ilTorinese

Alla Fondazione Francesco Federico Cerruti “Confluenze e Interferenze”

La Fondazione Francesco Federico Cerruti per l’Arte presenta il calendario delle iniziative che animeranno la programmazione culturale dell’autunno 2025, intrecciando le tre principali linee di attività della collezione. “Interferenze”, programma avviato nel 2024, trasforma la Casa Museo in un laboratorio dialogico; ogni interferenza prevede l’intervento di un artista contemporaneo tra le sale della collezione, inserendosi nel suo palinsesto storico. “Confluenze” è lo strumento espositivo che, attraverso prestiti mirati di opere iconiche, accende nuove letture della collezione Cerruti. Le opere ospiti entrano in dialogo con i capolavori della Casa Museo, generando cortocircuiti di senso e nuove traiettorie di interpretazione. Infine, la collana edita da Allemandi e curata nei suoi primi tre numeri da Andrea Cortellessa, “I Quaderni di Fisica e Metafisica”, mette in scena la forma editoriale della collezione  Cerruti, che agisce come organismo vivo e di cui ogni volume è un esercizio critico che unisce indagine scientifica e riflessione filosofica, con il contributo di scrittori e artisti.

“Interferenze”: Alessandra Ferrini, Gala Porras-Kim, Enrico David.

Avviato nel 2024, il programma introduce opere di artisti contemporanei all’interno delle sale della collezione Cerruti, generando disturbi creativi e innescando dialoghi inattesi fra patrimonio storico e presente. Questi interventi, prodotti in dialogo con le mostre del Castello di Rivoli o con i contenuti de “I Quaderni di Fisica e Metafisica”, creano cortocircuiti tra passato e presente, restituendo al pubblico nuove prospettive di lettura. La prima interferenza sarà quella di Alessandra Ferrini; faranno seguito quelle di Gala Porras-Kim e di Enrico David. L’opera video “Unsetting genealogies” del 2024 di Alessandra Ferrini (Firenze 1984) propone un’indagine critica sull’eredità del Fascismo e del Colonialismo, che anticipa il suo contributo al terzo Quaderno “La forma dell’Italia”. L’opera nasce dalla ricerca a lungo termine condotta dalla Ferrini sulla storia delle istituzioni culturali italiane. L’opera intreccia vicende famigliari e narrazioni storiche, interrogando il rapporto tra estetica, ideologia e propaganda, attivando una attenta riflessione sulla storia coloniale, le classi sociali, l’imperialismo europeo e l’eredità del Fascismo. In particolare, l’artista esamina la politica culturale del Fascismo sulle arti, mettendo in luce la relazione tra estetica, ideologia e propaganda. Il punto di partenza dell’opera è una fotografia che ritrae Giuseppe Volpi, Conte di Misurata, imprenditore e politico italiano, durante l’inaugurazione della terza Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nel 1935. In quell’edizione fu istituita la coppa Volpi, premio alla miglior attrice e al miglior attore intitolato proprio al Conte di Misurata, allora presidente della Biennale di Venezia e figura di spicco del Partito Nazionale Fascista, nonché ex Ministro delle Finanze del Governo Mussolini. Volpi ricoprì un ruolo centrale nella brutale repressione anticoloniale in Libia, che culminò nel genocidio dell’Ordine Selussita alla fine degli anni Venti. Queste immagini d’archivio hanno innescato una riflessione sull’origine della Mostra del Cinema di Venezia, fondata nel 1932 dallo stesso Volpi insieme ad Antonio Maraini e Luciano De Feo, ma anche sulla gestione della stessa da parte di Maraini e Volpi durante il regime fascista. Antonio Maraini, scultore e politico, fu direttore della Biennale d’Arte tra il 1928 e il 1942. Tre membri della famiglia di Alessandra Ferrini, una prozia, la nonna e il nonno, lavorarono presso la tenuta di Maraini, a Firenze, negli anni Trenta e Quaranta, come personale di servizio. Attraverso archivi personali e storici, Ferrini fa emergere microstorie individuali accanto a narrazioni storiche dimenticate o rimosse, mettendo in scena una tensione tra la sfera pubblica e un’altra domestica.
Alessandra Ferrini, artista, educatrice, ricercatrice italiana residente nel Regno Unito, ha realizzato il video “Unsetting genealogies” all’interno di un’installazione composta da due ambienti ispirati alla fotografia d’archivio dell’inaugurazione della Mostra del Cinema: uno richiama lo spazio domestico, mentre l’altro presenta grandi riproduzioni di immagini d’archivio riguardanti spazi istituzionali.

Mara Martellotta

Giovani minacciati con taglierino a Porta Susa

Due giovani, di 19 e 29 anni, sono stati arrestati dalla Polizia di Stato per tentata rapina a Torino, nei pressi della stazione Porta Susa.

Nei giorni scorsi, una coppia di fidanzati veniva avvicinata da due giovani a loro sconosciuti, attorno all’una di notte, in piazza XVIII Dicembre: uno di essi, di 19 anni, parzialmente travisato in volto con una grossa sciarpa, gli chiedeva di poter effettuare una telefonata con i loro telefoni; non ottenendo ciò che voleva, minacciava i ragazzi con un taglierino.

I due fidanzati non cedevano alle richieste e riuscivano ad allontanarsi al fine di chiedere aiuto, anche se per un breve tratto inseguiti dai due malintenzionati: grazie alla nota radio diramata dalla Centrale Operativa al personale di polizia sul territorio, gli agenti della locale Squadra Mobile intercettavano i due rapinatori e li fermavano, nonostante un tentativo di fuga, traendoli in arresto.

La Procura della Repubblica di Torino ha richiesto e ottenuto la convalida degli arresti, disponendo per il diciannovenne la misura della custodia cautelare in carcere e per il ventinovenne quella degli arresti domiciliari.

Cossano Canavese, torna la Sagra del Fungo

 SABATO 4 E DOMENICA 5 OTTOBRE SI CELEBRANO I “BÔLÈ” DELL’ANFITEATRO MORENICO DI IVREA

 

Sabato 4 e domenica 5 ottobre a Cossano Canavese torna la Sagra del Fungo, manifestazione patrocinata dalla Città metropolitana di Torino che valorizza i “bôlè” dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea. A Cossano, tra scorci indimenticabili sull’Anfiteatro Morenico, le colline offrono terreno fertile per pesche e kiwi e per il vitigno dell’Erbaluce. Cossano è anche il paese della poesia contadina: custodisce infatti nel suo Municipio le poesie e i racconti dell’archivio dedicato a Giulia Avetta, maestra, partigiana, sindaca e poetessa, abile tessitrice di poemi costruiti intrecciando il cielo e la natura dei luoghi per costruire emozioni che superano gli orizzonti locali e trascendono nell’infinito.

Il prologo della Sagra del Fungo è la camminata d’autunno tra le colline, in programma domenica 28 settembre, con partenza da piazza Don Mario Ferraris alle 9. Il convegno di apertura della ventiduesima edizione della Sagra si terrà invece alle 18 di sabato 4 ottobre al centro socio-culturale di via Torino 47. A seguire, nel padiglione della Pro Loco si potrà gustare una cena tipica a base di funghiDomenica 5 nel centro storico la mostra mercato dei prodotti della terra si aprirà alle 9,30 e sarà accompagnata da una dimostrazione degli antichi mestieri. Maria Cristina Enriello proporrà la sua mostra di fotografie d’epoca degli abitanti e del territorio di Cossano. Tra le 10 e le 18 la Rete Museale dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea allestirà un punto informativo in via Torino 7, esponendo fotografie e documenti e proiettando un video dedicato a Giulia Avetta e al Museo all’Aperto di Arte e Poesia. Nella mostra “L’uomo e il libro” saranno esposte le immagini premiate nell’Eporedia Photo Contest del 2022. Nell’ex parco giochi il gruppo “Badgers Club 4×4” organizzerà una mostra statica di fuoristrada 4×4 e una dimostrazione di modellini in scala. La musica della Street Band Rueglio e il mago Andrea Marasso allieteranno il pubblico con musica, gag e giochi di una volta. I funghi, la Panissa e la Polenta dolce si potranno gustare a pranzo nello stand della Pro Loco e al ristorante Avetta. Alle 14 in piazza della Chiesa si terrà uno spettacolo con un pianoforte gigante a pavimento, lungo oltre 7 metri, suonato con i piedi da artisti-musicisti che, dopo essersi esibiti, offriranno al pubblico l’opportunità di cimentarsi con l’insolito strumento. Nel piazzale della Pro Loco ci sarà l’immancabile trucca-bimbi, mentre alle 15 al centro socio-culturale l’organizzazione “Frammenti di storia al femminile” organizzerà l’incontro intitolato “Riflessi di un viaggio emotivo e spirituale”, in cui Susanna De Fabiani racconterà la sua esperienza in un monastero del Nepal, dove ha insegnato fotografia e condiviso momenti di vita quotidiana con le alunne-monache della Pal Ewan Namgon Nunnery School.

Per ulteriori informazioni si può consultare il sito Internet del Comune www.comune.cossano.to.it

La portavoce di Flotilla torna in Italia

E’ la torinese Maria Elena Delia

L’appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di depositare gli aiuti umanitari a Cipro per essere trasportati a Gaza tramite il Patriarcato di Gerusalemme, non è stato accolto al momento dalla Flotilla in mare verso il blocco navale israeliano. Ma  la delegazione italiana ha annunciato che la portavoce Maria Elena Delia, torinese,  sta tornando in Italia per dialogare con le istituzioni.

Il Castello di Rivoli festeggia i quaranta anni  con  “Inserzioni”

Opere commissionate a Guglielmo Castelli, Lydia Ourahmane e Oscar Murillo, visitabili fino a febbraio 2026

Il Castello di Rivoli presenta nel solco dei festeggiamenti per i quaranta anni dalla sua fondazione, la nuova serie “Inserzioni”, un nuovo format volto a commissionare ad artisti contemporanei un’opera pensata per il Castello. La prima edizione del progetto, dal 26 settembre fino a febbraio 2026, vede coinvolti gli artisti Guglielmo Castelli (Torino, 1987), Lydia Ourahmane (Saïda,1992) e Oscar Murillo (Valle del Cauca, 1996). In concomitanza con “Inserzioni”, il Museo presenta anche l’opera vincitrice del Premio Collective 2025 “Cultural Lost and Learned by Heart: Butterfly”(2021) di Adji Dieye (Milano, 1991) e la recente acquisizione tramite il bando PAC del Ministero della Cultura italiano di “Mare con gabbiano” di Piero Gilardi (Torino, 1942-2023) e di “a.C.”(2017) di Roberto Cuoghi (Modena, 1973).

“Inserzioni”, con cadenza semestrale, trasforma gli spazi dedicati alla collezione del Museo in una mostra collettiva in divenire, e introduce nuove commissioni nel tessuto della collezione del Castello di Rivoli, invitando una selezione di artisti contemporanei rilevanti oggi a intervenire ciascuno in una sala del museo, per relazionarsi con l’architettura aulica e le altre opere allestite. Il format, della durata di sei mesi, e rinnovato due volte l’anno, trasforma sale solitamente dedicate alla collezione in una mostra collettiva in continua evoluzione, apportando le nuove voci artistiche a cui normalmente i musei dedicano una sala a parte. Questo permette di arricchire l’offerta culturale degli allestimenti della collezione, con artisti, movimenti e aree geografiche finora non pienamente rappresentati nella storia espositiva e nel patrimonio artistico del Museo.
Ispirandosi alla formula inaugurata dal primo direttore Rudi Fuchs, per la prima mostra “Ouverture” del 1984, ogni artista è invitato a creare un’opera specificamente concepita per una stanza delle sale auliche del Castello, quasi a collaborare con esse attraverso il tempo storico. Come per la prima mostra, gli artisti vengono messi al centro del progetto sottolineando il valore delle ricerche individuali di ciascuno di loro. Il Museo intende mantenere la sua caratteristica apertura alle voci e agli artisti della storia dell’arte. Questo modus operandi incorpora oggi principi quali inclusione, apertura ad altre culture e approcci e partecipazione sociale e culturale.  Un’altra particolarità del Castello riguarda il suo carattere non finito, che lo trasforma in un contenitore che gli artisti possono completare, così da far nascere esperienze ed allestimenti unici.
Il progetto è sostenuto da Radical Commissioning Group, un gruppo ristretto di benefattori che crede, come Museo, nella necessità di dare carta bianca agli artisti per creare opere visionarie dando la possibilità contemporaneamente all’istituzione di espandere la propria voce.

Guglielmo Castelli presenta la nuova serie scultorea da esporre nella sala affrescata dedicata ai continenti, serie che vede alcuni dei personaggi che popolano i suoi dipinti sfuggire da essi per esibire in forma bidimensionale, in curiosi ambienti tridimensionali, un’idea di infanzia silenziosa e di attesa. Le figure umane delle opere, realizzate su ritagli di carta, sono coreografie intorno a piccole maquette di tavoli progettati dall’artista in ambiente casalingo e teatrale immaginario. Alle pareti una serie di dipinti, tra cui uno monumentale di oltre 3 metri, raffigurano le atmosfere fantastiche e condensate tipiche di Castelli, in cui si svolgono molteplici azioni, cadute e fallimenti. Nella sala adiacente sono esposte alcune opere su carta e, per la prima volta una speciale presentazione di materiali preparatori e di quaderni di schizzi di Castelli, che comprendono studi di personaggi del suo mondo inventato, apparenti scariche diventano ecosistema e stratificazione, insieme a prove di composizione che rivelano il processo di composizione dei suoi quadri.

“Per Voce” del 2025 è una nuova commissione di Lydia Ourahmane, realizzata in collaborazione con la sorella Sarah, compositrice e musicista. Una composizione scritta per tre cantanti non vedenti, che si sviluppa in due spazi del Museo: appena visibile, ma percettibile al tatto, la partitura è incastonata nelle pareti di ogni stanza, e rimane dunque aperta a future attivazioni. La partitura analizza l’architettura completamente determinata dalle dimensioni della stanza, con finestre e porte che dettano le pause e la lunghezza delle pareti che modella la durata. Una volta attivata, ogni cantante segue con la mano la propria parte tracciando la partitura in Braille, mentre si muove per il Castello. Le partiture si presentano come un’unica riga con le note, la loro durata, l’altezza in ottave, le legature, le pause e le istruzioni comunicative in sequenza.

In seguito a una visita al Museo, Oscar Murillo ha scelto la Sala 18 come ambientazione per la sua installazione immersiva site-specific “A see of history” (2025). L’opera riunisce 48 dipinti della serie “Disrupted Frequences”, di Murillo, che invita i visitatori a esperire l’opera dal basso, con l’affresco caduto e sospeso nel tempo. Composta da un arazzo di tele intrecciate, l’installazione esplora una tensione tra visione e vastità, immaginando nuovi territori scolpiti in un mare di segni stratificati. Iniziata nel 2013, “Frequences” prevedeva il posizionamento di tele vuote sui banchi di scuola di tutto il mondo, e la cattura di segni consci e inconsci lasciati dagli studenti. Concepite dall’artista come dispositivi di registrazione analogica, queste tele fungono da registro frammentato di una frequenza culturale, sociale e globale. Su questi frammenti Murillo ha lavorato con varie tonalità di blu, applicando pennellate gestuali di pittura a olio e una miscela di pigmento iridescente che ricorda sia l’oceano sia il cielo, elementi che legano e separano lo spazio geografico. In questo terreno sospeso, la storia e il tempo diventano incerti e aperti alla riconfigurazione. L’installazione sarà acquisita dal Museo al termine della mostra.

Mara Martellotta

Piazze e saloni

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FRECCIATE

Un salone dell’auto a Torino che non è più la città dell’auto e  dopo tutte le recenti vicende anche giudiziarie  della famiglia  Agnelli – Elkann? Una famiglia che non ha più il diritto morale di vivere a Torino.  Un  salone con poco senso purtroppo. Sembra  infatti che sarà  un salone di auto prevalentemente cinesi. L’auto italiana quasi non c’è più. Neppure il Presidente della Repubblica viaggia più su una macchina italiana. Cosa voglia dire un salone a Torino oggi non so dirlo. Torino ha il museo dell’auto. Chi lo ideò, vide lontano. Circa le piazze non ho idee precise. Certo Cioccolatò o altre feste campagnole in piazza San Carlo erano peggiori del Salone dell‘Auto nella città in cui la Fiat si è suicidata. Questa è diventata una città di camerieri, era una città di operai che producevano, malgrado i sindacati abbiamo fatto di tutto per assecondare il suicidio della Fiat.

Pier Franco Quaglieni

Inaugurato a Bairo il nuovo polo SAM dedicato alle ambulanze

 

Bartoli: “Competenza, innovazione e servizio alle comunità: un investimento che rafforza la filiera del soccorso in Canavese”

Oggi a Bairo è stato inaugurato il nuovo polo che SAM dedica alla realizzazione e al supporto dei mezzi di soccorso. Un progetto che nasce nel cuore del Canavese e che punta a mettere a disposizione del territorio competenze tecniche, capacità di allestimento e assistenza post-vendita per ambulanze, automediche e veicoli per il trasporto disabili. L’apertura è stata anticipata e promossa sui canali social locali come showroom “Ambulanze e mezzi di soccorso, Trasporto disabili, Automediche”, con taglio del nastro oggi, sabato 27 settembre.

“È stato per me un vero privilegio avere l’onore di tagliare il nastro: un gesto simbolico che rappresenta non solo l’apertura di un nuovo spazio, ma l’inizio di un percorso fatto di impegno, innovazione e servizio verso chi ha più bisogno”, ha dichiarato Sergio Bartoli, Consigliere regionale e Presidente della V Commissione Ambiente del Piemonte.

Un grazie sentito al proprietario Mattia Santin, la cui visione e determinazione hanno reso possibile questo passo, e un ringraziamento speciale a Vigili del Fuoco, Croce Rossa, Carabinieri, Sindaci e Amministratori, così come a tutti i volontari e alle istituzioni presenti, che con la loro partecipazione hanno dato ulteriore significato al momento inaugurale.

“Con questo nuovo polo – ha aggiunto Bartoli – rafforziamo l’ecosistema locale del soccorso: mezzi più sicuri, affidabili ed efficienti significano tempi di risposta migliori e maggiore tutela per operatori e cittadini.”

Espulso dalla polizia integralista bangladese

A seguito dell’attività di indagine condotta dalla Polizia di Stato, la DIGOS di Torino e la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzionehanno espulso  e rimpatriato in Bangladesh un cittadino straniero di anni ventidue.

Lo straniero è emerso negli ambienti virtuali di matrice jihadista ostentando a mezzo social una vera e propria fascinazione per il terrorismo confessionale, celebrando le organizzazioni terroristiche Al Qaeda e Stato Islamico, nonché contenuti di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, istigando a commettere atti di violenza.

Alla luce delle prime risultanze d’indagine la Procura della Repubblica di Torino ha disposto a suo carico la perquisizione domiciliare e informatica, eseguita lo scorso 5 marzo con esito positivo dalla DIGOS di Torino, con il supporto operativo della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e dell’omologo Ufficio di Asti.

Infatti dallo sviluppo dell’attività investigativa è stato di fatto riscontrato che l’indagato ha posto in essere condotte apologetiche e istigatorie del terrorismo, nonché alimentato la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi discriminatori contro il popolo ebraico. Inoltre è stata accertata la presenza di manualistiche per la fabbricazione artigianale di esplosivi e sulle tecniche e le tattiche di guerriglia.

Pertanto lo straniero, dopo un iniziale trattenimento presso il CPR di Milano Corelli disposto con decreto del Questore di Asti, è stato espulso dalla Questura di Milano mediante accompagnamento in Bangladesh a mezzo volo aereo organizzato dalla Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere.

Il centro di Torino tra storia e sapori: un viaggio nelle piazze del gusto

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SCOPRI – TO ALLA SCOPERTA DI TORINO
Torino è una città che sa sorprendere in molti modi. La sua eleganza sabauda si mostra nelle piazze monumentali, nei palazzi reali, nei portici che sembrano fatti apposta per passeggiare a ogni ora del giorno. Ma ciò che spesso colpisce chi arriva in città è la capacità del capoluogo piemontese di far convivere bellezza e buona cucina. Non serve spostarsi nei quartieri nascosti o nelle trattorie di periferia per scoprire piatti autentici: basta rimanere nel cuore pulsante della città, nelle piazze che hanno fatto la storia, per incontrare ristoranti e locali capaci di portare in tavola l’essenza del Piemonte e non solo. Un itinerario ideale parte da piazza Vittorio Veneto, si allunga fino a piazza Castello e si conclude in piazza San Carlo, tre luoghi che rappresentano anche tre anime gastronomiche diverse, ma ugualmente seducenti.
Piazza Vittorio: foto Vincenzo Solano per il Torinese

 

Piazza Vittorio e il Porto di Savona, un ponte tra mare e montagna
Tra le piazze più grandi e scenografiche d’Europa, piazza Vittorio è da sempre un punto d’incontro per torinesi e turisti. Qui, incorniciato dai portici e con lo sguardo che corre verso la Gran Madre, si trova il Porto di Savona, un ristorante che è ormai un’istituzione. La sua storia è antica, e il nome stesso richiama quel legame che Torino ha sempre mantenuto con la Liguria: un filo ideale che collega la capitale sabauda al mare. Entrare al Porto di Savona significa vivere un’esperienza culinaria completa, capace di unire la cucina piemontese alle suggestioni marinare.
Il menù spazia dalle ricette della tradizione regionale, come gli agnolotti del plin al sugo d’arrosto, piccoli scrigni di pasta che racchiudono un ripieno di carni miste, ai tajarin conditi con un burro profumato e, nelle stagioni giuste, con una pioggia di tartufo bianco d’Alba. Accanto a questi piatti, che profumano di colline e di cascine, si trovano proposte che guardano al mare: trofie al pesto, preparate con un basilico che sprigiona tutta la freschezza ligure, o un risotto ai frutti di mare che ricorda le trattorie dei porti. Tra i secondi spiccano il brasato al Barolo, cotto lentamente fino a diventare tenerissimo, e i fritti misti di pesce, leggeri e croccanti, che fanno viaggiare con il pensiero fino alla Riviera.
Il Porto di Savona è un luogo che riesce a mettere d’accordo tutti: chi cerca la sostanza dei piatti di carne trova soddisfazione, così come chi predilige la delicatezza del pesce. E poi ci sono i dolci, autentiche carezze finali: il bunet al cacao e amaretti, la panna cotta vellutata, i semifreddi che giocano tra cremosità e freschezza. Il tutto servito in un ambiente che conserva il fascino di un tempo, con un servizio attento ma mai invadente. Sedersi qui, in piena piazza Vittorio, significa assaporare la tradizione senza rinunciare al piacere della posizione più centrale e vivace di Torino.
Piazza Castello, tra solennità e cucina piemontese
Proseguendo verso il cuore istituzionale della città si arriva in piazza Castello, centro politico e cerimoniale fin dall’epoca dei Savoia. Qui si respira un’atmosfera più austera, con i palazzi reali e i portici che incorniciano lo spazio aperto. Ma basta entrare nei locali della zona per scoprire un lato più caldo e conviviale, quello della cucina.
I ristoranti che si affacciano su piazza Castello puntano a valorizzare la tradizione piemontese, declinata in mille sfumature. Non mancano i grandi classici: tajarin sottilissimi, tirati a mano, conditi con ragù di carne o semplicemente con burro e salvia; la battuta di fassona, cruda, tenera e saporita, che rappresenta una delle eccellenze assolute della regione; la bagna cauda, servita con verdure di stagione, per chi desidera vivere un’esperienza autenticamente piemontese anche nel cuore della città.
Molti locali, però, scelgono anche di sperimentare, proponendo versioni moderne dei piatti tradizionali. Così si possono incontrare ravioli ripieni di verdure con riduzioni leggere, carni cucinate a bassa temperatura per esaltare i sapori, o dolci che giocano con ingredienti locali come la nocciola delle Langhe e il gianduia. L’atmosfera è resa unica dalla cornice storica: cenare qui significa mangiare sotto lo sguardo dei palazzi sabaudi, in un luogo che racconta secoli di storia e che allo stesso tempo sa accogliere chi cerca il piacere del buon cibo.
Piazza San Carlo, il salotto torinese tra caffè e raffinatezza
E poi c’è piazza San Carlo, spesso definita il “salotto di Torino”. Con le due chiese gemelle a fare da quinta scenografica e la statua equestre di Emanuele Filiberto al centro, questa piazza è il cuore elegante della città. Qui i protagonisti sono soprattutto i caffè storici, veri e propri templi della cultura torinese.
Entrare in uno di questi locali significa fare un salto nel passato: sale decorate, specchi, lampadari e un’atmosfera che richiama le discussioni politiche e letterarie dell’Ottocento. Ma non è solo questione di storia: i caffè di piazza San Carlo offrono piatti caldi e veloci per chi vuole concedersi una pausa, ma soprattutto dolci e specialità che hanno reso Torino celebre. Il gianduiotto, con la sua inconfondibile cremosità; il bicerin, bevanda a base di caffè, cioccolato e panna che è un rito più che un semplice drink; le torte ricche e raffinate che accompagnano le chiacchiere pomeridiane.
Accanto ai locali storici, la piazza ospita anche ristoranti più moderni che offrono una cucina raffinata, capace di guardare al futuro. Si possono trovare menù degustazione che spaziano dal crudo di pesce a piatti vegetariani curati nei dettagli, fino a dessert che combinano tradizione e innovazione. Piazza San Carlo è il luogo perfetto per chi vuole vivere un’esperienza gastronomica completa, circondato dall’eleganza che solo il centro di Torino sa offrire.
Mangiare nelle piazze principali del centro di Torino significa vivere la città in tutte le sue sfaccettature. Piazza Vittorio con il Porto di Savona racconta il dialogo tra Piemonte e Liguria, tra terra e mare. Piazza Castello invita a scoprire i sapori più autentici e solenni della tradizione. Piazza San Carlo, infine, coccola con i suoi caffè storici e le proposte raffinate. È un itinerario che non delude mai: un viaggio a piedi tra architettura e storia, che diventa subito anche un viaggio di sapori.
NOEMI GARIANO

Recaro Automotive: il sedile dell’auto è una macchina nella macchina

IL TORINESE WEB TV

Ai nostri microfoni l’A.D. Recaro Automotive Luca Pino, spiega come il sedile dell’auto venga considerato come una macchina nella macchina e richieda, da parte degli ingegneri e degli operatori del settore, un’attenzione pari a quella della progettazione della vettura stessa. Proma Group, un’azienda italiana di Caselette (Torino), specializzata nella produzione di componenti automobilistici, ha siglato un accordo per l’acquisizione di Recaro Automotive Germany, ed è stata la prima industria italiana a comprare una fabbrica tedesca! Il sedile di una moderna automobile, spiega il dott. Luca Pino, non è più un semplice supporto su cui sedersi per guidare o viaggiare: è diventato un concentrato di ergonomia, sicurezza e tecnologia. In un’epoca in cui l’esperienza di guida è sempre più orientata al comfort e alla personalizzazione, il sedile assume un ruolo centrale nell’abitacolo, contribuendo al benessere di conducente e passeggeri. L’ergonomia è uno degli aspetti principali nella progettazione dei sedili moderni. Le case automobilistiche collaborano con ingegneri e fisioterapisti per sviluppare sedili che garantiscano la giusta postura anche nei lunghi viaggi. Alcune caratteristiche comuni nei modelli di fascia media e alta includono: Supporto lombare regolabile. Sedili riscaldati e ventilati. Funzione massaggiante. Memoria delle posizioni. I materiali utilizzati spaziano dalla pelle naturale a tessuti tecnici traspiranti, dal carbonio all’alluminio, fino ad arrivare a materiali riciclati nelle auto più attente alla sostenibilità. Il sedile ha un ruolo fondamentale anche nella sicurezza: compatibilità con sistemi ISOFIX, un sistema di attacco per seggiolini per bambini che garantisce un fissaggio sicuro e standardizzato del seggiolino al telaio dell’auto, senza dover usare le cinture di sicurezza. Il design del sedile, inoltre, è un elemento distintivo nell’estetica dell’abitacolo. I costruttori offrono oggi una vasta gamma di opzioni di personalizzazione, dalla forma dei sedili sportivi a quella dei sedili comfort per il segmento premium. Le cuciture, i colori, gli inserti in legno o metallo e le finiture contribuiscono, inoltre, a definire lo stile interno del veicolo.

Francesco Valente

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