ilTorinese

Academy per filiera, il lavoro cresce

FESTIVAL LAVORO BOLOGNA, CHIORINO:
“L’OCCUPAZIONE IN PIEMONTE CRESCE ANCHE GRAZIE ALLE ACADEMY DI FILIERA CON PERCORSI FORMATIVI SU MISURA SCRITTI DALLE IMPRESE”
“Per strutturare un processo di crescita, per creare nuove opportunità di lavoro e per sviluppare la competitività delle imprese del Piemonte abbiamo investito sulla formazione, perché non c’è competitività senza competenze e le competenze si sviluppano dove c’è formazione qualificante. In Piemonte abbiamo cambiato il paradigma del sistema della formazione professionale, un tempo intrappolato nella cosiddetta offerta “a catalogo” che non rispondeva né ai bisogni delle imprese, né alle effettive criticità di un territorio. Oggi invece, attraverso una politica attenta alle trasformazioni in atto e perennemente in ascolto con il mondo produttivo, nascono percorsi “su misura”  scritti dalle imprese stesse che quindi rispondono alle reali esigenze del mercato, che soddisfano e permettono alle imprese il proprio rilancio in termini di competitività così come creano le condizioni per chi è in cerca di un’occupazione di aver un posto di lavoro pressoché assicurato, stabile e qualificante al termine del percorso di formazione. Ho immaginato e disegnato le Academy per filiera, perché è sulle filiere che il sistema economico e produttivo Italiano si fonda; attraverso la formazione sosteniamo la crescita su tutti i fronti e a tutti i livelli delle nostre imprese che fanno grande questa Nazione sotto l’unico grande brand riconosciuto al modo qual è il ‘Made in Italy’ ” .  Lo ha dichiarato  l’Assessore al Lavoro e Formazione della Regione Piemonte Elena Chiorino nel corso del panel “Le Politiche Attive, il punto di vista delle Regioni” alla 14^ Edizione Festival del Lavoro Bologna.

Spaccata in via Della Rocca, tre arresti

Tre persone, tutti cittadini marocchini di 52, 51 e 37 anni sono stati arrestati dagli agenti della Squadra Volante poiché gravemente indiziati di furto aggravato in concorso.

Intorno alle due di notte di mercoledì, viene segnalata una possibile spaccata presso un esercizio commerciale di via Della Rocca. Sul posto gli agenti trovano due persone intente a consumare bevande nel dehors dell’esercizio in questione. I due soggetti corrispondono alle descrizioni ricevute in sede di intervento. Tuttavia, manca all’appello una terza persona così come indicato dal richiedente. Nel corso della bonifica, i poliziotti verificano che la grata di aerazione di un esercizio attiguo era stata divelta. Gli agenti, però appuravano l’assenza di intrusi all’interno del locale. Da una finestra del primo esercizio, però, odono dei rumori e verificano che all’interno c’è la terza persona seduta intenta a consumare cibo e bevande. Resosi conto della presenza degli agenti, l’uomo, attraverso le grate della finestra, minaccia di compiere un gesto anticonservativo armato di un grosso coltello. Nella circostanza, si produce dei tagli sul petto. Con l’ausilio dei Vigili del Fuoco, gli agenti riescono a fare accesso al ristorante. Qui l’uomo prosegue con la sua condotta fino a minacciare direttamente gli agenti che si vedono costretti a utilizzare il taser per porre in sicurezza il trentasettenne. Nonostante ciò, l’uomo continua a opporre resistenza, comportamento che proseguirà anche successivamente nel corso del fotosegnalamento. Ragione per cui, al trentasettenne verrà anche contestato il reato di resistenza.

Gli agenti appureranno poi che, con ogni probabilità, l’uomo si era introdotto nel ristorante attraverso la grata di aereazione dell’altro locale, passando poi attraverso il controsoffitto risultato crollato nel bagno/sgabuzzino.

Grimaldi: Il governo vuole staccare la spina al Siatema Sanitario Nazionale”

Ma lavora a una Sanità privata e regionalizzata.
“Il Governo vuole una Commissione d’inchiesta sul Covid, ma sta cercando di staccare la spina al Sistema Sanitario Nazionale. Tutte le proposte per coinvolgere anche le Regioni tra le indagini sono state respinte e si continuano a negare e tacere gli elementi strutturali che hanno reso il SSN vulnerabile e inadeguato” – ha dichiarato in Aula il Vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, che insieme alle opposizioni non ha partecipato al voto.
“Il Governo ha fretta di approvare il progetto di autonomia differenziata del Ministro Calderoli, che amplificherà le diseguaglianze già esistenti in tema di tutela della salute e legittimerà normativamente il divario tra Nord e Sud” – ha proseguito Grimaldi. – “Vuole una Sanità sempre più privata e sempre più regionalizzata, per sancire che la salute non è più un diritto fondamentale di cui lo Stato si fa carico. Se la votino loro la Commissione d’inchiesta, se la facciano loro. Noi non bramiamo vendetta. Vogliamo oggi più di ieri salvare la Sanità pubblica”.

A Moncalieri il ricordo di Piero Lanza, democristiano

Caro direttore,

mi permetto di tenere memoria della serata dedicata alla figura di Piero Lanza organizzata dal Centro culturale San Francesco del Real Collegio col Centro Studi Sociali Mario Becchis, sotto il cappello delle iniziative #800moncalieri con la proiezione dell’ultima intervista sulla città conservata nell’archivio storico della sezione “Rista” dei Popolari di Moncalieri, realizzata da Alessandro Gaido e Matteo Pizzonia. E’ stato un incontro molto partecipato e va ringraziata innanzitutto la famiglia con la sua, presenza mi viene da dire, emozionata ed emozionante, oltre al Presidente del Centro culturale Antonio Guzzo e al delegato popolare Enrico Cerrato: si è sviluppato semplicemente il titolo “l’esperienza al servizio della comunità” prendendo spunto dalle parole di Piero ascoltate in video che hanno toccato una lunga vita fatta di impegno – oltre a quello lavorativo e famigliare – sociale, culturale, sindacale, politico. Si è parlato di un uomo che è stato
fine conoscitore del territorio e della sua comunità e delle sue problematiche, per le quali le testimonianze di diversi presenti hanno ricordato la preoccupazione e l’impegno. E’ stato interessante essere intervistato in diretta dal giovane giornalista Ottavio Currà perchè, oltre ai più giovani in sala, le domande hanno portato a comprendere una persona appassionata, fondatore e Presidente della Giovane Montagna, Presidente dell’Arciconfraternita di Santa Croce, oltre che della Confraternita della Trippa e dell’agnolotto, membro dell’associazione della banda musicale, che
aveva ben chiara la necessità di conservare per il futuro usi e tradizioni che rappresentano le necessarie radici di una comunità senza le quali si diventa luoghi asettici, senza quel carattere che rappresenta il lascito di personalità come Piero Lanza: per me è stato illuminante imparare tanto di Moncalieri da lui che mi sollecitò a portare a termine il libro sul Sindaco intellettuale, Mario Becchis. Tanto impegno lo si è ricondotto ad una fede cristiana viva che ha rappresentato contemporaneamente il punto centrale di convergenza di tanti impegni e di partenza. Ho lasciato per ultimo il suo ricordo come consiglere comunale, assessore, segretario cittadino della Democrazia Cristiana, decano di noi democristiani e popolari rimasti coerenti con la nostra ispirazione e storia
perchè lo voglio esprimere con le parole di Mino Martinazzoli quando affermò che alla fine dell’impegno a cui ci sentiamo evocati “c’è la grandezza, la ragionevole speranza, la splendida intuizione che è l’idea democratica e cristiana”.
GIANCARLO CHIAPELLO
segreteria nazionale Popolari/Italia Popolare

Grandinata, Cia Agricoltori: “garantire reddito imprese agricole”

«La straordinaria intensità dell’ennesima grandinata verificatasi ieri pomeriggio su vaste zone di Langhe, Monferrato e Roero, tra Cuneese e Astigiano, nel Torinese e nell’Alessandrino, dimostra la drammatica gravità degli effetti dei cambiamenti climatici sulla nostra agricoltura. E’ necessario che venga immediatamente dichiarato lo stato di calamità naturale, ma non basta. Bisogna fare in modo che le Compagnie assicurative riconoscano il 100 per cento del danno agli agricoltori e, soprattutto, occorre che gli imprenditori agricoli possano assicurare il reddito dell’impresa e non solo le coltivazioni. Nel sistema economico in cui oggi le aziende agricole si trovano ad operare, non è accettabile che queste imprese vengano lasciate in completa balìa delle avversità meteorologiche. Nessun imprenditore, in queste condizioni, è in grado di pianificare il futuro della sua azienda».

Cosi il presidente regionale di Cia Agricoltori italiani del Piemonte, Gabriele Carenini, sulla violenta grandinata abbattutasi oggi pomeriggio su vaste zone agricole piemontesi.

Sicily in Decay, le fotografie di Carlo Arancio

Intervista di Laura Goria

Avventurarsi in palazzi abbandonati e scrostati dall’incuria, contrastare l’inesorabile incombere del tempo fermando in immagini quello che sopravvive, raccontare emozioni e fascino.

E’ quello che fa Carlo Arancio, giovane prodigio siciliano, nato a Catania il 20 marzo 1992, studi di architettura, fotografo di sensibilità e talento, esploratore dell’anima di edifici lasciati a se stessi.

Immortala tracce di fasti e vite passate, entra con passo felpato nei mille misteri appannati dall’abbandono.

Ed è talmente bravo che ha vinto gli ND Awards 2020, contest internazionale, come migliore fotografo non professionista nella sezione architettura d’interni.

Se visitate la sua pagina social Sicily_ in_ Decay… scoprirete la bellezza, la magia e il significato più profondo delle magnifiche foto che scatta in ville, chiese e palazzi fatiscenti.

Il passo successivo è scorrere il volume della sua prima mostra personale a Catania “Sicily in Decay. Serie Biscari e serie Scammacca”.

Libro pregiato che raccoglie gli scatti dell’allestimento aperto al pubblico dal dicembre 2020 ad aprile 2021 in due location poco distanti una dall’altra. A Palazzo Biscari nella parte adibita a co-working e nel piano nobile di Palazzo Scammacca, luogo restaurato dopo anni di decadenza ed ora aperto al pubblico come spazio espositivo.

Il libro è acquistabile sul suo sito e…istruzioni per l’uso… va consultato ripetutamente, con calma, scoprendo ogni volta qualche dettaglio in più. Perché, come ci ha raccontato, il suo non è semplicemente addentrarsi in luoghi massacrati dall’incuria.

 

Definirla urbex, dalla fusione di urban ed exploration, è corretto?

Il termine va preso con le molle perché è un calderone enorme che include più attività. C’è chi come me fa ricerca seria, con professionalità e rispetto dei luoghi.

Ma urbex sono anche gli youtuber e alcuni di loro riprendono con i video, senza alcun rispetto. Inseguono la visibilità, scambiano indirizzi come fossero figurine dei calciatori e non considerano che rivelare l’ubicazione di quei luoghi così fragili apre la strada a tutti, con conseguenze devastanti.

Urbex è pure chi fa graffiti nelle fabbriche, chi si arrampica ovunque per il brivido dell’altezza, chi va a caccia di fantasmi con attrezzature da ghostbusters.

Tutte attività dalle quali prendo le distanze.

Perché proprio gli edifici abbandonati?

Intorno ai 15-16 anni mi intrufolavo in una villa, per me rimasta la più bella e insuperabile. Amavo passeggiare nelle sale, guardare le pitture virtuosissime, colorate e decadenti. Mi piaceva stare lì da solo, percepirne l’atmosfera, pensare al senso del tempo e alla bellezza dell’edificio. Crescendo poi la passione per l’architettura e la storia della mia isola hanno determinato la scelta dell’università.

L’idea di fotografarli quando è nata? E perché non dipingerli o scriverne?

Parecchi anni dopo ho rivisitato quella villa in seguito a un terremoto: oltre la metà delle sale era crollata. Rimasi malissimo anche perché alcune non le ricordavo bene. Da quel momento ho iniziato a fotografarle, dapprima col telefonino, come appunto visivo; a volte facevo anche dei disegni, piccoli rilievi dimensionali dell’edificio, annotavo curiosità.

La fotografia cristallizza un attimo, un luogo, ed è un modo giusto di rappresentare il tutto. Preferisco le inquadrature grandangolari per racchiudere in un’immagine sola l’identità di un ambiente. La foto è più veritiera del disegno; più discreta di un video dove si può lasciare trapelare troppo. Voglio che i luoghi che racconto restino anonimi più possibile. Io ho intenti buoni; altre persone invece li cercano per depredarli o vandalizzarli.

Il suo incontro con la macchina fotografica?

Studiavo in Francia e fotografavo ancora con il telefono; c’era l’idea di acquistarne una e mi servivano soprattutto delle lenti grandangolari da usare per l’architettura. Le trovai a prezzo vantaggioso su una bancarella a Barcellona dove ero per uno scambio culturale tra università, le comprai senza neanche avere una Reflex. La settimana dopo lavorai con una fotografa francese che alla fine mi regalò una delle sue 3 macchine, vecchia di una quindicina di anni, ma con l’attacco per la lente che avevo. E’ da allora che non mi sono più separato da una macchina fotografica.

Ricorda la sua prima emozione? Da allora sono sempre le stesse, oppure è diverso?

La prima fu di grande stupore: a bocca aperta, col naso all’insù, guardando le volte dipinte. Emozioni che ho provato altre volte e in altri luoghi: perdere un po’ il senso del tempo, passare tantissime ore in quei luoghi e quasi non accorgersene.

Ogni luogo ha il suo carattere, la sua intimità, non c’è una risposta generica. Alcuni mi hanno emozionato anche se privi di interesse fotografico; altri bellissimi, mi hanno toccato poco.

Lei vanta collaborazioni prestigiose con fotografi famosi, ce le racconta?

La più importante è stata con Thomas Jorion, fotografo francese che scatta con un banco ottico e fa quello che faccio io ma in maniera molto più complessa. Dopo un servizio sul mio lavoro nel Tg nazionale, mi ha cercato in facoltà e chiesto di collaborare con lui. Di solito non si regala il proprio lavoro di ricerca; ma in questo caso ho riconosciuto la sua grande professionalità e bravura. E’ stato uno scambio quasi equo perché grazie alla sua notorietà abbiamo ottenuto autorizzazioni per accedere a luoghi che mi erano stati negati.

Cosa ha imparato da lui?

Insieme siamo entrati in più di una quindicina di edifici ed è stato molto formativo osservarlo fotografare; ha un’attrezzatura complicatissima, ma che permette la miglior resa possibile. Scatta con un banco ottico, una fotografia di altri tempi, utilizzando delle lastre su cui poi resta impressa l’immagine. L’ho studiato sperando di apprendere e ho imparato un bel po’ di cose.

C’è un criterio in base al quale sceglie le sue destinazioni oggi?

Occorre un notevole studio sul territorio. Cerco luoghi che abbiano un pregio artistico, una bellezza fragile di cui custodire memoria. Non sempre è facile giudicare dalla copertina. Per esempio in Sicilia la pittura non era solo nelle case dei nobili, ma anche in quelle borghesi e addirittura in qualche masseria che sembra non avere alcun valore, ma in realtà può nascondere un dipinto importante all’interno. Difficile sapere prima di un sopralluogo quello che si troverà.

Le è capitato di entrare in immobili che poi ha deciso di non fotografare?

Tantissime volte: i primi tempi fotografavo molti palmenti, vasche e botti usate per il vino che erano specchio della cultura locale. Poi ho smesso perché erano troppi. Se invece ci sono pitture pregiate condannate dallo scorrere del tempo mi premuro di fotografarle prima possibile.

Il suo principale campo di azione è la Sicilia, quanto è forte il legame con la sua terra?

Molto profondo, anche se dolce-amaro, e credo che la chiamata sia legata alla mia isola. Ho fotografato altri luoghi nel resto di Italia, in Francia, Belgio e Spagna, ma raramente pubblico quelle immagini perché lì è una tipologia di ricerca fotografica già sviluppata da circa 30 anni. Spesso sai prima cosa trovi ed è più una visita quasi turistica. Invece quando racconto luoghi scoperti ex novo da me dal punto di vista fotografico è molto più emozionante.

Mi appassiona di più una masseria vuota con 4 stucchi e 2 pitture che raccontano l’identità della mia terra. Amo i materiali come la pietra, lavica o arenaria, il legno; parlano il linguaggio della mia anima, anche se meno pregiati di boiserie e ferro battuto di uno Château francese abbandonato.

In Sicilia quanto è forte la sensibilità per queste meraviglie?

Argomento delicato, difficile generalizzare. Il patrimonio Siciliano è immenso, per fotografarlo tutto non basterà una vita. In alcune provincie la sensibilità è maggiore e nascono associazioni per tutelare i luoghi, in altre sono totalmente abbandonati. Determinante è il contesto in cui si trovano. Una masseria decorata e con una bella storia, ma spersa nel nulla, priva di impianti di urbanizzazione primaria e difficilmente raggiungibile in macchina, aveva senso nella sua epoca storica, oggi non più. Molti di questi edifici erano costruiti a scopo di rappresentanza sul territorio del potere della famiglia, che vi abitava stagionalmente. Oggi i costi per mantenerli sono proibitivi.

Quanti immobili abbandonati ha visitato e fotografato? In quanti conta di avventurarsi ancora?

Non sono neanche a un terzo dell’opera, molti più di 500. Spesso sono inaccessibili e per le autorizzazioni occorrono anni. C’è un palazzo bellissimo che sognavo di fotografare senza mai averne ottenuto l’autorizzazione. Ora è crollato e sono riuscito ad entrare da una breccia nel muro, ma non resta assolutamente nulla. Non arrivare in tempo mi fa stare male, però ho dovuto accettare che anche questi luoghi abbiano un triste destino. Mi arrabbio di più quando sono in centri dove potrebbero rinascere.

Predilige alcune case? E su quali dettagli tende a soffermarsi di più?

Non ho una propensione particolare per alcuni edifici rispetto ad altri, però preferisco certi elementi architettonici e ho quasi un feticismo per le alcove. Poi per le stanze di rappresentanza, saloni e sale da pranzo. C’era l’usanza di disegnare piccole vedute, di fantasia oppure reali e legate ai viaggi fatti dalla famiglia. In una villa i proprietari avevano avuto rapporti commerciali con Roma e sopravvivono vedute della città eterna, ed è riconoscibile Castel Sant’Angelo.

I mobili in Sicilia sono più difficili da trovare, spesso sono stati saccheggiati molto prima del mio arrivo; a meno che gli edifici non siano in luoghi difficilmente raggiungibili e sia impossibile un trasloco illecito.

Quando entra, per esempio in una villa nobiliare, immagina il passato e l’anima di quel luogo? Le vite che quelle mura potrebbero raccontare: nascite, liti, amori, tradimenti, morti….?

Certo e quando è possibile faccio anche ricerche, informandomi se c’è una letteratura al riguardo, parlando con la gente del luogo, sulla storia della nascita e della vita di quell’edificio, considerando che spesso la parte finale sono io a raccontarla attraverso le immagini. Tutto quello che c’è prima è un lavoro di ricerca e anche di sensazioni.

Cosa le suggerisce il senso di precarietà di grandi fortune poi crollate come i palazzi?

A volte mi sento piccolo come una formichina di passaggio, perché i tempi dell’uomo sono minuscoli riferiti a quelli dell’architettura che svela anche le storie dei vari gattopardi.

Famiglie nobiliari siciliane che per generazioni hanno gestito potere e patrimoni immensi, poi si sono frammentate.

Recentemente ho fotografato un edificio legato alla famiglia di Giovanni Verga. Nella piazza del paese questo palazzo blasonato è superato in altezza da quello degli imprenditori che si sono arricchiti commerciando i beni che la famiglia nobile produceva. Il confronto tra le due proprietà, con la seconda che sottolinea la sua superiorità, racconta perfettamente le svolte della storia, della società e le alterne fortune. Osservando l’architettura si può scoprire la storia del luogo.

Oggi le saghe familiari incantano, ha mai pensato di raccontare il passato di quello che fotografa anche con le parole?

Si e ci sto lavorando. Attraverso i lasciti architettonici dei patrimoni ho fatto una cernita di edifici che si prestano a raccontare la storia di famiglie che hanno fatto la storia dell’isola. C’è anche la prima dimora dei Florio di cui nel catalogo mostro un’alcova. Sto seguendo il cantiere di restauro dell’edificio, fatto rispettandone la natura e senza badare a spese, lasciandone intatte l’identità e la storia. Dietro le pitture ho potuto scoprire che c’è molto altro da raccontare, ma non anticipo di più.

Il suo lavoro può essere letto anche come una sorta di denuncia contro l’abbandono; è capitato che abbia sortito effetti positivi e richiamato maggiore attenzione?

Argomento delicato. Fotografo sempre in modo anonimo, proprio per tutelare i luoghi che scopro. Ma può anche accadere come durante la mostra a Catania dove si è presentato il proprietario di un immobile che avevo ritratto. Era stato vandalizzato con graffiti in acrilico che impediscono il recupero dell’originaria pittura a tempera, e lui voleva utilizzare le mie foto per un restauro coerente. E’ stata una della mie soddisfazioni più grandi.

Quando entra in questi edifici, oltre a curiosità e rispetto, vive altri stati d’animo?

Anche la paura è un elemento presente; da non sottovalutare ma sfruttare per essere più possibile discreti e prendere le opportune precauzioni. Come valutare lo stato dei solai per il rischio di crolli. Alcuni luoghi poi sono terreno fertile per dinamiche poco legali, dove è bene non trovarsi: il classico posto sbagliato al momento sbagliato. Bisogna fare sempre molta attenzione.

Non credo ai fantasmi, ma penso che le case abbiano una sorta di anima, tracce invisibili di chi ci ha vissuto…lei che ne pensa?

Più che altro una sorta di energia. Ci sono luoghi in cui ho avvertito quasi un invito a fotografarli, non dico mi stessero aspettando, però si prestavano. Altri, invece, tra difficoltà di luce o semplicemente per sensazioni, ho scelto di non raccontarli. Da un lato mi piace pensare che fossero proprio loro a non voler essere fotografati. Per esempio, ho esplorato un edificio dal vissuto molto pesante: un orfanotrofio dove c’è una cappella nella quale, stranamente, e non sono l’unico a cui è capitato, è quasi impossibile fare foto decenti. Ecco un luogo respingente che secondo me non vuole essere raccontato e lo dice a gran voce.

 

L’ iter corretto da seguire per accedere agli edifici, anche in quelli che non hanno più proprietari?

Un’attività fotografica del genere è sul filo del limes tra legale e illegale; è anche vero che se si è rispettosi e si mostra la migliore delle intenzioni è difficile avere problemi. Se possibile è meglio avere un’autorizzazione; perché anche quando il bene è totalmente abbandonato da decenni, sulla carta esiste sempre una proprietà. Nel mio lavoro poi esistono attenuanti, come la mancanza di recinzioni o cartelli di proprietà privata. Dal punto di vista legale se mai dovesse cadermi una tegola in testa, teoricamente la colpa è anche del proprietario che non ha messo in sicurezza il bene. Bisogna essere accorti perché si sta entrando in una proprietà che non è di tutti.

Dovesse raccontarsi …chi è Carlo Arancio?

Una persona curiosa alla quale piace andare al di là delle superfici. Amo i segni del tempo, li ricerco, e non solo perché per me l’architettura è un’arte che si nutre di tutte le altre. Raccontare questi luoghi è anche rappresentare il meglio del lato umano dal punto della produzione artistica.

Quando non esplora e fotografa cosa ama fare: i suoi interessi, hobby?

In realtà la mia attività mi totalizza, un po’ una missione di vita. Il cibo della mia anima.

Le difficoltà maggiori incontrate nel suo cammino professionale?

Ho faticato nel proporre le mie esposizioni proprio in Sicilia dove c’è un certo disinteresse e non mi si prendeva sul serio. Ora ho notato che chi acquista una mia fotografia ha una certa sensibilità ma, a parte le dovute eccezioni, generalmente non è siciliano, o è un architetto.

Lei è giovanissimo, tra 30 anni dove e come si immagina?

Sognando vorrei comprare un giorno una villa di quelle che fotografo, trasformarla in residenza e luogo per eventi culturali. A chiamarmi è soprattutto la fotografia di architettura: quella dell’abbandono mi tocca più nel profondo dell’anima, però mi piace anche quando è viva e ben tenuta. Ho un archivio di palazzi bellissimi, non lasciati a se stessi, ed è un onore poterli raccontare

Mi piacerebbe anche vivere all’estero, magari in Francia paese che amo. Con le mie foto vorrei sempre essere un po’ ambasciatore della cultura siciliana, portarla oltreconfine.

Cose per cui vale la pena fare il suo lavoro?

Gli incontri: quando c’è passione e serietà il mio lavoro avvicina persone di sensibilità simile, crea legami e amicizie bellissime con persone affini. Poi è senza prezzo vedere chi si emoziona davanti a una mia foto. Il ritorno più bello è quello umano.

L’edificio che desidera visitare più di ogni altro e non necessariamente in Sicilia?

Soprattutto due per i quali è impossibile ottenere le autorizzazioni. Uno è siciliano, chiuso e guardianato, con all’interno tesori meravigliosi. L’altro è in Toscana, il castello di Sammezzano, credo unico al mondo. E’ l’opera di un nobile che ha speso tutta la vita per costruire questa reggia infinita, in stile moresco, con sale decorate in modo incredibile. Un luogo che mi fa sognare. Va spesso all’asta ma, per l’enorme impegno economico che richiederebbe, sono sempre deserte.

Cosa non ho chiesto ma le preme dire?

In Sicilia l’attività di esplorazione dei luoghi abbandonati non è ancora massificata come in Francia e Belgio, culle di questa pratica. Ma è bene non lasciarsi prendere dalla febbre dell’esplorazione; ci sono limiti da non superare mai, come sfondare una porta chiusa. Una volta che si sottraggono questi luoghi all’oblio, li si espone a rischi, a dinamiche errate e rovinose.

Al momento a cosa sta lavorando?

A San Vito Lo Capo sto esponendo in uno spazio un po’ atipico: una casa di pescatori, mantenuta decadente, trasformata in enoteca, arredata con gli oggetti dei pescatori che erano al suo interno.

 

Per scoprire il lavoro di Carlo Arancio e il libro potete consultare il sito

www.sicilyindecay.com

 

Per le foto al Winners Awards 2020 il link del Contest:

https://ndawards.net/winners-gallery/nd-awards-2020/non-professional/interior/812/gold-award/

Tre missioni del Corpo AIB in Sicilia, Sardegna e Calabria

CONTRO GLI INCENDI BOSCHIVI 

Il presidente Cirio e l’assessore Gabusi: “ Ancora una volta il Piemonte risponde presente alle richieste di aiuto”

Il Piemonte collabora anche quest’anno alla campagna antincendi boschivi in Italia meridionale con tre missioni del Corpo AIB.

La prima è in corso in Sicilia fino al 30 luglio. Formata da 14 volontari coordinati da un responsabile con 4 mezzi pick-up operativi e due mezzi logistici, la colonna mobile è dislocata a Sant’Agata di Militello ed opera prevalentemente nella provincia di Messina.

Dall’8 luglio al 5 agosto un equipaggio di volontari (quattro per turno con un mezzo) sarà nel sud della Sardegna, a Perdaxius, all’interno di un contesto di attività inedito per le squadre piemontesi. nuove sfide.

Una seconda colonna mobile del Corpo AIB sarà dal 22 luglio al 26 agosto in Calabria, con base operativa a Corigliano Rossano, dove lo scorso anno si è intervenuto su importanti incendi boschivi che hanno messo a dura prova le forze dei volontari piemontesi, che si sono trovati ad operare in condizioni climatiche molto dure.

“Ancora una volta – commentano il presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessore regionale alla Protezione civile Marco Gabusi – il Piemonte risponde presente alle richieste di aiuto provenienti dalle altre Regioni. La propensione al soccorso è nel nostro dna e siamo sempre onorati di portare la nostra esperienza in altri territori. Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti i volontari che donano il loro tempo, sottraendolo spesso anche alle loro famiglie, per dedicarlo a chi si trova in difficoltà”.

A Torino le “Giornate della Vista” della Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia   

Il progetto si pone l’obiettivo di realizzare migliaia di visite oculistiche e fornire occhiali gratuiti alle persone fragili con difetti visivi 

 Arriva a Torino il progetto della Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia “Giornate della Vista”, che si pone l’obiettivo di offrire accesso sostenibile alle visite oculistiche alle persone svantaggiate. Il progetto, con il patrocinio della Camera dei Deputati, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, della Regione Piemonte e del Comune di Torino, si svolge dal 3 al 23 luglio presso il Sermig Arsenale della Pace, Via Andreis 18/44.

La Fondazione si occuperà di effettuare visite oculistiche a titolo gratuito, donando occhiali da vista a chi ne avesse bisogno. L’iniziativa è rivolta alle persone fragili individuate dalle associazioni coinvolte nel progetto.

Una clinica oculistica, inaugurata alla presenza della Vicesindaca Michela Favaro, è stata allestita grazie alla strumentazione tecnica donata da Essilor per l’occasione, nella quale – con il supporto di importanti associazioni quali Sermig, Comunità di Sant’ Egidio, Ordine di Malta, Banca delle Visite e Associazione S. Vincenzo oltre 600 persone saranno visitate dal team di medici oculisti e ortottisti messo a disposizione dal Prof. Michele Reibaldi, Direttore della Clinica Oculistica Universitaria dell’A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino. Subito dopo la visita medica, gli ottici di GrandVision e Salmoiraghi & Viganò individueranno la migliore soluzione visiva in base alla prescrizione e gli occhiali da vista saranno realizzati in collaborazione con gli studenti dell’Istituto Luigi Lagrange di Torino e dell’ Irsoo di Vinci.

I volontari EssilorLuxottica agevoleranno il flusso delle visite oculistiche e la scelta del modello di occhiali e ognuno di loro parteciperà all’attività con la donazione di un giorno di ferie.

ll Gruppo Barilla supporterà la Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia, donando 2.500 tra merendine, biscotti e snack.

“Crediamo che vedere bene sia un diritto umano fondamentale e per questo ci impegniamo a portare l’iniziativa delle Giornate della Vista in tutta Italia. Anche nel nostro paese, infatti, si può fare molto per favorire l’accesso alle cure oculistiche e l’inclusione sociale. Insieme ai medici oculisti e alle associazioni coinvolte, creiamo un circolo virtuoso, dedicato alla vista delle persone più svantaggiate” spiega il Segretario Generale della Fondazione OneSight EssilorLuxottica Italia, Andrea Rendina. 

 

“Partecipare a questa iniziativa rivolta alle persone fragili è molto importante per la nostra Amministrazione – afferma la Vicesindaca Michela Favaro -. La visita oculistica rappresenta un importante momento di prevenzione perché è fondamentale conservare la propria capacità visiva essenziale per la qualità della vita e l’autonomia personale. Ringrazio la Fondazione e tutti i partner che hanno dato vita a questo progetto che mette a disposizione assistenza oculistica e occhiali alle persone in difficoltà economica”. 

 

“Il Centro Medico dell’Arsenale della Pace è il luogo che il Sermig mette a disposizione per la giornata della vista – dichiara Rosanna Tabasso, presidente del Sermig – Un luogo simbolo di trasformazione fin dall’inizio della sua storia quando da fabbrica di armi diventa luogo di pace e solidarietà. L’Arsenale della Pace è una casa sempre aperta che ogni giorno rinnova l’attenzione ai più deboli e poveri della nostra società, ma non solo. L’impegno abbraccia il mondo intero con altre sedi in Brasile e Giordania e quasi 4mila progetti di sviluppo e pace nei cinque continenti.” 

“Come medici e oculisti siamo felici di poter dare un piccolo contributo alle persone più svantaggiate – dichiara il professor Reibaldi, Direttore della Clinica Oculistica Universitaria dell’A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino –  che per svariati motivi non hanno la possibilità di accedere alle visite oculistiche, promuovendo il diritto fondamentale alla salute e alla cura per tutti. Come Clinica Oculistica della Città della Salute e della Scienza di Torino parteciperemo al progetto della Fondazione OneSight EssilorLuxottica grazie alla disponibilità sia di oculisti che ortottisti che per due settimane saranno impegnati nel visitare le persone che verranno segnalate dalle diverse associazioni che sostengono questa iniziativa. Siamo fiduciosi – continua –  che iniziative di questo spessore possano dare un concreto aiuto a chi ne ha bisogno e allo stesso tempo contribuiscano a creare una cultura che sostenga l’accesso alle cure e l’inclusione sociale”. 

La Fondazione OneSight EssilorLuxottica opera in tutto il mondo. Dal 2013 con il sostegno di istituzioni, ONG e una vasta rete partner, la Fondazione ha dato accesso permanente all’assistenza oculistica a oltre 600mila persone e ha fornito occhiali a oltre 61 milioni di individui nelle comunità svantaggiate del pianeta. Facendo proprio l’obiettivo delle Nazioni Unite, la Fondazione si è posta come traguardo quello di contribuire a eliminare i difetti visivi non corretti entro il 2050.

In Italia, l’impegno per il diritto alla vista si concretizza attraverso diversi appuntamenti su tutto il territorio nazionale. Il calendario 2023, oltre alle già realizzate tappe di Roma, Napoli, Bari, Pescara, Genova e quella attuale (3 – 14 luglio) prevede Catania (18-29 settembre), Milano (3-31 ottobre), Belluno (13-24 novembre) e Verona (4-15 dicembre). Con dieci città in dieci mesi, le “Giornate della Vista” della Fondazione garantiranno a circa 8.000 persone accesso a una assistenza oculistica adeguata alle loro necessità.

Le associazioni coinvolte a Torino 

 

SERMIG Nel Sermig ogni persona entra come in un laboratorio di scambio tra coloro che danno qualcosa e coloro che ricevono qualcosa: in quest’ottica nessuno è così povero da non avere nulla da donare e nessuno è così ricco da non avere nulla da ricevere. Le persone che si rivolgono al SERMIG per soddisfare bisogni primari vengono accompagnate in un cammino di riscoperta ed emersione delle loro potenzialità e possono quindi mettere in gioco se stessi al pari degli stessi volontari che le hanno aiutate. La nostra casa, l’Arsenale della Pace, ha potuto aiutare milioni di persone in Italia e nel mondo perché aiutata da volontari e da amici che la sostengono e l’aiutano. Non abbiamo paura di chiedere, ci fidiamo della Provvidenza che di volta in volta ha il nome e il volto di chi risponde alle nostre richieste. Insieme Possiamo fare molto. Info: www.sermig.org.

ASSOCIAZIONE SAN VINCENZO Siamo un’associazione di laici cattolici che ha per obiettivo la promozione della persona dell’individuo attraverso il rapporto personale attuato con la visita a domicilio. Aiuta le persone che si trovano in condizione di sofferenza morale e materiale, condivide le loro pene con rispetto e amicizia, opera per rimuovere le situazioni di povertà e di emarginazione attraverso una maggior giustizia sociale. Accompagna i propri membri in un cammino di fede attraverso l’esercizio della carità. Il Consiglio Centrale di Torino è costituito dall’insieme delle Conferenze di Torino e provincia. Le Conferenze sono costituite da persone che, essendo credenti nel messaggio di Gesù Cristo, si riuniscono per cercare di aiutare coloro che sono nel bisogno. I Confratelli donano essenzialmente il loro tempo necessario a seguire le persone assistite, ad aiutarle ad espletare pratiche con vari Enti e consigliando circa le azioni da compiere per avere agevolazioni e aiuti

COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO Nata a Roma nel 1968 per iniziativa dell’allora studente liceale Andrea Riccardi, la Comunità di Sant’Egidio è conosciuta nel mondo per l’aiuto ai poveri, il lavoro per la pace e il dialogo, l’accoglienza ai rifugiati con i corridoi umanitari, le campagne per i diritti, come quello alla salute in Africa e l’abolizione della pena di morte. Oggi Sant’Egidio è presente in più di 70 Paesi del mondo con oltre 60mila aderenti, uomini e donne di ogni età e condizione uniti dall’impegno volontario e gratuito, e una più vasta cerchia di simpatizzanti e amici che collaborano attivamente in diverse iniziative (https://www.santegidio.org).

ORDINE DI MALTA Il Sovrano Ordine di Malta è Ordine Religioso – Laicale ed Ente primario di diritto internazionale. Intrattiene rapporti diplomatici con oltre 100 Stati tra cui la Santa Sede e la Repubblica Italiana. Diciotto le rappresentanze ufficiali e gli osservatori permanenti presso le Nazioni Unite, l’Unione Europea e numerose organizzazioni internazionali. L’Ordine è presente stabilmente in 58 paesi con undici Gran Priorati e Sottopriorati e 47 Associazioni nazionali, nonché numerosi ospedali, centri medici, ambulatori, corpi di soccorso, fondazioni e strutture specializzate che operano in 120 paesi. I suoi 13.500 membri e 80.000 volontari, coadiuvati da personale di alto profilo professionale composto da oltre 25.000 tra medici, infermieri, ausiliari paramedici e collaboratori volontari, si dedicano all’assistenza dei poveri, degli ammalati e di tutti coloro che soffrono. Per ulteriori informazioni sull’Ordine di Malta www.orderofmalta.int (sito ufficiale) e  www.ordinedimaltaitalia.org (sito ufficiale Italia).

LA BANCA DELLE VISITE: IL DIRITTO ALLA SALUTE UGUALE PER TUTTI 

E se applicassimo il concetto del “caffè sospeso” di tradizione napoletana, anche in sanità? E se al posto del caffè, si donassero visite e prestazioni mediche per i più bisognosi?

Da questa felice intuizione nasce nel 2017 il progetto solidale La Banca delle Visite, che nel giro di pochi anni ha già donato centinaia di visite specialistiche in tutta Italia.

Aiutare chi è in difficoltà, chi non ha una copertura sanitaria e non può attendere i tempi del servizio sanitario pubblico né permettersi una visita medica a pagamento: sono questi gli obiettivi di “Banca delle Visite”, un circuito solidale in cui la generosità di aziende e cittadini si trasforma in prestazioni mediche da donare.

Un circuito solidale virtuoso che può contare anche sul prezioso supporto degli Amici Sostenitori e gli Amici Point, ovvero persone e realtà locali che ci aiutano a divulgare il messaggio solidale e grazie a SuperDottori e SuperCentri che possono dedicarci un listino a prezzi calmierati e mettere a disposizione visite gratuite.

Rendere la Salute accessibile a tutti, garantire le cure mediche necessarie a chi ne ha bisogno in modo rapido e gratuito nel rispetto della dignità di ogni persona è la mission di Banca delle Visite, con l’obiettivo di fare rete sul territorio creando un circolo virtuoso per aiutare concretamente sempre più persone.

 

Pnrr, al via i lavori su Torino Esposizioni. Il punto del Sindaco Lo Russo al convegno dell’Anci

La cultura come motore di rigenerazione urbana è stato il tema al centro dell’intervento del Sindaco Stefano Lo Russo oggi a Roma per “Missione Italia” la due giorni organizzata dall’Anci nazionale per parlare del Pnrr nei Comuni e nelle città e per fare il punto sullo stato degli investimenti e sulle riforme che li accompagnano. Nell’intervento che ha concluso la seconda giornata dei lavori Lo Russo ha spiegato come Torino abbia ad oggi rispettato tutte le scadenze per utilizzare i fondi del Pnrr e di uno dei progetti più importanti sui quali l’amministrazione intenda investirli, ovvero il rilancio dell’area del Parco del Valentino e di Torino Esposizioni.

 

Una zona con grandi potenzialità che grazie ai fondi europei potrà trasformarsi ancora di più in polo turistico e culturale. L’investimento si attesta intorno a 160 milioni con l’obiettivo di dotare la città di una nuova Biblioteca centrale, che troverà sede negli spazi del Padiglione Nervi di Torino Esposizioni, oggi dismessi. Il progetto prevede inoltre il recupero e il ripristino delle funzioni originarie del Teatro Nuovo, il restauro e la valorizzazione dell’offerta ricettiva e turistica del Borgo Medievale, il ripristino della navigazione sul fiume Po e la completa risistemazione del parco.

La nuova Biblioteca Civica e il recupero della funzione di connessione del Po costituiscono gli interventi “fulcro” per completare il sistema culturale di Torino, candidando il sito a nuovo polo di attrazione accanto al Museo Egizio, generando impatti socio-economici, culturali e ambientali positivi. Il polo rafforza così la sua importante vocazione locale, di servizio alla comunità, ma genera anche nuova attenzione da parte di un turismo culturale e sostenibile in costante crescita.

Gli interventi più ingenti si vedranno il prossimo anno ma il cantiere, con le prime opere preparatorie di bonifica su Torino Esposizioni, partirà già entro la fine di questo mese. In dirittura d’arrivo i progetti esecutivi che permetteranno di avviare la riqualificazione entro marzo 2024.

Nel suo intervento, il Sindaco ha sottolineato come i finanziamenti del Pnrr, nel complesso, contribuiranno a cambiare il Paese. “Pensiamo – ha detto – al tema della riqualificazione energetica degli edifici che avrà importanti benefici dal punto di vista ambientale, dell’occupazione e sul risparmio delle bollette energetiche, anche per gli stessi Comuni. A Torino stiamo lavorando per quantificare quale sarà l’impatto di questi investimenti straordinari in termini di risparmio energetico, per capire di quanto riusciremo a ridurre l’emissione di Co2 con ciascun intervento. Questo naturalmente ridurrà moltissimo anche i costi di gestione, con effetti virtuosi sul nostro bilancio. Per queste ragioni – ha concluso-  ritengo che il Pnrr sia la più grande opportunità che questo Paese ha ricevuto negli ultimi vent’anni e credo davvero che se il Governo darà fiducia ai Sindaci a ai Comuni sugli investimenti avremo un’Italia migliore per tutte e tutti”

 

Meeting di Tortona: buona prova di squadra del Team Dimensione Nuoto