Negli scatti di Loredana Frisoli alcuni scorci di corso Racconigi
Centrale del Latte di Torino si conferma come “specialista del latte” in
Piemonte, rafforzando la percezione del marchio Tapporosso verso i
consumatori, comunicando i principali valori che da sempre
contraddistinguono il brand: «FRESCO. BUONO. PIEMONTESE. DA
SEMPRE.»
È appena iniziata e proseguirà fino a tutto marzo 2023 una nuova e importante campagna di
comunicazione che coinvolge il Latte Fresco della Centrale: “Fresco. Buono. Piemontese. Da
sempre”. Una campagna che rafforza la percezione del marchio TAPPOROSSO, ponendo l’accento
sulla freschezza, la bontà e la territorialità, elementi che contraddistinguono “DA SEMPRE” il latte
fresco Tapporosso.
La campagna interesserà tutto il territorio piemontese con vari mezzi offline e online: dalla
tradizionale affissione e carta stampata a supporti multimediali banner programmatic e ledwall,
post social FB e IG e news letter.
Quando freschezza, qualità e territorio si incontrano non può che nascere un prodotto d’eccellenza:
Tapporosso, il latte fresco 100% piemontese.
Ogni giorno Centrale del Latte seleziona, controlla e distribuisce in tutto il territorio piemontese il
miglior latte fresco e quindi offre ai consumatori un prodotto certificato, buono e nutriente.
Nel latte fresco Tapporosso c’è tutto l’impegno quotidiano per garantire al consumatore un prodotto
di qualità, in grado di far bene alla salute.
Centrale del Latte di Torino, da oltre 70 anni, ogni giorno esegue numerosi controlli su tutta la
filiera produttiva, dalla stalla al prodotto finito.
Il latte, 100% piemontese, nasce nel territorio da mucche i cui allevamenti posseggono tutti
l’attestazione sul benessere animale.
Torna al centro del dibattito politico l’urgenza di riprendere in mano il piano invasi regionale e la cosa ci solleva.
– Marco Albera, Giorgio Enrico Cavallo, Gianduja e il Bogo: cento anni di carnevali a Torino, Torino, Centro Studi Piemontesi, 2022 –
Il volume, con introduzione di Gustavo Mola di Nomaglio eAlbina Malerba, rispettivamente vicepresidente e direttrice del Centro Studi Piemontesi, e postfazione di Dino Aloi, è stato realizzato con il contributo di “Baggio dal 1919” «per il traguardo secolare della ditta» fondata dal nonno materno di Albera, e si sofferma sull’interessante collezione, che, messa insieme negli anni da Albera, egli ora ci presenta nelle pagine di questo saggio che ha scritto a quattro mani con Cavallo. Sarebbe riduttivo credere che si tratti di un generico approfondimento sui carnevali subalpini, infatti, fin da subito, si coglie la forte valenza storica del saggio di questi due studiosi: storia della Città, dei suoi abitanti e, naturalmente, di Gianduja e del Bogo.
Ma considerare solo un saggio questo volume sarebbe riduttivo, anzi troppo riduttivo, perché si tratta di un vero e proprio catalogo, il catalogo di una insolita raccolta di documenti e cimeli storici sui carnevali torinesi che, per un percorso temporale di poco più di cento anni, testimonia la presenza in Città della “maschera” torinese per antonomasia (quel Gianduja, personaggio così espressivo del sentimento subalpino che Viriglio preferì definirlo“carattere”) e del suo degno aiutante una figura che ha tutte le caratteristiche del testimonial più valido (Bogo, appunto).
Sul filo della memoria documentaria ricostruita con la passionedel collezionista, la narrazione si offre alla lettura come “memoria scientifica ” vivace e appassionante che ci offre diversi spunti di riflessione. Una memoria storica! e la Storia si fa avvincente, perché l’accompagna in riproduzione fotografica un cospicuo numero di cimeli della Collezione Albera incentrata sui carnevali torinesi nel tempo, una memoria che vuole ricordare rendendo loro testimonianza tanti personaggi reali, non tutti individualmente famosi, ma tutti degni di memoria per aver contribuito nel tempo a dare vivacità al carnevale con un senso profondo di umanità, che da sempre, in area torinese, si è preoccupata di chi correva il rischio di essere messo da parte, perché escluso da chi emergeva.Questo, però, a Torino non è mai successo, perché sempre si è colta questa festa come un pretesto per unire davvero tutti quanti, cercando di aiutare i meno fortunati. Lo scorrazzare della festa chiassosa e variopinta dell’anno, infatti, da sempre, ha costituito un’occasione per assistere tutti quegli altri che altrove sarebbero stati relegati a spettatori della ‘follia’. Il Carnevale di Torino dunque, nasce con un forte coinvolgimento popolare e non è mai stato una festa salottiera riservata a pochi fortunati dal diritto di annoiarsi. Carnevale è anche stato un momento politico perché occasione nella quale si poteva esporre liberamente anche un parere contrario. E il momento storico in cui prese vita e si sviluppò tra noi questo evento è coinciso con i fermenti del Risorgimento nazionale e ha seguito, attraverso le guerre di indipendenza tutta la sua evoluzione storica fino all’impresa d’Africa: tanto che, in città, i Savoia partecipavano alla festa di piazza e avevano un ruolo diretto nella carnevalata popolare. Per questo, all’estero questa festa era nota, apprezzata e partecipata…
Gianduja non può essere mai considerato un tipo che sta sulle sue perché lo vedremo pronto, già dai suoi primi anni, ad aprire il suo“ciabòt” per accogliere i colleghi venuti da tutta Italia! Pronto a proclamare con tutti il suo “viva noi”, diretto ad unire e assimilare tra le sue fila i compagni di ogni parte dello Stivale, sempre con bonarietà e bon ton, senza trascendere in volgarità o in imperdonabili cadute di stile (Gianduia non per nulla è interlocutore di Don Bosco in una sua poesiola). Questo è in sintesi il senso più notevole che queste pagine evidenziano e, per questo, è un peccato ancora più grave che, col trascorrere degli anni, il tutto si sia stemprato in senso meramente ‘commerciale’.
Il Carnevale però non è più, lo si legge chiaramente tra le righe, anche se ha cercato di mantenere saldi i suoi valori originali e l’ha fatto ogni volta che il delegato a rappresentarli ricordava l’importanza che poteva avere il suo andare in giro per dichiararea tutti, soprattutto ai meno fortunati, ai più lontani, e a tutti quelli che religiosamente e civilmente celebravano di volta in volta la Città.
A sostegno delle parole c’è, e lo si presenta molto bene, un cospicuo e variegato insieme di disegni, fotografie, incisioni ed anche oggetti, che, raccolti con passione, attentamente studiati e catalogati, vengono raccontati in questo volume, con il piacere di partecipare al lettore ogni sfumatura, ogni vivacità utile per comprendere la storia niente affatto ‘minore’ che qui, però, viene raccontata per la prima volta. Per questo l’edizione merita l’attenzione e il riguardo delle opere prime, quelle vere, non quelle propinate come tali per futili motivi commerciali…
Il volume, esteticamente segue l’impianto di un catalogo d’arte e procede a blocchi passando dalla comparsa di Gianduja sulla stampa periodica e sui fogli d’occasione poi questo nostro personaggio, rustico magari di lineamenti ma curato nell’abito e dignitosissimo (per cui porta una livrea ma senza mai rinunciare alla dignità conquistata) sa dare la mossa che è il via ai riti carnevaleschi perché, da sempre è il maestro di cerimonia (primo al mondo) autorizzato a sostituirsi alle autorità cittadine. La sua solidità ha fatto sì che fosse adottato dalla pubblicità che ha visto in lui un emblema di continuità innovativa e per questo, pur diventando espressione commerciale, è rimasta viva la sua figura nei colori tradizionali del suo abbigliamento in costume quasi settecentesco. A Bogo, invece che trae le origini dal primo personaggio pupazzo usato dalla propaganda per la quale sembra nato, l’essere costituito soprattutto d’aria ha fatto sì che fosse presto esploso, dopo i festeggiamenti effimeri della settimana grassa. Che dire ancora, se non che, il volume lo rileva a ogni istante Carnevale a Torino nasce come espressione di buon gusto e di gusto contando soprattutto sul coinvolgimento degli artisti che s’ingegnarono nel loro Circolo per studiare ogni volta nuove forme, nuove attrattive visive, tutte rispettose del buon cliché ricco di bellezza e privo di volgarità che è innato nella torinesità.
Carlo A. M. Burdet
Sport, salute, integrazione: seminario a Torino
ARRIVA ALL’UNIVERSITÀ DI TORINO IL MODULO DIDATTICO “SPORT E INTEGRAZIONE”
Gli studenti e le studentesse dei Corsi di Laurea di Scienze motorie incontrano testimonial e buone pratiche nell’ambito del Seminario di presentazione “Io vengo dallo sport”
E’ in programma martedì 7 marzo presso le Aule UNITO ‘Ex-Stampa’ dI via Chiabrera 27 il Seminario “Io vengo dallo sport”, realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, Centro Servizi SUISM, Corsi di Laurea Magistrali LM67 in Scienze dell’Educazione Motoria e dell’Attività Adattata e LM68 in Scienze e Tecniche Avanzate dello Sport.
L’incontro, che avrà inizio alle 11.30 e verrà trasmesso anche in streaming su www.unito.it/media, rientra tra gli 11 seminari che verranno realizzati in altrettante università italiane come parte del modulo didattico “Sport e Integrazione”, un intervento promosso nell’ambito dell’omonimo progetto, realizzato da Sport e Salute S.p.A. e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.
Attraverso gli interventi previsti nell’ambito del Seminario, organizzato dalle professoresse Emanuela Rabaglietti, Cristina Mosso e Maria Caire, che sarà moderato dall’ex nuotatrice Cristina Chiuso e si svolgerà alla presenza di rappresentanti dell’Università degli Studi di Torino, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e di Sport e Salute – gli studenti e le studentesse avranno la possibilità di riflettere sulla gestione di gruppi multi-culturali e sulla valorizzazione del ruolo educativo dei futuri tecnici e insegnanti di attività motorie.
Porteranno la loro testimonianza il velocista delle Fiamme Gialle Josè Reynaldo Bencome de Leon, la lanciatrice delle Fiamme Gialle Daisy Oyemwenosa Osakue accompagnata dalla sua allenatrice Maria Marello, la saltatrice con l’asta del Battaglio CUS Torino Great Nnachi con il suo allenatore Luciano Gemello e l’ex calciatore di serie A e allenatore di calcio giovanile Simone Loria.
Il progetto Sport e Integrazione nasce nell’ambito dell’Accordo di programma tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e l’Autorità di Governo delegata in materia di sport, siglato nel 2020.
Tutte le informazioni sull’Accordo di Programma, le azioni realizzate e in corso sono disponibili sul sito www.sportesalute.eu/sporteintegrazione.html e sul portale istituzionale www.integrazionemigranti.gov.it.
Visita la sezione di Sport e Integrazione
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L’AUTOMOTIVE A TORINO / 8
Il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino – MAUTO – è tra i più antichi e importanti del suo genere. Prese origine da una proposta avanzata durante il congresso indetto dall’Automobile Club di Torino nel 1932 per celebrare i “Veterani dell’Automobile”, ovvero coloro che avevano conseguito la patente di guida da almeno 25 anni.
Fu Carlo Biscaretti di Ruffia a concepirlo, idearlo e radunarne la collezione iniziale, creando inizialmente una mostra retrospettiva nell’ambito del Salone di Milano nel 1933; vennero presentate una trentina di vetture, sollevando un grande interesse nel pubblico. Il MAUTO aprì le porte al pubblico solo nell’autunno del 1960, poco prima dell’Expo 1961, nella sede progettata dall’architetto Amedeo Albertini, rinnovato e ampliato in seguito in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia su progetto dell’architetto Cino Zucchi. Nel corso della sua storia il museo si è arricchito di nuove sezioni, come il centro di documentazione e la biblioteca – arricchita di libri, documenti originali e fotografie grazie al lascito Canestrini -.
Negli ultimi anni diventarono sempre più evidenti i limiti dell’edificio, soprattutto per la mancanza di spazi espositivi ormai saturi; così nel 2003 viene approvata la ristrutturazione del museo da parte della Città di Torino e il 10 aprile 2007 il museo viene chiuso al pubblico per avviare un grande processo di ristrutturazione che lo riguardò per 3 anni fino al 2011. Gli spazi interni hanno ricevuto un completo rivolgimento dell’allestimento – curato dallo scenografo franco-svizzero François Confino – e del percorso espositivo, integrando alla collezione ambientazioni e installazioni interattive, dividendo il tutto in tre parti distinte, una per ogni piano.
Nel percorso espositivo viene raccontata la storia dell’automobile, la trasformazione da mezzo di trasporto a oggetto di culto, dalle origini fino all’evoluzione contemporanea del pensiero creativo, analizzando i passaggi epocali della società attraverso l’evoluzione dell’auto. In mostra si trovano attualmente 150 vetture, cui si aggiungono le vetture in prestito temporaneo; le rimanenti 60 vetture della collezione sono conservate in uno spazio interrato denominato “Open Garage”, accessibile su prenotazione. Completa il percorso museale l’area mostre in cui vengono ospitate esposizioni temporanee di approfondimento. Recentemente il MAUTO ha avviato il proprio Centro di Restauro, il cui compito è la manutenzione ordinaria e straordinaria per le vetture della collezione, attenendosi alla metodologia scientifica in fase diagnostica e ai criteri di restauro conservativo negli interventi funzionali; collabora con il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale e svolge attività di formazione specifica.
FEBBRAIO
Torna puntuale l’appuntamento con le recensioni dei lettori del gruppo FB Un Libro Tira L’Altro Ovvero Il Passaparola Dei Libri:
nel mese di febbraio abbiamo discusso soprattutto del nuovo romanzo di Rossella Postorino Mi Limitavo Ad Amare Te, che ripercorre le dolorose vicende di un gruppo di orfani sullo sfondo della guerra dei Balcani; al secondo posto di questa speciale classifica troviamo Caminito, di Maurizio De Giovanni, molto apprezzato dagli amanti dei gialli; al terzo posto ci fa piacere notare l’apprezzamento dei lettori per l’opera dell’esordiente Marina Manco, autrice di Alleria.
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Incontri con gli autori
In collaborazione con la redazione del sito novitainlibreria.it questo mese potete leggere le interviste a Luigi Lamberti (BookaBook 2023), autore de Il Pianto Del Fuoco, Lisa Brondi l’autrice del thriller romantico Agente AY203 (EBS Print, 2022) e Federica Antonini in occasione dell’uscita del suo ultimo romanzo, L’Educazione Artistica (Scatole Parlanti, 2022).
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Per febbraio è tutto: vi ricordiamo che se volete partecipare ai nostri confronti, potete venire a trovarci su FB e se volete rimanere aggiornati sulle novità in libreria e gli eventi legati al mondo dei libri e della lettura, visitate il nostro sito ufficiale all’indirizzo www.unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it
Buone letture!
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Per prelievi e analisi del sangue senza obbligo di prenotazione e in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale
Ancora più vicini al territorio: a partire dal 4 marzo, il centro Humanitas
Medical Care di Corso Principe Oddone 30 apre anche il sabato per prelievi e
analisi del sangue, dalle ore 8 alle 12, senza obbligo di prenotazione e in
convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale.
Più comfort e tutta la qualità di refertazione del Laboratorio Analisi di
Humanitas Gradenigo, che – con esperienza specialistica pluriennale – è core
Lab di tutte le strutture Humanitas di Torino.
Il servizio va ad ampliare l’offerta del centro medico che dal lunedì al venerdì è
aperto per i prelievi e analisi del sangue dalle 7.30 alle 11.
Una coccola in più: anche il sabato proprio come in settimana, i pazienti dopo
prelievi e analisi di laboratorio potranno godersi la colazione offerta da
Humanitas Medical Care con un voucher per un caffè o un cappuccino e
brioche in un dei bar vicini convenzionati con il centro medico.
A disposizione dei pazienti c’è poi il portale digitale Humanitas con te: per
velocizzare le pratiche di ritiro e senza obbligo di tornare presso il centro medico,
i referti degli esami del sangue si scaricano comodamente da casa
accedendo e inserendo l’ID presente sul tagliando di promemoria ritiro referto
rilasciato al momento dell’accettazione.
Il centro medico Humanitas Medical Care di corso Principe Oddone 30 a
Torino, si trova a pochi minuti da Piazza Statuto, è facilmente raggiungibile con
i mezzi pubblici ed è dotato di un parcheggio gratuito riservato ai pazienti.
Per maggiori informazioni è a disposizione il numero 011.041.6060, dal lunedì
al venerdì dalle 8.30 alle 19.00, oppure ci si può presentare agli sportelli dal
lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 18.00 o ancora visitare il sito
https://www.humanitas-care.it/dove-siamo/torino-principe-oddone/.
Humanitas Medical Care Principe Oddone conta su un’area ambulatoriale
multispecialistica che si avvale dell’esperienza e della professionalità dei medici
di Humanitas Cellini e Humanitas Gradenigo: Oculistica, Cardiologia, Urologia,
Otorinolaringoiatria, Ortopedia, Fisiatria, Chirurgia generale, Chirurgia vascolare,
Proctologia e altre specialità cliniche sono a disposizione dei pazienti. Oltre a
un centro prelievi ad accesso diretto, convenzionato con il Servizio sanitario
nazionale e già diventato un punto riferimento per gli abitanti della zona, in corso
Principe Oddone 30 trovano posto anche un centro di diagnostica per
immagini, dotato di tecnologie innovative, un centro odontoiatrico e
un centro donna, un’area interamente dedicata alla salute femminile, con
visite ginecologiche e esami strumentali quali mammografia e ecografie. Tutto
per garantire percorsi di prevenzione e diagnosi per l’intera famiglia all’insegna di
comfort, qualità, precisione e rapidità. Il Medical Care di corso Principe Oddone 30
conta inoltre su un parcheggio riservato ai pazienti con ingresso da via Masserano
5/A.
Gli Alpini sostengono l’Hospice Cottolengo di Chieri
Si è svolta nei giorni scorsi la visita del Generale Nicola Piasente e del Presidente della Sezione di Torino dell’Associazione Nazionale Alpini, Guido Vercellino, all’Hospice Cottolengo di Chieri, il centro per le cure palliative creato dalla Piccola Casa e dedicato alle persone colpite da malattie severe, che beneficerà di una sala di formazione per le équipes della struttura, allestita grazie alla donazione dei fondi raccolti a dicembre da diversi Gruppi dell’ANA nel corso della tournée natalizia della Fanfara della Brigata Alpina Taurinense che ha toccato Savigliano, Rivoli, Forno Canavese, Bardonecchia, Trecate, Bra e Genova.
L’iniziativa benefica delle penne nere in armi e in congedo – che si iscrive nel perimetro dei forti legami storici tra il Corpo e il territorio con le sue comunità – contribuirà al funzionamento di uno spazio multimediale con strumenti informatici di qualità a disposizione di tutti gli operatori dell’hospice, fornendo la continuità formativa del personale che si prende cura degli ospiti e dei loro familiari.
La sala consentirà tra l’altro la partecipazione del personale a corsi a distanza, senza doversi assentare dal posto di servizio, facilitando così la presenza vicino ai malati.
La realizzazione del progetto è stata curata dalla Fondazione Davida, presente alla visita con il legale rappresentante Lino Marchisio e con il presidente onorario Luigi Cinaglia, insieme allo staff dell’hospice di Chieri, ospitato nella struttura storica dove il Santo Cottolengo trascorse i suoi ultimi giorni.