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Aquatica Torino in finale play-off

L’Aquatica Torino scrive un capitolo storico nella pallanuoto femminile torinese: con la vittoria per 15 a 9 sul Castel Volturno nella semifinale di ritorno, le ragazze piemontesi conquistano per la prima volta l’accesso alla finale playoff per la promozione in Serie A1.

“Partita subito in salita con un 3 a 0 per il Volturno, che però ci dà la carica con un secco 7 a 1 di parziale a nostro favore nel secondo quarto,” ha commentato a fine gara coach Gigiaro.

“Abbiamo mantenuto il vantaggio fino al 15 a 9 finale. Volevamo a tutti i costi questa vittoria, per evitare la bella in casa loro. Complimenti alle ragazze, hanno conquistato questa finale mettendo tutto: anima, testa e cuore.

Adesso qualche giorno di riposo, poi una settimana per prepararci alla sfida contro Locatelli Genova. Nella regular season ci hanno battuto, ma oggi conosciamo il nostro valore. Daremo tutto per provare a realizzare un sogno.”

Ora l’Aquatica si giocherà il tutto per tutto contro la Locatelli Genova, formazione esperta e temibile, già vincente nei confronti diretti in stagione regolare.

Marcatori Aquatica Torino

Foresta 4

Dimitrova 3

Llacja 3

Mascari 2
D’Amico, Ciccione, Fasolo 1

FOTO Alessandro Tadiotto | Aquatica Torino

Tengo i libri o li cedo?

Da alcuni anni si è sviluppata la pratica del book crossing, ovvero lo scambio incrociato dei libri: io lascio un libro che mi apparteneva e ne prendo un altro, poi terminata la sua lettura ripeterò il procedimento e così via.

Ovunque, nelle città turistiche come nelle grandi aziende, nelle cabine telefoniche di alcuni piccoli Comuni piuttosto che in alcuni bar e ristoranti, si vedono libri a disposizione di chiunque voglia prenderli e leggerli, in cambio se possibile di uno o più libri lasciati.

In un periodo in cui si legge pochissimo (la media in Italia è di meno di un libro l’anno pro capite) da una lato questa pratica stupisce, dall’altro crea speranza.

Fino a qualche tempo fa vigeva la regola non scritta che i libri non si cedono mai, come se si trattasse di un bene prezioso o di un titolo di merito; in effetti il compianto senatore Spadolini vantava una biblioteca privata di oltre 60.000 titoli che sicuramente non avevo letto tutti (a leggerne uno al giorno occorrerebbero 164 anni); molte persone, più semplicemente, conservano con gelosia i libri ereditati, quelli ricevuti in regalo in particolari occasioni o autografati dall’autore o di particolare valore economico o storico.

Personalmente credo che leggere sia molto importante per diversi aspetti: la formazioni di una cultura, la comparazione tra il nostro pensiero e quello dell’autore, la confutazione di informazioni errate sulla cui veridicità eravamo certi.

Oggigiorno è possibile trovare libri usati a prezzi irrisori (1-2 euro); ciò nonostante pochissimi leggono; spero che il book crossing che quasi ti porta i libri sotto casa gratuitamente possa invogliare sempre più persone ad avvicinarsi alla lettura.

Ricordo quando cambiai casa a 9 anni andando a stare vicino ad un supermercato dove erano posti in vendita anche gialli per ragazzi, altre collane di libri economici e manuali di vario genere; ogni settimana, andando a fare la spesa con i miei, almeno un libro era mio, ed i miei soddisfacevano volentieri questo mio desiderio; la lettura, specie una volta coricatomi nel letto, era un mezzo per rilassarmi dopo una giornata, lasciare andare la fantasia immaginandomi ora questo personaggio ora quello, e preparandomi al sonno ristoratore.

L’utilizzo degli smartphone, oggi, ottiene l’effetto contrario; nessuna fantasia da cavalcare, eccitazione dovuta all’utilizzo di videogiochi stimolanti anziché rilassanti e isolamento perché se prima un libro poteva essere discusso con compagni di scuola e amici, ora il gioco sullo smartphone ci rende isolati anche quando siamo seduti uno di fianco all’altro.

Se prima aver letto quel libro poteva servire a fare breccia nel cuore di una ragazza, ora avere quel videogioco ti mette alla pari di quegli altri ipnotizzati dalla tecnologia e con il QI in caduta libera.

Ho verificato: la lettura non sviluppa effetti collaterali anche in concomitanza con altre pratiche culturali, quali lo sport, i giochi come gli scacchi o la meditazione; mi sento, dunque, di consigliare a chiunque la lettura di almeno un libro al mese: sarebbe un bel modo di differenziarvi dalla massa emergendo anziché omologarvi appiattendovi verso il basso.

Immaginate, quando state conquistando una persona (uomo o donna, non c’è differenza), di citare una frase come “ti accorgerai che nella tua vita incontrerai molte maschere e pochi volti” (Pirandello): salirete nella top ten.

Se poi riuscirete a presentare alcune tesi frutto della lettura di un classico o di un saggio o narrare la biografia di un personaggio storico salirete sul podio.

Per salire al primo posto, però, dovrete dimostrare di aver capito ciò di cui parlate, e non fare una ripetizione a pappagallo.

Omologarsi è facile, basta copiare gli atteggiamenti altrui; distinguersi è veramente indice di intelligenza e di diversità.

Sergio Motta

 Giornata Europea dei Parchi, gli appuntamenti di sabato 24 e domenica 25 maggio

La Regione Piemonte celebra la Giornata Europea dei Parchi con un ricco calendario di appuntamenti. Escursioni sensoriali, attività didattiche e laboratori naturalistici pensati per famiglie e bambini animeranno le aree naturali protette sabato 24 e domenica 25 maggio, in adesione all’iniziativa promossa da Europarc Federation e Federparchi in ricordo dell’istituzione nel 1909 in Svezia del primo parco nazionale d’Europa.

Tema dell’edizione 2025 è “Insieme per la Natura”, filo conduttore delle attività organizzate dai dieci Enti di gestione delle Aree protette piemontesi. Un titolo che ben si lega anche al progetto a regia regionale “Nati con la Natura”, pensato per avvicinare i bambini nei primi 1000 giorni di vita all’ambiente naturale, riconosciuto come fattore determinante per la salute e lo sviluppo dei più piccoli.

Il programma completo è consultabile qui

Per Marco Gallo, assessore regionale alla Tutela delle aree protette, «la Giornata Europea dei Parchi è un’occasione preziosa per ribadire l’importanza delle nostre aree naturali protette, autentici scrigni di biodiversità e presidi territoriali fondamentali per la qualità della vita di tutti. Iniziative come quelle promosse in Piemonte rappresentano un esempio virtuoso di come la natura possa essere vissuta, tutelata e trasmessa alle nuove generazioni. Con il progetto “Nati con la Natura” la Regione investe sul valore educativo e rigenerativo dell’ambiente, sin dai primi giorni di vita. È questo il modello che vogliamo sostenere: una montagna viva, accessibile, accogliente e capace di offrire esperienze autentiche a famiglie, bambini e comunità. Continueremo a lavorare affinché la rete delle nostre aree protette sia sempre più punto di riferimento per la conservazione, la conoscenza e la fruizione responsabile del patrimonio naturale piemontese».

Video

In Piemonte i parchi e le riserve naturali si estendono per circa 200mila ettari e costituiscono quasi l’8% dell’intero territorio. Con le altre aree tutelate della Rete ecologica regionale, tra cui quelle di Natura 2000 istituite con direttive europee, l’estensione complessiva sale a quasi 460mila ettari, ovvero più del 18%.

Per approfondire https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/biodiversita-aree-naturali/parchi/gli-enti-gestione-delle-aree-naturali-protette 

 

Fame notturna? Ecco dove mangiare a Torino dopo mezzanotte

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SCOPRI – TO    Alla scoperta di Torino

Ci sono notti in cui una pizza al volo non basta. Notti in cui si esce da un cinema, da un concerto, da un lungo turno di lavoro o da una serata in cui si è semplicemente tirato fino all’ultimo. È lì che Torino, con la sua eleganza discreta e i suoi vicoli illuminati a mezza luce, rivela un lato meno conosciuto: quello di chi ha ancora voglia di qualcosa di buono da mettere sotto i denti, anche quando le cucine sembrano tutte spente. Ma, fortunatamente, non è sempre così. In città ci sono posti che resistono, che non si arrendono al coprifuoco gastronomico e che sanno ancora offrire piatti veri, fatti bene, anche quando le lancette dell’orologio girano oltre la mezzanotte.
Lasciando da parte il solito kebab consumato in fretta sotto i portici o le pizze da asporto poco memorabili, qui si parla di cucina vera, pensata e preparata con cura, capace di offrire ancora qualità e gusto anche oltre la mezzanotte.
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Dove le buone cucine aperte fino a tardi?
Un grande classico per i nottambuli affamati è Poormanger, che, pur non essendo aperto fino all’alba, spesso tira tardi abbastanza da accogliere chi esce da uno spettacolo o da una serata tranquilla. Le patate ripiene sono un comfort food perfetto, calde, ripiene di ogni ben di dio, e con un occhio alla qualità delle materie prime. Ottime per chi vuole sentirsi coccolato, ma senza spendere una fortuna.
Se invece la notte richiama la voglia di qualcosa di più solido e tradizionale, c’è la Trattoria Valenza, in zona Aurora. Un posto che profuma di casa, che ha mantenuto quell’atmosfera da osteria vera, dove i piatti arrivano fumanti e sinceri, senza tanti fronzoli. È uno di quei ristoranti che conoscono i notturni veri, quelli che cenano alle una e poi fanno ancora due chiacchiere davanti a un dolce della casa. Certo, bisogna arrivare preparati: non è un posto da passaggio veloce, è un posto dove si sta e se la notte è lunga, tanto vale passarla bene.
Poi c’è il regno degli irriducibili: Scannabue, zona San Salvario, che tira spesso tardi e propone una cucina contemporanea ma radicata. Qui si può trovare il vitello tonnato anche a notte fonda e non è cosa da poco. L’ambiente è curato ma rilassato, il personale abituato alla clientela che non ha fretta. Ottimo per chi cerca qualità, servizio e un bicchiere di vino anche quando fuori si sente solo il rumore dei tram che tornano in deposito.
Per gli amanti del mondo asiatico, Kukai in centro è una benedizione notturna. Spesso è aperto fino alle 2 del mattino, soprattutto nei weekend e propone ramen, sushi, piatti caldi e speziati che sembrano pensati proprio per chi ha ancora voglia di viaggiare con il palato anche a notte fonda. Il ramen piccante dopo mezzanotte è una coccola che ha qualcosa di terapeutico. Sedersi lì, sorseggiare un tè caldo o una birra giapponese e guardare la città rallentare è una piccola esperienza in sé.
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Street food notturno eccellente
E poi ci sono gli eroi silenziosi del cibo da strada, che resistono come fari nella notte. Uno di questi è Basilico Tredici, pizzeria gourmet che a volte tira tardi nei weekend. Quì troviamo impasti ben fatti, ingredienti di qualità e la possibilità di mangiare qualcosa di davvero buono anche quando le serrande di mezzo centro sono già giù. È perfetta per chi vuole una pizza ma non una pizza qualsiasi: qui ogni fetta è curata, ogni accostamento è pensato.
In zona Vanchiglia, un altro riferimento notturno è Da Emilia – la piadineria gourmet. È un locale piccolo, essenziale, ma il cuore che ci mettono in cucina si sente. Le piadine sono una rivelazione; impasto croccante al punto giusto, farciture ricche ma equilibrate, ideale per chi cerca qualcosa di veloce ma appagante. È il classico posto dove passi una volta e poi ci torni ogni volta che ti trovi in zona dopo mezzanotte.
In questo nostro ipotetico tourn culinario notturno non si può non citare il Bar Cavour, per una versione più sofisticata della notte torinese. Fa parte del circuito Del Cambio, ma è il fratello minore ribelle, quello che resta aperto fino a tardi con cocktail ben studiati e piccoli piatti da accompagnamento che sembrano rubati a una cucina stellata. Non è un posto da tutti i giorni, ma se c’è un’occasione speciale che si prolunga fino a notte fonda è il posto giusto dove concluderla con stile.
Infine, per i veri amanti del dolce, c’è un piccolo segreto che gira tra i torinesi: alcune pasticcerie e forni inebriano con i loro profumi le vie in zona Mirafiori, aprono prima dell’alba per preparare i prodotti del mattino e in certi casi si riesce a comprare qualcosa appena sfornato, anche alle 3 o alle 4 del mattino. Non è ufficiale, non è pubblicizzato, ma chi conosce i panettieri giusti sa dove bussare per un croissant ancora caldo in piena notte che diventa un’esperienza che vale la pena provare.
Torino, quando si svuota e si fa silenziosa, ha una poesia tutta sua e anche una fame tutta sua. Non serve accontentarsi del solito fast food o della pizza riscaldata. Basta sapere dove andare, e avere voglia di cercare. La città, se la ascolti, ha ancora molto da raccontare anche dopo mezzanotte. E spesso lo fa con un piatto davanti e un bicchiere in mano.
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NOEMI GARIANO

Treville, il balcone sulle Alpi. Cronologia di un marchesato 

La contea di Treville, appartenuta alla famiglia Amorotto Andreasi dal 1602, fu elevata a marchesato da Carlo II Gonzaga nel 1652. Tramontata l’egemonia del Ducato di Mantova, il Monferrato si trovò confinato nella stretta degli eserciti spagnoli e francesi, ridotto ad un campo di battaglia e ceduto ai Savoia nel 1707. Il marchese Alfonso Amorotto Andreasi residente a Mantova, vista la precaria situazione dello scomodo feudo collinare, fu autorizzato a vendere la proprietà dal duca Ferdinando Carlo, ceduta nel 1699 al marchese Giacomo Bartolomeo Gozzani. Il prestigioso vice presidente del Senato monferrino, questore, senatore e membro del consiglio segreto era sposato con la nobildonna Eleonora Matilde Boccamaggiore di Mantova.

Nel 1705 il territorio collinare fu infeudato al figlio Giovanni Gozzani, marito di Lucrezia Gambera, a cui si deve la costruzione in stile neoclassico del palazzo Treville di Casale su disegno dell’architetto Giovanni Battista Scapitta. Il terzo marchese di Treville Giacomo Bartolomeo Gozzani, sposato con Lucrezia Isabella Lascaris della ricchissima famiglia di Ventimiglia, decurione, provveditore e sindaco di Casale, ereditò il feudo dal padre Giovanni nel 1762. Come successe agli Amorotto Andreasi, anche i Gozzani avevano più a cuore le residenze casalesi in fase di rifacimento e il feudo di Treville, senza fissa dimora dei feudatari, si deteriorò ulteriormente. Alla morte di Giacomo Bartolomeo, il figlio Luigi Gaetano Gozzani, marito di Carlotta Tarsilla Faussone-Scaravelli dei marchesi di Montaldo di Mondovì e Villa Falletto di Cuneo, fu infeudato nel 1780.

Sindaco di Casale, ingrandì l’ala destra del palazzo Treville edificato dal nonno Giovanni e costruì la chiesa di Odalengo Grande a sue spese. Gian Giovanni Giacomo Gozzani, celibe, colonnello dell’Impero Francese e capo squadrone del reggimento cacciatori a cavallo nella battaglia di Austerlitz, ereditò la proprietà nel 1810 dal padre Luigi Gaetano. Alla sua morte fu infeudato il fratello Giulio Gozzani nel 1824, sesto marchese di Treville, decurione di Casale e colonnello di fanteria, sposato ad Olivola con Marianna dei conti Candiani e Sacchi.

Acquistò villa Astigliano di Valenza e il palazzo di Lazzarone, oggi Villabella. Il feudo fu ereditato nel 1866 dal figlio Luigi Gozzani, celibe e ultimo marchese di Treville, linguista, studioso di letteratura e allievo del Collegio Reale Carlo Alberto di Moncalieri. Fu sepolto nel cimitero comune di Torino nel 1916 come da suo testamento. Ultima rappresentante dei Gozzani di Treville fu la contessa Amalia (1848-1927) moglie di Casimiro Della Chiesa della Torre d’Utelle di Cuneo, sorella di Luigi e decima nascitura di Giulio. I Gozzani di Treville erano anche marchesi di Odalengo Grande e Piccolo, di Olmo Gentile e Perletto, signori di Cereseto e Serralunga di Crea.

Nella sala Surbone di Treville è stata presentata nel 2022 la ricerca storica sui  Gozzano, curata da Dionigi Roggero e Bruno Pesce, accolti dal Comune e organizzata dalla Biblioteca Comunale Giuseppe Spina. Lucinda Gozani dei marchesi di San Giorgio, proveniente dal Colorado con la famiglia, ha visitato Treville nel 2024 riscoprendo le antiche proprietà degli antenati, accolta dal sindaco Nadia Degiovanni, dal consigliere Paola Ferrara e dall’artista Surbone. Per l’immensa ricchezza acquisita, i fratellastri Gozzani di San Giorgio e Treville furono definiti dalle cronache del tempo “i banchieri dei Gonzaga”.
Armano Luigi Gozzano 

Gli agenti della Polizia Locale in campo con i giovani di Barriera

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Sono scesi in campo per il primo allenamento di gruppo gli agenti del gruppo sportivo della Polizia Locale e i ragazzi del centro di aggregazione giovanile della parrocchia Maria Regina della Pace di Barriera di Milano.

I primi tiri ad un pallone per dare il via ad un progetto che si propone di promuovere l’inclusione attraverso una pratica sportiva sana, educativa, e coinvolgente. Per tutta l’estate i ragazzi si sfideranno in partite di pallavolo e calcio a cinque, con gli agenti della Polizia Locale come istruttori. “Attraverso lo sport di squadra e regole condivise – spiega l’assessore alla sicurezza Marco Porcedda – vogliamo provare a costruire insieme un quartiere più a misura di ragazze e ragazzi. Accompagneremo questa nuova proposta, che proseguirà nei prossimi mesi, incoraggiati dall’entusiasmo che ci hanno trasmesso nella prima giornata dell’iniziativa. L’obiettivo è anche quello di creare un ponte tra i giovani e le istituzioni, contribuendo a rafforzare il senso di appartenenza, fiducia e collaborazione all’interno della comunità”.

Ragazze e ragazzi giocheranno a pallavolo e calcio, un giorno alla settimana, con incontri dalla durata di un’ora. Gli atleti del gruppo sportivo, sei per ognuna delle due specialità, vestiranno i panni degli allenatori e si alterneranno nelle lezioni settimanali, garantendo una continuità dei corsi durante tutta l’estate.

TORINO CLICK

E’ tornata la Festa dei Vicini, con centinaia di eventi

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Sabato 24 e domenica 25 maggio atteso ritorno della Festa dei Vicini, con centinaia di eventi,  e domenica 25 maggio festa di via Po

Sabato 24 e domenica 25 maggio torna a Torino la “Festa dei vicini”, con centinaia di eventi sparsi in tutta la città.

Aperitivi, pranzi, cene condivise, giochi e attività ludiche, musica, spettacoli e molto altro. Saranno un centinaio gli eventi in programma all’ombra della Mole sabato 24 e domenica 25 maggio per la Festa dei Vicini, iniziativa con la quale la Città di Torino e l’agenzia Territoriale per la Casa del Piemonte Centrale  aderiscono alla Giornata Europea dei Vicini, nata a Parigi nel 1999.

Gli appuntamenti della festa, che quest’anno è giunta alla sua quattordicesima edizione, si svolgono nei cortili degli edifici di edilizia pubblica e privata, nelle coabitazioni solidali e in tutti i luoghi del territorio diventati spazi di aggregazione,  come le Case del Quartiere,  gli oratori, le associazioni, aree pedonali, piazze e giardini. Anche quest’anno aderiscono  le scuole, con attività sportive, laboratori e altri momenti conviviali.  Tra le tante iniziative ricordiamo il torneo di calcetto e festa nel giardino condominiale del complesso di via Como corso Novara, Quartiere Aurora; pranzo condiviso e attività di animazione in via Gallina a Barriera di Milano;  spettacolo teatrale e aperitivo nel cortile di via Forlì  a Lucento; laboratori e mostra fotografica  in via Montevideo, Borgo Filadelfia e ancora pulizia della piazza e cura del verde pubblico in piazza Paravia, nel quartiere San Donato, merenda e musica in via San Massimo, giochi e attività ludiche in via De Bernardi e in via Romolo Gessi, a Mirafiori.

Tutti gli appuntamenti della Festa, che si propone di rafforzare il senso di comunità  e di mutuo aiuto, promuovendo le buone relazioni di vicinato e rinforzando i legami di solidarietà e prossimità,  sono consultabili alla pagina  www.comune.torino.it/festadeivicini/

Nell’ambito della Festa dei Vicini domenica 25 maggio, si terrà l’inaugurazione della rinnovata via Po, che torna  a disposizione della cittadinanza più sicura e più bella in seguito ai lavori di riqualificazione.  Per l’occasione la Città di Torino ha organizzato dalle ore 13 alle 18 una grande festa cui parteciperanno anche i commercianti e le istituzioni culturali della zona, con un programma di performance artistiche, laboratori, musica dal vivo e iniziative per famiglie consultabili sulla pagina https://eventi.comune.torino.it/festa-di-via-po

Mara Martellotta

Torino, docente aggredito da due studenti all’Istituto Romolo Zerboni

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Un grave episodio di violenza si è verificato questa mattina all’Istituto Superiore Romolo Zerboni di Torino. Intorno alle 10:30, presso la sede di via della Cella, nel quartiere Madonna di Campagna, un docente è stato aggredito da due studenti. Un’aggressione analoga era già avvenuta nelle scorse settimane nello stesso istituto.

Secondo quanto ricostruito dalla polizia, l’aggressione non sarebbe avvenuta durante una normale attività didattica, come inizialmente ipotizzato, ma in seguito a un intervento dell’insegnante per allontanare i due ragazzi dagli spogliatoi della palestra, dove si trovavano senza autorizzazione. A quel punto, uno degli studenti avrebbe colpito il docente con uno schiaffo, mentre l’altro lo avrebbe minacciato e insultato. Il docente non ha riportato ferite gravi.

“Cercava la luce”: intervista a Roberto Saviano sulla ragazza che sfidò la ‘ndrangheta per amore

 In un’epoca in cui le parole sembrano spesso svuotarsi di significato, il nuovo libro di Roberto Saviano, L’amore mio non muore, edito da Einaudi, risuona come un grido di speranza e di denuncia. Il titolo stesso, carico di una potenza e di un’urgenza straordinarie, annuncia il dramma e la bellezza di una storia che va oltre la cronaca, toccando le corde più intime dell’animo umano. Dopo aver conquistato il pubblico al Salone del Libro di Torino, Saviano torna nella città piemontese, precisamente al Teatro Colosseo, il 22 maggio, per raccontare una storia che mescola l’amore, la morte e la lotta alla malavita. Una narrazione che, purtroppo, non ha il conforto della finzione, ma che è la cruda e struggente verità di una giovane donna che ha avuto il coraggio di opporsi alla ‘ndrangheta, pagando un prezzo altissimo. Il libro racconta la vita di Rossella Casini, una giovane fiorentina che, a vent’anni, si innamora di Francesco, uno studente calabrese lontano da casa. Quell’amore, come un uragano, la trascina dalla sua città natale fino in Calabria, dove scopre che la famiglia del suo amato è legata a una potente cosca della ‘ndrangheta, la ‘ndrina della piana di Gioia Tauro. Un amore che, purtroppo, non basta a proteggerla dalla violenza del mondo che le si svela, e che la costringerà a fare scelte impossibili. Rossella si batte per fermare una faida sanguinaria, chiede verità e giustizia, senza risparmiarsi, mettendo a rischio la sua stessa vita. La sua è una lotta che sembra condurre verso l’ineluttabile, ma che al contempo rivela il coraggio di una ragazza che non si arrende mai alla paura. La storia di Rossella emerge, quasi per caso, da una vecchia fotografia, l’unica testimonianza rimasta di una vita breve ma intensissima. È grazie all’instancabile lavoro di due giornaliste che la sua vicenda riemerge, trovando infine il suo posto in questo libro di Roberto Saviano, che fin dal primo incontro con il racconto ne percepisce la forza. Saviano, nell’introdurre la storia di Rossella, non può fare a meno di riflettere su quella sensazione che provano i pochi che, come lui, si avvicinano a una storia che li segnerà per sempre. “Per la prima volta,” racconta l’autore, “al di là dell’aspetto criminale, provavo un reale interesse verso l’amore che muoveva Rossella.” In quelle parole c’è il contrasto tra la sua visione della vita e quella di Rossella: “Lei prova qualcosa che non sono più in grado di provare, è fiduciosa, io diffidente. Lei cerca la luce, io il buio.” Ma Rossella, pur nella sua fragilità, ha vissuto con la pienezza dell’essere umano che ama senza riserve. Saviano ci ricorda che è necessario restituire alla fase dell’innamoramento la dignità che merita, perché, a dispetto delle ombre che talvolta la vita ci getta addosso, l’innamoramento è un atto di speranza che sfida l’impossibile. Rossella lo ha fatto fino in fondo, vivendo e amando con una purezza che oggi sembra utopica.

Rossella ha combattuto per un’idea di felicità che aveva il volto e il nome di Francesco. Dalla profonda immersione che hai avuto nella sua storia, credi che, almeno per un momento, Rossella sia riuscita a essere davvero felice?

Sin dall’inizio della loro relazione, Rossella sembra toccare con mano una felicità autentica. È forse proprio quell’istante di luce a spingerla a sfidare il buio, a opporsi a alla faida che inghiotte tutto. La sua battaglia, condotta quasi a mani nude, nasce da un atto d’amore, non di ingenuità. La colpa non è sua: la responsabilità morale ricade su chi l’ha isolata, manipolata e infine condannata. La felicità, per Rossella, non era un’illusione, ma un’urgenza. E la sua fede nella possibilità di fermare una faida millenaria – qualcosa che spesso neanche lo Stato riesce a fare – la dice lunga sulla forza del suo sentire.

C’è un episodio, tra tutti, che incarna il senso più profondo della sua lotta?

Uno su tutti: il giorno in cui Rossella bussa alla porta di un boss per chiedergli di fermare la faida. Lo fa in nome dell’amore. Lo fa perché crede, con tutta se stessa, che la sua felicità con Francesco meriti una possibilità. Quel gesto non è solo disperato: è radicale, è totale, è umano.

Un gesto folle o un atto d’onore? Come lo definiresti?

Entrambi. Per qualcuno è incoscienza, per altri eroismo. Di certo c’è coraggio. Chi lo giudica un gesto ingenuo ha le sue ragioni: in un contesto così violento, quell’atto può apparire insensato, persino suicida. Ma Rossella non era semplicemente incosciente: era determinata. Voleva essere felice, e per questo si è assunta ogni rischio. “Io voglio vivere, voglio amare, voglio che tutto questo finisca”, sembrava dire. E nella sua voce c’era la voce di chi sa che la felicità, a volte, è una battaglia da combattere fino in fondo.

Valeria Rombolà

+Europa Torino: “È inaccettabile la partecipazione di Francesca Albanese alle OGR”

Riceviamo e pubblichiamo il commento di Andrea Turi, coordinatore di +Europa Torino
“È inaccettabile la partecipazione di Francesca Albanese a un evento pubblico alle OGR di Torino, martedì 27 maggio, alla luce delle gravi vicende mediatiche che la riguardano.

Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina, secondo l’ultimo report dell’organizzazione per i diritti umani UN Watch, avrebbe ricevuto finanziamenti da organizzazioni pro-Hamas – fondi inizialmente non dichiarati e successivamente rivendicati – per viaggi e attività pubbliche all’estero.
Il fatto che tali risorse avrebbero sostenuto la sua partecipazione a conferenze e campagne apertamente contro Israele, e che la stessa Albanese sia autrice di pubblicazioni schierate in maniera univoca nel conflitto israelo-palestinese, mina gravemente la credibilità e l’imparzialità del suo ruolo.
La funzione che ricopre richiede integrità, trasparenza e neutralità. Elementi che, alla luce dei fatti emersi, risultano gravemente compromessi.
La sua presenza in un contesto pubblico come questo rappresenterebbe una grave mancanza di rispetto verso il principio di imparzialità e verso un’intera comunità – anche quella che spesso dissente dalle scelte del governo di Israele – ma che rifiuta ogni ambiguità rispetto a chi riceve sostegno da organizzazioni terroristiche.
Per questo chiediamo con fermezza che gli organizzatori dell’evento previsto alle OGR di Torino rivedano la loro scelta e rimuovano Francesca Albanese dalla scaletta degli interventi.”

Andrea Turi