ilTorinese

Voci in armonia ad Agliè con il coro Alladium

Appuntamento da non mancare quello con il coro Alladium, sabato 28 giugno prossimo, alle 21, ad Agliè, nel Torinese, per il ciclo ‘Voci in armonia’, nella splendida chiesa di Santa Marta in via Marconi.

Il coro Alladium è diretto dal Maestro Giuseppe Castagna e, dopo alcuni brani introduttivi, lascerà spazio al gruppo locale torinese Le Chardon, ospite d’eccezione della serata e diretto dal Maestro Fabrizio Barbero.

Il Coro Alladium, nato nel 2019, è  costituito da circa venti elementi. Sotto la direzione del maestro Castagna e presieduto da Dario Mautino, il gruppo ha già maturato varie esperienze e rivolge un invito ad avvicinarsi alla coralità, sinonimo di amicizia e condivisione. Il suo repertorio è piuttosto vasto e spazia dal classico al contemporaneo.

Il gruppo torinese vocale Le Chardon nasce nel 2009 dal coro maschile omonimo, una formazione nata nel 1983, con radice  e repertorio basati sulla tradizione popolare dialettale e italiana.  Perciò a 25 anni il coro è stato molto attivo nella vita corale piemontese, realizzando  due rassegne annuali “Cori in armonia” e “In- canto d’Autunno”, che hanno sostenuto molte iniziative di solidarietà,  prendendo parte a concorsi corali, culminati con i riconoscimenti ottenuti al Concorso Nazionale di Savignone nel 2002 e al Concorso Nazionale di Cori Provincia e Città di Biella, entrambi nel 2003.

La nuova realtà musicale, concepita in una forma più ristretta, ha intrapreso uno studio più articolato, inserendo via via nel repertorio brani di epoche diverse, dal gregoriano alla polifonia sacra, fino a toccare il pop Internazionale. Particolare interesse suscitano  attualmente i numerosi compositori contemporanei che affrontano, con sonorità nuove e arrangiamenti ricercati, temi da sempre cari al gruppo, quali la natura dell’uomo con tutto ciò che alberga in lui o lo circonda.

Le Chardon ha portato a conclusione 400 concerti, sempre guidato dal maestro Fabrizio Barbero che, nella formazione attuale, svolge il doppio ruolo di direttore e corista.

Mara Martellotta

Alessio Hincu, che debutto in Azzurro!


Due medaglie nella rana in Coppa Comen e riscontri davvero convincenti

Rapporto Montagna Uncem, il futuro delle Terre Alte

Gli ultimi tre quinquenni, quello più lontano da noi dal 2009 al 2013, quello intermedio dal 2014 al 2018, e quello più recente dal 2019 al 2023 (che ci annuncia segnali inattesi), possano essere etichettati – guardandoli dall’Osservatorio della Montagna Uncem – rispettivamente come la “stagione dell’accoglienza”, la “stagione del ripiegamento” e la “stagione del risveglio”.

Sono questi i punti fermi che oggi a Roma, presso l’Università Mercatorum, verranno analizzati nel corso della Presentazione del Rapporto Montagne Italia 2025, realizzato dall’Uncem nell’ambito del Progetto ITALIAE ed edito da Rubbettino. Eccolo: https://uncem.it/uncem-presenta-il-rapporto-montagne-italia-2025/

Il lavoro di 800 pagine, tra numeri, analisi, dati, approfondimenti, è stato curato, con la Fondazione Montagne Italia e Uncem insieme, da Luca Lo Bianco e Marco Bussone, e gli autori – da Giampiero Lupatelli a Nando Pagnoncelli, da Aldo Bonomi a Fabio Renzi, da Antonio Nicoletti a Guido Castelli, sino a Giovanni Vetritto e il Ministro Calderoli – raccontano la montagna che cambia.

“Una montagna cne non è quella dello “spopolamento” – evidenzia il Presidente nazionale Uncem, Marco Bussone – Uncem dice no alle semplificazioni, alle letture senza numeri, ai must buoni per convegni e comizi. E nel Rapporto – con analisi divise in “comunità territoriali”, area per area, in tutte le Alpi e gli Appennini. Territori vivi. Dove i numeri sono sorprendenti”.

Tra il 2009 e il 2013, le 387 comunità territoriali della montagna italiana vengono uniformemente investite da un flusso di immigrazione di medio-lungo raggio di popolazione straniera che registra l’ingresso “netto” nel territorio montano di oltre 150 mila immigrati. L’ingresso di stranieri è in questa fase ampiamente in grado di compensare il flusso in uscita dal territorio montano che nel complesso interessa oltre 110 mila cittadini italiani.

Negli anni tra il 2014 e il 2018 l’afflusso migratorio di popolazione straniera nelle comunità territoriali della montagna italiana si raffredda significativamente. Il suo apporto totale scende a meno di 60 mila individui, dunque riducendosi praticamente a poco più di un terzo rispetto al periodo precedente. Per converso il flusso in uscita della popolazione di cittadinanza italiana dalla montagna continua rispetto al periodo precedente, registrando un saldo negativo più contenuto, di 67 mila unità.
Negli anni 2022-2023, dopo che la pandemia da Covid-19 è stata arrestata e sconfitta, dobbiamo allora registrare innanzitutto un saldo tra i movimenti della popolazione in ingresso e in uscita dalla montagna che torna a essere positivo e che assume dimensioni assai più significative di quanto non si sia registrato nei momenti migliori del passato. Quasi 100 mila ingressi oltre le uscite, più del 12 per mille della popolazione. Certo, è ancora una ripresa che investe il Paese in modo diseguale: sono 250 su 387, quasi il 65%, le comunità territoriali che si collocano in territorio positivo; di queste 136 lo fanno con valori decisamente significativi che vanno oltre il 20 per mille. Questa disomogeneità segna per di più una frattura rilevante tra le regioni del nord e del centro, tutte sistematicamente con apporti migratori positivi, e quelle del sud dove il segno meno, pur circoscritto e non generalizzato, appare ancora con una certa frequenza. La discontinuità più forte con il passato è tuttavia determinata dalla composizione del flusso migratorio riguardo alla cittadinanza, rispettivamente italiana e straniera. Non solo la popolazione italiana della montagna presenta – ed è una novità assoluta – un saldo positivo tra ingressi e uscite, ma questo, forte di quasi 64 mila unità, sopravanza nettamente quello della popolazione di cittadinanza straniera che con meno di 36 mila unità si riduce ulteriormente (quasi si dimezza) rispetto ai valori del quinquennio precedente, portando in evidenza la tendenza ormai presente in tutto il Paese a una progressiva riduzione dell’interesse verso l’Italia da parte dei flussi migratori di lungo raggio.

I principali numeri del Rapporto, sulla demografia nella Montagna

I comuni classificati come totalmente montani sono 3471 (il 43,4% del totale dei comuni italiani) e ospitano una popolazione di 8.900.529 abitanti (il 14,7% della popolazione nazionale) su una superficie di 147.531,8 km2 (il 48,8% dell’estensione del territorio nazionale) con una densità di 60,3 abitanti/km2 (rispetto a un valore medio nazionale di 200,8). La densità insediativa dei 3471 comuni classificati montani è, nella media, di 60,3 abitanti al km2. contro una media nazionale di 200,1 abitanti al km2.

Nel periodo 2009-2013, gli anni della Grande Recessione, 216 Comunità territoriali della Montagna, più della metà, presentano un saldo migratorio positivo; sono prevalentemente nelle regioni centro-settentrionali del Paese
ALPI +6,4  APPENNINI -0,1  MONTAGNA +1,1

Gli stranieri rappresentano la componente determinante di questo nuovo apporto migratorio, distribuendosi uniformemente in tutto il territorio montano del Paese con un apporto complessivo che nel quinquennio supera le 150mila unità
ALPI +246,6  APPENNINI +407,5  MONTAGNA +378,9

Opposta la dinamica della popolazione di nazionalità italiana che è negativa per oltre 300 delle 387 comunità territoriali della Montagna con una fuoriuscita di oltre 100mila unità particolarmente accentuata nelle regioni del Mezzogiorno
ALPI -9,1 APPENNINI -19,4  MONTAGNA – 16,2

Nel periodo 2014-2018 lo scambio tra la montagna e il resto del mondo si attenua e il sdaldo diviene moderatamente negativo (-10mila unità); resta la differenza tra Nord (saldo positivo) e Sud (saldo negativo)
ALPI -0,7  APPENNINI -8,1  MONTAGNA -6,3

Si riduce anche (ma in misura minore) l’esodo dalla montagna della popolazione italiana e si estendono (al Nord) le aree (91) con un saldo positivo
ALPI -6,3  APPENNINI -15,4  MONTAGNA -13,0

Negli anni più recenti (2019-2023) cresce l’estensione delle Comunità della Montagna che registrano un saldo migratorio positivo (246 su 387) e di quelle nelle quali il saldo è molto positivo (>2%): sono 132 nelle Alpi occidentali e nell’Appennino settentrionale.
ALPI +19,6 APPENNINI +7,0  MONTAGNA +9,1

L’incidenza degli stranieri sul saldo migratorio della montagna è sempre più modesta (35mila persone, poco più di un terzo del totale) ed è rilevante ormai solo per le aree del Sud.
ALPI +51,2  APPENNINI +92,9  MONTAGNA + 83,9

Si capovolge il segno del movimento migratorio degli italiani che porta in montagna oltre 60mila unità, per 114 Comunità Territoriali, quasi tutte al nord, l’apporto supera il 2% della popolazione
ALPI +17,3  APPENNINI +1,2  MONTAGNA +9,1

Beatrice Bo è Miss Pianezza. Ha 21 anni, è modella e tennista

Una tennista è  Miss Pianezza nelle selezioni di Missa Italia 2025. Si chiama Beatrice Bo, alta 1.80 per 61 chili, ed è originaria di Brandizzo. È lei la prima miss piemontese del Concorso di Miss Italia, eletta domenica sera  ( la serata del 21 era stata rinviata per maltempo), che, grazie a questa fascia, accederà di diritto alle finali regionali previste a fine agosto.
Una ragazza intelligente con molte doti e una passione, il tennis, uno sport che pratica a livello agonistico. È anche istruttrice presso il Club Tirumapifort di Chivasso e la sua è una passione che si sposa perfettamente con la tendenza che Torino, grazie alle APT, ha assunto.

Un’altra grande passione di Miss Pianezza è rappresentata dalla moda. Si definisce una persona piena di energia e passione. “Fare la modella per me – dichiara Beatrice – non significa soltanto indossare abiti, ma è  un modo per esprimere chi sono, per raccontare, attraverso lo sguardo, le emozioni, che trasmetto anche attraverso la presenza e i gesti. Ogni shooting è  un’esperienza che mi arricchisce e mi fa sentire viva. Allo stesso tempo sono una tennista determinata e sto lavorando con tutto il cuore per diventare professionista nel giro di pochi anni. Il campo da tennis è il mio spazio di libertà, di sfida e di crescita. Ogni allenamento è un passo in avanti verso la realizzazione  del mio sogno e non ho intenzione di fermarmi.
Partecipare a Miss Italia era già un sogno, ma aver vinto ieri sera è  stato qualche  cosa di incredibile, che faccio ancora fatica a realizzare . È una grande soddisfazione, ma anche un punto di partenza verso nuove sfide e opportunità. Mi piace pensare che la forza e la disciplina dello sport possano fondersi con l’eleganza e la creatività della moda e cerco ogni giorno di portare entrambe queste mie parti nel mio percorso. Il viaggio è  appena iniziato… e non vedo l’ora di scoprire dove mi porterà”.

A presentare l’evento, new entry di tutte le selezioni per Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, l’attore torinese Andrea Beltramo, volto noto della Melevisione e doppiatore di fama nazionale.  Sua la voce di re Carlo III in “The Crown”. Nel 2002 aveva recitato  nel film di Dino Risi dal titolo “Le ragazze di Miss Italia”. Al suo fianco Miss Piemonte 2024 Francesca Spinelli. Patron della manifestazione, esclusivista regionale per Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Mirella Rocca.

Mara Martellotta

Torino is Fantastic, tutto pronto per il concerto di San Giovanni

 

Annunciati gli artisti che canteranno sul palcoscenico di piazza Vittorio Veneto per il concerto di San Giovanni, dal titolo Torino is Fantastic. Un tributo alla hit “Boombastic (Fantastic)” di Shaggy, special guest della serata, che ne ha lanciato una nuova versione in occasione dei 30 anni dall’uscita. L’evento, che avrà inizio alle 21 e sarà condotto da Gerry Scotti con la partecipazione di Noemi, vedrà esibirsi anche Alessandra Amoroso, Annalisa, Antonello Venditti, Gianna Nannini, Il Volo, Mahmood, Tananai e i finalisti di Amici. Alle 23.30 il tradizionale spettacolo pirotecnico.

FIAT è il main sponsor di questo evento, che coinvolgerà anche il Lingotto.
Anche il Gruppo Iren è al fianco della Città di Torino per i festeggiamenti di San Giovanni, rinnovando il legame dell’azienda con il territorio e la sua comunità, e la volontà di promuovere eventi accessibili, coinvolgenti, e capaci di unire tradizione e innovazione.

L’accesso all’evento, prodotto e organizzato da Friends and Partners, è gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili. Per partecipare è necessario prenotare il proprio biglietto d’ingresso all’area, a partire dalle ore 11 di domenica 15 giugno, al seguente link: https://www.clappit.com/torinoisfantastic.

TORINO CLICK

Fiom Cgil espone striscioni contro Elkann

FIOM Cgil critica con John Elkann: “il 24 giugno, in occasione dei festeggiamenti del San Giovanni, patrono di Torino, finanziati dal gruppo Stellantis, verrà lanciata la Grande Panda, ma la nuova vettura non verrà prodotta a Torino”. Così il sindacato metalmeccanico Fiom che ha appeso due striscioni all’ingresso alla palazzina direzionale di Mirafiori e davanti alla chiesa della Gran Madre. “Un’operazione tutta propagandistica dell’ex Fiat, finalizzata a rassicurare la città e i torinesi sul legame che continuerebbe ad avere con il territorio”, proseguono i metalmeccanici.

Roma e Torino: ristoranti tra somiglianze e influenze

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SCOPRI – TO  Alla scoperta di Torino

 

Torino, in passato Augusta Taurinorum, nacque come colonia romana nel secolo 9 a.C proprio per questo l’urbanistica e l’architettura, ancora oggi,  rispecchiano in molti casi quella romana.
La Porta Palatina tra le meglio conservate al mondo è un chiaro esempio di questa influenza, il suo quartiere, il Quadrilatero romano assomiglia almeno in parte agli scorci che si trovano a Roma nel quartiere di Trastevere.
Il Quadrilatero nella sua piazza principale ospita numerosissimi ristoranti e locali notturni amatissimi dai giovani torinesi e dai turisti, vicoli e viuzze decussano fra loro tra i palazzi antichi e sprazzi di verde ricordando i profumi romani.
Poco distante, in via XX Settembre vi sono i resti dell’Area Archeologica del Teatro Romano in uso per oltre due secoli e riscoperto poi nel 1899 durante i lavori per il Palazzo Reale.
Un’altra zona di Torino che ricorda Roma ma solo per il nome è il Campidoglio su un piccolo rilievo collinare che si dice si chiami così proprio per il Campidoglio romano.


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RISTORANTI ROMANI NELLA CITTA’ SABAUDA

A Torino vi sono numerosi ristoranti romani, tra cui Du Cesari, con il suo Chef Danilo Pelliccia, classe 1974, nato a Roma ed appassionato dalla cucina fin da piccolo grazie alla nonna che preparava ogni giorno per lui prelibati piatti tipici romani. Lo Chef si trasferisce poi a Torino nel 2004 per amore e nel 2013 apre il suo ristorante romano in Corso Regina portando sulle tavole sabaude tutta la tradizione romana con ingredienti di primissima qualità ed in qualche caso un tocco rubato alla cucina piemontese. Tra i piatti più rinomati la Tartufonara, una Carbonara rivisitata con tartufo nero, parmigiano stagionato, tartare di fassone, puntarelle e guanciale fritto. Propone anche l’Amatriciana gialla con pomodorini gialli anziché rossi, gli gnocchi all’Amatriciana di Baccalà, fra i secondi l’anguilla in umido e la zuppa di razza chiodata. Non mancano poi i grandi classici come la pasta Cacio E Pepe, la Gricia e i Saltinbocca.
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Altro ristorante romano a Torino è il Quadrilatero romano di Via delle Orfane, con arredo e quadri che riprendono i personaggi della tradizione romana come Alberto Sordi e Gigi Proietti. Il menù propone un misto fra la cucina capitolina e quella laziale con tris di supplì, maritozzi salati e tanti altri grandi classici romani.
Verso Corso Lecce troviamo il Ristorante Al Campidoglio con oltre 30 anni di esperienza che offre pranzi e cene tipiche proponendo piatti romani con specialità che ricordano il Ghetto Ebraico di Roma come i Carciofi alla Giudia freschi.
Ubicato nel quartiere di San Salvario vi è anche Sora Gina e tantissimi altri ristoranti di cucina romana perché i torinesi amano mangiare bene e a Roma non si sbaglia.
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RISTORANTI TORINESI A ROMA

Viceversa la cucina piemontese è anche a Roma come il ristorante Taverna Lucifero a due passi da Campo de’Fiori, un locale semplice, molto amato dai cittadini romani che offre piatti come la fonduta, i tajarin al tartufo e molti piatti a base di funghi freschi.
Anche il ristorante Fafiuchè offre prelibatezze sabaude nel cuore di Roma, il suo nome deriva dal piemontese “fa nevicare” e propone piatti come il brasato, la polenta e numerose varietà di vini tipici piemontesi.
Entrambe le città, Roma e Torino, sono state Capitale d’Italia e riservano un fascino particolare con tutte le loro meraviglie date da monumenti, palazzi antichi e paesaggi mozzafiato, legate per sempre grazie alle loro reciproche influenze, anche culinarie, il ché certo non guasta.

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NOEMI GARIANO

La meditazione di Pentecoste di Enzo Bianchi: “lo spirito soffia dove vuole”

Si è da poco concluso il ritiro di Pentecoste, presso la fraternità monastica “Casa della Madia” di Enzo Bianchi, ad Albiano.
Una domenica intensa, alla ricerca dello Spirito e di quello che ne possiamo cogliere, al di là della percezione sensoriale: perché lo Spirito “soffia dove vuole, non sai né di dove viene né dove va” ed è impossibile domarlo o possederlo.
Lo Spirito Santo agisce e, così come il vento lo sentiamo passare ma non possiamo trattenerlo, allo stesso modo lo Spirito può arrivare da noi per poi andarsene altrove, magari laddove non penseremo mai di vederlo soffiare.
Secondo la formula di San Basilio, grazie al quale lo Spirito Santo è stato proclamato Signore all’interno della Santa Vita Trinitaria, Cristo opera sempre con lo Spirito Santo e lo Spirito Santo è compagno inseparabile di Cristo.
La presenza dello Spirito la troviamo all’interno delle Scritture, sebbene velata rispetto a quella di Gesù: accompagna sempre la Parola, perché non vi è Parola di Dio senza Spirito e lo Spirito stesso non si potrebbe esprimere in assenza della Parola di Dio; così come non può esserci Cristo senza Spirito e quest’ultimo non potrebbe manifestarsi nel mondo senza la presenza di Gesù.
Siamo abituati a pensare semplicemente che Dio abbia inviato suo figlio nel mondo, ma ci dimentichiamo di vedere che Egli lo ha mandato nella potenza del Suo Spirito e all’interno della Liturgia, lo Spirito Santo, rappresenta il risveglio dei sensi, perché tutto il corpo partecipa a questo incontro con il Signore.
Pensiamo anche all’Antico Testamento e alle volte in cui lo Spirito fa danzare la sorella di Mosè, le fa suonare i tamburelli e la rende profetessa, vi sono molti di questi esempi di come lo Spirito si manifesti.
Eppure, anche un Cristiano che ha una conoscenza basata sulla catechesi corrente della Chiesa, non saprebbe rispondere correttamente alla domanda: “Come Dio ha creato il mondo?” perché risponderebbe “Con la Parola” anziché “Con la Parola e con lo Spirito”.
Per spiegare come Dio abbia dato forma alla materia, Enzo Bianchi inizia dall’immagine della mamma uccello che cova le uova nel nido e queste uova contengono una materia caotica e informe che solo col calore della madre potrà trasformarsi: allo stesso modo, la massa informe di materia, è stata riscaldata da Dio e infusa di Vita.
Nella prima pagina della Genesi, si legge che Dio prese il Suo soffio, ovvero lo Spirito, lo insufflò nel primo uomo e da quel momento l’uomo iniziò a vivere.
Per approfondire, uscirà ai primi di ottobre, un libro sullo Spirito Santo scritto da Enzo Bianchi.
IRENE CANE

Potere al Popolo a Torino in piazza contro la guerra

A Torino Potere al Popolo, insieme a USB Unione Sindacale di Base, PCI Partito Comunista Italiano, Cambiare Rotta, CAU Collettivo Autorganizzato Universitario, OSA Organizzazione Studentesca di Alternativa, ha aderito all’invito del coordinamento Disarmiamoli, promotore della manifestazione di piazza Vittorio a Roma del 21 giugno, a scendere in piazza, a seguito del bombardamento americano sui siti nucleari iraniani.

L’appuntamento è per il 23 giugno dalle ore 19 in piazza Carignano a Torino.

Disarmiamoli ha invitato le componenti del corteo di sabato scorso a scendere in piazza, per esprimere con determinazione una netta contrarietà al conflitto in corso, perché l’aggressione israeliana – americana all’Iran potrebbe portarci alla guerra totale. Inoltre, Disarmiamoli si oppone al coinvolgimento della NATO e all’uso delle basi militari presenti sul territorio italiano, oltre che ad ogni ipotesi di riarmo.

«Nessuno può davvero credere che Trump si fermi dopo una notte di bombardamenti, nessuno può credere che la via della pace si costruisca bombardamento dopo bombardamento, nessuno può davvero credere di restare fuori dalla guerra restando nella NATO e in tutte le forme di alleanza tra USA, UE e Israele. È necessario dare subito una risposta decisa nelle piazze con punti chiari: NO all’aggressione israeliana-americana che ci porta verso la guerra totale, NO al coinvolgimento della NATO e all’uso delle basi in Italia, NO a ogni ipotesi di riarmo».

POTERE AL POPOLO

Giovannone fu un grande?

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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C’è chi, pur di ignorare il Centro Pannunzio, tace che la cena che si tenne al “Cambio” tra Spadolini e Galante Garrone e circa un centinaio di persone, fu il Premio “Pannunzio”  1982 con Mario Soldati e chi scrive. Ci sono registrazioni e persino libri che rivelano l’omissione giornalistica di ieri  fatta da “Repubblica”. Ma queste sono inezie di certi giornalisti. Vorrei evidenziare quattro punti di questo centenario della nascita di Giovannone – come lo chiamava il grande Giovanni Sartori, lui sì  un grande studioso di fama internazionale –  che è fallito, malgrado i senili sforzi di Cosimo Ceccuti, vestale e correttore di bozze dell’amato maestro. Il primo punto è Gobetti. Checchè  ne dicesse Bobbio, non fu un gobettiano. Non lo fu nella giovinezza quando era gentiliano e repubblichino, non lo fu da uomo maturo quando vedeva nel Pri “il centro del centro”.  Gobetti era di sinistra. Non basta un  tardivo libro su Gobetti per diventare Gobettiani. Il secondo punto è lo statista Spadolini. Non lo fu. Prima di essere repubblicano fu saragattiano, ma questo poco importa. Come ministro della Difesa fu pessimo a detta del gen. Incisa di Camerana e dei vertici militari di allora. Come ministro per i Beni Culturali non fece nulla di straordinario perché accorpò parti del ministero della Pi e si servì di cosa avevano fatto i ministri Croce  e Bottai. Come presidente del Consiglio l’italo Amleto del ‘900 non fece nulla se non  tentare di galleggiare. Neppure contro la p2 fu efficace: la massoneria restò se’ stessa e anzi crebbe. Come presidente del Senato consentì a energumeni della lega di esibire in aula il cappio: un’offesa  alle istituzioni  parlamentari che neppure Mussolini osò fare alla Camera.  Come storico, distratto dalla  politica non ha lasciato libri importanti: essi da molto tempo ormai non sono più ristampati neppure per uso didattico. Me lo confessò Ceccuti.  I libri di Giovannone  spesso furono  raccolte di articoli autobiografici, salvo  alcuni saggi giovanili dimenticati. Gli storici sono stati Croce, Volpe, Romeo, De Felice. Non Spadolini che scrisse molto soprattutto di sé stesso. Era un innamorato di sé, privo di sentimenti che confuse con le isteriche e famose scenate verso i suoi collaboratori in primis Ceccuti.   Resterebbe l’amico del Centro Pannunzio, ma  Ceccuti nel  2010 decise diversamente e tradì il Centro Pannunzio nel centenario di Pannunzio dopo aver sottoscritto dei patti non onorati. Una pagina squallida che non merita essere ricordata. Può sopravvivere il ricordo del giornalista, ma chi è Giovannone rispetto a un Frassati, un Albertini, un Missiroli,  un Pannunzio, un Ronchey , un Montanelli? Soprattutto Ceccuti deve smettere di voler vedere in Pannunzio un maestro di Spadolini il quale scrisse pochi articoli sul “Mondo” e passò molto poco “gobettianamente“ al “Borghese” di Longanesi dove scrivevano tanti ex fascisti come Giovanni Ansaldo.