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Arrivare entro il prossimo mese di giugno ad approvare il nuovo disegno di legge sul dimezzamento dei tempi delle procedure è l’obiettivo che si è dato il tavolo per la semplificazione urbanistica.
La riunione di insediamento nel Grattacielo della Regione: è presieduto dal presidente Alberto Cirio e vi partecipano gli assessori all’Urbanistica Marco Gallo e agli Enti locali Enrico Bussalino, i presidenti della I e II Commissione del Consiglio regionale, Roberto Ravello e Mauro Fava. Presente anche il presidente del Consiglio regionale Davide Nicco.
“Si tratterà di una legge speciale che abbiamo denominato Cresci-Piemonte e per la cui approvazione chiederemo tempi rapidi a tutte le forze politiche, che intende consentire di spendere e rendicontare nei tempi stabiliti tutte le strutture la cui realizzazione viene finanziata con i fondi dell’Unione Europea – ha puntualizzato il presidente Cirio – Per questo motivo avrà validità fino al 31 dicembre 2030 e dimezzerà i tempi per il rilascio delle autorizzazioni di competenza della Regione sulle varianti generali o parziali dei piani regolatori comunali che riguardano, ad esempio, la costruzione di una scuola, di un capannone o di un ospedale. Inoltre, verremo incontro ai Comuni sotto i 5.000 abitanti finanziando con 5 milioni di euro le risorse necessarie per la predisposizione di questi strumenti. Per i piani più complessi, come quello di Torino, saranno create apposite cabine di regia. È una modifica – ha sottolineato il presidente – che non cambierà il merito ma il metodo: non si tratta di alleggerire né i controlli, né la tutela dell’ambiente, ma di sveltire le pratiche di adozione degli strumenti urbanistici, perché non possiamo e non vogliamo far perdere tempo agli imprenditori e ai sindaci, dai quali sono arrivate molte richieste in tale direzione”.
Potranno accedervi tutte le Amministrazioni che hanno necessità di adeguare i propri strumenti urbanistici per realizzare opere finanziate con i fondi del Pnrr, o con fondi strutturali europei, che devono essere spesi entro il 2029.
“Siamo da sempre la Regione d’Italia più avanti nelle certificazioni delle risorse europee, secondo il censimento del Ministero dell’Economia e Finanza – ha proseguito Cirio – Ma molte volte la burocrazia frena i percorsi di spesa e realizzazione di queste opere: ecco perché serviva una legge speciale. Si tratta di una norma trasversale che ci è stata sollecitata da categorie produttive ed enti locali su cui lavoreremo cercando ampia condivisione:”.
“Contro la burocrazia e per agevolare le nostre Amministrazioni pubbliche, soffocate da impedimenti burocrati ormai insostenibili, abbiamo messo in campo uno strumento normativo nuovo – ha aggiunto l’assessore Gallo – La semplificazione urbanistica diventerà così strumento operativo con cui favorire la crescita economica e il treno dei grandi finanziamenti dell’Europa. Parallelamente abbiamo avviato un tavolo per la revisione della legge n.56/77”.
“Da assessore agli Enti locali sono contento di questa legge speciale, di cui auspico una celere approvazione – ha rilevato Bussalino – I Comuni grandi avranno una sburocratizzazione e i più piccoli anche un contributo fondamentale per applicare le varianti”.
Soddisfatto anche il presidente Nicco: “Una norma veramente importante che consentirà di fornire risposte senza lungaggini a varianti di piano che vogliono rispondere puntualmente alle mutate esigenze dei diversi territori”.
Nei prossimi giorni si lavorerà a una proposta che sarà pronta il 28 aprile. Il 7 maggio è previsto un incontro a cui saranno invitati gli assessori regionali, in particolare Andrea Tronzano (Attività produttive) e Gianluca Vignale (Semplificazione), i presidenti e i vicepresidenti delle Commissioni regionali e le Province per la presentazione e la condivisione della proposta prima della sua approvazione in Giunta prima e in Consiglio poi.
Rosso (FI) “Le periferie non sono margini, sono punti di partenza”
Si è svolta ieri sera, nel quartiere di Barriera di Milano, la tappa torinese dell’iniziativa nazionale di Forza Italia “Periferie al Centro”, che coinvolge simultaneamente 14 Città metropolitane italiane in un’azione concreta di ascolto, presenza e proposta nei territori spesso dimenticati dalla politica.
“Anche a Torino abbiamo aderito con convinzione all’iniziativa nazionale di Forza Italia ‘Periferie al Centro’, una manifestazione che coinvolge 14 città metropolitane in tutta Italia – ha sottolineato il senatore Roberto Rosso, vicecapogruppo di Forza Italia al Senato e vicesegretario regionale del partito. “Un progetto corale, diffuso, che nasce con un obiettivo chiaro: riaccendere i riflettori sulle periferie, ascoltare chi le abita, proporre soluzioni concrete e ribadire la presenza della buona politica anche nei territori più difficili. A Torino lo abbiamo fatto con una marcia nella Zona Rossa di Barriera di Milano, uno dei quartieri più complessi ma anche più vitali della città. Non è stata una semplice camminata simbolica: abbiamo voluto unire il tema della sicurezza a quello della solidarietà. Abbiamo camminato per chiedere più legalità e più presidio dello Stato, ma abbiamo concluso la serata portando aiuto concreto ai clochard della zona, persone invisibili troppo spesso dimenticate.
Per noi la sicurezza non è solo repressione. È anche vicinanza, presenza, ascolto. È dire a chi vive nelle periferie: non siete soli”
All’iniziativa hanno preso parte amministratori locali, militanti e semplici cittadini, uniti da un obiettivo condiviso: riportare attenzione, sicurezza e dignità alle periferie urbane, troppo spesso abbandonate a se stesse. La passeggiata si è svolta nella cosiddetta Zona Rossa del quartiere, un’area che da tempo è al centro delle cronache cittadine per gravi episodi di microcriminalità, spaccio e degrado urbano, situazioni che mettono quotidianamente a repentaglio la sicurezza e la qualità della vita dei residenti.
“La periferia non deve più essere considerata un problema da contenere – ha rimarcato il senatore Rosso- ma una risorsa da valorizzare. E questo vale anche e soprattutto nelle politiche pubbliche. Forza Italia c’è: con idee, con risultati, con impegno costante. A Torino non ci limitiamo alle parole. Due settimane fa, abbiamo vinto una battaglia importante per la città: la fermata Corelli della Linea 2 della metropolitana, per la quale ci siamo spesi con determinazione, diventa realtà. Un segnale concreto di attenzione a un quartiere che per troppo tempo si è sentito abbandonato”
“Ma il nostro lavoro non si ferma qui ha concluso Rosso- In Parlamento, sto lavorando alla legge sulla rigenerazione urbana, una riforma strutturale che può cambiare il volto delle periferie italiane. Non si tratta solo di nuove costruzioni o riqualificazioni edilizie: rigenerazione urbana significa costruire nuove opportunità, nuovi servizi, nuova dignità. Non vogliamo solo portare le periferie al centro. Vogliamo portare il centro nelle periferie. E il centro non può essere il mattone, non può essere solo l’infrastruttura: il centro deve tornare a essere l’uomo”
È successo in via Marsigli, nella giornata di ieri, giovedì 10 aprile. Appena ricevuta la segnalazione gli agenti della Polizia Locale del Comando San Paolo – Cenisia – Pozzo Strada hanno raggiunto sul posto i proprietari dei cani, molto allarmati per il pericolo corso dai propri animali.
Non potendo individuare nell’immediatezza la presenza di bocconi avvelenati nell’area posta tra le vie Marsigli e Vasile Alecsandri, i “civich” hanno provveduto a chiuderla immediatamente con lucchetto e catena, rendendola inaccessibile per tutelare i quattrozampe.
Il Comando di zona ha poi provveduto a chiedere all’ufficio tecnico della Circoscrizione 3 il taglio dell’erba, avvenuto questa mattina, per poter ottenere una migliore visibilità nella ricerca e la collaborazione dell’Amiat per la pulizia finale, operazioni che avverranno nei prossimi giorni.
Soltanto quando l’area sarà stata completamente bonificata potrà riaprire al pubblico.
Se saranno trovate le fonti di prova, verrà aperto un fascicolo di indagine.
Tra gli svariati compiti della Polizia Locale c’è anche la vigilanza sul benessere animale, che è tutelato da un apposito Regolamento della Città di Torino (nel quale l’articolo 13 si occupa dell’avvelenamento di animali).
Purtroppo non è la prima volta che si registrano segnalazioni di bocconi avvelenati o infarciti di chiodi e in questo caso il tentativo di avvelenare gli animali sarebbe avvenuto proprio in un punto a loro dedicato. La Polizia Locale invita chiunque abbia elementi utili a farsi avanti e segnalarlo.
TORINO CLICK
La presentazione a Torino domenica 13 aprile alla Associazione Camis De Fonseca
Dal 23 aprile al 4 maggio, a Cavallermaggiore, main sponsor Biraghi SpA
Qualcuno, prendendo a prestito un titolo dalla filmografia di Julia Roberts, costruisce un nuovo “mangia balla ama” quale piacevole slogan per la 8a Sagra del Gorgonzola, anno di grazia 2025, in apertura a Cavallermaggiore il prossimo 23 aprile – in occasione della festività di San Giorgio, patrono della città, con chiusura il 4 maggio – e presentata nei giorni scorsi con successo presso lo store Biraghi in piazza San Carlo a Torino. Ancora una volta la Sagra, una tra le più partecipate della provincia, si arricchisce di un ricco programmi di appuntamenti che guardano agli spettacoli musicali, alle mostre fotografiche e pittoriche, agli intrattenimenti per bambini, alle fiere mercato con stand, agli espositori e ai promoter, non dimenticando quella che sarà una nutrita piazza dello street food dove gustare piatti dolci e salati, e chiaramente il gorgonzola a cui l’occasione è principalmente dedicata.
Biraghi SpA, storico marchio lattiero-caseario piemontese, raccoglie e lavora circa 465.000 litri di latte al giorno, per un totale di 170 milioni di litri l’anno, provenienti da circa 130 conferenti delle province di Cuneo Torino e Asti. La produzione di Gorgonzola DOP è di circa 180.000 forme all’ anno.
Fondata nel 1934 da Ferruccio e oggi portata avanti da Anna e Bruno e dall’affacciarsi delle più nuove generazioni, terzo produttore italiano di gorgonzola, oltre a essere main sponsor della manifestazione, organizzata dalla Pro Loco e dal Comune di Cavallermaggiore, proporrà, per la prima volta in fiera, il nuovo pack “green” del Gorgonzola DOP Selezione Biraghi 200g, una confezione eco-friendly che unisce innovazione e sostenibilità e un prodotto che “rappresenta una tradizione che fa storia da diversi decenni e che, grazie all’ottimo rapporto del sistema produttivo agricolo locale, permette a Biraghi di portare sule tavole degli italiani un prodotto ideale per soddisfare ogni tipo di palato.” Se ancora ce ne fosse bisogno, provare per credere, dal momento che il prelibato prodotto sarà la gourmandise finale dei nove appuntamenti – pranzi e cene – che si succederanno per l’intero corso della Sagra (costo per gli adulti euro 33,00, menù bimbi euro 16,00).
Con Biraghi, la Pro Loco cittadina e l’Amministrazione comunale, guidata questa dal sindaco Davide Sannazzaro: “Quando racconto la Sagra a sindaci e amministratori di altre province o regioni faticano tutti a credere a quello che abbiamo costruito in questi anni: la manifestazione è sempre più una vetrina per la nostra città, un’occasione per un lavoro in comune per il raggiungimento di un obiettivo comune.” Con una giusta punta d’orgoglio afferma Samuel Lerda, presidente della Pro Loco: “Tutti gli appuntamenti e gli eventi in programma sono frutto di mesi di riunioni a tavolino e molto lavoro individuale da parte dei tanti volontari e membri del direttivo: l’augurio che mi faccio, però, è che possa ogni anno essere percepita sempre più come un evento collettivo della nostra città, capace di attrarre a sé nuovi volontari e volontarie per far capire a tutti gli ospiti quanto si sta bene a Cavallermaggiore!” Ne è nata un’eccellenza dell’enogastronomia piemontese, seguitissima, di pieno successo già nelle trascorse edizioni, prodotta da un impegno costante, da una compatta sinergia, da un continuativo lavoro di squadra che anno dopo anno ha fatto avvertire sempre più maggiori risultati. In un’ottica di collaborazione territoriale, non può non esserci la partecipazione dell’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, capitanato da Mariano Rabino, sempre pronto ad affiancarsi a questo che è un evento significativo e che s’inserisce a pieno titolo in un’offerta di alto livello nel panorama delle manifestazioni turistiche regionali e di valorizzazione dei prodotti gastronomici della nostra regione.”
Appuntamenti da non perdere, tra i tanti che si succederanno nelle giornate della Sagra, la mostra fotografico-paesaggistica di Giuliano Gariglio, architetto prestato alla fotografia, intesa come hobby “antistress”, ovvero il piacere di fissare momenti e luoghi, nelle ore più appartate, che in altri momenti della giornata, frettolosi, non hanno potuto attirare la giusta attenzione; ancora la mostra dedicata al cantautore Gianmaria Testa a cura di Alex Astegiano, le mostre di Tiziana Cravero e Sara Giuliani (fotografia e illustrazioni), a cui si uniranno le pitture di Ida Castronovo e Biagio Ventrella, una collezione di piccole immagini artistiche pubblicitarie d’epoca dovute alla passione di Giuseppe Mosca, nonché la mostra fotografica dal titolo “Storia di un partigiano d’eccellenza”, dedicata allo scrittore Nuto Revelli – a lui è intitolata la Biblioteca Civica dove la mostra è ospitata -, inaugurazione il 23 aprile alle 17 alla presenza del figlio Marco.
e. rb.
Nelle immagini, alcuni momenti della presentazione della Sagra presso lo store Biraghi in piazza San Carlo a Torino e di una passata edizione.
L’assessore alle Aree Interne della Regione Piemonte, Marco Gallo: “Vivere e lavorare in montagna non può essere una sfida: risorse per migliorare la qualità della vita delle aree”
Una montagna più connessa, più vivibile e con servizi adeguati: è questo l’obiettivo della nuova ripartizione del Fondo per lo Sviluppo delle Montagne Italiane (FOSMIT) 2024, che destina oltre 23 milioni di euro alle Unioni Montane del Piemonte.
La proposta, approvata con delibera di Giunta e inviata al Dipartimento Affari Istituzionali, introduce interventi concreti su tre assi fondamentali: potenziamento della connettività e della telefonia, sostegno ai servizi essenziali e interventi sui sentieri di montagna.
Così l’Assessore regionale alle Aree Interne, Marco Gallo: “Vivere e lavorare in montagna non può essere una sfida: non può esistere sviluppo senza connessione, senza servizi di base, senza un sostegno concreto alle comunità locali. Abbiamo voluto strutturare un piano di risposta ai problemi reali: la mancanza di segnale telefonico e internet in molte zone, la difficoltà di mantenere attivi negozi e servizi di prossimità, la necessità di rilanciare il turismo montano attraverso infrastrutture moderne e accessibili. È un investimento per chi sceglie di restare, per chi vuole fare impresa e per chi crede nel futuro della montagna.”
L’intervento dà continuità alle azioni già messe in campo attraverso le precedenti annualità del FOSMIT e introduce due elementi di innovazione, fortemente voluti dalla Giunta, in risposta alle esigenze più urgenti per i territori: 4 milioni di euro per l’abbattimento del Digital Divide dei comuni montani, e 10 milioni a sostengo dei servizi essenziali e di sviluppo e promozione della montagna.
“Con queste misure vogliamo realizzare un’infrastruttura digitale che connetta tutti quei comuni che ancora oggi non hanno segnale telefonico – ha aggiunto l’assessore Gallo –. È un intervento complesso, che richiederà studi e approfondimenti della Direzione Competitività per individuare il miglior percorso”.
Il piano nasce da un percorso di concertazione costante con i territori, attraverso il confronto con la Conferenza dei Presidenti delle Unioni Montane, che confermano il loro ruolo strategico nella programmazione degli interventi per le aree montane.
Le Unioni Montane potranno inoltre destinare le risorse a interventi chiave per la qualità della vita nelle aree montane, tra cui: il sostegno ai negozi di prossimità per aiutare le attività commerciali di montagna a restare aperte e a garantire servizi alle piccole comunità; il supporto alle famiglie, con misure dedicate all’infanzia, tra cui pre e post scuola e sostegno ai servizi per la fascia 0-6 anni; interventi per il turismo, con risorse per il miglioramento della segnaletica e la manutenzione dei sentieri escursionistici, fondamentali per il rilancio delle attività outdoor.
Nel dettaglio:
“Vedrai una città regale, addossata ad una collina alpestre, superba per uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare”, affermava nel 1352 Francesco Petrarca, mentre Montesquieu, al termine del secondo decennio del XVIII secolo, emetteva il proprio giudizio pesante come un macigno: “I Genovesi non si raffinano in nessun modo, sono pietre massicce che non si lasciano tagliare. Quelli che sono stati invitati nelle corti straniere, ne son tornati Genovesi come prima.” E non sai bene, ancora oggi, se il giudizio suoni lodevole caparbietà o presunzione. Due scrittori, due osservatori a guardare con occhi acuti ad una città che, con la sua maestosità, con l’eleganza, con la storia, con il suo stesso mare, dal 10 aprile – e fino al 7 settembre – occupa le Sale delle Arti al secondo piano della Reggia di Venaria con la mostra “Magnifiche collezioni. Arte e potere nella Genova dei Dogi”, a cura di Gianluca Zanelli, Marie Luce Repetto, Andrea Merlotti e Clara Goria, Genova città di patriziato ma una Repubblica con a capo un doge che, dal 1528, rimarrà in carica due anni, famiglie che si contendevano l’elezione, che mettevano in campo sfarzo e prestigio, prestigiose alleanze e protezioni, che allineavano saloni e ospitalità, servitù e carrozze, quelle collezioni che sono l’anima della mostra. Per secoli, i medesimi nomi, i Pallavicino, i Doria, gli Spinola, i Balbi, le collezioni oggi conservate a Palazzo Spinola della Pellicceria, qui un centinaio e oltre di opere tra dipinti, sculture, argenti e arredi, tra Sei e Settecento, la ricchezza delle raccolte ma soprattutto il racconto (e gli esempi splendidi) dell’affermazione di sé, dogi e cardinali – a ostentare la lucentezza dell’abito e della berretta, come Giovan Battista Spinola affida il proprio successo al pennello del Baciccio alla fine del Seicento -, politici, monache e nobildonne, ogni immagine rivolta al culto della persona, ogni tela o tavola pensata “ad maiorem domini gloriam”.
Suddiviso in sei sezioni e tredici sale – per apprezzare veramente quel che significhi “Superba” il visitatore non dimentichi e non si perda per un lungo attimo la bellezza delle grandi tele, i nomi sono quelli di Rubens, di Guidobono, di De Ferrari, e l’allestimento che Loredana Iacopino ha inventato e che nella ampia sala finale raggiunge l’apice della bellezza e della magnificenza, tra pareti e un pavimento riflettente che riporta alle porte di Torino la calma del mare genovese -, un percorso artistico in cui svettano Antoon van Dick (il pittore era giunto, appena ventiduenne, in città nel 1621: uno dei suoi capolavori è il “Ritratto di Caterina Balbi Durazzo”, eseguito in occasione delle nozze della fiera ed elegante signora) e Rubens (in città dal 1604, a lui si deve la redazione del volume “I palazzi di Genova”, uno studio illustrato delle più grandi e aristocratiche dimore): il suo “Ritratto di Giovan Carlo Doria a cavallo”, opera che s’inserisce tra gli anni 1607 e 1608, vero “manifesto di potenza”, apre il percorso della mostra, ricco di riferimenti simbolici, il cane come segno di fedeltà, l’aquila a immagine della casata, la foga del cavallo a contrasto della calma del cavaliere ovvero “l’uomo che con le sue virtù riesce a vincere sull’istinto”, la rossa croce dell’Ordine di San Giacomo aggiunta pochi anni più tardi; e con loro Orazio Gentileschi, Guido Reni, Luca Giordano, Carlo Maratti e poi ancora Angelica Kauffman e Hyacinthe Rigaud e quanti furono i maestri della grande scuola figurativa genovese come Bernardo Strozzi, Domenico Piola, il Grechetto, al secolo Giovanni Benedetto Castiglione, e Gregorio De Ferrari, sino allo spegnersi della grande Gloria in un infelice tramonto con le tele di Anton von Marton, morto a Roma nel 1808, davvero autentico canto del cigno.
Di luci e ombre tutte caravaggesche è costruito “Qui vult venire post me” (conservato nel Rettorato dell’Università degli Studi torinese) di Giovanni Battista Caracciolo, detto Battistello, uno dei primi seguaci del pittore a Napoli, proveniente dalla quadreria genovese di Marcantonio Doria, fratello maggiore di Giovan Carlo, acquistato nel 1614 tramite il procuratore della famiglia nel capoluogo campano. Poco oltre, ancora Van Dick a darci l’immagine – seppur oggi frammentaria – del piccolo Ansaldo Pallavicino, figlio del doge Agostino, che trentenne acquisterà il palazzo di piazza Pellicceria dando vita a una quadreria che sarà il vanto della casata, prediligendo l’artista nato nelle Fiandre e il fantasioso Grechetto (qui presente, tra l’altro, con “L’entrata degli animali nell’arca”, un incredibile quanto variopinto insieme di cani e pappagalli, di capre e gatti, di oche e tacchini e vettovaglie). Le sale d’esposizione ci fanno sempre più immergere in quel desiderio di essere ritratti, di tramandare la propria immagine, una celebrazione che coinvolgeva una pittura non per il tempo presente ma per il futuro. S’allineano il “Ritratto del doge Pietro Durazzo” del Mulinaretto, una scenografia ad effetto, il prorompente color porpora, i segni del potere posti in bella vista, quello di Anton Giulio II Brignole-Sale, il proprietario di Palazzo Rosso, ambasciatore alla corte di Parigi, tramandato da Hyacinthe Rigaud, la nobildonna in veste d’Astrea (di Nicolas da Largillière, dal prestigioso prestito del Sovrano Ordine Militare di Malta) e il “Ritratto di monaca”, dovuto al grande Bernardo Strozzi, mirabile ritrattista, in quei tocchi di bianco che la mano del pittore deposita vistosamente corposi: gli ultimi due appartenenti – capolavori della sala 8 – alla raccolta della famiglia Balbi (banchieri, che all’inizio del Seicento fondarono una strada che porta il loro nome), Francesco Maria prima e Costantino (questo passato all’immortalità con il ritratto di Pellegro Parodi), con cui si scavalca il secolo d’oro per arrivare al Settecento, poi, compositori di una raffinata quadreria, patrimonio diviso due generazioni dopo e per una serie di vicende ereditarie confluito in parte – nel 1824 – nelle raccolte di Palazzo Spinola di Pellicceria.
Molto ancora andrebbe citato di questa mostra, che l’appassionato d’arte non dovrà lasciarsi sfuggire, e del carico di Storia che la contiene (esemplarmente formulate le targhe esplicative a corredo), genovese ed europea in un abbraccio più largo. Certamente “L’ultima cena” del Procaccini, bozzetto preparatorio per la monumentale tela commissionata da un anonimo nobile milanese per il refettorio del convento genovese della Santissima Annunziata – uno dei tanti esempi della predilezione che i Doria ebbero per il pittore bolognese, la proprietà invidiata di settanta e più dipinti -, le grandi tele del Grechetto, “L’aria e il fuoco”, “La terra e l’acqua”, “L’adorazione dei Magi” del Baciccio, la luce con cui Orazio Gentileschi ci trasmette il “Sacrificio d’Isacco” (appartenuto un tempo al nobile Pietro Gentile, grande estimatore di Orazio come della figlia Artemisia).
Le ultime sale ci danno la presa di coscienza da parte degli ultimi rappresentanti di un grande passato dello sconquasso che s’aggirerà per l’Europa sul finire del Settecento, nel dipinto della Kauffman a rappresentare Paolo Francesco Spinola c’è la calma ma la eguale consapevolezza del cambiamento di governo, della fine dei privilegi, dell’avvento dell’impero napoleonico. L’ultimo sguardo è, attraverso l’incisione di Antonio Giolfi del 1769, sulla prospettiva della Strada Nuova, oggi via Garibaldi, sui suoi palazzi, sui suoi signori e le ricchezze, il passeggio dei signori e il lavoro dei servi, sulle tante collezioni che hanno fatto importante e preziosa una intera epoca.
Elio Rabbione
Nelle immagini di Giuliano Berti alcuni allestimenti della mostra; Peter Paul Rubens, “Ritratto di Giovan Carlo Doria a cavallo”, olio su tela, 1607 – 1608, Galleria Nazionale della Liguria; Orazio Gentileschi, “Sacrificio di Isacco”, olio su tela, 1612 ca., Galleria Nazionale della Liguria; Antoon va Dick, “Ritratto di Caterina Balbi Durazzo, olio su tela, 1624, Palazzo Reale di Genova.
Busca e Cherasco dedicano due ampie e congiunte retrospettive alla grande arte iperrealista del saviglianese
Fino al 22 giugno
Busca – Cherasco (Cuneo)
Dipinti tanto perfetti nella loro narrazione di segno e colore da sembrare “irreali”. Perfino “impossibili”. Può la realtà pittoricamente trasmessa – viene da chiedersi – spingersi a tanto? E mantenersi tale nei suoi caratteri figurativi e cromatici senza spingersi “oltre”, senza assumere i contorni di un linguaggio metafisico che preclude al “reale” la rivendicazione della propria concreta e mai elusa identità?
Le opere dell’indimenticato Daniele Fissore (Savigliano, 1947 – 2017) sembrano proprio confermarcelo. Nel suo fare pittura, la realtà non s’è mai lasciata coinvolgere in funamboliche operazioni di destrutturante visionarietà o a giochi di “post-avanguardie pop” dove il “tutto” era (è) spesso simile al “nulla”, pur mantenendosi a livelli di perfino ossessionante e preciso all’inverosimile rigore linguistico. In tal senso il suo fare arte può collocarsi in quella vasta area di pittura iperrealista o realista “a matrice fotografica”(mai “mimetizzata”, ma invece ampiamente sfruttata nel risalto dialettico apportato agli “effetti cromatici e luminosi dell’intervento manuale”) che negli anni Settanta-Ottanta coinvolse in Italia – come ebbe a scrivere nel 2022 Francesco Poli, in occasione dell’“Antologica” dedicata a Fissore dalla sua città natale e ospitata in Palazzo Muratori Cravetta – “pittori con caratteristiche diverse fra loro come Gianfranco Ferroni e Piero Guccione (ancora legati a valenze specificamente pittoriche) o Luciano Ventrone (autore di illusionistiche ‘nature morte’) e Angelo Titonel, più freddamente oggettivo e pop”. Paragoni possibili e condivisi, in una sfera tuttavia di una singolarità artistica e di un eclettismo pittorico-concettuale, cui Fissore restò fedele in ogni istante del suo intenso operare.
E caratteristiche ben riscontrabili nelle due retrospettive dal titolo “Natura e vita”(concetti mai inscindibili per l’artista) a lui dedicate, fino a domenica 22 giugno, con la curatela di Cinzia Tesio, dalle Città cuneesi di Busca e Cherasco, rispettivamente negli spazi di “Casa Francotto” e del seicentesco “Palazzo Salmatoris”. Oltre 140 (realizzate fra il 1973 e il 2017) le opere complessivamenteesposte, un lungo viaggio, rigoroso e ogni volta curioso e appassionato, attraverso la molteplice davvero continua evoluzione dei temi trattati.
Dalle prime serie delle “Cabine telefoniche”(1973/’74) alle “Opposizioni”, frutto di tempi di ribollente fervore politico, la mostra conduce via via al ciclo delle “Simulazioni” e alle “Ricognzioni” (1975/’77), a quel suo guardarsi e riprendersi nel proprio studio o altrove, come nell’“Autoritratto” del ’76 con un aerografo in mano di fronte a un tavolo pieno di barattoli e pennelli e, in fondo, una figura di spalle, “forse lo stesso artista sdoppiato”. La sensazione è di trovarsi di fronte ad una foto in bianco-nero. E l’iter prosegue con la serie dei “Pic–nic” e le novità elaborate durante il suo soggiorno londinese culminato con un’importante mostra alla “House Gallery”, mentre il suggestivo ciclo dei “Muri” (1983) e l’esplorazione del paesaggio ci portano alla serie (di reminescenza inglese) dei “Green” (con quelle distese perfette e ordinate di campi da Golf) e delle “Marine”, dove le acque prive d’ogni minimo sussurro di estraniante ondosità prendono il posto o si accoppiano, con leggere vele in lontananza, alle verdi perfette distese dei prati. E poi l’ultimo periodo. Quello dei “Video spenti” e di “Eroica”, ricerca, quest’ultima, che prende avvio da alcuni quadri dell’ ’85 dedicati a Santorre di Santa Rosa (protagonista dei “Moti piemontesi” del 1821) e ispirati al monumento all’eroe saviglianese opera dello scultore romano Giuseppe Lucchetti Rossi, per sfociare anni dopo, nel 2011, nella grande Antologica “Eroica. Eroi noti e ignoti. Dal Risorgimento al Futuro” presentata al “Museo Regionale di Scienze Naturali” a Torino, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Opera diventata, in seguito, una grande installazione permanente (560 metri quadri) al “Nuovo Parco Dora”, con le gigantografie degli stessi personaggi risorgimentali rappresentati in mostra sui muri dell’ ex fabbrica della “Teksid”. Pienamente esaustiva nel racconto dell’avventura artistica di Daniele Fissore, la doppia rassegna, serve pur anche a far luce sulla necessità di “un’ulteriore valorizzazione – sottolinea a ragione Cinzia Tesio – e di un giusto accreditamento all’oggettivo talento” di un artista troppo spesso tenuto in biasimevole e incomprensibile sordina.
L’evento espositivo sarà arricchito durante l’apertura da attività didattiche con le scuole e da eventi collaterali.
Gianni Milani
“Natura e Vita, Daniele Fissore opere dal 1973 al 2017”
“Casa Francotto”, Busca (ven. 15,30/18,30; sab. 10/12 e 15,30/18,30; dom. e festivi 10/12 e 14,30/18,30; tel. 371/5420603 o www.casafrancotto.it ) e “Palazzo Salmatoris”, Cherasco (merc. giov. ven. 14,30/18,30; sab. dom. e festivi 9,30/12,30 e 14,30/18,30; tel. 0172/427050 o www.turismoeventicherasco.it )
Fino a domenica 22 giugno
Nelle foto: Daniele Fissore: “Green e mare”, acrilico su tela, 2000; “Autoritratto”, acrilico su tela, 1976; “Pic-nic”, olio su tela, 1980; “Marina, acrilico su tela, 2012