redazione il torinese

Soprattutto i problemi chiudono il festival: qualcuno non ci crede più?

DAL NOSTRO INVIATO AL TFF

Elio Rabbione

È il regista israeliano Ram Nehari a stravincere con il suo Al Tishkechi Oti / Don’t forget me il premio per il miglior film del TFF 35 che si è chiuso ieri. La giuria, capitanata da Pablo Larrain, ha scelto questa storia dove ad un sottofondo di amarezza s’intrecciano messaggi e momenti d’amore, di disperata esistenza, di rappresentazione vera della instabile condizione psichica con cui convivono i due giovani protagonisti, una ragazza anoressica lei, un suonatore di tuba lui, entrambi nella speranza di una vita normale, eccezionali attori, lui, Nitai Gvirtz, si porta a casa il premio per la migliore interpretazione maschile, lei, Moon Shavit, lo condivide con Emily Beecham, sconquassata eroina di Daphne dell’inglese Peter Mackie Burns. Eccezionale ritratto di ragazza disinibita e dolorante, giri nei bar alla ricerca di alcol e sesso, qualche tiro di cocaina per tenersi a galla, l’aspirazione ad una promozione a secondo chef nel ristorante in cui lavora. Il film, pur con una bella scrittura, approfondita, capace di scavare in ogni piega, è tutto dell’attrice, capace di nascondersi e di mettersi sfacciatamente in gioco dietro quel visino cui tutti regalano i vent’anni, mentre ha già superato il decennio successivo.

Con il premio di 7000 euro della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo vivaddio la giuria si è ricordata di A fabbrica de nada del portoghese Pedro Pinho, il racconto della lotta di un gruppo di operai cui viene “rubato” il posto di lavoro, un caso singolo che drammaticamente, con grande incisività, ci rende il quadro della situazione del paese lusitano. Paiono al contrario a chi scrive sopravvalutati (forse) quel Kiss and cry delle francesi Chloè Mahieu e Lila Pinell, ad inseguire un gruppo di giovani pattinatrici, emblematiche nella loro instabilità di gesti e movimenti, tra bullismo e malate amicizie, l’amore per lo sport e le insicurezze, che si guadagnano il premio per la miglior sceneggiatura e la menzione speciale della giuria; e (decisamente) Lorello e Brunello di Jacopo Quadri (ancora qui una menzione della giuria), chiacchierate quotidiane su quanto è dura la campagna, la lotta contro l’industrializzazione, i commenti dei vecchi saggi, il ripetersi delle azioni, le solitudini, il lavoro. Dimenticando più alti esempi, come À voix haute del francese Stéphane De Freitas, intorno al concorso che ogni anno all’interno dell’Università di Saint-Denis, alle porte di Parigi, intende premiare il miglior oratore, un traguardo che arriva tra divertimento e ricordi dolorosi, tra tecniche precise ed emissioni di fiato perfette, tra gestualità mai gratuita, inneggiando alla bellezza e alla importanza della parola in un’epoca che ormai ne è priva. Un premio a questo titolo è arrivato dal pubblico, e questo dovrebbe dirla lunga: ma, al di là della nota di entusiasmo, ci pare davvero poco. O il clima di amori e sospetti soprattutto che è alla base di Beast di Machael Pearce o The death of Stalin di Armando Iannucci, scozzese di padre napoletano, dove si ride con rabbia davanti alle trame e ai comportamenti dei dirigenti sovietici all’indomani della morte del dittatore.

Fuori dal concorso, rimangono titoli che anche si sono amati, di cui speriamo poter riparlare ad una auspicabile uscita italiana. Quasi tutti di area angloamericana, da Darkest Hour di Joe Wright, con un eccezionale Gary Oldman nelle vesti di Churchill in un maggio del ’40 in cui dover decidere, ancora privi dell’appoggio statunitense, l’entrata in guerra contro un nemico nazista pronto a impadronirsi dell’intera Europa (in uscita a gennaio), a The disaster artist dove un altrettanto efficace, ed istrionico, James Franco, si cala nel personaggio di Tommy Wiseau, colpevole di essere entrato nella storia del cinema con quello che fu definito “il più brutto film che sia mai stato girato”; da L’uomo che inventò il Natale, ovvero l’occasione per Dickens a corto di quattrini e con una affollata famiglia da sfamare di trovare l’idea letterariamente giusta, a Final portrait, firmato da Stanley Tucci, dove Geoffrey Rush impersona Alberto Giacometti o Mary Shelley con Elle Fanning. Come per puro divertimento, nella sua semplice onestà, aspettiamo il film inaugurale, Ricomincio da me, non fosse altro per la recitazione di tre glorie britanniche, o il film che ha chiuso il festival, The Florida Project, già in odore di Oscar, o la riserva indiana che nasconde delitti in The wind river di Taylor Sheridan. O ancora Cargo di Gilles Coulier, che non avrebbe sfigurato in concorso, tre fratelli pescatori, differentemente coinvolti con la vendita del peschereccio di famiglia, al momento in cui il padre è in coma.

Restano i premi e i titoli che vedremo, restano assai più pressanti i tanti problemi del festival che all’indomani della sua chiusura lascia un conto negativo di sale a disposizione in meno (e la mancanza s’è sentita), di quattrini tagliati, di titoli eliminati. Certo, rimangono le file interminabili e compatte del pubblico (ma le cifre ufficiali non sono ancora comparse), le discussioni, la certezza che questo festival può e deve vivere senza tappeti rossi, senza il gossip del momento o senza le presenze di gente di cinema che hanno la faccia di essere riempitivi o pubblicità al lavoro fatto e presto in uscita; e poi la vivacità, la disponibilità dei tanti volontari e, uscendo dalle sale, i bar e i ristorantini dove fare un boccone veloce che negli otto giorni di festa e programmazione credo non se la siano poi tolta tanto male. Ma si è avvertito che la macchina non era ben oliata, che i sorrisi erano stretti, che l’inverno del nostro scontento aveva ormai bussato alle porte (per ripetere un film poco amato, quello di Roberta Torre). Emanuela Martini è giunta alla fine del suo mandato, vicedirettrice prima e piena responsabile negli ultimi quattro anni, continua a ripetere che ripartirebbe volentieri, che ha imparato ma che ha anche dato molto, che il pubblico torinese è impagabile: “Ma ogni decisione spetta al Museo”. Un Museo che, tra le tante e pericolose mareggiate, ha un direttore pro-tempore e ne attende uno stabile. Insomma, è necessario pensare già al futuro e il futuro, su cui stanno scritte per ora soltanto le date del 2018 (23 novembre – 1 dicembre), è troppo vicino. È necessario avere il tempo per lavorare, per mantenere la cifra di sempre e inventarsi cose nuove, per combattere contro i soldi che hanno tutta l’aria di voler scendere ancora, per svegliare una giunta che pare credere sempre meno nell’operazione (non soltanto culturale). Tutto per evitare che un grosso bagaglio torinese prenda altre strade, tutto per scongiurare che quello che si è costruito negli anni di scoperte, di piacere visivo, di intelligenza ci venga a mancare.

 

 

 

Scherma: la russa Deriglazova vince il Grand Prix FIE di Torino

di Claudio Benedetto                         TUTTE LE FOTO SU WWW.FOTOEGRAFICO.NET


 

 

Ieri al PalaRuffini, come ormai tradizione, si è svolto il Grand Prix FIE di Fioretto Femminile, Trofeo Inalpi. Tre Italiane sul podio ma vittoria che va alla russa Inna Deriglazova, olimpionica a Rio2016 e campionessa del Mondo in carica. In finale la russa ha sconfitto l’azzurra Alice Volpi in quella che è stata la riproposizione della finale iridata dello scorso luglio a Lipsia, Germania. Punteggio della finale 15-9, dopo che la russa in semifinale aveva superato Arianna Errigo rimontandole bel 6 punti da un passivo di 8-14 al risultato finale di 15-14, il tutto in meno di due minuti.Grande rammarico quindi per la nostra atleta monzese che ha visto sfumare l’accesso alla finale perdendo comunque contro una grande, e molto fredda, campionessa. Oggi si torna al Palazzetto per la gara maschile, in pedana ben 13 azzurri che cercheranno di ripetere il risultato delle compagne, magari occupando il gradino più alto del podio… le premesse ci sono tutte, vedremo!

Ecco di seguito i risultati delle gare di ieri (dai quarti di finale, quindi con le migliori 8):


Finale
Deriglazova (Rus) b. Volpi (ITA) 15-9

Semifinali
Deriglazova (Rus) b. Errigo (ITA) 15-14
Volpi (ITA) b. De Costanzo (ITA) 15-8

Quarti
Deriglazova (Rus) b. Nam (Kor) 15-6
Errigo (ITA) b. Favaretto (ITA) 15-8
Volpi (ITA) b. Thibus (Fra) 15-11
De Costanzo (ITA) b. Tripapina (Rus) 15-12

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

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La grande Russia di Pasternak –  Asproni, non flectar – Il Velo di Gian Luca Caffarena – Il finto e il vero Natale A Torino – Un angolo di Sicilia in città 

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La grande Russia di Pasternak

Quest’anno ricorre il centenario della Rivoluzione d’Ottobre destinata a cambiare la Russia e parte del mondo.Il terrore dei bolscevichi determinò una svolta storica. Anche tanti Paesi d’Europa come la Polonia,l’Ungheria, la Bulgaria,la Romania,la Germania dell’Est dovettero vivere e soffrire sotto il giogo comunista.Non fu solo lo Stalinismo a determinare quelle situazioni drammatiche perché la responsabilità storica ricade sul Comunismo sovietico nel suo insieme,in primis su Lenin e Troskij. Ma ricorre anche un altro anniversario che rivaluta la storia e la cultura russa,collegandola a quella di Tolstoi e di Chekov:il 60° della pubblicazione in Italia del romanzo di Boris Pasternak Il dotor Zivago,un capolavoro vincitore del Premio Nobel che lo scrittore non poté andare a ritirare per il divieto assoluto delle autorità sovietiche. Fu merito di un editore di sinistra come Giangiacomo Feltrinelli che sfidò ogni minaccia e rifiutò ogni lusinga volta ad impedire la pubblicazione di Pasternak. Il romanzo fu pubblicato legalmente in Russia solo nel 1988,dopo che l’autore era morto nel 1960 in povertà ,non aiutato da chi in Italia aveva pubblicato il suo libro e si arricchiva con la sua vendita. Nel libro si racconta una drammatica ed appassionata storia d’amore con Lara che ha per sfondo la guerra civile tra russi bianchi e rossi a seguito della Rivoluzione d’Ottobre. Mio suocero Roger Pegnaieff che ebbe il padre assassinato insieme alla famiglia dai bolscevichi e si salvò miracolosamente da quella strage, mi parlava spesso di quel libro. Il modo per ricordare quegli anni terribili che sfociarono in una dittatura disumana,mi diceva, è leggere Pasternak che di fronte al realismo dell’arte sovietica asservita al regime,scrisse ispirandosi ai valori universali della libertà.

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Asproni, non flectar 
Patrizia Asproni ,g ià Presidente della Fondazione Torino Musei, deus ex machina del successo di Torino con l’allestimento di grandi mostre,è una donna molto gradevole e gentile,una donna che opera a livello internazionale,intrattenendo rapporti con l’intero mondo artistico dei diversi continenti. Ma ha anche un carattere di ferro che non si piega alle arroganze di Appendino a cui ha sbattuto la porta. E’ discendente di Giorgio Asproni, patriota e deputato al Parlamento subalpino e poi al Parlamento italiano per 9 legislature. Nel 1859 fornì armi e soldi per i volontari,partecipando successivamente alle spedizione dei Mille. Fu un irriducibile avversario di Cavour e della destra storica,ma in lui vibrò soprattutto il suo animo di patriota. Divenne amico oltre che di Garibaldi,di Cattaneo,di Mazzini. L’epitaffio sulla sua tomba recita queste due semplici parole che sono il programma di tutta una vita : Non flectar,non mi piegherò . Patrizia Asproni applica orgogliosamente quel motto nella sua vita . “La Stampa” , un tempo, aveva per motto in testata “Frangar non flectar, poi qualche direttore realistico e accomodante ha avuto il buon senso di eliminarlo.Il giornale si era piegato,senza spezzarsi,al fascismo. Ma anche a tanti altri poteri. Non a caso non ha dedicato un rigo a Patrizia Asproni, premiata a Torino ad un anno di distanza dal suo sdegnoso e sdegnato abbandono di un carica che ricopriva a titolo gratuito. 

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Il finto e il vero Natale A Torino

il Natale è iniziato addirittura ad ottobre con luminarie di artista e di negozianti. Un clima artefatto,costruito anzi tempo. Le luci d’artista non sono più neppure un’attrattiva turistica,esse sono ormai obsolete,sempre uguali da troppi anni,con costi di manutenzione proibitivi. Le aperture domenicali dei negozi sono ormai quasi la norma. Spesso i negozi restano deserti perché la crisi morde e costringe a limitarsi a vedere le vetrine luccicanti,senza varcare la soglia degli esercizi commerciali. Ma il clima natalizio è meramente commerciale. Si è persa l’anima del Natale vero, i presepi scompaiono perché considerati un’offesa ai musulmani,i canti tradizionali non si sentono più,la Novena del Natale sopravvive alla Chiesa di San Lorenzo,cantata in latino: “Regem venturum dominum adoremus…”. Solo il Parroco di “San Pietro e Paolo” ,un salesiano colto e coraggioso,don Mauro, che vive nel cuore di San Salvario,è consapevole della necessità di tutelare l’identità cristiana. Don Bosco giunse l’8 dicembre del 1847-170 anni fa- e cominciò la sua missione in una zona già molto difficile allora. Oggi quell’area è esplosiva anche per i conflitti esistenti tra gli stessi musulmani. E va citato anche il grande presepe meccanico di via Po presso la Chiesa dell’Annunziata dove mi portavano bambino e dove sono tornato,ritrovando le stesse, immutate emozioni di un tempo. Che cosa dovrebbe essere il Natale ce lo ricorda un filosofo laico come Massimo Cacciari , non credente : Gesù non è un dio che stabilisce una relazione con gli uomini,ma è Dio che si fa uomo per redimere l’umanità con il suo sacrificio in Croce. Pensiamoci in questi giorni che ci dividono dal Natale e diamo un aiuto a chi non ha nulla. Non c’è bisogno di andare alle aste benefiche promosse dalle madamine torinesi,basta guardarsi attorno ,purtroppo,quasi ad ogni angolo di Torino.

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Il Velo di Gian Luca Caffarena

Il velo è quello tra realtà ed apparenza che copre le vicende di una famiglia di imprenditori genovesi, che si snodano nella parabola discendente di tre generazioni. Il patrimonio, le liturgie domestiche, la Ditta, il buon nome: tutto si sgretola attraverso il decadimento individuale e storico in un affresco tragico in cui la borghesia novecentesca viene fotografata dall’autore con  sguardo disincantato. Sullo sfondo  della storia della famiglia Olivari ricca di cantieri, industrie, poderi agricoli, attività edilizie e finanziarie in Liguria e nel Basso Piemonte, passan la Seconda Guerra Mondiale, la ricostruzione faticosa e coraggiosa, il “miracolo economico”, i rivolgimenti sociali ed economici, che si intrecciano con i tradimenti, i segreti incoffessabili, le morti misteriose, i rapporti ambigui tra la borghesia della “Superba” e i reietti dei suoi bassi vicoli antichi. Un noir che attrae per le sorprese e gli svelamenti, ma che fa anche meditare sul decadimento storico di una società senza più grandi speranze. L’autore è un personaggio della cultura torinese ed è di origini genovesi.  Anticonformista,libero nel pensiero che mal si concilia con il conformismo subalpino. Forse paga il fatto di aver intervistato un mostro sacro come Umberto Eco,svelando un pensiero che Eco avrebbe voluto mantenere nascosto in relazione al ’68.Oltre che un narratore affascinante è anche un giornalista corrosivo che non accetta imposizioni.Torino dovrebbe leggere il suo ultimo libro su cui ha faticato per anni,raggiungendo un livello di eccellenza con una vivacità di scrittura oggi molto rara.Il libro descrive una saga familiare genovese, che può essere paradigmatica per tante altre famiglie italiane.Tra le troppe cocottes del giornalismo torinese,davvero troppe e sgangherate,Caffarena è un chierico che non tradisce, per dirla con Benda.

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Un angolo di Sicilia a Torino 
Ha aperto un bar pasticceria siciliana nel cuore di Torino, in via Goito 1 angolo corso Vittorio Emanuele,”Mizzica! “ dove si possono gustare cannoli e cassate confezionati come si deve.
Mancava nel centro un negozio del genere da quando Immordino , lo storico Immordino, scelse di trasferirsi in periferia. Il negozio di Giovanni Immordino ,nato subito dopo la guerra vicino alla Consolata,trasferitosi poi in via Urbano Rattazzi, cedette poi la pasticceria al lavorante e visse gli ultimi anni a San Remo. Era stato in guerra con mio padre e si onorò della sua amicizia. Riavere a portata di mano i cannoli sarà un’occasione per tanti siciliani per ritrovarsi. Nella bottega vicino alla Consolata tanti anni fa si ritrovavano il questore di origini siciliane,ufficiali dei carabinieri,magistrati, gente comune. Immordino ogni volta mi regalava un carrettino siciliano. Ci andava anche un notissimo coiffeur, Salvatore Cupani, mancato immaturamente. Erano i siciliani che hanno arricchito Torino con il loro lavoro che decretò il loro successo

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LETTERE  scrivere a quaglieni@gmail.com

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I giornali e la cultura

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Caro professore,
Noto con con piacere che,se voglio essere informato delle attività culturali di Torino , ci sono due possibilità : Il Torinese on line e Torino7 cartaceo.Gli altri giornali intonano le pagine della cultura-compreso il nuovo Corriere di Torino- con paginate sul Circolo dei lettori,su Torino film festival e non informano. Loro scelgono gli eventi, io lettore vorrei esserne informato brevemente e dettagliatamente. Viene a mancare un servizio al lettore. Il giornalista si sostituisce a noi che leggiamo.  Nicola Tesio 

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Concordo totalmente con Lei, forse così i giornalisti possono favorire i loro amici e non faticare a raccogliere i tanti eventi che ,malgrado tutto, caratterizza la vita culturale torinese che vive anche per il sacrificio dei tanti volontari. Solo chi si affida ad un ufficio stampa che costa parecchi soldi, può avere la certezza di ottenere spazio sui giornali. O è costretto a fare pubblicità a pagamento. Ne va dimezzo il pluralismo culturale di Torino.

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(In)sicurezza

Caro Quaglieni,
Ho letto che nella Metropolitana di Torino c’erano gli estintori scaduti da due anni.
Un ennesimo segno che Torino è regredita.Sono indignata. Non guarda neppure più la sicurezza minima. Giulia E.

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Precisiamo che sono scaduti in circa la metà delle fermate.Il che non è comunque poco.Avrebbero dovuto essere revisionati entro novembre 2015.La ricarica non è stata fatta.Quaranta milioni di viaggiatori sono transitati in condizioni di insicurezza. C’è da chiedersi cosa ha fatto chi era incaricato dalla vigilanza e della manutenzione degli estintori. Purtroppo ci sono tanti altri segnali di degrado urbano,di trascuratezza, di inerzia.Torino vive un momento tragico,ma anche le altre città non sono tanto migliori. E’ una magra consolazione perché è l’intero sistema Italia che sta andando a pezzi. Purtroppo.

Italia dove vai?

Il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) fotografa, con il suo 51 rapporto, il Bel Paese che tanto bello non è più da vent’anni. Seppur quest’anno ci sia stata la crescita (metà però di quella delle altre nazioni europee) e non congiunturale, ma probabilmente strutturale, a sentire l’ex ministro dell’Economia Domenico Siniscalco (attualmente Vicepresidente della Morgan Stanley), gli italiani non hanno fiducia in nessuno che li rappresenta e dirige l’Italia: l’84% degli italiani non ha fiducia nei partiti politici, il 78% nel Governo, il 76% nel Parlamento, il 70% nelle istituzioni locali, sia Regioni che Comuni. Se la fiducia è una cosa seria, come recitava uno slogan pubblicitario, la sfiducia riguarda tutti e non perdona nessuno.

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A riprova, ne sono l’aumento progressivo degli assenteisti alla elezioni. Se il 60% è insoddisfatto di come funziona la democrazia nel nostro Paese, va ancor peggio per il 64% che è convinto che la “gente”, il popolo non conti nulla, fino ad arrivare al 75% che valuta negativamente l’erogazione dei servizi pubblici in relazione al costo. Il Censis rileva che: “non sorprende che i gruppi sociali più destrutturati dalla crisi, dalla rivoluzione tecnologica e dai processi della globalizzazione siano anche i più sensibili alle sirene del populismo e del sovranismo”. Ne consegue che il rancore, l’astio nei confronti di tutti e di tutto la fa da padrone. Un’Italia che cambia (male aggiungiamo noi) di conseguenza stravolge e rivoluziona le classifiche delle cose importanti che nell’ anno che sta per finire stanno peggiorando rispetto al censimento che fotografa la situazione, per buona parte, dello scorso anno. L’amara classifica fa registrare che: i social network si posizionano al primo posto (32,7%), per fortuna resiste il mito del “posto fisso(29,9%), ma chi lo avrà più? inseguito dallo smartphone (26,9%), dalla cura del corpo -i tatuaggi e la chirurgia estetica – con il 23,1% e drammaticamente dal selfie (21,6%) per tutte le occasioni; precedendo il sogno della prima casa che fa registrare solo il 17,9% e quello di un valido titolo di studio come strumento per accedere al lavoro e di gratificazione sociale (14,9%). Stranamente, tra i desideri, l’auto nuova scende al (7,4%) e il cinema non conta quasi più nulla facendo registrare solo il 2,1% delle indicazioni. Con una maggioranza schiacciante vincono i social network e internet (26,6%) che anche per ridurre il costo delle intermediazioni fa registrare la crescita del Web per il “fai da te“.

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Alla fine si taglia su tutto, ma non su Smartphone e computer. In questo, avvilente panorama, crollano gli investimenti pubblici non solo a causa del Patto di Stabilità, ma anche per via della burocrazia e del recepimento troppo rigido delle normative europee. Ancora una volta si registra il sommerso, ma non è più quello degli anni ’70, che nascondeva aree di grande produttività, di sviluppo e ricchezza. Questo è un sommerso “post terziario”, statico che non crea sviluppo, benessere e non funge da volano per l’economia con lavori spesso affidati a multinazionali con maestranze all’estero Albania,Romania, India ecc.) e tasse pagate all’estero o non pagate del tutto. Anche quest’anno tirano ancora il turismo e l’export per chi ha capacità di autofinanziamento perché le Banche (non solo per colpa loro) ai piccoli imprenditori non erogano credito. La strada per risalire la china sarà lunga e non si vede nulla o quasi all’orizzonte che faccia ben sperare. Se l’Italia fa registrare ancora un grande sommerso è anche quella dei lavoretti, dei lavori a partita Iva. Concludiamo con frasi dello scrittore Giovanni Arpino: ” Vivi in pace e dà pace“, ma aggiungiamo noi, di questi tempi, chi ti fa vivere in pace e soprattutto chi te la dà?, e in particolar modo sarà possibile che, “risorgeremo salvatori”… solo se crederemo nell’italianità!

Tommaso Lo Russo

Open District.to: crowdfunding per l’opportunità creativa

E’ partita il 20 novembre, sulla piattaforma www.eppela.com, con il sostegno della Regione Piemonte e Finpiemonte, la campagna crowfunding per Open District.To, un nuovo modo di concepire la creatività e il design che vedrà  due quartieri di Torino (San Salvario e Torino Centro) coinvolti in un laboratorio a cielo aperto per fare emergere nuove realtà legate all’arte, alla moda e al design. L’obiettivo della manifestazione è quello di creare partecipazione attiva grazie all’apertura delle botteghe, dei negozi e delle attività dei due quartieri che per i quattro giorni della manifestazione (dall’1 al 4 marzo 2018) apriranno le loro porte a giovani artisti e designer che potranno esporre e far conoscere le proprie creazioni. Partecipare al crowdfunding significa aiutare GolfArt, l’Associazione che organizza l’evento, a costruire questo laboratorio di condivisione e sperimentazione artistica:  le donazioni saranno destinate all’organizzazione dell’eventoalla comunicazione e alla promozione,  all’allestimento delle location e, last but not least, al sostegno dell‘Associazione Accessibile a Tutti, che lavora per abbattere le barriere architettoniche e culturali della città di Torino.

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Per donazioni: https://www.eppela.com/it/projects/16867-open-district

Per informazioni: GolfArt, tel. 342 6081513, email: associazionegolfart@gmail.com

Lunedì il Forum Regionale dei nuovi cittadini e delle nuove cittadine

 

Si terrà lunedì 4 dicembre alle ore 16.30 presso l’Aula Darwin della Struttura Didattica Speciale per le Biotecnologie in Via Nizza 52 a Torino la riunione dell’istituendo Forum Regionale dei nuovi cittadini e delle nuove cittadine: «Questo strumento si inserisce nel contesto strutturale delle politiche per l’inclusione della popolazione straniera che la Regione Piemonte ha messo in campo negli ultimi anni. Il Forum, previsto dal testo del nuovo disegno di legge regionale sull’Immigrazione e al momento al vaglio della I e III Commissione del Consiglio regionale, è fondamentale nel processo di coinvolgimento dei residenti stranieri presenti sul nostro territorio, ma anche di chi opera nel settore» – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora all’Immigrazione della Regione Piemonte. «Durante la riunione di lunedì illustreremo i progetti che stiamo mettendo in campo grazie al Fondo Asilo Immigrazione e Integrazione e con il protocollo firmato con i Centri Servizi Volontariato, a sostegno delle associazioni di migranti. A loro sottoporremo anche il piano di attuazione della legge regionale numero 5 contro ogni forma di discriminazione, la cui utilità è davanti agli occhi di tutti ogni volta che si legge sui giornali di un caso di razzismo o xenofobia. Affronteremo anche la progettazione della cooperazione decentrata per la quale ci siamo posti l’obiettivo di coinvolgere le diaspore, in un percorso analogo a quello intrapreso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale» – ha continuato Monica Cerutti, «Stiamo cercando di costruire politiche che non siano emergenziali ma strutturali rafforzando il legame tra la comunità piemontese e i nuovi residenti. È solo attraverso la partecipazione ai processi decisionali e la conoscenza reciproca che si può creare un contesto sociale coeso e sicuro» – ha concluso Monica Cerutti, assessora all’Immigrazione della Regione Piemonte.

Assoluti, due medaglie e un record italiano a staffetta per Alessandro Miressi

Terza medaglia della carriera nei 100 stile libero dei Campionati Italiani Assoluti per Alessandro Miressi, la seconda di bronzo dopo quella dei Primaverili dello scorso aprile (nel dicembre 2016 fu argento). Il 19enne torinese tesserato per Fiamme Oro Roma e Centro Nuoto Torino e allenato da Antonio Satta, azzurro l’estate scorsa ai Mondiali e alle Universiadi, l’ha conquistata oggi nella prima giornata degli Assoluti Invernali, in programma fino a domani sera allo Stadio del Nuoto di Riccione. Come detto nei 100 stile libero, distanza di cui Alessandro detiene la miglior prestazione italiana stagionale in vasca lunga. Oggi ha dimostrato di trovarsi a suo agio anche in vasca da 25 metri, concludendo la prova in 47”38 (passaggio 22”63) alle spalle di un velocissimo Lorenzo Zazzeri (Esercito/Florentia, 46”72) e di Luca Dotto (Carabinieri/Larus Nuoto, 47”30), giunto davanti ad Alessandro per soli 8 centesimi. Si tratta della miglior prestazione di questo inizio di stagione per Miressi, che tre settimane fa al Trofeo Nico Sapio di Genova aveva vinto con il tempo di 47”88. Da ricordare che in mattinata l’atleta torinese aveva conquistato titolo e record italiano di società della 4×50 stile libero con la staffetta delle Fiamme Oro Roma

Lavoro e pensioni, i conti non tornano. In 20 mila su 300 pullman per il corteo Cgil

In  300  pullman giunti da Piemonte, Lombardia, Liguria, Valle d’Aosta, e anche da Trentino, Veneto e Friuli ventimila (secondo i sindacati) lavoratori della Cgil si sono snodati in corteo, nonostante la neve,  da stazione di Porta Susa fino in piazza San Carlo. Nel cuore della città il  collegamento video con la leader Cgil  Susanna Camusso. Lo slogan dei manifestanti:  “Pensioni: i conti non tornano”. “Scendiamo in piazza perché c’è una differenza tra le cose promesse, quelle concesse e quelle che ci lasciano fare”, spiega a Repubblica  il segretario Cgil Piemonte, Massimo Pozzi.  La legge di bilancio che si sta discutendo in Parlamento, secondo i sindacalisti “non contiene interventi per l’ occupazione e non fornisce risposte ai cambiamenti della legge Fornero e alle esigenze dei giovani”.

 

(foto: Sergio Pacchiotti)

Day Hospital Oncologico, Open Day al Mauriziano

Sabato 2 dicembre dalle ore 14,30 Open Day all’ospedale Mauriziano di Torino dal titolo “Dietro il sipario”. Lo staff del reparto 3 DH Onco-Ematologico apre le porte ed invita tutti ad un percorso informativo a sorpresa. Alle 17 si svolgerà un breve concerto anni ’60 e per finire un brindisi di buone feste con un rinfresco per gli auguri di Natale realizzato anche grazie al contributo del Bar Caffetteria Babila. In un’ottica di umanizzazione delle cure sempre più attenta alle esigenze dei pazienti, l’ospedale Mauriziano di Torino propone un “Open Day” per tutti coloro che a vario titolo hanno  la necessità di frequentare i servizi di Ambulatorio e Day Hospital Onco-Ematologico (Padiglione 3A, Corridoio Magellano).

I principi che sostengono  tale iniziativa si ispirano al fatto che un’informazione corretta e completa è lo strumento cardine per un’alleanza terapeutica strategica al fine di garantire la qualità e la sicurezza delle cure. Il coinvolgimento dei pazienti e dei familiari nel processo di cura, oltre ad essere considerato parte del percorso clinico-assistenziale, è indispensabile per l’efficacia terapeutica, poiché aumenta il grado di compliance della persona e favorisce l’adesione alla terapia farmacologica. In occasione quindi delle prossime festività natalizie si propone un pomeriggio “aperto” per i pazienti, i loro familiari e “care-givers”, con l’obiettivo di illustrare le attività meno visibili, l’organizzazione quotidiana e multidisciplinare dell’attività per ogni singola professionalità presente presso la Struttura ed implicata nel processo di cura: una sorta di passaggio di “stanza in stanza” e “dietro le quinte” in cui , il personale infermieristico,  medico,  le farmaciste, i tecnici dell’ UFA, dietologi e dietiste possano spiegare la loro attività ed i percorsi che stanno alla base delle cure ricevute e dell’assistenza fornita. Ma è anche l’opportunità di  volgere uno sguardo alla cura di sè, attraverso un corretto stile di vita, la cura estetica ed il benessere in generale, grazie alla partecipazione di Associazioni di volontariato: in particolare quest’anno saranno presenti l’associazione Walce per il Make up delle pazienti,  l’associazione Le Dragonette per la promozione dell’attività fisica,  il Team del  Progetto letture in corso di terapia, l’attore Davide Mindo dell’Associazione Il Diamante nella parte di Re Umberto I che posò la prima pietra dell’ospedale Mauriziano, il Team del Tour Operator” Emozioni in Canavese” per attività di supporto organizzativo e la Band Beat On The Rock per il momento finale dell’evento con “ La Musica che cura”, durante il quale tutti i presenti, operatori sanitari, pazienti ed ospiti a vario titolo saranno coinvolti in  canti allegri e molto conosciuti degli anni 60’, che termineranno con brani tipici del Natale.

Cavaliere! Ovvero il ritorno alla casa del “padre”

Lo scorso giovedì 30 novembre al Quirinale si è svolta la tradizionale cerimonia di consegna delle onorificenze di Cavaliere del Lavoro. Tra i venticinque insigniti di quest’anno da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella c’erano diversi nomi di spicco, tra cui la Vice Presidente di Confindustria, la torinese Licia Mattioli, Giuseppe Recchi, Francesco Mutti ed altri. L’onorificenza ad uno dei neo Cavalieri, al quale vanno i saluti ed i complimenti, ha attirato la mia attenzione come una sorta di ritorno a casa o di un “da padre in figlio”.  Era il lontano 1981 ed in un’intervista al patinato e diffuso mensile “Capital” (Rizzoli Editore!), un brillante ed emergente Silvio Berlusconi dichiarava: “Se qualche giovane ha una buona idea, mi chiami”. Lo prese alla lettera un giovane neo laureato alla Bocconi, che con un vero e proprio assedio riuscì ad essere ricevuto per un colloquio e a diventarne l’assistente personale del “Cavaliere”, soprannome affibbiato a Silvio Berlusconi dal grande Giovanni Brera e che non gli è mai piaciuto preferendo farsi chiamare il” dottore”. Il giovane bocconiano iniziò così una brillante e travolgente carriera, prima all’interno di “Pubblitalia ’80’ e poi alla “Mondadori Pubblicità”. Avversato duramente da Marcello Dell’Utri, ma sempre difeso dall’amico per eccellenza di Berlusconi, Fedele Confalonieri (chiamato Fidel da Berlusconi stesso) , veniva definito da quest’ultimo “il mio bastone della vecchiaia”. Il rapporto con il gruppo Fininvest si interrompe bruscamente, anche a causa del diverso atteggiamento di Cairo verso le vicende giudiziarie che investirono tutto il gruppo pubblicitario ed i suoi principali dirigenti.  Iniziò così la carriera da imprenditore nel settore dei media e della pubblicità, con acquisizioni e creazione di nuove testate fino all’avventura calcistica con il Torino, l’acquisizione dell’emittente televisiva La7 ed infine il gruppo RCS con il Corriere della Sera, con la recentissima apertura della cronaca torinese e la Gazzetta dello Sport.  È così, l’onorificenza assegnata ad un quarantenne e rampante Silvio Berlusconi da Giovanni Leone nel 1977 (gli anni della “Milano da bere”) e da cui Il Cavaliere si separò, rinunciandovi nel 2014 in seguito alla condanna definitiva per frode fiscale, è ritornata in qualche modo alla casa del “padre” attraverso Urbano Cairo.