ilTorinese

Aperto a Torino Horeca Expoforum

Fino al 18 marzo presso Lingotto Fiere, con un’area espositiva ampliata a 13 mila mq

Fino al 18 marzo prossimo il Padiglione 3 di Lingotto Fiere ospiterà la seconda edizione di Ho.Re.Ca Expoforum, un evento di 3 giorni, organizzato da GL Events Italia e dedicato agli operatori del settore Ho.Re.Ca, hotellerie, restaurant, cafè. La fiera è ormai un appuntamento consolidato per il settore e si è presentata più articolata rispetto alla prima edizione, con oltre 100 appuntamenti tra dibattiti, degustazioni, incontri, competizioni e show cooking. L’evento ha visto un ampliamento dell’area espositiva che ha raggiunto i 13 mila mq, e accoglie 200 tra marchi e produttori, aggiungendo aziende di qualità e consolidando il suo pubblico affezionato. Lo spreco alimentare e la sostenibilità sono stati alla base di questa nuova edizione, e tra i protagonisti, oltre al Banco Alimentare del Piemonte, che ha affrontato entrambi i temi, troviamo pasticcieri, baristi, produttori torinesi minori e imprenditori che raccolgono le sfide della digitalizzazione e della sostenibilità. Gli appuntamenti, che riguardano show cooking, competizioni, corsi di formazione e aggiornamento, convegni, workshop e masterclass sono attuati in collaborazione con FIC Federazione Italiana Bocuse d’Or 2025, un’occasione unica in cui vedere i team sfidarsi per aggiudicarsi il ruolo di candidato al Bocuse d’Or Europe. Una novità che ha contraddistinto Ho.Re.Ca 2025 è stata quella di Bob, assistente robotico per i camerieri di sala, progettato per lavorare in turni di 12 ore. Dotato di intelligenza artificiale e tre vassoi, al momento non può fare le scale o prendere l’ascensore. Un’altra novità interessante è rappresentata da un prototipo di macchina che prepara la pasta in meno di 4 minuti, offrendo la possibilità di scegliere formato e condimento. Si tratta di un macchinario innovativo che si occupa anche dello smaltimento dei rifiuti e che ha nome Fast Pasta 5.0.

Orari: 9.30 – 18.30 – dal 16 al 18 marzo 2025

Mara Martellotta

Belgravia: presentazione di “Sussurri dall’anima” e “Incendi – poesie indocili”

 

Editi da Paola Caramella Editrice

La Libreria Belgravia e Paola Caramella Editrice promuovono un doppio appuntamento culturale giovedì 20 marzo, alle ore 18.30. Saranno presentati i libri “Sussurri dall’anima”, dell’autrice Ilenia Dell’Aquila, e “Incendi-poesie indocili”, del poeta Fabio Partemi. Gli autori dialogheranno con la giornalista Mara Martellotta e l’avvocato Alberto Cochis, già moderatori di una passata presentazione. Questo appuntamento fa parte dell’evento “Comunità attiva – la settimana della comunità educante”.

Il pubblico si confronterà con gli autori Ilenia dell’Aquila e Fabio Partemi, che presenteranno rispettivamente un romanzo e una silloge di poesie. L’importanza della parola è il fil rouge che unisce due opere sostanzialmente diverse, sorelle nella capacità di “creare mondo”, un pensiero che di riporta a “Le Vie dei Canti” di Bruce Chatwin, in cui si narra della magia che gli aborigeni australiani evocavano attraverso il canto, fondamentale per creare il mondo che li circondava.

Nel romanzo di Ilenia Dell’Aquila, “Sussurri dall’anima”, si viene guidati nell’inconscio di Aura, la giovane fanciulla protagonista della vicenda, affetta da una malattia che le ha strappato violentemente la vita da adolescente.

Le poesie di Fabio Partemi, contenute nella silloge “Incendi – poesie indocili”, si immergono negli stati d’animo ricchi di vuoto, di assenze amorose e di estraneità dal mondo in cui si vive, e i versi paiono rappresentare la salvezza dell’uomo ancor prima di quella del poeta.

Gian Giacomo Della Porta

Giardino Madre Teresa: “Ora anche le risse con i cani”

L’ENNESIMA DENUNCIA DI ALESSI (CAPOGRUPPO FDI CIRCOSCRIZIONE 7)

I cittadini che transitano nel Giardino Madre Teresa di Calcutta e soprattutto i residenti nelle case con i balconi in affaccio sul giardino CONTINUANO VEDERE UN LUOGO FUORI CONTROLLO
Quotidianamente nel quartiere si vive un clima di violenza e aggressività latente che rischia di esplodere da un momento all’altro, sotto gli occhi sempre più spaventati dei residenti. Tutto ciò viene alimentato dall’assenza di regole e norme di civile convivenza, sembra che tutto sia consentito in questo circolo vizioso di degrado.


IERI INTORNO ALLE 17,30 E’ ESPLOSA UNA VIOLENTA RISSA TRA I SOLITI GRUPPI CHE STAZIONANO NEL GIARDINO, AD UN CERTO PUNTO UN LORO CANE SEMBRAVA INSEGUISSE UNA PREDA (umana). Cani potenzialmente pericolosi sempre. Vetri rotti usati come armi. Poteva capitare ogni cosa. Sono poi intervenuti Polizia di Stato e ambulanza chiamati dai residenti sempre più spaventati e stanchi delle tante parole dell’Amministrazione della Città e fatti mai nessuno.
Ogni giorno ce n’è una nuova! MA LA RISSA DI IERI E’ COMUNQUE QUALCOSA DI INACCETTABILE!
Inaccettabile e pericolosa, LA VIOLENZA E L’AGGRESSIVITA’ CHE HANNO QUESTI GRUPPI DI PERSONE NEL RINCORRERSI E PICCHIARSI E’ SENZA LIMITI, come si può frequentare questo giardino senza timore? Come si possono portare i bimbi in un posto dove si respira fumo di cannabis, e non solo, anche a distanza?
Nei giorni scorsi è stato distrutto un tamburo nell’area giochi, è stata divelta dal terreno una centralina elettrica per il puro gusto di devastare le cose, la targa in memoria di Madre Teresa è sempre più rotta e da un momento all’altro può cadere, i manufatti in cemento tra poco faranno la fine di quelli al Giardino Alimonda (che sono stati tolti), infatti giorni fa hanno cercato di aprirli.
Prima si spendono 500 mila euro per riqualificarli e il Sindaco dice di restituire un luogo più verde e più vivibile, poi alcuni cittadini e forse anche parte della Circoscrizione7 li vogliono chiudere di sera, magari con un Patto di Collaborazione…..secondo me è un CORTO CIRCUITO DELLA CITTA’….UN CONTROSENSO. Sono più vivibili ma si vogliono chiudere di sera! BISOGNA RENDERLI VIVIBILI ALLA POPOLAZIONE ANCHE DI GIORNO con una progettazione seria. Tutto ciò è UN FALLIMENTO POLITICO dell’Amministrazione cittadina e circoscrizionale.
Insieme ai colleghi Giovannini e Caria, oltre a innumerevoli documenti nel Consiglio della Circoscrizione 7, abbiamo già scritto all’Assessore comunale alla Sicurezza ma senza avere risposte concrete.
La Città ha anche posizionato ben 6 telecamere anni fa, ma evidentemente servono solo davanti a un omicidio!
Un luogo dove l’anno scorso sono stati spesi circa 500 mila euro per la riqualificazione, purtroppo la Città non capisce che la sola riqualificazione urbana non basta, ma ci vogliono progettazioni a 360°.
Ricordo, come sempre che Il 7 marzo scorso, dopo l’inaugurazione della riqualificazione su FB, si leggevano i seguenti post, completamente fuori dalla realtà quotidiana, che cercano solo di nascondere le quotidiane situazioni inaccettabili:
LO RUSSO: Con la riqualificazione del giardino Madre Teresa di Calcutta restituiamo alle persone che vivono nel quartiere Aurora e a tutta la città un luogo più verde e vivibile. Un luogo che sarà un punto di incontro e favorirà l’aggregazione e la pratica sportiva all’aria aperta, grazie anche alla piastra sportiva e alla nuova area giochi, pensata per essere accogliente e inclusiva per tutte e tutti. L’inaugurazione di oggi è un segnale ulteriore della nostra volontà di puntare sulla zona di Aurora, e si inserisce pienamente in quella serie di progetti diffusi che stiamo mettendo in campo nelle nostre circoscrizioni in aree protagoniste di interventi particolarmente attenti anche ad aspetti di sostenibilità, inclusione e alle esigenze delle comunità e dei quartieri. #stefanolorussosindaco
DERI: Con la riqualificazione del giardino Madre Teresa di Calcutta restituiamo alle persone che vivono nel quartiere Aurora e a tutta la città un luogo più verde e vivibile. Dopo la rigenerazione dei giardini Michele Pellegrino e Alimonda un’altra area di Aurora è stata completamente recuperata. All’appello manca solo il giardino di via Saint Bon i cui lavori di riqualificazione partiranno tra poche settimane. Tutti gli interventi sono stati realizzati con fondi dell’Unione Europea.

PATRIZIA ALESSI

A4, Controlli sui camion: 2 patenti ritirate

La Polizia Stradale di Novara, in collaborazione con la sottosezione di Novara Est e del distaccamento di Arona, ha effettuato controlli sui mezzi pesanti in transito sull’autostrada A4 Torino-Milano. Le verifiche, scrive La Stampa,  hanno riguardato la regolarità dei mezzi, delle autorizzazioni e dei carichi, nonché il rispetto delle normative sui tempi di guida e di riposo degli autisti. Su 16 tir controllati, sono state comminate 9 infrazioni amministrative, con il ritiro di 2 patenti e 2 carte di circolazione. Sono state  rilevate anche irregolarità relative alla normativa ADR sul trasporto di merci pericolose.

Scanderebech (FI): “Villa Genero, la realtà è un’altra”

Dopo il taglio del nastro avvenuto lo scorso venerdì a Villa Genero alla presenza di Sindaco e Assessore, l’Amministrazione comunale ha celebrato con grande enfasi la conclusione dei lavori di riqualificazione del parco, presentandoli come un importante intervento di restauro e valorizzazione.

Tuttavia, recandomi personalmente in loco a seguito di segnalazioni di diversi cittadini, ho potuto constatare che la realtà è ben diversa da quella narrata durante l’inaugurazione. Nonostante il ripristino del muro pericolante e la riapertura di una piccola porzione del parco, Villa Genero versa ancora in uno stato manutentivo precario e lontano dall’essere realmente riqualificata.

Tronchi d’albero abbandonati, cestini divelti, tombini ostruiti, statue imbrattate e danneggiate, porfidi dissestati, pali metallici lasciati nel parco, muretti ceduti e un tempietto storico ancora murato e pericolante sono solo alcune delle problematiche irrisolte che dimostrano come questo intervento sia stato più una trovata propagandistica che una vera riqualificazione.

Per questo motivo, ho depositato un’interpellanza in Consiglio Comunale per chiedere conto all’Amministrazione di quali siano i veri piani per il recupero e la valorizzazione di Villa Genero. Non è accettabile che un’area dal potenziale straordinario venga lasciata in queste condizioni e che i cittadini vengano illusi con inaugurazioni prive di contenuto reale.

Chiedo dunque all’Amministrazione di intervenire concretamente per restituire dignità a Villa Genero, prevedendo un piano di manutenzione serio e l’inserimento del parco nei circuiti turistici della città, affinché possa davvero diventare un fiore all’occhiello di Torino e non restare l’ennesimo esempio di incuria.

Federica Scanderebech
Consigliere comunale di Torino

Città della Salute: “Camici vietati al bar”, la replica dei sindacati

Riceviamo e pubblichiamo

“Camici al bar? Noi pensiamo alla sanità. E la direzione?”

La direzione generale della Città della Salute e della Scienza ha deciso di vietare l’uso di
camici e divise nei bar e nelle mense aziendali. Un principio condivisibile, perché l’igiene
è fondamentale, ma non ci facciamo certo impressionare da questo “grande
provvedimento”. Noi siamo lavoratori, non topi che scappano davanti al gatto.
Se la direzione vuole giocare, spieghiamo bene le regole: qui nessuno è contrario
all’igiene, anzi, siamo noi i primi a voler lavorare in un ambiente pulito e sicuro. Ma
sappiamo distinguere tra una regola ribadita per facciata e le vere priorità della sanità
pubblica.

Se davvero si vuole tutelare la salute, allora la domanda è una sola: quando si
affronteranno i problemi veri? O si continuerà a ignorare il convitato di pietra della sanità
pubblica, ovvero le condizioni di lavoro e di igiene nelle strutture ospedaliere?
– Ferie arretrate che si accumulano senza soluzione: ci sono medici che hanno migliaia
di ore di ferie non godute. Solo al CTO, la dirigenza medica ha accumulato 8.696,5 ore
di ferie residue, mentre alle Molinette si arriva a 38.566,5 ore. Se l’igiene è una priorità,
perché non garantire ai lavoratori il diritto al riposo per evitare personale esausto e
strutture sempre sotto pressione?

– Sanificazioni e DPI adeguati: perché si parla di camici nei bar ma non della mancanza
di presidi nei reparti?
– Personale sufficiente: perché si impongono nuove regole ma nessuno parla del carico
di lavoro insostenibile?
– Strutture dignitose: perché la direzione si concentra su dettagli di immagine, mentre i
pazienti affrontano reparti sovraffollati e attese interminabili?

Vogliamo parlare dei veri problemi di igiene e camici?

Parliamo di igiene? Bene, allora affrontiamola seriamente. Più di cinque anni fa sono
stati installati nei corridoi e adiacenti ai reparti armadi automatici per la distribuzione
delle divise, con l’idea che ogni lavoratore potesse depositare la divisa sporca e
prelevarne una pulita ogni mattina tramite il proprio badge. Questo sistema è in uso in
altri ospedali da anni – come negli Spedali Civili di Brescia – ma da noi non è mai
entrato in funzione.

I colleghi che lavorano su più presidi non hanno la possibilità di avere divise in ogni sede
e sono costretti a portarsi dietro il camice, con tutti i problemi igienici che ne derivano. Il
servizio di lavaggio presenta carenze croniche: i tempi di attesa per il lavaggio e la
consegna sono lunghissimi, i camici sono pochi, spesso riciclati e stracciati.
Per non parlare dei camici piombati: nei nostri ospedali non è mai stato istituito un vero
servizio di lavanderia per questi dispositivi, al contrario di quanto avviene in altre
strutture sanitarie (come nell’ASL TO5). Un DPI di sala operatoria non può essere
semplicemente pulito con una spugnetta, ma deve essere adeguatamente sanificato.
Anche sulle divise di sala operatoria siamo al collasso: le carenze sono evidenti, si cerca
di ovviare con materiale monouso, con costi esorbitanti e conseguenze anche
sull’impianto di aerazione. I filtri dell’aria si intasano di residui di tessuto monouso
scadente, compromettendo ulteriormente la sicurezza dell’ambiente di lavoro.
Ed ecco l’ossimoro ideologico: da una parte si impone una rigida regola sui camici nei
bar, dall’altra si ignora completamente la gestione dell’igiene dove davvero conta, nei
reparti e nelle sale operatorie. Si chiede rigore ai lavoratori ma si accetta il
pressappochismo nella gestione delle forniture e della sanificazione.

I veri problemi della sanità ignorati dalla Direzione
Se la Direzione fosse davvero interessata al benessere dei lavoratori e alla qualità
dell’assistenza sanitaria, allora affronterebbe i problemi reali, anziché concentrarsi su
misure di facciata.

Problemi che restano ancora oggi irrisolti:
– Ferie non godute
-Eccedenze orarie non recuperate
-Carenza di personale
– Pronte disponibilità illecite
– Imminente blocco delle convenzioni per la libera professione a causa di una Direzione
cieca e assente che non garantisce il diritto ALL’ALPI dei medici
– Ambulatori istituzionali carenti in personale ed apparecchiature
– Campagna mediatica del Commissario senza alcuna convocazione dei rappresentanti
dei lavoratori

Potremmo continuare a lungo, perché non abbiamo ancora visto un provvedimento
degno di attenzione. I problemi reali sono questi, e finché resteranno irrisolti,
continueremo a denunciare l’ipocrisia della Direzione.
Dunque, se vogliamo parlare di igiene, facciamolo fino in fondo. Il problema non è il
camice al bar, ma la gestione dell’igiene nei reparti, nelle sale operatorie e nei servizi di
lavanderia.

Le regole si rispettano, ma non siamo ingenui. Se la direzione generale vuole davvero
proteggere la salute pubblica, lo dimostri con azioni concrete.
Sottolineiamo che è con il nostro lavoro e condividendo con noi veri e grandi obiettivi
che si raggiungono risultati concreti.

Le Segreterie Aziendali Federazione CIMO-FESMED CGIL-FP

Torino in piazza per l’Europa

Nonostante una pioggia battente anche Torino è scesa in piazza a favore dell’Europa, realizzando una manifestazione che – a parte quella di Roma – è stata una delle più incisive e riuscite d’Italia. 

L’iniziativa è stata presa da un Comitato di cittadini volenterosi che tramite la portavoce, Rori Sforza, ha affermato che è giunto il momento in cui tutti i cittadini consapevoli devono fare la propria parte.  La richiesta rivolta agli organi di comunicazione, e ai  politici e alle istituzioni è stata chiara: “costruire gli Stati Uniti d’Europa per una Europa unita e federale” e, per intanto, sostenere tutte le iniziative dei Paesi e del Parlamento Europeo volte a creare la massima coesione fra gli Stati Europei in tutti i campi, a partire da quello della difesa comune. 

Insieme a tante cittadine e cittadini – tra cui molti giovani – sono stati presenti in piazza e sono intervenuti anche rappresentanti di partiti politici e istituzioni. Tra questi l’ex presidente della regione e parlamentare Europea Mercedes Bresso, con un forte intervento europeista e in sintonia con le posizioni pro – Ursula von der Leyen  del Partito socialista Europeo. In sintonia il segretario cittadino del P.D. Marcello Manzù, rafforzate da Andrea Turi di Più Europa e di Cristina Peddis di Azione che insieme hanno ribadito che la resistenza Ucraina e la libertà e l’indipendenza Ucraina sono quelle della stessa Europa, che altrimenti vedrebbe premiato il feroce neo imperialismo Russo di Putin e la spregiudicatezza e il cinismo di  Trump, con buona pace di un certo tipo di “pacifisti” alla Conte e alla Salvini.

Sempre sulla necessità di un Europa unita, ormai quasi unico faro di rispetto dei diritti umani e civili, della solidarietà e del progresso sociale e delle libertà fondamentali dovute ad ogni persona, è intervenuto Giampiero Leo, vice presidente del Comitato per i diritti umani della Regione Piemonte e portavoce del Coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”.  Leo ha anche voluto ricordare, a fianco del profetico Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, il sogno europeo di De Gasperi, Schumann e Adenaurer, nel quale era compresa anche la costituzione della C.E.D. (Comunità europea di difesa).

Visione europeista solidale, umanitaria, ma altresì sostenitrice del diritto internazionale – così violentemente stracciato da Putin con l’invasione della Ucraina  – così ben interpretata e difesa dal grande Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Proprio con un lungo e caloroso applauso di stima e solidarietà a Sergio Mattarella sollecitato dalla Consigliera Regionale di Stati Uniti d’Europa, Vittoria Nallo, si è concluso l’happening con il desiderio e l’impegno di ritrovarsi presto a continuare questo lavoro.

L’art. 18 di Donat-Cattin e lo Statuto che servirebbe oggi

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

Uno degli elementi portanti e costitutivi dello storico “Statuto dei lavoratori” varato nel maggio del
1970 non fu soltanto aver portato “La Costituzione nelle fabbriche”, come disse nel dibattito alla
Camera il “Ministro dei lavoratori” dell’epoca, Carlo Donat-Cattin. Ci fu un altro elemento che
qualificò quella legge che ha segnato in modo indelebile e profondo la legislazione democratica e
riformista sul lavoro nel nostro paese. E quel tassello fu l’introduzione, appunto, dell’art. 18 che
impediva, di fatto, il licenziamento dei lavoratori nelle aziende che avevano oltre 15 dipendenti.
Norma che fu ritoccata pesantemente prima dalla riforma Fornero e poi da quella varata da Renzi
con il jobs act riducendolo ad un semplice indennizzo.

Ora, è di tutta evidenza che nessuno vive di nostalgia o di solo rimpianto. Certo, l’azione e
l’iniziativa politica e di governo di Donat-Cattin, leader della sinistra sociale della Dc, non hanno
più avuto eguali nella storia democratica del nostro paese. Seppur nel rispetto di tutti i Ministri del
Lavoro che si sono succeduti quella riforma ha segnato la legislazione del mondo del lavoro, la
condizione concreta dei lavoratori e anche, e soprattutto, le relazioni tra le parti sociali. Una
riforma che, al di là del trascorrere inesorabile del tempo, continua ad essere una bussola di
riferimento per chi crede che i principi costituzionali debbano trovare una seria ed organica
cittadinanza nei luoghi di lavoro. In tutti i luoghi di lavoro. Al di là e al di fuori dell’art. 18 che il
capo della cosiddetta “rivolta sociale”, ovvero il segretario generale della Cgil Landini, vorrebbe
ripristinare. Posizioni, come quella di Landini, che sono comunque lontane anni luce rispetto
all’approccio riformista e democratico di uomini e statisti statisti come Donat-Cattin. Pur nella
radicale diversità dei rispettivi contesti politici, culturali e sociali.

Ma, al di là di queste considerazioni e del dibattito un po’ surreale sull’art.18 – al centro,
comunque sia, della prossima consultazione referendaria – quello su cui sarebbe necessario
avviare una riflessione seria ed argomentata è la necessità di riscrivere un nuovo “Statuto dei
lavoratori”. Partendo, come ovvio e scontato, proprio dallo Statuto varato nel 1970 che conserva
una straordinaria modernità anche nell’attuale contesto del mondo del lavoro seppur ad oltre 50
anni dall’approvazione di quello storico documento. Ma per potere centrare quell’obiettivo sono
necessarie due condizioni di fondo. Da un lato una precisa volontà politica del Ministro del Lavoro
e dell’intero Governo e, dall’altro, un’azione del sindacato che sia ispirata ad un vero ed autentico
riformismo. Cioè l’esatto opposto di quello che pratica oggi lo storico sindacato rosso, ovvero la
Cgil. Solo attraverso un riaggiornamento e una rivisitazione, partendo però dai pilastri essenziali
dello Statuto votato nel 1970, sarà possibile far decollare una nuova legislazione che deve fare i
conti con le condizioni dei lavoratori da un lato e la dinamica dei nuovi lavori dall’altro. Senza
accampare le ormai stucchevoli pregiudiziali ideologiche e politiche della Cgil o la solita strategia
dell’opposizione del “tanto peggio tanto meglio” cara, purtroppo, a molti settori della sinistra
contemporanea