ilTorinese

La Signora dei Biscotti

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PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Mi piacciono le storie, mi piace leggerle ma ancor di più scriverle e questa storia, tutta al femminile, merita di essere raccontata.
Ivana e Vittorina sono due sorelle che nella loro casa di campagna, Bricco Dolce, sulla collina di San Sebastiano Po, all’inizio degli anni 2000 si divertivano a preparare biscotti, torte e marmellate. Decidono così che della loro passione vogliono farne un lavoro e si rivolgono al mulino di Casalborgone dove scoprono che non esiste una sola farina ma tante farine con caratteristiche diverse. Il papà non è d’accordo sul fatto che la sua casa diventi un laboratorio-negozio e le dissuade dal voler stabilire la futura attività proprio lì, in strada Bricco Dolce n.7
Le ragazze riescono a trovare una valida alternativa a Borgaretto dove trasformano un grande garage in laboratorio ed iniziano a seguire dei corsi indicati dalla Regione Piemonte per mettersi in regola. All’inizio dell’avventura decidono di servire i bar e la vendita al minuto, realizzano diversi biscottini che vengono confezionati in piccoli sacchetti, tutto il lavoro viene fatto manualmente. Le ricette sono quelle di mamma Rosina, delle nonna e delle suocere e così nel 2004 fondano la società “ Biscotteria Artigianale Bricco Dolce”, che fornisce alcune enoteche, bar, gastronomie, di biscotti sani, artigianali, belli e ben confezionati.
Il caso vuole che una hostess in servizio su alcuni voli privati che frequentemente portavano Sergio Marchionne ed il suo staff a Detroit scelga proprio le dolcezze di Bricco Dolce per allietare i viaggi di questi passeggeri che mentre giocavano a carte desideravano sgranocchiare qualcosa di buono. Ed è così che Ivana e Vittorina vengono contattate anche da Air Dolomiti che decide di portare a bordo dei propri aerei i loro biscotti.
“Abbiamo avuto un momento di panico – mi racconta Ivana- non saremmo riuscite a confezionare a mano sacchetti per ordini così importanti e così abbiamo acquistato una confezionatrice e nel 2012 abbiamo vinto una gara per fornire anche Alitalia, oggi Ita, ed è arrivata una confezionatrice ancora più performante”.
Ivana mi racconta la storia del biscottificio nel suo negozio in corso De Gasperi 20 a Torino, nel cuore della Crocetta. “ Da noi è tutto artigianale, usiamo solo materie prime eccellenti come le farine Bongiovanni e le uova fresche già sgusciate che riceviamo tre volte alla settimana, in questi giorni stiamo mettendo a punto nuove ricette con farine non raffinate, cereali antichi, grano arso affinché il prodotto finito sia il più naturale possibile. I nostri clienti amano molto la linea dei Biscotti del Buongiorno, senza latte né burro, in vari gusti come vaniglia, farina di mais, cacao e gli integrali. Sono anche richiesti quelli della Linea Classica: meliga, krumiri, ciambelline panna e caffè e gli arancetti con scorza d’arancia e cioccolato”
Chiaccherando scopro che proprio in quel momento sta per salpare, direzione USA, una nave carica di Parlapa’, biscotto ideato ai tempi del Covid quando con il negozio chiuso il tempo per pensare non mancava. “ Il Parlapa’ è un biscotto a forma di gianduiotto realizzato con gli ingredienti del famoso cioccolatino torinese, pasta di nocciole e burro di cacao, la ricetta è stata brevettata come per il Cuore Rosa che ha avuto il patrocinio di Candiolo, bello, buono, ha il sapore di confetto, e fa del bene”.
In negozio, arricchito anche con oggetti molto particolari che volendo vengono abbinati alla vendita dei biscotti ( tazze, latte tedesche, tessuti realizzati appositamente per Bricco Dolce a Chivasso e a Chieri) spiccano sugli scaffali le Meringhette con gocce di cioccolato, i Girasoli integrali, le Pannocchiette, i biscotti senza farina per gli intolleranti al glutine e le Coccole al cocco , senza burro né uova per i vegani , crostate e torte di nocciola.
“ Nel 2025 avremo almeno altri tre nuovi prodotti che per ora sono in fase sperimentale, devono essere buonissimi per metterli in vendita ma soprattutto dobbiamo essere tutte d’accordo: io, mia sorella, mia figlia e mia mamma”.
“Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto”, lo scriveva Oscar Wilde.

Le grange dei marchesi Cavour e Gozzani

Le grange vercellesi costituivano già nei tempi antichi un vasto territorio compreso tra Crescentino, Livorno Ferraris, Trino e 
Fontanetto Po, rappresentando fonte di ricchezza per la presenza di abbondante acqua.
Continuamente contese dalle comunità e abbazie di San Genuario e Lucedio, erano considerate le fattorie dei monasteri. L’abbazia di Santa Maria di
Lucedio fu costruita nel 1109 al tempo di Guglielmo I° di Monferrato, passata ai monaci cistercensi provenienti dalla Francia con atto del 1123 redatto dal marchese Rainero. La tenuta di Lucedio era costituita dalle attuali grange di Castel Merlino, Montarolo (Montis Auriolo), Montarucco, Ramezzana, Darola ovvero la Versailles delle risaie (Corte Auriola), Leri (Alerii) e con altri appezzamenti del Canavese e Monferrato rappresentò la massima espansione della risicoltura.
Leri, una delle grange più antiche, comprendeva una fortificazione oggi inesistente e fu bonificata dai monaci per la coltivazione del riso, acquisita dal monastero di San Genuario nel 1179. Lucedio era una posizione strategica lungo la via Francigena, motivo di scontro tra le dinastie Gonzaga, Savoia e Napoleone, rappresentando un centro di potere economico, politico e religioso. Con l’occupazione francese del Piemonte, la tenuta di Lucedio venne divisa con Decreto della Commissione Esecutiva del 1801 in seimila azioni del valore di 500 lire ciascuna, obbligandone l’acquisto ai cittadini più facoltosi, ma nel 1804 ritornò al demanio. Nel 1807 Napoleone cedeva Lucedio e le sei grange al cognato Camillo Borghese, governatore generale del Piemonte prima della restaurazione, per tre milioni di lire quale quarta parte del prezzo delle 322 opere formanti la galleria d’arte romana del valore di dodici milioni di lire, da lui venduta al governo francese.
Caduto Napoleone, Borghese voleva vendere le sette grange ai privati, ma i Savoia ne sequestrarono i beni dalla Magistratura. Ritenuto illegale il sequestro dal protocollo di Parigi del 1816, le grange furono vendute  dal Borghese nel 1818 al marchese Michele Benso di Cavour, al marchese Carlo Giovanni Gozzani di San Giorgio (figlio di Carlo
Antonio e Sofia D’Oria) e a Luigi Festa, direttore di una società immobiliare di affitti proprietà di Giuseppina Gattinara e Marco Antonio Olivero, già tenutaria delle grange concessa dal demanio nel 1807. La spartizione della tenuta avvenne nella misura di 24/24: 6/24 al Festa con Darola, Montarolo e 1/2 Ramezzana, 6/24 al Cavour con Leri e Montarucco, 12/24 al Gozzani con Lucedio, Castel Merlino, 1/2 Ramezzana e la tenuta S. Bernardino di Trino. La spartizione effettiva avvenne solo nel 1822. All’Ordine Mauriziano furono restituite prima le tenute di Montonero nel 1818, quindi Gazzo e Pobietto nel 1827, già passate al demanio e poi vendute alle Regie Finanze dello Stato nel 1854.
La comunità di Lucedio fu così soppressa e aggregata al comune di Trino nel 1818 e ancora oggi ne forma una frazione. Michele Benso era in effetti l’amministratore di Lucedio, ma il Borghese voleva inserire al suo posto Evasio Gozzani di San Giorgio, già amministratore, con il figlio Giuseppe, del Borghese e della moglie Paolina Bonaparte nelle segreterie di Roma. Non trovando accordo economico, Evasio (definito il marchese pazzo) propose l’acquisto di Lucedio al nipote Carlo Giovanni, il quale era già in affari con il Benso per la creazione della prima società di navigazione del lago Maggiore con una società di Locarno. Evasio riuscì ad inserire in casa Borghese il nostro architetto Luigi Canina, dove ebbe inizio la propria fortuna. Carlo Giovanni nel 1827 lasciò in eredità il suo enorme patrimonio, costituito in sette milioni di lire, al cugino d’Austria Felice Carlo Gozani.
Con il proprio fallimento dichiarato dal tribunale di Casale nel 1861, in parte dovuto al gioco d’azzardo, Felice Carlo fu costretto a vendere le grange di Lucedio a Raffaele de Ferrari duca di Galliera, insignito nel 1875 del titolo principe di Lucedio per i servizi resi alla patria dai Savoia con Regio Decreto. Le stazioni ferroviarie genovesi furono intitolate ai coniugi de Ferrari, Genova Principe di Lucedio de Ferrari e Genova Brignole dal nome della moglie Maria Brignole Sale. Tramite l’acquisto del conte Paolo Cavalli d’Olivola nel 1937, oggi Lucedio è proprietà della figlia contessa Rosetta, pronipote della contessa Paolina Gozani sepolta a Casale nella tomba gentilizia del marito Alessandro Cavalli d’Olivola, legale del padre Felice Carlo sepolto a San Giorgio nella tomba gentilizia del conte Umberto Cavalli d’Olivola. Il marchese Carlo Giovanni e i suoi genitori sono sepolti nel sotterraneo, da loro acquistato, della chiesa parrocchiale di San Giorgio edificata dal nonno di Carlo Giovanni, marchese Giovanni Battista Gozzani.
Titus Gozani, ultimo marchese di San Giorgio vivente della linea austriaca e la moglie Eva Maria Friese, abitanti in Germania, nel 1998 fecero visita alla cugina Rosetta nella tenuta di Lucedio e nel 2019 ritornarono, su nostro invito, nelle proprietà dei loro antenati, i palazzi Treville e San Giorgio Gozzani di Casale e il castello Gozzani di San Giorgio. Il padre di Titus, marchese Leo Ferdinando III°, incontrò nel 1937 il cugino conte Paolo Cavalli d’Olivola nel castello Gozzani di San Giorgio. La grangia di Leri proprietà di Michele Benso, vicario e sovraintendente generale di polizia e politica di Torino, venne affidata nel 1835 al secondogenito Camillo e alla contessa di Clermont-Tonnerre, società che si sciolse con la morte del marito.
La nuova società formata dal conte Camillo Benso di Cavour, dal fratello primogenito marchese Gustavo e dall’agricoltore Giacinto Corio portò una forte innovazione all’azienda applicando i nuovi principi dell’agronomia, confermando quanto Camillo aveva manifestato nella valorizzazione delle
Langhe. Da pochi anni è in corso un progetto di recupero per tutelare e valorizzare il Borgo Leri Cavour, luogo di riposo dello statista, promosso dall’associazione L.E.R.I. Cavour ODV presieduta da Roberto Amadè. Il Borgo ha organizzato domenica 11-12-2022 il primo concerto di Natale sul piazzale della chiesa, ospitando il Casale Coro diretto dal maestro Giulio Castagnoli.
Armano Luigi Gozzano 

Ma Sala federa chi?

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

C’è una specialità che appartiene di diritto al cosiddetto ‘campo largo’. Si tratta del numero dei
‘federatori’ della fantomatica area centrista. Ad essere sinceri, abbiamo anche perso il numero
delle sigle centriste che affollano quel campo. A naso sono una dozzina. Ma non è questo
l’elemento che conta. Semmai impressiona la cosiddetta ‘disponibilità’ crescente a federare
quell’area. Veramente. Cresce di mese in mese e la loro disponibilità è pari, se non addirittura
superiore, ad essere anche e semplicemente il federatore dell’intero campo largo. Che, come
sanno anche i sassi, si regge sul peso determinante e decisivo delle tre sinistre. Quella radicale e
massimalista della Schlein, quella populista e demagogica dei 5 stelle e quella estremista del trio
Fratoianni/Bonelli/Salis. I nomi dei federatori ormai si sprecano. Dal simpatico Ruffini a Gentiloni,
da Renzi – che non lo dice ma lo auspica, come ovvio – a Calenda, da Guerini all’ultimo arrivato, il
Sindaco di Milano Sala. Senza contare gli esponenti della società civile che, se dovessimo
enumerarli tutti, non basterebbe un articolo di cinquemila battute.
Ora, al di là di questa positiva e concreta disponibilità a federare tutto ciò che si può federare,
restano due punti irrisolti. Il primo è che nessuno ha ancora spiegato con la necessaria chiarezza
e franchezza perchè la segretaria del principale partito della coalizione non dovrebbe essere il
candidato a Premier. Una regola che non è un dogma ma che, comunque sia, va spiegato –
possibilmente con argomentazioni politiche – alla segretaria del Pd Elly Schlein che, non a caso,
non ha ancora mai commentato questi ripetuti atti di generosità cristiana e laica dei vari
federatori.
In secondo luogo, cresce la sensazione che un Centro riformista, democratico e di governo ha
poco spazio da quelle parti. E questo non per sostenere la tesi che nella coalizione alternativa il
Centro è l’assoluto protagonista. Ma è di tutta evidenza che quando ci sono molti federatori,
molteplici partiti, svariate sigle e tutti insieme non riescono ad elaborare un progetto politico
sufficientemente condiviso ed unitario, la conclusione è persin troppo facile da trarre. Manca,
cioè, quella intuizione e quel progetto che in un’altra stagione si poteva chiamare tranquillamente
Margherita e, addirittura, mancano anche le concrete condizioni per far decollare un semplice
Partito Popolare Italiano. E questo perchè? Molto semplice, anzi addirittura banale. Perchè sono
cambiati, e profondamente, il profilo, la natura, la sostanza e lo stesso progetto politico, culturale
e di governo della coalizione di riferimento. Cioè, appunto, il cosiddetto ‘campo largo’.
Ecco perchè l’ennesima disponibilità in ordine di tempo, quella del sindaco di Milano Sala, corre il
rischio di andare ad aggiungersi a tutte le altre. Con la certezza, non profetica ma realistica, che le
singole disponibilità a federare il campo centrista continueranno a crescere in modo esponenziale
e, con loro, anche le sigle e i partitini di riferimento. Con l’auspicio, e lo dico senza alcuna malizia
o preveggenza, che alla fine della giostra ci sia un posto in Parlamento per i rispettivi federatori e i
“propri cari”, per mutuare una ormai celebre espressione andreottiana.

“Cosa resta di una guerra”

“Cosa resta di una guerra – un operatore umanitario in Bosnia Erzegovina”  di Michele Ricca sarà presentato il 18 marzo al Qubi, alle 18, alla presenza di Alessandro Barbero e di Enrico Remmert

Sarà presentato martedì 18 marzo alle ore 18, presso il Qubi di via Parma 75, a Torino, il libro intitolato “Cosa resta di una guerra – un operatore umanitario in Bosnia Erzegovina” di Michele Ricca. Interverranno alla presentazione lo storico Alessandro Barbero e lo scrittore Enrico Remmert.

Dalla sinossi: “Cosa resta di una guerra” contiene pezzi di vita e di lavoro raccolti dall’autore durante l’impiego come Protection Officer per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) in Bosnia Erzegovina nel 1996. Attraverso gli occhi dell’autore emergono allo stesso tempo molti aspetti utili per comprendere i contorni di una sanguinosa guerra civile nel cuore dell’Europa. Il volume contiene 25 storie racchiuse in 7 capitoli ed è arricchito da diverse mappe tratte da Limes e dalla prefazione di Alessandro Barbero. I capitoli si aprono tutti con ricche contestualizzazioni composte da dati, sigle e definizioni. Le appendici, nel finale, presentano a loro volta cifre, link e considerazioni personali dell’autore. Nel mezzo le tante storie vere che parlano di croati, bosniaci e serbi, di truppe NATO, di personale ACNUR, di organizzazioni umanitarie, di forze dell’ordine e autorità locali, di vittime ed ex combattenti, di rifugiati e profughi, di estremisti e criminali, di preti e mullah. Un contributo inedito utile a tenere presente cosa lascino dietro di sé le guerre quando i riflettori mediatici si spengono.

Info@ilpontesulladora.it

Mara Martellotta

L’isola del libro

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RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Colm Tóibín “Long Island” -Einaudi- euro 20,00

Il grande scrittore irlandese 69enne ci affascina con questo romanzo dal finale incerto; sequel del precedente successo “Brooklyn” (2009), che aveva ispirato l’omonimo film adattato da Nick Hornby, interpretato da John Crowley e Saoirse Ronan.

Durante la pandemia Tóibín ha fantasticato su un possibile seguito, al quale ha lavorato al ritmo di 10 ore al giorno. Ed ecco questo bellissimo testo scritto con il suo rigoroso stile letterario. “Brooklyn” si era concluso con il ritorno in America della protagonista, Eilis Lacey, che si era recata nella natia Irlanda per la morte della sorella.

Ora sono trascorsi 20 anni, Eilis vive a Long Island con il marito Tony, i figli Larry e Rossella, ad un passo dalle villette di suoceri e cognati italoamericani; una piccola enclave fondata su legami di sangue e reciproco aiuto.

Il suo rassicurante ritmo di vita quotidiano viene infranto da uno sconosciuto che bussa alla porta e le ringhia contro. E’ il marito “cornuto” a casa del quale Tony aveva fatto dei lavori; poi però si era anche sollazzato con la padrona di casa e l’aveva pure messa incinta. L’uomo le annuncia che non ha nessuna intenzione di tenere il figlio del peccato e che lo scaricherà davanti alla porta di Eilis.

E’ la bomba che fa esplodere l’esistenza della protagonista e scava un baratro con il marito fedifrago e la famiglia di lui. Eilis è determinata a non voler crescere il futuro nascituro e non accetterà nemmeno che ad occuparsene sia la suocera. L’ultimatum è chiaro e inappellabile: se il bastardino entrerà in famiglia, lei ne uscirà definitivamente.

E, giusto perché l’aut aut sia ancora più esplicito, decide di partire per l’Irlanda portando con sé i figli; adduce come scusa il compleanno dell’ottuagenaria madre, ma ovviamente dietro c’è molto di più.

Il seguito narra il suo ritorno a Enniscorthy, dove l’ultima volta aveva avuto una relazione con Jim. Poi era ripartita senza dare spiegazioni per tornare dal marito.

Jim però non l’ha dimenticata; è rimasto single, dedito solo al suo pub. Solo ultimamente frequenta di nascosto Nancy (amica di Eilis); vedova e madre di due figli, che manda avanti una friggitoria, barcamenandosi tra mille difficoltà.

Un legame che viene messo in pericolo dal ritorno di Eilis….

 

 

Ursula Parrott “Ex wife” -Gramma Feltrinelli- euro 18,00

Ursula Parrot è lo pseudonimo della giornalista, scrittrice e sceneggiatrice Katherine Ursula Towle, (nata nel 1899, morta nel 1957). Ebbe una vita movimentata, con 4 matrimoni e svariate relazioni con personaggi di spicco dell’epoca, tra cui Francis Scott Fitzgerald. Morì stroncata da un tumore a 58 anni, in povertà e dimenticata da tutti.

Pubblicò questo romanzo nel 1929 riscuotendo notevole successo; ma anche suscitando un certo scandalo perché metteva in scena la storia di una difficile emancipazione femminile.

E’ ambientato a Manhattan negli Anni ’20, era del jazz e delle trasgressioni. Patricia e Peter si sposano nel 1924 e incarnano una giovane coppia che trascorre le serate tra balli, feste e alto tasso etilico. I due pattuiscono di dirsi sempre tutto.

5 anni dopo lei confessa la sbandata di una notte e Peter non la prende affatto bene. Nonostante lui abbia un’amante da anni, decide di mettere una pietra tombale sul matrimonio. Verdetto inappellabile che relega Patricia al triste ruolo di ex moglie.

L’autrice racconta con spietato acume i vari stati d’animo in cui sprofonda la donna, nello snervante turbinio tra speranza e disillusione; avviluppata dai consigli delle amiche, e pure da perfide pseudo-amiche che sputano veleno a palate e finiscono per confonderla. Ma è anche la difficile rimonta di una nuova Patricia che si mantiene da sola con il lavoro di copywriter e festeggia la ritrovata libertà e l’indipendenza.

 

 

Giorgio Biferali “A New York con Paul Auster” -Giulio Perrone Editore- euro 16,00

Prima di tutto un plauso all’editore Perrone per l’idea della collana “Passaggi di dogana” dedicata alle città viste attraverso gli occhi e le opere di grandi scrittori. I lettori vengono trascinati tra le vie e i punti di riferimento letterari scoprendo: Lisbona con Tabucchi, Buenos Aires con Borges e, ancora, tra le molte altre mete, la Costa Azzurra con Fitzgerald e l’Oriente con Terzani. Insomma una preziosa manna per i bibliofili.

Giorgio Biferali, nato a Roma nel 1988, scrittore e docente dell’Accademia Molly Bloom, ci accompagna nelle strade della Big Apple attraverso i libri di Auster. E rimpiange di essere arrivato a New York 10 giorni dopo la morte dello scrittore (nell’aprile dell’anno scorso); così il libro è anche la nostalgica storia di un appuntamento mancato.

Il volume dedicato alla New York di Auster non è un romanzo, non è un saggio e neppure una guida in senso classico; piuttosto è una piacevolissima traccia narrativa.

Ci avventuriamo tra citazioni, riferimenti culturali e passi dei romanzi del grande autore, immenso cantore della città unica al mondo. Da nord verso sud attraversiamo una New York inedita: di quartiere in quartiere, passando per parchi, strade e ponti, da scoprire con occhi nuovi.

Attraverso la letteratura, il cinema e le serie tv, avrete uno speciale ritratto della Big Apple.

Dalla Columbia nell’Upper West Side (dove Auster alloggiò nel dormitorio dell’Università), alla nuova Harlem, Manhattan, Soho e Queens; fino alla zona che forse gli somiglia più di tutte, Brooklyn, spesso tanto presente nelle sue opere.

Una New York meditata e svelata nelle sue molteplici sfaccettature: frenetica, rumorosa, umorale, affollata, emotiva, gentile, ma anche pericolosa. Questo è uno dei libri da mettere in valigia per il vostro prossimo viaggio nella città dalle mille luci e che non dorme mai.

 

 

A.K. Blakemore “L’insaziabile” -Fazi Editore- euro 18,50

L’autrice inglese, che aveva esordito con “Le streghe di Manningtree” (sulla caccia alle streghe nell’Inghilterra del XVII secolo), ora torna in libreria con questo secondo romanzo che narra l’avventura picaresca e grottesca di Tarare, ragazzo perennemente affamato.

Blakemore ha traslato in forma romanzesca una vicenda realmente accaduta nella Francia di fine Settecento. Quella del giovane diventato famoso per la sua sorprendente capacità di ingurgitare qualsiasi cosa, oggetti compresi.

E’ la storia di Tarare, ed è documentata. L’autrice ama scavare in epoche tramontate; poi mette in campo l’immaginazione e narra con la sua consueta scrittura elegante. Qui ricostruisce la breve, incredibile e dannata vita di Tarare, che lui stesso racconta alla giovane suora Perpetuè, rimasta al suo capezzale fino alla fine. Attratta -ma anche pervasa da repulsione- di fronte all’uomo-mostro.

Tarare, orfano di padre già alla nascita, vive un’infanzia derelitta con la madre prostituta (che l’ha addirittura costretto a seppellire la sorellina morta) e il patrigno contrabbandiere che tenta di ucciderlo con un’accetta. Il ragazzino riesce a fuggire e si unisce a un gruppo di girovaghi sbandati, che lo trasformano in fenomeno da baraccone.

Tarare diventa una sorta di essere ripugnante, malfatto e in preda a una fame smisurata, che è potente metafora della mancanza di amore. La sua è una spasmodica ricerca che ne determina la vita.

Si ingozza di qualsiasi cosa e in continuazione: tappi di sughero, cibo marcescente, frattaglie immonde e decomposte, animali vivi e carcasse di quelli morti, per toccare il fondo cibandosi del cadaverino di una bimba.

 

 

 

Primo giorno di training per gli Azzurri ai Giochi Mondiali Invernali Special Olympics

Sono ancora vive a fior di pelle le emozioni della Cerimonia di Apertura che ha dato il via ai Giochi Mondiali Invernali Special Olympics Torino 2025 all’Inalpi Arena ed è già tempo di prepararsi alle competizioni che renderanno indimenticabile la prossima settimana. Per molti dei 1500 atleti provenienti da tutti i continenti ieri è stato un giorno dedicato agli spostamenti. Una domenica in cui prendere confidenza con le piste e gli impianti che accoglieranno tutto il loro impegno e la grande determinazione che li ha portati a competere nel più importante evento sportivo inclusivo dell’anno. A Torino restano gli Atleti del Floorball e del Pattinaggio artistico e di velocità, Bardonecchia accoglie le discipline della Danza Sportiva e dello Snowboard, Sestriere è teatro delle gare di Sci alpino e di Corsa con le racchette da neve mentre Pragelato ospita lo Sci di fondo. Un’esperienza che acquista un valore aggiunto laddove si vivranno esperienze di sport unificato, in cui atleti con e senza disabilità intellettive competeranno insieme. È il caso del floorball, disciplina simile all’hockey su ghiaccio, ma viene giocata in palestra con una pallina leggera e forata e bastoni in plastica. Non è richiesto l’uso di pattini, il che rende questo sport più accessibile a un ampio numero di atleti. La squadra azzurra di Floorball è composta da 10 studenti lucani dell’Istituto Gasparrini-Righetti di Melfi. Altrettante emozioni si potranno vivere nelle staffette della Corsa con le racchette da neve, nella danza sportiva e nell’esperienza Motor Activity Training Program (MATP) oggi a Bardonecchia con l’esibizione di Adapted Skiing (Melezet, ore 12:00 – 14:30) e con il Challenge Event di martedì 11 marzo (Pala Asti, ore 15:00 – 17:00).

Global Youth Leadership Summit

 

Il futuro è qui, afferma il Claim dei Giochi Mondiali Invernali Special Olympics Torino 2025. E qui, a Torino, ieri è stato il grande giorno per i giovani leader con e senza disabilità intellettive di 25 programmi Special Olympics di tutto il mondo per mettere in mostra la loro idea di futuro attraverso un workshop dedicato ai loro progetti. L’Hotel Marriott di Torino ha riunito coppie unificate e adulti mentori allo scopo di innescare il cambiamento, condividere idee e costruire un mondo più inclusivo. E insieme alla Cerimonia di apertura dei Giochi, anche la cerimonia che ha dato il via al summit e le prime sessioni di lavoro piene di panel coinvolgenti. Un’esperienza formativa che arricchirà il bagaglio culturale e umano di tutti i partecipanti che fino a domani condivideranno la stessa voglia di costruire un futuro migliore a livello globale, scambiando idee, condividendo proposte, guidando e preparando il terreno per il cambiamento.

A rappresentare l’Italia nel Summit il trio tutto al femminile di giovani leader liguri provenienti da Albisola composto da Lucrezia Parodi, Chiara Petrozzi e Cinzia Pantaleo che già nel 2022 hanno intrapreso con Special Olympics Italia il percorso Incusive Youth Leadership, una parte del Programma Leadership per giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Grazie alle conoscenze acquisite attraverso questo percorso, le tre ragazze hanno creato un progetto chiamato “Special News”, pensato per promuovere l’inclusione sociale delle persone con disabilità intellettive attraverso la pubblicazione di interviste ad atleti, familiari, tecnici, partner e figure istituzionali e interventi nelle scuole, nei Comuni, in aziende e altre realtà. Durante questa tre giorni di conferenza globale le ragazze del team Eunike, stavolta anche in veste di organizzatrici, continueranno a sviluppare le competenze necessarie per coltivare una mentalità inclusiva, sfidare gli stereotipi dannosi e promuovere l’equità nelle loro scuole e comunità. Per la prima volta, il Leadership Summit integrerà un programma di scambio virtuale in collaborazione con la Stevens Initiative, consentendo una collaborazione globale prima, durante e dopo l’evento.

 

In arrivo una settimana di pioggia

Una settimana all’insegna della pioggia a Torino e in Piemonte. Da oggi, lunedì, Arpa prevede cielo irregolarmente nuvoloso al mattino, con addensamenti più consistenti su Appennino e settore centro-settentrionale, in parziale attenuazione nelle ore centrali; nuovo aumento della copertura a partire da sud nel pomeriggio fino a cielo nuvoloso in serata.
Precipitazioni: moderate residue sul settore settentrionale al mattino, a carattere nevoso oltre i 1200-1300 m, in graduale esaurimento. Nel pomeriggio deboli fenomeni isolati sui rilievi, in estensione al resto della regione in serata, con valori moderati sull’Appennino.
Temperature tra i 6 e 15 gradi.
Zero termico: sostanzialmente stazionario sui 1600-1700 m, con valori sui 1800-
1900 m sull’Appennino.
Venti: moderati o localmente forti da sudovest in montagna e deboli in pianura, da
est sul settore settentrionale e da sud tra Astigiano e Alessandrino.

Chroma & critica, le opere di Enrico Magnani interpretate da Guido Folco al Museo MIIT

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Il Museo MIIT presenta dal 7 al 18 marzo la mostra intitolata “ Chroma & critica. 15 anni di sinestetica visione.  Le opere di Enrico Magnani interpretate da Guido Folco”. 

Si tratta di una esposizione retrospettiva e interattiva per celebrare la collaborazione tra Guido Folco e Enrico Magnani, che dura da quindici anni.

“Croma & Critica”, ideata e realizzata da Guido Folco e Kerstin Petrick, presenta l’opera di Enrico Magnani  con particolare attenzione  all’evoluzione dell’artista dal punto di vista del critico e storico dell’arte. Un percorso artistico quello di Magnani  che ha saputo coniugare arte, scienza e spiritualità, tracciando un sentiero assolutamente unico e esterno ad ogni schema precostituito.

Il percorso espositivo offre una selezione di opere iconiche realizzate dall’artista tra il 2010 e il 2024. Il visitatore della mostra potrà seguire l’evoluzione stilistica di Magnani, accompagnata dai testi di Guido Folco, dalle prime opere materiche, dense di textures, fino alle più leggere opere cosmogoniche, fra fluorescenze e fosforescenze che evocano le profondità  e i misteri dello spazio profondo. Un percorso che ha portato Magnani  a esplorare, in una sorta di  viaggio ideale, prima la terra e poi il cosmo, sempre con un occhio di riguardo al ruolo dell’uomo come spettatore  e protagonista di questo continuo mutamento.

In mostra anche una ricca raccolta di materiali storici, tra cui articoli, riviste, cataloghi e documenti  di esposizioni condivise, che permetterà al visitatore di immergersi in una retrospettiva che attraversa molte delle principali città d’Europa e Stati Uniti, un itinerario sia geografico sia artistico tra gallerie, musei e sedi di prestigio internazionali. 

Magnani si conferma un artista dal talento poliedrico  e innovativo con la sua incessante ricerca e capacità  di abbracciare molteplici forme espressive, un talento che ha ormai ottenuto importanti riconoscimenti internazionali,  affermandolo come una voce autorevole nell’arte contemporanea. Un ruolo fondamentale in questo percorso è stato svolto da Guido Folco, che è  stato capace di tradurre il linguaggio visivo dell’arte in parole, rendendo accessibili concetti complessi e aiutando il pubblico a comprendere e apprezzare l’opera di Magnani.

“L’arte per Enrico Magnani è uno strumento di ricerca e conoscenza. I simboli, in quanto riferimenti universali dai quali si sviluppano tutte le scienze e le arti, permettono l’accesso a mondi più grandi, impenetrabili con la sola logica. L’arte funge da catalizzatore che permette di stimolare regioni mentali non consapevolmente vigili e avvicinarci a verità sommerse attraverso processi intuitivi e prefiguratori” afferma  Francesca Barba Marinetti.

Inaugurazione della mostra “Enrico Magnani Chroma & Critica. 15 anni di sinestetica visione” a cura di Guido Folco dal 7 al 18 marzo prossimi al museo MIIT

Mara Martellotta

A Ozegna la prima Mostra del Coniglio

A Ozegna si è svolta la prima Mostra del Coniglio, un evento che ha saputo richiamare migliaia di visitatori, segno di un forte interesse per l’allevamento e la valorizzazione delle razze cunicole italiane.

“Un grande complimento all’Associazione A.R.C.A., al vicesindaco Federico Pozzo e a tutta l’amministrazione comunale – commenta il presidente della Commissione Ambiente della Regione, Sergio Bartoli, presente all’evento –  per aver organizzato questa iniziativa di successo, che non solo valorizza il territorio, ma crea anche un’importante occasione di incontro per allevatori, appassionati e famiglie”.

La scuola primaria di Ozegna ha avuto una partecipazione attiva all’evento, con i più piccoli coinvolti in iniziative che insegnano loro il valore della natura e delle tradizioni, grazi  alle maestre con il loro impegno nell’educare e sensibilizzare i bambini su questi temi.

Eventi come questo rafforzano le nostre tradizioni agricole e promuovono la biodiversità, contribuendo alla crescita del settore.