redazione il torinese

Clima: Inizio 2018 all’insegna delle grandi anomalie

Un anno nuovo, il 2018, partito subito a spron battuto, per quanto riguarda le bizzarrie meteo nella nostra regione: temperature spesso molto dolci sia in pianura sia in montagna, venti fortissimi che hanno sconvolto le creste alpine per alcuni giorni (con raffiche fino a 200 km/h a 3000 metri di quota sulle Alpi piemontesi) e poi, sempre in un contesto molto mite per il periodo, una “sciroccata” che ha portato sul Piemonte occidentale tanta neve (ma a quote alte, viste le temperature elevate) e le piogge abbondanti sulle basse valli e zone di pianura, addirittura accompagnate da fenomeni temporaleschi, del tutto inediti per questo periodo dell’anno.

 

Le anomali termiche registrate a Torino e in Piemonte in questa prima decade di gennaio sono davvero marcate e trovano pochi riscontri negli annali climatici. E se la prima metà di gennaio per la statistica dovrebbe essere la fase più gelida dell’anno (e non la fine del mese, come erroneamente la tradizione popolare attribuisce ai famosi “Giorni della Merla”), a Torino in questi giorni si sono misurate minime notturne di +8°C (a fronte di valori normali prossimi od inferiori allo zero), e i torinesi hanno potuto osservare con stupore un vero e proprio scroscio temporalesco con lampi e tuoni, neanche fossimo in una qualunque sera di maggio.

 

D’altro canto la climatologia di Torino e del Piemonte ci dice anche che il mese di gennaio, oltre ad essere normalmente il più freddo, è anche il più asciutto dell’anno, mettendo ulteriormente in luce la forte anomalia meteorologica che stiamo vivendo in questo periodo mite e piovoso, che ha più le sembianze di un grigio autunno o di una piovosa primavera.

 

La recente e forte perturbazione, nata nel solco di queste anomalie diffuse su scala continentale (su tutta Europa si sta vivendo un periodo straordinariamente più caldo della norma) ha quindi avuto caratteristiche altrettanto eccezionali in termini di effetti sul territorio, con gli accumuli soverchi di neve oltre i 1500 metri di altitudine, che hanno innalzato il rischio valanghe sino al grado massimo di pericolosità (5, Molto forte) tanto da dover chiudere le strade di accesso alle località delle alte valli, per la caduta di slavine o il relativo concreto rischio.

 

I pluviometri dell’Arpa Piemonte hanno misurato quantitativi di precipitazioni assolutamente inconsueti, a maggior ragione per questa stagione, normalmente avara di acqua, con punte di addirittura 464 mm di pioggia sulle Valli di Lanzo (stazione di Piano Audi) e diffusi valori superiori ai 200-300 mm su tutte quelle aree alpine particolarmente esposte al flusso umido da Sud-Est (da Scirocco, appunto).

 

Nei prossimi giorni ci attende un graduale rientro verso la normalità termica per la stagione, e probabilmente ci dimenticheremo di questo avvio climatico eccentrico del 2018, ma certamente il sempre più frequente riscontro di anomalie positive di temperatura, insieme all’alternanza di estremi pluviometrici (dalla siccità gravissima dell’estate-autunno 2017 agli eccessi opposti di questi giorni) si inquadra molto bene nel processo di riscaldamento su scala globale che forse stiamo un po’ sottovalutando nella sua rapidità di evoluzione.

 

Renato Murcia

Pagina Fb: “Sottovento”

(foto: il Torinese)

I genitori oggi

I bambini di oggi ubbidiscono meno o sono i genitori che sono “formattati” diversamente? Correva il tempo in cui bastava uno sguardo del papà o un accenno della mamma per arrivare alla massima dichiarazione di ubbidienza. L’epoca del “facciamo i conti a casa” per ristabilire l’ordine delle cose, per tranquillizzare quel caos a cui da piccolo avevi provato a dare forma, poiché la famiglia non è una democrazia o almeno non lo era. La famiglia che fu era necessariamente funzionale. Deve esserci un tempo in cui qualcuno decide per noi quando, ad esempio, siamo troppo piccoli e non in grado abbastanza da badare a noi stessi in modo autonomo. Dunque, in passato, veniva applicata, tra le mura domestiche, una logica dittatoriale che passava dalle cucchiarelle di legno della mamma, durante il giorno, agli scapaccioni del papà di ritorno dal lavoro la sera. Una dittatura sana, pragmatica, con ruoli educativi divisi e assegnati, alla mamma l’aspetto accudente, emotivo ed organizzativo domestico, al papà il ruolo di rappresentante delle regole sociali, con qualche scivolata in timide carezze. Un sistema famiglia che si autodefiniva e autodeterminava come nucleo definito, chiaro e distinto. Nessuna confusione sul chi faceva cosa e sul come, né di livello dappartenenza. I genitori erano genitori a quel modo, ed i figli anche. I genitori si percepivano anche quando non c’erano e non tramite whatsapp o un tablet sul tavolo di una pizzeria. I tempi,   però, sono cambiati, è vero. Non ci sono più i genitori di una volta. Non ci sono più le cose di una volta e ce ne sono indubbiamente molte altre. In alcuni punti della casa c’è più segnale, in altri meno, in alcuni punti della città il telefono prende anche a batteria quasi scarica, in altre hai zero tacche sullo schermo, e allora? E allora non tutte le tecnologie presenti, se, da una parte, alleggeriscono il movimento materiale dello scambio informativo e sociale, abbreviandone pragmaticamente soprattutto i tempi, purtroppo possono ricoprire funzioni genitoriali alleggerendone la responsabilità d’impegno che ne deriva. Da questa non ci si può sottrarre nel momento in cui si diventa genitori. Ed è così, che piaccia o meno. Il wi – fi non può sostituirsi a mamma e papà. Per crescere servono mamma e papà presenti, credibili, caldi, in accordo tra loro, almeno di fronte ad un rimprovero o ad un encomio, solidi, autorevoli, intatti, indipendenti dalla tecnologia. Genitori che distribuiscono parole e regole funzionali ad una vita sana, in famiglia e fuori. Il perché delle regole che, a volte, sentiamo tutti come un limite? Per evitare il caos, il libero arbitrio di un bambino o di una bambina di magari dieci anni che vuole andare a dormire alle 3 di notte o cenare con le patatine.

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Bambini moderni, ma pur sempre bambini. Il tempo di sviluppo del cervello, tecnologie intuitive a parte, porta con sé i desideri dei bambini omogenei e rivolti verso il dolce, lo zucchero, lo snack, il deviante spesso dal “noiosamente raccomandato” per una buona salute, a prescindere dall’epoca storica di riferimento.Tutto ciò unito alla voglia del nascituro di affermazione della propria identità, rispondendo ed urlando spesso i proprio “no” a ciò che gli viene, più o meno, educativamente detto di fare da chi si prende cura di lui. E dunque chi si dovrebbe, in primis, responsabilmente porre dinanzi a preservare un giusto sviluppo integrativo, sociale, cognito e psicologico’? I Genitori! Prima i genitori parlavano poco e tu ascoltavi molto spesso quasi impaurito. Oggi chattano molto, parlano quasi niente e tu ascolti poco quasi divertito. Allora chi ubbidisce più? Niente dialogo, niente ascolto, ma improvvisazione pura. Estemporanea educazione gestita lì, sul momento, a caso, quello che viene, viene. Un lavoro frettolosamente veloce e rapido il genitore di oggi, con molto meno tempo, molte più distrazioni e tanta frustrazione individuale in più. Cosa resta così? Molto poco, quasi niente. E allora non è raro incontrare famiglie con bambini che “starnazzano” senza nessun tipo di linearità, magari soltanto perché stanno urlando il loro bisogno di contenimento, il loro bisogno “di sentire i genitori” e dall’altra parte genitori, appunto, distratti, persi su una tastiera a controllare notifiche e batteria. C’è campo, non c’è campo. Ed usano, per tenere a bada i figli, quella tecnologia in grado di ipnotizzare, quasi anestetizzare la coscienza umana. Il tablet o il cellulare ed i suoi giochini. Forse perché pensano “se distrae me magari funziona anche con mio figlio e forse la smette di richiedere la mia attenzione”.

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Distratti noi, distraiamo anche i nostri figli da un loro vitale bisogno primario e vitale di presenza genitoriale. Genitori alla ricerca di “campo” con la famiglia senza un “capo” di riferimento. A batteria esaurita poi, tutti a casa perché l’anestetico tecnologico non dura per sempre e, nel momento in cui si spegne, come si gestisce poi un rapporto via cavo. E’ complicato, impegnativo ed emotivo essere genitori. Forse oggi servirebbero giornate che durano il doppio, che aumentano di spazio come gli schermi delle nostre “protesi” tecnologiche. Spesso l’allontanamento dalla casa e dall’educazione è dato dall’elevato e faticosamente tollerabile peso da stress lavorativo correlato. I ritmi lavorativi attuali sono molto più accelerati rispetto al passato, è tutto più veloce e deve essere tutto quasi immediato. Non è facile essere genitori oggi, ma non è neanche difficile prendere coscienza del fatto che sulla terra, sulla luna, cento anni fa o quarant’anni dopo, i bambini sono bambini e per almeno un po’ del loro tempo di vita avranno sempre, per sempre, necessità delle stesse esigenze emotive e affettive, perché nessuno cresce particolarmente sano senza la presenza di qualcun altro che se ne prende cura, e chi lo fa porta comunque dentro una sofferenza, un vuoto immane. Dunque i telefoni facciano i telefoni, ed i genitori i “Genitori”, partendo dalla consapevolezza che nessun genitore è perfetto e non deve esserlo, ma deve semplicemente “esserci” per i propri figli.

 

 

Dott. Davide Berardi, Psicologo – Psicoterapeuta

Psicologo, Psicoterapeuta ad Indirizzo Relazionale Sistemico, Docente Corsi di Accompagnamento al parto, Psicologo della riabilitazione e del sostegno nella terapia individuale e familiare, Terapeuta del coraggio emotivo.

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Artissima diventa “ecosistema digitale” 365 giorni l’anno

Artissima si apre al digitale. La ormai tradizionale fiera d’arte contemporanea di Torino che si tiene il primo week end di novembre inaugura il 2018 con la seconda edizione del  progetto digitale #ArtissimaRewind. Si tratta di un nutrito calendario di appuntamenti virtuali ideati per raccontare l’esperienza della fiera. Ad incominciare dall’11 gennaio, ogni  giovedì fino a maggio, la Video Gallery sul sito della fiera www.artissima.it e i canali social di Artissima propongono un ricco palinsesto di conversazioni, incontri e visite guidate. Dai i video dedicati alle Walkie Talkies by Lauretana, ai filmati degli Ypsilon St’Art Tour. Un ecosistema digitale, dinamico capace di dialogare con il proprio pubblico di appassionati e affezionati 365 giorni all’anno.

Ferrovie, aumenta l’impegno economico della Regione

La seduta straordinaria sulla manutenzione della rete ferroviaria svoltasi il 9 gennaio in Consiglio regionale ha consentito all’assessore ai Trasporti Francesco Balocco di chiarire che negli ultimi anni l’impegno economico della Regione sul fronte del trasporto con il treno è andato in crescendo, nonostante le difficoltà del bilancio e il taglio di 14 milioni da parte dello Stato nel 2017. L’assessore ha poi fatto il punto sugli investimenti previsti: sul materiale rotabile 65 milioni dallo Stato, 42 dalla Regione e 42 da Trenitalia; per la manutenzione ordinaria e straordinaria della rete RFI, a fronte dei 150 milioni spesi nel 2017, ha annunciato un piano da 600 milioni dal 2018 al 2021. E infine, i 6 miliardi previsti per investimenti sulle infrastrutture, senza contare le risorse per l’alta velocità. Infine, ha rilevato che negli ultimi quattro anni la puntualità è aumentata di cinque punti, passando dall’84% all’89% sebbene il 2017 abbia solo mantenuto e non migliorato i risultati raggiunti l’anno prima, che durante lo scorso dicembre ci sono stati dei disservizi che hanno creato problemi significativi per guasti sulla rete causati dal freddo, che nel 2017 RFI ha effettuato 100 assunzioni di personale addetto alla manutenzione, che sta concludendo ora la formazione e sarà presto operativo. In conclusione, l’assessore ha evidenziato che ci sono le premesse perché il sistema ferroviario piemontese possa migliorare in modo significativo e che la Regione si muoverà con forza nei confronti di RFI, con la consapevolezza che i rapporti sono regolati da contratti in qualche modo vincolanti.

 

(foto: il Torinese)

Sfizioso subric di patate

subric

Un gustoso finger food o street food vegetariano e saporito

 

Una ricetta d’antan della cucina tradizionale contadina ma, allo stesso tempo moderna, un gustoso finger food o street food vegetariano e saporito. Ogni regione ha la sua variante, in Piemonte queste semplici crocchette di patate si chiamano “Subric”; servitele come antipasto, come contorno sfizioso o nel tipico fritto misto. Sono semplici , economiche e di rapida preparazione.

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Ingredienti per 4 persone:

 

6 patate

2 uova intere

2 cucchiai di parmigiano grattugiato

1 limone

sale, pepe q.b.

pangrattato

olio per frittura

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Cuocere le patate a vapore, pelarle a caldo e passarle al passaverdure. Lasciar raffreddare, unire il parmigiano, il sale, il pepe, due tuorli e la buccia del limone  grattugiata, mescolare bene e con l’aiuto di un cucchiaio formare dei cilindretti che passerete prima negli albumi leggermente sbattuti e poi nel pangrattato. Friggere in olio bollente e servire calde.

 

Paperita Patty

Autonomia modello Piemonte, ecco le richieste di Chiamparino

Un’autonomia “modello Piemonte” che vede in  sanità,  beni paesaggistici e culturali,  politiche attive del lavoro, istruzione e formazione, montagna, finanza pubblica, ambiente, e internazionalizzazione del sistema industriale le materie sulle quali la Regione vuole  avviare con il Governo la definizione dei “maggiori spazi di autonomia consentiti dall’articolo 116 della Costituzione ed utili per lo sviluppo sociale ed economico del territorio”

Oggi, giovedì 11 gennaio, quando il presidente Sergio Chiamparino e il vicepresidente Aldo Reschigna  incontreranno il viceministro agli Affari regionali insieme con la Regione Liguria, con l’obiettivo di essere, all’avvio delle nuova legislatura nazionale, allo stesso tavolo con l’Emilia Romagna e la Lombardia, che su questi temi sono partite da poco tempo.

Chiamparino illustrando una delibera approvata poco prima dalla Giunta regionale, ha precisato che “si punta ad un regionalismo virtuoso che non intende ottenere più potere e più soldi bensì dare maggiore efficacia alle politiche della Regione, anche nella convinzione che se Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Lombardia si muoveranno insieme potrebbe finalmente prendere forma l’idea della Macroregione funzionale del nord-ovest”. Riprendendo alcune considerazioni svolte durante la conferenza stampa di fine anno, il presidente ha sostenuto che si è assunta questa iniziativa quando si è avuta la certezza di avere i conti a posto, in modo da essere sufficientemente forti da poter sostenere un eventuale maggiore carico finanziario.

 

Nel dettaglio, la Regione Piemonte chiede:
* di eliminare i vincoli di destinazione sulle risorse del Fondo sanitario nazionale, valorizzare il suo ruolo riguardante la programmazione dell’offerta formativa dei professionisti sanitari, dimettere il patrimonio edilizio obsoleto e non più utilizzabile per nuovi investimenti sanitari;
* di promuovere forme di previdenza integrativa limitatamente agli interventi relativi alle non autosufficienze, ruolo particolarmente importante in un territorio che ha una composizione demografica nella quale rilevante è il peso della popolazione con più di 65 anni;
* di mettere a frutto la quasi decennale esperienza maturata in ordine alla flessibilizzazione dei vincoli di finanza pubblica degli enti locali nell’ambito del cosiddetto Patto regionale, al fine di promuovere a agevolare gli investimenti;
* di ricondurre ad unità il sistema delle politiche attive del lavoro, per consentire la flessibilizzazione degli interventi e renderli adeguati e funzionali alla durata dei diversi strumenti di sostegno al reddito e la loro piena integrazione con il sistema della formazione e dell’istruzione per i giovani e gli adulti;
* di ottenere le risorse necessarie per garantire ai giovani di scegliere se assolvere il diritto-dovere all’istruzione e formazione nel “sistema di istruzione” o nel “sistema di istruzione e formazione professionale” e garantire una risposta formativa qualificata, rispondente e coerente con le specificità dei sistemi produttivi territoriali, tale da permettere l’incremento dell’occupazione, ridurre il tasso di dispersione scolastica, innalzare la percentuale dei giovani che hanno una istruzione di livello secondario e terziario;
* di avere le funzioni di competenza statale in materia di edilizia scolastica, diritto allo studio, ristorazione collettiva nelle scuole, disciplina dell’assegnazione dei contributi alle istituzioni scolastiche paritarie, degli organi collegiali territoriali della scuola e dell’educazione degli adulti;
* di conseguire le risorse per nuovi investimenti/insediamenti produttivi e per sostenere le filiere produttive più strategiche e di avviare la semplificazione amministrativa in materia urbanistica per nuovi insediamenti e/o recupero aree industriali dimesse, l’autonomia nella possibilità di definire protocolli e modelli per specifiche sperimentazioni in grado di attrarre investimenti, ampliare la rete dei partner internazionali, incrementare le attività di ricerca e sviluppo favorendo sempre di più
l’industrializzazione dei risultati della ricerca in uno scenario globale;
* di acquisire la titolarità o della gestione dei beni culturali statali presenti sul territorio (musei, biblioteche, archivi, aree archeologiche, complessi monumentali);
* di vedersi riconosciuta una migliore operatività nel recupero e nella trasformazione del patrimonio edilizio esistente, nonché nell’attuazione della pianificazione paesaggistica e nella gestione autorizzativa degli interventi sul territorio, considerando che si è dotata di Piano paesaggistico regionale;
* di avere l’autonomia legislativa utile per attuare politiche di ricomposizione fondiaria per governare l’assetto del territorio e lo sviluppo delle piccole aziende agricole nelle zone di montagna;
* di avere maggiore autonomia rispetto agli aspetti procedimentali e finanziari relativi alla gestione delle acque, alla pianificazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti, al contrasto degli effetti dei cambiamenti climatici (su tutti alluvioni e siccità) con discipline normative regionali di prospettiva pluriennale coerenti con le specificità territoriali su cui tali effetti si manifestano.

Il documento completo

Embraco, via 497 lavoratori. I sindacati si appellano a Gentiloni

Alla fine Embraco, azienda del gruppo Whirlpool, ha deciso per il licenziamento collettivo di 497 lavoratori sul totale di 537  nello stabilimento di Riva di Chieri. La notizia è stata comunicata dai sindacati metalmeccanici Fiom e Uilm a tre mesi dalla decisione del gruppo industriale di ridurre i volumi produttivi dello stabilimento torinese, fabbrica dove vengono realizzati compressori per frigoriferi. A nulla è valso l’impegno bipartisan della Regione e dell’arcivescovo Nosiglia. Ora  la produzione avverrà  in altre fabbriche del gruppo. I sindacati chiedono di aprire un tavolo di trattativa e un incontro con il ministero dell’Industria e parlano di ” totale assenza di responsabilità sociale da parte della Embraco,  inaccettabile per le istituzioni, oltre che per i lavoratori”. Le organizzazioni sindacali si appellano al premier Gentiloni in visita nelle prossime ore a Torino.

Università di Torino tra le migliori d’Italia

L’ateneo torinese è tra i migliori d’Italia con dieci dipartimenti (15 ne avevano fatto richiesta) assegnatari del Fondo ministeriale che per il quinquennio 2018-2022 concederà un finanziamento di oltre 81 milioni di euro, ben 16 in più per ogni anno. Si colloca al terzo posto tra le università per numero di dipartimenti finanziati: tre per l’area medica, tre per l’area scientifica e quattro per l’area umanistica. Le risorse saranno destinate all’acquisto di infrastrutture strumentali per la ricerca, per la didattica di alta qualificazione e per assumere  20 nuovi ricercatori, 20 nuovi docenti ordinari e associati e 10  tecnici della ricerca.

Uccide a botte la compagna che lo aveva riaccolto in casa

Un altro femminicidio, questa volta  a Sozzago, nel Novarese, dove un 46enne ha ucciso di botte la compagna, un anno più giovane di lui, nella loro abitazione. I vicini hanno dato l’allarme. Ora i carabinieri stanno interrogando l’uomo. Già in passato era stato in carcere per le violenze,  la sua compagna lo aveva però  sempre riaccolto in casa e pare lo avesse  anche difeso.

Un successo che si ripete da decenni, don Silvestro salva ancora il mondo da un altro diluvio

“Aggiungi un posto a tavola” è una favola che parla d’amore, di accoglienza, di vita nuova da inventare e, possibilmente, migliorare, di esseri umani che hanno la possibilità di creare un mondo nuovo… e perché no? anche di fede… minuscola per la scrittura ma assolutamente maiuscola se intesa come fiducia in se stessi, nel prossimo e nel futuro”. Sintetizza così Gianluca Guidi quella che dal 1974 (le star erano papà Johnny, Panelli e Bice Valori, Ugo Maria Morosi e Daniela Goggi) è la commedia musicale di maggior successo sui palcoscenici italiani, forse quella più amata dal pubblico, se si pensa alle oltre trenta edizioni e ai circa 15 milioni di spettatori sparsi in tutto il mondo, dall’Inghilterra all’Argentina, dalla Finlandia al Cile, dal Messico alla Russia, che l’hanno applaudita. Da noi si è giunti alla settima edizione, che vede Guidi (già Don Silvestro nel 2009, adesso è arrivato al giro di boa dei cinquanta) prendere appieno il testimone passatogli dal padre, nella doppia veste di interprete e regista, con la volontà di un grande rispetto nei confronti dell’antico disegno di Garinei e Giovannini, uniti nella scrittura a Jaja Fiastri, ma pure con l’intento di sfrondare e di attualizzare quanto di più legato a quell’epoca o alle corde dei primissimi interpreti ci possa ancora essere.

All’Alfieri da domani (alle ore 20,45, repliche sino a domenica 14) allora nuovamente lo scontento del Padreterno, la minaccia di un nuovo diluvio universale, le telefonate intimidatorie dell’alto, il piccolo paese di montagna chiamato a nuova culla del mondo con l’amore di Clementina per il giovane sacerdote che dovrà passare tra mille difficoltà pur di continuare a rimanere tutto d’un pezzo e con una troppo libera Consolazione che con quel suo mestiere vecchio quanto il mondo viene a rovinare i piani di una nuova procreazione. E tanto altro ancora – con argomenti all’interno che hanno attraversato i decenni, come il celibato dei preti, allora insormontabile più di adesso, o il tema dell’accoglienza, quantomai attuale – sotto le note di Armando Trovajoli (come dimenticare l’inno del titolo o “Notte da non dormire”, “Peccato che sia peccato” o il festoso “Concerto per prete e campane” che ci hanno accompagnato dalla prima edizione!) oggi guidate da Maurizio Abeni, già assistente del maestro, pronto a dirigere l’orchestra dal vivo di sedici elementi, sotto quella scenografia ingegnosa di Giulio Coltellacci ripresa da Gabriele Moreschi, grande sorpresa per l’epoca, con tanto di doppio girevole e l’arca che invade maestosa il palcoscenico, in attesa della finale colomba riconciliatrice. Del vecchio team è rimasto Enzo Garinei, per 500 repliche divertentissimo sindaco Crispino e oggi a sostituire il mitico Renati Turi nella “voce di Lassù”; Emy Bergamo è Consolazione, Marco Simeoli il nuovo sindaco, Piero di Blasio Toto, mentre Clementina ha oggi la voce e i tratti di Beatrice Arnera, uscita fuori da affollati e precisi provini. Le coreografie portano ancora la firma di Gino Landi e vedono all’opera 17 artisti, cantanti e artisti.

Guidi ricorda ancora perfettamente la magia che assaporò bambino di sette anni, meravigliato nella poltrona rossogrigia del Sistina romano. “Sono un testo e delle musiche che mi hanno accompagnato per anni, che ho seguito a ogni edizione, che mi sono cari, quasì un’eredità di famiglia. Oggi ho ritrovato per questa nuova messinscena del teatro Brancaccio un livello di professionalità altissimo che mi ha profondamente stupito, senza la necessità da parte mia di particolari richieste, ho trovato tutto sul piatto servito e apparecchiato come nel ristorante di un grande chef, e nella piena libertà nella scelta degli attori: e con uno sforzo produttivo non indifferente che ci ha premiato dal debutto di ottobre in varie piazze con una serie di esauriti”.

 

Elio Rabbione