, per riuscire a vivere con consapevolezza e partecipazione un pianeta drammaticamente e meravigliosamente vivente. La nuova edizione del Torino Jazz Festival cerca di approfondire alcuni elementi che stanno intorno a noi, anche quelli extra-musicali che potranno rivelarsi cardini di nuove musiche. Proprio per questo il programma ha sempre un carattere contemporaneo e cerca di non chiudersi in un genere, ma è aperto a cambiamenti, differenze e ascolti. Qualcuno potrebbe chiedersi che attinenza ci può essere tra il jazz e una poetessa e rapper come Kae Tempest, un reporter di guerra e giornalista come Domenico Quirico, in dialogo con John Vignola, uno scrittore come Jonathan Coe in concerto con Artchipel Orchestra, una danzatrice come la canadese Sandy Silva insieme ai torinesi Ananasnna, un organista contemporaneo come il norvegese Ståle Storløkken, una big band di Helsinki, la UMO, con Jimi Tenor, e un incontro con artisti afroitaliani curato dallo scrittore Fabio Geda. Tutto questo rappresenta una piccola fetta socio-culturale di un mondo che ci piace raccontare anche se facciamo un festival di jazz, ma anche questo è jazz, cioè un linguaggio attuale in costante mutamento. Insieme all’unicità degli spettacoli, produzioni originali, primi concerti italiani e europei, l’attenzione per il territorio, per il sociale, per le scuole di musica e per gli operatori della nostra città che resistono per tutto l’anno anche senza di noi, ma noi siamo con loro, il prezzo popolare dei biglietti…. tutto questo fa la decima edizione di un festival internazionale e cittadino, il Torino Jazz Festival 2022”.
Torino Jazz Festival, in questa edizione, ricorda, a cento anni dalla nascita, la figura di uno dei giganti della storia del jazz, Charles Mingus (1922-1979), contrabbassista, pianista, scrittore e compositore, un maestro capace di lasciare un segno indelebile nella cultura del Novecento.
Per celebrare un personaggio complesso come Mingus, sono in calendario concerti con quattro maestri assoluti del suo strumento d’elezione, il contrabbasso, oltre che appuntamenti con la letteratura, graphic novel e teatro.
Tra i tantissimi eventi e concerti si segnalano, sabato 11 giugno, nella giornata inaugurale del Festival, oltre al ricordo mingusiano i concerti nei jazz club tra cui un’originale rilettura di un grande classico della musica contemporanea, “In C” di Terry Riley rielaborato da un quartetto di musicisti torinesi, Berts, Chirico, Dellapiana, Mazza, ai sintetizzatori modulari.
Inoltre, in collaborazione con Fondazione Circolo dei lettori e Salone internazionale del Libro Torino, si potrà assistere all’incontro con lo scrittore inglese Jonathan Coe che racconta al pubblico la sua doppia passione per la letteratura e la musica intervistato dallo scrittore torinese Giuseppe Culicchia.
Domenica 12 giugno continuano gli appuntamenti e i concerti dedicati a Mingus, al Conservatorio Giuseppe Verdi, Jonathan Coe, in versione musicista e compositore, ospite alle tastiere, della Artchipel Orchestra, diretta da Ferdinando Faraò, mentre tra i concerti nei club, quello di Tad Robinson, uno degli esponenti di punta del soul blues contemporaneo.
Lunedì 13 giugno al Conservatorio Giuseppe Verdi, in prima italiana, in collaborazione con la Reale Ambasciata di Norvegia, l’incontro tra il trio norvegese Elephant 9 di Ståle Storløkken, pianista preferito di Terje Rypdal, membro dei gruppi Supersilent e Motorpsycho, con il celebre chitarrista svedese Reine Fiske dei Dungen scatena una miscela esplosiva di prog contemporaneo, jazz e avant rock. Continuano anche in questa giornata i tanti concerti nei club.
Martedì 14 giugno un interessante Jazz Talk nei Laboratori di Barriera con la presentazione degli esiti di una ricerca condotta sul pubblico di MiTo SettembreMusica e Torino Jazz Festival e il concerto, in prima nazionale, nel Tempio Valdese di Ståle Storløkken, in un’insolita esibizione all’organo liturgico.
Mercoledì 15 giugno alle OGR è in programma uno degli appuntamenti più attesi del Torino Jazz Festival 2022, la prima data europea del tour One Final Music Session di Milton Nascimento, un eroe assoluto della musica brasiliana, un cantautore celebrato nel mondo per la potenza espressiva con la quale ha rinnovato il ricco repertorio del suo paese. Una grande festa, per il suo addio ai palchi, che riunisce un gruppo di musicisti affiatati, ancora una volta stretti intorno al suo talento indiscusso. Mentre, all’Auditorium grattacielo Intesa Sanpaolo, Chanda Rule, prima nazionale, l’ennesima gemma prodotta da quella autentica miniera di talenti vocali rappresentata dal Southside di Chicago. La sua voce ammaliante riprende standard jazz e brani di New Orleans in chiave contemporanea. Di notevole interesse, al Circolo dei lettori, il Jazz Talk, ‘La Luce e i Buio’, la musica e i grandi temi della contemporaneità, con Domenico Quirico, giornalista, scrittore, inviato de La Stampa, che conversa con John Vignola, giornalista, critico musicale e conduttore radiofonico di Radio1.
Giovedì 16 giugno, alle OGR, la Torino Jazz Orchestra rende omaggio alla musica di Armando Trovajoli e alla sua vocazione per il jazz. La big band diretta da Fulvio Albano con gli arrangiamenti di Franco Piana, ci regala un’inedita versione per orchestra jazz dell’opera di Trovajoli, che pone in risalto la sua vena creativa. Completano la formazione Dino e Franco Piana: due importanti solisti, amici e collaboratori storici di Trovajoli, ideali interpreti della sua musica. Sempre alle OGR, Buster Williams, uno dei maestri del contrabbasso contemporaneo. Ha collaborato con Herbie Hancock, Art Blakey, Herbie Mann, McCoy Tyner, Dexter Gordon, Roy Ayers sensibile con grandi voci quali Bobby McFerrin, Sarah Vaughan, Nancy Wilson e Betty Carter. Si presenta al TJF, alla guida di un quartetto affiato dove spicca la presenza di una autentica star della batteria come Lenny White.
Venerdì 17 giugno, alle OGR, produzione originale, quattro artisti che hanno saputo ritagliarsi un proprio spazio attraverso un linguaggio unico: Jan Bang è il ‘signore delle macchine’, producer tra i più amati al mondo, Arve Henriksen, caposcuola del sound norvegese, alla tromba evoca gli echi dei fiordi mentre i timbri originali di Roberto Cecchetto fanno di lui un elemento essenziale al gruppo. Il gesto, l’azione e il silenzio sono tratti caratterizzanti del percussionista e del performer totale Michele Rabbia. Sempre alle OGR, Jason Lindner con Now Vs Now, in questa occasione, appositamente ideata per il TJF 2022, il trio ospita il chitarrista, polistrumentista e compositore Kurt Rosenwinkel, collaboratore tra gli altri di Brad Meldhau e Donald Fagen insieme al talento in ascesa della producer e songwriter partenopea LNDFK.
Sabato 18 giugno, alle OGR, il TJF accende i riflettori su Trixie Whitley, giovane cantante, batterista, bassista, tastierista e autrice di talento, già front-woman del gruppo di culto Black Dub di Daniel Lanois e figlia del songwriter Chris Whitley, con cui ha debuttato da bambina, suonando dal vivo e registrando in molti suoi album. Ha collaborato con star della musica internazionale da Robert Plant a Marianne Faithfull, passando per Me’shell Ndegeocello. Per la sua ‘prima’ italiana porta a Torino il suo songwriting venato di mille influenze, tra elettronica blues, rock e jazz. Sempre alle OGR, un evento imperdibile, Kae Tempest, performer, rapper, writer, voce riconosciuta delle inquietudini giovanili, ha vinto numerosi premi per le sue opere poetiche, narrative e musicali (Leone d’argento nel 2021 alla Biennale Teatro di Venezia). Il suo romanzo d’esordio The Bricks That Built the Houses è stato un bestseller del Sunday Times e i suoi album sono stati nominati per il Mercury Music Prize. Kae Tempest a Torino presenta in prima nazionale il nuovo album, TheLine Is A Curve, un lavoro che si interroga a fondo sul senso della vita.
Domenica 19 giugno il Torino Jazz Festival chiude l’edizione 2022 con un’escursione al Castello di Rivoli – in Collaborazione con Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea -. Il trombettista e compositore Ramon Moro, suona in solo una composizione originale, ideale colonna sonora per le opere esposte al III piano Manica Lunga, parte della mostra Espressioni con frazioni. alle OGR, grande chiusura con un’altra prima nazionale, Jimi Tenor e UMO Helsinki Jazz Orchestra.
Jimi Tenor è un talento eclettico. Il compositore e polistrumentista finlandese suona sassofoni, flauti, tastiere, strumenti di propria invenzione ed è contemporaneamente fotografo, regista, disegnatore di moda. Tenor aggiorna costantemente gli ingredienti mescolando il tecno jazz degli esordi all’elettronica dalle sfumature pop dei dischi successivi, fino all’afrobeat.
La UMO in Finlandia è un’istituzione: dal 1975 ha registrato 60 album, agisce come una sorta di orchestra nazionale di jazz e collabora con oltre cento artisti ogni anno, proponendo un repertorio vario, trasversale. Quando la UMO e Tenor si incontrano accade sempre qualcosa di straordinario.
Lunedì 20 giugno, infine, un evento speciale al Cinema Massimo, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema, The Migration Dance Film Project di Marlene Millar e Sandy Silva (Canada).
Il Migration Dance Film Project nasce dalla settennale collaborazione creativa tra due artiste pioniere nel rompere le convenzioni proprie alle rispettive pratiche artistiche: la regista di film di danza Marlene Millar e la coreografa di danza percussiva Sandy Silva. Un’esplorazione attraverso 7 cortometraggi, con una trama ancorata al tema della migrazione, che seguono un cast di dieci danzatori-cantanti in cui lo spettatore viene avvolto da canto, ritmo e movimento in un viaggio poetico, musicale, fisico e visivo.
La visione dei film è introdotta da un incontro con le autrici a cura dell’Associazione COORPI.
Il Festival terminerà con il TJF PARTY JAM all’Amen bar.
BIGLIETTERIA:
c/o Urban Lab piazza Palazzo di Città 8/F
da sabato 14 maggio lunedì/sabato 10.30/18.30 chiusa giovedì 2 giugno aperta tutti i giorni da lunedì 6 a domenica 19 giugno
tel + 39.011.01124777 nei giorni e negli orari di apertura della biglietteria
Sono previste formule di abbonamento
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Fino al 30 giugno
Dalla “vetrina” fitta di elementi riconoscibilissimi e piemontesissimi apparentemente in contrasto fra loro ma raccolti in perfetta armonia con stile “manifesti anni ‘40” a firma dell’alessandrino Riccardo Guasco, alla Mole punto d’arrivo di una funivia che valica le montagne per congiungere la Città al mondo di Francesco Bongiorni; via via fino alla “costruzione collettiva” del pisano Matteo Berton che racconta di un’infinita varietà di personaggi indaffarati attorno a Palazzo Madama per portare il loro contributo alla crescita del luogo che meglio incarna la storia del continente europeo o alla lirica e sintetica illustrazione di Anna Parini che riflette su comunità come luogo di “sostegno comune” dove le differenze non siano motivo di paura ma piuttosto insegnamento a “guardare oltre”.
Sono questi solo quattro esempi scelti fra le sedici illustrazioni a firma di altrettanti grandi artisti italiani (nove uomini e sette donne) dedicate ai valori promossi dal Consiglio d’Europa e posizionate su stendardi bifacciali in due spazi aulici di Torino, i portici di piazza San Carlo e di via Po, in un percorso di valore storico e più ampiamente culturale facilmente comprensibile da ogni cittadino, di qualsiasi nazione. Il progetto espositivo, dal titolo “Europa. L’illustrazione italiana racconta l’Europa dei popoli” è stato promosso, in occasione del “Comitato Interministeriale per gli Affari Esteri” che si terrà a Torino giovedì 19 e venerdì 20 maggio (a chiusura del semestre della Presidenza Italiana del Consiglio d’Europa), dalla Città di Torino, Regione Piemonte e Palazzo Madama con la “Fondazione Torino Musei”. Le illustrazioni raccontano nel loro complesso i valori fondanti dell’Unione Europea e dei popoli europei, prendendo avvio da Palazzo Madama, edificio che, con i suoi duemila anni di storia, interpreta come pochi altri l’identità europea: nel 1861 fu infatti sede del primo Senato del Regno d’Italia e cent’anni più tardi ospitò la firma della “Carta Sociale Europea”. Sedici, si diceva, gli illustratori coinvolti.
Accanto ai quattro già citati: Camilla Falsini, Elisa Seitzinger, Andrea Serio, Francesco Poroli, Irene Rinaldi, Lucio Schiavon, Ale Giorgini, Emiliano Ponzi, Bianca Bagnarelli, Marina Marcolin, Gianluca Folì e Giulia Conoscenti. La mostra, per il suo alto valore educativo e civico, diventerà in seguito un percorso didattico per gli istituti comprensivi di Torino e del Piemonte, oltre a essere organicamente strutturata in un progetto espositivo veicolato in ogni provincia e proposto agli istituti italiani di cultura all’estero. Da una mostra “di piazza” si passerà dunque ad una mostra “itinerante” che vedrà il coinvolgimento di diversi luoghi del territorio per raccontare i grandi valori dell’Europa attraverso l’arte. Conferenze, incontri a tema, laboratori e spettacoli teatrali saranno gli eventi collaterali di questa originale operazione, che per la prima volta vede un Museo Civico, luogo di identità europea, diventare committente di giovani illustratori italiani di fama internazionale – e in costante dialogo fra capacità creative e benvenuti supporti dal digitale – costruendo un dialogo tra la sua storia millenaria e il linguaggio grafico, perennemente vivo, dell’illustrazione.
La presentazione del progetto avverrà sabato 21 maggio alle ore 12 al “Salone Internazionale del Libro 2022” presso lo “Spazio Città di Torino” (padiglione 1, D 102). Interverranno Ale Giorgini, Elisa Seitzinger, Andrea Serio e Giovanni Carlo Federico Villa, direttore di Palazzo Madama.
Gianni Milani
– Riccardo Guasco: “Piemonte”
– Francesco Bongiorni: “Torino”
– Matteo Berton: “Palazzo Madama”
– Anna Parini: “Democrazia”
“Il titolo – sottolineano il presidente dell’Unione Musicale, Angelo Benessia, e il direttore artistico Cecilia Fonsatti – è “Classica Unione”, capace di porre l’accento su quello che la musica rappresenta per vocazione, vale a dire unire i popoli attraverso un linguaggio comune”. L’uomo dell’immagine, che caratterizza la stagione 2022-2023, è proiettato verso il futuro, un futuro positivo, in cui le nuvole delle certezze attuali paiono dissolversi.
Con questo interessante spunto è stato creato il nuovo cartellone che si svilupperà da mercoledì 12 ottobre 2022 a mercoledì 24 maggio 2023, articolato in 107 eventi, di cui 50 concerti, 6 appuntamenti divulgativi, 36 proposte per le famiglie e 15 spettacoli per le scuole.
Saranno protagonisti 260 artisti, di cui 110 saranno per la prima volta ospiti dell’Unione Musicale, e oltre 80 musicisti under 30.
I concerti sono declinati nella serie dei Mercoledì del Conservatorio, suddivisi in serie Pari e Dispari, 26 concerti alle ore 20.30, e al teatro Vittoria la serie pomeridiana Didomenica, “L’altro suono”, con concerti dedicati al repertorio antico e Next Generation, capace di valorizzare giovani talenti e interpreti già affermati a livello internazionale.
Riconfermata la serie Discovery, pensata per guardare oltre i confini del repertorio classico.
La nuova stagione si iinaugurerà con il concerto di un pianista ucraino, Vadym Kholodenko, vincitore assoluto al Concorso Van Cilburn nel 2013, noto per le sue interpretazioni fantasiose e impeccabili.
Nella stagione dell’Unione Musicale viene anche inserito un nuovo progetto, dal titolo “Solo per le tue orecchie”. Si tratta di sei brevi concerti di carattere interattivo a episodi, ideati per accompagnare il pubblico in un percorso di conoscenza del linguaggio musicale.
Il cartellone del mercoledì è contraddistinto dalla presenza di grandi nomi del panorama internazionale, molti dei quali giungono qui per la prima volta, come la violinista russa Alena Baeva, compagna del pianista ucraino Kholodenko anche nella vita.
Nel corso della stagione debutteranno anche i pianisti Augustin Hadelich e Nihg Feng, con alcune delle formazioni da Camera oggi più ricche di personalità, quali il francese Trio Karenine e il tedesco Trio Jean Paul.
Grande attesa anche per la violinista ucraina Diana Tishchenko, con Jose’ Gallardo al pianoforte, il quintetto di fiati dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e della Royal Concertgebouw Orchestra, l’ensemble vocale Singer Pur, con un programma molto originale di Monteverdi.
Ensemble stellari sono anche quelli composti da Martin Frost al clarinetto, Antoine Tamestit alla viola e Shai Wosner al pianoforte, oltre a un sestetto d’archi riunito intorno a due violoncelliste.
Arriverà per la prima volta in Italia una formazione piuttosto ampia, l’Orchestra Leonore diretta da Daniele Giorgi, ensemble di profilo internazionale, formato da musicisti scelti tra le più prestigiose orchestre europee e migliori Ensemble cameristico.
Il 17 ottobre prossimo inaugurerà la rassegna intitolata “L’altro suono”, con il Quartetto Altemps.
Seguiranno i canti gregoriani, con un programma piuttosto insolito a sfondo ecologico l’energico Ensemble francese Le Consort, capace di mettere in contatto i veneziani Vivaldi e Reall; un percorso monografico tutto dedicato all’opera di John Sebastian Bach, proposto dal gruppo Armoniosa, mentre l’Astree’ con il soprano Stephanie Vernerin condurrà l’ascoltatore in una Full immersion di barocco, quello di Haendel.
La serie sarà conclusa dal concerto madrigalistico del duo formato dal soprano Alena Dantcheva, con Michele Pasotti al liuto.
Interessanti anche gli appuntamenti di “Discovery”, che esplorano repertori diversamente classici, con l’esecuzione in prima assoluta di Lilli, brank di intelligenza artificiale sotto la guida di Andrea Chenna e eseguito dal trio Debussy. I percussionisti saranno quelli dell’assemblea Tetrakis e il clavicembalo di Enrico Baiano renderanno omaggio a Bach, con la complicità di sei compositori viventi.
“Good vibrations” dei Sentieri Selvaggi sono diretti da Carlo Boccadoro e spalancano le porte della musica contemporanea al grande pubblico amante della musica, non soltanto di quella classica.
Il pianista Vadym Kholodenko giungerà a conclusione del programma con brani tratti da Beethoven, fino alle Variazioni su “El pueblo unido jamas sera vencido dell’americano Rzewski”.
La vendita degli abbonamenti inizierà mercoledì 8 giugno prossimo in modo esclusivo agli abbonati degli anni passati; da martedì 20 settembre parte la vendita per chi si abbina per la prima volta e da martedì 4 ottobre potranno abbonarsi i giovani fino ai 30 anni compiuti.
Mara Martellotta
LA STRATEGIA IN COMUNE TRA ENTI PUBBLICI, PRIVATI E ASSOCIAZIONI
Mai come in questi giorni il dibattito sui temi energetici è così vivo. La limitazione delle forniture di gas dai Paesi dell’Est dovuta al conflitto in Ucraina sta provocando un impatto negativo non solo sulla lotta al cambiamento climatico, ma anche sul costo dell’energia per le imprese e per le famiglie data la dipendenza del nostro Paese dalle importazioni estere di gas e petrolio. Come prima risposta a questa situazione l’Italia a dicembre 2021 ha deciso di riattivare le centrali a carbone di La Spezia e Monfalcone. Ma a detta degli esperti la soluzione non è il ritorno al carbone o al nucleare o all’estrazione intensiva di gas naturale dal sottosuolo, quanto piuttosto una transizione energetica verso la decarbonizzazione con un’accelerazione sull’approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili, pulite e illimitate, come il vento, il sole o le maree. In particolare nel prossimo decennio sarà indispensabile incrementare di 6-8 volte le installazioni fotovoltaiche in tutti gli ambiti, domestico, industriale, commerciale e utility.
Di questi argomenti e delle sfide a cui dovranno rispondere con soluzioni concrete l’Italia e il Piemonte nei prossimi mesi si è dibattuto durante la tavola rotonda dal titolo “Transizione ecologica tra impatto sociale e trasformazione industriale”, organizzata dall’azienda Coesa in occasione dei festeggiamenti per i suoi 10 anni dalla nascita e dell’inaugurazione della sua nuova sede a Cit Turin, il quartiere liberty nel cuore di Torino. Presenti come relatori: Andrea Tronzano, Assessore allo Sviluppo delle Attività produttive della Regione Piemonte, Marco Gay, Presidente Confindustria Piemonte, Giorgio Marsiaj, Presidente Unione Industriali di Torino, Dario Gallina, Presidente Camera di commercio di Torino, Guido Saracco, Rettore Politecnico di Torino e Federico Sandrone, Amministratore Delegato di Coesa.
Tanti i temi all’ordine del giorno sviluppati dai rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni di categoria, dall’adozione del digitale in ambito energetico alle ricadute della transizione energetica sulle aziende del territorio, in particolare quelle legate all’automotive, dagli investimenti mirati che la Regione Piemonte ha predisposto nel breve e nel lungo periodo per agevolare il passaggio dalle fonti fossili alle rinnovabili alla ricerca universitaria in questo settore. Fino alle soluzioni tecnologiche più innovative progettate da Coesa come la building automation, volta al miglioramento dell’efficienza di un edificio con l’ausilio di tecnologie che permettono di gestire gli impianti, le reti informatiche e di comunicazione presenti, ad esempio, in uffici o edifici commerciali, o il nuovo impianto di fotovoltaico galleggiante.
“Per contrastare l’emergenza climatica e ridurre la dipendenza di energia dall’estero è fondamentale oggi il ricorso alle rinnovabili. Purtroppo in Italia viene dato ancora poco spazio alle politiche di efficienza energetica e di sviluppo delle rinnovabili, se si pensa ai tempi lunghissimi per l’approvazione dei progetti e agli oneri per realizzare gli impianti che ricadono interamente sulle imprese. Ma è auspicabile che, grazie anche al recente pacchetto europeo di misure Repower EU[1], si avvii finalmente un forte rilancio delle energie pulite e del fotovoltaico, che potranno anche contribuire fortemente alla crescita occupazionale e alla decarbonizzazione del sistema energetico italiano. Quella dell’elettrificazione pulita, delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica e della sostenibilità è l’unica strada da seguire come punto di riferimento costante nel nostro percorso di avvicinamento agli obiettivi climatici e ambientali del 2050”.
Federico Sandrone, Presidente Consiglio di Amministrazione di Coesa Srl
A dire il vero anche il solare non è totalmente a impatto zero: i pannelli fotovoltaici consumano suolo, sono complessi da smaltire e la loro installazione rischia di andare a discapito di altri utilizzi, per esempio quello agricolo. Per questo motivo una delle soluzioni che pare destinata a crescere in tutto il mondo e che si sta soppesando anche in Italia è il cosiddetto floating photovoltaics o fotovoltaico galleggiante, che prevede la realizzazione di impianti a energia solare da collocare come copertura di canali e bacini artificiali.
All’interno di un progetto di riqualificazione ambientale, COESA è coinvolta nello studio preliminare, progettazione e messa in opera di un impianto fotovoltaico galleggiante nel bacino della Cava Germaire, ubicato a cavallo dei confini comunali di Carignano e Carmagnola, fuori dal centro abitato, sulla sponda destra del fiume Po, in Regione Germaire. L’impianto sarà costituito da un generatore fotovoltaico composto da 9.720 moduli fotovoltaici e da 45 inverter multi-inseguitori – ciascuno con inclinazione di 30° per ottimizzare la produzione – distribuiti su una superficie lorda di circa 5,6 ettari a fronte di un’area di bacino di circa 15 ettari, e a una distanza di almeno 50 metri dalla sponda. La potenza nominale complessiva è di 4.374,00 kWp e garantirà una produzione di circa 6 MW annui, in grado di provvedere all’autoconsumo dell’azienda estrattiva e immettere l’eccedenza in rete. L’impianto dovrà essere autorizzato da Regione Piemonte, Arpa ed Ente Parco e potrà essere ultimato entro la fine del 2023. Consentirà così una significativa riduzione delle emissioni di inquinanti in atmosfera, nell’ordine di 3.500 tonnellate di anidride carbonica in meno ogni anno. Il progetto vedrà anche il coinvolgimento di istituzioni universitarie e di centri di ricerca scientifica con lo scopo di mettere sul campo sistemi avanzati che possano migliorare ulteriormente le performance dell’impianto e creare qualcosa di unico sul territorio piemontese.
Coesa è la società accreditata e certificata ESCo (Energy Service Company) fondata nel 2012 da due giovani laureati in ingegneria energetica e nucleare uniti dalla volontà di offrire ad aziende, pubblica amministrazione e privati le migliori soluzioni improntate al risparmio e all’efficientamento energetico (come impianti fotovoltaici, sistemi di accumulo, colonnine di ricarica, corpi illuminanti riconvertiti, centrali termiche, schermature solari, isolamenti, infissi e domotica energetica) e di aiutarli ad accedere agli incentivi statali dedicati.
Il suo board è composto da Federico Sandrone, co-founder e Presidente del Cda, Dario Costanzo, co-founder e Amministratore Delegato, e Paolo Bosco, socio e Direttore Tecnico. Il team, in continua espansione, può contare oggi su 20 risorse, con un’età media di 32 anni, tra cui giovani ingegneri civili ed energetici, esperti di project e innovation management e data science.
La sede di Coesa è appena stata inaugurata in occasione dei 10 anni dalla nascita ed è a Torino nella palazzina Ostorero di Via Beaumont 7, un edificio liberty nel quartiere Cit-Turin costruito nel 1900 dall’architetto Pietro Fenoglio, oggi ristrutturato e riqualificato dall’azienda.
Con la sua attività di progettazione, implementazione e gestione di processi complessi nell’ambito della transizione ecologica, Coesa è passata da un fatturato di 455 mila euro nel 2020 a 10 milioni di euro nel 2021 e un previsionale per il 2022 che si attesta intorno a 27 milioni, con un trend di crescita del 60% per i prossimi due, che porterebbe il fatturato a oltre 45 milioni nel 2024. Dal 2020 infatti si intensificano le attività di efficientamento energetico nel settore residenziale, grazie agli incentivi statali che consentono al privato cittadino di poter usufruire per esempio del superbonus 110, detrazioni fiscali, ecobonus, conto termico, certificati bianchi e più in generale dei Titoli di Efficienza Energetica, e COESA attua un rapido percorso di strutturazione dei processi per aiutare imprese e privati ad accedere alle agevolazioni orientandoli nel complesso panorama normativo.
Tra i numeri più significativi che può vantare l’azienda: circa 200 cantieri, oltre 90 mila metri quadrati di cappotto termico e 20 mila metri quadrati di infissi installati, 6 MWh di batterie, 5 MW di centrali termiche convertite in impianti ibridi (o pompa di calore) e oltre 2 MWp di impianti fotovoltaici, che portano a più di 90 milioni di euro di crediti ceduti ai partner bancari, solo negli ultimi due anni.
Grande importanza riveste per Coesa l’innovazione di prodotto come quella più recente sviluppata dall’azienda nel campo della building automation: un sistema che consente di poter mettere in comunicazione tra di loro gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili con i sistemi di termoregolazione dell’abitazione. Così impianti fotovoltaici, batterie di accumulo, colonnine di ricarica, pompe di calore e i caloriferi possono essere gestiti manualmente da un’unica app oppure guidati da un energy manager virtuale, un’intelligenza artificiale di nome Estìa in grado di proporre e adottare le migliori configurazione energetiche per il miglior confort termico a fronte di un risparmio economico. In questo modo COESA è in grado di creare un secondo livello di efficienza verso un concetto di cognitive building che sfrutta le straordinarie possibilità delle tecnologie IoT per gestire i consumi e creare un vero e proprio dialogo con i residenti fatto di osservazione, monitoraggio, previsioni e interventi in tempo reale. O ancora l’esclusiva piattaforma/app Coesa Digital Service Backbone appositamente sviluppata in collaborazione con la startup Huna che consente di rafforzare e velocizzare del 30-40% i processi di offerta, commessa e amministrazione e di mettere direttamente in comunicazione i clienti e i fornitori con il team dell’azienda per una miglior customer awareness. E infine Kaito, la prima piattaforma “Forestry-as-a-Service” in grado di mettere in relazione i proprietari di aree boschive e i professioni e le aziende di settore: attraverso l’implementazione di tecnologie satellitare di terze parti e l’utilizzo di smart contract è possibile garantire un servizio completo per clienti e fornitori. Il progetto nasce con l’obiettivo aziendale di perseguire i valori di sostenibilità ESG, di ridurre l’impatto di carbonio sull’ambiente e favorire l’economia circolare, il tutto con un business model innovativo e utile per la comunità.
“La gestione della transizione ecologica è affidata congiuntamente al settore pubblico e a quello privato. E’ un banco di prova decisivo per misurare la capacità del Paese di fare sistema, per generare crescita e ridurre l’impatto ambientale. Centrale in questo processo è la condivisione dei dati, per un’analisi delle performance che generi ulteriore efficienza. Sono molti gli ostacoli da superare, burocratici e no, ma la direzione è oramai definita e credo che aziende come Coesa, siano la dimostrazione delle capacità crescenti delle imprese piemontesi“.
Marco Gay, Presidente Confindustria Piemonte
“Le scelte che assumiamo oggi in tema di transizione energetica definiranno il futuro del nostro Paese e delle nostre aziende, dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Coesa è tra le imprese protagoniste di questo cambiamento. Come imprenditori, le nostre priorità sono la crescita del territorio, il benessere della comunità e la creazione di lavoro. E a questo proposito, il tema della transizione ecologica ha per Torino implicazioni particolarmente complesse, soprattutto per quanto riguarda l’automotive. Proprio per questo siamo molto amareggiati per il voto di ieri del Parlamento Europeo che mette al bando i motori termici dal 2035, un durissimo colpo per la filiera dell’auto”.
Giorgio Marsiaj, Presidente Unione Industriali di Torino
La peste suina è arrivata negli allevamenti. Nel Lazio sono stati scoperti due maiali infetti: è il primo caso di infezione in Italia che colpisce i suini domestici. “Non riusciamo a comprendere che cosa si stia ancora aspettando – dichiara Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte – perché stiamo perdendo tempo prezioso, con provvedimenti a rilento, senza che venga attuata nessuna azione di depopolamento nelle aree infette, mentre al di fuori di queste l’abbattimento dei cinghiali, rispetto agli anni precedenti, è pressoché inesistente”.
Nella Repubblica Ceca, ricorda Confagricoltura Piemonte, la peste suina africana è stata eradicata in poco più di un anno e mezzo dal ritrovamento del primo cinghiale infetto; dopo tre mesi dall’inizio dell’emergenza sono stati avviati gli abbattimenti dei cinghiali con l’impiego di cacciatori e tiratori scelti delle forze dell’ordine. “Da noi – afferma Enrico Allasia – sono passati cinque mesi senza che siano adottate misure significative di contenimento della popolazione di cinghiale e la posa delle recinzioni, considerate propedeutiche per l’avvio degli abbattimenti, sono appena iniziate”.
Confagricoltura, che la settimana scorsa ha chiesto ai capigruppo a Palazzo Lascaris di promuovere la convocazione di un consiglio regionale aperto sulla peste suina, evidenzia come il Piemonte sia già oggi fortemente penalizzato dal mercato, soprattutto da quello internazionale, che preferisce evitare di acquistare prodotti suinicoli del territorio.
In Piemonte si allevano 1,4 milioni di capi suini e il comparto rappresenta poco meno del 9% del totale nazionale. “Il valore della filiera suinicola piemontese – dichiara Enrico Allasia – partendo dagli allevamenti e arrivando ai prodotti finiti, quali prosciutti, salumi e insaccati, supera i 700 milioni di euro, un patrimonio che corre il rischio di essere azzerato. Per questo chiediamo ancora una volta alle istituzioni di intervenire con urgenza avviando tutte le misure necessarie per arginare la diffusione del contagio, perché non ci sono più ragioni per temporeggiare e sperando che non sia troppo tardi”.
Il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Giorgio Marsiaj, alla tavola rotonda organizzata da Coesa ha sottolineato che il tema della transizione ecologica ha per Torino implicazioni particolarmente complesse. “Non abbiamo mai detto di essere contro l’elettrico, ma solo che forse occorreva qualche anno di più, perché ci sono 70mila posti di lavoro a rischio e queste persone se pensano che non lavoreranno più non compreranno, e il Paese non crescerà”, ha aggiunto. “Per questo siamo amareggiati per il voto al Parlamento Ue, che mette al bando i motori termici dal 2035: è un colpo durissimo”. “E’ vero – ha sottolineato Marsiaj – che le difficoltà creano opportunità, ma basta stereotipi: la situazione oggi è difficilissima. Ora ci preoccupiamo di reshoring, ma gli americani l’hanno fatto dieci anni fa. Siamo realistici, stiamo con in piedi per terra: noi imprenditori dobbiamo continuare a investire, anche se fare l’imprenditore in Italia è sempre stato un grande problema. Il tema della transizione ecologica è per Torino davvero complicato”.
Tappa torinese per il tour di Prosiel e Adiconsum
Fa tappa a Torino il tour di presentazione della campagna triennale “La Casa SI Cura” lanciata dall’associazione senza scopo di lucro Prosiel per la sicurezza e l’innovazione tecnologica delle abitazioni
Farà tappa a Torino sabato 11 giugno, il tour di presentazione della campagna “La Casa SI Cura”, lanciata dall’associazione senza scopo di lucro Prosiel per aumentare la consapevolezza sull’importanza di mantenere efficiente l’impianto elettrico delle abitazioni.
In Via Giuseppe Luigi Lagrange, dalle 10 alle 17.30 gli esperti di Prosiel e Adiconsum incontreranno i cittadini per condividere le regole necessarie a rendere le abitazioni sempre meno “a rischio incidenti”. Non solo, presso lo stand allestito dalle associazioni, i cittadini potranno raccogliere informazioni sulla corretta gestione dell’impianto domestico e richiedere controlli a domicilio.
Nei prossimi 3 anni, la campagna coinvolgerà produttori, professionisti, Associazioni e Istituzioni e, tra maggio e novembre 2022, si sposterà in diverse città italiane (dopo Torino, il tour farà tappa a Pistoia e Bologna) per incontrare i cittadini e condividere i consigli per una corretta gestione dell’impianto domestico. Un progetto anche digitale grazie al portale www.lacasasicura.org dove trovare informazioni, approfondimenti, articoli, video e consigli per la gestione consapevole dell’impianto elettrico tra cui un vademecum di 10 regole per la sicurezza domestica per mantenere efficiente l’impianto elettrico adottare un comportamento salvavita:
non lasciare accesi apparecchi che potrebbero causare un incendio
non coprire apparecchi di illuminazione con panni, fogli di giornale o altri materiali incendiabili
non utilizzare apparecchi nelle vicinanze di liquidi infiammabili
non utilizzare tappeti o simili come copertura di prolunghe a pavimento
non sovraccaricare mai le prese multiple (“ciabatte”) oltre la soglia di potenza indicata
non togliere la spina dalla presa tirando il cavo
non posizionare il frigorifero vicino a fonti di calore
non utilizzare elettrodomestici con mani bagnate e/o scalze
non utilizzare apparecchiature elettriche per scopi non previsti dal costruttore
non intervenire sull’impianto elettrico senza aver tolto prima la corrente dall’interruttore generale.
Gesti semplici a cui la campagna di Prosiel affianca consigli per l’uso e la manutenzione degli impianti, tra cui: ricorrere sempre a imprese abilitate, richiedere la Dichiarazione di Conformità, far sostituire le prese danneggiate, verificare la presenza della marcatura CE e molto altro.
I consigli condivisi da Prosiel sono resi più che mai attuali dalla pandemia da Covid-19, alla luce del mutato stile di vita – tra domotica e smart working – e degli aggiornamenti tecnici e normativi delle abitazioni, non più solo luoghi in cui vivere ma veri e propri centri polifunzionali.
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Sono Soci di Prosiel: Adiconsum (Associazione Difesa Consumatori), Albiqual (Albo dei Costruttori Qualificati di Impianti Elettrici ed Elettronici), ANACI (Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari), ANIE Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche), Arame (Associazione Nazionale Agenti e Rappresentanti Materiale Elettrico), CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano), CNA (Confederazione Nazionale Artigianato e Piccola e Media Impresa), CNI (Consiglio Nazionale degli Ingegneri), CNPI (Consiglio Nazionale Periti Industriali e Periti Industriali Laureati), Confartigianato Elettricisti, ENEL, FME (Federazione Nazionale Grossisti e Distributori di Materiale Elettrico), IMQ (Istituto Italiano del Marchio di Qualità), UNAE (Istituto Nazionale di Qualificazione Imprese d’Installazione Impianti), Utilitalia (Federazione Imprese Ambientali, Energetiche ed Idriche), con la partecipazione di UNC (Unione Nazionale Consumatori).
AGLI IPOCRITI DEL CONSIGLIO COMUNALE DICIAMO:
Non c’è alcun dubbio che viviamo in una società (borghese) basata sull’ipocrisia. Ne è un plastico esempio il Consiglio Comunale di Torino. Da una parte, infatti, il Comune di Torino aderisce alla campagna “Italia Ripensaci!”, che si batte affinché l’Italia aderisca al Trattato internazionale per la messa al bando delle armi nucleari. Dall’altra lo stesso Consiglio Comunale ha approvato, a stragrande maggioranza, la mozione presentata dal capogruppo della “Lista Civica per Torino che impegna la Città (Sindaco e Giunta Comunale) a sostenere la candidatura di Torino per la sede europea del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A.), che, tradotto in italiano, è una rete di sperimentazione e di innovazione che dovrebbe sostenere la NATO nella sua attività militare e guerrafondaia tramite due Centri “Regionali”, da istituirsi uno in Europa e uno negli USA.
Non vorremmo deludere le aspettative dei “volenterosi pro NATO”, ma risulterebbe che il centro europeo sia già stato assegnato alla Gran Bretagna. L’allontanamento da Torino è anche il frutto della mobilitazione che si è sviluppata in città nei mesi scorsi, e alla quale rivendichiamo la nostra partecipazione. Cionondimeno la mozione approvata dal Consiglio Comunale resta ugualmente pericolosa, perché non è stato affatto cancellato, invece, il progetto di realizzare a Torino uno dei nove centri per l’innovazione dell’industria aerospaziale previsti in Europa, da costruirsi nell’area di corso Marche, con il nome pomposo di “Città dell’Aerospazio”. Che c’è di male in tutto ciò? “Un fatto molto semplice – afferma Fausto Cristofari, segretario provinciale di Rifondazione Comunista Torino – e cioè che dietro a magnifiche immagini futuristiche, si nasconde in realtà l’industria bellica. E proprio nel momento in cui l’alito mortifero della guerra è tornato ad affacciarsi in Europa, il Consiglio Comunale si esprime a favore della costituzione a Torino di una struttura della NATO. Come se già non bastassero, in Italia la base di Aviano (dove si custodiscono armi nucleari), quella di Ghedi o le numerose basi americane in Sardegna, tristemente famose per i danni prodotti dall’uranio impoverito.”
Prima di finire anche noi additati nella lista dei filo putiniani – continua Cristofari – tengo a ribadire ciò che abbiamo sempre detto e ripetuto: consideriamo come un atto criminale l’invasione russa dell’Ucraina. Per fermare questo atto criminale, però, non si possono ignorare le responsabilità degli USA e della NATO. Non vogliamo basi NATO né a Torino né Italia. Produrre armi vuol dire farsi complici della principale causa delle guerre nel mondo: gli enormi profitti portati dall’industria bellica. La quale, nel caso torinese, si avvarrebbe anche, fatto ancor più aberrante, della collaborazione dell’Università, che pensavamo fino a ieri luogo dedicato alla cultura, non alla guerra. Utilizziamo piuttosto le alte competenze nel campo della ricerca e dell’innovazione già patrimonio di Torino per lo sviluppo di dell’industria civile!”
Inutile dire che bisognerà opporsi a tutto questo. Sviluppando al massimo, nelle prossime settimane, la controinformazione e sostenendo le mobilitazioni per un progetto di città basato sulla cura (delle persone e del territorio) e non sulla morte e la distruzione su cui si regge l’industria bellica.
Una prossima iniziativa è già in programma, a Torino, lanciata dal “Comitato contro la guerra e chi la arma”, di cui siamo parte, per il prossimo 2 luglio. Occorrerà renderla ancora più ampia e coinvolgente. Noi ci saremo!