ilTorinese

Si qualificano Croazia e Brasile e si sfideranno ai quarti di finale

Mondiali Qatar 2022:
Giappone-Croazia 2-4
(dopo i calci di rigore)
Brasile-Corea del Sud 4-1

Proseguono gli ottavi di finale dei Mondiali in Qatar. La Croazia ha superato ai calci di rigore il Giappone, dopo che la partita era terminata 1 a 1.Bene i nipponici nell’arco dei primi sessanta minuti della gara che con un pressing forsennato ha costretto i croati sulla difensiva:poi ai rigori ha la meglio la Croazia,grazie al portiere Livakovic che neutralizza ben 3 dei 4 rigori battuti dai giapponesi.Il Brasile ha sconfitto agevolmente la Corea del Sud per 4 a 1 con il gran ritorno di Neymar che ha disputato un’ottima gara.La nazionale verdeoro si è, nuovamente,dimostrata una super squadra,forte in ogni reparto e con ricambi della panchina pari ai titolari.Croazia e Brasile si sfideranno così ai quarti di finale.

Enzo Grassano

“Nessuno può dirti che c’è solo una canzone degna di essere cantata“

Music Tales, la rubrica musicale 

Nessuno può dirti

che c’è solo una canzone degna di essere cantata

potrebbero cercare di dartela a bere

perché vedere una persona come te

li mette in difficoltà”

Ma devi creare la tua musica

cantare la tua canzone speciale

creare la tua musica anche se nessun altro

canta con te.”

Mama Cass è il simbolo della summer of love: vivi liberamente, suona liberamente, ama liberamente.un’etica positiva, solare che la presenza di ideali degli anni sessanta e lo stile di vita della California degli hippy.

Lei è la voce dei Mamas & Papas (Cass Elliot) nata a Baltimora (con il nome di Ellen Naomi n.d.r.) attraversa la storia del rock americano, segnando con la sua voce la sua imponente presenza scenica il decennio d’oro della musica, e finisce la sua vita nel 1974, proprio quando aveva deciso di non essere più se stessa.

La sua carriera inizia quindi nei primi anni 60 nella scena folk del Greenwich Village di New York.

Mama lavora al guardaroba del club the showplace ed intanto recita nel Musical “the Music Man”.

Canta anche contemporaneamente in un gruppo folk chiamato the Triumvirate.

Nel 1963 questo gruppo cambia nome (ne fanno parte anche Tim Rose e James Hendrix) esordiscono con una reinterpretazione di una famosa poesia per bambini intitolata “wynken, blynken, and Nod”.

Per un anno intero restano sulla cresta dell’onda registrano due album e anche alcuni spot commerciali sperimentando un suono definito pop folk.

Nel 1964 però Tim lascia la

band e da questa scissione nascono i Mamas & Papas ed i Lovin’ Spoonful.

Ellen comincia quindi a cantare in locali jazz.

Un giorno uno dei componenti convince John Philips, nome importante della discografia di quegli anni, ad andarla a sentire.

La sua voce lo incanta e partono tutti insieme per un viaggio ai Caraibi nelle isole Vergini e dopo alcune settimane di sperimentazione con acidi e melodie vocali, settimane in cui si finiscono tutti i soldi, decidono di intraprendere il viaggio verso la terra promessa del rock: la California.

E’ il 1965 e quando arrivano a Los Angeles in cerca di un’audizione, hanno composto una canzone a voi tutti nota che si intitola: “California Dreamin’ ”.

Quello è il pezzo che definisce un’epoca; esce nel novembre del 1965 e all’inizio non ha molto successo, finché una radio di Boston comincia a passarlo senza sosta.

La struttura melodica del pezzo è la descrizione di questa passeggiata in una giornata d’inverno sognando il sole della California, entrano nell’immaginario collettivo di un’intera generazione fino a far arrivare il brano al numero quattro della classifica americana ;

nel 1966 la grande scalata per questo gruppo che si insinua nelle orecchie di mezzo mondo. Ma la guerra in Vietnam sta spegnendo i sogni degli hippy, la Summer of Love è finita e anche i Mamas sono divisi da litigi e tradimenti e dalla troppa libertà nel sesso e nelle droghe.

La musica diventa solo ed esclusivamente più un impegno contrattuale fino a dissolvere il gruppo.


Lei esordisce come solista nel 1968 con il disco “dream a Little Dream” (che amo) seguito da altri singoli portati a termine molto faticosamente per mantenere fede al contratto stipulato con la Dunhill Records.

Faticoso il lavoro senza riscuotere successo quindi Cass vuole liberarsi del suo nome non vuole più essere la voce simbolo degli hippy.

Ellen nata il 16 aprile del 1967 firma un nuovo contratto con la RCA e pubblica altri due album ma ancora una volta il successo non arriva.

La sua carriera svolterà soltanto dopo aver conosciuto il manager di Peter Sellers, Allan Carr.

Quest’ultimo la riporta in un teatro, spingendola nel mondo del cabaret con uno show dedicato interamente a lei che debutta il 9 febbraio del 1973 e trionfa a Las Vegas.

Qui la sua voce torna brillare la trasformazione sembra completa. Nel luglio del 1974 vola a Londra per alcuni concerti Sold Out.

Alloggia nell’appartamento di un amico al numero 9 di Curzon Place
nella zona di Mayfair.

Il 28 luglio telefona alla sua amica Michelle Philips in lacrime, per raccontarle dell’accoglienza trionfale ricevuta, degli applausi del pubblico dell’emozione di sentirsi ancora una grande artista… Il giorno dopo viene ritrovata morta all’età di 32 anni.

La causa ufficiale è un infarto causato dall’obesità e da problemi cardiaci. Nel suo sangue non ci sono tracce di alcol o di stupefacenti era assolutamente pulita e pronta a ripartire ma il grande cuore della madre natura degli hippy non regge più.

Si spegne così, nel sonno, una voce simbolo degli anni 60.

Di fronte ad un insuccesso non ci si deve disperare, perché accade spesso che dai peggiori fallimenti nascono le più belle vittorie.”

Oggi vi propongo una rivisitazione di “Make your own kind of music”

reinterpretato da Paloma Faith. Fatemi sapere la vostra!


CHIARA DE CARLO

https://www.youtube.com/watch?v=PLaMYeMD9V4&ab_channel=MarkSummersCasting

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Ecco a voi gli eventi da non perdere!
 
Immagine incorporata

 

Schiamazzi notturni Sanzioni a tre locali

seguito delle numerose segnalazioni pervenute dai residenti dell’area pedonale di via Dante di Nanni che lamentavano schiamazzi dovuti all’aggregazione serale e notturna di persone intente a bere alcolici con conseguenti situazioni di degrado e ordine pubblico, il Comando Territoriale III della Polizia Locale ha avviato un’attività di monitoraggio dell’area, dalla quale è emerso che le persone che arrecavano disturbo bivaccavano nell’area pedonale sorseggiando bibite acquistate presso tre esercizi di vicinato che effettuavano la vendita di bevande alcoliche in contenitori di vetro ben oltre le ore 21.00, orario stabilito dalla Giunta Comunale con delibera dell’8 agosto scorso.

Gli agenti hanno dunque sanzionato i tre esercizi di vicinato per ben due volte e, poiché la violazione è stata reiterata, hanno effettuato la segnalazione agli uffici comunali competenti che a loro volta hanno emanato un’ordinanza di chiusura anticipata alle ore 20.00 per due dei tre esercizi, ubicati rispettivamente in via Pollenzo e Via San Paolo. Per il terzo esercizio, ubicato in via di Nanni, è in corso l’iter che porterà allo stesso provvedimento di limitazione dell’orario di vendita.

Questa operazione conferma la bontà del progetto sul controllo della città che si sta attuando con operazioni interforze e con l’impegno a 360 gradi. Aver dato strumenti di sanzionamento anche dal punto di vista commerciale, restringendo le regole, consente di ottenere ulteriori deterrenti per attività illecite all’interno dei minimarket, ma nello stesso tempo, di diminuire i punti di criticità nei quartieri che sono spesso al centro delle denunce dei residenti per il comportamento degli esercenti e di alcuni loro clienti”, afferma l’assessore alle Politiche per la Sicurezza Gianna Pentenero.

 

La Guardia di Finanza scopre maxi evasione nel mondo delle scommesse Sequestrati due milioni di euro

Un bookmaker maltese avrebbe operato occultamente in Italia, in totale evasione d’imposta, raccogliendo scommesse su tutto il territorio nazionale. Eseguito dalla Guardia di Finanza di Torino un sequestro per oltre 2 milioni di euro.

La Guardia di Finanza di Torino ha eseguito, al termine di una complessa indagine di polizia giudiziaria, coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo piemontese, un decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca del profitto del reato, di oltre 2.000.000 di euro, nei confronti di un bookmaker maltese operante, fin dal 2016, nella raccolta di scommesse, sul territorio nazionale, in totale evasione d’imposta.

L’operazione, denominata “Hidden Bet”, è stata sviluppata dal Gruppo Torino e dal dipendente 2° Nucleo Operativo Metropolitano a decorrere dal giugno 2021 e, nell’ipotesi accusatoria, ha permesso di individuare un “centro scommesse” su eventi sportivi, ippici e virtual games, che avrebbe operato occultamente attraverso numerosi bet point, situati in tutta Italia, i quali si occupavano, come mono mandatari, della raccolta “fisica” delle giocate, mettendo a disposizione i propri portali web, assumendosi, in parte, il rischio d’impresa a fronte del riconoscimento di una percentuale sulle prestazioni rese.

Tali caratteristiche, allo stato delle indagini, riscontrate in capo all’impresa maltese, sulla base di quanto previsto dalla vigente normativa, sia internazionale, sia nazionale, hanno permesso ai finanzieri, da un lato, di poter ritenere qualificata, sul territorio italiano, la presenza di una “stabile organizzazione occulta personale” del soggetto estero e, dall’altro, di procedere alla sua consequenziale regolarizzazione fiscale mediante la richiesta di attribuzione, a cura del competente Ufficio finanziario, della relativa partiva I.V.A..

Le successive analisi della voluminosa documentazione reperita nel corso delle investigazioni, comprensiva delle migliaia di transazioni relative alle giocate acquisite dalla Sogei S.p.A., pari a oltre 60.000.000 di euro, hanno consentito di quantificare proventi che il bookmaker avrebbe percepito pari ad oltre 8.000.000 di euro, che avrebbero generato un’imposta evasa pari ad oltre 2.000.000 di euro.

All’esito delle indagini, ferma restando la presunzione di innocenza fino a compiuto accertamento delle responsabilità, sarebbero emerse evidenze probatorie, di natura penale, a carico del rappresentante legale del citato operatore non residente il quale, pur essendovi obbligato in base alla normativa fiscale, ha omesso la presentazione delle previste dichiarazioni ai fini delle imposte dirette, dal 2016 al 2018.

Condividendo l’ipotesi accusatoria, il G.I.P. del Tribunale torinese ha ravvisato in capo all’indagato i gravi indizi di colpevolezza, così da emettere un decreto di sequestro delle somme costituenti il profitto del reato, fino alla concorrenza dell’imposta evasa.

 

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Virginia Feito “Mrs March. La moglie dello scrittore” -HarperCollins- euro 19,00
La Mrs. March del titolo è la moglie di uno scrittore di successo che ha appena pubblicato un romanzo di cui tutti parlano, e lei sta organizzando un party per festeggiare l’evento. Siamo in un appartamento dell’Upper East Side di Manhattan. Le vetrine delle librerie sono tutte dedicato al nuovo libro che sta vertiginosamente scalando le classifiche.
Mrs. March incarna la tipica mogliettina devota al genio con cui ha l’onore di condividere la vita, fiera del suo successo, e piacevolmente cullata dal rassicurante tran tran altoborghese. Non ha ancora avuto il tempo di leggere il best seller ed è da questa mancanza che scatta un travolgente noir psicologico. Perché per puro caso viene a sapere che tutti pensano che la protagonista del libro di Charles sia lei. Onore o disgrazia?
Forse più la seconda, dal momento che scopre che il personaggio tragi-comico è Johanna, una prostituta che non attrae più nessuno. Gran bella botta per una donna che inaspettatamente si scopre incerta e insicura, dubbiosa, laddove prima aveva la strada lastricata da comode pseudo certezze.
Da quel momento la sua vita svolta completamente e lei si ritrova dilaniata da dubbi, sospetti: nulla sarà più come prima. Ed è con occhi totalmente diversi che affronta il quotidiano.
Spia il marito e si chiede chi sia davvero, muta il suo modo di rapportarsi al figlio, alla colf e al suo lussuoso appartamento in uno dei palazzi più lussuosi della Big Apple.
Tutta la sua vita si scardina. Quando poi scopre tra i documenti di George i ritagli di giornale relativi al ritrovamento del cadavere di una ragazza scomparsa nel paese dove George è spesso ospite del suo editore, sospettare proprio il marito è un attimo…. E forse anche una sorta di vendetta. Mrs. March inizia una indagine tutta sua, ma anche un nuovo bilancio della sua vita.

 

Charmaine Wilkerson “Dolce nero” -Frassinelli- euro 18,90

E’ il romanzo di esordio della giovane scrittrice americana, ma di origini caraibiche, che ha vissuto in Giamaica e da 10 anni si è trasferita a Roma. Il libro ha subito ottenuto un enorme successo e ispirerà una serie tv prodotta da Oprah Winfrey.
Dolce amaro è il tono che caratterizza questa storia che parla di rapporti familiari difficili, di un segreto come lascito testamentario, e del “black cake”, un dolce tipico dei Caraibi.
Siamo in California nel 2018, Eleanor -originaria di un’isola caraibica- prima di morire ha lasciato un lungo messaggio vocale che l’avvocato di fiducia deve fare ascoltare ai figli con i quali il legame si era sfilacciato da tempo.
Soprattutto quello con la figlia Benny che, dopo un’accesa lite, se ne era andata, trasformando un diverbio in guerra fredda. 6 anni prima non era tornata neanche per il funerale del padre, mentre la madre e il fratello Benny l’avevano inutilmente attesa davanti alla bara.
Byron, invece, era rimasto accanto ai genitori, ed ora a 45 si ritrova orfano e parecchio arrabbiato. Da anni è in rotta con la sorella, che però questa volta si presenta per conoscere le ultime volontà materne.
Senza spoilerare troppo… posso anticiparvi che il messaggio vocale di Eleanor spalanca la porta su un passato lontano. Su un segreto di quelli che scombussolano la vita di chi resta e scopre che la sua famiglia era tutt’altra cosa da quella che conosceva.
Fondamentalmente è un romanzo di spessore e delicato.
Mette a nudo i legami affettivi che tengono insieme una famiglia -rancori compresi- e c’è anche la scoperta inaspettata che, a volte, una verità spinosa viene taciuta per amore e senso di protezione verso chi amiamo.

William Faulkner “Bandiere nella polvere” -La nave di Teseo- euro 22,00
Faulkner è uno dei nomi sacri della letteratura mondiale. Nato a New Albany, nel Mississippi, nel 1897, e morto 64enne nel 1962, vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1949. Fu anche sceneggiatore, poeta e drammaturgo, autore di molti romanzi, tra i più famosi: “L’urlo e il furore” (1929), “Mentre morivo” (1930), “Luce d’agosto” (1932) e “Assalonne, Assalonne” (1936).
Negli ultimi anni della sua vita visse a Hollywood e scrisse le sceneggiature di alcuni film di successo.

Ora torna in libreria in un’edizione in versione integrale e nuovamente tradotto, grazie all’attenzione della casa editrice “La nave di Teseo”, alla quale va il merito di riaccendere i riflettori sullo scrittore che seppe cantare l’America del profondo sud, degli anni della depressione, attraverso un imponente affresco familiare.
Finì di scriverlo nel 1928 e se lo vide rifiutare da ben 12 editori. Lo rimaneggiò, e ne tagliò le parti più indigeste, riuscendo così a farlo pubblicare nel 29 con il titolo “Sartoris” (invece di “Flags in the dust”).

E’ un romanzo corale, epico, intriso di una prosa a volte involuta e biblica; l’inizio della sua fervida attività e di una carriera che ha lasciato il segno nella letteratura a livello planetario.
La storia è ambientata nell’immaginaria contea di Yoknapatawpha che si ispira a quella di Lafayette da cui proviene Faulkner, ed è il racconto di una dannazione; quella del protagonista e della sua famiglia, del Sud con i suoi mille problemi.

Al centro ci sono i Sartoris, ricchi proprietari terrieri il cui capostipite, colonnello John, aveva combattuto nella guerra civile contro i nordisti; considerato un eroe, aveva costruito anche la ferrovia locale. Ma lui non c’è più e i tempi sono cambiati.
Ora l’ultimo dei Sartoris, Bayard Jr. ha 26 anni: è bello e dannato, dilaniato dal senso di colpa per essere tornato dalla guerra in Europa sopravvivendo al fratello gemello John, precipitato con il suo aereo da combattimento.
E’ alle prese con una vita che non gli corrisponde, sempre in bilico tra disperazione, alcol, velocità pericolosa –che sia su 4 ruote o in groppa a un cavallo lanciato al galoppo sfrenato. E’ avviluppato nella maledizione della sua stirpe, pericolosamente attratta dal rischio e sempre pronta a sfiorare la morte.
Gli fanno da corollario altri personaggi memorabili, tra i quali: la moglie Narcissa Benbow e il fratello Horace, l’arzilla zia Jenny, il contabile di fiducia Byron.

Bianca Pitzorno “Donna con il libro. Autoritratto delle mie letture” -Salani- euro 16,00
In queste tenere e colte pagine, la scrittrice 80enne -autrice televisiva e traduttrice- compone un memoir che la riporta bambina; alle prime letture, poi via via lungo il percorso della sua esistenza.
E’ un inno alla bellezza dei libri, l’entusiasmo per ogni nuova copertina che cela avventure, vite altrui, narrazioni che aiutano a crescere e a formarsi un’idea del mondo e della vita. I libri come potente antidoto alla solitudine, medicina per lo sconforto e le delusioni, possibilità di viaggiare ovunque restando in poltrona, ma scoprendo angoli di mondo, civiltà e culture che magari non raggiungeremo mai di persona.
Il libro è una dichiarazione di amore assoluto della scrittrice verso i libri che ha amato, ma anche verso quelli meno entusiasmanti, la cui lettura ha fatto comunque parte della sua vita. I volumi hanno occupato un posto di rilievo fin da quando –bambina precoce- li ha scoperti, ha preso il primo in mano e di lì è sbocciata una passione che l’ha accompagnata fino ad oggi. Nella sua carrellata si mescolano felicemente ricordi, momenti di vita familiare e un bel tratto di storia italiana.
Da Salgari a Mann, lungo le collane storiche come quella dei classici della “BUR”, attraverso le letture più amate e l’abbandonarsi alle pagine di nomi tutelati della caratura di Steinbeck, Henry James, le sorelle Bronte e tantissimi altri. Un libro da prendere anche come spunto per colmare lacune che ancora abbiamo.

 

Marco Varvello “Londra anni venti” -Bompiani- euro 17,00
Giallo, love story, riflessione sugli avvenimenti dell’ultimo decennio, dalla Brexit alla pandemia di Covid: questi sono gli ingredienti principale del romanzo del corrispondente da Londra per la Rai, volto noto e tra i giornalisti più esperti della “perfida Albione”.
Protagonisti sono George e Allegra, diversissimi tra loro, provenienti da ambienti e mondi distanti; eppure si amano, incuranti del giudizio altrui. Sfondo di questa love story sono gli anni venti del 2000, un paese in travaglio e profondi cambiamenti.
George, figlio di nordirlandesi immigrati a Londra, ex taxista, ora è autista di Tir e una notte viene minacciato nel porto di Belfast. Nonostante sia un uomo tutto d’un pezzo, conservatore e fautore della Brexit, finisce suo malgrado coinvolto nel rapimento di un funzionario della dogana da parte di una cellula di terroristi irlandesi.
Allegra ha un background del tutto diverso; ottime scuole e conoscenze altolocate, è una giornalista rampante del “Sunday Times”, autrice di inchieste di spessore e attenta alle mosse dei politici schierati a favore della Brexit.
Due entità tanto differenti, entrambi arrabbiati e irrisolti, si buttano l’uno nelle braccia dell’altra e vivono la loro passione nel chiuso del lockdown, una sorta di rifugio dal mondo che fuori preme con i suoi mille problemi.

Ma visto che questi non sono tempi placidi e normali, prima o poi George e Allegra dovranno fare i conti con la realtà esterna al loro nido d’amore. Scenario della storia è una Gran Bretagna sempre più chiusa in se stessa, che ha staccato gli ormeggi con il continente, ha scelto di uscire dall’Unione Europea, e lo strappo è tutt’altro che indolore.

 

Pos e commissioni bancarie, le proposte di Italia Liberale Popolare

Le polemiche sull’innalzamento della soglia a cui scatta l’obbligo di accettare pagamenti elettronici sono condite da diffusa demagogia e spirito populista, soprattutto quando si dà per assodato che il pagamento in contanti sia sotteso all’evasione fiscale e non si alloca il giusto peso all’incidenza delle spese e delle commissioni su cifre di scarsa entità.

Secondo Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, “al netto che di fronte a qualsiasi tipo di pagamento, l’acquirente dovrebbe/potrebbe pretendere relativa ricevuta per assicurarsi che non vi sia possibilità di evasione fiscale, come Italia Liberale e Popolare, riteniamo sia doveroso mettere in atto misure che vengano incontro alle esigenze di commercianti e professionisti all fine di ridurre l’impatto della spese e delle commissioni sulla loro attività”,
“Per questo”, aggiunge Desirò, “proponiamo un intervento di Bankitalia per innalzare la soglia delle transazioni prive di commissioni, dai 10 Euro attuali a 25 Euro, ed una misura che trasformi in credito d’imposta le restanti commissioni fino alla soglia di 50 Euro”, conclude.
Per Alessandra GirardelloResponsabile Commercio di Lib-Pop Piemonte, “un aiuto concreto al mondo del piccolo commercio di prossimità, in un momento in cui lo stesso è messo in pesante difficoltà a causa dell’innalzamento vertiginoso delle spese fisse, tra costi energetici ed inflazione, è quanto mai necessario”.
L’impatto delle commissioni bancarie su transazioni di piccola entità pesa in modo determinante sulle attività e per questo andrebbero ridotte o azzerate per permettere un utilizzo della moneta elettronica senza inficiare pesantemente l’utile di impresa.
“Al commerciante, così come al piccolo professionista, l’utilizzo dei circuiti elettronici sarebbe utile anche per prevenire l’eccesso di contante in cassa con tutto ciò che si porta con sé, dal rischio rapina al tempo necessario per il suo successivo deposito, ma le commissione associate ne ostacolano un’accettazione più capillare”, conclude Girardello.
“Un bel gesto di vicinanza al mondo del piccolo commercio da parte del circuito bancario, potrebbe essere la decisione autonoma di aumentare la soglia priva di commissioni per i pagamenti elettronici” aggiunge Yuri BrioschiEsperto Economico di Italia Liberale e Popolare.
“In assenza di questa decisione autonoma, l’intervento di Bankitalia da un lato ed il credito di imposta dall’altro, sono misure utili a sgravare il settore di un fardello che ne appesantisce le possibilità di impresa”, conclude Brioschi.
Italia Liberale e Popolare, vicina al mondo del commercio, delle professioni e della piccola e media impresa, vuole sensibilizzare le istituzioni ad intraprendere misure atte a sostenere quei settori che sono il vero e proprio motore economico del nostro Paese.

Il nuovo libro di Massimo Salvadori al Polo del ‘900

DA UN SECOLO ALL’ALTRO

Lunedì 5 dicembre alle 18 nella sala900 del Polo del ‘900 si presenterà il nuovo libro di Massimo Salvadori, “DA UN SECOLO ALL’ALTRO. Profilo storico del mondo contemporaneo 1980-2022” Donzelli Editore. Con l’autore parteciperanno Francesco Tuccari e Pier Paolo Portinaro.

 

Massimo L. Salvadori, studioso delle dottrine politiche, professore emerito dell’Università di Torino, si fa storico del proprio tempo. Dal governo di Margaret Thatcher in Gran Bretagna e dalla presidenza di Ronald Reagan negli Stati Uniti arriva ai nostri giorni attraverso il crollo dell’Unione Sovietica e del suo impero. Quarant’anni di vicende che hanno cambiato la storia del mondo fra le accelerate trasformazioni provocate sia dagli straordinari progressi scientifici e tecnologici, sia dalla globalizzazione dell’economia. Un grande libro di scenario per comprendere come le vicende geopolitiche degli ultimi quarant’anni abbiano condotto a una nuova recrudescenza dello scontro tra due blocchi, e come l’Europa abbia in larga parte mancato la sua funzione storica di unione e di pace.

John Constable, la tranquillità protettiva dei grandi paesaggi inglesi

Omaggio all’artista nelle sale della Venaria, sino al 5 febbraio

 

Scrivendo nel 1821 ad uno fra i suoi migliori amici, l’Arcidiacono John Fisher, John Constable ricordava i paesaggi del Suffolk, i sentieri e gli alberi e i cieli, che lo avevano visto bambino e dai quali egli aveva preso le prime mosse della sua arte: “La pittura è solo un altro modo di esprimere un sentimento.

Collego la mia infanzia spensierata a tutto ciò che circonda le rive del fiume Stour. Esse hanno fatto di me un pittore e ne sono grato.” Una regione agricola che in precedenza non aveva incontrato molto i favori dei pittori, forse il solo Gainsborough l’aveva apprezzata, mentre Constable, decisamente stanziale e per tutta la vita non certo appassionato ai viaggi e agli spostamenti, a differenza del suo “avversario” Turner, che lo allontanassero troppo dalle proprie terre, amava i boschi e i piccoli corsi d’acqua, la propria casa di East Bergholt e il panorama che ammirava dalla casa del padre, gli stagni e quei sentieri, uno tra tutti il “Fen Lane”, che lui ragazzino percorreva ogni giorno per andare a scuola a Dedham: immortalato, in una delle molte prove, in quello che è uno dei dipinti più famosi della National Gallery londinese, “The cornfield (Il campo di grano)”. Una natura che protegge e tranquillizza, dolce, calma e sentimentale, ben diversa da quella fosca e tragica e a tratti minacciosa vista da Turner attraverso un mare tempestoso o una tormenta di neve.

 

Quell’”altro modo di esprimere un sentimento” è rappresentato nelle oltre cinquanta opere che si ammireranno sino al 5 febbraio alla Venaria in una mostra che ha per titolo “John Constable. Paesaggi dell’anima”, curata da Anne Lyles, una mostra che amplia in ambito europeo il discorso artistico del paesaggio iniziato alla reggia con “Una infinita bellezza” e proponendo e ordinando in un suggestivo percorso un patrimonio proveniente dalle Tate UK, dagli schizzi ai dipinti di piccole dimensioni realizzati en plein air, precedendo a volte i tratti impressionisti, sino ai vasti e importanti paesaggi romantici. Sei sezioni tematiche a descrivere l’intero percorso, “Suffolk” appunto, e ancora “Dipingere la natura”, “Le prime influenze e i pittori contemporanei”, “Via dalla città: la campagna di Hampstead e la malattia della moglie”, “Il mare di Brighton e la cattedrale di Salisbury” e “Gli ultimi anni di vita”.

Era nato nel 1776 John Constable. Il padre possedeva un mulino e sperava che, dopo la sua morte, il figlio avrebbe continuato la redditizia attività di mugnaio ma John desiderava diventare un artista e poco più che ventenne gli fu concesso di frequentare la Royal Academy of Fine Arts di Londra. Il suo cammino d’artista fu lento, l’epoca – tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento – dettava la rappresentazione del paesaggio “ideale”, sulle orme dei grandi maestri francesi, come Lorrain e Poussin, mentre Constable sceglieva accanitamente quanto lo circondava, in modo diretto e veritiero, rivoluzionaria idea per l’epoca. Scelte che certo anche economicamente non riuscivano a sopperire per intero ai bisogni di una famiglia che, dopo il matrimonio con Mary Bicknell nel 1816, s’era accresciuta di sette bambini. L’artista aveva già esposto nel 1802, per la prima volta, alla Royal Academy i suoi paesaggi, ma soltanto nel 1819 divenne membro “associato” e Accademico a pieno titolo solo dieci anni più tardi. Il soggiorno londinese obbligò Constable a dipingere in studio i suoi paesaggi, affidandosi alla memoria; ma, quando la moglie si ammalò di tubercolosi, nel 1819, si trasferì con la famiglia dapprima a Hampstead, ancora un piccolo villaggio collegato con la capitale con un servizio di carrozze, nella campagna a nord di Londra (un luogo di tranquillità, la raffigurazione della brughiera, con i suoi specchi d’acqua e gli operai intenti a estrarre la ghiaia, la bellezza dei cieli, da studiare e proporre a olio – da ammirare “Hampstead Heath, with the House called The Salt Box (La brughiera di Hampstead con la casa denominata Saltbox)”, 1819-1820, unione perfetta di terra e di cielo, come lo “Studio di nuvole”, del 1822, suggestivo nella accuratezza e nella alta espressività, documentato quasi come memoria scientifica), per trovare un’aria più adatta alla malattia di Mary e negli anni che seguirono davanti al mare di Brighton, con le sue spiagge isolate all’occorrenza o tempestata di bagnanti, colti in abbigliamenti alla moda, e di pescatori, con la speranza di una rapida guarigione. Mary invece morì di lì a poco, a soli quarant’anni, nel 1828: e per il pittore fu un dolore grandissimo. S’immerse nel lavoro, espresso principalmente nella pittura a olio, ritrasse la “Salysbury Cathedral from the Meadows (La cattedrale di Salisbury vista dai campi)”, nel 1831, incoraggiato dagli amici, e portò tra l’altro a termine “The Opening of Waterloo Bridge (L’apertura del ponte di Waterloo)”, un omaggio alle tele dipinte dal Canaletto nel secolo precedente. Morì improvvisamente a Bloomsbury nel marzo del ’37 e fu sepolto accanto alla moglie nel cimitero della chiesa di Saint John a Hampstead. Chi scrisse il suo necrologio commentò: “che immensa perdita per l’Academy e per il pubblico; tutte le sue opere, adesso che se ne è andato, riceveranno una grandissima stima.”

Un percorso, dicevamo, attraverso le sale del primo piano della reggia, espresso con  chiarezza ed efficacia, dove il visitatore è accompagnato negli anni e nella conoscenza, fatta di stupore e di entusiasmo, dell’artista. Uno sguardo alle opere di piccole proporzioni, leggeri quanto intimi capolavori, alle prove con l’acquerello, alla cattura della “sensibilità” del paesaggio e agli studi sulla luce, agli effetti cromatici che arricchiscono, alle grandi opere, i vasti panorami in cui il paesaggio padroneggia in tutta la sua sontuosità, maestoso, vitale nelle figurine che lo abitano, colto nei tanti particolari, nell’affetto, nella sincerità dei sentimenti, nel rispetto di una “divinità” che offre protezione e nella quale è doveroso rimettere una grande fiducia.

 

Elio Rabbione

 

 

Nelle immagini: “Chain Pier, Brighton” 1826-1827, olio su tela; “Le spigolatrici, Brighton”, 1824, olio su carta intelata; “La cattedrale di Salisbury vista dai prati”, 1831, olio su tela; “L’apertura del Ponte di Waterloo (Whitehall Stairs, 18 giugno 1817)”, 1832 ca, olio su tela; “La fattoria nella valle”, 1835, olio su tela.

Trent’anni di Croce Giallo Azzurra

Si è svolta domenica 4 dicembre, presso la Fagianaia del Parco di Stupinigi, la festa per i 30 di attività della Pubblica Assistenza Anpas Croce Giallo Azzurra di Torino.

Il presidente della Croce Giallo Azzurra Torino, Santo Bellantone ha dato il benvenuto ai numerosi partecipanti: volontari, rappresentanti delle istituzioni tra cui Nadia Conticelli, Consigliera Città di Torino, Stefano Allasia, presidente Consiglio Regionale Piemonte, Andrea Tronzano, Assessore al Bilancio Regione Piemonte, Silvio Magliano, consigliere Regione Piemonte, Vincenzo Sciortino, vicepresidente Anpas Comitato Regionale Piemonte. Madrina dell’evento, Silvana Bertoldi.

Dopo i saluti istituzionali e il ricordo del socio fondatore, Dino De Pasquale, recentemente scomparso, si è proceduto alla consegna dei riconoscimenti ai volontari impegnati negli ultimi due anni nell’emergenza dovuta alla pandemia, tra cui la vicepresidente della Croce Giallo Azzurra Torino, Nadia Florio.

È stato inoltre presentato il Gruppo Giovani della Croce Giallo Azzurra Torino, costituito di recente, e inaugurato il nuovo pulmino acquistato grazie al contributo di Fondazione Crt e dedicato ai volontari dell’emergenza Covid-19. Il pulmino è attrezzato con pedana mobile per il trasporto di persone disabili e verrà utilizzato anche per servizi di protezione civile.

«Siamo felici nel cuore – ha commentato il presidente della Croce Giallo Azzurra Torino, Santo Bellantone –  ci portiamo dentro un senso di gratitudine per tutto quello che abbiamo vissuto in questi 30 anni di volontariato e solidarietà. Un volontariato praticato in modo qualificato e responsabile, com’era nell’idea del nostro fondatore e anima stessa della Croce Giallo Azzurra Torino, Dino De Pasquale. Anche se siamo una piccola associazione siamo intervenuti in aiuto di persone in difficoltà in numerose situazioni di emergenza a livello regionale, nazionale e anche internazionale. Dino diceva sempre la solidarietà non si racconta, si fa. Come attuale presidente ho raccolto l’eredità di questa mission con l’obiettivo di portarla avanti anche nel futuro che ci attende».

 

Vincenzo Sciortino, vicepresidente Anpas Piemonte: «Festeggiamo i 30 anni di attività della Croce Giallo Azzurra Torino, una realtà inserita nella rete Anpas e impegnata da sempre nell’ambito sanitario, di protezione civile e nella solidarietà internazionale. Sempre seguendo i valori del nostro movimento di democraticità, gratuità, sulla traccia di quanto imparato dall’opera del socio fondatore Dino De Pasquale, uomo capace di creare opere di solidarietà e rete tra persone e associazioni. Siamo grati a tutti i volontari e le volontarie della Croce Giallo Azzurra Torino, augurando loro di proseguire nella loro azione con la determinazione e l’entusiasmo di oggi».

La Croce Giallo Azzurra Torino, aderente all’Anpas, grazie ai suoi 64 volontari, di cui 16 donne, svolge servizi di trasporto convenzionati con le Aziende sanitarie locali, servizi d’istituto, servizi di emergenza 118 e assistenza sanitaria a eventi e manifestazioni, oltre 2mila servizi annui.

L’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta oggi 82 associazioni di volontariato con 10 sezioni distaccate, 10.425 volontari (di cui 4.062 donne), 5.753 soci, 640 dipendenti, di cui 71 amministrativi che, con 436 autoambulanze, 226 automezzi per il trasporto disabili, 261 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile e 2 imbarcazioni, svolgono annualmente 534.170 servizi con una percorrenza complessiva di 17.942.379 chilometri.