ilTorinese

Andrea Bozzano di HC Salon vince il Premio Wella

Un prestigioso riconoscimento conferito a Palazzo Montecitorio

Andrea Bozzano di HC Salon

vince

il Premio Wella Storytelling e Pubbliche Relazioni

 

Il 30 gennaio a Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati, durante la cerimonia “Arti e professioni dell’eccellenza italiana – Premio Wella ai migliori saloni italiani” Andrea Bozzano di HC Salon ha ricevuto il Premio Story-telling e pubbliche relazioni con la seguente motivazione:

HC SALON è una realtà giovane ma già solida a soli pochi anni dalla sua fondazione nel 2016. Ad oggi la struttura conta 5 saloni (2 a Torino, 1 a Monza, 1 a Firenze e 1 a Chioggia) con circa 50 dipendenti. Fiore all’occhiello del gruppo è l’approccio alla comunicazione: la pagina primaria di Instagram ha 127k followers e di un engagement rate altissimo. HC salon è un trend setter anche a livello di merchandising, che attrae consumatori nei saloni.

Questo premio rappresenta il coronamento e il riconoscimento di un progetto ampio partito due anni fa – dichiara Andrea Bozzano durante la premiazione – mi fa capire che siamo sulla strada giusta e che l’approccio di comunicazione che stiamo adottando sta funzionando.

Sindaci piemontesi a Roma con Poste Italiane

COLOMBERO (UNCEM): PIEMONTE PROTAGONISTA CON TANTI SINDACI E COMUNITA’ VIVE. GRAZIE A POSTE. GRAZIE DI CUORE AL PRESIDENTE MATTARELLA

“Sono stati tantissimi i Sindaci dei Comuni montani ieri  a Roma con Poste Italiane, per la presentazione del progetto Polis. Sono stato onorato e ringrazio di cuore il Presidente Mattarella, per le sue parole ispirate e profonde su piccoli Comuni, aree montane, ruolo di Poste nei nostri territori. Il Piemonte è terra emblematica, nella quale i Comuni sanno lavorare insieme. Così chiede anche Poste di fare, perché Polis unisce e non divide. Voglio ringraziare la Presidente Meloni, che nel suo intervento ha citato Macra e Ingria, quali Comuni che lavorano, con mille altri, per tenere in vita comunità e territorio. Grazie. Grazie a Poste che ha scelto il Comune di Balme quale ‘caso’ emblematico ove, grazie a Polis e alle risorse investite sull’ufficio, potranno essere date risposte importante alle comunità. Complimenti al Sindaco Gianni Castagneri e al racconto scelto da Poste. Come Uncem Piemonte siamo pronti a lavorare con l’azienda guidata da Maria Bianca Farina e da Matteo Del Fante. Proseguiamo attuando pienamente quanto scritto nella legge sui piccoli Comuni, 158 del 2017. Avevamo visto giusto chiedendo quell’articolo su Poste e sui servizi di e-government per migliorare i territori e accorciare sperequazioni”.

Lo afferma Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte.

 Smog, i dati di “Mal’Aria di città 2023”. Le situazioni peggiori a Torino e Milano

Nel 2022, 29 città su 95 hanno superato i limiti giornalieri di PM10. L’indagine di Legambiente

Le situazioni peggiori a Torino, Milano, Modena, Asti, Padova e Venezia che hanno registrato più del doppio degli sforamenti consentiti
Rispetto ai nuovi target europei previsti al 2030, situazione ancora più critica: fuorilegge il 76% delle città per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per l’NO2Legambiente: “Per rendere le nostre città più vivibili e sostenibili, serve un cambio di passo e una maggiore attenzione da parte di Governo e amministrazioni locali. Ecco le nostre proposte: zone a zero emissioni, città 30 km all’ora, potenziamento del trasporto pubblico, elettrificazione autobus e sharing mobility”Al via anche la campagna itinerante Clean Cities, dal 1° febbraio al 2 marzo tappa
in 17 capoluoghi per promuovere con forza una mobilità urbana più efficiente, sicura e pulita.
Prima tappa a Torino con una tavola rotonda che coinvolgerà Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, Arpa e Osservatorio Civico per il clima, giovedì 2 febbraio h 17:30.

 

L’emergenza smog nelle città italiane è un problema sempre più pressante. Secondo il nuovo report di Legambiente “Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi”, redatto e pubblicato nell’ambito della Clean Cities Campaign, i livelli di inquinamento atmosferico in molte città sono ancora troppo alti e lontani dai limiti normativi, più stringenti, previsti per il 2030. Il report ha messo in evidenza i dati del 2022 nei capoluoghi di provincia, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) che del biossido di azoto (NO2). In sintesi, infatti, sono ben 29 città delle 95 monitorate, che hanno superato gli attuali limiti normativi per gli sforamenti di PM10 (35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi/metro cubo) con le centraline di Torino (Grassi) che si piazza al primo posto con 98 giorni di sforamento, seguita da Milano (Senato) con 84, Asti (Baussano) 79, Modena (Giardini) 75, Padova (Arcella) e Venezia (Tagliamento) con 70. Queste città hanno di fatto doppiato il numero di sforamenti consentiti.

Sempre per il PM10, l’analisi delle medie annuali ha mostrato come nessuna di esse abbia superato il limite previsto dalla normativa vigente, ma ciò non è sufficiente per garantire la salute dei cittadini, in considerazione delle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei limiti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2030Per il PM10, sarebbero infatti solo 23 su 95 (il 24% del totale) le città che non hanno superato la soglia di 20 µg/mc. 72 città sarebbero dunque fuorilegge.

Città in ritardo: Le città che devono lavorare di più per ridurre le loro concentrazioni e adeguarsi ai nuovi target (20 µg/mc da non superare per il PM10, 10 µg/mc per il PM2.5, 20 µg/mc per l’NO2) sono: Torino e Milano (riduzione necessaria del 43%), Cremona (42%), Andria (41%) e Alessandria (40%) per il PM10; Monza (60%), Milano, Cremona, Padova e Vicenza (57%), Bergamo, Piacenza, Alessandria e Torino (55%), Como (52%), Brescia, Asti e Mantova (50%) per il PM2.5. Le città di Milano (47%), Torino (46%), Palermo (44%), Como (43%), Catania (41%), Roma (39%), Monza, Genova, Trento e Bolzano (34%), per l’NO2.

“L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza”, dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato con più di 52.000 decessi annui da PM2.5, pari a 1/5 di quelli rilevate in tutto il continente. È necessario agire con urgenza per salvaguardare la salute dei cittadini, introducendo politiche efficaci ed integrate che incidano sulle diverse fonti di smog, dalla mobilità al riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura. In ambito urbano è fondamentale la promozione di azioni concrete sulla mobilità sostenibile attraverso investimenti importanti sul trasporto pubblico, il ridisegno dello spazio cittadino con pedonalizzazioni e zone 30, politiche di promozione dell’uso delle due ruote in sicurezza, la diffusione delle reti di ricarica dei mezzi elettrici, facilitando la scelta di ridurre fortemente l’uso dell’auto privata. Chiediamo al Governo, alle Regioni e ai Comuni, di mettere in campo azioni coraggiose per creare città più pulite e sicure. La salute è un diritto fondamentale che non può essere compromesso”.

“La Direttiva europea sulla qualità dell’aria, recentemente proposta, rappresenta solo il primo step di una sfida importante. Le nuove AQGs (Air Quality Goals) impongono un notevole adeguamento rispetto ai valori guida OMS e introducono nuove metriche, come il dimezzamento dei valori di legge attuali”, dichiara Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente. “Le nostre analisi hanno evidenziato che il 76% delle città monitorate superano già i limiti previsti dalla futura direttiva per il PM10, l’84% per il PM2.5 e il 61% per il NO2. Questo significa che le città italiane dovranno lavorare duramente per adeguarsi ai nuovi limiti entro i prossimi sette anni, soprattutto considerando che i trend di riduzione dell’inquinamento finora registrati non sono incoraggianti e che i valori indicati dalle linee guida dell’OMS, che sono il vero obiettivo da raggiungere per tutelare la salute delle persone, sono ancora più stringenti dei futuri limiti europei”.

Secondo l’associazione, la tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni. Il tasso medio annuale di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è, infatti, del solo 2% per il PM10 e del 3% per l’NO2. Le città più distanti dall’obiettivo previsto per il PM10, ad esempio, dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni cittadine tra il 30% e il 43% entro i prossimi sette anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni (periodo 2011 – 2021, dati Ecosistema Urbano), potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l’obiettivo, ovvero il 2040 anziché il 2030. Città come Modena, Treviso, Vercelli potrebbero metterci oltre 30 anni. Anche per l’NO2 la situazione è analoga e una città come Catania potrebbe metterci più di 40 anni.

“Torino conserva il triste record nazionale di superamenti dei limiti consentiti per le micropolveri ed Asti sale sul podio al terzo posto – dichiara Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Questo non può non essere il dato di partenza delle nostre analisi, dalle quali esce l’immagine di un Piemonte fortemente compromesso. La condizione geografica è sicuramente un fattore penalizzante, ma non può essere un alibi. Sono anni che chiediamo politiche forti che possano limitare il traffico veicolare privato, prima fonte di inquinamento atmosferico in ambito urbano come dimostrato dai dati ARPA, fornendo alternative percorribili e funzionali. L’inquinamento sembra ormai essere assunto come ‘ineludibile’, come una condizione non migliorabile. Eppure solo a Torino oltre 900 persone ogni anno perdono la vita in conseguenza a causa di una qualità dell’aria che è eufemistico definire pessima. Non si tratta di eventi episodici, ma di una situazione strutturale che, dunque, richiede coraggio politico e soluzioni strutturali. Quelle che richiediamo a Regione Piemonte e a tutte le amministrazioni comunali, in primis a quella di Torino. Scelte che non potranno che rinforzare le politiche volte alla neutralità climatica, obiettivo che la stessa Torino si è posta per il 2030”.

Giovedì 2 febbraio, a partire dalle ore 17:30 Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta presenterà pubblicamente i dati di Mal’Aria di città durante l’evento di lancio della campagna Clean Cities. Durante l’evento si terrà una tavola rotonda sulle prossime sfide ambientali che vedrà seduti al tavolo Chiara Foglietta, Assessora all’Ambiente della Città di Torino, Angelo Robotto, direttore ARPA Piemonte, Gianfranco Guerrini, delegato alle politiche ambientali della Città Metropolitana di Torino, Claudio Magliulo, Clean Cities Campaign, Roberto Mezzalama, Osservatorio Civico per il Clima, Andrea Poggio, Legambiente.

Le proposte di Legambiente. Per combattere l’inquinamento in ambito urbano, l’Associazione propone una serie di interventi “a misura di città”:

  1. Il passaggio dalle Ztl (zone a traffico limitato) alle ZEZ (Zone a zero emissioni). Come dimostra l’esperienza di Milano (con l’area B) e, soprattutto, dell’ultra Low Emission Zone londinese, le limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti riducono le emissioni da traffico del 30% e del 40%.
  2. LEZ anche per il riscaldamento. Servono un grande piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica e privata, e incentivare una drastica riconversione delle abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali, come il Superbonus, opportunamente corretto dagli errori del passato come gli incentivi alla sostituzione delle caldaie a gas.
  3. Potenziamento del Trasporto Pubblico e Trasporto Rapido di Massa (TRM) attraverso la quadruplicazione dell’offerta di linea e la promozione di abbonamenti integrati, come fece la Germania nell’estate del 2022.
  4. Sharing mobility. Incentivare la mobilità elettrica condivisa (micro, bici, auto, van e cargo bike) e realizzare e realizzare ulteriori 16.000 km di percorsi ciclabili.
  5. Ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo, “città dei 15 minuti”, sicurezza stradale verso la “Vision Zero”, “città 30” all’ora seguendo l’esempio di Cesena, Torino, Bologna e Milano.
  6. Tutto elettrico in cittàanche prima del 2035, grazie alla progressiva estensione delle ZEZ alla triplicazione dell’immatricolazione di autobus elettrici e l’istituzione dei distretti ZED (Zero Emissions Distribution).

La campagna itinerante “Clean Cities” – Torna dal 1° febbraio al 2 marzo la campagna itinerante “Clean Cities” organizzata da Legambiente. L’iniziativa, realizzata nell’ambito della Clean Cities Campaign,
una coalizione europea di ONG e organizzazioni della società civile, di cui anche il cigno verde fa parte, farà tappa in 17 città italiane per promuovere una mobilità sostenibile e a zero emissioni e per chiedere città più vivibili e pulite. Prima tappa il 1° febbraio a Torino (1 e 2) per poi spostarsi a Genova (6 e 7 febbraio), Milano (8 e 9 febbraio), Bergamo (10 febbraio), Bari (13 e 14 febbraio), Napoli (15 febbraio), Avellino (16 febbraio), Roma (17 e 20 febbraio), Pescara (17 febbraio), Bologna (18 febbraio), Padova (22 febbraio), Perugia (23 e 24 febbraio), Trieste (25 febbraio), Palermo (25 febbraio), Catania (27 febbraio), Prato (27 e 28 febbraio) e Firenze (1 e 2 marzo). Durante le tappe, saranno organizzati incontri con rappresentanti delle amministrazioni locali, esperti e cittadini per discutere delle sfide legate alla mobilità sostenibile nei vari contesti urbani, sia iniziative di piazza come flash mob, presidi, attività di bike to school.

Il racconto della campagna e la petizione. È possibile seguire tutte le tappe di Clean Cities sulla pagine Facebook e Instagram Legambiente Lab e Twitter GreenMobility. Infine, Legambiente lancia anche per quest’anno la petizione on line “Ci siamo rotti i polmoni. No allo smog!” con la quale chiede al Governo risposte urgenti nella lotta allo smog, a partire dagli interventi sulla mobilità e l’uso dello spazio pubblico e della strada. Firmala anche tu >> https://attivati.legambiente.it/malaria

*Note metodologiche: l’unità di misura con la quale vengono espresse le concentrazioni di NO2, PM2.5 e PM10 è microgrammi per metro cubo di aria (µg/mc). Per quanto riguarda il biossido d’azoto (NO2), le città capoluogo di provincia di cui è stata ricavata la media annuale sono 94; per il PM2,5 sono 85; per il PM10 (sia per le medie annuali che per gli sforamenti giornalieri) sono 96. La media annuale è stata calcolata come media delle medie annuali delle singole centraline di monitoraggio ufficiale delle Arpa classificate come urbane (fondo o traffico).

Le ricadute economiche di Eurovision Song Contest 2022: ogni euro speso ne ha prodotti due

Sono stati presentati i dati relativi all’indagine svolta dall’Osservatorio Culturale del Piemonte per conto della Camera di commercio di Torino sulle ricadute economiche di Eurovision Song Contest 2022.

 

Come spiegato da Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino: “I numeri – anche calcolati su logiche prudenziali – confermano un successo che avevamo già ampiamente percepito: 22,8 milioni tra impatti diretti, indiretti e indotti, senza considerare l’enorme ricaduta mediatica, valutata oltre 66 milioni di euro: quest’ultima rappresenta un patrimonio particolarmente significativo, perché l’immagine positiva e la credibilità conquistate da Torino hanno sicuramente una durata maggiore nel tempo”.

Come commentato da Rosanna Purchia, Assessora alla Cultura della Città di Torino: “Lo scambio delle chiavi simbolo dell’Eurovision Song Contest tra il nostro sindaco e la prima cittadina di Liverpool, rappresenta appieno lo spirito della rassegna, che è anche quello di unire i paesi europei attraverso la musica, favorendo un reciproco e fecondo scambio culturale. La città dei Beatles – che abbracciano quattro generazioni passate e future nel nome della musica – ha uno splendido museo dedicato alla band e sono certa che il nostro sindaco, adesso a Liverpool, potrebbe regalarci la grande opportunità di ospitare a Torino una mostra che renda omaggio alla beat generation. I numeri della rassegna restituiscono l’immagine di una città attrattiva e capace di emozionare i visitatori, il fatto che più del 70% dei turisti abbia visitato almeno uno dei nostri musei non può che confermare la qualità della nostra offerta museale, così come i 25mila download della guida Torino Pocket Lonely Planet denotano un grande interesse per la nostra Torino”.

Questi dati sulle ricadute che l’Eurovision ha avuto sono la dimostrazione pratica del perché scegliamo di investire sui grandi eventi come motore di turismo ed economia e come strumento per promuovere la bellezza e l’eccellenza del nostro territorio – sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio -. Sarebbe stata necessaria una campagna di comunicazione da decine di milioni di euro per ottenere una copertura mediatica come quella che l’Eurovision ha portato al Piemonte e lo dimostra il fatto che per avere visibilità durante l’evento di Torino altri Paesi hanno acquistato spazi promozionali. Questi numeri, poi, sono solo una parte della ricaduta che manifestazioni come Eurovision, ma anche le Atp, il Giro d’Italia, il Tour de France, offrono. Perché accanto all’impatto nell’immediato ci sono anche i risultati che si manifestano nel tempo, frutto del passaparola e della forza di una destinazione che entra nell’immaginario del pubblico internazionale”.

L’indagine

L’indagine campionaria è stata condotta fra il 9 e il 14 maggio 2022; i questionari sono stati somministrati in modalità MAPI (Mobile Assisted Personal Interview) a un campione casuale di pubblico presente negli spazi dell’Eurovision Village e all’esterno del PalaOlimpico, durante l’apertura e la chiusura dei cancelli. Sono stati raccolti 735 questionari utili.

I risultati

 

Le presenze

Eurovision Song Contest 2022, evento di punta della scorsa primavera torinese, è andato in scena dal 9 al 14 maggio 2022: 63mila i posti riempiti al PalaOlimpico, in occasione dei nove eventi in programma, e 220mila le persone che hanno assistito alle 55 ore di spettacoli all’Eurovision Village del Parco del Valentino.

Il pubblico

Per conteggiare il pubblico effettivo, dalle presenze registrate occorre sottrarre chi ha partecipato a più di un evento e i biglietti offerti a sponsor e delegazioni. A fronte di queste stime, si quantifica in oltre 128mila persone il pubblico complessivo dell’Eurovision Song Contest: più di 58mila provenienti da fuori Torino, di cui quasi 25mila dall’estero, in particolare da Spagna, Regno Unito, Germania e Francia. Il tratto più significativo è la giovane età del pubblico, con il 75,6% fra i 18 e i 35 anni.

 

Singoli partecipanti PalaOlimpico Singoli partecipanti Eurovillage Partecipanti a entrambi gli eventi (da sottrarre) Totale Singoli partecipanti
Torino e Provincia 16.051 63.324 (9.267) 70.108
Piemonte (altre province) 2.540 4.632 (737) 6.435
Italia (altre regioni) 13.641 20.411 (7.027) 27.025
Estero 10.632 21.110 (7.060) 24.682
Totale 42.864 109.477 24.091 128.250

Tabella 1: Distribuzione del pubblico per evento e provenienza. Elaborazione OCP su dati questionario e fonti secondarie.

Per quanto riguarda i turisti, il 52% era presente a Torino per la prima volta. In generale molto alto il livello di apprezzamento registrato sia per gli spettacoli visti sia per la città come meta turistica. Il 59% ha dichiarato di essere intenzionato a visitare di nuovo la città in futuro.

La spesa dei turisti

Se 58mila persone provenienti da fuori Torino hanno assistito agli show di Eurovision, circa 3mila di questi erano in città per motivi diversi dall’evento. Poiché il viaggio sarebbe avvenuto a prescindere da Eurovision, la spesa di questi turisti viene esclusa dal conteggio complessivo, che quindi si basa su 55mila turisti.

Tra questi, particolarmente alta la percentuale di escursionisti senza pernottamento (28,3%) mentre valgono il 7,1% i turisti che hanno trovato ospitalità presso parenti e amici. Tra chi ha dormito presso le strutture cittadine, l’extralberghiero, con il 41,3% dei pernottamenti, supera l’ospitalità in hotel (23,3%).

Escursionisti
Stima totale: 15.652 (28,3%)Età mediana: 27 anni

Media visitatori per gruppo: 2,3

Non hanno pernottato a Torino l’84% dei piemontesi, il 41% degli italiani, il 6% degli stranieri

Spesa complessiva stimata€ 338 mila
Ospitalità da parenti o amici
Stima totale: 3.928 (7,1%)Età mediana 24 anni

Media visitatori per gruppo: 2,4

Media pernotti: 3,6

Sono stati ospitati il 13% degli italiani e il 2% degli stranieri

Spesa complessiva stimata€ 160 mila
Strutture extra-alberghiere
Stima totale: 22.847 (41,3%)Età mediana 27 anni

Media visitatori per gruppo: 3

Media pernotti: 3,7

Scelti dal 53% degli stranieri, dal 29% degli italiani, dal 13% dei piemontesi

Spesa complessiva stimata€ 6 milioni
Hotel
Stima totale: 12.894 (23,3%)Età mediana: 28 anni

Media visitatori per gruppo: 2,7

Media pernotti: 3,2

Scelti dal 39% degli stranieri, dal 17% degli italiani, dal 3% dei piemontesi

Spesa complessiva stimata€ 4,4 milioni

Box 1: Stima della spesa diretta sul territorio dei quattro segmenti turistici. Elaborazione OCP su dati questionario.

Nel complesso la spesa totale dei turisti sul territorio si stima pari a 11 milioni di euro, che rappresentano l’impatto diretto dell’evento.

Impatto indiretto

La spesa diretta attiva ulteriori settori dell’economia. Le imprese “in prima linea” – quelle che assorbono direttamente la spesa aggiuntiva dei turisti e degli organizzatori – acquistano input intermedi (beni, forniture, servizi) per soddisfare la nuova domanda, con ripercussioni positive sull’intera economia del territorio: questo livello viene definito impatto indiretto. A fronte di un’iniezione di risorse pari a 11 milioni di euro, si stimano – secondo i parametri di studi similari– effetti indiretti attorno ai 7,8 milioni di euro.

Impatto indotto

Un ulteriore moltiplicatore calcola gli effetti della crescita dei consumi dovuta alla variazione dei redditi, consentendo di stimare l’impatto indotto. Le famiglie residenti, infatti, ricevono un reddito in cambio dell’input che forniscono al sistema produttivo (lavoro) e il reddito viene poi speso parzialmente per nuovi consumi. La stima, in questo caso, è di 4 milioni di euro.

Sommando questa cifra agli effetti diretti e indotti si arriva a stimare un impatto economico totale pari a 22,8 milioni di euro: ogni euro speso dai turisti ha quindi generato complessivamente sul territorio di Torino 2,08 euro.

Impatto mediatico

Anche la portata mediatica è stata notevole. Le tre serate trasmesse in televisione hanno coinvolto 161 milioni di persone in 34 paesi, toccando il 56,7% di share in occasione della finale, mentre i contenuti pubblicati sul canale YouTube sono stati visualizzati 74 milioni di volte (EBU – Media Intelligence Service, 2022).

Solamente in Italia sono stati pubblicati oltre 9mila articoli (1.492 su stampa e 7.801 su web) per un valore pubblicitario equivalente (AVE) stimato in 66 milioni di euro.

Tra le uscite di stampa e sul web il reach totale, ovvero il numero di lettori complessivi, è stimato in 429 milioni di persone, cui si aggiunge l’importante impatto comunicativo sui canali social istituzionali della manifestazione e non solo.

Ricordi di don Carlo Franco, detto “Cir”. Sensibile e buono era straordinario musicista

La Chiesa torinese affida alla Misericordia del Padre Don Carlo Franco, di appena 64 anni, parroco della Basilica Cattedrale Metropolitana, deceduto nelle prime ore di sabato 28 gennaio scorso, in seguito a una grave malattia.

Nato il 23 febbraio 1958 a Torino, era stato ordinato sacerdote il 7 giugno 1987. Molti i ricordi da parte dei suoi parrocchiani, da cui era molto amato.

Già dalla sua prima Messa in Duomo nel 2013 – afferma una persona molto attiva nella Diocesi – ho capito che si trattava di una persona speciale, poiché alla fine della celebrazione restava in fondo alla Chiesa a salutare i fedeli. Pensavo che lo facesse all’inizio per conoscere i parrocchiani, invece si trattava di un approccio che gli apparteneva e che ha creato un clima di amicizia in tutti questi anni.

Essere parroco del Duomo non è stato sempre semplice per lui. Solo noi conosciamo le sofferenze che, in silenzio, talvolta viveva intimamente.

Era un sacerdote dai tanti talenti: spirituali, teologici, musicali, culturali e digitali, uniti a uno spirito d’apertura nuovo e di fiducia verso i parrocchiani. Ricordo quando, di ritorno da un viaggio negli Stati Uniti, gli dissi che le Chiese americane usavano i bancomat e che, considerati i numerosi turisti stranieri, potevamo provare a inserirlo anche in Duomo. E così la Cattedrale di Torino fu la seconda in Italia a utilizzare il bancomat. Un’esperienza bellissima per raccogliere fondi in pandemia fu l’invenzione degli ‘aperitorre’. Con alcuni parrocchiani volontari organizzavamo aperitivi in cima alla torre campanaria, in collaborazione con AIS (Associazione Italiana Sommelier), che accompagnava nella degustazione dei vini, e Don Carlo che raccontava duemila anni di storia in uno sguardo panoramico dall’alto. Altri bellissimi ricordi sono i concerti karaoke animati da Don Carlo con i suoi numerosi strumenti. Tutti sapevano del suo orecchio assoluto, riusciva a suonare qualsiasi strumento e qualsiasi musica. Amava così tanto la musica che, anche durante le Comunioni e le Cresime, regalava ai ragazzi un intermezzo al pianoforte.

Aveva mille impegni, si divideva tra le varie chiese di cui era referente, il Museo, l’Istituto Diocesano di Musica e Liturgia, era spesso difficile da fermare, ma quando chiedevi di incontrarlo ti ascoltava profondamente e ti portava nel cuore. Questo ascolto, unito alla memoria, lo faceva essere presente con un messaggio a tutti i compleanni, anniversari o memorie. Aveva una conoscenza della liturgia altissima, che lo portava a preparare le varie parti della Messa (canti, letture, preghiere e allestimenti) con molta attenzione. Famose le sue slide ai catechisti per spiegare gli spostamenti delle varie parti delle prime Messe di Comunione o Cresime. Colto e appassionato nel celebrare bene la Liturgia, ha preteso da noi formazione. Tutti i suoi più stretti collaboratori hanno seguito corsi di formazione per diventare lettori o animatori liturgici e seguito approfondimenti sull’Eucarestia o Ministeri Straordinari dell’Eucarestia. Solo martedì scorso era collegato al corso sui Ministeri Istituiti”.

Desidero evidenziare tre aspetti della persona di Don Carlo Franco – afferma un altro parrocchiano – la sensibilità, la fiducia nel buon Dio, il valore della liturgia. Il nostro parroco ha sempre sostenuto e dimostrato l’importanza della Liturgia non come forma in sé, ma come insieme di significati e di simboli che guidano sulla strada dello spirito e dell’infinito, effetto che riusciva a dare anche alle sue parole, tanto da richiamare alle celebrazioni eucaristiche da lui presiedute persone di altre parrocchie, alcune delle quali esclamava spesso ‘Come sono belle le sue omelie’. Nei suoi ricordi non mancava mai l’invocazione al buon Dio, che accompagnava sempre anche la sua sensibilità sia per la gioia sia nei confronti delle difficoltà di ogni fratello, che invitava sempre alla fiducia, proprio come faceva nei suoi messaggi settimanali che, anche durante i mesi della sofferenza, ci inviava ogni domenica.

Ho ascoltato e riascoltato l’ultimo audio nel quale, dimostrando il suo legame con la musica e richiamando la canzone ‘Apriti cuore’ di Lucio Dalla, ci inviava la sua ultima esortazione, augurandoci ‘un cammino sempre bello, un andare avanti sempre per il meglio e una settimana serena e gioiosa’”.

Mi viene naturale pensare a Don Carlo – afferma un diciannovenne che fa parte del gruppo dei giovani della Chiesa di San Tommaso, di cui Don Carlo Franco era parroco – come a un nonno, un nonno che sa di dover trasmettere i valori più importanti del puro divertimento, a costo di sembrare un po’ noioso. Soprattutto quel nonno che sa divertirsi anche più dei nipoti, quando si presenta l’occasione. Mi ricordo un giorno, quando ero alle scuole medie (Adesso frequento l’Università) che dovevamo vederci col gruppo degli ‘ultrayoung’ (gruppo dei giovani della Chiesa di San Tommaso) per il nostro incontro settimanale. Era sempre un momento di gioia perché Betta, la capo scout del nostro gruppo, inventava sempre giochi, sfide e progetti nuovi per farci pregare, ascoltare testimonianze di felicità e sofferenza, riflettere insieme, ma sempre col sorriso, perché con lei non ci si poteva annoiare. Quel giorno Betta aveva avuto un contrattempo, e noi eravamo rimasti con Don Carlo, con cui, forse, avevamo un po’ meno confidenza e pensavamo di annoiarci, credendo di dover pregare il Rosario per un’ora intera. Ci avviammo verso il salone dove si svolgevano gli incontri, un ambiente spazioso in cui, a volte, giocavamo anche a calcio. Ci sedemmo ad aspettare Don Carlo, intento a cercare qualcosa nell’armadio. Don Carlo tornò con un pallone mezzo sgonfio e ci guardò con aria di sfida. Noi non capivamo e decidemmo di fare i finti tonti: ‘Don, che ci fa con un pallone in mano? Lo sa che è vietato giocare a calcio qui?’ E lui:’ infatti non è calcio, è palla prigioniera! Avanti, veloci, dividetevi in due squadre e giochiamo!’.

Iniziò così la partita di palla prigioniera più pazza che abbia mai giocato. All’ inizio eravamo titubanti, lanciavamo la palla senza troppa convinzione, ‘Ma gioca anche il Don? Non è che gli facciamo male se tiriamo troppo forte?’

Ormai avevamo iniziato a giocare e così lasciammo andare tutti i dubbi, lasciando spazio al solo divertimento, anche perché chi si stava divertendo più di tutti in quel momento era proprio Don Carlo. Aveva scelto appositamente un pallone leggero, un vecchio Super Tele, così da non far male a nessuno e avere la possibilità di scagliare il pallone con tutta la forza possibile.

Non giocava, come spesso fanno gli adulti, per far piacere ai ragazzini (sapeva che con dei tredicenni non avrebbe funzionato), lui giocava per un altro motivo, qualcosa che gli riempiva il volto di gioia.

Non ricordo chi vinse la partita, ma penso che quel pomeriggio avessimo vinto tutti perché, come dice Gaston Champignon, allenatore delle ‘Cipolline’, ‘Chi si diverte non perde mai!’”.

Don Carlo, per noi volontari del Museo Diocesano, era il direttore, avendo iniziato a occuparsi del Museo dal settembre del 2015, e dirigendolo con mano ferma, affetto e creatività (aveva l’animo dell’artista), fino a giovedì mattina del 26 gennaio, giorno di un particolare evento in Museo, prima della sua improvvisa, tragica fine. Il Museo Diocesano è diventato un organismo vivo, con mostre temporanee, eventi, conferenze, presentazioni di libri e scrittori, restauri di capolavori, tra cui il ‘Pagliotto d’altare’ del Paroletto, acquisizione di capolavori d’arte, quali il trionfo della morte di Giovan Battista della Rovere, il ‘Pagliotto d’altare’ del Bonzanigo. Amante e conoscitore dell’arte contemporanea (e per questo contestato dai suoi volontari), ha creato un piccolo settore, la Sala Golgota, destinata a ospitare opere di artisti contemporanei, molti dei quali ancora in vita.

Ha fortemente voluto una grande mostra, promossa tra settembre e novembre 2022, di un artista astratto assai noto che, provocando non pochi dibattiti, ha investito il Museo di una ventata d’interesse. La morte ce lo ha sottratto mentre stava impostando grandi progetti per il Museo, progetti che i suoi volontari cercheranno di realizzare per onorare la sua memoria”.

Ma con tutti i Diaconi che ci sono nella Diocesi – testimonia una persona del gruppo parrocchiale che ha ben conosciuto Don Carlo – proprio un Diacono ‘hooligan’ mi doveva capitare?”

Lo so, Don, sono una brutta bestia”.

Se tu fossi una brutta bestia, con me non saresti durata due mesi”.

Queste alcune battute della nostra ultima telefonata. Il nostro rapporto era fatto così, fatto di prese in giro, sfogarsi, costruire, scontrarsi, cercare equilibrio e tentare di fare progetti. Erano gli ingredienti vari di un rapporto quotidiano per oltre quattro anni. “Il bastone di Don Carlo”, così mi aveva chiamato qualcuno. Un bastone? Forse non è l’immagine giusta. Una canna fragile, alla quale sapeva di non potersi appoggiare completamente, senza avere brutte sorprese. Quando sono stato assegnato da Sua Eccellenza Monsignor Nosiglia, alla parrocchia del Duomo, un compagno di seminario di Cir (Don Carlo Franco), mi ha detto: ‘Sei veramente fortunato, Cir ti riconciglia con una certa idea di Chiesa’. Col tempo avrei compreso esattamente la dimensione di quella conciliazione. Non ci avrei messo mesi, ma giorni. Ero appena arrivato quando, agli amici più intimi, nella cui cerchia mi aveva prontamente incluso, è arrivato un messaggio di questo tenore: ‘C’è un pianoforte in Duomo e non è una cosa bella lasciarlo lì da solo; vi aspetto per un momento di condivisone con la musica’.

Nelle feste clandestine in Duomo c’era sempre un’atmosfera carbonara che si riconciliava con l’idea di Chiesa. Lo stesso compagno di seminario a cui confidai la mia destinazione dopo l’ordinazione diaconale mi disse: ‘ C’è una cosa che invidio tanto a Cir, che riesce a far suonare qualunque cosa’. Ogni oggetto, nelle sue manone forti e delicate, non poteva fare a meno di suonare. Persino uno strumento scordato”.

Don Carlo Franco – afferma un parrocchiano – si esprimeva in particolare tramite la musica e il canto. Si definiva autodidatta, amava preparare bela la celebrazione della Santa Messa con la musica e il canto per rendere la Liturgia più bella e partecipata. Gradiva inoltre condividere momenti ludici in cui cantava e suonava strumenti vari, il suo modo migliore per relazionarsi e comunicare”.

Ho conosciuto Don Carlo sei anni orsono durante la preparazione di un concerto in Duomo – spiega un maestro di musica – dedicato allo ‘Stabat mater’ di Boccherini, e scattò fra noi un’immediata simpatia. Ricordo ancora la prima volta che, invitato a cena da alcuni miei amici, imbracciò la chitarra e ci cantò ‘Il bombarolo’ di De Andrè. Scoprì poi che aveva una band, la “Scleralclero Band”, con la quale portava in giro un programma dal titolo ‘Carpe Deum’. Geniale, davvero geniale, con una onnivora conoscenza musicale e un talento naturale da far tremare i polsi a tanti maestri di Conservatorio. Fu lui che, dopo il successo di pubblico per quel fatidico ‘Stabat Mater’, circa settecento persone, suggerì di proporre altri eventi in Duomo. Nel 2017 nacque l’Accademia della Cattedrale di San Giovanni, quale centro d’irradiazione culturale ad ampio respiro, con tanto di orchestra, detta ‘I virtuosi dell’Accademia di San Giovanni’, e con un progetto ben definito dal nome ‘Lo spirituale nell’arte’. Alla prima riunione dei soci fu eletto Presidente per acclamazione, e ora più che mai continueremo a operare in rispetto alla sua bellissima intuizione e al suo sconfinato amore per la musica d’ogni tempo e genere”-

Una parrocchiana lo ricorda come una persona umile e accogliente, non potendo dimenticare, quella volta a cena, in cui ha suonato la chitarra creando una bellissima atmosfera.

Un altro parrocchiano rammenta come Don Carlo, in cima al campanile del Duomo, si fosse messo a raccontare tutte le province e le zone di montagna vicine a Torino.

Mi stupì perché conosceva anche la località di montagna frequentata da mio padre, Montoso. Seppur non l’abbia vissuto quanto altri, mi incuriosì la gioia con cui ci intratteneva”.

Don Carlo Franco – afferma una sua parrocchiana – era un uomo buono, un uomo solare che sapeva leggere nei sentimenti delle persone. L’ho conosciuto davanti a un piatto di cous cous. Si è dimostrato ospitale, pronto a sentire il mio racconto. Durante la prima Messa, nella Chiesa di San Tommaso, giunse la mia richiesta così strana.

Don, mi può benedire il mio digestivo?’; e lui lo fece con parole gentili, perché Don Carlo Franco era così, vicino a tutti, capace di cogliere le cose importanti e renderle semplici”.

L’Istituzione dei Musei Reali di Torino ricorda Don Carlo Franco come un grande amico.

Il 23 settembre scorso, a Palazzo Reale, abbiamo presentato il volume dal titolo ‘La Cappella della Sindone tra storia e restauro”, esito degli studi e delle ricerche che hanno raccolto il patrimonio di conoscenze sulla storia, i momenti dell’emergenza post incendio, gli studi e sperimentazioni che hanno condotto agli interventi di riabilitazione strutturale e di restauro architettonico del più importante monumento barocco europeo, parte del percorso di visita dei Musei Reali. Pensammo, per consentire a Don Carlo di partecipare all’evento, la presentazione andasse trasmessa in streaming. Il nostro carissimo amico partecipò da remoto. Don Carlo sarà sempre con noi, non solo ripensando ai numerosi eventi di comunicazione che hanno coinvolto i Musei Reali e il Duomo di Torino, ma soprattutto in ogni momento di gioia indimenticabile e insostituibile”.

Mara Martellotta

 

(Foto Massimo Masone – La Voce e il Tempo)

 

 

Prostitute accoltellate a Torino, due arresti

Nel corso della serata di sabato 28 gennaio a Verona, personale della Polizia di Stato di Torino dava esecuzione al decreto di fermo emesso dalla locale Procura della Repubblica nei confronti di due giovani stranieri, originari rispettivamente della Libia e della Tunisia, gravemente indiziati, il primo, del tentato omicidio verificatosi a Torino nel corso della serata del 22 gennaio precedente in danno di una prostituta, ed, entrambi, del tentato omicidio e della tentata rapina accaduti nel corso della notte successiva in danno di un’altra prostituta.

 

Nel primo delitto, il giovane libico, secondo quanto emerso dalle attività investigative, avrebbe puntato un coltello alla gola della vittima, colpendola poi alla spalla ed alla mano destra, a causa della pronta reazione di quest’ultima, che avrebbe indotto alla fuga il suo aggressore. Nella seconda circostanza, invece, la coppia di stranieri, dopo aver avuto accesso all’appartamento della malcapitata e tentato di sottrarre il denaro nella disponibilità di quest’ultima, avrebbe reagito al tentativo di fuga della donna, raggiunta da uno dei due uomini, che, dopo aver estratto un coltello, avrebbe sferrato un fendente all’addome della vittima; per tale ragione la donna sarebbe stata poi ricoverata in prognosi riservata.

 

Lo sviluppo delle conseguenti attività investigative, parallelamente all’escussione delle varie persone informate sui fatti, permetteva, non senza difficoltà, di indirizzare le attenzioni degli investigatori sui due stranieri, entrambi irregolari sul territorio nazionale e privi di stabile dimora.

Le ricerche, svolte senza sosta, consentivano di verificare che i due giovani, immediatamente dopo i fatti, si erano allontanati da Torino  per trovare riparo dapprima in Lombardia e, infine, nella città di Verona, dove venivano localizzati dagli investigatori, nelle vicinanze della Stazione Ferroviaria.

 

All’atto del fermo, il giovane tunisino veniva trovato in possesso di un grosso coltello da cucina e di una somma di denaro, possibile provento di altre rapine e aggressioni , in corso di approfondimento.

“Incipit offresi” a Bardonecchia

Giovedì 2 febbraio, ore 18

 

Una sfida a colpi di incipit per l’ottava edizione del primo talent letterario itinerante per aspiranti scrittori

 

 

Il Palazzo delle Feste di Bardonecchia ospita giovedì 2 febbraio, dal vivo, l’ottava edizione di Incipit Offresi, il primo talent letterario itinerante dedicato agli aspiranti scrittori, ideato e promosso dalla Fondazione ECM – Biblioteca Archimede di Settimo Torinese, in sinergia con Regione Piemonte.

Incipit Offresi è un format a tappe: la sfida si giocherà a colpi di incipit all’interno delle biblioteche e dei luoghi di cultura, ma anche attraverso gare di scrittura e letture animate nei mercati, dal 27 ottobre 2022 al 4 maggio 2023. L’obiettivo non è premiare il romanzo inedito migliore, ma scovare nuovi talenti. In 7 anni Incipit Offresi ha scoperto più di 60 nuovi autori, pubblicato 70 libri e coinvolto più di 10mila persone, 30 case editrici e più di 50 biblioteche e centri culturali.

Gli aspiranti scrittori, in una sfida uno contro uno, avranno 60 secondi di tempo per leggere il proprio incipit o raccontare il proprio libro. Il/la concorrente che, secondo il giudizio del pubblico in sala, avrà ottenuto più voti, passerà alla fase successiva, dove avrà ancora 30 secondi di tempo per la lettura del proprio incipit prima del giudizio della giuria tecnica che assegnerà un voto da 0 a 10. Una volta designato il/la vincitore/trice di tappa, si aprirà il voto del pubblico per il secondo classificato. Chi otterrà più voti potrà partecipare alla gara di ballottaggio. I primi classificati di ogni tappa e gli eventuali ripescaggi potranno accedere alle semifinali per giocarsi la possibilità di approdare alla finale, in programma a giugno 2023.

I concorrenti primo e secondo classificato riceveranno rispettivamente un premio in denaro di 1.500 e 750 euro; saranno inoltre messi in palio, fra tutti i partecipanti alla finale, il Premio Italo Calvino, Indice dei Libri del Mese, Golem, Leone Verde, Circolo dei Lettori ed eventuali altri premi assegnati dagli editori.

La partecipazione a Incipit Offresi è gratuita e aperta agli scrittori, esordienti e non, maggiorenni, di tutte le nazionalità. I candidati dovranno presentare le prime righe della propria opera: l’incipit, appunto, un massimo di 1.000 battute con le quali catturare l’attenzione dei lettori e una descrizione dei contenuti dell’opera (max 1.800 battute). L’incipit deve essere inedito (le opere autopubblicate sono parificate alle inedite poiché prive di regolare distribuzione). La gara si svolgerà in lingua italiana. La possibilità di partecipare alle tappe è garantita fino ad esaurimento dei posti disponibili.

 

La gara di Incipit Offresi sarà trasmessa sulla rete 7WEB.TV e disponibile sulle pagine Facebook e Youtube di Incipit Offresi e sulle pagine delle biblioteche partner e altri canali collegati.

A condurre gli incontri, veri e propri spettacoli di intrattenimento, gli attori di B-Teatro, con le incursioni musicali di Enrico Messina e Mao.

 

Incipit Offresi è un’iniziativa ideata e promossa dalla Fondazione ECM – Biblioteca Archimede di Settimo Torinese e Regione Piemonte, con la collaborazione di Emons Edizioni e il FUIS – Federazione Unitario Italiana Scrittori.

Il Premio Incipit e il campionato sono dedicati a Eugenio Pintore per la passione e la professionalità con cui ha fatto nascere e curato Incipit Offresi.

 

 

INFO E ISCRIZIONI

Giovedì 2 febbraio 2023, ore 18

Incipit Offresi

Palazzo delle Feste, piazza Valle Stretta 1, Bardonecchia (TO)

www.incipitoffresi.it – info@incipitoffresi.it

 

 

 

Bowie secondo Schapiro

 

In mostra all’“Archivio di Stato” di Torino, le foto che raccontano il “Duca Bianco” attraverso gli scatti iconici del grande Steve Schapiro

 

Fino al 26 febbraio 2023

Il loro fu un incontro fra due immani giganti. Ognuno nel suo campo, nella musica il primo, nella fotografia il secondo. David Robert Jones, in arte David Bowie (Brixton, 1947 – New York, 2016) e Steve Schapiro (New York, 1934 – Chicago, 2022) si incontrano per la prima volta, su richiesta del manager di Bowie, nel 1974, in un pomeriggio anonimo e in uno studio fotografico di Los Angeles. Per “The Thin White Duke” (“Il Sottile Duca Bianco”, nome ispirato al protagonista del film “The Man Who Fell to Earth” ruolo interpretato proprio da Bowie, snello biondo ed elegante) non erano tempi facili. Tutt’altro. A metà degli anni Settanta, infatti, dopo essere diventato mitica icona musicale in Inghilterra, Bowie con l’album “Diamond Dogs” e il relativo tour promozionale, si prepara ad imporsi sul mercato americano e si trasferisce a Los Angeles, dove, per sua stessa ammissione, vivrà uno dei periodi più complessi della sua vita, fra l’abuso di cocaina e l’ossessione per l’occultismo che misero seriamente a dura prova la sua salute fisica e mentale. A uscire da quel terribile tunnel furono allora il cinema, la sua musica e proprio l’incontro (trasformatosi in sincera amicizia) con Shapiro, che in quello studio fotografico di Los Angeles iniziò a confezionare – lungo un percorso durato fino alla fine degli anni Ottanta – una straordinaria galleria di immagini della star inglese, nate spontaneamente dalla mente eclettica del cantante stimolata da quella del grande fotografo – amico.

Oggi molti di quegli scatti sono raccolti nella mostra “David Bowie / Steve Shapiro. America. Sogni. Diritti” – a cura di “ONO arte”, prodotta in anteprima nazionale da “Radar”“Extramuseum” e “Le Nozze di Figaro” – e  allestita fino al 26 febbraio 2023, nelle sale espositive dell’“Archivio di Stato” di piazza Castello 209 – piazzetta Mollino, a Torino. In tutto una settantina di foto, in cui Shapiro interseca la storia biografica di uno dei più grandi miti della cultura popolare del XX secolo con le problematiche e le vicende più eclatanti della società americana dell’epoca: dall’avvento dei Kennedy passando per l’epopea pop di Andy Warhol e la sua Factory, dai movimenti per i diritti civili di Martin Luther King Jr. a personaggi dello sport come Mohammed Alì fino al cinema d’autore per il quale lavorò come fotografo di scena in pellicole memorabili come “Il Padrino”“Taxi Driver”“Un uomo da marciapiede” “Apocalypse Now”.

Altra ancora di salvataggio per il Bowie degli anni americani, il cinema. E la musica, sempre.  Fu in quel periodo che iniziarono le riprese di un film che lo avrebbe visto come protagonista, il primo della sua carriera. Grazie a “L’Uomo che Cadde sulla Terra” Bowie dovette, infatti, imparare a gestire sé stesso in modo da essere professionale sul set. Musicalmente parlando invece, scrisse alcuni brani che avrebbero dovuto essere inclusi nella colonna sonora del film: si trattava perlopiù di musica strumentale che non venne utilizzata per lo scopo che per il quale fu prodotta. Quei landscape sonori divennero però poco tempo dopo il tema principale di due dischi fondamentali come “Low” e “Heroes”, dischi che segnano il ritorno di Bowie in Europa e la sua rinascita come artista precursore e innovatore.

E, inoltre, prima di lasciare definitivamente Los Angeles, sotto le spoglie del suo nuovo personaggio, “The Thin White Duke”, Bowie registra il suo nono album in studio ovvero “Station to Station”. In tutte le fasi della sua avventura americana gli sarà sempre accanto, nei momenti più cruciali, Steve Schapiro, che sarà fotografo di scena di “L’Uomo che Cadde Sulla Terra” e autore degli scatti che compaiono sulla copertina sia di “Station to Station” sia di “Low”. Soggetti in cui prevale l’umanità sull’esaltazione figurale del personaggio. Concetto trasparente in mostra all’“Archivio di Stato” e assolutamente condiviso da Bowie e Shapiro che, al pari, condividevano una particolare sensibilità per quelli che erano i temi sociali dell’epoca, a cominciare dalle lotte per diritti civili degli afroamericani, delle donne e delle persone queer.  Temi, del resto, da sempre sposati da Bowie, che ebbe un’intensa collaborazione con molti musicisti di colore e che non esitò a denunciare apertamente “MTV”, colpevole di non dare sufficiente spazio agli artisti di colore, proprio in un momento storico nel quale nelle strade di molte periferie americane stava nascendo l’“Hip Hop”.

Gianni Milani

“David Bowie/Steve Shapiro. America. Sogni. Diritti”

Archivio di Stato, piazza Castello 209-piazzetta Mollino, Torino; tel. 011/5624431

Fino al 26 febbraio 2023

Orari: giov. e ven. 15/19; sab. e dom. 11/20

Nelle foto:

–        Bowie Blue 2, “©Steve Schapiro”

–        Bowie with Keaton book, “©Steve Schapiro”

–        Bowie Lazarus, “©Steve Schapiro”

–        Taxi Driver – De Niro: Graffiti, “©Steve Schapiro”