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A Torino le finali di Champions League 2023 di volley

È ufficiale: il 20 maggio Torino e il Piemonte saranno il palcoscenico delle Finali della Champions League 2023 di volley maschile e femminile.

Fabrizio Ricca: “Fieri di questo ennesimo risultato del Piemonte. Il grande sport genera grandi ricadute e la pallavolo troverà qui una nuova casa”.

Mimmo Carretta: “Siamo felici di ospitare questo importante evento e orgogliosi di mettere a disposizione la straordinaria capacità organizzativa e il nostro patrimonio al servizio del volley internazionale”.

L’annuncio fatto oggi dalla CEV, la Confédération Européenne de Volleyball, rappresenta una grande occasione di promozione sportiva per il Piemonte e per la città di Torino, oltre che un nuovo tassello del puzzle di eventi internazionali che costellano il calendario agonistico locale.

Siamo fieri che anche la pallavolo internazionale trovi casa in Piemonte e che lo faccia venendo a giocare sul nostro territorio la finale di uno dei suoi titoli più prestigiosi – afferma l’assessore allo Sport della Regione Piemonte, Fabrizio Ricca -. Questo nuovo evento permetterà ad atleti e appassionati di sport di conoscere la nostra regione e scoprirne non solo le bellezze ma anche le solide capacità organizzative. I grandi eventi sportivi sono un traino per l’economia del territorio, questo lo hanno ribadito con precisione tutte le ricerche sulle ricadute economiche che abbiamo fatto svolgere fino a oggi, e siamo certi che anche la Finali della Champions League di volley regalerà al Piemonte grandi soddisfazioni”.

Dopo il grande successo delle Final Eight di Basket, Torino è pronta ad accogliere un altro appuntamento internazionale di Sport – dichiara l’assessore allo Sport e ai Grandi eventi della Città di Torino, Mimmo Carretta -. In attesa del Campionato Europeo di Pallavolo femminile che vedrà la nostra città sede delle gare Italia-Bosnia Erzegovina e Italia-Croazia rispettivamente il 22 e 23 agosto, il 20 maggio si svolgeranno al Pala Alpitour Le Super Finals di Champions League di Volley 2023, femminile e maschile. Siamo felici di ospitare questo importante evento. I riflettori continuano a illuminare Torino, le sue bellezze, la sua storia, la sua immensa tradizione sportiva. Siamo orgogliosi di mettere a disposizione la straordinaria capacità organizzativa e il nostro patrimonio al servizio del volley internazionale”.

Torino magica: i luoghi e le energie della città

Il capoluogo del Piemonte è conosciuto per molte ragioni. Sede del regno dei Savoia e prima capitale del Regno d’Italia, vanta anche un ricco passato culturale. È stato infatti un vivace crocevia di variegate personalità, un ritrovo di intellettuali e di conseguenza un ricettacolo di s e leggende. La più famosa vuole che Torino sia magica dato che è il punto di intersezione dei due triangoli della magia, quella bianca e quella nera. Infatti in questa città coesistono sia le energie positive che quelle negative che risultano spartite geograficamente esattamente nei due lati opposti della città.

Torino magica piazza castello I Il Torinese

La Torino magica: il Bene

Tutto il centro abitato è nettamente diviso in due. La parte più vicina al fiume è considerata quella benefica, essendo tradizionalmente collegata al culto delle acque. Sulle sponde del Po infatti sorge la Gran Madre, che secondo le antiche storie è stata fondata su un tempio egizio dedicato alla dea Iside. La chiesa è considerata un posto molto potente per le sue vibrazioni femminili, date dalla presenza di queste divinità che condividono le caratteristiche di vergine e madre. Inoltre pare che lungo la sua scalinata una delle due statue sia la chiave per trovare il Santo Graal. Basterebbe seguire infatti lo sguardo di quella che tiene in mano un calice per trovare la reliquia più famosa di tutti i tempi.

Torino magica Gran Madre I Il Torinese

Il polo maschile invece è rappresentato dalla Mole Antonelliana, che viene recepita nella tradizione esoterica come una antenna che canalizza l’energia dalla terra verso il cielo. Invece in Piazza Castello, precisamente davanti all’entrata di Palazzo Reale, è ricco di vibrazioni positive. Infatti il cancello, sorvegliato dai due Dioscuri, rappresenta al contempo il punto più positivo della città e quello di confine con la zona più oscura.

Torino magica mole I Il Torinese

Il Male, il quadrilatero e piazza Statuto

Questa ha la sua maggiore espressione in Piazza Statuto, dove la credenza popolare ha situato l’entrata dell’inferno. Il collegamento con la religione cattolica è sicuramente dovuto al monumento che troneggia al suo centro, quello dedicati ai caduti durante la costruzione del Traforo del Frejus. Si tratta infatti di un ammasso di rocce e di corpi su cui troneggia un Genio Alato. La simbologia ufficiale rappresenterebbe infatti i minatori, vittime di un’impresa che all’epoca era considerata estremamente tecnologica. Essendo una allegoria del progresso, i corpi potrebbero anche rappresentare i Titani sovrastati da una figura celeste, la Ragione. Però proprio la forma di quest’ultima richiama una delle iconografie collegate a Lucifero, un angelo che porta sul capo un pentacolo. Questa interpretazione trova un terreno ancora più fertile nel momento in cui si nota il suo orientamento verso est, direzione in cui sorge la stella del mattino. Però la credenza che questo posto emanasse delle energie ostili era diffusa ben prima dell’installazione del gruppo scultoreo. Infatti in epoca romana lo snodo delle fogne partiva da quest’area: la divisione netta fra le acque bianche, vicine al fiume, e quelle nere avrebbe anche determinato la dicotomia Bene e Male.

Torino magica I Il Torinese

 

Nelle vicinanze allo stesso modo si può trovare il Rondò della Forca, spiazzo utilizzato per l’esecuzione delle pene capitali, e la guglia Beccaria. Si tratta di un piccolo obelisco situato vicino a via San Martino. Fu costruito nel 1808 per misurare il meridiano che passa per Torino: per questo sulla sua punta reca un astrolabio. Si pensa che da qui partano i vertici per il triangolo della magia bianca -che include Praga e Lione- e della magia nera -con San Francisco e Londra.

Leggi anche – Torino e le sue leggende fondative: il toro rosso e la discendenza egizia dei Savoia 

Francesca Pozzo

E’ mancata a Torino la contessa Clotilde Ceriana Mayneri

C’è ‘stato un grave lutto nel mondo torinese  della cultura e dell’ arte che forse il degrado sempre più vistoso di questa città ha impedito di cogliere pienamente perché le cronache rigurgitano solo di fattacci e di un certo vippume  ostentato e volgare, oggi fastidiosamente  sempre più prevalente. E’ mancata a Torino la contessa Clotilde Ceriana Mayneri, importante artista e docente all’Accademia Albertina di Belle Arti. Clotilde, che è stata per anni anche  socia autorevole del Centro Pannunzio, apparteneva alla famiglia Ceriana Mayneri  che ebbe tra i suoi esponenti Carlo, famoso  Generale di Cavalleria, Michele  deputato e industriale che fu tra i fondatori della Fiat, Ludovico diplomatico e parlamentare di cinque legislature. A casa di Clotilde si respirava la storia di una Torino che non c’è più da tempo, travolta dal fascismo prima e  poi dal comunismo post bellico e da certo culturame radical – chic:  tutti e tre fecero emergere e prevalere la città degli arrivati e dei tesserati con il paraocchi ideologico e il conformismo delle vulgate. La libera coscienza e la libera arte di Clotilde, moderna ed antica allo stesso tempo, erano naturaliter in rotta di collisione con le madamazze torinesi di oggi che imperversano sui giornali. Ricordo un lungo viaggio in treno con lei da Vienna a Torino in cui conversammo liberamente di tutto, compresa l’Accademia che ebbe l’onore di averla docente. Era una donna di élite che non  esibì mai il suo lignaggio, ma il suo stile elegante faceva inevitabilmente emergere, senza esibizioni di sorta, il mondo a cui apparteneva .Volevamo conferirle il Premio “Alda Croce “, ma il Covid ce lo ha impedito.
 Abbiamo chiesto al Prof. Ettore Ghinassi artista, critico e storico  dell’arte di prestigio,  che le fu collega ed amico, di scriverne.
Pier Franco    Quaglieni  
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Ecco  il ricordo di Ettore Ghinassi:
Clotilde Ceriana era una persona schiva, che porgeva con garbo il proprio talento, almeno così la ricordo durante gli anni gloriosi ( Settanta – Ottanta) del Primo e del Secondo Liceo Artistico. Ottima insegnante, è stata anche un’artista deliziosa, col dono della leggerezza, lontanissima da ogni pretenzioso concettualismo e da ogni ambizione d’enfasi espressiva. Le sue opere su carta, le sue “scritture arboree”, i suoi  collages con materiali diversi -carte ingiallite con scritte occasionali in minuscola grafia illeggibile, rametti, fili di stoffa, detriti del tempo- hanno il sapore quasi gozzaniano delle lettere invecchiate nei cassetti, dimenticate e ritrovate per caso.     Ettore Ghinassi

Chiusa a Seoul un’edizione storica dei Mondiali per lo short track azzurro

Si è chiusa a Seoul un’edizione storica dei Mondiali per lo short track azzurro, capace di conquistare ben quattro medaglie.

Alle due gioie individuali collezionate da Pietro Sighel (oro nei 500 m e argento nei 1500 m) si sono aggiunte nella giornata di chiusura quelle incassate dalla staffetta mista e dalla staffetta al maschile.

Protagonista sul podio anche l’atleta torinese delle Fiamme Gialle Andrea Cassinelli, di bronzo insieme a Pietro Sighel, Arianna Valcepina e Arianna Sighel nella mista vinta dall’Olanda davanti alla Cina. Medaglia d’argento, infine, per il team azzurro composto, oltreché dal nostro Cassinelli, anche da Pietro Sighel, Tommaso Dotti e Luca Spechenhauser (più Thomas Nadalini, sul ghiaccio nei quarti) e superato in finale solo dai fenomenali cinesi. Per il ventinovenne pattinatore cresciuto nella Velocisti Ghiaccio Torino un’altra enorme soddisfazione dopo le due medaglie raccolte nei Giochi Olimpici di Pechino.

foto credit ISUSpeedSkating

Edifici antisismici, la proposta di Uncem

DISPONIBILI A LAVORARE CON GOVERNO E PARLAMENTO SU NUOVI INCENTIVI PER EDIFICI ACOSTRUITI CON MATERIALI DEI TERRITORI, SICURI E SENZA CONSUMO DI ENERGIA

“Uncem è disponibile a lavorare con il Governo, con il Parlamento, con le Professioni e le Imprese a nuovi strumenti economico-finanziari statali che incentivino la rivitalizzazione del vecchio e insicuro patrimonio edilizio italiano. Nelle città come nei paesi. Abbiamo bisogno di strumenti finanziari e incentivi economici, a fondo perduto o in prestito agevolato, che permettano di rendere immobili residenziali e per servizi più sicuri, antisismici, realizzati o ristrutturati con materiali a basso impatto e prodottti sui territori, a partire dal legno a metri 0, cemento e mattoni green, e che non consumino energia. Non basta sostituire una caldaia, qualche infisso, mettere polistirolo di cappotto, se poi l’edificio è insicuro e fragile. Troppo spesso finora è stato così.  Altri Paesi europei dietro le Alpi hanno preso una seria viadi rivitalizzazione, da decenni. Qualità architettonica, programmazione, impatto ambientale e consumo energia zero. Dobbiamo riuscirci anche noi. Vale per il patrimonio pubblico, a partire dalle scuole, e a tantissime sono ancora poco sicure, vale per il patrimonio edilizio privato, a partire dall’edilizia convenzionata. Quello che deve essere abbattuto, venga rifatto. Con criteri ZEB. Zero consumo energetico, antisismici. Servono molte risorse, diverse decine di miliardi di euro. Servono per condomini come per unifamigliari e bifamigliari. Si può azzerare o comunque ridurre dell’80% il consumo energetico. Le certificazioni esistenti per gli immobili ci dicono come fare, hanno precisi disciplinari. Penso a Itaca, CasaClima, PassivHous, Leed. Seguiamoli. L’area del cratere sismico, prima di altre. E poi tutto il Paese. Un piano serio e duraturo per rigenerare il costruito, mettendo insieme le migliori università italiane a lavorarci. Archistar ma soprattutto giovani professionisti. Ci stanno entrambi nel Piano. Che non può aspettare”.

Lo afferma Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem.

A due Comuni piemontesi il premio Plastic Free 2023

 Sono due i Comuni piemontesi che hanno ottenuto il premio Plastic Free 2023. A ricevere l’ambito riconoscimento, durante la cerimonia tenutasi ieri a Palazzo Re Enzo a Bologna, sono stati Piossasco (TO) che ha bissato il risultato dello scorso anno ottenendo una valutazione di due tartarughe nonché Cuneo (1 tartaruga).

Delle oltre 360 città italiane che hanno avanzato la candidatura a “Plastic Free Onlus”, l’associazione di volontariato impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica, in 68 hanno superato la valutazione ottenendo l’attestato di virtuosità con 1, 2 o 3 tartarughe, in crescita dai 49 Comuni della prima edizione del 2022.

Il ringraziamento va ai nostri 250.000 volontari, in azione in tutta Italia anche oggi – ha dichiarato Luca De Gaetano, Presidente di Plastic Free – Grazie alla collaborazione tra cittadini e istituzioni, infatti, possiamo premiare quasi 70 Comuni italiani che si sono distinti per il loro operato a tutela dell’ambiente, la lotta contro gli abbandoni illeciti, la sensibilizzazione del territorio, la gestione dei rifiuti urbani e le attività virtuose in sinergia con la nostra onlus. La transizione ecologica – ha aggiunto – è una sfida che possiamo vincere solo con un gioco di squadra tra persone, enti e imprese che ci veda tutti protagonisti“.

In appena tre anni, l’associazione Plastic Free ha realizzato 3.500 appuntamenti di raccolta dove si sono rimossi dall’ambiente ben 3 milioni di chili di plastica e rifiuti che inquinavano coste e territorio italiani. La onlus punta, poi, alla sensibilizzazione dei più giovani grazie ai progetti nelle scuole: sono 118.975 gli studenti sensibilizzati con iniziative dedicate mentre 38 istituti sono divenuti Plastic Free con l’installazione di un depuratore per l’acqua potabile e la donazione di borracce agli alunni. Infine, 165 tartarughe marine sono state salvate da morte certa e oltre 1.000 sono state accompagnate alla nascita. “Risultati che ci riempiono d’orgoglio e che sono il frutto della passione dell’esercito di volontari Plastic Free – conclude il presidente Luca De Gaetano – Il nostro impegno continua al fianco delle Amministrazioni e di tutti coloro che hanno a cuore il futuro del nostro Pianeta“.

Alla premiazione hanno partecipato il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana che ha invitato a “moltiplicare le tartarughe affinché si promuova la cultura del valore contro quella dello spreco” e il vicepresidente della Camera e già ministro dell’Ambiente, l’On. Sergio Costa, che ha annunciato che nelle prossime settimane si terrà un evento a Montecitorio con i “Comuni Plastic Free”. La manifestazione ha ottenuto l’alto patrocinio del Parlamento europeo, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e del Comune di Bologna. 

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Denise Pardo “La casa sul Nilo” -Neri Pozza- euro 18,00

E’ il primo romanzo della scrittrice nata al Cairo (ma residente in Italia dal 1961) e racchiude pagine memorabili di storia e vita strettamente privata: rapporti, amicizie, distacchi dolorosi, ambienti altamente esotici e tradizioni di un mondo che non c’è più. E’ il tempo in cui il Cairo era considerato l’Eldorado e la Pardo circoscrive l’arco temporale che va dal 1948 al 1961.

Denise Pardo è nata in una famiglia benestante di ebrei sefarditi ed ha trascorso l’infanzia in un Egitto pieno di attrazioni e stimoli, crocevia di infinite storie.

Conosciamo il passato della madre, del padre, dei nonni, delle amicizie con persone di varie tradizioni, religioni e lingue, che si amalgamavano senza attriti in un cosmopolitismo affascinante.

Ci immergiamo in feste di fidanzamento, cocktail in grandi alberghi, banchetti sul Nilo e lo sfarzo derivante anche da amicizie altolocate.

Tutto finisce a partire dall’attentato ai Grandi Magazzini Cicurel con la bomba messa dai Fratelli Musulmani, estremisti che volevano smantellare il colonialismo inglese ed abbattere ricchezze, potere e privilegi di alcune famiglie. Contraltare di un paese in cui il popolo annaspava in povertà e difficoltà senza che il re Fārūq alzasse un dito per aiutare la sua gente.

Poi l’ascesa di Nasser che trasformerà l’Egitto da luogo magico in territorio pericolosissimo per “gli stranieri”, che diventano nemici da cancellare.

Anche la famiglia della scrittrice scivola nel disastro; da persone agiate e potenti vengono esposti al pericolo più totale. Per salvaguardare la loro incolumità i Pardo sono costretti alla fuga perigliosa verso l’ignoto. All’epoca Denise aveva solo 6 anni; era il 1961 e Nasser aveva preso il potere, trasformando l’Egitto in luogo cupo e ostile.

Il resto è la cronaca -tra nostalgia, cambiamenti repentini e difficoltà di adattamento- della fuga della famiglia a Roma. Un nucleo di storie e personalità diverse: la bellissima madre Fanny, il padre Sam, le loro tre figlie ancora piccole e la strepitosa nonna Berthe, da loro chiamata “Bobe”, che a sua volta era fuggita da Odessa, profuga in seguito alla rivoluzione bolscevica.

 

Catherine Dunne “Una buona madre” -Guanda- euro 19,00

In queste pagine Catherine Dunne (nata a Dublino nel 1954) affronta e affonda la sua mirabile penna nelle spire del dramma degli istituti per ragazze madri e rimanda a una pagina orribile della storia irlandese. Dal 1922 al 1998 circa 56 mila donne furono recluse nelle “Mothers and baby homes”, istituti gestiti prevalentemente dalla Chiesa in accordo con lo Stato. Simili a dei lager dove, sullo sfondo della cattolicissima e bigotta Irlanda, le giovani donne incappate nell’incidente di una gravidanza imprevista erano praticamente detenute.

Additate come “peccatrici” subivano condizioni di vita durissime, al limite della disumanità, costrette ai lavori forzati e spesso obbligate a cambiare nome.

I figli illegittimi che mettevano al mondo erano dati quasi sempre in adozione senza il consenso delle madri. Oppure venivano venduti all’estero, o ancora, usati come cavie di esperimenti medici. Un gran brutto capitolo di storia vera, sulla quale la scrittrice ha condotto approfondite e scrupolose ricerche.

Ogni dettaglio del romanzo, compreso quello dell’infante strappato dal seno materno mentre era allattato, è quanto emerso dalle testimonianze raccolte dalla Dunne.

La trama ha al centro due protagoniste, Tess e Maeve che si incontrano in un caffè di Dublino; sarà una svolta fondamentale dei loro destini e scopriranno di essere unite da un intreccio che è indissolubile.

Due esperienze e due famiglie che vengono raccontate dalla scrittrice. Due facce della maternità: Tess cresciuta in una famiglia numerosa nell’Irlanda degli Anni Settanta, e gravata da una mole di responsabilità. Maeve, invece, rimasta incinta decisamente troppo presto ed ha rischiato di perdere la figlia. E’ stata una coraggiosa zia che l’ha salvata dall’essere rinchiusa in un Istituto per ragazze madri nel quale le avrebbero portato via la creatura che portava in grembo.

Un ulteriore tassello ad altissimo impatto emotivo nella vita della Dunne e nel lettore è la morte alla nascita del secondo figlio della scrittrice, Eoin. Una tragedia e il toccante racconto inedito che ha segnato la vita di questa donna capace di trasformare in altissima letteratura quello che il dolore può fare alle nostre esistenze.

 

Elizabeth Jane Howard “Quel tipo di ragazza” -Fazi Editore- euro 20,00

L’autrice della fortunata “Saga dei Cazalet” ha scritto questo romanzo durante i primi anni del suo matrimonio con Kingsley Amis, imbastendo una trama che ruota intorno alla felicità di una coppia quarantenne che vive vicino a Londra, infranta dall’arrivo di una terza incomoda.

L’unione che da 10 veleggia senza scossoni, in pieno amore e felicità, è quella di Edmund e Anne Cornhill. Una coppia riuscita. Lui è un ricco agente immobiliare che regala alla moglie una vita agiata e piena di attenzioni; abitano in una splendida villa sul fiume nei pressi di Henley, immersa in un rigoglioso giardino frutto della passione e della bravura di Anne nel mantenerlo lussureggiante.

A infrangere l’invidiabile idillio è l’arrivo dalla giovane e avventata Arabella, ospite indesiderata e ragazzina ricca. E’ la figlia di Clara che era stata sposata con il padre di Edmund, ma poi si era dilettata in altri 6 matrimoni e una schiera di amanti; donna egoista, dispotica e manipolatrice vive la figlia come ingombro e la smista a suo piacimento come, dove, e quando più le aggrada.

Questa volta spedisce la 22enne Arabella a tempo indeterminato da quel semi parente alla lontana che è Edmund, al quale si rivolge solo quando le occorre qualche favore.

Arabella diventa subito elemento di sorpresa e disturbo; cresciuta all’ombra della madre ingombrante, ha dovuto spesso subire in silenzio anche le inopportune attenzioni dei variegati e numerosi uomini che si sono accompagnati alla madre. E’ cresciuta nella ricchezza, ma non conosce alcun tipo di regole, non ha la minima idea del valore del denaro, ed è alla disperata ricerca di attenzioni e amore.

Già avete intuito che piomba nella vita dei Cornhill una mina vagante. Anne si sente in dovere di prendersi cura della randagia, mentre Edmund si rivela vulnerabile e propenso a lasciare che le cose accadano.

Mischiate a questo trio anche una serie di personaggi corollario e avrete un romanzo in cui ancora una volta la Howard produce la magia di una storia che veleggia tra la commedia e la fine psicologia, con ironia ed un’eleganza rare.

 

Monika Helfer “I Moosbrugger” -Keller Editore- euro 16,50

In questo romanzo la scrittrice austriaca (nata nel 1947) ha ricostruito la vita della nonna, e lo ha fatto superati i 70 anni nel 2020 in uno scorrevole memoir su cui aleggia l’alone della fiaba.

Siamo nel minuscolo paesino di una valle austriaca, dove Josef e Maria Moosbrugger vivono con i loro 5 figli in una modesta casetta. Sono poveri, con due mucche e una capra.

Josef è un bell’uomo, magro e senza gioia sul volto; Maria ha poco più di 30 anni ed è di una bellezza mozzafiato, di quelle che fanno voltare gli uomini e anche le donne al suo passaggio, ma lei ama il marito e la sua casa, senza tanti grilli per la testa. E’ felice di badare ai figli e di svolgere le semplici faccende domestiche, luminosa e solare quando stende il bucato o tiene in perfetto ordine la modesta abitazione. Non si lascia scoraggiare dalla povertà che l’attanaglia.

Poi scoppia la Prima Guerra Mondiale, Josef viene arruolato e spedito al fronte, e Maria resta sola a provvedere alle bocche da sfamare. Josef che sa quanto la moglie sia ambita dai maschi incarica il sindaco di sorvegliarla mentre lui è in trincea. Peccato che il primo cittadino sia quello che la brama più di tutti e provvede al rifornimento di cibo e vestiti per la numerosa prole di Maria, ma non lo fa in modo disinteressato.

Eppure a rapire il cuore della donna sarà un forestiero che arriva alla sua porta, figura losca e intrigante. Quando poi Maria si ritrova incinta divampano sospetti, invidie, cattiverie varie.

Lovers Film Festival, inizia il conto alla rovescia

La più antica rassegna cinematografica sui temi LGBTQI+ d’Europa e terza nel mondo

(Torino, 18 – 23 aprile 2023, Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema)

 

Il 18 marzo anticipazione del festival con l’anteprima nazionale di

Stranizza d’amuri di Giuseppe Fiorello presente in sala con Vladimir Luxuria

 

Omaggio a Maurizio Costanzo con la proiezione di Una giornata particolare

il film di Ettore Scola di cui ha firmato la sceneggiatura

 

Presidenti delle tre sezioni competitive i rappresentati di alcuni dei principali festival LGBTQI+ d’Europa

(Gran Bretagna, Ucraina e Estonia)

Inizia ufficialmente il conto alla rovescia del Lovers Film Festival, il più antico festival italiano sui temi LGBTQI+ (lesbici, gay, bisessuali, trans, queer e intersessuali) diretto da Vladimir Luxuria e fondato da Giovanni Minerba e Ottavio Mai che si svolgerà dal 18 al 23 aprile 2023 presso il Cinema Massimo, la multisala del Museo Nazionale del Cinema di Torino.

 

L’anteprima nazionale di Stranizza d’amuri

Il 18 marzo, alle 19.30, al Cinema Nazionale (biglietti: https://cctorino.18tickets.it/film/16135 – https://nazionale.cctorino.18tickets.it/) – in anteprima nazionale – verrà proiettato Stranizza d’amuri, il nuovo film di Giuseppe Fiorello presente in sala con la direttrice di Lovers Vladimir Luxuria. La pellicola sarà poi nei cinema italiani dal 23 marzo.

Dedicato a Giorgio e Antonio, vittime del delitto di Giarre, avvenuto nel 1980 in provincia di Catania il film è diretto da Giuseppe Fiorello: attore, regista, sceneggiatore e produttore. Stranizza d’amuri è il suo primo lungometraggio da regista per il cinema.

Sicilia 1982. Mentre le televisioni trasmettono i mondiali di calcio e gli italiani sperano nella coppa del mondo, due adolescenti sognano di vivere il loro amore senza paura.

Gianni e Nino si incontrano per caso e poi si amano per scelta.

Il loro amore sarà puro e sincero, ma non può sottrarsi al pregiudizio del paese che non comprende e non accetta. Il loro amore non sarà compreso nemmeno dalle rispettive famiglie, generando così un conflitto interno forte e doloroso.

Stranizza d’amuri racconta il sogno di amarsi senza paura.Nel cast del film, prodotto da Eleonora Pratelli e Riccardo Di Pasquale e distribuito da Bim Distribuzione, Gabriele Pizzurro, Samuele Segreto, Fabrizia Sacchi e Simona Malato.

Una produzione Iblafilm, Fenix Entertainment con Rai Cinema e in associazione con Silvio Campara, Golden Goose e Generalife.

L’omaggio a Maurizio Costanzo

Lovers, quest’anno, renderà omaggio a Maurizio Costanzo, a pochi mesi dalla sua scomparsa, con la proiezione di un capolavoro di cui firmò la sceneggiatura: Una giornata particolare (1977) diretto da Ettore Scola e interpretato da Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Il film, che ha ottenuto 2 candidature agli Oscar e ha vinto 3 Nastri d’Argento, 2 David di Donatello e vinto un premio ai Golden Globes, è ambientato nella Roma fascista del 1938. La città è in festa per l’arrivo del Führer in visita al duce e, in un edificio popolare Antonietta, distrutta dalle gravidanze e dalle fatiche, apre la gabbietta del merlo che va a posarsi sul davanzale di un appartamento di fronte al suo. Quello di Gabriele, ex annunciatore dell’EIAR che sta preparando la valigia in attesa di andare al confino perché omosessuale. Mentre la radio continua a trasmettere la radiocronaca dell’incontro tra Hitler e Mussolini, Antonietta e Gabriele si rispecchieranno l’una nell’altro.

A Maurizio Costanzo devo molto, anzi moltissimo – commenta Vladimir Luxuria – e vorrei usare il plurale. Dobbiamo moltissimo. Perché è stato il primo a sdoganare in tempi non sospetti, in Tv nelle trasmissioni di massa, temi ostici come la lotta all’omofobia, l’omosessualità e l’identità di genere come nel mio caso. Invitandomi spesso ai suoi talk show a cui sono stata anche con mia madre. Ma gli dobbiamo anche riconoscenza e gratitudine per aver scritto la sceneggiatura di uno dei film più belli della storia del cinema italiano: Una giornata particolare, una pellicola ancora molto attuale che tratta il tema della censura e che racconta poeticamente due solitudini che si incontrano”.

 

I presidenti di giuria, i film e le sezioni competitive

Il programma comprenderà circa 60 titoli tra lungometraggi, documentari e cortometraggi provenienti da tutto il mondo. Tre le sezioni competitive principali: All The Lovers, concorso internazionale lungometraggi; Real Lovers, concorso internazionale documentari e Future Lovers, concorso internazionale cortometraggi.

Le tre giurie, per la prima volta nella storia del festival, saranno presiedute dai rappresentati di alcuni dei principali festival LGBTQI+ d’Europa.

 

“L’anno scorso la scelta dei presidenti di giuria era legata alla militanza e alla storia del movimento omosessuale italiano, quest’anno invece abbiamo deciso di chiamare i rappresentanti di festival cinematografici internazionali a tematica LGBTQI+ per rimarcare il ruolo del cinema e della cultura in generale nella lotta per i diritti” afferma Vladimir Luxuria.

Per il concorso internazionale lungometraggi: Brian Robinson, programmer del BFI Flare, LGBTQIA+ Film Festival di Londra.

Per il concorso internazionale documentari: Bohdan Zhuk che lavora al Kyiv International Film Festival Molodist, il più importane festival cinematografico ucraino, per cui cura anche la selezione di Sunny Bunny, il programma a tema LGBTQI+ della manifestazione.

Per il concorso internazionale cortometraggi: Tiina Teras responsabile della programmazione di Festheart, il primo festival a tematica LGBTQI+ estone.

 

Gli altri premi

Una giuria di giovani studenti assegnerà poi il premio Young Lovers – Matthew Shepard scegliendo un film del concorso internazionale lungometraggi.  Verrà assegnato un premio speciale dedicato a Giò Stajano che Lovers, da un’idea dello scrittore Willy Vaira e di Claudio Carossa, dedica alla memoria di Giò Stajano, una delle figure più importanti e significative della cultura LGBTQI italiana. Il premio Torino Pride, verrà assegnato dal Coordinamento Torino Pride, in collaborazione con l’associazione Amiche e amici della cultura e del Festival del Cinema LGBT, a un film che rappresenti al meglio la lotta e la militanza della comunità LGBTQI+.

Infine il premio Riflessi nel Buio, dedicato a un film realizzato in un Paese dove la condizione omosessuale è un pericolo e un rischio a volte per la vita.

Vauro Senesi per il Lovers Film Festival

È Vauro a firmare l’immagine 2023.

“Stiamo vivendo un periodo di immobilismo rispetto ai diritti della comunità LGBTQI+. Come se tutti fossimo attaccati a una fune. L’immagine che ha pensato per noi Vauro e che ci ha donato porta invece con sé una speranza: che un giorno la fune si possa spezzare e che finalmente le nostre vite e la nostra dignità possano prendere il volo.

 

Noi, con il cinema, cerchiamo di volare e di far volare il nostro pubblico con la fantasia ma speriamo anche che a questa nostra battaglia culturale possa seguire presto una battaglia politica: confido che potremo non solo festeggiare presto il quarantennale del festival ma anche il raggiungimento di nuovi traguardi sociali con la conquista di nuovi diritti” commenta la direttrice Vladimir Luxuria.

Dicono. Dicono che l’aquilone sia simbolo di libertà. Vola, volteggia nel vento. Ma. Ma è legato ad un filo. Quel filo può essere duro come il pregiudizio, può essere resistente quanto l’odio, freddo come l’insofferenza. Quel filo può essere una catena. Libertà è che la catena, il filo si spezzi. È il vento la libertà, non l’aquilone, pur con tutti i suoi nastri e colori. Il vento non ha colore ma soffia o sussurra dove vuole. Il vento può liberare l’aquilone se il filo si rompe” afferma Vauro.

Vauro Senesi, noto semplicemente come Vauro, è giornalista, scrittore, vignettista satirico, ha effettuato come inviato diversi reportage dall’Iraq, dalla Palestina, dall’Afghanistan, dalla Sierra Leone, dal Sudan, dall’Ucraina. Ha firmato vari libri e collaborato con varie testate giornalistiche fra cui Il Manifesto e, oggi, Il Fatto Quotidiano.

Molte anche le collaborazioni con la televisione: con la trasmissione di informazione Annozero, condotta da Michele Santoro; dal 2011 con Servizio Pubblico su La7. Per L’aria che tira ha curato la rubrica Il Vauro che tira.

Il Lovers Film Festival è realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il contributo del MiC, della Regione Piemonte e del Comune di Torino.

Le immagini sono scaricabili a questo link:

https://drive.google.com/drive/folders/1GoJ-Qmfp1BoW3ZCcC_B1hgOgPT5NiUvg?usp=share_link

Regione Piemonte, il bilancio è pop

Coinvolgere i cittadini nelle decisioni pubbliche e distribuzione delle risorse: è l’obiettivo del Bilancio POP (Popular Financial Reporting), che la Regione Piemonte ha realizzato in collaborazione con il team coordinato dal Professor Paolo Biancone e dalla Professoressa Silvana Secinaro del Dipartimento di Management dell’Università di Torino. Il documento è disponibile in versione digitale qui.

 

Diffuso nei Paesi anglosassoni come Usa, Canada e Australia, il Bilancio POP è lo strumento di rendicontazione consolidata sociale che si mette “nei panni dei cittadini” semplificando il linguaggio economico-finanziario-patrimoniale. Con immagini e grafiche racconta le attività dell’amministrazione pubblica, traducendo informazioni complesse in notizie accessibili, e valuta le interazioni sui siti web, social network e blog di tutti i cittadini fornendo all’amministrazione elementi per meglio comprendere cosa si può migliorare nelle azioni di governo, rispettando l’uguaglianza e senza lasciare nessuno indietro. È dunque uno strumento prezioso per favorire la conoscenza reciproca tra la pubblica amministrazione e i suoi cittadini, oltreché per migliorare la comunicazione all’interno degli enti.

 

Cosa emerge dal Bilancio POP della Regione Piemonte? Nel 2021 le risorse gestite dalla Regione Piemonte in risposta alle necessità dei cittadini sono state di 14.528,90 milioni di euro. La sanità ha sempre costituito la voce di costo più importante, un peso aumentato nel 2020 e nel 2021 a causa dell’emergenza pandemica. Superando l’allarme Covid, il Piemonte è tornato a valorizzare il proprio patrimonio naturalistico, artistico, culturale, con sforzi che sono stati premiati, in Italia infatti, il Piemonte è la regione che nelle recensioni online ha registrato l’apprezzamento più elevato nei confronti dell’offerta enogastronomica, precedendo Campania e Alto Adige. Inoltre si è piazzato al terzo posto per la miglior reputazione complessiva.

 

Cosa pensa la popolazione piemontese dell’amministrazione regionale? Tra i temi più graditi nel 2021: la capacità di reagire all’emergenza sanitaria legata alla pandemia e di gestire efficacemente la somministrazione dei vaccini; il coraggio di investire successivamente su grandi eventi che hanno restituito un’atmosfera di normalità e dato nuova linfa alle attività economiche del territorio; la cresciuta competitività del sistema regionale grazie agli investimenti in R&S; l’attenzione verso la sostenibilità.

 

Commenta l’Assessore al Bilancio Andrea Tronzano: “da Assessore al Bilancio so quanto sia importante far quadrare i conti e dotare l’ente amministrativo di un documento contabile che risponda alle esigenze di tutti i settori e i comparti della pubblica amministrazione, dall’istruzione alla formazione, dalla cultura al turismo, dalla competitività e sviluppo ai trasporti e così via. Oltre a rispondere ai canoni di equilibrio contabile, il bilancio deve però anche dare risposte ai cittadini e spiegare come vengono spesi i loro soldi. Se da un lato quindi, con l’aiuto degli uffici dobbiamo gestire l’equilibrio contabile, dall’altro lato è necessario, come in qualsiasi rapporto di fiducia, lavorare sulla customer satisfaction attivando tutti gli strumenti possibili, affinché le persone possano esprimersi sui temi oggetto delle politiche regionali. Il Bilancio POP – continua l’Assessore Tronzano – è dunque uno strumento fondamentale. Conoscere per capire, comprendere per commentare, commentare per condividere, questi i passaggi fondamentali che stimolano la lettura del Bilancio Pop”.

 

“Il Piemonte è la prima Regione ad aver creduto nell’adozione del Bilancio POP, innescando un processo virtuoso di coinvolgimento dei cittadini in merito alle decisioni pubbliche intraprese – aggiunte il Professor Biancone -. Il Popular Financial Reporting può fare anche di più: può essere strategico all’interno di una progettazione finalizzata alla trasformazione smart. Comunità Europea e OCSE hanno infatti evidenziato il gap nella rappresentazione dei risultati raggiunti dalla pubblica amministrazione al cittadino e agli altri stakeholder. Inoltre, le Smart city sono sempre più orientate alla sostenibilità e al benessere della cittadinanza, aspetti non contemplati in un bilancio classico, ma utilizzati nel POP.  

 

Merlo e Maurino: Città Metropolitana, necessario far tornare le Province

“Gli attacchi e le contestazioni ai vertici politici della Città Metropolitana sono del tutto fuori luogo
e fuori tempo. E questo non solo perchè con la gestione Lorusso/Suppo c’è stato un significativo
salto di qualità a livello politico ed amministrativo dopo le deludenti e persin incommentabili
stagioni guidate da Fassino e da Appendino.

È migliorato, con il Sindaco Lorusso e il Vice
Sindaco Suppo, il raccordo concreto con gli amministratori locali, soprattutto della seconda
cintura torinese e, soprattutto, la stessa Città Metropolitana è ridiventata un livello istituzionale
stimato e riconosciuto tra i Comuni e la Regione Piemonte.
Semmai, se si vuole nuovamente avere un livello istituzionale intermedio credibile, funzionale,
efficiente e vicino alle esigenze e alle istanze dei piccoli comuni – in particolare per come è
organizzato il territorio della provincia di Torino – si rende sempre più necessario ed indispensabile
far ritornare l’ente Provincia. E questo, come ovvio, non per una regressione nostalgica ma, al
contrario, per ridare funzionalità ed efficienza ad un livello istituzionale che, oggettivamente e per
svariate motivazioni, non può essere assolto dall’attuale Città metropolitana. Certo, quando si
fanno riforme dettate esclusivamente dal populismo anti politico e demagogico e che poi vengono
avallate da politici irresponsabili come Del Rio che non si pongono neanche il problema delle
ricadute concrete ed immediate di quelle pseudo riforme, è inevitabile che si generano solo caos,
confusione ed inefficienza. E così, del resto, è concretamente capitato.
Ecco perchè è necessario condividere e assecondare la volontà politica del Governo nazionale di
far ritornare le Province. Rivedendo, come ovvio, la composizione degli organi ma ridando quei
ruoli e quelle funzioni istituzionali che erano, restano e saranno decisive per il concreto governo
dei nostri territori. E, nello specifico, di quei territori come la provincia di Torino fatta da molti
piccoli comuni, soprattutto montani, e che non può essere governata con i criteri con cui si
governa Torino e la prima cintura. E proprio grazie anche al lavoro condotto sino ad oggi dal
Sindaco metropolitano Lorusso e dal Vice Sindaco Suppo si può centrare questo obiettivo politico
ed istituzionale a livello nazionale”.

Giorgio Merlo, Sindaco Pragelato, Consigliere Nazionale Anci.
Mauro Maurino, Vice Sindaco Pragelato.