ilTorinese

Per il Papa un dolce speciale firmato Albergo Etico

Il pranzo di Papa Francesco è stato servito da Albergo Etico in occasione della visita del Pontefice ad Asti, quando è stato proposto un dolce speciale.

 

In occasione della visita privata di Papa Francesco, a Portacomaro, paese di origine della sua famiglia in provincia di Asti, erano presenti domenica 20 novembre scorso, in Vescovado ad Asti, i ragazzi e le ragazze di Albergo Etico, che si sono occupati di servire il pranzo, proponendo un dolce speciale, creato per l’occasione.

La ricetta del dolce, chiamato Papalina di caffè, è stata elaborata in esclusiva per l’occasione, ideata dal maestro pasticcere Jorge Bianchini insieme allo chef Antonio De Benedetto. Si tratta di un dolce composto da una base di biscotto alla nocciola tonda gentile, in ricordo delle terra astigiana, una farcitura centrale di “dulce de leche” argentino, in ricordo delle terre del Santo Padre e una meringa a forma di papalina.

La Papalina di caffè è stata prodotta nei nuovi laboratori della pasticceria di Albergo Etico a Sondrio, in Valtellina. La linea di papalina comprende quella da caffè, da colazione, più grande, e il panettone con la papalina.

“È stata un’esperienza incredibile e un onore per i nostri ragazzi e ragazze incontrare da vicino il Papa – ha dichiarato Alex Toselli, Presidente di Albergo Etico – Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato  con professionalità a questa giornata e che hanno permesso si potesse concretizzare questa importante opportunità. È stata un’emozione che rimarrà indelebile per sempre, oltre che un’occasione di crescita”.

I ragazzi coinvolti nel pranzo sono stati Niccolò Vallese, Jessica Berta, Irene Bombara dell’Albergo Etico di Asti; Roxana Mateidell’Albergo Etico di Fenis; Giacomo Cannucciari dell’Albergo Etico di Roma; Marilù Patrizi e Daniele Berbenni dell’Albergo Etico di Sondrio.

MARA MARTELLOTTA

 

www.albergoetico.it

Visite guidate gratuite alla nuova sala della Biblioteca della Regina Margherita di Savoia

Amici Biblioteca Nazionale di Torino

In occasione Torino Film Industry previsto dal 24 al 30 novembre, la Biblioteca Nazionale Universitaria, giovedì 24 novembre alle ore 13 e alle ore 15, organizza due visite guidate gratuite alla nuova sala espositiva dedicata alla Biblioteca della Regina Margherita di Savoia (1851-1926).
La mostra sarà aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16.


Nel corso del 2022, l’intero fondo librario – composto da 13.560 volumi – è stato oggetto di un nuovo ambizioso progetto, promosso dalla Biblioteca Nazionale in collaborazione con Culturalpe s.c., volto alla conservazione, valorizzazione e libera fruizione della raccolta tramite la revisione inventariale e la catalogazione informatica di tutte le opere in essa comprese, in funzione del loro trasferimento dai depositi alla Sala mostre della Biblioteca, secondo un allestimento permanente atto a favorirne una conoscenza quanto più ampia e trasversale possibile. Attraverso inedite linee narrative e l’ausilio di apparati multimediali, i visitatori sono invitati a camminare tra le belle scaffalature del fondo, in cui i libri rispettano l’ordine catalografico voluto dalla sovrana e, grazie alla realizzazione di speciali librerie espositive, possono vedere esposte alcune decine di volumi, scoprendo così i gusti letterari e le relazioni culturali che la Regina Margherita seppe coltivare durante tutta la sua vita.

La Mostra è divisa in cinque filoni tematici:
• Le “perle” della Regina: tesori editoriali tra prime edizioni e legature di pregio;
• la Corte di Margherita: il salotto della Regina tra diplomazia e cultura;
• Margherita POP: tutto per l’Italia;
• oltre la corona: una donna moderna;
• una Savoia: storia e orgoglio di appartenenza

Inoltre propone alcuni temi di approfondimento e vede esposti oltre 120 volumi appartenuti alla prima Regina d’Italia. È accompagnata anche da audio e video interattivi per una fruizione più agile e approfondita del materiale.
A livello cinematografico, la Regina Margherita è stata cultrice delle arti, compresa la nuova per l’epoca, settima arte. Inoltre la Regina Margherita insieme al Re Umberto I è stata la protagonista di una delle prime pellicole girate in Italia commissionata dai i fratelli Lumière nel 1896 al regista torinese Vittorio Calcina.

Ingresso gratuito, richiesta la prenotazione

Per informazioni e prenotazioni: bu-to.eventi@cultura.gov.it

Quizzuma, con Billi Spuma 

Osteria Rabezzana, via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino

Mercoledì 23 novembre, ore 21.30

Giochi e quiz musicali con Marco Basso, Billi Spuma e i suoi Gassati

 

Con “Quizzuma” l’Osteria Rabezzana si trasforma, mercoledì 23 novembre, in un teatro televisivo per accogliere il primo concerto a quiz della storia della musica. I commensali dei diversi tavoli saranno chiamati a formare le squadre che si sfideranno a suon di giochi, indovinelli, balli, prove di cultura musicale italiana degli anni ‘60. Il tutto in un dialogo continuo ed effervescente tra pubblico e orchestra. Una sorta di “Giochi senza Frontiere” della canzone: lo SpumazziereIl Filo di Arianna, La parola che non c’è, sono solo alcuni titoli dei tanti giochi in programma.

Marco Basso e Billi Spuma con i suoi Gassati condurranno la competizione insieme a ospiti a sorpresa: artisti, cantanti, personalità. Non mancheranno naturalmente premi e riconoscimenti alle squadre in gioco.

Marco Basso, storico dell’arte, critico musicale sulle pagine de La Stampa, ideatore e curatore di iniziative culturali e rassegne musicali. Per anni è stato conduttore radiofonico sulle emittenti locali GRP, Reporter, Flash e nei palinsesti nazionali di Radio RAI con trasmissioni di culto come Stereodrome, Planet Rock e Stereonotte.

Billi Spuma e i suoi Gassati. La band torinese che ripercorre da anni storia, costume, balli e mode dei mitici anni ’60. Tra twist e hully gully, surf e rhythm and blues, da trent’anni sono interpreti della musica beat nostrana. Il loro sound trascinante trasforma i concerti in spumeggianti feste danzanti.

Formazione: Billi Spuma voce, Marc Fioretti tastiere, Benny Pizzuto basso, Paul Vinci chitarra, Sandro Marangon batteria, Gianluigi Corvaglia sassofono tenore.

Ora di inizio: 21,30

Ingresso:

15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)

Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it

“The Flock We Belong”, esclusiva dell’artista Tadleeh per il MAO 

Per il terzo appuntamento del public program nell’ambito della mostra Buddha10 , a cura di Chiara Lee e freddie Murphy, il MAO ospita “The Flock We Belong”, performance esclusiva dell’artista Tadleeh per il MAO sul senso di appartenenza: un pattern di batteria tribali, elettronica contorta e vocalizzazioni melodiche intime e viscerali.

Tadleeh è un progetto di Hazina Francia, nata in India e di base in Italia, i cui lavori spaziano tra tribalismo e vocalizzazione di ritmi e melodie che si susseguono in via verticale e orizzontale, creando una ragnatela sonora composta ed organica e sollecitando quelle che sono le sue origini e quello che è ora.

Dopo aver pubblicato il suo EP di esordio “Ego Will Collapse” nel 2019 per l’etichetta berlinese Yegorka, sta lavorando ad un album che uscirà nel 2023. Al MAO presenterà una performance di voce ed elettronica composta in esclusiva per l’occasione raffigurando musicalmente ciò che per lei è simbolo di stormo, gregge, insieme e unione, dal titolo “The Flock We Belong” (“Lo stormo a cui apparteniamo”). Come agisce l’interazione di tanti a discapito del singolo individuo, e viceversa? Un insieme di suoni perversi e primitivi a rappresentare l’universo dal quale proveniamo e dentro al quale, uno ad uno, torneremo cessando di esistere.

Il calendario completo degli eventi sul sito.

Prenotazione obbligatoria a eventiMAO@fondazionetorinomusei.it .

Costo: 15 € intero | 10 € ridotto studenti

Screening prenatali non invasivi gratuiti: la proposta

Il provvedimento, che prevede lo stanziamento di 320 mila euro per il 2023 e di 300 mila euro per il 2024, è stato illustrato dalla prima firmataria Sara Zambaia (Lega), che ha spiegato come “la Pdl abbia il duplice scopo di normare con legge i percorsi di accesso allo screening e alla diagnosi prenatale messi a disposizione dalla Regione e di inserire il Non invasive prenatal test (Nipt) all’interno dell’Agenda di gravidanza fornita dai consultori a tutte le gestanti, che contiene l’elenco degli esami cui è possibile sottoporsi”.

“Il Nipt, – ha continuato Zambaia – non è tra gli esami contenuti nell’Agenda di gravidanza e non fa parte delle prestazioni assicurate dai Livelli essenziali di assistenza (Lea) ma è fondamentale per individuare le principali trisomie presenti all’interno del feto e non è invasivo, dal momento che consiste in un prelievo ematico da effettuarsi alla madre dopo la decima settimana di gravidanza”.

“Nello specifico – ha spiegato – qualora per le gestanti che si sottopongono al test combinato, già previsto dalla Regione, emergesse la presenza di un rischio “intermedio” (1:101 – 1:1.000), sarà data la possibilità di effettuare il Nipt e di evitare, in caso di esito negativo, il ricorso alla diagnosi invasiva. In tal modo diminuiranno non solo gli accessi alla diagnosi prenatale invasiva ma anche i casi di mancate diagnosi prenatali date dai test falsi negativi tradizionali”

Il provvedimento prevede poi la facoltà per le Aziende ospedaliere di inserire all’interno dei Punti nascita spazi informativi dedicati all’attività divulgativa delle associazioni che offrono sostegno psicologico alle gestanti e alle loro famiglie prima e dopo il parto, l’istituzione di un Tavolo permanente sullo screening e la diagnosi prenatale presso l’Assessorato competente e la clausola valutativa per assicurare al Consiglio regionale un’informazione periodica sull’attuazione della legge.

La Commissione ha stabilito che saranno relatori del provvedimento Zambaia (Lega) per la maggioranza e Francesca Frediani (M4o) e Sarah Disabato (M5s) per la minoranza.

A Chieri la “panchina del sindaco”

Incontro con il Sindaco Alessandro SICCHIERO. Venerdì 25 novembre 2022 – ore 17.00 Panchina in via della Gualderia

Terzo appuntamento con la “panchina del Sindaco”: dopo San Silvestro e Parco Levi, il Sindaco Alessandro Sicchiero, venerdì 25 novembre alle ore 17,00, incontrerà i cittadini in via della Gualderia (tra i civici 3 e 5).

La “panchina del Sindaco” è un modo diretto per dialogare con il Sindaco e condividere proposte ed azioni per il miglioramento della città.

«Ho ritenuto opportuno organizzare dei momenti informali di confronto con i cittadini nelle varie zone di Chieri, momenti che riproporrò periodicamente-spiega Alessandro SICCHIERO-Non ho la pretesa di ‘avvicinare le istituzioni ai cittadini’, anche perché a Chieri, per quanto si possa sempre fare più e meglio, la vicinanza è quotidiana: non solo perché chiunque mi può fermare per strada, venirmi a parlare in Municipio, dialogare con me sui social o telefonarmi, ma perché la nostra amministrazione in questi tre anni ha promosso molti incontri con i residenti per confrontarsi sui progetti che li riguardano direttamente, abbiamo avviato diverse iniziative partecipative e siglato oltre venti patti di condivisione. Dunque, nessuna ‘distanza’ da superare, ma il mio desiderio di incontrare le persone nei loro luoghi di vita e di ritrovo. Sedendomi con loro su una panchina, per ascoltare, spiegare, raccogliere le lamentele (so che non mancheranno), informarli del lavoro fatto e delle opportunità che si possono sfruttare e, soprattutto, per condividere proposte e azioni per rendere la nostra Chieri una città dove sia sempre più piacevole vivere e veder crescere i propri figli».

Giardini storici raccontati a Palazzo Madama

LE PIANTE NELLA STORIA DEL GIARDINO

 

 

Conferenze con il curatore botanico Edoardo Santoro

 

21 novembre 2022 – 20 marzo 2023

 

Palazzo Madama – Sala Feste

Piazza Castello, Torino

 

Dal 21 novembre 2022 al 20 marzo 2023, nella Sala Feste di Palazzo Madama, prende avvio il nuovo ciclo di appuntamenti Le piante nella storia del giardino, a cura di Edoardo Santoro, volto ad approfondire la storia e le caratteristiche di molte delle piante presenti nei giardini: cinque conferenze per scoprire aspetti storici e botanici, officinali e alimentari di piante che nei secoli hanno avuto un ruolo fondamentale nel giardino ornamentale e nell’orto, nei parchi e giardini pubblici.

Iris e lillà, agrumipomacee (meli e peri) e rose sono piante o gruppi di piante molto famose e conosciute, interessanti da studiare e approfondire per la grande varietà di impieghi, per i modi in cui si presentano (fiori e colori, fogliami e portamenti) e per l’attuale ruolo che possono avere nei nostri spazi verdi, oltre che per quello avuto in ogni epoca storica.

Il ciclo di incontri autunno-invernale si chiuderà con una visita primaverile al giardinoriservata a chi si iscriverà al ciclo completo, passando, dunque, da suggestive e inedite immagini proiettate durante gli incontri alle fioriture reali presenti in giardino.

Le conferenze sono tenute da Edoardo Santoro, agronomo e curatore del Giardino Botanico Medievale di Palazzo Madama.

Il programma

Lo scorso lunedì 21 novembre 2022 ore 17 si è tenuto il primo incontroIris

In Europa, in Asia e in America l’Iris è presente allo stato spontaneo e ha avuto un ruolo fondamentale dapprima come pianta utile e successivamente come pianta ornamentale. Coltivata in orti e giardini è oggi una delle specie botaniche più apprezzate per la gran varietà di colori, frutto di ibridazioni svolte negli ultimi decenni; è dal giglio di Firenze e dal giglio di Francia, in realtà Iris, che parte la storia di questo fiore rappresentato in molti dipinti degli Impressionisti e amato in ogni epoca.

 

I PROSSIMI APPUNTAMENTI

Lunedì 5 dicembre 2022 ore 17: Lillà

“Tutti i lillà sono facili, non si lamentano, non richiedono quasi potature, amano il sole, sono perfettamente resistenti e di lunga vita”, così scrive Vita Sackville West, poetessa e giardiniera di inizio Novecento, che ben conosce l’importanza di questo arbusto in giardino e nel verde pubblico. Introdotto in Europa dalla Turchia, il boom del lillà avviene nel 900 a Parigi come fiore reciso e oggi conta oltre 300 tra specie e varietà di ogni gradazione di profumo.

Lunedì 23 gennaio 2023 ore 17: Agrumi

Limoni e aranci, pompelmi e mandarini sono solo alcuni dei frutti appartenenti alla famiglia degli agrumi che conta centinaia di specie in tutto il mondo. Sono coltivati da secoli in Italia, pur essendo originari di zone geograficamente molto lontane dalla nostra. Oltre agli impieghi alimentari ed erboristici (ad esempio di bergamotto, chinotto, lime e cedro), ne scopriremo l’uso ornamentale, iniziato in epoca romana e ancora oggi in voga in molti ambienti mediterranei.

Lunedì 20 febbraio 2023 ore 17: Pomacee – Pero e Melo

I pomi sono i frutti di una famiglia botanica, le pomacee, in cui si includono meli e peri ma anche cotogne e nespole. Dai frutti citati nel Capitulare de Villis di Carlo Magno agli attuali cataloghi, che comprendono varietà di ogni tipo, ci sono dieci secoli di storia della frutticoltura, che portano a scoprire come siano cambiate le abitudini alimentari oltre che di coltivazione, senza dimenticare il valore ornamentale e paesaggistico dei frutteti e in particolare dei meli ornamentali che oggi abbelliscono giardini, viali e cortili

Lunedì 20 marzo 2023 ore 17: Rose

Rose botaniche, antiche e moderne sono i tre principali gruppi in cui oggi sono riunite tutte le rose conosciute e coltivate nel mondo, ma la classificazione delle rose può essere anche legata al colore del fiore e all’altezza della pianta, alla presenza di spine o all’uso alimentare: ogni giardiniere ha migliaia di scelte per utilizzare una rosa in giardino. Dalla rosa di Pompei alle rose dei fiamminghi, dal giardino di rose dell’Imperatrice Giuseppina Bonaparte alla vellutata rosa da taglio Baccara, un sorprendente viaggio nel fiore più amato e coltivato in tutto il mondo.

Lunedì 17 aprile 2023 ore 16.30: visita in giardino (riservata a chi si iscrive al ciclo completo)

Costo: singola conferenza €15; ciclo completo di 5 conferenze: intero € 60; ridotto € 50 (riservato Abbonati Musei; insegnanti, Amici Fondazione Torino Musei, guide turistiche Provincia di Torino).

Prenotazione obbligatoria.

Info e prenotazioni: per le modalità di pagamento e per le prenotazioni rivolgersi al t. 011.4429629 (dal lun. al ven. 09.30 – 13.00; 14.00 – 16.00) oppure scrivere a  madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

Silvio Viale e la breccia di porta Pia

La Sala Rossa ha approvato, ieri pomeriggio, una mozione proposta dal consigliere Silvio Viale (Lista Civica per Torino) a proclamare il 20 settembre festa cittadina con iniziative comunali a ricordo della Breccia di Porta Pia e della liberazione di Roma.
Il 20 settembre 1870, ricorda il documento,  i bersaglieri dell’esercito italiano al comando del generale Raffaele Cadorna entravano in Roma attraverso la Breccia di Porta Pia. Veniva cosi portata a compimento l’unificazione nazionale con la proclamazione di Roma capitale. Scompariva l’ultimo Stato europeo in cui l’autorità religiosa deteneva anche il potere politico in forma autocratica e al tempo stesso veniva definitivamente sancita la separazione fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Nel 1885 il Parlamento Italiano proclamò il 20 settembre “giorno festivo per gli effetti civili”. Il 20 settembre rimase festa nazionale fino all’11 febbraio 1929 quando, con i Patti Lateranensi, stipulati fra Mussolini e papa Pio XI, fu ripristinato, sia pure nei limiti ristretti della Città del Vaticano, uno Stato della Chiesa, attribuendo a quest’ultima privilegi giuridici ed economici.
Sullo stesso documento, il Consiglio comunale ha espresso parere contrario alla proposta di sollecitare i parlamentari torinesi e il governo affinché la data del 20 settembre sia riconosciuta come Festa dell’Unità Nazionale.

Polvere di stelle e buchi neri

IL PUNTASPILLI     di Luca Martina 

 

Nei giorni scorsi è stata emessa da un tribunale della California la sentenza di condanna nei confronti di Elizabeth Holmes. 

La geniale “imprenditrice” statunitense era stata definita un’autentica “Steve Jobs” e, come il fondatore di Apple, era considerata una stella di prima grandezza e compariva sulla copertina di fine 2014 di Forbes in dolcevita nero (in un’intervista a Glamour ha dichiarato di possederne ben 150 uguali) e posa ieratica. 

Elizabeth raccontava in un’intervista come i prelievi di sangue avessero sempre spaventato, causandole anche degli svenimenti, lei e i suoi genitori. 

Questo l’aveva spinta a lasciare gli studi, brillantemente avviati a Stanford, per fondare a soli 19 anni, nel 2004, Theranos, la start up che prometteva rapidi e precisissimi esami con solo poche gocce di sangue prese dalla punta di un dito (senza l’utilizzo di fastidiose siringhe).

L’accesso ad analisi a bassissimo costo (una decina di dollari) avrebbe salvato, “democratizzando l’assistenza sanitaria”, molte vite umane e consentito, “ça va sans dire”, alla bionda di Washington di guadagnare miliardi di dollari. 

La stampa la osannava e importanti personaggi pubblici, del tenore di Henry Kissinger e Bill Clinton, arrivarono a sostenerla e ad essere suoi soci nella Theranos. 

La cosa incredibile è che non venne mai fornita una prova concreta dell’efficacia delle analisi millantate dalla Holmes. 

Abilissima comunicatrice, “Eagle one” (nome in codice con la quale era identificata dalla sua scorta) è stata capace di raccogliere dagli investitori centinaia di milioni di dollari senza fornire loro alcuna certificazione dell’apparecchio, il “Theranos Edison”, che avrebbe dovuto analizzare il plasma. 

Alle domande in proposito rispondeva trincerandosi dietro ad un segreto che non poteva rivelare per non difendersi dal rischio che le grandi imprese del settore potessero approfittarne. 

Nella realtà si rivelò impossibile estrarre tutte le informazioni necessarie da una così piccola quantità di sangue e alla fine lo strumento utilizzato per le analisi, “preso in prestito” dalla Siemens, non fu in grado di fornire analisi attendibili. 

Le bugie hanno normalmente le gambe corte ma quelle di Elizabeth le hanno consentito di correre per 10 anni prima che, nell’ottobre del 2015, un articolo del Wall Street Journal chiamasse il clamoroso bluff. 

All’incriminazione è seguito un lungo processo che ha portato nei giorni scorsi alla sentenza di condanna ad 11 anni di carcere. 

Della stella ormai esplosa rimane ora solo la polvere e un buco nero che ha inghiottito moltissimo denaro, danneggiato i pazienti (con diagnosi errate) e causato il suicidio di Ian Gibbons, il capo scienziato della Theranos. 

La storia è paradigmatica di come la mancanza di seri controlli possa condurre a gigantesche truffe  

Ma la vicenda della bella Elizabeth, con l’evaporazione di un valore che, prima che colasse a picco, era stimato in 9 miliardi di dollari, impallidisce di fronte al recentissimo fallimento della FTX, la società da più di 30 miliardi di dollari che costituiva una delle principali piattaforme di scambio di criptovalute (dove queste vengono acquistate, vendute e depositate). 

Improvvisamente, lo scorso 8 novembre, la società con sede alle Bahamas aveva sospeso i prelievi dei suoi clienti senza fornire spiegazioni. 

Il suo fondatore, Sam Bankman-Fried, che un anno fa si era piazzato al venticinquesimo posto della classifica degli uomini più ricchi d’America (in precedenza solo Zuckerberg ci era riuscito alla stessa età di 29 anni), aveva provato a tranquillizzare (con dei messaggi su Twitter) il mercato dichiarando che il denaro dei clienti era al sicuro e che presto la situazione si sarebbe normalizzata. 

Ma, indovinate un po’? Anche la stella FTX è esplosa, dichiarando nei giorni scorsi il fallimento, tramutandosi così nell’ennesimo buco nero. 

 

Si tratta di un altro finale da incubo per gli investitori e anche in questo caso il disastro è stato consentito dalla mancanza di una seria vigilanza che, peraltro, nel settore delle criptovalute è la regola più che l’eccezione. 

Per il bene dei risparmiatori e degli investitori, ormai non più solo spettatori ma parti attive nel mondo decentralizzato (privo di un ente regolatore di controllo) reso popolare da Satoshi Nakamoto con la creazione, nel 2008, del Bitcoin, ci si augura che la lezione sia d’insegnamento. 

Imparare dai propri errori sarebbe davvero una bellissima novità… e non solo un pio desiderio da esprimere di fronte alla prossima stella cadente. 

 

Primo appuntamento con Polis Policy Accademia di Alta Formazione

E’ giunta alla sua sesta edizione. Il tema è stato quello delle sfide e opportunità per un’Italia in transizione

 

Venerdì 18 novembre scorso, all’Nh Santo Stefano, a Torino, si è tenuta la prima lezione della sesta edizione dell’Accademia di Alta Formazione Polis Policy, promossa dall’Associazione “Difendiamo il futuro”.
Tema della prima sessione è stato “L’Italia un ponte tra Europa e Mediterraneo”, affrontato in due conferenze, di cui la prima tenuta da Michele Brignone, Docente di Lingua araba presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, la seconda da Enzo Moavero Milanesi, Direttore della LUISS School of Law, già Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Ministro per gli Affari Europei, e Mario Mauro, già Ministro della Difesa nel Governo Letta.
Sempre di più il Mediterraneo si delinea per il nostro Paese quale una realtà estranea e vicina al tempo stesso, campo di una contesa geopolitica mondiale dalla quale sembriamo rimanere ai margini. Sebbene posti geograficamente al centro di questo grande bacino, un vero e proprio sistema al pari del continente europeo in cui la penisola è incastonata, non siamo consapevoli della posizione che in questo contesto potremmo occupare. L’elaborazione dell’Italia moderna, a tratti sospinta, a tratti rinnegata, ha portato il nostro Paese a una attuale incapacità nel giocare una presenza significativa nel Mediterraneo, lasciando che altri Stati, primi fra tutti gli Stati Uniti, andassero a riempire questo vuoto strategico, anteponendo i propri interessi economici.
Il politologo americano Samuel Huntington (1927 – 2008) affermava che l’”universalismo” americano, vale a dire il desiderio da parte degli Stati Uniti di esportare il proprio modello, costituiva una minaccia per l’Occidente e per il mondo, avendo fatto e proseguendo a fare, gli USA, un uso massiccio di armi, tali da provocare tragedie in tutto il mondo e compromettendo la visione dei valori occidentali agli occhi del pianeta.
Secondo il Professor Brignone si potrebbe delineare un’altra strada seguendo il disegno politico di Giorgio La Pira, politico e accademico italiano, giurista anche definito “Il Sindaco Santo”, avendolo, Papa Francesco, dichiarato Venerabile il 5 luglio 2018. La Pira, durante i molteplici mandati come ‘primo cittadino’ tra gli anni Cinquanta e Sessanta, seppe trasformare la città in un crocevia di incontro e dialogo tra le culture. Michele Brignone suggerisce che anche il nostro Paese, consapevole del ruolo di mediatore tra l’Europa continentale e quella mediterranea, potrebbe guidare in modo molto più proficuo l’Unione Europea nel promuovere un atteggiamento globale di dialogo e di conoscenza tra le molteplici tradizioni culturali e religiose che hanno segnato passato e presente nel Mediterraneo. Secondo il Professore tre aspetti del pensiero di La Pira dovrebbero essere recuperati per dar vita a una buona politica internazionale: smettere di fare “tecnocrazia”, di fare politica sulla base di competenze di carattere e guardare piuttosto alla realtà in cui viviamo in una prospettiva di sintesi, unendo aspetti solo separatamente distanti gli uni dagli altri, quali la Teologia, l’Economia e la Politica. Fondamentale anche il recupero di un sano idealismo in un’epoca in cui la politica risultava animata da interessi materiali e di potere. Il Professor Brignone ritiene che ciò non significhi vivere nel mondo dei sogni, nell’utopia irrealizzabile ma, al contrario, essere pragmatici. Il vero realismo consiste nel preferire la giustizia che generi un benessere duraturo ai benefici del calcolo machiavellico. Risulta anche fondamentale recuperare, a livello dei singoli, una forma di speranza, non necessariamente di carattere religioso, in grado di muovere la partecipazione sociale e politica, rompendo l’atteggiamento di disillusione in cui siamo tutti precipitati. È necessario superare una visione retorica del rapporto dell’Italia col Mediterraneo, in quanto risulta fondamentale gestire i processi migratori. Attualmente, secondo le parole di Fernand Braudel, il Mar Nero risulta il “cortile” del Mediterraneo, e l’attuale guerra in Ucraina ha spostato l’attenzione sui confini dell’Euro, generando degli effetti profondi quali la questione energetica.
Dopo la prima “vision”, tenuta dal Professor Michele Brignone e moderata dal giornalista Alessandro Banfi, autore e conduttore televisivo, si è tenuta la sessione “Another vision”, nel corso della cena, con l’intervento dell’Associazione “Balon Mundial”, seguita da un secondo momento di riflessione, tenuto da Enzo Moavero Milanesi e da Mario Mauro.
Il Professor Enzo Moavero Milanesi attribuisce la stagnazione in cui si trova l’UE come un esito di diverse sfide mancate, prima tra tutte quella giocata intorno allo “status” giuridico della stessa Unione: l’Europa non è più una semplice “unione commerciale” ma, per diversi e evidenti motivi, non si può neanche definire quale un’ “unione politica”, in quanto il progetto federalista non ha mai visto la luce e quello degli “Stati Uniti d’Europa” non è stato neppure preso in adeguata considerazione. Secondo il Professor Milanesi è l’identità della UE a dover essere cambiata e definita, in quanto l’Europa non è mai stata produttrice di materie energetiche, ma spesso è stata meta di migrazioni, anche interne. Per uscire da questi “impasse”, Enzo Moavero Milanesi auspica l’avvento di una nuova fase di iniziative politiche, sulla scia dell’azione di Robert Shuman, iniziatore del processo di integrazione europea. Allo stesso modo in cui il Ministro degli Esteri francese firmò con i tedeschi, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il patto della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, così oggi dobbiamo essere in grado di trovare alternative all’approvvigionamento energetico, un nodo ancora irrisolto che spesso vanifica il senso delle sanzioni contro la Russia. La Comunità Europea deve porsi come mediatore credibile nella crisi russo-ucraina, trovando un piano funzionale ed efficiente per far fronte alla crisi migratoria. A questo scopo è fondamentale sviluppare un’identità unica, a livello legale e a livello sociale, considerando l’Unione Europea quale un attore internazionale forte, capace di dimostrare di aver acquisito maturità e strumenti per difendere coloro che condividono i medesimi principi etici.
Secondo Mario Mauro il problema dell’Europa è sia istituzionale, sia di definizione delle politiche comunitarie. I cinque punti su cui si gioca il futuro dell’Europa sono rappresentati dalla crisi demografica, dai flussi migratori (in particolare l’immigrazione), dall’allargamento della propria area e dalla strategia di crescita economica e dalla politica estera e di difesa. Tutti questi nodi sono collegati tra loro da un minimo comune denominatore, l’identità dell’Europa. Mario Mauro ritiene che l’Europa debba ripartire proprio dai valori su cui è stata fondata, dai risultati finora raggiunti e da una buona dose di realismo, superando il fondamentalismo, la pretesa di assolutizzare un’idea come pretesto per un progetto di potere, e il relativismo, vale a dire il ritenere che tutte le opinioni siano vere allo stesso modo. Per risolvere la questione dell’immigrazione risulta evidente che una risposta efficace possa provenire solo da un percorso di ricerca di queste identità, gestendo e integrando i flussi migratori e proponendo un nuovo modello culturale di civiltà.

Mara Martellotta