ilTorinese

Volley, Chieri alle finali Challenge Cup

La Reale Mutua Fenera Chieri ’76 si è qualificata alle finali della CEV Challenge Cup. Dopo il successo per 0-3 dell’andata in Germania, le biancoblù hanno chiuso i conti e centrato l’obiettivo aggiudicandosi i primi due set della semifinale di ritorno con il Suhl, poi vinta 3-1: la loro decima affermazione in altrettante partite giocate in coppa.

Al Pala Gianni Asti di Torino, di fronte a quasi 3200 spettatori e in un clima di grande festa (da segnalare anche il servizio a bordo campo della ragazze del Sermig, con cui il Chieri ’76 collabora), Bregoli lancia Storck titolare. Per il resto è il sestetto tipo con Bosio in palleggio, Weitzel e Mazzaro al centro, Cazaute e Villani in banda, Spirito libero.
Nel primo set Chieri prende subito un buon margine (8-3, Cazaute). Il Suhl rientra a 8-6 (muro di Laakonen), ma le chieresi allungano con Cazaute (13-7) e da lì in avanti mantengono sempre un margine di sicurezza di almeno 4 punti, chiudendo 25-20 alla prima palla set con Storck.
Il secondo set si apre con un 7-2 (Storck) per le chieresi, che raggiungono il distacco di 10 punti sul 18-8 (Villani) e in tutta tranquillità si aggiudicano set e qualificazione sul 25-15 con un muro di Villani.
Nel terzo set Bregoli getta nella mischia Morello, Butler, Kone, Rozanski, Nervini e Fini. Dopo un’ottima partenza ospite (0-5, Kindermann) Chieri ricuce a 5-6 (Rozanski) mancando però l’aggancio e andando di nuovo sotto 8-13 (muro di Kutlesic). Sfiorata ancora la parità sul 12-13 (Storck), le biancoblù subiscono un terzo break (13-16) che questa volta non riescono più a recuperare. Nel finale il Suhl allunga e chiude 19-25 alla seconda palla set su errore al servizio di Nervini.
Nel quarto set Chieri riparte un po’ contratta, ma ben presto ritrova il ritmo, pareggia sul 6-6 e da lì in poi non c’è più storia, imponendosi 25-15.
Miglior realizzatrice dell’incontro è Storck con 16 punti. Fra le chieresi chiude in doppia cifra anche Cazaute (12 punti in due set, col 53% in attacco), mentre nel Suhl spiccano i 14 punti di Brown, gli 11 di Hodanova e i 10 di Kindermann.

Le avversarie con cui Chieri se la vedrà per la conquista della Challenge Cup sono le rumene del Lugoj, che dopo aver perso 3-2 la semifinale d’andata hanno piegato 3-0 le serbe dello Stara Pazova nella semifinale di ritorno.
La finale d’andata si giocherà mercoledì 15 marzo al Pala Gianni Asti di Torino. Mercoledì 22 marzo il ritorno in Romania.

Reale Mutua Fenera Chieri ’76-Vfb Suhl Thuringen 3-1 (25-20; 25-15; 19-25; 25-15)
REALE MUTUA FENERA CHIERI ’76: Bosio, Storck 16, Weitzel 7, Mazzaro 3, Cazaute 12, Villani 7; Spirito (L); Morello 2, Grobelna, Nervini 6, Rozanski 9, Butler 4, Kone 2, Fini (2L). All. Bregoli; 2° Piazzese.
VFB SUHL THURINGEN: Ewert 1, Kindermann 10, Delic 1, Laakonen 4, Brown 14, Hodanova 11; Bamba (L); Kutlesic 7. N. e. Liu, Harbin. All. Hollosy; 2° Schweser.
ARBITRI: Basic (Bosnia-Erzegovina) e Rejaeyan (Francia).
NOTE: presenti 3182 spettatori. Durata set: 26′, 24′, 26′, 23′. Errori in battuta: 16-8. Ace: 3-4. Ricezione positiva: 49%-55%. Ricezione perfetta: 18%-19%. Positività in attacco: 39%-31%. Errori in attacco: 9-14. Muri vincenti: 14-5.

Ufficio stampa Reale Mutua Fenera Chieri ‘76

Regione e Comune trovano l’accordo Il nuovo ospedale di Torino si farà alla Pellerina

Entro marzo l’intesa e già ad aprile la gara per il progetto che sarà pronto nella primavera 2024

 

Si è riunito oggi al grattacielo, sede della Regione Piemonte, il tavolo tecnico politico tra Regione e Comune di Torino per programmare il percorso di realizzazione del nuovo ospedale della zona nord ovest della città. Al tavolo hanno partecipato il presidente Alberto Cirio, con l’assessore alla sanità Luigi Genesio Icardi, il sindaco Stefano Lo Russo, con gli assessori al welfare Jacopo Rosatelli e all’Urbanistica Paolo Mazzoleni, insieme al direttore dell’Asl Città di Torino Carlo Picco.

Durante l’incontro, che si è svolto in un clima di cordiale collaborazione, è stato condiviso un percorso che porterà entro la fine di marzo alla firma di un protocollo di intesa tra Regione e Città che prevede un preciso cronoprogramma: già ad aprile l’avvio della gara per l’individuazione del soggetto a cui affidare, entro settembre, la progettazione del nuovo ospedale che dovrà essere realizzata entro la primavera del 2024.

Il primo punto della riunione è stato l’analisi comparativa in base a dati oggettivi tra le diverse ipotesi di localizzazione del nuovo ospedale.

In base ai dati, è stata esclusa l’area dell’ex Thyssen Krupp che, oltre a essere di proprietà di un privato, presenta gravi problemi di compatibilità ambientale a causa della precedente vocazione industriale, oltre a un elevato rischio idrogeologico, come evidenziato anche dai tecnici dell’Aipo. Esclusa anche la zona dell’ex Macello in via Traves, che non rispetta i parametri di sicurezza sanitaria legati ai tempi di intervento del 118 in quanto poco baricentrica rispetto all’area di riferimento del futuro ospedale. Quello del Maria Vittoria è poi il pronto soccorso, in città, che registra il maggior numero di accessi e la localizzazione del nuovo ospedale deve quindi rispettare l’attuale bacino di utenza.

Regione e Comune hanno quindi condiviso che l’area interessata dalla nuova struttura sia il piazzale sterrato delimitato da corso Regina Margherita, corso Lecce e corso Appio Claudio.

Il Comune di Torino ha infatti individuato una soluzione tecnica per le fasce di rispetto acustico, che consente di contenere lo spazio nella zona sterrata attualmente usata per le giostre, senza toccare l’area del parco adiacente. Per il Comune e per la Regione è infatti essenziale che la realizzazione del nuovo ospedale non coinvolga l’area verde della Pellerina. A questo proposito, l’Asl ha sottolineato che, a conclusione dei lavori, il saldo delle aree verdi sarà positivo rispetto alla situazione attuale.

Il nuovo ospedale, oltre a superare le difficoltà sanitarie rappresentate dalla vetustà delle attuali strutture Maria Vittoria e Amedeo di Savoia, rappresenterà un vantaggio anche in termini ambientali e di consumo energetico. Non solo con il risparmio in bolletta, garantito dall’efficienza della nuova infrastruttura, ma soprattutto per le minori emissioni di CO2 con effetti positivi sulla qualità dell’aria il cui miglioramento, hanno ribadito Comune e Regione, è una delle priorità dell’azione di governo delle due amministrazioni.

Regione e Comune hanno poi condiviso la futura vocazione per i due attuali presidi sanitari della zona: l’ospedale Maria Vittoria e l’Amedeo di Savoia. Per quest’ultimo è in corso un progetto di recupero, mentre per il Maria Vittoria sarà conservata la vocazione socio sanitaria.

«Abbiamo definito un percorso chiaro e con un cronoprogramma preciso che supera le criticità e getta le basi per la costruzione di un’altra opera sanitaria strategica a servizio dei cittadini. E come tutte le scelte importanti anche questa la facciamo lavorando insieme» sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio.

Per l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi, «la soluzione tecnica individuata dal Comune per le fasce di rispetto acustico soddisfa soddisfa pienamente le esigenze sanitarie e consente di ricavare il maggiore spazio necessario all’interno dell’area individuata come la più idonea».

«Siamo soddisfatti – dichiara il sindaco Stefano Lo Russo – del recepimento delle osservazioni e del superamento delle criticità che abbiamo posto a partire dalla completa salvaguardia del parco, dalla garanzia del mantenimento della vocazione socio sanitaria sia dell’Amedeo di Savoia che del Maria Vittoria e dagli indubbi benefici ambientali in termini di riduzione di CO2 che deriveranno dalla realizzazione del nuovo ospedale. La salute dei torinesi è un bene prioritario e l’offerta di qualità del sistema pubblico è condizione strategica per la nostra Città. Il nuovo ospedale darà in questo quadro un contributo fondamentale. L’8 marzo abbiamo convocato sul tema le Commissioni consiliari di competenza ed è prevista anche la condivisione con la Conferenza socio-sanitaria e le rappresentanze territoriali e professionali».

Scambia le etichette al supermercato per pagare meno gli articoli più cari

Un uomo di 33 anni è stato denunciato dai Carabinieri per aver sostituito le etichette di alcuni prodotti alimentari al supermercato. Secondo le prime ricostruzioni, avrebbe staccato l’etichetta da una merce di poco valore e l’avrebbe attaccata su un’altra di costo molto superiore. Poi, però, alla cassa è stato smascherato  dal personale dell’esercizio commerciale. L’episodio è avvenuto a Biella.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Desirò (Lib-Pop): “Con Schlein cresce il populismo”

 IL TERZO POLO DOVRÀ DECIDERE COSA ESSERE “DA GRANDE”

“L’operazione ‘Occupy PD‘ messa in atto da Elly Schlein, a base di slogan, vecchie proposte della sinistra massimalista ed attraverso l’ideologizzazione dei temi, segna un ulteriore incremento del populismo che ormai imperversa nel sistema politico nazionale, preannunciando scossoni nei campi politici affini”, così Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, commenta l’elezione del nuovo Segretario PD e le relative ripercussioni politiche.
“Se da un lato, ora, PD e 5 Stelle sembrano talmente simili da poter diventare un corpo unico, sia in termini di proposte che di elettorato, dall’altro si libera quel campo riformista da sempre oggetto del desiderio dei leader del cosiddetto terzo polo“, continua Desirò.
“L’operazione ‘Renew Italy‘, che, nei mesi scorsi, sopratutto con Calenda ha mostrato un certo strabismo verso sinistra, ora si troverà davanti ad un bivio che potrà segnarne il futuro: occupare il campo riformista, spostandosi ancora più a sinistra di quanto non sia stato fin qui ed abbandonare il tentativo di unire a sé anche il mondo liberale, oppure diventare davvero ‘terzo’, abbandonando il pregiudizio verso il centrodestra ed abbracciando l’idea di poter scegliere, volta per volta le proposte più affini, come fatto per Bucci a Genova”, aggiunge Desirò.
“Per il Terzo Polo, che sembra accelerare sul progetto del partito unico, è tempo dunque di fare chiarezza, di decidere cosa essere, lasciando da parte la confusione politica e strategica che ne ha contraddistinto fin qui il cammino e che è coinciso con le debacle lombarda in solitaria e laziale nel centrosinistra. Osservando il populismo economico e sociale della coppia Conte-Schlein, non può più sussistere una preferenza rispetto ad eventuali accordi con un centrodestra che, Salvini a parte, dimostra di essere oggi più concreto, credibile ed europeista rispetto il campo avverso”, conclude Desirò.

Contromano in tangenziale: multa di duemila euro

Ancora un contromano sulla tangenziale torinese. Tragedia evitata domenica mattina, 26 febbraio, verso le ore 11,00, quando una pattuglia della Sottosezione della Polizia stradale di Torino, durante il servizio di vigilanza stradale intercettava un’autovettura che stava percorrendo in senso contrario la carreggiata direzione Torino del raccordo Torino – Pinerolo.

Il veicolo, un Mercedes Viano di core bianco, viaggiava, all’altezza dello svincolo denominato Drosso, a ridosso della corsia di emergenza adiacente al guard rail di destra.

Gli agenti procedevano a bloccare prontamente il veicolo e mettere in sicurezza la circolazione stradale.

Dalla prima ricostruzione della pattuglia intervenuta emergeva che il conducente, una cittadina cinese di 50 anni, stava percorrendo contromano l’ultimo tratto dello svincolo del Drosso immettendosi sul raccordo Torino – Pinerolo, dopo aver percorso un tratto della tangenziale sud di Torino in carreggiata sud.

La stessa, dopo aver riferito agli agenti di aver sbagliato strada e vista la gravità della condotta, veniva sottoposta a tutti gli accertamenti di rito per verificare  l’eventuale abuso di alcol e/o di sostanze stupefacenti, con esito negativo.

Gli veniva quindi, contestata la circolazione contromano, per un totale di oltre 2.000€ di multa e il fermo amministrativo del veicolo per 3 mesi.

Festa della Francofonia a Torino: un mese di eventi per raccontare il francese

L’Alliance Française Torino presenta l’edizione 2023 della Festa della Francofonia: un viaggio per conoscere culture diverse, accomunate dalla stessa lingua. A Torino una ricca programmazione pensata per promuovere plurilinguismo e diversità culturale, in collaborazione con realtà del territorio, istituzioni internazionali e con scuole piemontesi.

Tra i partner di quest’anno: l’Institut Français Italia, l’Università degli Studi di Torino, la Délégation du Québec en Italie, le Biblioteche civiche Torinesi, il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà di Torino, il Centre de la Mémoire d’Oradour sur Glane, Istoreto – Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, A.N.C.R. – Archivio nazionale cinematografico della Resistenza, il Polo del ‘900 di Torino.

Cartella stampa e immagini
« Avec le temps, va, tout s’en va…»
Questi celebri versi di Léo Ferré ricordano con nostalgia l’inesorabile trascorrere del tempo, tema che prima o poi nella vita tocca ciascuna e ciascuno di noi e che sarà il fil rouge del programma della Francofonia 2023.
Il calendario di quest’anno sarà ricco e vario come nelle precedenti edizioni, ma ecco una selezione per mettere in luce alcuni percorsi specifici. 
Rifletteremo in particolare sull’importanza della memoria per comprendere la nostra epoca alla luce della storia passata e sui possibili modi per coinvolgere le generazioni più giovani in questa riflessione. Un progetto ambizioso, realizzato in collaborazione con il Museo della Resistenza di Torino e con cinque responsabili di musei e centri francesi della memoria.
Ci lasceremo stupire, l’8 marzo, da cortometraggi molto brevi che in pochi minuti esprimeranno un concentrato dell’originalità femminile.
Giocheremo in tutti i tempi con le scuole medie grazie al concorso “Dis-moi dix mots”che declina il Tempo in tutte le sue forme linguistiche.
Infine, ci prenderemo il tempo di condividere un Apéro con il regista Moise Touré per una pausa sospesa. Sono solo alcuni istanti di questo mese della Francofonia che vi invitiamo a scoprire in modo dettagliato nel programma seguente.
Antonia Sandez Negrini

“Il suonatore” e il “Concerto a due figure” di Antiveduto Gramatica nuovamente uniti

Solo fino a domenica 5 marzo alla Galleria Sabauda

Visibilmente emozionata, Maura Picciau, dirigente della Direzione Generale Musei, giunta appositamente a Torino per la solennità dell’occasione, parla di “fonte di soddisfazione”.

E sottolineando il grande lavoro di trattative e studi che hanno preceduto questa inaugurazione, un lavoro durato più di un anno e mezzo, punta l’attenzione sull’obiettivo del Ministero, ormai ventennale, all’arricchimento dei musei pubblici: consolidato lo scorso anno con una interessante voce di spese per gli acquisti, che ha fatto sì che questo “Concerto a due figure” di Antiveduto Gramatica, dipinto tra il 1608 e il 1612, un olio su tela pressoché quadrato (83 x 88,5 cm) potesse essere ricongiunto al “Suonatore di tiorba” che già fa parte del patrimonio della Galleria Sabauda: “uno dei vertici giovanili dell’attività di Gramatica – affermano i responsabili – per la raffinatezza nella resa delle figure e dei panneggi, la qualità cromatica nelle tonalità dei bruni e dei colori accesi e la rappresentazione degli strumenti musicali”. 

Sottolinea ancora la dirigente “il coraggio e la discrezione” dell’intera operazione, compiuta con “doppio controllo anche quadruplo controllo”, a significare la ricchezza e l’importanza dell’opera, l’urgenza perché essa venisse presto ricongiunta e potesse riformare ottimisticamente un unicum con la tela consorella. “Un’opera importante per la storia dell’arte, e vorrei dire quasi delle arti”, conferma Enrica Pagella Direttrice dei Musei Reali. “Un momento di memoria della città” che viene a far parte di un progetto ben più ampio: “L’incremento dei patrimoni può avvenire per via di donazioni, che attestano il radicamento dell’istituzione nella comunità di riferimento, oppure per via di acquisti, tesi a valorizzare, arricchire e talvolta risarcire o completare la catena di valori storici e artistici che si è sedimentata nel tempo.”

L’interessamento del Ministero è il frutto dell’intuito e degli sforzi appassionati di due galleristi torinesi, Massimiliano Caretto e Francesco Occhinegro, che scoprono il “Concerto” sul mercato dell’antiquariato londinese. La tela è nelle mani di Derek Jones e il punto primo è quello di distogliere la volontà dell’antiquario a voler interpellare un più vasto mercato internazionale. Memori del “Suonatore” e certi di una medesima radice delle due tele a seguito dell’attento studio del critico Gianni Papi, massimo specialista di Gramatica (che ricordiamo ebbe origini senesi, che arrivato a Roma appena ventenne potè già metter su una bottega tutta sua e ospitare i primi passi di Caravaggio nella città dei Papi, che potè godere degli appoggi di una personalità influente come il cardinale Francesco Maria Dal Monte) – tele suddivise assai presto, dal momento che due opere potevano rendere sul mercato assai più di una sola -, forti di ulteriori indagini diagnostiche e della conoscenza di copie posteriori che attestavano l’unicità della composizione, i due galleristi si mettono in contatto con il museo torinese in modo da consolidare una scelta che avrebbe portato al ricongiungimento.

Prima di arrivare agli sviluppi ultimi dell’operazione, risulta estremamente interessante l’ascolto della ricca narrazione da parte di Annamaria Bava, forse la persona che più da vicino ha seguito le tante vicende che interessano le due opere, dell’excursus che inevitabilmente abbraccia in esclusiva “Il suonatore” e abbandona alla piena solitudine artistica il “Concerto”, velocemente scomparso ad ogni conoscenza. Quindi è bene ricordare come “Il suonatore”, giunto a Torino nel 1635 – forse complice un veloce passaggio o una più lunga permanenza in città già una quindicina di anni prima dello stesso Gramatica – tra le diciassette opere volute dai Savoia per le proprie raccolte e passato quindi al patrimonio di Tancredi e Giulia Falletti di Barolo e, alla morte di lei (1864), donato dalla famiglia alla Sabauda, sia stato sino al 1928 attribuito al Caravaggio e che soltanto in quell’anno Roberto Longhi gli abbia ridato l’esatta paternità. Dando poi per buono il riconoscimento di una tiorba per lo strumento nelle mani del musico, allora si identificherebbe in Cesare Marotta il protagonista, pugliese d’origine e coniugato con quella Ippolita Recupito che ci guarda dal “Concerto” e che all’epoca fu una delle voci più apprezzate dalle corti, Mantova Roma Ferrara, dal 1603 stipendiata da Dal Monte. Se al contrario si prestasse voce a quella corrente di esperti che vede nello strumento la rappresentazione di un arciliuto (di una cordatura doppia e di un registro più acuto), allora il protagonista diverrebbe Vincenzo Pinti, conosciuto come il “cavaliere del liuto”.

Le due tele rimarranno affiancate nella sala della Sabauda per una settimana soltanto, sino a domenica 5 marzo, per poi essere nuovamente offerte allo sguardo degli studiosi. Si avranno maggiori notizie ad esempio su quella sigla T94 che è sul retro del “Concerto” (forse un passaggio tra la raccolta Del Monte a quella Torlonia?) o quel numero 1085 che sta alla base della medesima tela, sulla sinistra, certo ai tagli su entrambe le tele e a quei dodici cm mancanti alla base del “Concerto”; forse il tutto da decifrare ponendo a lato un’altra tela, della collezione Lancellotti, quattro musici tra i quali inequivocabilmente si riconosce il Marotta a cui i Savoia nel 1612, data utile per una più esatta datazione del quadro, diedero l’onorificenza di cavaliere.

Dal 9 giugno le due tele saranno al centro di una esposizione – molti i soggetti musicali, non ultime quelle “Muse” che Gramatica, verosimilmente intorno al 1621, realizzò per Vittorio Amedeo I e Cristina di Francia – che prenderà le mosse dalla collezione Falletti di Barolo, ampliando quella sala che racchiude i caravaggeschi e che già oggi mostra sul fondo quel capolavoro che è “L’Annunciazione” di Gentileschi.

Di 350 mila euro è la cifra che il Ministero della Cultura ha versato a mister Jones per l’acquisto e per il fortunato ricongiungimento, lasciandogli l’onere di un tondo 10% di tasse doganali al nostro paese.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Maura Picciau, dirigente della Direzione Generale Musei, e Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali, durante la presentazione delle due opere di Antiveduto Gramatica; “Il suonatore di tiorba” e “Concerto a due figure” e particolari.

Si cercano comparse in Val di Susa per la serie “Fuochi d’artificio”

È  prodotta da Matrioska e Fandango, le riprese sono previste nei prossimi mesi primaverili.

Dal 4 al 6 marzo sono in programma i casting per trovare comparse adulte, dai 18 agli 80 anni ed anche minori dai 5 ai 16 anni.

Nel dettaglio si cercano: militari veri, persone che sappiano parlare tedesco, uomini dai 25 ai 65 anni biondi con occhi azzurri, persone maggiorenni, residenti a Bardonecchia, Oulx, Exilles, Susa e paesi limitrofi.

I casting si svolgeranno il 4 marzo a Bardonecchia, al Palazzo delle Feste, dalle 10,30 alle 13 e dalle 14 alle 19; il 5 marzo, negli stessi orari, alla Casa delle Culture di Oulx ed il 6 marzo, nella Sala Consiglio del Municipio di Exilles.

“Un’occasione di visibilità importante per l’intero territorio dell’Alta Val di Susa” sottolinea il vice sindaco di Bardonecchia Vittorio Montabone, che ricorda il protocollo di intesa, siglato nei mesi scorsi, tra l’Amministrazione Comunale di Bardonecchia e Film Commission Torino Piemonte, finalizzato proprio a possibili ambientazioni di produzioni cinematografiche e televisive. “Siamo molto contenti di questa opportunità, che conferma l’importanza dell’accordo con Film Commission Torino Piemonte, e siamo sicuri che il nostro territorio saprà rispondere al meglio a questa importante occasione”.

Il Presidente di Film Commission Torino Piemonte Beatrice Borgia ricorda che “nell’ultimo anno, grazie alla propria Rete regionale, FCTP ha rafforzato la collaborazione con molti comuni montani: i protocolli d’intesa siglati permettono di mettere a sistema le potenzialità di ogni territorio. Anche in questo caso troviamo nel Comune di Bardonecchia un importante alleato per il nostro operato e per la valorizzazione dell’audiovisivo piemontese”.

 

Una coppia di Barletta riceve 500 euro per volo in ritardo Ryanair Torino Napoli

Il volo Torino Napoli ha portato un ritardo di oltre 3 ore, cambiando tutti i piani previsti in precedenza.

Anziché atterrare alle 11:15, come previsto, il volo è giunto all’aeroporto di Napoli solamente alle 14:27. Un ritardo di oltre tre ore per una coppia di Barletta, avvenuto il 9 dicembre 2021, che ha portato non pochi disagi ai due viaggiatori e ad altri passeggeri del volo.

Sulla questione è intervenuto il Giudice di Pace di Torino, che, pochi giorni fa, ha condannato Ryanair al pagamento di 500 euro nei confronti dei due passeggeri.

«Il Giudice di Pace di Torino – commentano da ItaliaRimborso, che ha assistito i passeggeri , ha applicato il Regolamento Comunitario 261/2004, che tutela i passeggeri aerei anche in casi di ritardo aereo. Oltre le tre ore di ritardo, infatti, i passeggeri possono richiedere la compensazione pecuniaria. Nella fattispecie non vi erano circostanze di sciopero o di condizioni meteo avverse che incidessero sulla rotta aerea».

ItaliaRimborso punta a far valere i diritti dei viaggiatori ed ancora una volta ha ricevuto una sentenza accolta, accaduto come il 98,1% dei casi. Per attivare l’assistenza, senza alcun prezzo per il passeggero, è possibile farlo agevolmente, compilando il form presente nell’homepage del sito italiarimborso.it.

Al Museo di Zara: Il mestiere delle arti in Italia. Capolavori da Palazzo Madama

Narodni Muzej Zadar – Museo Nazionale di Zara

 

2 marzo –  21 maggio 2023

 

Cartella stampa al link: https://bit.ly/mostraZara

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino presenta, dal 2 marzo al 21 maggio 2023, al Narodni Muzej Zadar, il Museo Nazionale di Zara, la mostra Il mestiere delle arti in Italia. Capolavori da Palazzo Madama.

L’esposizione, promossa dall’Istituto Italiano di Cultura Zagabria, con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Zagabria, è dedicata all’eccellenza dello stile italiano, unanimemente ammirato nel mondo, e al suo affondare le proprie radici in secoli di affinamento di ideazione e tecniche in ogni campo delle arti suntuarie, al servizio delle corti e in funzione dei commerci.

La mostra, appositamente progettata per gli spazi e in dialogo con le collezioni del Museo Nazionale di Zara, presenta un centinaio di opere dei Musei Civici di Torino, prevalentemente conservate a Palazzo Madama, espressione delle botteghe e manifatture di tutta Italia dal tardo Medioevo al Settecento, a testimoniarne estesamente la maestria e genialità. Nello specifico sono documentati i vetri di Murano, i rami smaltati veneziani, i bronzetti rinascimentali di area veneta, i ferri cesellati di produzione lombarda, la maiolica centro-italiana, la porcellana di Doccia, Vezzi, Cozzi e Napoli, i tessuti e i merletti, l’ebanisteria, il microintaglio in legno e avorio, le legature decorate.

Palazzo Madama, nato come museo di arti applicate all’industria e inaugurato il 4 giugno 1863, conserva una delle collezioni di arti decorative più importanti d’Europa, concepita in un periodo di forti mutamenti, quando l’esigenza primaria era di raccogliere e di tutelare le memorie patrie e i ritrovamenti archeologici che si andavano susseguendo sul territorio cittadino in costante espansione. Al contempo si sviluppò rapidamente una sezione particolare, quella della Storia del lavoro, che, sull’esempio di un grande museo come il South Kensington di Londra (ora Victoria and Albert Museum), intendeva illustrare la storia delle arti applicate a beneficio degli artisti e degli artigiani che erano invitati a ispirarsi ai manufatti del passato. La presenza a Torino del Regio Museo Industriale Italiano, fondato nel 1862, che assolveva al compito di documentare la storia dell’industria e forniva non solo approfondimenti su materie prime e macchinari, ma disponeva anche di laboratori e aule didattiche, fece sì che il Museo Civico potesse configurare le sue raccolte in senso marcatamente storico-artistico. Queste caratteristiche si accentuarono man mano che si andavano precisando gli ambiti delle collezioni: le sezioni archeologica e preistorica furono via via dismesse, cedute ad altre istituzioni cittadine in cambio di opere di arte decorativa più pertinenti al carattere del museo.

È questa la cornice in cui si è elaborata la scelta di opere da proporre a Zara, secondando precipuamente quanto compiuto per il Museo Civico di Torino da Emanuele Taparelli d’Azeglio (1879-1890), figlio di Roberto, primo direttore della Pinacoteca Sabauda e nipote del più celebre Massimo, pittore, scrittore e politico. D’Azeglio aveva svolto la carriera diplomatica nelle grandi capitali europee (Monaco, Vienna, l’Aja, Bruxelles, San Pietroburgo) e si era poi trasferito a Londra nel 1848. Qui era stato testimone della prima Esposizione universale allestita al Crystal Palace nel 1851 e della nascita della National Gallery e del Victoria and Albert Museum. È nel contesto internazionale del mercato d’arte londinese che aveva preso forma la sua passione collezionistica, di particolare rilevanza per la collezione di maioliche e porcellane italiane e per quella dei vetri dorati e dipinti, la prima donata al museo nel 1874, la seconda depositata nel 1877 e donata poi per lascito testamentario nel 1890.  Rientrato a Torino ed eletto direttore, promosse la crescita delle raccolte di arte decorativa sull’esempio dei grandi musei inglesi, con particolare attenzione alle ceramiche e ai tessuti. Da qui si è principiato per individuare i nuclei storici e narrativi da predisporre nell’allestimento al museo di Zara, concepito in sale che illustrino ciascuna un materiale e le sue declinazioni artistiche, così da offrire un compiuto quadro dell’abilità e intelligenza di artigiani e artisti italiani, offrendo al pubblico la possibilità di comprendere appieno l’avvio della stagione rinascimentale dagli esiti medievali e la deflagrazione del barocco a livello europeo.

Dal primo ambiente che tratta la storia dell’avorio – dalle rotte commerciali, usi e tecniche nel Medioevo ai centri di produzione, dunque gli avori romanici in Italia meridionale per giungere alla bottega degli Embriachi a Venezia fino agli avori torniti del Rinascimento e al virtuosismo asimmetrico barocco – si affrontano poi i temi della tarsia, della microscultura e dei mobili intarsiati accompagnati dalle vicende inerenti gemmecammei e paste vitree tra Medioevo e Neoclassicismo. Il medesimo asse temporale con cui si presentano le legature e si va ad approfondire la storia delle maioliche. A partire dalla “protomaiolica” delle regioni meridionali e la “maiolica arcaica” di quelle centro-settentrionali si giunge a esemplificare quanto compiuto nel Quattrocento nei centri della Toscana, dell’Emilia-Romagna, delle Marche e dell’Umbria, quando i ceramisti italiani innovarono la tradizione islamica facendo uso di motivi decorativi ispirati al repertorio gotico e rinascimentale e altri derivanti dalle porcellane cinesi, e ampliando la tavolozza dei colori. Per poi sottolineare la novità della nascita dell’istoriato, ovvero la colorata pittura di storie sopra la superficie bianca della ceramica. Da qui si passa alla porcellana, narrando le vicende della fabbrica Vezzi di Venezia e Ginori di Doccia, trattando infine il grande tema del ricamo e dei tessuti, a sottolineare quanto nel Medioevo in Europa il ricamo fosse considerato tra le arti più preziose e illustrando tra Quattro e Cinquecento la specializzazione nel ricamo in seta e oro delle maestranze insediate a Venezia, nella Milano degli Sforza, a Genova, Roma, Napoli, Palermo, ove le corti signorili e prelatizie e la ricca aristocrazia commerciale favorirono con la propria committenza la produzione artistica e suntuaria. L’esposizione si conclude con la presentazione di alcuni tessuti scelti dalle raccolte di velluti, che coprono sette secoli di storia, di cui un significativo e splendido nucleo fu già alla Esposizione di Tessuti e Merletti organizzata a Roma nel 1887.

“La storica amicizia fra Italia e Croazia – sottolinea Pierfrancesco SaccoAmbasciatore d’Italia in Croazia –  ha solide e vaste basi nella cultura dei due popoli, particolarmente evidenti a Zara e in altre città croate. Le opere di Palazzo Madama che saranno esposte nel magnifico Palazzo del Rettore di Zara saranno altrettanti messaggeri di bellezza, di saper fare italiano e di rinnovata integrazione fra i due stati e i due popoli nella comune patria europea.”

“La mostra in programma presso il Palazzo del Rettore del Museo Nazionale di Zara espone al pubblico una selezione della più raffinata produzione delle arti applicate in Italia, attraverso i secoli, in uno storico e importante museo croato – afferma Gian Luca BorgheseDirettore dell’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria – l’evento dunque sottolinea la prossimità tra due popoli stretti in una cultura comune e condivisa, che persegue la conciliazione dell’utile con il bello. Agli occhi del pubblico si offre uno specchio del passato ma anche spunti e idee per i mestieri delle arti che hanno un grande avvenire in paesi di antica tradizione come i nostri”.

“È una grande emozione poter presentare, in un museo tanto prestigioso e carico di storia quale quello di Zara, alcuni dei capolavori di una tra le raccolte di arti decorative più importanti d’Europa” dichiara il curatore della mostra Giovanni Carlo Federico Villa, che prosegue “Palazzo Madama, con i suoi duemila anni di vita perno di Torino capitale, accoglie negli ambienti romani e medievali, barocchi e risorgimentali preziose oreficerie, avori, vetri dorati e dipinti, tessuti, maioliche e porcellane che rappresentano l’essenza stessa dell’arte non solo occidentale, quelle arti applicate che sono memoria, identità e proiezione di ogni cultura. E siamo profondamente grati a Sua Eccellenza l’Ambasciatore d’Italia a Zagabria, Pierfrancesco Sacco, e al direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria, Gian Luca Borghese, di aver offerto alla Città di Torino e al suo Museo Civico questa straordinaria opportunità di dialogo in uno dei cuori del Mediterraneo, epicentro del millenario incontro di genti e sapienze artistiche”.

La mostra e il catalogo sono a cura della direzione e conservatoria di Palazzo Madamal’organizzazione è di Glocal Project Consultingil progetto allestitivo di Emilio Alberti e Mauro Zocchetta.