ilTorinese

“Henri Cartier-Bresson e l’Italia”. La mostra sul pioniere del fotogiornalismo

The Password, UniTo oltre gli asterischi

Con questo primo articolo si apre la collaborazione tra Il Torinese e The Password. Ma cos’è The Password? Siamo il giornale degli studenti di Torino. Ci trovate su Instagram come thepasswordunito, dove ci impegniamo a pubblicizzare i nostri articoli, riguardanti i temi più vari. La nostra associazione è organizzata al suo interno in diversi team, che cooperano, occupandosi di ogni aspetto del lavoro che si svolge dietro le quinte di un giornale: dalla redazione alla correzione, dai social fino al nostro podcast Oltre lInchiostro. La collaborazione consisterà in una rubrica settimanale dal titolo The Password: Torino oltre gli asterischi”, che parlerà di giovani e cultura a Torino. In questo articolo di apertura parliamo della mostra fotografica su Cartier-Bresson.

A Torino, dal 14 febbraio al 2 giugno, si tiene presso CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia una mostra fotografica che indaga il rapporto tra il fotografo francese Henri Cartier-Bresson e lItalia.

Bresson nasce nel 1908 a Chanteloup, vicino a Parigi. Cresce nellambiente dellalta borghesia e ha accesso a studi di livello elevato. In particolare, segue le orme dello zio pittore, approfondendo con lui il surrealismo francese.

I suoi scatti erediteranno molto dallestetica surrealista, benché sia un fotoreporter. Considerato pioniere del fotogiornalismo, verrà chiamato locchio del secolo”.

Dichiara di amare le strade, le piazze, le vie. Scatta foto di persone in contesti ordinari, cogliendo dettagli della vita quotidiana nella loro spontaneità, motivo per cui si impegna a mantenere il proprio volto sconosciuto. Nonostante la fama che si guadagnerà come fotografo, necessita di poter camminare per le strade nellanonimato; infatti, affinché i suoi scatti conservino la naturalezza, che è limpronta artistica della sua fotografia, deve poter non essere riconosciuto.

Proprio per questa ragione il suo celebre autoritratto scattato in Italia non lo riprende in volto.

I suoi viaggi in Italia cominciano negli anni ’30. Il primo è in compagnia di amici e non è a scopo professionale. Durante questo viaggio scatta una foto di nudo, che a primo impatto può sembrare un momento di goliardia, ma che diventerà uno scatto simbolico, nel quale ritrae un concetto di coppia e di amore: vediamo una testa, due braccia e due gambe, la fusione di due corpi che diventano uno solo.

Negli anni ’50 gli vengono commissionati degli scatti che rappresentino la società italiana; dunque, si reca a Roma e scende nelle strade. In particolare, ritrae la giornata dell’Epifania, festa molto sentita a Roma, durante la quale tradizionalmente venivano portati doni ai vigili urbani.

Tra le altre, scatta due foto con la stessa ripresa, ma con una prospettiva diversa: un vigile urbano, in strada, su un piedistallo con ai piedi i doni ricevuti. Una riprende la classicità della statua italiana, laltra, che ritrae il vigile col bracco alzato, è un chiaro richiamo al fascismo.

Oltre a Roma, si reca anche in Abruzzo, dove le piazze che i giornali internazionali ritraggono come cartoline di luoghi da vacanza in realtà sono ben diverse. Al posto di scintillanti calici di vino, Bresson trova una realtà contadina che arranca negli anni del dopoguerra.

Similmente accade a Ischia, in cui giunge su richiesta di una rivista americana con lo scopo di pubblicizzare la zona come meta turistica; eppure quello che trova è unisola di pescatori, che fotografa nella loro genuinità.

In questo periodo, tuttavia, vediamo pian piano gli sfondi cambiare nelle sue fotografie. Si intravede la trasformazione sociale di un Paese che si rialza. Le strade delle città italiane che Bresson ritrae mutano, e con loro i cittadini e i mestieri. I contadini scalzi e affamati cominciano a essere rimpiazzati da insegne di barbieri e donne col cappello.

Bresson con la sua fotografia toccherà tutta lItalia, da nord a sud, catturando attimi di vita di strade e piazze, sempre in maniera naturale, e conservando un gusto estetico, figlio della sua formazione di pittore immerso nel surrealismo.

Molte delle sue fotografie risentono del gusto pittorico del fotografo, tant’è che alcune foto di Napoli, risalenti agli anni ’60, appaiono come dei veri e propri quadri, con chiaroscuri quasi caravaggeschi.

Anche nelle foto di Venezia, degli anni ’70, che ritraggono manifestazioni e movimenti sociali, è ricercato un senso estetico attraverso i volti dei manifestanti coperti dagli ombrelli nelle piazze.

A causa di questo profondo sentimento artistico, non sorprenderà lappassionato scoprire che a fine carriera il fotografo francese si dedicherà nuovamente al suo primo amore: il disegno.

Alice Aschieri – redattrice di The Password www.thepasswordunito.com

Facebook: The Password UniTo

Instagram: @thepasswordunito

E-mail: thepasswordunito@outlook.it

La Compagnia Scimone Sframeli porta in scena il genere umano con “Fratellina” al Teatro Gobetti

Da martedì 27 maggio a domenica 1 giugno prossimi, andrà in scena al Teatro Gobetti la pièce teatrale “Fratellina” di Spiro Scimone, per la regia di Francesco Sframeli, entrambi in scema con Gianluca Cesale  Giulia Weber. Le scene sono di Lino Fiorito, i costumi di Sandra Cardini, i disegni luci di Gianni Staropoli. Lo spettacolo, vincitore del Premio Le Maschere di Teatro Italiano 2023 come miglior novità italiana, è prodotto dall’associazione culturale Scimone Frameli e dal teatro Metastasio di Prato.

“Fratellina” racconta di un mondo che ha scordato e perso i propri valori. Protagonisti della giocosa vicenda sono Nic e Nac, che una mattina a sperano di essersi risvegliati in unnuovo tempo, in cui ogni cosa dimenticata possa essere ritrovata. Il loro desiderio diventa reale all’apparizione di Fratellino e Sorellina, due buffi personaggi che esprimono sconforto e denuncia, ilarità e paradosso. La sofferenza e lo stato d’ansia dei 4 protagonisti, interpretati da Spirò Scimone, autore, Francesco Strameli, Gianluca Cesale e Giulia Weber lasciano spazio al sorriso e all’ironia.

“Come al solito – dichiara nelle note dello spettacolo Jean Paul Manganaro – la scena appare scarna: due letti a castello, il che in ogni caso moltiplica per due la consistenza scenica, dai quali osservare e commentare il mondo. Il titolo, Fratellina, al femminile, lascia perplessi e lancia diversi interrogativi. Deve essere pura percezione qui, e la confusione del genere pare esser voluta. I 4 personaggi non indicano attitudini o condizioni di genere, ma stati d’animo e reazioni. Nic e Nac, maschile e femminile misto, e Fratellino e Sorellina, indicano semplici entità teatranti in grado di muoversi come marionette, come pupi, in un mondo rarefatto in cui non contano le trame del reale quali esse siano, ma il divenire delle cose. Come dire che il mondo è pieno di niente, di impressioni vaghe vissute come in un trasognamento. I nomi, insomma, non denominano più grandi o piccole certezze, ma delle potenzialità che prendono forma solo a parole, come si deve, del resto, a teatro. Per esempio la parola ‘cognato’ può indicare il fratello della moglie, ma anche il marito della sorella, in funzione della reale situazione specifica. In questo lavoro è presente l’accorata denuncia di un mondo sempre più vuoto e crudele, dove il senso comune ha perso ogni riferimento e lascia isolati e perduti i loro personaggi, costretti a rifare il ‘mondo’ a parole su dei lettini che mimano più i giacigli delle prigioni che i tappeti volanti su cui sognarsi in viaggio. La grande potenza dell’opera di Scimone è rappresentata dal saper testare e interrogar ancora pienezza e significati delle parole, che ci sembra essere una delle costanti della sua vena siciliana, riportando alla memoria Pirandello. Emerge anche la capacità da parte dell’autore di tenersi alla larga da ogni forma che, anche criticamente, prenda le distanze da atteggiamenti realistici, contando sulla grande forza del convincimento che è il non senso”.

Associazione Scimone Sframeli – Teatro Metastasio di Prato – in collaborazione con il Teatro Comunale di Cagli

Info: teatro Gobetti, via Rossini 8

Orari: Martedì, giovedì e sabato alle ore 19.30 – mercoledì e venerdì ore 20.45 – domenica ore 16

Biglietteria: Teatro Carignano, piazza Carignano 6, Torino. Tel. 011 5169555

Mara Martellotta

Ostana, il premio delle lingue madri dal mondo

Sono stati annunciati i premiati e il programma completo della diciassettesima edizione 

Il premio “Ostana, scritture in lingua madre” è l’evento internazionale dedicato alle lingue madri che ogni anno riunisce Ostana, in provincia di Cuneo, borgo occitano ai piedi del Monviso, autori di lingua madre in tutto il mondo, per celebrare la biodiversità linguistica attraverso parole, musica, cinema. Il premio torna nella nuova edizione da venerdì 27 a domenica 29 giugno nel centro polifunzionale della borgata Miribrart. Nella sua storia il Festival ha dato voce a 96 autori di 50 lingue da tutti e cinque i continenti, consolidando una vera e propria rete internazionale di autori appassionati e sostenitori della diversità linguistica, che fanno di Ostana un appuntamento di riferimento in tutto il mondo, riconosciuto anche dall’Unesco, che ha proclamato il decennio per le lingue indigene 2022-2032.

Sensa raitz pas de flors”, senza radici non ci sono fiori, è il motto che guida lo spirito degli incontri di questa edizione. Si tratta di un verso antico della poesia dell’Occitania medievale, un’immagine semplice e potente. Le lingue madri sono radici profonde che nutrono le identità, che alimentano visioni del mondo irripetibili; preservare una lingua significa non lasciare appassire quel fiore unico che essa rappresenta. La missione del premio Ostana nasce con questa missione: celebrare le lingue come semi per il futuro. Il premio è letterario, dedicato alle lingue madri, senza distinzioni nel numero dei parlanti o ampiezza del territorio, che vuole riconoscere autori e autrici che con la loro opera artistica hanno contribuito a rafforzare le radici delle loro lingue, diventando promotori di un vero risveglio della coscienza linguistica dei luoghi che abitano. Per l’edizione 2025 i premiati che arriveranno a Ostana dal mondo rappresentano forme diverse di perseguire questa missione. La giovane poetessa di lingua galiziana Berta Dàvil, che incarna la lingua come istinto naturale del mondo, il traduttore Eamon Ociosaìn, che ha creato un ponte tra il gaelico irlandese e il bretone, ed esprime la lingua come condivisione, lo scrittore e traduttore bretone Kristian Braz, che porta la sua testimonianza di lingua come autodeterminazione, avendo vissuto un tempo in cui la lingua materna non poteva essere la lingua madre; il regista curdo Mano Khalil, costretto a lasciare la Siria, ha dimostrato con tutta la sua opera il valore della lingua come “casa”, anche se lontano; la compositrice e traduttrice del Burkina Fasu Soulama Matenéé Martine, che racconta come la sua lingua madre, il cerma, possa diventare uno strumento di difesa; la giovane autrice attivista Francesca Sammartino, punto di riferimento della comunità di lingua croata molisana, dimostra il ruolo della lingua nel preservare la memoria storica di un popolo; Marie Olga Sohantenaina, ina arte Olga del Madagascar, canta in lingua malagasy tsimihety, per ricordare l’importanza della difesa ambientale, a dimostrazione di come la lingua madre possa farsi portavoce del senso di responsabilità; la scrittrice occitana Estelle Ceccarini usa la lingua madre per descrivere i suoi luoghi, e diventa il simbolo della lingua come paesaggio.

Tutti gli artisti invitati – dichiara la direttrice artistica Ines Cavalcanti – sono caratterizzati da una poliedrica personalità, che li porta ad agire in un campo specifico, ma nel contempo a essere riferimenti importanti per la loro comunità, promotori di un risveglio della coscienza linguistica dei luoghi che abitano. Abbiamo voluto portare la loro forza linguistica legando i loro nomi a caratteristiche specifiche che ben rappresentano. Ecco che la lingua può essere vista come istinto, condivisione, autodeterminazione, casa, difesa, memoria storica, responsabilità e paesaggio. Testimonianza autentica di un pensiero che ha fiducia nella ricchezza della diversità umana e che si oppone all’omologazione culturale oggi imperante”.

 

Gian Giacomo Della Porta

Uccise la moglie in Perù, arrestato a Torino

/

Nella mattinata di sabato 25 maggio 2025, la Polizia di Stato ha arrestato un cittadino straniero, classe 1992, risultato essere un ricercato internazionale per omicidio.

L’uomo è stato dapprima controllato da una pattuglia della Squadra Volante in Via Leonardo Da Vinci e poi dagli immediati accertamenti effettuati tramite le banche dati internazionali, è emerso che era destinatario di un mandato di cattura emesso dalle autorità peruviane, in quanto condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie, avvenuto in Sudamerica, con l’uso di un’arma da fuoco.

L’uomo è stato quindi arrestato e messo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, in attesa delle procedure di estradizione.

Rubavano veicoli e nei cantieri: quattro arresti

 

La Polizia di Stato di Torino ha dato esecuzione a quattro misure cautelari personali nei confronti di altrettanti soggetti impegnati in attività illecite finalizzate al furto di veicoli e di materiale edile prelevato da cantieri.

L’indagine, avviata nel novembre 2023 sotto il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, ha preso il via in seguito alla denuncia presentata da un uomo agli uffici della Squadra di Polizia Giudiziaria del Compartimento Polizia Stradale di Torino, vittima del furto del proprio autocarro all’interno del quale si trovava un carico di materiale edile di rilevante valore commerciale. 

L’attività di indagine ha permesso di attribuire a cinque indagati ben 23 episodi delittuosi commessi nelle ore notturne a Torino e nei comuni limitrofi, relativi in particolare al furto di veicoli o parti di essi, nonché di materiale edile custodito all’interno di cantieri.  

Scopo dei malviventi era la successiva commercializzazione delle parti dei mezzi oggetto di furto, che per tale ragione venivano quasi completamente smontati una volta condotti in luoghi “sicuri”.

Grazie all’attività della Polizia Stradale, gran parte dei veicoli trafugati sono stati rinvenuti e restituiti ai legittimi proprietari prima delle operazioni di cannibalizzazione.

Per i reati sopra menzionati, su disposizione del GIP presso il Tribunale di Torino, la Squadra di Polizia Giudiziaria della Polizia Stradale di Torino ha eseguito l’ordinanza applicativa della misura cautelare dell’obbligo di dimora con divieto di allontanarsi in ore notturne dalla propria abitazione per due soggetti e dell’obbligo di presentazione quotidiana alla P.G. per altri due.

È doveroso precisare che il procedimento penale si trova attualmente nella fase delle indagini preliminari: vige, pertanto, la presunzione di non colpevolezza degli indagati, sino alla sentenza definitiva.

Spray al peperoncino, liceo evacuato

Mattinata agitata al Liceo delle Scienze Umane “Regina Margherita” di Torino, dove lunedì 26 maggio, si è verificato un episodio che ha richiesto l’evacuazione dell’istituto scolastico.

Intorno alla seconda ora di lezione, all’interno della succursale di via Casana, è stato spruzzato un quantitativo consistente di spray urticante al peperoncino. Immediati i disagi tra studenti e studentesse: numerosi i casi di irritazione agli occhi e bruciore alla gola segnalati al personale scolastico.

La dirigenza, rilevata la situazione, ha disposto l’evacuazione dell’intero edificio per garantire la sicurezza di alunni e personale e favorire l’areazione dei locali. Sul posto sono intervenuti anche i soccorsi per accertare le condizioni dei presenti e ristabilire la normalità.

Non sono ancora noti i responsabili del gesto, mentre sono in corso le verifiche per chiarire l’accaduto.

“Istantanea”. E’ qui il Circo

Ritorna a Cavallermaggiore, nel Cuneese,  il Festival di “Circo contemporaneo” organizzato da “Cordata FOR”

Sabato 31 maggio e domenica 1° giugno

Cavallermaggiore (Torino)

Per gli appassionati del “Circo contemporaneo”, quello più “strano” e variegato, dal video mapping alla musica, dalla clownerie al cabaret, dal teatro alla giocoleria e al brivido che ti lascia senza fiato dell’acrobazia, l’appuntamento da non perdere, per il fine settimana, è nella cuneese Cavallermaggiore, “città” (titolo conferitole da Vittorio Emanuele II, il 13 settembre del 1863) dove sabato 31 maggio e domenica 1° giugno sarà di gran scena la quinta edizione di “Istantanea”, il Festival circense organizzato dall’Associazione “Cordata FOR” (network torinese di “circo contemporaneo”), all’interno del bando “Corto Circuito” di “Fondazione Piemonte Dal Vivo” e sostenuto da “MIC – Ministero della Cultura”, “Regione Piemonte”, “Fondazione Cassa di Risparmio di Torino” e “Fondazione Cassa di Risparmio di Savigliano”, con il patrocinio del “Comune di Cavallermaggiore”.

“Saranno due giorni – assicurano i responsabili – di spettacoli di qualità, per pubblici di tutte le età, che trasformeranno Cavallermaggiore in un palcoscenico all’aperto per artisti emergenti e affermati, un luogo di scoperta, gioco e divertimento nel segno del ‘nouveau cirque’”.

Due le “arene” allestite, come da tradizione, in piazza Baden Powell“Arena Antilia”, chiusa, in cui saranno ospitati gli spettacoli da sala e “Arena Parade78”, l’arena aperta che ospiterà “Play_Giochi di una volta”, dedicata ai più piccoli con grandi giochi in legno rivisitati decine di anni dopo la loro creazione “attraverso il ‘fil rouge’ della luce, così da rendere ogni gioco un’installazione luminosa, un luna park dove grandi e piccini si possano divertire insieme” (sabato alle 19 e domenica alle 15).

Sottolinea, in proposito, Giuseppina Francia di “Cordata FOR”: “Istantanea arriva alla quinta edizione e punta su un programma variegato e moderno che mescola teatro di strada, video mapping e musica dal vivo, insieme a tip tap, ad accompagnare la tecnica circense a quella teatrale. Vogliamo far divertire tutte le generazioni”. E non abbiamo dubbi che ci riusciranno.

Imperdibile la prima serata di sabato 31 maggio che, alle 21, in “Arena Antilia” propone “Devualè”, un cabaret unico ed elettrizzante tra clown, circo e musica dal vivo, con Giulio Lanzafame, Mario LeviS, Silvia Martini e Simona Mezzapesa (“Cordata FOR”) che “man mano che il sipario si aprirà sveleranno le loro capacità artistiche e personalità uniche, mescolando momenti di comicità esplosiva a momenti di silenziosa poesia”.

Non meno coinvolgenti gli spettacoli “About” (domenica 1° giugnoore 17,30, sempre in “Arena Antilia”) con il “DUOPADELLA” (Giuliano Garufi e Isaac Valle) impegnati in spettacoli di “bicicletta acrobatica” e “giocoleria”, così come “Cà mea” (spettacolo di chiusura, domenica 1° giugnoore 19,30, in “Arena Antilia”), spettacolo di “acrobatica, filo teso, sfera d’equilibrio e verticali” con la “Compagnia AGA” di Gaia Cafaggi, Alessandra Ricci ed Agnese Valentini: tre artiste impegnate a raccontare, attraverso il circo (con ironia, dolcezza e crudeltà) la storia di una convivenza casalinga. Eh sì, perché “la costante ricerca di armonia casalinga – dicono – può forse farci ricordare la costante ricerca dell’equilibrio circense”. Buona e condivisibile intuizione.

Per infowww.cordatafor.com

g.m.

Nelle foto: “Devualé”, “About” e “Cà mea” (ph. Camilla Poli)

La Fondazione Cavour celebra il 165esimo della morte del Conte

Chi era Camillo Benso di Cavour e qual è il suo ruolo nella nascita dello Stato Italiano? L’importanza di questo personaggio storico viene celebrata dal Premio Cavour e dall’omonima Fondazione Cavour, che per il 2025 ha assegnato il premio Cavour al Maestro Riccardo Muti, che lo riceverà il 29 settembre prossimo.
Intanto, il 6 giugno 2025, si celebra il 165esimo anniversario della morte del Conte, a Santena. L’ingresso alle celebrazioni è gratuito, con prenotazione obbligatoria entro il 4 giugno  (011.597373 – 6giugno@fondazionecavour.it). Il primo atto, alle 6 e 45, l’ora esatta della morte di Cavour, è il posizionamento della bandiera a mezz’asta nell’ora esatta della morte di Cavour, al Memoriale Cavour, a Santena (Torino).
Alle 17 poi il programma prosegue con un Omaggio alla tomba (Monumento Nazionale) di Camillo Cavour, Onori alla bandiera e Saluto delle Autorità. Subito dopo, ecco la Commemorazione ufficiale dell’anniversario a cura del  prof. Agostino Giovagnoli,  storico e storico della filosofia, professore ordinario presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il titolo della Commemorazione è: “Il contributo dei Cattolici all’Unità d’Italia”.
“Sono Cattolico e voglio morire nella mia religione”. Così infatti disse, nel 1856, a Ruggero Gabaleone di Salmour il nostro Camillo Cavour. Lo Statista basò la sua azione politica proprio sul principio di “Libera Chiesa in libero Stato”, sulla separazione dei poteri e sulla rappresentanza dei nuovi interessi emergenti nella società (vedi l’editoriale, vero e proprio manifesto del riformismo italiano, pubblicato sul primo numero de “Il Risorgimento” il 15 dicembre 1847).
Dopo la conferenza, un altro omaggio a Cavour, questa volta legato al territorio. Ovvero una degustazione di asparagi e di prodotti tipici enogastronomici legati all’opera di Cavour e dei suoi contemporanei. In particolare, i presenti gusteranno alcuni dei prodotti tipici dei luoghi cavouriani: gli asparagi di Santena, il vino di Grinzane Cavour (Cn) e il riso di Leri (VC).
Il Castello di Santena vale senz’altro una visita per mille motivi, artistici, storici e di bellezza del paesaggio e del parco. Il 6 giugno è l’occasione giusta per godersi una giornata speciale. Ecco da dove partirebbe Boglione per visitare un luogo tanto fondamentale per l’Italia.
«La visita dà l’opportunità di ripercorrere le tappe di una famiglia piemontese che, partendo dall’epoca medievale anche attraverso politiche matrimoniali, ha aumentato sempre di più la sua importanza fino a giungere nell’Ottocento, epoca nella quale ha vissuto l’uomo di Stato più importante che il Regno d’Italia abbia avuto, Camillo Benso di Cavour», spiega Boglione. «La visita – con il richiamo a persone quali Carlo Alfieri di Sostegno ed Emilio Visconti Venosta – è un’occasione per ripercorrere le tappe che hanno portato all’Unità d’Italia fino ad arrivare con Giovanni Visconti Venosta alla fine della Seconda guerra mondiale. Discorso a parte è il monumentale parco di 16 ettari recintati, splendido monumento all’architettura paesaggistica all’inglese, che è uno dei 18 parchi presenti nella Regione Piemonte disegnati dal medesimo architetto franco-prussiano, Xavier Kurten: una vera rarità botanica».
TUTTO IL PROGRAMMA DELLE CELEBRAZIONI DEL 6 GIUGNO 2025

Dopo la vittoria della Salis a Genova

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

.
Subito dopo la Liberazione del 1945  Genova ebbe due sindaci comunisti, il primo  imposto dal CLN, poi ebbe una lunga serie di sindaci democristiani anche per l’influenza del leader Dc Paolo Emilio Taviani. Nel 1960, quando a Genova ci fu una violenta rivolta di piazza per impedire il congresso del MSI che due anni prima si riunì senza proteste a Milano, ci fu un commissario prefettizio a gestire l’emergenza. Ma 50 anni fa Genova svoltò nuovamente a sinistra con un sindaco socialista sostenuto dal pci.
Da allora ebbe sempre  sindaci di sinistra ,alcuni di essi ebbero anche una certa notorietà, non sempre positiva  da Burlando a Vincenti, per non dire del magistrato Sansa e del nobile Doria. Poi ci fu  dal 2022 un sindaco di centro – destra, Bucci , dimissionario nel 2024 perché eletto presidente di Regione dopo l’esperienza deludente e non priva di ombre  di Toti, espressione di una forte mediocrità politica e accusato di malaffare. Bucci fece scelte, dopo il crollo del ponte Morandi, per dare a Genova le infrastrutture necessarie alla città che le aspettava da tempi memorabili. Si rivelò un ottimo sindaco, smantellando con coraggio  anche un  decentramento elefantiaco e costoso fatto per dare posti retribuiti ai politici di serie B nelle circoscrizioni. Ora il sindaco, anzi la sindaca, passa nuovamente alla sinistra del campo largo aperta ai grillini e alle estreme. Si direbbe che Genova sia sempre stata una città di sinistra e che Bucci sia stato un’eccezione. Non ci sono più i camalli del porto, ma a partire dalla ztl la sinistra più o meno radicale predomina.
E’ una storia simile a quella di Savona dove la sindaca di centro – destra  Caprioglio fu un’eccezione. Bucci quindi come Guazzaloca a Bologna? Forse si potrebbe dire di sì anche  se la storia di Bologna si identifica ben di più  nella storia del PCI e di tutte le sue trasformazioni, non a caso iniziate alla Bolognina. Le tre vittorie di centro-destra sono quindi occasionali ? E’ presto per dirlo, ma certo i partiti della coalizione non sono stati all’altezza del compito di amministrare. Può darsi che anche il campo largo non riesca a farlo, anche perché la figura scialba e nel contempo arrogante della nuova sindaca Salis (che ricorda il nome nefasto dell’euro deputata che pratica e difende l’occupazione delle case) non è sicuramente una garanzia di esperienza politica e amministrativa. Essa ha vinto per la fragilità del centro – destra. La sconfitta di Genova può essere l’inizio di una frana che con le  prossime regionali d’autunno potrebbe far vacillare lo stesso governo nazionale tutto volto ad esercitare un ruolo internazionale che non compete storicamente all’Italia, ma non abbastanza attento ai problemi interni che sono evidenti e gravi. L’armata Brancaleone del campo largo che recluta anche Renzi e Calenda, potrebbe tentare il colpaccio. Troppi improvvisatori dominano il terreno politico a destra e a sinistra e la scarsa affluenza al voto può determinare conseguenze imprevedibili.