SOMMARIO: La violenza – Nada – Disertori di guerra e manovre elettorali -Lettere



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“Luoghi Comuni” San Salvario compie 10 anni: domenica 28 in via San Pio V si fa festa. Gli abitanti aprono le loro case e le loro vite con racconti e musiche, non manca neppure alle 18 un concerto dai balconi della FirstBrass Band a segnare un’esperienza da valorizzare e raccontare perché faccia strada e scuola. In 8 appartamenti c’è “Vieni su che è pronto“, sarà possibile pranzare con i sapori e i piatti di una parte di mondo, basta prenotarsi. In 4 appartamenti c’è “Musiche e racconti nelle case“, da provare come nutrimento dell’anima.
Un grande e antico glicine che guarda alla piazzetta della Sinagoga di Torino, nella bella stagione pergola sotto la quale si attovagliano i clienti del ristorante siriano Eria Cinque Petali al piano terra della costruzione, giusto accanto alla scuola per l’infanzia dell’Ordine della Suore del Buon Consiglio, fondato intorno al 1865 da Suor Maria Clarac, già proprietaria dell’edificio. L’Ordine sviluppa la sua attività intorno alla protezione ed educazione delle fanciulle e dei minori, tuttora diffusa in larga parte del mondo.
Parte nel 2012 l’imponente opera di ristrutturazione del complesso immobiliare, promossa dal Programma Housing della Fondazione Compagnia di San Paolo. Intanto lievitava la progettazione economica e sociale: regole, modalità di accesso, tariffe, convenzioni. L’attività avviata e gestita ancora oggi dalla Cooperativa Atypica rappresenta un fiore all’occhiello delle politiche per la casa e la garanzia alla residenza. Rappresenta soprattutto la realizzazione concreta di inclusione, integrazione e accoglienza. E non solo di soggetti “a rischio”, ma anche di persone che necessitano semplicemente di un appoggio abitativo temporaneo.
Nel 2015 l’apertura delle residenze e l’avvio di un progetto di cohousing, che vede Atypica fra i protagonisti, diventato riferimento per larga parte delle iniziative europee nel settore (approfondimento). Il complesso è costituito da 24 alloggi completamente arredati, che ospitano per una durata massima di 18 mesi, famiglie e singoli, di età, situazione socio-economica e nazionalità differenti. Al piano terra, oltre al ristorante e alla scuola per l’infanzia, una sala mostre dedicata dal 2018 alle performances di giovani artisti. Poi gli spazi comuni per gli inquilini: una grande cucina arredata per le feste e i pasti conviviali; un cortile e un terrazzo a disposizione di chi ci abita.
Domenica prossima saranno dieci anni: di giovani e non che hanno vissuto lì, esperienze, incontri, esperienze svolte. Le case si apriranno a incontrare chi vuoi capire che bastano investimenti coraggiosi e responsabilità nella gestione per fare di un bel posto un’esperienza che ti cambia la prospettiva.
Il programma della giornata si trova qui: https://drive.google.com/file/d/1Z5yXvSTDD6oIFWHDc8bfJ3cv9xfGkeJj/view?usp=sharing
Per partecipare, incontrare i responsabili di Luoghi Comuni e gli abitanti
questi i riferimenti prenotazioni.sansalvario@gmail.com oppure WhatsApp 3482803466
Con l’arrivo dell’autunno, l’Osteria Rabezzana si prepara a scaldare le serate torinesi con un calendario di eventi musicali e danzanti tra settembre e dicembre ( che comprendono già il programma del 31 dicembre sera) .Ogni appuntamento sarà un invito a lasciarsi trasportare dalle note dal vivo – che spaziano tra generi e atmosfere – in un ambiente intimo e conviviale dove il buon cibo e il buon vino non mancano mai. Si comincia già il 1 ottobre con la serata dedicata a Fabrizio De Andrè: ad accompagnare la poesia in musica del noto cantautore genovese, la voce del noto direttore del doppiaggio italiano e attore taetrale, Mario Brusa.

Dalle cene accompagnate da soft jazz o musica d’autore, fino alle serate più movimentate dedicate al ballo e alla socialità, l’Osteria diventa un punto d’incontro per chi vuole vivere un’esperienza che unisce gusto e divertimento. Un’occasione perfetta per scoprire o riscoprire la cucina piemontese in un contesto informale ma curato, dove ogni dettaglio è pensato per far sentire gli ospiti a casa.
Che siate amanti della musica, del buon mangiare o semplicemente in cerca di una serata diversa, l’Osteria Radezzana vi aspetta per vivere insieme il ritmo di questa nuova stagione.
Per partecipare, ci sono due possibilità: cenare alla carta del ristorante, prima del concerto, e pagare l’evento al costo di 10 euro, oppure arrivare solamente per la serata al costo di 15 euro, comprensivo di calice di vino: in questo caso, la prenotazione è obbligatoria.
Maggiori informazioni sul sito osteriarabezzana.it
Chiara Vannini
Oggi il corteo pro Gaza ha cercato di raggiungere l’aeroporto di Caselle. Momenti di tensione con la polizia con lanci di bombe carta. Gli agenti hanno risposto con lacrimogeni e idranti. La superstrada per l’aeroporto è stata chiusa per impedire il blocco dello scalo.
Tra le reazioni, quella del ministro Polo Zangrillo: «Vergogna, per la violenza di un ricatto che non fermerà la libertà dei torinesi, degli italiani. Vergogna, per la violenza dei soliti eversivi travestiti da manifestanti, che si proclamano pro-Pal o pacifisti, hanno bloccato la strada per l’aeroporto di Caselle costringendo famiglie e viaggiatori a proseguire a piedi e hanno ingaggiato violenti scontri con le Forze dell’Ordine. Non è libertà di manifestare: è eversione e guerra allo Stato, che nulla ha a che vedere con il conflitto in Medio Oriente», dichiara il ministro, segretario di Forza Italia in Piemonte che prosegue:
«L’orrendo e triste spettacolo, lo stesso già visto troppe volte, non sarà mai un appello alla pace, ma la più terribile delle sue contraddizioni: perché è un inno all’odio e alla guerra civile. È un pericolo che va fermato e condannato, anche da una sinistra troppo spesso complice con il suo silenzio. Serve ritrovare la serenità del confronto democratico e riportare il dibattito dentro le regole.
La mia solidarietà alle donne e agli uomini in divisa, costretti a fronteggiare aggressioni e prepotenze da chi trasforma le piazze in campi di battaglia. Insieme, è ora di dire basta per chiudere con quella violenza che sarà sempre causa di un male permanente», conclude il ministro Zangrillo.
«Dopo giorni di tensioni che hanno trasformato Torino in un teatro di violenza, oggi si è arrivati a tentare il blocco dell’aeroporto di Caselle, aggirando gli agenti e avvicinandosi a un aereo in fase di atterraggio. È un fatto grave, perché non riguarda più soltanto l’ordine pubblico, ma la libertà dei cittadini di muoversi senza essere ostaggio di chi sceglie la strada dello scontro», ha dichiarato il senatore di Fratelli d’Italia Paola Ambrogio, commentando il tentativo di interrompere l’operatività dell’aeroporto da parte dei Pro Pal.
«I diritti si difendono con equilibrio e responsabilità, non lanciando pietre contro le Forze dell’Ordine», aggiunge la senatrice di Fdi Paola Ambrogio. «Esprimo piena solidarietà e gratitudine al loro straordinario impegno, che ha impedito l’accesso ai facinorosi e garantito la piena operatività dello scalo torinese»
«L’ondata di violenza che sta flagellando Torino e l’Italia intera non accenna a fermarsi, anzi assume contorni sempre più allarmanti. Oggi, lungo la strada dell’aeroporto, un nuovo teatro di guerra: lanci di bottiglie, fumogeni, grossi petardi e sassi contro le Forze dell’Ordine. Scene raccapriccianti e vergognose, tra tafferugli, aggressioni e blocchi. Questa non è protesta, ma azione eversiva di piccoli gruppi organizzati ai danni della collettività» dichiarano il senatore Roberto Rosso, vicecapogruppo di Forza Italia in Senato e vicesegretario del partito in Piemonte, e Marco Fontana, segretario cittadino di Forza Italia a Torino.
«Accesso allo scalo di Caselle paralizzato, lunghe code di auto, centinaia di viaggiatori con voli imminenti costretti a raggiungere a piedi l’aeroporto, valigie alla mano. A Caselle e Borgaro negozi chiusi e feste annullate: cittadini e famiglie presi in ostaggio da frange violente che nulla hanno a che vedere con il legittimo diritto a manifestare. È un disegno eversivo che mina la libertà e la sicurezza di tutti.
Decreto Sicurezza subito in campo per fermare queste guerriglie urbane che paralizzano e terrorizzano le nostre città. Chi blocca servizi essenziali, attacca le Forze dell’Ordine e semina odio deve essere perseguito senza esitazioni. Serve tolleranza zero: ordine, legalità e sicurezza vanno difesi con fermezza, senza compromessi» concludono Rosso e Fontana.
All’Allianz Stadium finisce 1-1 il confronto tra Juventus e Atalanta nella quinta giornata di Serie A. Una gara intensa ma poco spettacolare, con le due squadre che restano ancora imbattute.
Nella ripresa l’Atalanta di Juric passa in vantaggio con Sulemana, bravo a sfruttare un’incertezza difensiva bianconera. La Juventus di Tudor, in difficoltà nel creare occasioni, trova il pari solo nel finale: è Cabal, subentrato all’infortunato Bremer, a risolvere una mischia sugli sviluppi di un corner.
Pareggio giusto e strisce d’imbattibilità che proseguono, ma con tanto lavoro ancora da fare per entrambi i tecnici.
Enzo Grassano
“Degli 87,7 milioni di euro destinati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti al Piemonte per la manutenzione e la riqualificazione delle strade provinciali, oltre 29 milioni di euro sono destinati alla provincia di Torino. Si tratta di un risultato straordinario, che conferma l’impegno della Lega e del vicepremier Matteo Salvini a favore dei nostri territori” affermano i deputati torinesi Elena Maccanti e Alessandro Benvenuto, che spiegano come
“queste risorse consentiranno di dare risposte attese da tempo: migliorare la sicurezza, rafforzare la viabilità e garantire interventi urgenti di manutenzione su strade che i cittadini percorrono ogni giorno. La ripartizione complessiva è parte del piano straordinario da un miliardo di euro per le Province e le Città metropolitane, fortemente voluto dal Ministro Salvini: una cifra record, che non solo è più cospicua rispetto al passato ma soprattutto è stata definita con criteri più equi, tenendo conto delle effettive esigenze di adeguamento della rete stradale gestita dagli enti locali”.
Al via la 1ª prova di qualificazione regionale Open di spada – due giornate di gare con atleti e società da tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta
Agliè (TO), 27 settembre 2025 – Questa mattina ad Agliè si è aperta ufficialmente la 1ª prova di qualificazione regionale Open di spada maschile e femminile, appuntamento che porta in Canavese atleti, tecnici e accompagnatori da tutto il Piemonte e la Valle d’Aosta. L’evento è promosso dal Comitato Regionale FIS Piemonte e Valle d’Aosta, con il supporto del Circolo “Giuseppe Delfino” di Ivrea e dell’Amministrazione comunale di Agliè, grazie all’impegno di arbitri, staff e volontari.
“Con il Tricolore alto e l’Inno nel cuore, sosteniamo i nostri atleti: pedane pronte, si parte – ha dichiarato Sergio Bartoli, Consigliere regionale del Piemonte –. Quella di oggi non è solo competizione: è una palestra di valori — rispetto, lealtà, amicizia — e una leva di crescita per i nostri giovani e per l’intera comunità sportiva piemontese e valdostana.”
Bartoli ha ringraziato organizzatori, arbitri e volontari per il lavoro dietro le quinte: “La qualità degli eventi nasce dalla macchina organizzativa: programmazione, sicurezza, fair play e accoglienza.”
Nel corso dell’apertura è stato sottolineato il ruolo della scherma come fattore di inclusione e benessere, nonché la ricaduta positiva in termini di indotto locale (ospitalità, ristorazione e turismo sportivo) per il Canavese. “Fare squadra tra istituzioni, federazioni sportive e società del territorio è la strategia vincente per offrire opportunità reali ai nostri ragazzi e valorizzare i nostri Comuni.”
Programma
• Date: 27–28 settembre 2025
• Luogo: impianti comunali di Agliè (TO)
• Disciplina: spada – qualificazioni regionali Open (M/F) – FIS Piemonte e Valle d’Aosta

Un sentito grazie al Comitato Regionale FIS Piemonte e Valle d’Aosta, al Circolo “Giuseppe Delfino” di Ivrea, all’Amministrazione comunale di Agliè, agli arbitri, allo staff tecnico e ai volontari che rendono possibile la manifestazione.

Sugli schermi le opere di Pietro Marcello (in concorso a Venezia) e Mike Flanagan
1921, la fine del mese d’ottobre. Mentre un carro ferroviario, con affusto di cannone, parte dalla stazione di Aquileia, riempiendosi sempre più di fiori e di folla nel suo tragitto verso Roma, per il trasporto della salma del Milite Ignoto – Pietro Marcello dissemina di immagini di repertorio il suo “Duse”, presentato in concorso alla recente Mostra di Venezia – la “divina” Eleonora, come l’amato D’Annunzio, al tempo della loro tempestosa relazione l’aveva definita (“gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata: gli perdono tutto, perché ho amato”), dopo un silenzio di dodici anni, torna al palcoscenico. Nel ’16 aveva attraversato velocemente la sfida dello schermo, con “Cenere” tratto dal romanzo omonimo della Deledda e diretto da Febo Mari: ma fu l’unica prova, irripetibile, sapeva bene che il suo mondo era il teatro. Vi tornò con il dramma di Ellida, nella ibseniana “Donna del mare”, ancora una volta esempio di un’alta “recitazione”, di un metodo che peraltro non ammetteva sovrastrutture, basandosi esclusivamente sull’istinto, sull’autenticità di un sentire intimo, sull’immedesimazione totale con il proprio personaggio, sulla mancanza di trucco che denunciava completamente una visione dei tratti reali. Un realismo e una verità estremi che avevano portato Cechov a dire: “Non conosco l’italiano, ma ella ha recitato così bene che mi sembrava di comprendere ogni parola; che attrice meravigliosa.”

Questa testardaggine interpretativa, questo immedesimarsi nella vita più che nelle tavole di un palcoscenico, questo ripetere a volte una medesima parola del testo nella convinzione che quella parola fosse il fulcro del personaggio o di quel momento almeno, costruiscono appieno il ritratto che Marcello (già autore de “La bocca del lupo”, vincitore del 27° Torino Film Festival, di “Martin Eden” che valse a Luca Marinelli la Coppa Volpi alla 76ma Mostra veneziana), qui con la collaborazione degli sceneggiatori Letizia Russo e Guido Silei, ha forgiato sulla figura dell’attrice. Dicendo subito che ha trovato un pilastro eccezionale in Valeria Bruna Tedeschi (un critico ha scritto che “meriterebbe di essere vista in piedi questa Eleonora Duse interpretata da Valeria Bruni Tedeschi, una standing ovation per una prova superlativa”), laddove l’attrice ha succhiato quel metodo, s’è spogliata di certi manierismi o di certa stramba lunaggine (che peraltro in altre circostanze ce l’hanno fatta amare oltre misura: leggi, uno tra i tanti, “La pazza gioia” di Virzì) che l’hanno connotata nelle tante prove precedenti. Mostra e rende cinematograficamente validissimi l’antico adagio pirandelliano che abbraccia finzione e realtà, l’Arte che va ben oltre il peso della Vita, gli ultimi anni d’esistenza prima che parta per gli Stati Uniti, per morirvi, a Pittsburg nel ’24, gli incontri con un battagliero D’Annunzio e quello con il mascherone di Mussolini a cui prospetta la costruzione di un Tempio del Teatro e dal quale riceve la promessa di un vitalizio e uno sguardo che forse cova in sé troppe bugie, le parole di Sarah Bernhardt per cui il vecchio e polveroso patrimonio auspicato da Ermete Zacconi andrebbe sostituito da una reclamata modernità, suggerimento peraltro che la fa cadere in un tranello che è il titolo di un tal Giacomino Rossetti Dubois (pronto a riciclarsi questo sconosciuto in un qualche ministero delle camicie nere) che ha lo scherno del Vate e che ne decide l’insuccesso. I sentimenti, le passioni, la solitudine, la vera vita là dove è il palcoscenico e la immancabile forza del teatro, sia esso vecchio oppure nuovo, il suo imperativo “lavorare, vivere, morire” che non l’abbandona, la lontananza in definitiva da una famiglia, dalla figlia Enrichetta di cui arriva a cancellare la presenza in occasione dei suoi debutti, la Storia e il fascismo, l’incontro con i soldati in trincea negli anni del grande conflitto, la malattia e i colpi di tosse e il respiro affannoso, i rapporti con gli amici, Matilde Serao o il folletto omosessuale che qui è Memo Benassi che non l’abbandona. Un’esistenza e un destino, la fragilità ma certo la forza incancellabile, il vibrare di emozioni, la vita e l’arte di una attrice antica e ormai affondata nel Mito scolpite da una attrice modernissima, qui in una delle sue prove più convincente, terreno di attenzione per i giurati che decideranno per i premi di fine stagione.
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Un affresco apocalittico e di morte soffusa è quello che sullo schermo propone Mike Flanagan derivandolo dal racconto di Stephen King pubblicato, nel 2020, nella raccolta “Se scorre il sangue”: non vi tradisca il titolo, niente a che vedere con “Shining” (anche se Flanagan s’era già in precedenza incrociato con il mondo dei Torrance, con “Doctor Sleep”, sequel dell’altro famosissimo titolo) o con altri territori percorsi dal maestro insuperato dell’horror. Un percorso, qui, in “The life of Chuck”, fatto a ritroso, una commedia drammatica che ha le leggi di una rappresentazione teatrale, solo che recitando al contrario si parte dall’atto terzo per arrivare al primo. Eventi inspiegabili e catastrofici che s’avventano sul globo (“atomo opaco del male”), la California si sta staccando dal resto del continente americano, Internet ha cessato di funzionare, le classi scolastiche sono sempre più prive di alunni. Qualcuno arriva all’idea che l’universo è in via d’estinzione: pur tuttavia, tra le via del centro e con uno sguardo alle stelle e ai pianeti sempre luminosi del cielo, ci si accorge anche quanto si insista nella pubblicità che inneggia ai “39 anni fantastici” di un tal Charles “Chuck” Krantz. Quell’apocalisse è legato alla morte di Chuck, al suo tumore al cervello che interrompe improvvisamente la sua vita, ai suoi ultimi istanti e ai colloqui con la moglie, anche a quel ballo che s’è divertito a fare, nove mesi prima, in un angolo di strada dove una ragazza di colore suonava splendidamente la batteria, coinvolgendo una immalinconita ragazza a cui il fidanzato ha appena detto addio tramite un sms. Divertito come non mai, lui freddo impiegato di banca, con dentro tutta la passione per i numeri che il nonno (Mark Hamill: qualcuno riconoscerà il giovane Luke Skywalker di “Guerre stellari”?) gli ha trasmesso, come nonna Sarah (è stato allevato da loro dopo la morte dei genitori) gli aveva trasmesso fin da piccolo, una rumba dopo un valzer, quella passione per il ballo che l’aveva fatto diventare il beniamino della scuola e delle gare. Scomparsi i nonni, in attesa del college per cui sinora è vissuto, Chuck deciderà di andare a visitare la torre della casa che gli è sempre stata preclusa: vi scorgerà se stesso, prossimo a morire, come nonno Albie aveva visto se stesso e altre persone che avevano riempito la sua vita (“Contengo moltitudini”, suona l’ultimo atto).
Tre diversi attori per un unico personaggio, uno più bravo dell’altro, il giovanissimo Jacob Tremblay in testa, un percorso a tratti difficile a seguire, la complessità e la discontinuità dei tempi e dei luoghi che compongono la vicenda, le cesure quando meno te l’aspetti, potrebbero confondere lo spettatore. Ma l’intera vita è attraversata da una poesia raramente vista sullo schermo, disseminata con cura attraverso i tratti più impercettibili, la vita di ogni giorno e i rapporti familiari, i lutti da esorcizzare e le sorprese inattese, le piccole passioni non corrisposte o quelle abbracciate con gioia, il ballo solitario nel cortile della scuola, i versi di Walt Whitman che aiutano ad andare avanti. La gioia per la vita assaporata in ogni momento, ad aprire quella porta, lassù in cima, come voleva il nonno, ci sarà sempre tempo. Troppo complesso o di una semplicità infinita? Basterà lasciarsi accompagnare dai piccoli gesti di Chuck.
