redazione il torinese

Sara Battaglino, una designer alla conquista di New York

“Ma io non voglio andare fra i matti, — osservò Alice. — Oh non ne puoi fare a meno, — disse il Gatto — qui siamo tutti matti!”

(Dal libro “Alice nel Paese delle meraviglie”)

 

Pratiche ed eleganti, comode e sofisticate. Portabilissime dalla mattina alla sera, le borse di Sara Battaglino, designer di Un tè da matti, sono davvero un accessorio imprescindibile. La ricerca dei pellami, dei dettagli e dell’esclusività del prodotto hand made, rende le sue creazioni veri e propri pezzi unici. Brillante, multitasking e innovativa, Sara nasce ad Alba e si laurea in Architettura. Ma si sa, chi ha il sacro fuoco dell’arte non può lasciarlo bruciare.Dopo aver lavorato come interior designer per qualche anno, nel 2015 decide che è il momento di lasciare quel mestiere che le andava troppo stretto e, con un pizzico di follia, lanciarsi in un progetto tutto suo. Facendo tesoro dell’esperienza formativa maturata in ambito sociale, attraverso l’iniziativa di un laboratorio artigianale nel carcere Lorusso-Cutugno di Torino, intraprende l’avventura straordinaria e unica che la sta portando davvero lontano.

 

Perché il nome “Un tè da matti”?

“È una filosofia che riassume il mio modo di essere, vedere  e pensare. In particolare mi riferisco al concetto di tempo: quello ‘del sempre passato e del sempre futuro’, lo stesso con cui il Cappellaio matto – nel settimo capitolo di ‘Alice in wonderland’ intitolato proprio ‘Un tè da matti’- dice di aver litigato. Ma anche il tempo a cui si può sfuggire eludendo scadenze, impegni e doveri”.

 

Qual è la caratteristica delle tue borse?

“Tutto nasce dalla volontà di dare vita a qualcosa di diverso rispetto all’attuale panorama commerciale. Non amo seguire le regole di pelletteria classica, mi piace la ricerca del particolare, giro i mercatini vintage del Piemonte per trovare piccoli ma preziosi dettagli, come le chiusure d’epoca realizzate in ottone o le stoffe e i pellami da proporre nelle mie collezioni”. La morbidezza dei pellami sfoderati che mantengono il taglio vivo, minuterie d’epoche passate e moschettoni d’altri tempi, sono il segno che ogni creazione è una vera e propria opera d’arte unica, esclusiva e mai banale. Qualcosa che profuma di passato, che riporta la donna contemporanea a quell’innocenza fiabesca di “Alice nel paese delle meraviglie”, ma che sa coniugare sapientemente il lato sportivo all’allure sexy e spregiudicata di ogni donna. Dalla Bianconiglio alla Dinah, passando per Duchessa, Ghiro e Tartaruga fino alla Regina di cuori e alla Alice, punta di diamante, sempre riproposta nelle collezioni. I nomi richiamano la fiaba, ma i personaggi sono soprattutto protagonisti, come loro, le borse di Un tè da matti, che regalano quel tocco in più in un panorama di nicchia, ricercato, studiato e costruito davvero col cuore.

 

Quanto è difficile per una donna affermarsi nel mondo imprenditoriale?

“Moltissimo! Io ho avuto il sostegno di mio marito, ma la verità è che noi donne dobbiamo essere multitasking, spesso dobbiamo incastrare famiglia, figli, lavoro e fare i conti anche con le nostre aspirazioni, i nostri desideri, che ci completano e, se realizzati, ci ripagano della fatica e dei sacrifici. Bisogna sempre mettersi in gioco! Il mio sogno nel cassetto è quello di aprire uno spazio tutto mio dove lavorare e accogliere le clienti che vogliono vedere come nasce una borsa di Un tè da matti, un po’ come i vecchi negozi di sartoria dove, a differenza dei moderni laboratori industriali, il rapporto con chi produce e chi compra diventa essenziale per la resa stessa del prodotto”.

 

Quali saranno le tendenze della prossima primavera-estate?

“La collezione 2018 avrà come tema il circo di strada, con tutti i suoi grafismi, colori e ispirazioni, dai pois alle mille sfumature che ho ottenuto dando sfogo alla creatività. Ho dipinto a mano sui tessuti, sperimentando tecniche e tele esclusive, insolite, come quelle antiche, recuperate dai vecchi sacchi di farina, con una particolare accortezza alle minuterie che ho voluto proporre”.

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Sara Battaglino produce le sue borse interamente a mano, con una cura e una dedizione tali da farti innamorare a prima vista del prodotto, che rispecchia pienamente la sua indole grintosa, frizzante e soprattutto femminile. Da una piccola rete di distribuzione piemontese il brand ha conquistato anche il mercato italiano ed estero, fino a spingersi nelle boutique e nei concept store di Korea, Stati Uniti (New York!), Svizzera, Germania e Spagna. È presente a Torino con “Open 10125”, uno spazio in via Principe Tommaso 27, dedicato a giovani talenti innovativi come Bruno Shoemaker, Giunone Couture e Independent Label. E, se le scarpe indicano il grado di sex appeal di una donna, le borse indicano la sua condizione sociale, le sue amicizie, il suo stile di vita: a questo punto non può davvero mancare una Alice in ogni armadio che si rispetti!

 

Daniela Roselli

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I fratelli Troubetzkoy e la letteratura

 
Sabato 25 novembre, alle 17,30, la sala esposizioni “Panizza” di Ghiffa ospiterà un nuovo appuntamento letterario a cura dell’Associazione “Il Brunitoio”. Per la precisione si tratta di un doppio evento, con due conferenze incentrate sulla figura dello scultore e pittore Paolo Troubetzkoy e la sua famiglia. La prima conferenza, a cura di Elisabetta Giordani e Gianni Pizzigoni, affronterà il tema ” Paolo Troubetzkoy e i suoi fratelli”, proponendo una riflessione sulla vita e le attività di Luigi e Pierre. Soprattutto di quest’ultimo, eccellente ritrattista e scrittore, verranno analizzate la biografia e alcune opere. La seconda conferenza, con la straordinaria partecipazione di Michail Talalay, storico collaboratore scientifico dell’Accademia Russa delle Scienze e rappresentante dell’Istituto moscovita in Italia, verterà sul rapporto tra ” I fratelli Troubetzkoy e la letteratura”, mettendo in luce un  aspetto inedito del rapporto dei Troubetskoy con la letteratura russa e il romanzo di Pierre “ The Passer – By” dedicato alla moglie Amélie Rives, poetessa e scrittrice americana. Il principe Paolo Troubetskoy nacque in Italia, a Verbania-Intra da padre russo – il diplomatico Pierre –  e madre statunitense, la pianista Ada Winans.  Poliglotta, visse pienamente il periodo della Belle-èpoque, ritraendola nelle sue sculture. Troubetzkoy lavorò e risiedette in Russia (insegnò all’ Accademia Imperiale di Belle Arti di Mosca per nove anni, dal 1897 al 1906), Francia (a Parigi, dove studiò a fondo l’opera di Rodin, e dove nel 1900 vinse il Grand Prix), Inghilterra, Usa (prima a New York nel 1911 e poi, dal 1914, a Hollywood , oltre che in Italia, a Pallanza – sul lago Maggiore –  dove tornò a vivere nel 1932 e morì sei anni dopo. 
 
Marco Travaglini

Comital, sospensione dei licenziamenti e cassa integrazione


Cassa integrazione per 12 mesi e sospensione della procedura di licenziamento per tutti i lavoratori: è il risultato dell’incontro di oggi tra azienda e organizzazioni sindacali sulla vertenza Comital, svoltosi negli uffici dell’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte, alla presenza dell’assessora Gianna Pentenero e del sindaco di Volpiano Emanuele De Zuanne. Comital chiede 12 mesi di cassa integrazione straordinaria, a partire dal 22 novembre, con la finalità di trovare un acquirente; fino all’accettazione della domanda i licenziamenti vengono sospesi, successivamente all’accoglimento verranno definitivamente revocati. Commenta il sindaco di Volpiano Emanuele De Zuanne: «Ringrazio tutti coloro che hanno creduto nella possibilità di ottenere questo importante risultato e si sono impegnati strenuamente per raggiungerlo. Sono state fondamentali sia la determinazione dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, sia la disponibilità delle parti a dialogare per trovare una soluzione positiva alla vertenza, insieme alla mediazione della Regione Piemonte; è stato molto positivo il cambio di posizione da parte dell’azienda. Esprimo la soddisfazione dell’amministrazione comunale di Volpiano per il risultato raggiunto. È un primo fondamentale risultato e bisogna continuare a lavorare per una soluzione definitiva».

Art & Law, una panoramica oggi in Italia

La Normativa, sempre più stringente anche per motivi di contrasto alla criminalità e all’evasione fiscale, prevede che si debba dimostrare (anche sulla base fiscale dell’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente) la provenienza e il prezzo di “carico”, pena il rischio che l’Agenzia delle Entrate consideri il valore del bene artistico sic et simpliciter un reddito anno sottoponibile ad aliquota marginale

Premesso che il problema legale, penale, principale nell’Arte sono i falsi e, assai giustamente, l’Articolo 9 della Costituzione pone sotto specifica tutela costituzionale, oltre al paesaggio e al patrimonio storico, proprio quello artistico (onde contrastare di default le tre principali “aggressioni” al medesimo, cioè la contraffazione, l’alterazione e la copia), sono numerosi le previsioni di reato che attengono a questo settore, dalla truffa all’appropriazione indebita, dal furto al riciclaggio, all’autoriciclaggio. Non sono tuttavia questi, già inseriti nel Codice Penale degli Anni Trenta e poi novati fino ai giorni nostri, gli aspetti che più possono risultare d’interesse per il cittadino possessore in buona fede di opere d’Arte genuine. Al di là del fatto che i falsi delle opere d’Arte (uno di quei beni per i quali, si rammenta, “il possesso vale titolo”) rappresentano uno stock immenso nelle case degli Italiani (alcuni commentatori autorevoli si spingono a valutarli fra l’80% e il 90%), la necessità media del cittadino diligente che detenga un bene artistico acquisito in proprietà in modo lecito (compravendita, successione e donazione) è conoscere le caratteristiche legali, per lo più -ma non solo, come visto sopra- civilistiche, commerciali e fiscali che sottendono. Innanzitutto, la Normativa, sempre più stringente anche per motivi di contrasto alla criminalità e all’evasione fiscale, prevede che si debba dimostrare (anche sulla base fiscale dell’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente) la provenienza e il prezzo di “carico”, pena il rischio che l’Agenzia delle Entrate consideri il valore del bene artistico sic et simpliciter un reddito annuo sottoponibile ad aliquota marginale.

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Nella compravendita fanno fede i contratti fra privati ( che non sono obbligatoriamente da registrare e, pertanto, là ove non lo siano, la loro “forza” dovrebbe essere corroborata anche da altri apparati dimostrativi, come ad esempio l’immissione contestuale in una polizza assicurativa o un successivo inventario notarile), la fatture delle Gallerie e della Case d’asta, nelle successioni l’immissione nell’asse ereditario ( in molti casi, in passato, i beni Artistici sono stati inseriti nel forfait dei contenuti di un immobile ereditato), mentre la donazione ( al di là di quelle informali) va per Legge fatta per Atto pubblico. Non esiste attualmente in Italia, al di là dell’esercizio di attività d’impresa ( e allora la fattispecie è ovviamente commerciale) o di attività non occasionale ( nel qual caso si genererebbero “Redditi diversi”), previsione di carico fiscale su eventuali proventi prodotti dalla compravendita di opere d’Arte da parte di privati che, appunto occasionalmente, realizzino vendite di medesimi, acquisiti nei modi di cui sopra. Invero ci sono previsioni legislative che stanno “montando” da tempo e che presto, certamente, porteranno a tassazione anche i proventi che i privati ricavano da questa fattispecie economica. Merita un cenno il fatto che con il Redditometro e lo Spesometro anche il privato che abbia acquistato beni artistici di valore non congruo alla propria situazione reddituale possa essere chiamato a dimostrare come si sia procurato in modo tracciabile il danaro necessario ( ad esempio vendendo immobili o titoli).

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Ci sono poi da conoscere due aspetti normativi non irrilevanti e, cioè, il fatto che non si possono esportare beni artistici di oltre 70 anni ( 50 fino allo scorso anno), senza aver notificato il Diritto di prelazione allo Stato italiano e che, per ogni vendita effettuata attraverso operatori professionali, la Normativa UE del Diritto di seguito prevede una percentuale da pagare ai titolari dei diritti su un’opera d’arte ( ad esempio i familiari dell’artista tutelato dalla Siae), che, per ogni vendita anche se effettuata nello stesso anno, è del 4% fino a 50.000 Euro, a scalare fino a un massimo di 12.500 Euro; in merito va precisato che l’acquirente di un’opera d’Arte diviene proprietario solo del supporto della medesima ( tela, telaio, colori), ma che il diritto derivante dalla “concezione” ( come, ad esempio, lo sfruttamento dell’immagine di un’opera) resta in capo all’artista-creatore e ai suoi eredi ( che, tra l’altro, sono i principali titolati all’autenticazione delle sue opere post mortem).Un’ultima considerazione alla fatturazione da parte degli operatori professionali che prestano attività di intermediazione ( ad esempio case d’asta), sulle cui commissioni grava l’Iva, così come sulla consulenza.

Paolo Turati

 

 

 

Montezemolo, l’ironia e la fermezza di un cardinale che onorò l’Italia e la Chiesa

di Pier Franco Quaglieni

Papa Francesco, in una delle sue uscite a sorpresa dal Vaticano, era andato a trovarlo in ospedale; è accaduto circa un anno fa quando il cardinale era ricoverato in una casa di cura a Roma

 

Si svolgono stamane a Roma nella basilica di San Pietro le esequie  del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. Aveva 92 anni ed era malato. Era stato Nunzio apostolico in diversi Paesi del mondo, tra i quali l’Italia, e Arciprete della basilica papale di San Paolo fuori le mura. Era nato a Torino il 27 agosto del 1925. Papa Francesco, in una delle sue uscite a sorpresa dal Vaticano, era andato a trovarlo in ospedale; è accaduto circa un anno fa quando il cardinale era ricoverato in una casa di cura a Roma. Era figlio del col. Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo,  fucilato alle Fosse Ardeatine nel marzo 1944, che era stato capo del fronte clandestino romano dopo l’8 settembre 1943. Una figura di spicco della Guerra di Liberazione, un autentico patriota  di cui il Cardinale serbava un grande e forte ricordo e di cui era giustamente orgoglioso. Fu un grande diplomatico vaticano, molto amico del Papa  Benedetto XVI di cui creo’ lo stemma araldico .Montezemolo era uno studioso appassionato di araldica su cui scrisse anche un libro considerato come il più autorevole in materia. Forse la Segreteria di Stato vaticana avrebbe avuto al suo vertice ben altro uomo, se lui fosse stato scelto al posto del discusso cardinal Bertone. Sono stato in rapporti con lui per molti anni e mi fu grato per aver ricordato suo padre in più occasioni. Sarebbe voluto intervenire di persona, ma gli acciacchi dell’età gli consentirono solo di inviare messaggi di altissimo livello morale e storico. Ci fu una Resistenza politica e una Resistenza militare, patriottica, con le stellette di cui il gen. Giuseppe Perotti e il col. Montezemolo, ambedue medaglie d’oro al valor militare, sono i più fulgidi esempi. Furono fucilati ambedue, uno al Martinetto di Torino e l’altro alle Fosse Ardeatine di Roma perché vennero traditi. Ma il Cardinale aveva solo parole di perdono cristiano verso i carnefici del padre, anche  se teneva molto che fosse ricordato il suo sacrificio. Quando mia madre compì cento anni e venne festeggiata al Circolo della Stampa nel luglio 2016,mandò un messaggio di auguri, accompagnando la speciale benedizione di Papa Francesco, scrivendo di mia madre che era “una donna del Risorgimento”. In quell’occasione  tacque a Torino chi invece avrebbe dovuto farsi sentire e ,con un  giorno di ritardo, fece avere un augurio stampato a mia madre. Il Cardinale di Montezemolo è stato un grande torinese che appartenne ad una nobile e importante famiglia piemontese. Il fatto che ci sia anche un discendente di nome Luca è secondario e casuale. A Luca, con cui intrattenni qualche rapporto, inviai un articolo sull’eroico Colonnello, ma capii che forse non conosceva neppure la sua storia. Una volta accennai l’episodio al Cardinale che si limitò a sorridere. Era un uomo mite, ironico, fermissimo nella sua esemplare fede cristiana fatta anche di tolleranza e di compassione per gli errori e le debolezze umane .

 

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 A volte la vita è davvero imprevedibile. Ieri sera  a Roma, al ristorante di piazza del Pantheon dove ero solito vedermi con Marco Pannella, ho visto un gruppo di  turisti americani che mangiava pesce, sorseggiando un barolo Cordero di Montezemolo. La combriccola felice forse non sapeva neppure di bere un grande vino inadatto col pesce e ,meno che mai ,sapeva dei Cordero di Montezemolo, un nome che ha onorato il Piemonte, l’Italia, la Chiesa. Anche tantissimi italiani non sanno nulla di quella famiglia che appartiene alla migliore storia del nostro Paese. L’ignoranza  e l’oblio prevalgono  e la barbarie può facilmente prevalere sull’Italia civile. Il Cardinale di Montezemolo ci ricorda  invece che esiste un’altra Italia a cui guardare per uscire dal pantano.

 

quaglieni@gmail.com

Gentiloni in Piemonte: “Tutelare i piccoli comuni”

“L’impegno che prendiamo qui oggi è quello di tutelare i piccoli comuni perché sono una risorsa per tutto il Paese”. Sono le parole del presidente del  Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, che hanno chiuso – a Volpedo in Provincia di Alessandria – la sua giornata subalpina di lunedì 20 novembre che aveva avuto come tappe l’assemblea delle associazioni industriali riunite di Vercelli, Novara ed Alessandria a Vercelli, poi l’Università degli studi di Scienze Gastronomiche a Pollenzo (Cuneo) e, infine, il paese che ha dato i natali a Pellizza, l’autore del “Quarto Stato”. L’intervento del presidente Gentiloni era stato preceduto dall’appassionata introduzione del sindaco di Volpedo, Giancarlo Caldone, del presidente dell’Anci, Aldo De Caro che ha ricordato come in Piemonte ci siano 1068 comuni ed un elevato numero di cittadini viva in essi, e di Ermete Realacci, promotore della legge che è stata recentemente approvata dal Parlamento. E proprio quest’ultimo ha ricordato che “questo è soltanto l’inizio di un percorso”. Tra i presenti in rappresentanza della Valcerrina, alessandrina e torinese, i sindaci di Gabiano, Domenico Priora, di Ponzano, Paolo Lavagno, con l’assessore Pierfelice Penazzi, il consigliere Massimo Iaretti di Villamiroglio in rappresentanza del sindaco Paolo Monchietto e il sindaco di Lauriano, Matilde Casa

 

 

Il 5G sarà il turbo per il mondo IoT

A Smart Building Expo 

L’esame dei primi passi della tecnologia mobile 5G e le applicazioni in agricoltura, edilizia e sanità Mondo IoT, 5G e Smart Home. Tre temi collegati tra loro che sono stati messi sotto i riflettori da ANFoV, l’Associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione nata a Torino, che in occasione di Smart Building Expo alla Fiera di Milano ha raccolto a convegno alcuni esperti del settore. In occasione dell’incontro è stata presentata la seconda edizione del rapporto realizzato dall’Associazione sull’Internet of Things che sarà messo a disposizione dei soci e di coloro che si assoceranno nella sua versione integrale. Gaetano Pellegrino di Open Gate Italia, società di consulenza strategica, ha presentato il report che si è focalizzato sui servizi abilitati dall’IoT. Pellegrino è partito dal 5G rispetto al quale ultimamente “c’è stata una forte accelerazione con la pubblicazione da parte della Ue di tre documenti fondamentali recepiti dal MiSE che ha avviato il bando per la sperimentazione”. Il MiSE considera l’IoT un fattore fondamentale e con il bando ha contribuito ad avviare una azione corale che coinvolge Università, Centri di Ricerca, Imprese e Pubblica Amministrazione per il varo di partenariati per progetti focalizzati in buona parte su servizi innovativi per una città a 5G.

Efficiente utilizzo dell’interfaccia radio, altissimo bit rate e bassa latenza, sono alcuni dei vantaggi offerti dalla nuova tecnologia mobile che grazie al concetto del network slicing permette a ogni rete virtuale di essere dedicata a un nuovo servizio. Tutto questo offre un sicuro volano di sviluppo per le startup, la cui attività è stata recensita dal rapporto ANFoV, che lavorano anche nell’agricoltura dove si sta affermando il concetto dell’agricoltura di precisione. Mappatura, monitoraggio, controllo attrezzature, irrigazione e lotta ai parassiti sono alcuni dei campi di applicazione che spesso contemplano l’utilizzo dei droni che con il 5G potranno essere controllati tramite smartphone eliminando anche il supporto di memorizzazione locale a favore del cloud storage. La tracciabilità della filiera produttiva per la certificazione di autenticità del Made in Italy, eHealth con la possibilità di consultare i dati del paziente in tempo reale e fornire assistenza remota, monitoraggio infrastrutturale che, soprattutto in Oriente, è particolarmente utilizzato per la costruzione di nuovi edifici, videosorveglianza cittadina fino all’automotive e al contrasto del bracconaggio, sono alcuni degli ulteriori campi di applicazione presi in esame dal rapporto che rappresenta il contributo di ANFoV allo sviluppo del mondo IoT raccontato nelle varie sfaccettature dagli altri interventi del convegno (le slide saranno a disposizione di tutti sul sito ANFoV) che si sono concentrati sui progetti per la Smart Home, il ruolo del satellite in questo ambito e anche la possibile unione con l’ADSL con lo sviluppo del progetto Combo dell’Università di Roma Tor Vergata. “Il futuro è multiservizi – ha concluso Claudio Chiarenza del Consiglio Direttivo di ANFoV – ma vede anche la presenza di differenti tecnologie già esistenti e altre in arrivo come il 5G . Tutte queste realtà dovranno cooperare fra loro, ma per poterlo fare bisogna dare indirizzi, stabilire priorità e quindi sedersi attorno a un tavolo. ANFoV oggi ha messo una prima pietra per questa necessità di fare squadra e intende essere contributore e punto di riferimento per i tavoli dove poter ragionare sullo sviluppo del settore”.

Odissee, non è solo una mostra

L’esposizione, ideata dal direttore di Palazzo Madama Guido Curto e curata insieme agli storici dell’arte del museo, racconta il cammino dell’Umanità sul pianeta Terra nel corso di una Storia plurimillenaria. In mostra un centinaio di opere provenienti dalle raccolte di Palazzo Madama e da vari musei del territorio e nazionali: dipinti, sculture, ceramiche antiche, reperti etnografici e archeologici, oreficerie longobarde e gote, metalli ageminati e miniature indiane, armi e armature, avori, libri antichi, strumenti scientifici e musicali, carte geografiche, vetri, argenti ebraici e tessuti.Il percorso si articola in dodici sezioni: la preistoria, i viaggi mitologici di Ulisse ed Enea, la Diaspora ebraica, l’espansione dell’impero Romano, le cosiddette invasioni Barbariche, l’espansione Islamica, le Crociate, i Pellegrinaggi, le Esplorazioni, le Colonizzazioni, l’emigrazione europea verso le Americhe tra milleottocento e inizio ‘900, le migrazioni contemporanee. Sezioni disposte in ordine cronologico, ma anche in base a nessi di consequenzialità geopolitici. A far da sfondo a ciascuna vetrina, ci sono le grandi carte geografiche elaborate appositamente per questa mostra da Libreria Geografica che pubblica anche il catalogo.La mostra prende il via dal lento processo di diffusione della specie umana sulla Terra iniziato 60-70.000 anni fa dall’Africa verso gli altri continenti, e prosegue grazie a un impulso innato all’esplorazione ben rappresentato nei racconti dell’Odissea.

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Dopo un focus sulla diaspora ebraica, dall’antichità al XIX secolo d.C., il tema dell’incontro/scontro tra culture diverse è analizzato rivolgendo lo sguardo alla rapida espansione dell’Impero Romano lungo le vie consolari. Lo scontro tra Romani e barbari viene evidenziato in tutta la sua drammaticità nello straordinario pettorale da cavallo in bronzo, noto come balteo, proveniente dal MAR-Museo Archeologico di Aosta, eccezionalmente prestato per l’occasione. Il dominio romano riesce tuttavia, come nessun altro regno precedente, a integrare popoli di lingua, tradizioni e religioni diverse, fino al IV secolo quando i confini dell’impero devono cedere alla pressione delle popolazioni asiatiche e germaniche in arrivo da Est. In seguito a queste “invasioni”, avviene una profonda trasformazione del tessuto istituzionale e sociale dell’impero romano, fino alla sua repentina disgregazione. Alcuni reperti di arte ostrogota e longobarda rinvenuti in territorio piemontese testimoniano l’immissione di tradizioni e stili di vita nuovi che contribuirono nei secoli a definire progressivamente l’identità europea. Momento cruciale è il confronto tra la grande tradizione della cultura islamica e le élites europee avvenuto con le Crociate, germe di parallelismi anche culturali e figurativi. Comune a tutti i tempi e a tutte le religioni è la pratica del pellegrinaggio, che porta ogni anno milioni di persone a spostarsi, solitarie o in massa alla ricerca di un contatto più diretto con il sacro. Il racconto prosegue con i viaggi di esplorazione verso l’Africa, alla ricerca di una possibilità di circumnavigare il globo verso Oriente e verso Occidente, che portarono alla scoperta dell’America e successivamente a una politica di colonizzazione di nuovi territori da parte delle potenze europee.

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Gli oggetti in vetro provenienti dal Museo dell’arte vetraria di Altare (Savona) e un pianoforte meccanico di inizio Novecento dal Musée Savoisien di Chambéry sono invece gli emblemi di quell’emigrazione di cittadini italiani che tra Otto e Novecento si spostarono in Francia e in Sud America in cerca di un futuro migliore portando con sé competenze professionali importanti per lo sviluppo economico e culturale dei loro Paesi d’adozione. Il percorso si conclude con un accenno alle migrazioni di oggi, emblematicamente rappresentate da un’opera specchiante dell’artista contemporaneo Michelangelo Pistoletto intitolata Love Difference che raffigura il bacino del Mar Mediterraneo sullo sfondo di una bandiera immaginaria.  Al centro dell’allestimento si libra un’antica Piroga di Panama proveniente dai depositi del Museo civico di Arte Antica di Palazzo Madama, che qui assurge ad emblema del viaggio nei secoli. Numerosi e significativi i prestiti di musei e istituzioni culturali della Città e del territorio,  quali il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino, i Musei Reali di Torino, il Museo Egizio, il Museo Regionale di Scienze Naturali, il Museo di Anatomia Umana, il Museo Archeologico di Aosta, il Museo Leone di Vercelli, la Fondazione Arte, storia e cultura ebraica a Casale Monferrato e nel Piemonte Orientale Onlus, la Comunità ebraica di Torino e la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo. Altri importanti prestiti arrivano da vari musei italiani, tra cui il Museo Nazionale del Bargello di Firenze, il Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli, Palazzo Ducale di Urbino e il Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico Luigi Pigorini. Arricchisce la sezione dedicata all’emigrazione italiana tra Otto e Novecento anche un significativo prestito proveniente dal Musée Savoisen di Chambery.

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Accompagna la mostra un fitto calendario di iniziative per il pubblico: conferenze con specialisti (storici dell’arte, antropologi, archeologi, storici) in collaborazione con la casa editrice Il Mulino; attività di laboratorio sulla rappresentazione grafica del mondo in collaborazione con Libreria Geografica; laboratori per le scuole dai 3 ai 18 anni; laboratori con stranieri aderenti ai CPIA – Centri Provinciali Istruzioni Adulti; laboratori di educazione alla cittadinanza in collaborazione con Onlus del territorio. Sarà anche creato un archivio partecipativo grazie al contributo dei visitatori a cui sarà chiesto di lasciare la propria testimonianza proveniente dal passato di migrazione proprio o di familiari a loro vicini: il ricordo di un cibo, di un oggetto, di un profumo, di una situazione saranno il bagaglio che la mostra lascerà alla comunità cittadina.

Ecco la prima Cell Factory made in Piemonte

Le nuove potenzialità della Terapia Cellulare e Genica

Sabato sono state presentate le attività della nuova Cell Factory, la prima Officina farmaceutica in Piemonte, che ha ottenuto a luglio 2017 l’autorizzazione dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).

Sono intervenuti, tra gli altri, Fiorella Altruda  Direttore del Centro Biotecnologie Molecolari, Giuseppina De Santis – Assessore delle Attività Produttive della Regione Piemonte e Gian Paolo Zanetta – Direttore Generale Città della Salute di Torino.

La Cell Factory dell’Università di Torino si configura come Centro di ricerca di eccellenza nel panorama nazionale ed internazionale per la sperimentazione clinica e la cura di malattie rare tra cui quelle su base genetica, grazie anche alla dotazione di strumentazione assolutamente all’avanguardia, e si inserisce comepunto di partenza del progetto più ampio del Parco della Salute.

La Cell Factory sarà adibita alla preparazione di cellule staminali adulte per l’applicazione clinica in terapia cellulare e terapia genica, nonché alla produzione di medicinali sperimentali sterili, preparati in asepsi. Le cellule destinate all’applicazione clinica devono essere coltivate seguendo le norme GMP (Good Manufacturing Practices), adottate dalle industrie farmaceutiche nella produzione dei farmaci. Secondo le recenti normative europee i prodotti delle colture cellulari rientrano nella categoria dei farmaci per terapie avanzate.

Nella prima applicazione clinica la Cell Factory verrà utilizzata per la preparazione di cellule staminali umane epatiche (HLSC), riconosciute dall’ European Medical Agency (EMA) come “orphan drug” da utilizzare in terapia cellulare in pazienti affetti da insufficienza epatica acuta (Studio Clinico di fase I “Human Liver Stem Cells in adult patients affected by Acute Liver Failure (ALF) and ineligible for liver transplantation”).

 

Rappresenta, inoltre, un asset importante che andrà sviluppato alimentando lo svolgimento di nuovi filoni di ricerca traslazionale che, partendo dalla ricerca di base e dalla preclinica, arriveranno alla clinica.

 

Saranno coinvolti, in questa prima fase, circa 50 tra docenti e ricercatori dei Dipartimenti di Biotecnologie, Scienze Mediche e Scienze Chirurgiche, ed 8 ricercatori / operatori. Dal prossimo anno saranno attivaticorsi di didattica per operatori che operano all’interno delle Cell Factory.

La struttura, inserita presso il Centro Biotecnologie Molecolari, è stata realizzata nel 2007-08 dall’Università di Torino, grazie al contributo della Regione Piemonte, e nel 2014 è stata sottoposta a revisione funzionale della strumentazione e degli impianti.

 

Sarà diretta dalla professoressa Fiorella Altruda (Site Manager Cell Factory), dal professor Lorenzo Silengo(Vice Site Manager Cell Factory) e dalla dottoressa Monica Gunetti (Quality Assurance Cell Factory).

Edilizia, la crisi continua. Nel Torinese 9 mila posti di lavoro persi negli ultimi anni

Sono più di 9.000 i posti di lavoro persi dal 2008 ad oggi  in provincia di Torino, mentre gli iscritti alla cassa edile passano da 18.376 a 9.184 e 1.880  le aziende chiuse. I sindacati del settore edile hanno organizzato un sit in davanti alla sede Ance, l’associazione dei costruttori, e lanciano l’allarme in attesa dello sciopero nazionale del 18 dicembre per il rinnovo del contratto nazionale, ormai scaduto da più di un anno. “Il settore – spiegano  all’Ansa Marco Bosio (Fillea Cgil) Gerlando Castelli (Filca Cisl) e Claudio Papa (Feneal Uil)- è sempre più in crisi e il  mancato rinnovo del contratto per 1 milione e mezzo di dipendenti in Italia contribuisce a danneggiare i lavoratori. Chiediamo l’ aumento salariale e il contratto di cantiere contro il dumping contrattuale di aziende che lavorano irregolarmente, facendo uso di lavoro nero o di contratti non edili (con minori tutele)” Nella sola provincia di Torino si stimano  3.000 lavoratori in nero e 4.200 con contratti non edili, come metalmeccanici, multiservizi, terziario, florovivaisti.