Per Assoluti e Junior si è concluso ieri il Trofeo Nico Sapio di Genova, meeting internazionale di apertura della stagione agonistica che oggi, nella terza e ultima giornata della manifestazione, vedrà in vasca Ragazzi e Esordienti. Anche ieri gli atleti del nostro Comitato Regionale hanno portato a casa titoli e medaglie, per un totale di 2 ori, 2 argenti e 2 bronzi. Questi si sono sommati ai 2 ori, 1 argento e 2 bronzi della prima giornata (venerdì per un totale di 4 ori, 3 argenti e 4 bronzi, elencati di seguito.
– Alessandro Miressi (Fiamme Oro/Centro Nuoto Torino, classe 1998) oro nei 100 stile libero in 47”88
– Helena Biasibetti (Dynamic Sport, classe 2002) oro nei 100 farfalla Juniores in 1’00”27 (record personale)
– Emma Virginia Menicucci (Sisport Spa, classe 2002) oro nei 100 stile libero Juniores in 56”25
– Alessandro Fusco (Swimming Club Alessandria, classe 2000) oro nei 100 rana Juniores in 1’00”50 (record personale)
– Luisa Trombetti (Fiamme Oro/Rari Nantes Torino, classe 1993) argento nei 400 misti in 4’35”24
– Ilaria Moro (Dynamic Sport, classe 2002) argento nei 100 farfalla Juniores in 1’02”18 (record personale)
– Simone Torrengo (Rari Nantes Torino, classe 2000) argento nei 100 rana Juniores in 1’01”78 (record personale)
– Mihaela Bat (Centro Nuoto Torino, classe 1998) bronzo nei 50 rana in 31”25 (record personale)
– Giulia Carofalo (Rari Nantes Torino, classe 2002) bronzo nei 100 rana Juniores in 1’12”00
– Carola Valle (Dynamic Sport, classe 2003) bronzo nei 100 stile libero Juniores in 56”70 (record personale)
– Sara Stevanella (Rari Nantes Torino, classe 1999) bronzo nei 400 misti in 4’51”84
La prima giornata del Trofeo Nico Sapio su https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/home_new/appro_new.asp?id_info=20171110194913&area=1&menu=agonismo&read=nuoto
La seconda giornata del Trofeo Nico Sapio su https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/home_new/appro_new.asp?id_info=20171111210849&area=1&menu=agonismo&read=nuoto
Nello stesso giorno in cui Stella Caldarini moriva per l’infarto causato dovuto dallo choc per il masso scagliato contro l’auto su cui viaggiava, un camion è stato colpito da un sasso sulla tangenziale di Torino. Lo racconta all’agenzia Ansa lo stesso camionista protagonista dell’episodio, che si è trovato con il tetto in vetro della sua motrice sfondato da una pietra di oltre due chili. “Sono vivo per miracolo”, dice Arcangelo Antonacci, di 48 anni. La pietra lo ha sfiorato, quando il suo mezzo è stato colpito nei pressi dell’ingresso dell’Interporto Sito. Afferma di aver visto i lanciatori: tre o quattro ragazzi in bici.
Amici del fiume: la festa degli atleti
Saranno premiati tutti gli atleti che hanno gareggiato con i colori del Circolo Amici del Fiume nella stagione 2017
La festa degli atleti si terrà Sabato 18 novembre dalle 15 alle 18 al Circolo Amici del Fiume di corso Moncalieri 8. Saranno premiati tutti gli atleti che hanno gareggiato con i colori del Circolo Amici del Fiume nella stagione 2017 e saranno accolti i nuovi arrivati. Inoltre, ci sarà il Toto torta, una competizione di dolci da forno da sottoporre al giudizio dell’insindacabile giuria.
Info: www.amicidelfiume.it
di Pier Franco Quaglieni
L’antimafia – Ostia, i giornalisti, i violenti – Mario Altamura liberale d’altri tempi – Francesco Tabusso piccolo e grande artista
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L’antimafia
Ho sempre avuto stima ed ammirazione per don Luigi Ciotti che una volta ,quando ricevemmo insieme il Premio “San Giovanni” fu largo di elogi nei miei confronti. Ma un conto è don Ciotti ,un conto è il donciottismo torinese e non. Il donciottismo fa inevitabilmente pensare ai professionisti dell’Antimafia ,come li definiva Sciascia, fa pensare a Grasso e alla ineffabile Rosy Bindi, per non parlare dell’ex magistrato Ingroia . Sono persone che personalmente non sopporto. Mi è venuto alla mente questo ricordo leggendo il testo del nuovo Codice Antimafia. Il partito radicale in un suo documento ha espresso un giudizio critico che merita di essere conosciuto di più e nel quale mi identifico. “Il nuovo Codice antimafia estende sequestri e confische in assenza di giudicato ai sospettati di tutti i reati contro la pubblica amministrazione, compreso il peculato. Con questa norma ci troviamo con un diritto penale e processuale che fa dell’emergenza la regola, del sospetto la prova, delle garanzie carta straccia, del giudicato un’inutile ritualità”. Il non basarsi sulle prove, ma sugli indizi e sulle congetture, il non prevedere un vero contraddittorio tra accusa e difesa anticipa la punizione rispetto alla condanna e rende inutile il processo. E’ una minaccia grave allo Stato di diritto e alla libertà dei cittadini.
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Ostia, i giornalisti, i violenti
La violenza bestiale di Spada che colpisce un giornalista a testate va condannata con assoluta fermezza,ma non è giusto che alla violenza contro un giornalista sia dia immenso spazio mediatico ,mentre le violenze subite da semplici cittadini vengono di fatto ignorate e soprattutto non perseguite. C’è chi dice che far violenza ad un giornalista è più grave perché rappresenta il diritto all’informazione che hanno i cittadini. Forse è anche vero ,ma resta il fatto che la categoria ,meglio la corporazione, giornalistica appare privilegiata . Non sempre il comportamento dei giornalisti è accettabile.Non mi riferisco al caso di Ostia,ma potrei citare esempi di protagonismo riprovevoli.Una giornalista torinese si fece passare per poliziotta per carpire con la famiglia di una vittima,per carpire notizie che potevano violare la privacy. Quel caso venne dopo troppo breve periodo dimenticato. Spada verrà perseguito e condannato con rapidità e in modo esemplare contrariamente a quanto avviene in tanti altri casi anche molto più gravi.
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Mario Altamura liberale d’altri tempi
Mario Altamura fu un medico che per 25 anni fu consigliere comunale di Torino di cui fu anche assessore e per lo spazio di un mattino anche pro Sindaco. Non si può dire che fosse un politico perché per lui la professione medica fu sempre al primo posto e il servizio agli altri attraverso la politica fu un un prolungamento del fatto di essere e di sentirsi medico. Fu anche eletto due volte consigliere provinciale di Torino, anche se ,quando nel 1985 il suo partito ebbe l’opportunità di ottenere la presidenza della Provincia che naturaliter gli sarebbe spettata, non venne ricandidato. Aveva un vastissimo elettorato personale, ma sarebbe sbagliato parlare di clientelismo nei suoi confronti perché i suoi sostenitori erano donne e uomini appassionati e legati da sentimenti profondi verso la sua persona, come avviene al Sud. Era Pugliese, nato vicino a Taranto ,venuto a Torino come ufficiale del R. esercito con le truppe del Corpo italiano di Liberazione . Diresse l’ospedale profughi di Venaria. Apparteneva all’Artiglieria da Montagna e l’unico distintivo che gli vidi indossare -insieme all’immancabile papillon- era quello dell’associazione alpini. Appartenente ad una importante famiglia meridionale, aveva studiato medicina all’Universita ‘ di Napoli ed aveva iniziato la professione medica a Torino .Fu anche vice presidente della Banca del Sangue e ricopri molti altri incarichi con un disinteresse già raro ai suoi tempi. Eletto la prima volta in Consiglio comunale nel 1956 nel PNM ,venne rieletto nello stesso partito monarchico unificato nel 1960.Poi nel 1963 scelse di entrare nel PLI ,convinto di poter così meglio servire quegli ideali liberali e risorgimentali che sentiva anche come un patrimonio famigliare. Una scelta che fece anche l’altro consigliere monarchico ,il col. Enzo Fedeli, vero leader carismatico dei monarchici piemontesi a cui fu impedito di essere eletto deputato per la discesa in campo dell’imprenditore Piero Ferrari il quale riuscì con i suoi finanziamenti a monopolizzare il partito monarchico in Piemonte . Mentre nel partito monarchico era osannato e il suo abbandono significò il crollo di quel partito a livello torinese, nel partito liberale non ebbe le attenzioni che meritava. Nel 1968 fu il primo escluso alla Camera dei Deputati, malgrado l’assoluto non appoggio, per non dire l’ostacolo, del partito nei suoi confronti. Il Pli era un partito molto snob e l’elettorato di Altamura raccolto attorno all’associazione” Nord Sud”, non veniva visto bene in via delle Orfane, sede del partito. Inoltre la sinistra liberale non lo amava per il fatto di essere monarchico. Anche gli ex compagni di partito del PDIUM si accanirono contro di lui con azioni indegne di vera intolleranza e di sabotaggio che durarono anni, in quanto lo consideravano un” traditore da mettere alla gogna “. Ebbe solo la collaborazione fedele della funzionaria del PLI Giuseppina Corniati che il partito gli mise a
disposizione per l’associazione Nord Sud la quale ebbe una piccola sede nel cuore di San Salvario, in via Sant’Anselmo .Giacomo Bosso,eletto senatore a Torino centro, stava molto dietro ad Altamura, avendo compreso la sua forza elettorale. In ultimo, anche Zanone e Altissimo che dimostrarono di non amarlo, cambiarono idea su di lui per il consenso che poteva rappresentare, anche se non ebbe mai un riconoscimento adeguato al suo impegno. Significativo che per un suo gesto di coraggio che salvò da morte sicura la vittima di un incendio, non ebbe dal ministro della Sanità Altissimo la Medaglia d’oro per la Sanità come gli sarebbe spettata. La moglie di Altamura era di origini triestine e questo lo rese particolarmente sensibile ai temi delle foibe e dell’esodo giuliano- dalmata in anni in cui neppure i liberali ne parlavano. Molti suoi elettori erano esuli costretti a lasciare tutto per venire in Italia, come molti lavoratori meridionali immigrati fecero per raggiungere il lavoro a Torino. Amava molto la musica e le prime del “Regio” erano un appuntamento per lui irrinunciabile. Amava anche suonare il pianoforte. Era un politico rigoroso e limpido, le sue abituali passeggiate sotto i portici di via Roma tutte le sere e nei giorni festivi consentivano a chiunque di avvicinarlo e di parlargli. La sua apertura umana era nota ed apprezzata, così come la sua non faziosità politica. Fu capogruppo del PLI dopo Luciano Jona, come oppositore di Novelli Sindaco da cui Altamura dissentiva, ma senza manicheismi settari. Con Novelli, anzi, mantenne un buon rapporto personale durato nel corso degli anni e personalmente non ho mai capito quali affinità potessero legare due persone così distanti e diverse. Negli ultimi anni aveva ripreso la tradizione religiosa della sua famiglia ed ogni domenica non mancava mai alla Messa di
mezzogiorno alla “Consolata” ,altro aspetto atipico del suo liberalismo che per molti liberali torinesi si identificava in un acceso laicismo o addirittura, come nel caso di Zanone e di altri, nell’ adesione alla Massoneria. Ammalato, andava da solo a sottoporsi alla chemioterapia, nascondendolo alla famiglia, fin quando fu possibile. Un gesto eroico. Era nato nel 1915 e morì poco più che settantenne, nel 1988.Tornai dalle vacanze per partecipare ai suoi funerali. E’ sepolto a Piscina dove aveva una casa di campagna che amava molto, come amava quella del mare ad Albenga che aveva scelto, dopo tanti anni di vacanze sulla costa adriatica. Io sono stato molto suo amico. Abbiamo condiviso ideali, ma anche quando le nostre strade si separarono, rimanemmo amici,profondamente amici. Era un gentiluomo di antico stampo e mi è spiaciuto di non essere stato io a ricordarlo nel 2005 insieme a Nicoletta Casiraghi, in Consiglio Comunale. Forse avrei potuto dire di più di Nicoletta,ma sicuramente con meno distacco perché alla notizia della morte ho pianto. Fu anche il mio medico curante per molti anni disponibile ad ogni ora del giorno è anche della notte.Ho condiviso con lui tante battaglie ed a volte amava sentirmi per uno scambio di idee che i politici oggi nella loro autosufficienza non vogliono .Visse una vita semplice,
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Francesco Tabusso piccolo e grande artista

Caro professore, ma quelli che dicono “io adoro i gay” quale ancestrale complesso da ansia di apparire progressisti hanno? Io non adoro i gay. Come non adoro chi ha i capelli biondi o gli occhi neri. Dire che si adorano gli omosessuali significa avallare la ghettizzazione di cui sono stati vittime e in parte lo sono tuttora. Esistono persone che mi piacciono, e persone che non mi piacciono. Alcune di loro hanno i capelli scuri, altre gli occhi chiari. Alcune sono gay. Ma non mi verrebbe mai in mente di dire “io adoro i gay”. È così squallidamente discriminatorio. Come chi lo dice.


In questi giorni ,cent’anni fa, dopo la disfatta di Caporetto l’Italia reagì con la resistenza sul Piave, ma quest’ultima non viene ricordata. Dopo cento anni un certo antimilitarismo pacifista ancora prevale ?
Gino Lugli
In effetti è così. Anche gli articoli di giornale e i convegni hanno analizzato soprattutto Caporetto che rischiò

Alla ricerca dell’Isola di Mompracem
In occasione della mostra “Salgari il viaggio continua”, dedicata appunto allo scrittore e ai suoi famosi romanzi, il 12 e il 26 novembre, nello scenario immaginario allestito presso il Borgo Medievale Torino, da cui partirà la ricerca per rintracciare il nobile pirata e compagni, ogni bambino potrà realizzare una mappa nautica, ispirandosi ad antichi portolani e luoghi fantastici.
Maggiori informazioni su: www.borgomedievaletorino.it/mostra.php?id=552
Ieri in procura sono andati avanti gli interrogatori relativi all’inchiesta sulla morte di Erika Pioletti, la giovane donna rimasta vittima della drammatica sera del 3 giugno in piazza San Carlo, dove rimasero ferite altre 1500 persone per la calca. Emerge che il progetto iniziale della proiezione della partita di Champions League prevedeva l’accoglienza di 47.500 persone e venne ridotta a 40 mila su iniziativa della Commissione provinciale di vigilanza, l’organismo
istituito della prefettura che svolse delle verifiche e diede agli organizzatori una serie di prescrizioni. La procura sta cercando di valutare se una presenza minore di persone avrebbe potuto evitare la tragedia favorendo un deflusso più fluido dalla piazza. Ascoltati funzionari comunali e di polizia. Nei prossimi giorni sarà sentita la sindaca Chiara Appendino.
(foto: il Torinese)
In Piemonte ancora un milione di euro per contrastare la violenza di genere. La Giunta regionale del Piemonte ha approvato due delibere che si vanno a inserire nel sistema regionale di contrasto alla violenza sulle donne: «Si tratta di due provvedimenti che contribuiscono a rendere operativa la legge regionale 4 che abbiamo approvato l’anno scorso» – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte. «La prima delibera stabilisce i criteri per l’accesso ai finanziamenti destinati al sostegno di piani attuativi contro la violenza sessuale e di genere riguardanti la formazione del personale sanitario e sociale; l’inserimento lavorativo e l’autonomia abitativa (anche con un accesso agevolato all’edilizia residenziale pubblica) delle donne vittime di violenza; l’elaborazione di una base dati unificata su questo fenomeno. I fondi che verranno assegnati sono pari a 934.000 euro» – ha continuato l’assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte.
I fondi saranno così suddivisi:
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– 130.000 per la formazione del personale sanitario e sociale
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– 400.000 euro per l’inserimento lavorativo
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– 350.000 euro per interventi di autonomia abitativa
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– 53.400 euro per l’implementazione del sistema informativo
«La seconda delibera invece definisce i criteri per l’accesso al finanziamento per la realizzazione di interventi e attività sperimentali nei confronti degli autori di violenza di genere. Enti locali ed organizzazioni titolari dei Centri antiviolenza, del volontariato e della promozione sociale potranno presentare entro il 16 dicembre 2017 progetti riguardanti percorsi di sostegno psicologico, psicoterapeutico, psico-educativo per l’annullamento dei comportamenti violenti. La presa in carico degli autori di violenza non dovrà comunque costituire un’alternativa alle procedure giudiziarie nei casi di reati. I fondi che verranno assegnati sono pari a 115.600 euro» – ha continuato Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte.
«Il contrasto alla violenza di genere è una priorità della Regione Piemonte e in questi anni lo abbiamo dimostrato con i fatti. Il nostro obiettivo è creare un sistema regionale che operi a 360° partendo dal sostegno ai centri antiviolenza e alle case rifugio. Queste due azioni sono in continuità con la programmazione regionale e si integrano anche con il percorso di informazione e sensibilizzazione che stiamo portando avanti incontrando ogni settimana le operatrici di un centro antiviolenza presente sul nostro territorio» – ha concluso Monica Cerutti.
Un lavoro oscuro, quello della “maschera” del cinematografo ma, leggendo il racconto di uno di loro, anche ricco di sorprese e mai noioso. Ferruccio Piana, nel suo “La maschera racconta” , agile libro in cui narra trent’anni di storia del Cinema Teatro “Sociale” di Omegna, accompagna il lettore dentro questo mondo. Strutturata la trama narrativa come fosse un film, Ferruccio ( classe 1938, da Fornero in Vallestrona ma ormai omegnese di diritto) inizia dal primo tempo, parlando del pubblico, del palcoscenico e dello storico “cineforum” del giovedì, con alle spalle mezzo secolo di proiezioni. L’ironia e l’arguzia caustica di Piana prendono forma e sostanza nel “secondo tempo”, come nel caso dell’incontro con Paolo che, rischiando di essere scoperto dalla fidanzata mentre assisteva ad una pellicola a “luci rosse”, impietosito il bonario Ferruccio, venne “aiutato” a svignarsela dalla porta di sicurezza che dà sul retro del cinema. Così, salvò la storia d’amore dei due e poté godere a suo modo, da frequentatore di feste e d’osterie, della riconoscenza dell’incauto giovanotto. Stupendo il racconto dell’esame a Torino
per conseguire il patentino di operatore di cabina cinematografica e delicatissimo quello dei “saggi consigli” che Ferruccio, dimostrando una sensibilità fuori dal comune, ha sempre saputo dare a chi che avesse bisogno. Arricchito dalle belle foto di Enzo Franza, il libro di Ferruccio Piana è un prezioso contributo alla storia di una vera e propria istituzione culturale non solo omegnese come è il cine-teatro Sociale, costruito nel 1902 dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso e , come già citato, ospitante uno dei Cineforum più importanti d’Italia per qualità delle pellicole proposte e per numero di soci. Non a caso parte del ricavato delle vendite del libro è stato destinato a sostegno della campagna di raccolta fondi che ha reso possibile l’installazione del nuovo sistema di proiezione digitale. Ma è la conclusione delle “confessioni” di Ferruccio ad offrire l’immagine più bella e più vera del suo essere “la maschera del cinema”. Eccone un brano: “Come vedo io i film? La prima volta seguo la trama; la seconda volta
ascolto la musica, cioè la colonna sonora…la terza volta guardo la scenografia: come è bella quella casa, come è tenuto bene quel giardino, come sono posteggiate le automobili; la quarta volta, la più bella, mi sostituisco all’attore protagonista e in questo modo ho girato tutto il mondo…e quante donne ho incontrato, le più belle dell’universo. A sognare non si fa peccato ed è tanto bello”. Come il piccolo Totò di “Nuovo Cinema Paradiso”, il capolavoro di Tornatore, Ferruccio Piana ha accompagnato quasi per mano intere generazioni davanti al grande schermo del “Sociale”. E se un giorno qualcuno pensasse ad un riconoscimento anche per loro, le “maschere”, Ferruccio avrebbe buon diritto di riceverlo.
Fois e la Grazia perduta
Un omaggio all’unico premio nobel femminile italiano con una serata e un reading ispirati al “romanzo in forma di teatro” Quasi Grazia Sabato 18 novembre – ore 21 Biblioteca MoviMente piazzale 12 maggio 1944, 8 – Chivasso. Ingresso libero
Riscoprire Grazia Deledda insieme a Marcello Fois e al suo “romanzo in forma di teatro” Quasi Grazia con un incontro e un reading organizzati dal Premio Italo Calvino e dal Festival I luoghi delle parole. Sabato 18 novembre alle ore 21, negli spazi della biblioteca MoviMente di Chivasso, verrà reso omaggio all’unico premio Nobel femminile italiano a partire dalle pagine di un testo teatrale concepito per fornire un ritratto “in carne e ossa” della Deledda donna e scrittrice. Ad affiancare Marcello Fois nella riscoperta del valore letterario e della carica profondamente attuale di un’autrice troppo a lungo sottovalutata, saranno presenti Mario Marchetti, presidente del Premio Calvino, e le attrici Federica Bonani ed Eleni Molos, che proporranno alcune letture dal testo dello scrittore nuorese. «La mia idea, direi la mia ossessione, era che di questa donna, tanto importante per la cultura letteraria del nostro Paese, bisognasse rappresentare la carne. Come se fosse assolutamente necessario non fermarsi a una rievocazione “semplicemente” letteraria, quanto di una rappresentazione vivente». È con queste parole che Marcello Fois descrive il senso di Quasi Grazia (Einaudi, 2016), il testo teatrale con cui ha voluto celebrare una scrittrice che, ad oltre ottant’anni dalla morte, non ha ancora ricevuto il giusto riconoscimento, e di cui è necessario non solo rileggere l’opera, ma anche ricordare e ripercorrere l’esistenza: quella di una donna anticonformista, volitiva, troppo moderna per il suo tempo, e insieme, influenzata in modo profondo dai legami con una famiglia che osteggiò la sua vocazione letteraria, e con una terra, quella sarda, che non smise mai di chiamarla a sé. In Quasi Grazia, Fois fa emergere una Deledda intima, raccontandola attraverso tre momenti decisivi della sua vita. La immagina a Nuoro, la mattina in cui, a 29 anni, decide di lasciare la Sardegna e tutto quello che l’isola rappresenta; a Stoccolma, nel 1926, prima del conferimento del Nobel; a Roma, nel 1935, nell’ambulatorio medico in cui le viene diagnosticato il tumore che, un anno
dopo, la porterà alla morte. Insieme a Grazia, Fois presenta le figure che più condizionarono la sua vita: la madre Francesca, che non condivise il suo entusiasmo per la letteratura e, anzi, osteggiò sempre il suo sogno di diventare scrittrice, e il marito Palmiro Madesani, che al contrario, si dedicò con tutto se stesso ad aiutare la moglie a realizzare la propria vocazione. Tre momenti, quelli immaginati da Fois, che permettono di seguire le tracce della vita di Grazia Deledda – della sua vocazione letteraria, della sua dedizione alla scrittura e della sua perseverenza all’interno di un contesto che non le riconosce il suo valore, del sodalizio con il marito Palmiro – ma che conducono anche a riflettere e interrogarsi sulla scrittura, l’amore coniugale, il ruolo della donna e il senso del fare artistico. Quasi Grazia, per la regia di Veronica Cruciani e prodotta da Sardegna Teatro, ha debuttato a Nuoro il 27 settembre 2017. A interpretare il ruolo di Grazia Deledda Michela Murgia, al suo esordio sulla scena: «sarda, scrittrice e attivista per i diritti delle donne, era ideale per generare un effetto doppelgänger».
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Marcello Fois (Nuoro 1960) vive e lavora a Bologna. È un autore prolifico, non solo in ambito letterario, ma anche in campo teatrale, radiofonico e della fiction televisiva. Esordisce nel 1992 con il romanzo Picta, vincitore del Premio Italo Calvino. A questo sono seguiti numerosi altri libri, tra cui Nulla (Il Maestrale, 1997, Premio Dessì), Sempre caro (Il Maestrale – Frassinelli 1998, Premio Scerbanenco-Noir in festival e Premio Zerilli-Marimò, poi ripubblicato da Einaudi nel 2009), Gap (Frassinelli, 1999), Sangue dal cielo (Il Maestrale – Frassinelli, 1999), Dura madre (Einaudi, 2001), Piccole storie nere (Einaudi, 2002), L’altro mondo (Frassinelli – Il Maestrale, 2002), Materiali (Il Maestrale, 2002), Tamburini (Il Maestrale, 2004), Memoria del vuoto (Einaudi, 2007, Premio Super Grinzane Cavour, premio Volponi e premio Alassio), Stirpe (Einaudi, 2009), Nel tempo di mezzo (Einaudi, 2012, finalista al Premio Strega e al Premio Campiello), L’importanza dei luoghi comuni (Einaudi, 2013), Luce perfetta (Einaudi 2015), Quasi Grazia (Einaudi, 2016), Del dirsi addio (Einaudi, 2017).
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MARCELLO FOIS E LA GRAZIA PERDUTA: ALLA RICERCA DI DELEDDA DONNA E NARRATRICE
con Marcello Fois e Mario Marchetti, letture di Federica Bonani ed Eleni Molos
a cura del Premio Italo Calvino e del Festival I Luoghi delle Parole
sabato 18 novembre – ore 21 Biblioteca MoviMente – piazzale 12 maggio 1944, 8 – Chivasso
ingresso libero
programma del Festival: http://www.associazione900.it
Al Circolo Ufficiali dell’Esercito di Torino di Palazzo Pralormo, alla presenza del Vice Comandante delle Truppe Alpine per il Territorio, Generale di Divisione Massimo PANIZZI e delle altre Autorità civili e militari locali, si è svolta la cerimonia per l’avvicendamento del Comandante del Comando Militare Esercito (CME) “Piemonte”. Il Colonnello Fulvio MARANGONI, che rimarrà nella storia del Comando come il “primo” Comandante del CME “Piemonte”, nato il 5 luglio 2016 dalla “riconfigurazione” del Comando Regione Militare Nord, lascia la guida del Comando territoriale piemontese, dopo poco più di 16 mesi, al suo parigrado Colonnello Andrea MULCIRI, proveniente dal Comando Brigata Alpina Taurinense, dove ha ricoperto l’incarico di C apo di Stato Maggiore Il Colonnello Fulvio MARANGONI, nel suo intervento, ha dichiarato “desidero ringraziare il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Danilo Errico, il Generale di Divisione Massimo Panizzi, Vice Comandante del Territorio del Comando Truppe Alpine, qui presente sia per la fiducia accordatami nel conferirmi un incarico cosi prestigioso sia per l’ampia libertà di azione concessami” – “Un grazie allo staff tutto, civile e militare, e ai miei familiari qui intervenuti a cui va tutto il mio riconoscimento ed affetto per il sostegno morale e materiale costantemente offerto”, e ha concluso il suo intervento augurando, al collega e amico Colonnello Andrea MULCIRI, di ottenere soddisfazioni e successi nel nuovo e prestigioso incarico. Il Colonnello Andrea MULCIRI, nel suo discorso ha ringraziato tutti i convenuti e per le continue testimonianze di affetto nei confronti dell’Istituzione militare e ha espresso tutta la sua volontà di adoperarsi per assolvere a questo compito così importante – “ Vi assicuro che con umiltà e spirito di servizio impegnerò tutto me stesso, ogni mia capacità ed ogni energia nell’assolvere questo importante compito ”, e ha continuato dichiarando che “ sono certo che sapremo mantenere alto il prestigio che da sempre caratterizza questo Comando e incrementare i già ottimi rapporti esistenti tra la realtà militare, le istituzioni e la società che ci ospita ed alla quale siamo orgogliosi di appartenere”. Il Generale Massimo Panizzi a sua volta ha ricordato quanto il Piemonte, culla dell’Esercito Italiano, continui ad essere un territorio centrale per l’Esercito. “ La Brigata Alpina Taurinense, il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito, lo stesso Comando Militare Piemonte e gli altri Comandi, Enti e Reparti che insistono nella Regione, testimoniano la presenza importante della Forza Armata in quest’area e l’impegno nel mantenere vive le più pure tradizioni militari.” Il Generale ha ringraziato il Colonnello Marangoni per gli eccezionali risultati ottenuti nel corso della sua lunga carriera in Italia e all’estero e per lo straordinario impegno profuso nella gestione delle numerose e complesse attività territoriali portate avanti nel corso del suo mandato, sottolineandone la serietà, la totale dedizione al servizio e l’altissima professionalità mostrate, “tratti distintivi di un vero Soldato e di un moderno Dirigente”.