ilTorinese

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Hannah Rothschild “L’improbabilità dell’amore” -Neri Pozza- euro 19,00

Non tradisce le aspettative l’ultimo romanzo della scrittrice e regista 60enne inglese baronessa Hannah Rothschild (prima donna presidente della National Gallery di Londra) che ci avvolge in pagine trascinanti. Prende spunto da un quadro totalmente inventato, ma ispirato dal vero “Pierrot” di Watteau, artista francese che ha lanciato il movimento Rococò.
Il libro inizia con l’asta multi miliardaria del quadro “L’improbabilità dell’amore” attribuito a Watteau, conteso da magnati e governi di mezzo mondo. Questa tela è la vera protagonista delle pagine che leggerete.

La storia rocambolesca e affascinante del romanzo torna indietro di qualche mese ed è un’alchimia di quadri preziosi e trafugati, storia dell’arte, distorsioni del suo mercato internazionale, misfatti e misteri.
La Rothschild mette in scena un parterre di personaggi bizzarri dei quali ripercorre le traiettorie che li hanno condotti alla casa d’aste: mercanti d’arte senza scrupoli, nobildonne dimenticate, oligarchi in esilio, faccendieri e mecenati.

L’eroina è la 30enne Annie McDee che fatica a mantenersi con l’umile lavoro di cuoca e vive in uno squallido e minuscolo appartamento londinese. Ha conosciuto quello che ritiene l’uomo giusto e in occasione del suo compleanno compra un quadro in un negozietto da rigattiere per una manciata di sterline. Lo spasimante non si presenta e quando lei, pentita dell’acquisto, torna per riportarlo indietro scopre che il negozio è andato a fuoco e l’uomo è morto.
Quella piccola tela, in realtà, ha un valore inestimabile ed una storia incredibile da raccontare. Tutto ha origine dalla genialità di Antoine Watteau, nato a Valenciennes nel 1684 da un costruttore di tetti alcolizzato. Nel 1703 quando ha solo 19 anni e lavora presso un pittore decorativo, vede e si innamora perdutamente della fanciulla più ambita di Parigi, Charlotte Desmare, meglio conosciuta come Colette, amante del Duca d’Orleans, nipote di re Luigi XIV.

Da questo amore folle e dall’impeto che spinge Watteau a catturare e immortalare il suo struggente sentimento nasce il quadro che nel romanzo racconta se stesso così: «Fui dipinto per celebrare le selvagge cascate dell’amore».
E’ la genesi del capolavoro e di un nuovo modo di dipingere.
Watteau morirà di consunzione e con il cuore spezzato nel luglio del 1721, ma la sua opera continuerà a viaggiare nei secoli. E’ il quadro che nel romanzo ci narra la sua rocambolesca storia, passato di mano in mano nel corso dei secoli, pegno di grandi amori, appeso nelle alcove di imperatrici, re, cocottes e tanti altri personaggi.

Ma la trama è ancora più ricca e sorprendente, tra i tentativi di Annie di scoprire il valore del quadro, il suo lavoro di cuoca alle dipendenze di un’altolocata famiglia di antiquari con qualche scheletro nell’armadio, e parecchi colpi di scena.

Monique Roffey “La sirena di Black Conch” -Marsilio- euro 18,00

Diventerà anche un film questo libro della scrittrice e giornalista britannica, studiosa di letteratura coloniale, nata a Port of Spain, a Trinidad nel 1965.
Queste pagine sono un brillante mix di realismo e fiaba che narrano come da secoli nelle acque caraibiche al largo dell’immaginaria isola di Black Conch nuoti una sirena. E’ Acayia, che una volta era la fanciulla più bella e sensuale del suo villaggio, oggetto dell’invidia delle altre donne che con le loro maledizioni l’hanno trasformata in una creatura marina, intrappolata in un corpo metà pesce e metà donna.
Da allora lei nuota al largo ed emerge dall’acqua quando sente la melodia cantata dal pescatore solitario David Baptiste, solo allora si avvicina alla barca e gli narra la sua storia.
Ma un giorno un ricco americano di Miami organizza una pesca d’altura in cerca di marlin, e il caso vuole che il suo inesperto figlio 20enne, tra lo stupore dei pescatori indigeni, riesca a fare abboccare al suo amo proprio Acaya, (che pensava di aver abbordato la solita barca amica).
Acaya nonostante lotti fino allo stremo per sfuggire alla cattura, viene pescata e issata a bordo. Scopriamo così che, ben lungi dalle sirene diafane e bionde di Ulisse, è invece una poderosa creatura dal corpo rosso come quelli delle donne indie, statuaria, squamosa e scintillante, con lunghe chiome nere intricate e simili a tanti tentacoli.
L’idea degli americani sarebbe guadagnare fama e soldi vendendola allo Smithsonian Museum. Una volta tornati a terra appendono la preda a testa in giù nel porto, e vanno a festeggiare ubriacandosi nella taverna dell’isola.
Chi invece gioisce poco sono i pescatori veterani del luogo perché credono alle leggende secondo le quali pescare una sirena porterebbe sfortuna.
Il giovane David Baptiste quando la vede agonizzante sulla banchina portuale entra in azione e riesce a liberarla, poi la nasconde nella sua casa tra i boschi ed ecco che il romanzo si trasforma in una bellissima storia d’amore e complicità che vi farà sognare.

 

Julian Barnes “Niente paura” -Einaudi- euro 19,50

Queste sono pagine intense e colte, divagazioni sulla morte dello scrittore inglese Julian Barnes (nato a Leicester nel 1946), vincitore del Man Booker Prize nel 2011 con “Il senso di una fine”.
Quello della fine è un tema particolarmente importante per Barnes che gli ha dedicato anche altri scritti.
“Niente paura” inizia con l’affermazione «Non credo in Dio però mi manca».
Di lì in poi, l’autore discetta e riflette sulla paura atavica della propria fine. Lo fa con pensieri fulminanti, aforismi e aneddoti familiari; ci inchioda a pensare a fondo sul destino comune e su come viverlo, con continue incursioni in filosofia, letteratura, musica e arte.
Impossibile riassumere queste pagine in cui abbondano scetticismo, arguzia, ironia, del tipo «Non so se Dio esiste, ma per la sua reputazione sarebbe molto meglio se non esistesse». Barnes ripercorre anche il suo atteggiamento nei confronti del tema tanto importante che lo ossessiona da sempre: era ateo a 20 anni, e si ritrova agnostico a 60.
Dichiara di pensare alla morte almeno una volta al giorno, soprattutto verso sera, e di provare una «paura moderata, ragionevole, realista». Cita grandi della letteratura che sulla morte hanno lasciato pagine e pensieri memorabili, tra loro Flaubert, Turgenev, Zola.
Poi ci offre spunti dalla filosofia antica, esamina i vari argomenti a favore e contro Dio, mescola scienza e ricordi. Compone una sorta di “tanatoenciclopedia” (dal greco θάνάτός, morte) in cui ricorda le posizioni di celebri tanafobici (coloro che hanno paura della morte) della storia come Montaigne, Renard, Rachmaninov e Larkin.
Ma inanella anche esperienze familiari, il modo di affrontare la morte dei nonni e dei genitori, per arrivare al legame con il fratello Jonathan, docente di filosofia che in questo libro è uno stimolante interlocutore. 246 pagine che ci aiutano a cercare di capire se del buco nero della morte e dell’abisso ci sia da aver paura oppure anche no……da meditare

David Lagercrantz “Obscuritas” -Marsilio- euro 19,90
L’autore è lo scrittore norvegese quasi 60enne che ha completato la saga “Millenium” dello scomparso Stig Larsson (morto nel 2004 a soli 51 anni). Ora torna con un thriller e una strana coppia di protagonisti: Micaela e Hans, che a Stoccolma indagano sull’omicidio di un arbitro di calcio di origini afgane, picchiato a morte.
Micaela Vargas è una giovane poliziotta straniera figlia di immigrati, cresciuta nella periferia della capitale, totalmente dedita al dovere, dura come l’acciaio, e tosta tanto da poter resistere al dolore e alla fatica. Contraltare di tanta efficienza sul lavoro è un privato che contempla cedimenti e senso di solitudine, inoltre cerca di nascondere una lieve zoppia conseguenza di una ferita sul lavoro.

Hans Rekke invece è nato nel privilegio, aristocratico e ricchissimo, accademico e psicologo, particolarmente arguto, geniale e abile nel suo complesso lavoro. Ma dietro la facciata professionale soffre di depressione che lo sprofonda in periodi di apatia e buio, tende ad abusare di psicofarmaci e pozioni varie, e ama suonare il pianoforte esibendosi in notevoli virtuosismi.

Due personalità diversissime per background, carattere e modo di affrontare vita e lavoro. Le loro traiettorie si intersecano nel 2003 – quando il mondo è ancora sotto shock per l’attentato alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001- e la polizia svedese indaga sul brutale pestaggio e assassinio di Jamal Kabir; rifugiato afgano, arbitro di calcio.
Viene subito sospettato il padre italiano di uno dei giocatori; ma Micaela vorrebbe andare più a fondo per escludere o meno altre piste che leghino la vittima afgana alla guerra contro i talebani. E’ così che viene chiamato a collaborare Hans, noto psicologo di fama mondiale.

Di più non si può anticipare, se non che il libro spazia anche in una sorta d’indagine sociale, a partire dalle differenze di classe dei due protagonisti, per affrontare tematiche come razzismo, xenofobia, ingiustizia sociale, e il clima del nuovo millennio sul suolo svedese, con l’arrivo di ondate di profughi.

Tumore causato da cellulare: riconosciuta rendita mensile

C’è “un’elevata probabilità” che a causare il tumore sia stato l’uso prolungato del cellulare. Così ha stabilito una sentenza della Corte d’Appello di Torino, che ha confermato la decisione del Tribunale di Aosta di condanna all’Inail a pagare la rendita per malattia professionale ad un lavoratore oggi in pensione. Era  tecnico specializzato alla Cogne Acciai Speciali. La rendita è di circa 400 euro mensili.

Decolla l’export piemontese in Europa, Nord America e nuovi mercati

Decolla nel primo semestre 2022, secondo il Monitor dei Distretti del Piemonte realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, l’export dei distretti piemontesi: è stato pari a 5,9 miliardi di euro con un aumento del 14,6% rispetto al primo semestre 2021 (753 milioni di euro in più) e del 5,4% rispetto al primo semestre 2019 (più 300 milioni di euro). Positivo l’andamento delle esportazioni piemontesi verso i mercati maturi (+16,4% rispetto al primo semestre 2021), trainati dai Paesi europei tra cui spiccano Francia, Germania e Svizzera e dall’America del Nord (Stati Uniti e Canada), e anche verso i nuovi mercati (+10,9%) con Turchia, Romania e Corea del Sud in testa.

Nuova apertura straordinaria dell’ufficio passaporti

Per agevolare i cittadini residenti nella provincia di Torino è stata  disposta la quinta  apertura straordinaria dello sportello dell’Ufficio Passaporti della Questura, sito in Piazza Cesare Augusto 5, per la giornata di martedì 8 novembre p.v. orario 15-18, dedicata anche alla presentazione dell’istanza per il rilascio del passaporto  di coloro che non sono riusciti a richiedere un appuntamento sull’Agenda on line e devono partire entro il 15 dicembre 2022.

Si specifica che non saranno ricevute le istanze di coloro che devono partire oltre il 15 dicembre 2022.

In questa giornata l’utente può presentare l’istanza senza prenotazione dell’appuntamento sull’Agenda online del sito istituzionale della Polizia di Stato, recandosi presso l’Ufficio portando con sé tutta la documentazione richiesta consultabile sul sito della Polizia di Stato all’indirizzo www.poliziadistato.it.

L’iniziativa è replicata per le stesse motivazioni evidenziate  quando sono state pubblicizzate  le precedenti aperture straordinarie: aumento  esigenze dell’utenza di ottenere o rinnovare  il passaporto – fenomeno che ha interessato l’intero territorio nazionale – determinato, in particolare,  dal rinnovato desiderio di trascorrere vacanze all’estero dopo le restrizioni determinate dalla pandemia da covid-19, nonché dalla necessità di munirsi del documento per l’espatrio anche per  recarsi nel Regno Unito imposto dalla “Brexit”.

Il rilascio del passaporto avverrà secondo tempistica ordinaria, con facoltà, al momento di presentazione dell’istanza, di delegare una persona di fiducia per il ritiro o di chiederne la spedizione al proprio domicilio tramite assicurata postale.

Nei casi di dimostrata urgente necessità, riconducibile ai soli motivi di salute, di lavoro o studio, la gentile utenza è invitata a consegnare al momento della presentazione dell’istanza la documentazione che attesti l’urgente necessità.

Si avvicina la magia del Natale all’asilo steineriano di Torino

“Da oltre 20 anni si ripete la magia del Natale all’asilo steineriano di Torino, in via Cavour 45:

sabato 26 e domenica 27 novembre sarà possibile immergersi nell’atmosfera natalizia con una calorosa accoglienza da parte dell’Associazione Sostenitori della Scuola Rudolf Steiner di Torino. Manufatti, giochi in legno, abbigliamento naturale, libri e originali decorazioni natalizie saranno in vendita a partire dalle 10 fino alle 18 per finanziare e sostenere le attività culturali dell’asilo.

Inoltre, sabato 26 novembre al mattino e al pomeriggio sarà possibile (previa prenotazione) partecipare a tre laboratori per decorare la vostra casa durante le feste: la creazione della corona dell’Avvento, la realizzazione di trasparenti Waldorf e di lanterne a stella. Sabato e domenica sarà possibile pranzare in asilo (su prenotazione) e assistere domenica pomeriggio allo spettacolo di marionette tratto dalla fiaba Tremotino dei fratelli Grimm. Lo spettacolo sarà replicato alle dalle 14 alle 17 ogni ora (prenotazione obbligatoria).  Per prenotare gli appuntamenti del bazar e per info 011883550 oppure info@asilowaldorftorino.it.

La scuola aperta nel 1986 accoglie bambini a partire dai 3 anni. Le attività in asilo si fondano sulla pedagogia di Rudolf Steiner: il gioco spontaneo, i girotondi, insieme a diverse attività guidate come euritmia, panificazione e pittura, sono alcune delle giornate che caratterizzano la giornata in asilo, rivolte alla cura del ritmo e dello sviluppo sensoriale del bambino. La scuola offre inoltre consulenze e percorsi culturali nell’ambito della pedagogia steineriana  dedicati ad adulti e ai bambini. E’ possibile scaricare dal sito www.asilowaldorftorino.it   il programma culturale”

Novembre, mese della prevenzione urologica: visite gratuite a Torino

 Il Centro Medico Diagnostico (CeMeDi) e il Centro Medico Chiros di Torino, strutture del gruppo sanitario Lifenet Healthcare, propongono un’iniziativa per prevenire le malattie urologiche. Per tutto il mese di novembre sarà possibile sottoporsi a una visita urologica gratuita: basta prenotare qui.

L’iniziativa è rivolta a tutte le persone fumatrici adulte/anziane (uomini e donne dai 45 anni in su) perché, contrariamente al comune sentire, l’urologo non è solo il medico specialista di riferimento per il benessere maschile ma anche un medico che si occupa di urologia al femminile. Mentre prostatite, infertilità, tumore della prostata, disfunzione erettile, ipertrofia prostatica benigna sono alcune delle patologie che interessano l’apparato genitale maschile; cistite, incontinenza urinaria, calcolosi renale, tumore alla vescica sono patologie che interessano anche individui di sesso femminile e di solito sono a decorso cronico che alla lunga può diventare pericoloso anche per altre parti del corpo.

“Con questa campagna vogliamo contribuire a diffondere l’importanza di una cultura della prevenzione delle malattie urologiche – sottolinea Franco Perona, amministratore delegato di CeMeDi e Chiros – Un italiano su sei è colpito da un problema urologico serio. La prevenzione è lo strumento più utile alla diagnosi precoce e questa iniziativa rappresenta una preziosa opportunità per i cittadini”.

Tre dei primi sei tumori maschili più diffusi nel nostro paese riguardano l’apparato urinario (prostata, rene, vescica). In particolare il tumore alla prostata – seconda causa oncologica di decesso maschile – registra ogni anno 36mila nuovi casi e 7 mila morti. Il tumore della vescica è il secondo tumore urologico per frequenza, dopo quello della prostata, e registra 100mila nuove diagnosi e 6mila morti ogni 12 mesi. Seguono il cancro ai reni e al testicolo.

Per quanto riguarda le donne, la cistite colpisce quasi metà delle italiane (40%) mentre l’incontinenza urinaria riguarda circa il 20% delle pazienti con 45-50 anni, poi con l’aumentare dell’età il divario con gli uomini diminuisce fino a scomparire. Il tumore della vescica conta nelle donne 5mila nuovi casi ogni anno, con più di 1200 decessi, la calcolosi colpisce il 5% delle italiane.

Quanto più precocemente ci si affida alla prevenzione, che spesso passa anche da piccoli interventi nello stile di vita, tanto migliori saranno i risultati e le cure da adottare per contrastare un’eventuale patologia.

 

Intervista a Filippo Caccamo Il comico che ha dato voce alla scuola


A Torino il 18 e il 19 novembre, al Teatro Cardinal Massaia

 

Tutto sommato faccio linsegnante da poco tempo, ogni settembre finora è stato per me come per tantissimi altri precari- un terno al Lotto, una pesca miracolosa per scoprire tra curiosità ed angoscia dove il novello dio Algoritmo vorrà inserirmi, con tutto ciò che ne consegue:

nuovi colleghi, nuovi modus operandi tipici di ogni sede, nuove metodologie, nuove moli burocratiche di documenti da compilare la cui scadenza viene puntualmente resa nota la notte precedente rispetto allultima possibilità di invio, e, soprattutto, nuovi ragazzi con cui imparare a entrare in relazione, a cui proporre un personale approccio didattico sicuramente molto diverso rispetto a quello utilizzato dal collega che mi ha preceduto, classi che mi guardano come si guarda una meteora, come qualcuno che è lì per un po ma poi scomparirà negli abissi della notte e delle loro memorie.

Situazioni che noi precari accettiamo con ironica rassegnazione, scambiandoci sguardi e sorrisi di comprensione mentre i primi di settembre ci si ritrova in coda per firmare i contratti, e poi le prime chiacchiere, i primi caffè con quei colleghi porzione singola per chi sa cogliere la citazione che hanno il sapore dolceamaro dellennesimo PTOF da leggere per avere unidea di dove si è finiti.

Un mondo a sé, quello della scuola, un universo parallelo che puòcapire solo chi lo vive nel quotidiano, chi effettivamente passeggia tra i banchi, requisendo  righelli utilizzati come armi improprie, beccando chi copia i compiti celato dietro barricate di portapenne e diari, ridacchiando con le studentesse dei primi amori mentre i maschietti giocano a rincorrere palloni posticci di carta di recupero e nastro adesivo.
Linsegnante, quel mestiere che si vede che quello è un professore: occhiali, zaino o cartella, sacche di stoffa strabordanti di libri e fogli dappunti, sguardo stralunato di chi combatte ogni giorno contro           lignoranza a suon di Dante, Michelangelo, Pitagora, accenti a chapeau, word lists e chi più ne ha più ne metta.

E poi ci sono le aule, anfratti angusti, sovraffollati di banchi incisi dalla noia, odorosi di adolescenza, con pavimenti ricoperti di bigliettini, ritagli, frammenti di litigate e ridarole e le ormai due lavagne, una antica perennemente sporca di gesso, laltra ipermoderna, scarabocchiata anchessa, solo che in digitale.
Quanto ci sarebbe da dire di e su questa benedetta scuola italiana! Che tanto non va mai bene, una volta troppo nuova, una volta troppo vecchia, un po senza zaino, un po con i libri digitali, un po con i programmi da tagliare, con i progetti da portare a termine, e poi le competenze chiave, e poi, e poi, e poi…
La verità è che chi spesso parla di scuola, a scuola pare non averci mai messo piede.
Ma non è questa la sede per puntare il dito verso i grandi critici, i dottoroni della didattica, della pedagogia, verso chi fa tuttaltro e si permette di giudicare il mestiere altrui, verso i teorici dei CFU.
La verità è che di scuola dovrebbe poter parlare solo chi tutti i giorni calca i corridoi e le classi di questi edifici vetusti e tutti i giorni affronta, dopo unora di sudatissima lezione, linevitabile domanda esistenziale: Prof, posso andare in bagno?

Credo sia anche per questo che Filippo Caccamo, attore teatrale e cinematografico, comico e anche autore nel 2019 di un romanzo Vai tranquillo, edito Mondadori, ha riscosso tutto questo meritatissimo- successo. Perché lui il professore lo ha fatto davvero, e con delicata e intelligente ironia ha dato voce sincera a una realtà che è davvero difficile da raccontare senza banalizzarla o criticarla a vuoto. Con latteggiamento di chi è abituato a spiegare, attraverso la semplicità di una maglietta in testa o una borsetta a bauletto sotto braccio, Filippo restituisce attraverso i suoi brillanti personaggi la vita del professore comune, e tra PDP, segreterie didattiche mai a disposizione, Collegi docenti on line o in presenza e cambi dora scoppiettanti è davvero difficile non ritrovarsi.
Ebbene sì, sono anche io una delle tante fans torinesi di Filippo Caccamo e in più, in qualità di insegnante, non posso che ammettere di rivedermi in molte delle situazioni che il comico di Lodi propone nei brevi e  numerosi schetc visionabili su instagram. È stato proprio questo particolare senso dellumorismo, pungente e preciso, mai esagerato o volgare, così vicino alla realtà e capace nel contempo di trasformare singoli individui in tipi stereotipati a convincermi a contattarlo per chiedergli qualcosa di più riguardo a tale arguta trovata.

È nato tutto da un banale messaggio su instagram, per una volta i social hanno risposto alla loro utilità.
Ci diamo un appuntamento telefonico, lo disturbo durante lora di colazione, tra un cappuccio e brioche Filippo risponde alle mie numerose domande, alterniamo questioni leggere a riflessioni per cui servirebbero giorni di discussione, parliamo di scuola, delle sue scelte di carriera e di vita. Mi dà lidea di una persona genuina, percepisco la sua voglia di fare e di mettersi in gioco, noto che conosce a fondo gli argomenti che poi mette in scena.

Infatti il nostro comico, la voce di noi precari e di noi insegnanti spiantati, ha tutte le carte in regola per brillare sotto i riflettori e farci ridere di quelle cose che forse affrontiamo con eccessiva drammaticità.
Si laurea prima in Scienze dei Beni Culturali presso lUniversità di Milano, in seguito ottiene la laurea magistrale in Storia e Critica dellarte, sempre a Milano, intanto persegue la passione per il teatro, la comicità ed il cinema: a partire dal 2014 partecipa ad alcune pellicole cinematografiche (Senza lasciare traccia, di G. Cappai; Rido perchéti amo, di P.Ruffini) e si esibisce a teatro con spettacoli da lui ideati e recitati quali Mai una laurea (2017), Le mille e una laurea (2018), Apprendista con esperienza (2019) fino allodierno Tel chi Filippo(2022).
Sono principalmente tre i filoni discorsivi a cui Filippo si ispira, i genitori, la vita dopo i trentanni e il mondo della scuola. Dalla prima tematica nascono ad esempio i personaggi tipo della mamma e del papà, la prima perennemente arrabbiata, il secondo che tenta goffamente di fare il giovane; dalla seconda invece viene fuori il tempo che passa inesorabile, si ride e si scherza su questo effettivo momento di passaggio, i trentanni, in bilico tra la giovinezza piena e linizio di una nuova fase di vita, fatta di impegni, stanchezza, lavoro e dormite alle dieci sera che soppiantano malinconicamente le serate in discoteca. Infine, la scuola: qui incontriamo La Carla, la professoressa dalla lamentela perenne, non le va mai bene niente, ma alla fine èquella che aiuta sempre tutti, poi c’è La vecchia, quella che agogna la pensione e risolve sempre con un fatidico ai miei tempi era tutto diverso, e poi La Preside, che con voce squillante  dirige allegra il Collegio docenti, e infine Mimmo, il tecnico tutto fare che tra uno sbuffo e laltro è un pilastro dellistituzione scolastica, dulcis in fundo la MAD, la personificazione della speranza appesa a un filo, in eterna attesa di una malattia o di qualcuno incinto.

Cari lettori, se non lo conoscete, andate a sbirciare sul web, cercate i suoi canali social e concedetevi qualche pausa di sacrosante risate, perché Filippo si merita la vostra attenzione e noi tutti ci meritiamo di prenderci un po meno sul serio.
Ecco la gradevole chiacchierata che ho avuto il piacere di portare avanti.
Alessia: come ti è venuta questa brillante idea di parlare del mondo della scuola?

Filippo: Questa è una bella domanda! Io non sono un grande battutista, più che altro faccio situazioni, quando ero in universitàprendevo in giro gli universitari, poi sono diventato grande per luniversità e ho iniziato a parlare della scuola. Poi la scuola un po si presta da sola, tu entri in una sala insegnanti e dici: bene un comico non deve neanche lavorare perché è già a posto così”. Quando mi sono trovato ad insegnare mi sono detto: ci sono alcune situazioni, alcuni personaggi alcune cose che devo per forza ricreare. E credo, dalla risposta che ho avuto, che gli insegnanti avessero proprio bisogno di una loro pagina web, di un punto di riferimento, di un loro comico. Ed effettivamente poi è andata bene, ma è stata cosa davvero molto naturale.

Alessia: Come ti è capitato? E successo qualcosa che ti ha fatto scatenare la comicità in questo ambito?

Filippo: Sì, la conoscenza di alcuni colleghi e  losservazione di atteggiamenti e di parole.
La scintilla è stata conoscere la vera Carla, sentire parlare due colleghi e dire no va beh, non ci credo. È losservazione, losservazione della realtà. Il punto di forza è proprio questo: si tratta di  personaggi reali.

Alessia:  Anchio – che sono una docente -mi ritrovo molto in quello che dici, mi ci rivedo, e mi piace il taglio che hai deciso di dare alla tua comicità, è questo che fa parte della tua vis comica ed è la tua specifica particolarità, sei sottile, ironico, i tuoi personaggi partono da modelli e situazioni reali che tu sai rimodellare, senza offendere nessuno, con estrema raffinatezza.

Alessia: C’è  qualcuno che ti ha sostenuto  in questo tuo percorso?

Filippo: No nessuno ride- I miei followers e fine! Io abito a Lodi, ho sempre continuato ad abitare a Lodi, ho casa qui, gli amici qui, tutto qui. È vero i numeri sono alti, i teatri sono pieni in pochi minuti, certo, ed è molto facile partire per la tangente. Io volutamente rimango in una realtà che non mi sostiene. Certo, c’è il conforto che arriva dalla parte web, ma è importante anche per me avere una normalità. Ad esempio quando mi esibivo in teatro ed ero giàconosciuto  non mi è mai venuto in mente di lasciare luniversità o di non insegnare.

Alessia: Tu insegni ancora?

Filippo: Purtroppo non posso più. Per un anno ho insegnato e basta, perché non avevo ancora una grande attività web, poi lanno successivo ho seguito entrambi i percorsi e poi non sono più riuscito a reggere un ritmo così intenso, andando continuamente in tour non posso farcela, e i ragazzi come fanno? Avrebbero bisogno del supplente del supplente, ma per loro è necessario avere stabilità. Io daltro canto  ho bisogno di un progetto da portare avanti, in cui credere fino in fondo mentre i ragazzi devono avere un docente presente. Mi sono detto, io questanno me la gioco così, sono giovane, vediamo come va… tanto a scuola purtroppo o per fortuna c’è sempre posto!

Alessia: La scuola ti manca come realtà?

Filippo: Sì mi manca e mi mancano i ragazzi. Infatti per avere a che fare con i ragazzi ora tengo un corso di comicità in una scuola qui a Lodi, nella scuola dove insegnavo prima invece faccio un corso di cinematografia. Certo mi manca e faccio di tutto per tenermi in contatto con queste realtà, semplicemente non tutti i giorni alle otto del mattino.

Alessia: Tu insegnavi alla scuola media? I ragazzi si ricordano di te? Ti contattano?

Filippo: Sì certo! Devo essere sincero, i miei alunni sono sempre venuti ai miei spettacoli, alle serate, mi commentano i video, sono molto affettuosi, anche quando ho detto che avrei tenuto questi corsi di comicità, me li sono ritrovati lì a scuola. Davvero meravigliosi.

Alessia: Tra i tuoi personaggi ce n’è qualcuno a cui sei piùaffezionato?

Filippo: Sì certo la Carla, che è anche un po il personaggio tra virgolette più comune, perché il puntiglioso c’è una volta, quella che vuole andare in pensione anche, ma la Carla siamo proprio un potutti. È quella che quando c’è il collegio docenti è di là che fa la torta salata, quando arriva una circolare non ha voglia di leggerla, ma ovviamente poi la legge, tentenna, ma lei c’è sempre. Si lamenterà dal mattino alla sera ma è quella che arriva prima, è quella che poi la torta salata la condivide con i colleghi. La Carla è il simbolo degli insegnanti, a metà tra lanalogico e il digitale, con quellinteresse romantico che deve poi avere a che fare con la LIM che non funziona e tutto il resto, ma la Carla è la vera combattente.

Alessia: Anchio condivido, la burocrazia è tremenda. Parlando di altre questioni che in effetti rubano diverso tempo parliamo dei social. Che cosa ne pensi?

Filippo: Io li detesto, li uso perché sono obbligato, fine. I social sono da fuori di testa, è un mondo di matti. È un mondo nel quale ogni persona può dire la sua, anche se non ha nulla a che fare con largomento trattato. Ad esempio, ho realizzato un video sui  PDP, che sono cosa serissima e importantissima io lo so bene, ma linsegnante ci impiega davvero tantissimo tempo a compilarli, ricontrollarli ecc. Faccio quindi un video prendendo in giro questa burocrazia assurda e diverse persone mi hanno redarguito sulla serietà della questione. Ho dovuto poi mettere un commento per gente che non sa, sottolineando che io prendo in giro la burocrazia, non limportanza o la finalità del PDP. Quando ero alluniversità giocavo a prendere in giro alcune materie, ma mai lutilità della laurea. E poi è anche attraverso la comicità, il prendersi in giro che diamo valore al nostro lavoro e alle nostre cose. I social sono quella cosa in cui devi centellinare determinate parole, non per chissà chi, ma per gente normalissima che semplicemente non sa. E in più ci vuole attenzione perché la comicitàè fortemente in difficoltà in questo periodo, quello che dicevano alcuni comici un po di tempo fa non lo possiamo più dire noi oggi, ci chiuderebbero tutti i profili. Non saprei definire il mio rapporto con i social. Cioè ogni giorno apro il profilo e mi chiedo: Cosa posso fare? Cos’è che non dà fastidio? Detto questo, la mia è una linea molto pulita, è ironia pulita, non offendo mai nessuno. Io farei tutta la vita teatro e basta, però dallaltra parte questi sold out in sette minuti vengono proprio dai social, quindi devi farlo.

Alessia: Condivido, anche per i ragazzi è deleterio usare in modo indiscriminato i social.

Filippo: Io ho fatto delle lezioni sulluso consapevole dei social, e sono piaciute moltissimo.

Penso che sia un argomento da sostenere e da affrontare proprio con i ragazzi, insegnare loro la differenza tra un utilizzo passivo e uno attivo, attraverso il quale magari si può proporre qualcosa, e via discorrendo. Bisogna insegnare loro a servirsene in modo critico.

Alessia: Condivido, anchio insegno,  la mia materia è arte, ho frequentato l Accademia di Belle Arti, e mi sono laureata in Decorazione, arte contemporanea, e ritengo che luso indiscriminato dei social sia deleterio. E anche io nel mio piccolo provo a riflettere con i miei studenti su quanto influiscano i social network sulla vita di tutti i giorni, quali siano gli aspetti positivi e quali quelli negativi.

Ti rivolgo ancora alcune domande, magari un po impegnative. Ad esempio che cosa pensi della scuola italiana? Dimmi pregi e difetti.

Filippo: Certo. Guarda io ti rispondo con la mia frase storica: tolta la LIM, siamo nel 1970.
Davvero, se togliamo la LIM, rimangono i quaderni, le penne, i fogli protocollo, i voti, la paura per linterrogazione. La domanda dopo èqual è la soluzione?, beh purtroppo quella non la so! Non ho le competenze, non ho lo studio specifico, non ho la debita conoscenza culturale per dare una risposta. A mio parere un problema grosso riguarda la lentezza, la scuola italiana è troppo lenta, è stantia e poi oggi c’è la demotivazione da parte dei docenti, dovuta allimpossibilità del docente di fare qualsiasi cosa: non può mettere la nota, non può mettere un 4 ecc. Cioè prima di mettere un 4 devi rifletterci mille volte, ah quellalunno ha il pdp, quindi non si può fare niente, anzi ormai bisogna far passare ogni studente per forza. Perchése poi vuoi fermare qualcuno arriva la preside, arriva la circolare, la famiglia e comunque non si risolve nulla. E poi ci sono i docenti piùanziani che non vedono lora di andare in pensione, i docenti piùgiovani che non sanno che fare. Per fortuna ci sono anche i docenti appassionati, e non è vero che sono pochi, perché poi si dice sempre anche questa cosa, che c’è sempre un solo paladino della giustizia che sguaina la spada, non è vero, gli insegnanti appassionati sono tantissimi, io nel mio piccolo lho visto, nella mia scuola ne ho incontrati molti, che magari ti inseguono nei corridoi per unidea, un progetto, che magari alla domenica pensano ai propri allievi e ai loro problemi, e si preoccupano per cercare soluzioni didattiche adeguate.
Alessia: Si ecco, la scuola è proprio un mondo a se stante, se uno non la vive non riesce a comprenderla a pieno. È un mondo complesso e bellissimo allo stesso tempo. E tu sei riuscito a raccontare quello che succede allinterno della scuola a chi della scuola in realtà non sa nulla. Per concludere: altre hit dopo Giovani supplenti?
Filippo: Una bella domanda. In realtà io adoro fare le canzoni, quindi altre canzoni sì, arriveranno. Però ecco serve una hit, non voglio fare una canzone da zero perché io insomma faccio ridere, canto, faccio la parodia ma non ho la presunzione di scrivere un testo su una musica nuova, quella roba lì la lascio fare a chi è capace.

Alessia: Allora aspetto un video sul docente di arte.
Filippo: Sì, sì arriverà anche quello. Sto lavorando su una serie di video su tutti i docenti di… poi ho in mente una serie che sto scrivendo che credo potrà essere molto carina, vediamo insomma cosa succede, piano piano.

Tempus fugit, per lui e per me, che devo entrare in classe.
Ancora un personale grazie e un personale complimento a chi èriuscito a dare voce a questo universo sgangherato che è quello della scuola, nello specifico della scuola media, quellanfratto di vita di serie B, sdegnato e allontanato da tutti, quel qualcosa che passa inosservato e volutamente non visto. Ma, cari lettori, ricordate: lessenziale è invisibile agli occhi (Le Petit Prince Antoine De Saint-Exupery).

ALESSI CAGNOTTO

Controlli di polizia a San Salvario e Piazza Bengasi

 Con centinaia di persone identificate  

 

Nella scorsa notte, hanno avuto luogo, come di consueto, i controlli congiunti della Polizia di Stato e delle altre forze di polizia (Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza) nelle aree cittadine interessate dal fenomeno della cosiddetta “movida”, quali Piazza Vittorio, i Murazzi del Po, il quartiere San Salvario e la zona di Piazza Santa Giulia.

L’attività, espletata tramite pattuglie appiedate e presidii fissi svolti, per quanto riguarda la Polizia di Stato, da personale del Comm.to di P.S. Barriera Nizza, del Reparto Mobile di Torino, delle Volanti dell’UPGSP e dell’unita cinofila, ha consentito, soltanto questa notte, l’identificazione di 130  persone  e il controllo e di 4 attività commerciali. E’ stata anche sequestrata una modica quantità di sostanza stupefacente ed elevata una sanzione amministrativa in  merito.

Sempre personale del Comm.to di P.S. Barriera Nizza, nelle giornate di giovedì, venerdì e sabato, ha coordinato 4 servizi di controllo straordinario del territorio nella zona di Piazza Bengasi, in particolare nell’area parcheggi e in corrispondenza dell’uscita della metropolitana, identificando, con l’ausilio del personale del Reparto Prevenzione Crimine Piemonte,  270 persone. 20 le attività commerciali sottoposte  a controllo.  Complessivamente, dall’inizio del mese, l’attività espletata della Polizia di Stato in questa zona ha condotto al controllo di 600 persone.

I servizi di polizia nelle aree sopra menzionate continueranno con cadenza regolare.

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Ruffino (Azione): cinismo e bandiera identitaria

Dichiarazione dell’on. Daniela Ruffino (Azione):

     Il canovaccio è ormai ben conosciuto: all’inizio si impediscono le operazioni di sbarco degli immigrati raccolti in acque internazionali dalla flottiglia delle Ong. Poi si accorda il permesso di sbarco ad anziani, donne e bambini e si lasciano gli adulti a mollo sotto il sole. Si aprono le trattative, ci scappa qualche morto tra i disgraziati in fuga, e allora scendono tutti gli altri. Tanto cinismo, al solo scopo di far sventolare la bandiera identitaria della destra, a chi è utile? Perché tutte le persone ragionevoli sono indignate di fronte al commercio di carne umana su cui si arricchiscono gli scafisti con l’ausilio, immagino, della criminalità organizzata italiana. A nessuno piace vedere in giro per le nostre città torme di clandestini arrivati da chissà dove e lasciati allo sbando.

     Le autorità pubbliche e i ministri competenti sono inadempienti rispetto a una politica di accoglienza seria, ben organizzata: il primo modo per colpire le organizzazioni criminali che lucrano sulla pelle dei clandestini è tagliare l’erba sotto i loro piedi. Come? Ad esempio concedendo un alloggio agli immigrati che arrivano provvisti di documenti personali e sanitari, e dividerli da quelli che si affidano invece alla criminalità. Mettere gli immigrati in conflitto con i loro sfruttatori. È un’idea che a mio giudizio va esplorata con molta cautela. Ne parlerò con il mio gruppo per assumere eventualmente un’iniziativa legislativa.

Produzioni cinematografiche e hotel, binomio vincente per l’economia torinese

Torino città del cinema, con ricadute positive sull’economia. Sono state più di trenta le produzioni  da inizio anno a Torino: 18 film  e 13 serie tv. Tanti gli attori, registi e professionisti che hanno soggiornato in per oltre 100 settimane di riprese e altrettante di preparazione. La spesa per i pernottamenti a fine anno supererà i tre milioni di euro. Si pensi che solo la produzione di Fast X, decimo episodio della serie Fast & Furious, ha garantito agli hotel piemontesi spese alberghiere pari a 1.109.000 euro. Soddisfazione da Film Commission Torino Piemonte e Federalberghi Torino che hanno in programma di potenziare la collaborazione avviata nel 2021 con la sigla di un protocollo di intesa per promuovere Torino come location ideale per le produzioni cinematografiche.