ilTorinese

Donna investita da auto: soccorsa da sindaco e vice

Un’auto ha investito una donna di 78 anni in piazza Martiri, a Biella. Il sindaco Claudio Corradino e il vice Moscarola erano nei paraggi, si  sono fermati e l’hanno  assistita. Sul posto c’era anche un medico, poi sono giunti i soccorsi del 118. La donna non è in gravi condizioni.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

‘La luce oltre l’estate’, percorsi dell’Educatorio della Provvidenza

‘La luce oltre l’estate’. Questo il titolo splendidamente evocativo dato ai percorsi di inserimento  di bambini e ragazzi disabili nei centri estivi per la prossima estate, che coinvolge la Fondazione Educatorio della Provvidenza e gli Amici dell’Educatorio della Provvidenza.

Secondo recenti dati Istat bambini e ragazzi disabili sono in aumento.  Nell‘anno scolastico 2021/2022 c’è stato un incremento del 5% degli alunni con disabilità rispetto al biennio precedente. Riguardo ai tipi di disabilità, secondo  l’ASS.Con i Bambini, nell’anno scolastico 2018/2019, dei 284 mila alunni disabili ( 3,3% del totale degli iscritti) l’1,5% aveva una disabilità di tipo visivo, il 2,1% di tipo uditivo, il 96,4% di tipo psicofisico dalle molte e diverse fragilità riconosciute.

L’inserimento nelle scuole è ancora carente. Solo il 2%è  attrezzato con tutti gli ausili sensopercettivi per gli alunni disabili sensoriali, impedendo ad una rilevante parte di loro l’accessibilità ai luoghi istituzionali dell’apprendere.

I problemi dei ragazzi disabili investono anche ambiti extrascolastici, in particolare la loro qualità della vita nel periodo estivo poiché troppo sovente viene loro negata la possibilità di partecipare a un centro estivo, fondamentale per il loro benessere, ma anche per l’organizzazione dei genitori e per la loro gestione quotidiana.

Il progetto si sviluppa  a livello sistemico in iniziative che “limitino ogni tipologia di povertà dei minori con disabilità e delle loro famiglie”, proponendo azioni capaci di garantire una vita inclusiva.

Si vuole offrire supporto e risorse per soddisfare le “esigenze educative speciali” contrastando “povertà educativa” in cui idisabili molto sovente incorrono più facilmente per difficoltà di accesso ai servizi e maggiore esposizione economica. Si vuole con questo progetto l’inserimento dei bambini con disabilità di “età 6/13”nel Centro Estivo Inclusivo gestito dalla Fondazione Educatorio della Provvidenza, garantendo alta qualità per la presa in  carico in un  contesto accogliente, adeguato alle loro necessità,  seguiti da operatori specificatamente formati. Gli operatori del centro saranno formati attraverso un processo di 30 ore per acquisire elementi teorici e strategie operative necessarie per relazionarsi con i bambini disabili.

Il progetto modifica il paradigma per cui l’interazione bambini disabili/normodotati giovi solo ai primi dimostrando che, con un “modello di empowerment” e “uguaglianza opportunità “ si ottiene un apprendimento reciproco. I coetanei normodotati acquisiranno importanti lezioni di vita come empatia, accettazione e capacità di valorizzazione delle piccole vittorie.

Il progetto si articola in sette fasi: costituzione del comitato scientifico,  colloqui per individuare educatori per il centro, formazione gratuita degli educatori, coordinamento tra le diverse associazioni,  verifica del comitato scientifico sulle richieste  ecolloqui con i genitori,  progettazione di attività educative, culturali, ludiche e sportive, ricerca con i partecipanti del Centro, disabili e non, loro genitori, e anche non partecipanti di Associazioni di disabili, dei problemi incontrati nella quotidianità e raccolta di proposte per risolverle.

Il progetto è frutto della collaborazione tra : Associazione Amici dell’Educatorio odv ets, Fondazione Educatorio della Provvidenza ets, CPD Consulta perle Persone in Difficoltà odv ets, A.P.R.I servizi onlus, Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti, A.L.I.Ce PIEMONTE Onlus -Associazione Lotta Ictus Cerebrale,  FIDAPA BPW Distretto Nord Ovest Sezione Torino Val di Susa, Saa School of Management, Circoscrizioni 1,23,45,6,7,8; Comune di Sangano, VolTo Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Torino, è con il contributo della Regione Piemonte.

 

Mara Martellotta

La “sfida digitale”: Flixbus e Parkingmycar ospiti di LibeRI!

La trasformazione che la digitalizzazione ha apportato al mondo odierno è la più grande sfida lanciata dalla Rivoluzione Industriale. Essa è stata in grado di apportare un cambiamento che non è solo tecnico, ma è un vero ripensamento della struttura organica della società e della sua identità culturale. Le aziende ed industrie, nel corso degli anni, hanno dovuto inevitabilmente adattare le loro strategie a processi sempre più tech per essere in grado di garantire servizi e prodotti al passo con i tempi. Di questa modernissima sfida ne conoscono sfumature, difficoltà e dettagli i giovani imprenditori del mondo delle startup digitali, Manuele Caldarella e Mattia El Aouak, ospiti dell’incontro la “Sfida Digitale” che si è tenuto sabato 25 novembre presso la sede di Euroedizioni in Via Osasco 62 a Torino curato e presentato dall’Avv. Stefano Callà.

Tante le questioni dibattute mettendo a confronto le due diverse realtà da cui provengono i due imprenditori. Caldarella è Haed of Busness Development di Flixbus Italia, mentre El Aouak è CEO e Founder di ParkingMycar.

Qual è stato il percorso che vi ha portato a ricoprire le vostre attuali posizioni lavorative?

Caldarella: dopo la laurea in ingegneria civile ho avuto molte esperienze diverse nel mio ambito di competenza oltre a quello della ricerca. Nel momento decisivo della mia carriera ho però deciso di intraprendere la strada meno “sicura”: una posizione da stagista in una start-up come Flixbus. Ad oggi, dopo vari periodi spesi all’estero, sono tornato a vivere a Milano dove ricopro il ruolo di responsabile di quello stesso team in cui 7 anni fa ero entrato come stagista. El Aouak: dopo una prima fase della mia vita in cui mi volevo dedicare al mondo calcistico, ho scelto di fare imprenditoria senza avere pregresse esperienze. La determinazione mi ha portato ad aprire 4 aziende in varie parti del mondo e in settori merceologici diversi, fino ad approdare definitivamente a ParkingMycar. Sono stato sempre spinto da una forte passione che ha da sempre ha motivato il mio percorso.

Provenite da due realtà diverse ma simili per innovazione e cura dell’aspetto digitale. Come descrivereste le vostre realtà aziendali?

Caldarella: Il modello di business di Flixbus si basa su una gestione logistica dell’intera infrastruttura. Abbiamo voluto garantire al consumatore una nuova esperienza di viaggio attraverso un mezzo che da sempre è stato sottovalutato ovvero l’autobus. Dopo molte difficoltà, ad oggi, siamo in più di 40 paesi nel mondo e garantiamo 5000 destinazioni per mezzo di 4000 bus e 15 treni su rotaia (solo in Germania e Svezia). La nostra mentalità è sempre più green tanto da aver raggiunto un risparmio di oltre 400.000,00 tonnellate di CO2 proprio per mezzo delle innovative modalità di viaggio che offriamo. La tecnologia è stata da sempre parte del nostro progetto trasformativo. El Aouak: Dal punto di vista operativo stiamo crescendo e a Torino, per esempio, siamo una realtà consolidata con i parcheggi garantiti in quasi tutte le zone della città, oltre che nell’aerea aeroportuale. Arriveremo presto anche nelle strisce blu. L’avanzamento tecnologico è stato essenziale per il nostro sviluppo e la nostra crescita. La nostra azienda è formata da persone che credono fortemente nel progetto su cui stiamo investendo. Potrei dire che la fiducia che si è creata tra i nostro collaboratori è alla base stessa dell’azienda.

L’Italia sembra però essere un Paese in cui solo la piccola impresa riesca a fare davvero successo. Come sono stati recepiti i vostri progetti sul territorio nazionale?

Caldarella: Flixbus è un’azienda tedesca e affermasi nel paese ospitante non è stato facile. Inizialmente gli ostacoli erano moltissimi, anche quando si voleva lavorare con le imprese locali. Talvolta abbiamo realmente lottato per sopravvivere, ma una volta che è stata compresa l’importanza del progetto, abbiamo sviluppato un’ottima rete di collaborazione con le imprese locali. Le stesse, grazie alla partnership stretta con Flixbus, hanno avuto la possibilità di entrare in mercati a cui diversamente avrebbero avuto accesso. El Aouak: Anche se la mia idea andrà contro il pensiero generale, fare start up in Italia è stata un’esperienza positiva e stimolante. Nelle classifiche europee il nostro Paese è ancora considerato uno dei migliori in cui far partire un progetto di questo tipo.

LibeRI!, grazie ad un dibattito chiaro ed efficace, offre di nuovo al pubblico l’opportunità di capire il mondo che ci circonda portando al pubblico la testimonianza diretta di due realtà aziendali moderne e tecnologiche che vedono nella digitalizzazione l’unico modo efficace di fare impresa. E l’epilogo di questo dibattito ci insegna che “non c’è alternativa alla trasformazione digitale. Le aziende visionarie si ritaglieranno nuove opzioni strategiche – quelle che non si adattano falliranno”.

VALERIA ROMBOLA’

Arriva da Washington a Chieri l’arte tessile giapponese

“KATAZOME”

 

Dal 1° al 23 dicembre

Chieri (Torino)

Dicesi “Katazome”, un processo di tintura tessile giapponese unico nel suo genere e storicamente significativo, che oggi si rinnova attraverso il lavoro di artisti contemporanei in tutto il mondo. Tradizionalmente usata per la tintura dei “kimono”, la tecnica “katazome” richiede l’applicazione di una pasta di riso resistente al colore sopra “stencils” di carta intagliati a mano (“katagami”) prima di tingere il tessuto, così da ottenere un motivo ornamentale ben definito. “Sia il ‘katazome’ che il ‘katagami’ sono tecniche tramandate nei secoli da generazioni di artigiani, la cui domanda è oggi minore rispetto al passato, ma artisti da varie parti del mondo continuano a scoprire nuovi modi di usare questa tecnica”. A parlare è l’artista giapponese, naturalizzata americana, Seiko Atsuta Purdue, docente al Dipartimento di “Arte e Storia dell’Arte” presso la “Western Washington University (USA)”, ospite, dal prossimo venerdì 1° dicembre fino a sabato 23 dicembre, del “Museo del Tessile” di Chieri, con la mostra “KATAZOME. Arte tessile giapponese da Washington a Chieri”. Prima sua mostra in Italia, Purdue esporrà a Chieri tre “pannelli d’artista”lavorati per l’appunto con questa antica tecnica originaria del Sol Levante per la stampa su tessuto. Tecnica di grande interesse, al di là dei suggestivi risultati ottenuti, proprio per la sua caratteristica di saper tradurre in chiave attuale antichi “saperi” tramandati nei secoli.

 

La mostra è frutto della collaborazione avviata tra “Fondazione Chierese per il Tessile” eSeiko Atsuta Purdue, con il sostegno della “Western Washington University” e grazie all’impegno della Famiglia Sicchiero di Chieri. Progettata nei minimi particolari dall’artista nipponica , è organizzata e allestita da Linda Smeins, già docente presso la medesima Università americana, in collaborazione con la presidente del chierese “Museo del Tessile”  e docente all’Accademia Albertina di Torino,  Melanie Zefferino.  In rassegna, sarà anche in visione un “telo” di Giulia Perin, artista in residenza stabile al “Museo del Tessile” e quattro opere delle artiste statunitensi Cheryl Lawrence e Karen Illman Miller. Vi saranno inoltre otto lavoridei giovani allievi di Purdue realizzati presso l’ateneo americano: Sara Trinneer, Keely B. Sandoz, Iris Christensen, Ryan Fisher, Linsey Ha e Jude Klemmeck.

Da ricordare anche che, il prossimo anno è prevista la residenza di Seiko Atsuta Purdue al “Museo” di Chieri dove, adiuvata da Giulia Perin, terrà un workshop a numero riservato a studenti e insegnanti di discipline artistiche, desiderosi di sperimentare la tecnica “katazome”. In quell’occasione si replicheranno pure alcuni disegni scelti dall’“Archivio Storico” della Fondazione con “katagami” appositamente realizzati. Nell’apprendere l’antica tecnica di tintura giapponese, impiegando pasta di riso e coloranti naturali, alcuni dei quali ricavati proprio dall’“Orto Botanico” del “Tessile”, disegni storici reinterpretati in chiave contemporanea andranno a decorare manufatti confezionati ex novo oppure rinnovati con l’antica tecnica del “katazome” attuando un “upcycling” secondo criteri di “moda circolare e sostenibile”. L’iniziativa persegue, dunque, anche alcuni obiettivi chiave dell’“Agenda ONU 2030” per lo sviluppo sostenibile, in linea con il “Documento di Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile (SRvS)” del Piemonte.

“KATAZOME. Arte tessile giapponese da Washington e Chieri” è l’evento conclusivo del triennio 2021-2023, per il quale la “Fondazione Chierese per il Tessile” ha ricevuto da “Regione Piemonte” il sostegno riservato agli enti culturali di rilevanza.

Un triennio – commenta la presidente Melanie Zefferinoche ha rappresentato ‘un’alba dai molti colori’ dopo il ‘buio’ della pandemia”. E prosegue: Con questa mostra, si vuole chiudere in bellezza un periodo impegnativo ma felicitante offrendo uno scorcio inedito sulle arti tessili e promuovere un dialogo fra culture e generazioni diverse che vada al di là dell’antica ‘Via della Seta’”.

g. m.

 

“KATAZOME. Arte tessile giapponese da Washington a Chieri”

Museo del Tessile (Sala della Porta del Tessile), via Santa Clara 10, Chieri Torino); tel. 329/4780542 o www.fmtessilchieri.org

Dal 1° al 23 dicembre

Orari: mart. 10/12, merc. 15,30/17,30 e sab. 14/18

 

Nelle foto:

–       Seiko Atsuta Purdue al lavoro in studio

–       “Katazome”, dettaglio

 

Sugli schermi del Torino Film Festival. Una parabola per raccontarsi la violenza che ci circonda

Umori amari, confessioni dolorose e tragedie del passato ancora non rimarginate, tradimenti, infelicità e solitudini quotidiane, una giustizia che non esiste o che tarda ad arrivare, invidie e luoghi sognati come rifugio estremo, fughe, si trova di tutto al TFF per farti temere (forse inorridire) di questa epoca e di questo mondo in cui viviamo, se c’è un sorriso è sghembo, improvviso e immediatamente da trangugiare. Si respira anche qui l’aria malsana che ormai siamo abituati a respirare, tutto all’insegna del non si salva nessuno, tutto costruito per cullare l’angoscia. Sembra un complotto ben orchestrato o qualcosa del genere. Alla sezione “Crazies”, lo specchio migliore di una simile constatazione dell’odierno vivere sembra essere “Vincent doit mourir”, angosciosa opera seconda del francese Stéphan Castang, che un paio d’anni fa aveva esordito nel cinema horror e che qui mantiene le proprie promesse con i suoi “mostri” più o meno viventi. Un tranquillo luogo di lavoro, colleghi tranquilli uno accanto all’altro a considerare idee differenti, il disegnatore Vincent all’improvviso colpito da un giovane stagista a schiaffoni con il peso non indifferente di un portatile. Il giorno dopo, il gesto di un altro collega, egualmente banale e violento, che lo pugnala al braccio con una biro. Quasi un incubo per il poveretto che decide di rifugiarsi in campagna, nella casa abitata dal padre, mentre ognuno, in un clima di ossessione cruenta e generale, soltanto incrociando lo sguardo di un proprio simile, si fa un probabile assassino. Razionalità in ombra, certo, piuttosto un male oscuro, un contagio, una pandemia, non può essere che questo; un clochard che sembra uscito da un film del vecchio George Romero, una bambina poco affidabile, un paio di ragazzini da cui difendersi, un vicino o un automobilista pronto a colpirti, gli ingorghi di macchine, le fughe e gli inseguimenti, un clima di distruzione che coinvolge tutti. Soltanto il ringhio del tuo cane ti può mettere in salvo. La collettività del male, una parabola che ha nulla di religioso, lo sguardo impietoso di Castang sulla nostra epoca, senza lentezze anzi con un ritmo inarrestabile, sulla vita di ognuno allo sfacelo, paranoia allo stato purissimo, la paura di vedere sullo schermo quello che ormai siamo abituati ad assaggiare amaramente nelle strade, nelle case, nelle famiglie ogni santo giorno. Un’attualità autentica e bruciante, impietosa, corale, senza vie d’uscita, anche se certi eccessi ancora possono spingere alla secca risata. Una storia – e un film – perfetta nella sua prima parte, che poi magari tende a ripetersi e a mollare un po’ gli ormeggi: ma che rimane tra i migliori appuntamenti del festival. Il tutto visto attraverso gli occhi e il faccione mansueto dell’eccellente Karim Leklou, una certa goffaggine anche in amore, cercato con la camiere di un locale in cerca di futuro e di libertà, un uomo dabbene che tenta di arginare con tutte le sue forze questo mondo ormai inarginabile.

Dall’Argentina (in concorso) arriva “Arturo a los 30”, diretto e interpretato da Martìn Shanly, velleitario piuttosto che concreto, folle e disordinato, che vuole tanto essere carino con il pubblico (guardate che galleria di ritratti e ritrattini è riuscito a sfornare) ma che finisce col girare tremendamente a vuoto. Vicino alla maturità, certo, ma pronto a dare in pasto ad un diario personale, attraverso disegni semplici e fanciulleschi, il suo mondo che va avanti giorno dopo giorno in grande confusione, buono per metterci dentro tutto e niente, un incidente d’auto in cui viene coinvolto, i rapporti con la madre, il matrimonio di un amico, le chiacchierate disordinate delle amiche, una mancata pomiciata con il suo ex, un approccio un po’ più d’appresso con un sorridente cameriere acciuffato al ricco buffet del matrimonio, un brindisi in più e un po’ d’erba, i conti con se stesso e con tutti gli altri. Intenzioni buone se non fosse per la scarsità della resa, per una certa ristrettezza d’invenzioni, insomma uscite dalla sala e non vi è rimasto nemmeno un fotogramma.

Di ben diverso spessore, ancora in concorso, in tutta la crudeltà del suo esporsi mano a mano, è “Kalak” firmato dalla regista Isabella Eklöf, nazionalità Svezia/Danimarca. Crudeltà morale e fisica, fin dalla scena iniziale, scopertamente crudele nel chiuso della casa di famiglia, un abuso che negli anni, per anni, interiorizzazione di un dolore, si cementerà nell’animo di Jan (Emil Johnsen, convincente e intimamente convinto interprete) giovane infermiere di Copenhagen, una moglie e due figli biondi, trasferitosi nel cuore della Groenlandia per lavoro e forse proprio per dare un diverso panorama ai propri incubi, alla ricerca di pace interiore. Un lavoro che è completa dedizione e continua gentilezza in un paese e presso una popolazione al cui interno Jan cerca di integrarsi: lui, anche al bar con gli altri, anche con una pacca sulle spalle, sarà sempre uno”sporco groenlandese” o forse riuscirà a trovare quello (o quella) che alla fine lo apostroferà “vero groenlandese”. Ma i fantasmi sono lì, tra i ghiacci e le case rosse, tra la carne di foca tagliata e venduta e le serate fredde, negli incontri con altre solitudini, mentre cerca una affettività e nuovi rapporti che in casa hanno ormai qualcosa di spento e fuggitivo. Che cosa ha lasciato in lui quel traumatico inizio? Le ricerche e gli incontri, i momenti solitari, il sesso sprecato, i visi femminili nuovi fanno qualcosa sulla strada della guarigione? Un medico gli offre la strada per ovviare a quello stato di debolezza e di confusione, che può ben presto tramutarsi in depressione profonda, pericolosa a sé e a chi gli sta accanto: dalle cassette dell’ospedale si possono sottrarre psicofarmaci, l’unione dell’uno e dell’altro possono dare risultati anche maggiori. Si possono fare vittime, anche una ragazza che chiede aiuto, un po’ d’affetto, ma che al rifiuto preferirà sparire tra le fiamme della propria casa. Si nega un aiuto, si resta chiusi in se stessi, quel passato è inevitabilmente troppo cruento. Il cammino scelto dalla Eklöf è forse eccessivamente lungo (una qualche sforbiciata non avrebbe fatto male al film: ma dalla sua completezza non si esce indifferenti) nell’addentrarsi nelle giornate contorte di Jan, anche se lo scavo di quell’esistenza è affondato in quanto di più doloroso e umanamente forte si possa desiderare. Dall’altra parte del mare, il padre di Jan combatte contro il cancro, perché a differenza di un tempo non ha più voglia di andarsene, scrivendo al figlio lettere che il figlio tarda ad aprire e leggere: Jan tornerà a casa, ma soltanto per fare i conti, tragici e definitivi, con il proprio passato.

Elio Rabbione

Nelle immagini: scene tratte da “Vincent doit mourir” diretto da Stéphan Castang, “Arturo a los 30” di Martìn Shanly e “Kalak” firmato dalla regista Isabella Eklöf.

“Mi fai una storia?” Festival di Scrittura, Lettura e Ascolto 0 – 6 anni

Alla “Biblioteca Archimede” di Settimo Torinese. Sabato 2 e domenica 3 dicembre

Settimo Torinese (Torino)

Il progetto è coraggioso, ma molto stimolante: un nuovo “Festival di Scrittura, Lettura e Ascolto” pensato per bimbi piccolissimi, dagli 0 ai 6 anni. E sì, perché, come sostengono gli organizzatori (supportati da un gran fior fiore di educatori), l’iniziativa risponde proprio ad un’esigenza del bambino e a un comportamento al quale andrebbe abituato fin dai primi mesi di vita: leggere con i propri genitori ascoltando la loro voce, seguendo ed interpretando i disegni, commentando gli spunti offerti dalle pagine. Bello il titolo – “Mi fai una storia?” – domanda spesso così formulata dai più piccoli ai “grandi” ed ispirato a un libro, edito dall’ editrice torinese “Il leone verde”, della scrittrice per bambini (Premio “Nati per leggere” 2018), la romagnola Elisa Mazzoli. Alla sua primissima edizione, il Festival é in programma sabato 2 e domenica 3 dicembre negli spazi della “Biblioteca Archimede” di Settimo Torinese, in piazza Campidoglio 50.

E’ completamente gratuito ed è organizzato – all’interno del progetto “Lo scrittore, il libro, il lettore” della “Federazione Unitaria Italiana Scrittori (Fuis)” – dall’Associazione “Il bambino naturale” in partnership con “Il leone verde Edizioni” e con la collaborazione della “Biblioteca Civica Multimediale Archimede”, della “Fondazione ECMEducazione Continua in Medicina”“Nati per Leggere Piemonte” e dell’ “Associazione Palaver” (dedicata “alla genitorialità desiderata, vissuta e perduta”), con il patrocinio della Città di Settimo Torinese. Decisamente importanti le cifre: in due giorni, il festival prevede qualcosa come 27 appuntamenti: da un lato, una serie di incontri, letture, laboratori per famiglie e bambini (che, per necessità, è necessario prenotare www.mifaiunastoria.it), insieme a scrittori edesperti provenienti a Settimo da tutta Italia. Dall’altra, una serie di conferenze (in contemporanea) pensate per i genitori ma anche per insegnanti, educatori, nonni, per approfondire meglio il grande mondo della lettura con i bimbi e tutta una serie di aspetti a essa collegati.

“La ‘Biblioteca Archimede’ – dice la sindaca di Settimo Torinese, Elena Piastra si conferma un polo di formazione e cultura di eccellenza, soprattutto nell’ambito della promozione alla lettura e il Festival rappresenta una delle più importanti esperienze di settore a livello nazionale, che unisce operatori della cultura, professionisti dell’editoria e naturalmente le famiglie. È un orgoglio ospitarlo nella nostra Città, che ha investito moltissimo in questo settore e continuerà a farlo.

Particolare attenzione sarà riservata al pensiero di Maria Montessori, tenendo ben presente “il contesto della lettura – specificano gli organizzatori – che è ascolto e osservazione, ma che si compone anche di esperienze di benessere più generale che il bambino percepisce in modo immediato e che richiedono cura non solo nel preparare l’ambiente dedicato, ma anche nell’attuare comportamenti e modalità che appartengono a quell’ambiente psichico che, come affermava la pedagogista, nutre lo spirito del bambino”.

Non mancherà, infine, la “musica”, perché l’“ascolto” è anche “musica”: é quindi previsto che alcuni incontri saranno accompagnati dal canto, dalla lettura ad alta voce tramite “parole musicate” o ad “esperienze musicali” da poter condividere fra famiglie e bambini.

Per info sul programma dettagliato e prenotazioni: “Biblioteca Civica Multimediale Archimede”, piazza Campidoglio 50, Settimo Torinese (Torino); tel. 011/8028724 o www.mifaiunastoria.it

g.m.

Nelle foto:

–       Immagine guida Festival

–       Elisa Mazzoli, Ph. Marco Foglia

–       Spettacolo “Associazione Teatrulla”

–       Irene Greco, ex-libraia, scrittrice, formatrice ed ideatrice del progetto

Nuovi treni sui binari del Piemonte

Sono due i nuovi treni Rock sulle linee Torino-Milano, Asti-Milano e Torino-Bardonecchia che saranno in servizio per migliorare il confort sulla rete ferroviaria piemontese.

Questi due nuovi treni, il sesto e il settimo della serie Rock, rappresentano un passo avanti nella trasformazione della flotta dei treni metropolitani e regionali del Regionale di Trenitalia. Il programma di rinnovo, avviato nel 2021, si sta concretizzando con l’introduzione di 71 nuovi treni in Piemonte, di cui 16 già in servizio: un investimento che testimonia l’impegno verso una mobilità sostenibile e moderna”- afferma l’Assessore ai Trasporti Marco Gabusi. I nuovi Rock rappresentano il nostro impegno tangibile verso una mobilità sempre più confortevole e sostenibile. Oltre a ridurre l’età media dei mezzi, vogliamo migliorare gli standard qualitativi per offrire ai cittadini un viaggio all’altezza delle loro aspettative. Basti pensare che questi treni ne sostituiscono altrettanti che avevano 40 anni di servizio alle spalle!”

Il Rock, con la sua capacità di oltre 1.000 persone, tecnologie all’avanguardia e attenzione alla sostenibilità, incarna l’evoluzione dei nostri servizi. Le 50 videocamere a circuito chiuso, le postazioni per i diversamente abili e l’innovativo sistema di autoregolazione della temperatura dimostrano l’impegno per una mobilità inclusiva e sicura. Guardando al futuro, nei prossimi mesi ci saranno ulteriori nuovi arrivi di materiale rotabile che ci aiuteranno a raggiungere l’obiettivo di rendere più attrattivo e confortevole il trasporto pubblico piemontese.”- conclude l’assessore Gabusi.

A Pinerolo si è concluso il “K9 Mantrailing Instructor Course”

20 ALLIEVI PROMOSSI

A Pinerolo (Torino) si è concluso in questi giorni il “K9 Mantrailing Instructor Course” che ha visto sotto esame allievi provenienti da tutta Italia. Presenti rappresentanti della Puglia, Veneto, FVG, Piemonte, Liguria, Trentino, Lombardia. L’esame finale del corso, consisteva in una prova scritta, orale e pratica svoltasi su due giorni. La prova pratica prevede diverse esercitazioni di ricerca persone con appunto l’ausilio di unità cinofile adeguatamente formate allo scopo. Il corso organizzato dalla Ivan Schmidt Academy in collaborazione con K9 Mantrailing Alliance S.A.R. ed è durato quasi un anno.

Così Ivan Schmidt: – “Grazie alla cooperazione nazionale e internazionale di K9 Mantrailing Alliance S.A.R oggi siamo in grado di offrire sul territorio istruttori con una formazione al passo con i tempi e costantemente aggiornati con le novità in ambito di odorologia in particolare forense. Questo é un grande risultato per tutti i territori rappresentati ed i venti allievi della scuola, promossi con il titolo di K9 Mantrailing Instructor.
CHI È IVAN SCHMIDT ACADEMY
Ivan Schmidt, Dog Trainer Professional, K9 Mantrailing Master Instructor, Missing e Criminal Profiler, ha all’attivo oltre 50 interventi operativi in qualità di Ausiliario di Polizia Giudiziaria, Consulente Tecnico ed ex Membro di Unità Cinofile italiane ed estere, attualmente dirige insieme a Vassilia Sacco, la formazione delle Unità Cinofile di Mantrailing della Croce Verde di Cumiana e Ivan Schmidt Academy.
In prima linea come consulente tecnico nei casi di scomparsa di Yara Gambirasio, le gemelline Sheep in Svizzera e il sequestro di Ruben Bianchi, Ivan Schmidt è uno dei massimi esperti di persone scomparse, ed è stato tra i primi a portare il Mantrailing come disciplina in Italia, nonché pioniere dell’inserimento di un corretto profiling all’interno delle Unità Cinofile di Protezione Civile. Ivan Schmidt è inoltre un docente di fama internazionale e tiene seminari in tutta l’Europa. Nel 2018 insignito del Premio Internazionale del Cane.

Castagnoli, compositore e uomo di cultura

RITRATTI TORINESI

Castagnoli, profondo conoscitore di musica nato a Roma da una famiglia di scienziati è docente di composizione al conservatorio G. Verdi di Torino. Nel capoluogo piemontese ha tenuto corsi al DAMS, diretto la rivista Quaderni della Musica Nuova, studiato lettere antiche e archeologia all’università, laureato in storia della musica e diplomato in composizione con Gilberto Bosco, Carlo Pinelli, Ruggero Maghini e in pianoforte con Maria Golia. Si è perfezionato con Brian Ferneyhough alla Hochschule di Friburgo e con Franco Donatoni alla Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, dove aveva insegnato presso la Scuola Nazionale di Cinema. Il padre Carlo era originario di Gonzaga, terra di origine della celebre famiglia signori di Mantova dove per molti anni fu vicepresidente dell’Accademia Virgiliana. Studiò alla normale di Pisa e fu docente alle università di Roma, Parma e Torino. Scoprì l’esistenza dell’antiprotone esposto alla radiazione cosmica, fu pioniere della fisica astro particellare organizzando e contribuendo alla realizzazione dei laboratori sotto al Monte Bianco, Gran Sasso e sul Cervino. A Torino fu direttore dell’Istituto di Cosmo Geofisica e fu commemorato all’Accademia delle Scienze come socio onorario. Diresse per 40 anni il Giornale di Fisica e la città di Mantova gli dedicò un monumento nei giardini locali. A Roma conobbe la moglie Giuliana Cini, torinese di nascita che contribuì allo studio del flusso dei raggi cosmici sulla terra e alla comprensione fisica del rapporto terra-sole.
Il loro figlio Giulio Castagnoli vinse i concorsi internazionali di composizione ad Amsterdam, il premio Bucchi a Roma e il Gran Prix Italia con la Radio Opera prodotta per Rai-Radio Tre su libretto del pittore Ugo Nespolo. Collabora con i compositori Sergio Liberovici e Giacinto Scelsi, a cui dedica un saggio pubblicato in Germania. Aperto a diversi contesti artistici, collabora con i poeti Carlo Cignetti e Mary de Rachewiltz (figlia di Ezra Pound), con lo scrittore Dario Voltolini e il regista e attore teatrale Glauco Mauri. Incontrò John Cage, compositore e teorico musicale americano, una delle personalità più significative nell’evoluzione della musica contemporanea del ‘900. Conobbe Luciano Berio, altro suo saggio mentore che diresse a Bologna i madrigali di Castagnoli e insieme pubblicarono un’opera per Casa Ricordi. Berio gli commissionò il concerto per violoncello e doppia orchestra per la stagione dell’Accademia di Santa Cecilia. Nella primavera del 1972, Berio diresse la trasmissione “C’è musica e musica” sul canale Rai Nazionale, proponendo una alternativa musicale analizzando le composizioni dai Beatles a Beethoven.
Castagnoli ha all’attivo oltre 150 composizioni e riceve commissioni per le principali istituzioni ed enti in Europa (Rai, Biennale di Venezia, Teatro Regio di Torino, Radio France, Deutschland Radio, Radio Genève) e in Asia, Usa, Australia, Argentina, Cuba e Giappone. In Norvegia ha partecipato alla composizione di un’opera simultanea connessa ad internet tra Copenaghen, S. Francisco e New York. È invitato a conferenze internazionali e fu selezionato per le Giornate Mondiali della musica ISCM di Hong Kong ed è stato compositore ospite del Senato di Berlino e di Daad per gli anni 1998-99. Pubblica saggi sulla politica musicale, libri e inserti musicali in particolare sui lieder di Schumann. È pronipote del compositore e pianista fiorentino Edgardo Del Valle de Paz della comunità di Livorno e cura la rassegna musicale organizzata dalla Comunità della Sinagoga di Casale Monferrato dedicata ad autori di tradizione ebraica o legati all’ebraismo, come Mario Castelnuovo-Tedesco, allievo di Edgardo Del Valle e amico di Andrés Segovia. Inoltre ha composto la Missa Sancti Evasii per coro, orchestra e strumenti barocchi commissionata dal vescovo Zaccheo, eseguita nel duomo di Casale con una fusione musicale visionaria tra Oriente e Occidente.
Utilizza gli strumenti musicali per le loro proprietà fisiche, senza dimenticare che i genitori erano filosofi della materia. La sua struttura compositiva complessa, coraggiosa, unica e arbitraria utilizza tecniche innovative come la musica elettronica e non permette alterazioni come adottate in passato da Max Brod sulle opere di Kafka e Janácek, vittime indifese del provincialismo ceko, proteggendo così la propria esecuzione integrale come solo  Stravinskij e Beckett hanno saputo fare. In età giovanile, Castagnoli fu componente di un gruppo musicale in qualità di sassofonista e al maestro non è sfuggita l’armonia e la melodia del jazz adottate dallo stesso Stravinskij e da Gershwin con versioni personali non solo dei songs negri ma anche con fraseggi di Bach, Mozart e Chopin, come pure Duke Ellington trascriveva musiche di Grieg e Tchaikovskj. Castagnoli ha il piacere di inventare con sottili riflessioni e sorprendere con estatica fantasia, trasformando con chiarezza ogni nota in grande arte raffinata ed espressiva come un irreale messaggio cifrato.
È direttore artistico del Casale Coro, il nostro gruppo vocale classico che si è esibito con il Musikkollegium di Berna, Filarmonica della Romania ad Alba Music Festival Italy&Usa, Orchestra e Coro della Cappella Sistina da papa Francesco a Roma, Festival estivo di Cap Ferrat in Costa Azzurra e in numerose chiese e basiliche torinesi. Risiede tra Torino e Casale, dove abita con il figlio Carlo e la moglie Erika Patrucco (violoncellista) figlia di musicisti (il padre Mario violista e critico musicale e la madre Luciana pianista). Dotato di un geniale senso compositivo, ha incentrato la sua poetica su concetti, stili e immagini di mondi sonori di diverse civiltà musicali, proseguendo le evoluzioni secolari del grande fiume della musica ed evitando la forma poco meditata degli ultimi decenni.
Armano Luigi Gozzano
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Premiazione delle scuole:“Riciclare i RAEE è una bella storia!”

Giovedì 30 novembre, all’Environment Park di Torino si terrà l’evento di premiazione delle scuole che hanno aderito all’iniziativa “Riciclare i RAEE è una bella storia!, nata dalla collaborazione tra Erion WEEE, il principale Consorzio che in Italia si occupa di gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, ed Amiat Gruppo Iren per sensibilizzare sul corretto conferimento di questi rifiuti. In particolare la campagna, partita a fine settembre nel capoluogo piemontese, ha visto 11 scuole torinesi partecipare a un contest di raccolta dei piccoli RAEE.

Nel corso della mattinata interverranno:

  • Carlotta Salerno – Assessore politiche educative e giovanili, materie relative all’istruzione
  • Chiara Foglietta – Assessore transizione ecologica e digitale, politiche per l’ambiente, l’innovazione
  • Gianpaolo Platto – Presidente Erion WEEE
  • Giorgio Arienti – Direttore Generale Erion WEEE
  • Paola Bragantini – Presidente Amiat Gruppo Iren
  • Gianluca Riu – AD Amiat Gruppo Iren
  • Giacomo Portas – Presidente di EnviPark