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Maxi tamponamento a catena tra 17 mezzi in autostrada: un morto e una decina di feriti

Un maxi tamponamento sulla  A26 questa mattina ha provocato un morto, quattro feriti gravi e altre  persone ferite lievemente. Due feriti gravi sono all’ospedale San Martino di Genova, trasportati con l’elicottero dei vigili del fuoco. L’incidente è avvenuto sulla carreggiata sud, verso  Genova, tra il casello di Masone e lo svincolo di Genova Voltri. Una ventina tra auto e mezzi pesanti i veicoli coinvolti, che si sarebbero scontrati per vari tamponamenti indipendenti tra loro, mentre era in corso un forte temporale. Secondo autostrade i mezzi coinvolti sono 17, dei quali  15 auto e 2 mezzi pesanti

 

Il presidente della Corte d’Appello richiama alla responsabilità sul rischio prescrizioni

Il presidente reggente della Corte d’Appello del Piemonte, Edoardo Barelli Innocenti nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario, questa mattina a Torino, ha posto l’accento sulle prescrizioni, in particolare su due gravi casi di processi per abusi sessuali caduti in prescrizione. Barelli ha detto che a Torino “qualcuno non ha fatto fino in fondo il proprio dovere.Sono stati due episodi tristi  che non hanno colpito solo l’opinione pubblica ma tutti i magistrati della corte”. A parere del presidente è necessaria la volontà politica di cambiare, intervenendo sulla giustizia penale, decidendo concretamente dopo le discussioni, “a volte infinite”.

Pd, la danza delle candidature

Liste elettorali del Pd, tutto come da copione. Chi si aspettava un passo indietro nei fatti da parte del nostro Matteo nazionale é stato smentito. Vero, Renzi a Torino si è mostrato accomodante, ma non esageriamo…i suoi non li molla . E poi meglio controllare ogni singolo senatore o deputato, non si sa mai. Del resto questa legge elettorale per questo é stata fatta. E sempre non casualmente si ipotizza dopo le elezioni un accordo tra Berlusca e Renzi con Gentiloni presidente. Caldeggiato dall’Europa che ci ricorda ad ogni piè sospinto che le dobbiamo un sacco di soldi. Non tutto è andato come da copione. Piero Fassino emigra a Ferrara. Troppo importante doveva essere ripagare Mauro Marino del suo ottimo lavoro in commissione banche difendendo la Boschi. Eppure il Lungo ha portato il pd torinese da fede bersaniana a fede renziana .Ma come si dice “Roma val bene una messa”.Cosi l’autostrada per Roma si apre finalmente per Mauro Laus che ricorda orgogliosamente il suo arrivo da Lavello ed il suo primo lavoro da commesso alla Rear coop. Per Mimmo Carretta, segretario del pd provinciale, missione compiuta. Del resto, si sa, i partiti contano sempre meno. In quanto a Gariglio, atto dovuto.
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Silvio Viale non è candidato. E Stefano Esposito sornione, dopo aver sottolineato di aver dormito stanotte ringrazia tutti sottolineando: visto? Ne ero sicuro di come finiva. Gli orlandiani? Pochini e ” mandati” nei collegi uninominale a quadagnarsi il posto. Tranne Anna Rossomando che probabilmente ha fatto tutto da sola. Imparolata per essere eletta nel Consiglio Superiore della Magistratura ha gentilmente declinato la proposta. Ufficio di presidenza della Camera, avvocato e Commissione Giustizia, si appresta al trasferimento al Senato. Una che lavora sodo, precisa, ed al limite della tignosità. Rari casi dove nel pd la competenza vuol dire qualcosa. E poi, lui, Enrico Buemi, l’ inossidabile. Sempre presente, sempre socialista, sempre combattente…sempre. A Moncalieri é dura ma non diamo limite al meglio. Boccuzzi, si vedrà come votano gli elettori. Ed ora ‘ fuoco alle polveri” e le danze iniziano, manca poco più di un mese. Sullo sfondo lo spettro dell’astensione, l’ aggressività pentastellata e la riorganizzazione  del Centro destra.  Ma un mese di duro lavoro vale bene un’autostrada per Roma. Penso a Sergio Garavini sindacalista e segretario di Rifondazione che sostenne: “molte volte in politica non rimangono i migliori di noi”. Quando ciò avviene la sinistra deve interrogarsi di ciò che non funziona. Quelli erano altri tempi.
Patrizio Tosetto

Le immagini accompagnano l’angoscia dei Sei personaggi

Da quella serata del 10 maggio del ’21, in cui l’autore sfuggì, imboccando una via laterale al romano teatro Valle, ad un pubblico inferocito che aveva preso a inseguirlo, troppo frastornato dall’eccessiva novità che aveva appena assaggiato, forse tutto è stato detto dei Sei personaggi in cerca d’autore, forse s’è inscenato in cento modi (anche in uno studio televisivo, come fece Buazzelli, come fecero De Lullo e Valli in un’edizione che rimane un esempio insostituibile), confermandosi – in casa nostra come all’estero – il campo adatto su cui possa giocare con intelligenza un attore di prima grandezza, dove si manifestino appieno la filosofia e la drammaturgia di Pirandello, dove si dispieghi inequivocabilmente il gioco (e il termine non vuol certo essere facile né riduttivo) del teatro nel teatro. Ognuno lo sa, mentre una compagnia d’attori sta provando Il gioco delle parti, un Padre, una Madre, la Figliastra, il Figlio, il Giovinetto e la Bambina irrompono come per magia sul palcoscenico, lamentando il rifiuto dell’autore che ha dato loro vita: sulla pagina, loro la pretendono sulla scena. Quindi voglia il Capocomico dare ascolto al loro dramma e rappresentarlo. Per curiosità e per sfida, il teatrante accetta e i personaggi raccontano la loro vicenda, fino al crudele epilogo.


Luca De Fusco, proponendo questa edizione coprodotta dagli Stabili di Napoli e Genova, in scena all’Astra fino a domenica per la stagione in abbonamento, innesta un ulteriore tassello. Dando forma e rappresentabilità a questi signori, tutti vestiti di nero, con il loro trucco pesante, balzati fuori da una realtà altra dalla nostra e assai più reale se confrontata con i tiepidi risultati di una compagnia che non comprende e che non può interpretare, immersa in una finzione che è ben lontana dalla verità, individua un legame che stringe teatro e cinema, li raddoppia sin dal loro ingresso in filmati (ad opera di Alessandro Papa) che scorrono sulla parete di fondo del palcoscenico vuoto, immagini nuove che guardano al cinema muto che in quegli anni andava imponendosi sempre più. Una vicenda, dice il regista, “che si presta a essere rappresentata più attraverso l’occhio visionario del cinema che tramite quello più concreto del teatro”. Il connubio è visivamente felice ma questa volta sull’immagine continua a prevalere l’apparizione fisica, il rivivere la scena nel salottino di Madama Pace (Angela Pagano, un’apparizione) con il tavolinetto e la busta cilestrina, il dolore di una madre, i ragionamenti di un padre, la dabbenaggine di un capocomico (Paolo Serra, efficacissimo) in cerca dell’effetto. Il pensiero e le parole di Pirandello, da sole, riempiono ancora una volta, con la loro forza che sta raggiungendo il secolo, il palcoscenico, punteggiato qua e là dai pochi arredi inventati da Marta Crisolini Malatesta (firma anche i costumi) e chiaroscurito dalle luci di Gigi Saccomandi. Eros Pagni ha tutta l’autorevolezza e l’angoscia che quel Padre si porta appresso, la conferma ancora una volta di un grande attore, con la sua voce inconfondibile trattenuta e spiegata, al servizio di una grande lezione di teatro; ben salda, al sua fianco, come Figliastra, Gaia Aprea, sfrontata e appassionata, pronta a ridere delle finzioni degli attori, quella che più reclama il diritto a rivivere una vita piena di dolore e di schifo. Grande successo, e convinto.

Elio Rabbione

 

Le foto dello spettacolo sono di Fabio Donato

Quel 27 gennaio del 1945 ai cancelli di Auschwitz: non dimenticare per un futuro migliore

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IL GIORNO DELLA MEMORIA

In tempi così difficili, segnati dai fatti tragici dell’estremismo islamico che si traduce in violenza e  terrore,non tutti comprendono che uno dei caratteri fondamentali del futuro dell’Europa sarà quello della multietnicità e che questo futuro deve essere affrontato con fermezza ma anche con serenità, deve essere governato e non respinto

 

La memoria della Shoah, dell’olocausto, con l’istituzione della Giornata della Memoria, viene rievocata ogni anno attraverso il valore emblematico della liberazione del lager di Auschwitz che avvenne, più di settant’anni fa. Il 27 gennaio del 1945 cadeva di sabato.  L’Armata Rossa, e più precisamente la 60ª Armata del Primo Fronte Ucraino, arrivò nella cittadina polacca di Oswieçim (in tedesco Auschwitz), a 75 km da Cracovia. Le avanguardie più veloci, al comando del maresciallo Konev, raggiunsero  il complesso di Auschwitz-Birkenau-Monowitz nel pomeriggio e attorno alle 15.oo i soldati sovietici abbatterono i cancelli del campo di sterminio , liberando circa 7.650 prigionieri. Ad Auschwitz, circa due settimane prima, i nazisti si erano rovinosamente ritirati portando con loro, in una marcia della morte, tutti i prigionieri sani, molti dei quali morirono lungo il percorso. In realtà i sovietici erano già arrivati precedentemente a liberare dei campi nel profondo est polacco,  come quelli di Chełmno e di Bełżec , ma questi, essendo di sterminio e non di concentramento, come Treblinka e Sobibòr, erano vere e proprie fabbriche di morte dove i deportati venivano immediatamente uccisi nelle camere a gas. La scoperta di Auschwitz e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono compiutamente per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazista. In totale, solo ad Auschwitz, furono deportate più di un milione e trecentomila persone. Novecentomila furono uccise subito al loro arrivo e altre duecentomila morirono a causa di malattie, fame e stenti. I soldati sovietici si trovarono di fronte non solo  i pochi sopravvissuti ridotti a pelle e ossa ma, durante l’ispezione del campo,  rinvennero le prime tracce dell’orrore consumato all’insaputa del mondo intero: tra i vari resti,  quasi otto tonnellate di capelli umani.

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I morti nei campi di sterminio, ai quali vanno aggiunti anche le centinaia di migliaia di ebrei uccisi nelle città e nei villaggi di Polonia, Ucraina, Bielorussia, Russia, i morti del ghetto di Varsavia e altri ancora,  furono oltre sette milioni. La ricorrenza del 27 gennaio offre una buona occasione per riflettere sulla storia agghiacciante della discriminazione e dello sterminio razzista: una storia tragica, scandita in Italia settantasei anni fa  dalle leggi razziali del 1938 che cancellarono i diritti civili di quaranta mila cittadini italiani , dai luoghi dell’annientamento fisico di milioni di ebrei, di detenuti politici, di persone definite da Hitler “difettose”. Una riflessione che è parte di uno sforzo necessario per garantire la continuità delle conoscenze tra le generazioni, affinché si possa comprendere, sino in fondo, il significato del nazi-fascismo, che aveva posto a suo fondamento il principio di discriminazione; e come in ogni momento in cui questo principio riemerge , la tragedia può ripetersi. E, infatti, si ripete in un mondo scosso da guerre, eccidi, violenze dal medio oriente all’ Africa, dal continente sud americano fino all’estremo oriente. Gli ultimi esempi – in Europa –  vennero dai Balcani, all’inizio degli anni ’90, in Bosnia Erzegovina e  poi nel Kossovo. Quando si riflette sul modo con cui i fatti accaduti ad Auschwitz ed in tutti gli altri “campi” debbano essere insegnati e fatti conoscere,  occorre tener presente alcuni principi imprescindibili che si fondano proprio sulla consapevolezza di ciò che ha reso possibile la Shoah. Se è potuto accadere quello che è successo ad Auschwitz che, forse vale la pena ricordarlo, era un Vernichtungslager cioè – letteralmente – un lager di “nullificazione”, ciò è stato possibile perché uno Stato ha fondato la propria legittimazione sul principio di disuguaglianza. Il nazismo si fondava, come il fascismo, sul principio di discriminazione. Senza quel principio non avremmo avuto gli orrori successivi.L’accettazione di quel principio ha prodotto come “conseguenza normale” il passaggio dalla negazione dei diritti degli ebrei al loro sterminio, con l’applicazione rigorosa di principi di efficienza e un’organizzazione razionale basata sull’applicazione metodica e quotidiana di operazioni burocratiche che Hannah Arendt descrisse, nel loro insieme, come la “banalità del male”.

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Gli ebrei, e con essi gli zingari, gli omosessuali e le persone “difettose” non venivano arrestati e sterminati a causa delle loro azioni, o del loro “avere”, ma solo in ragione del loro “essere”. Così i prigionieri politici, i dissidenti, gli internati militari.  Un’altra riflessione riguarda il dovere di affrontare il problema delle responsabilità, delle connivenze, degli approfittamenti e dei silenzi che vi sono stati nel nostro Paese. Sappiamo che ci furono molte manifestazioni di rischiosa e forte solidarietà. Molti ebrei furono ospitati da amici non ebrei o nascosti . Ma non fu questo il comportamento prevalente. Il comportamento prevalente fu il silenzio. Non ci fu solo chi salì in cattedra grazie all’espulsione dalle università dei professori definiti di razza ebraica. Anche dopo l’inizio delle deportazioni ci furono casi non isolati di cittadini italiani che accettarono di segnalare il proprio vicino ebreo alle autorità nazifasciste in cambio di qualche soldo. Alcuni di questi, anche dopo la guerra, non si vergognarono di uscire indossando i vestiti e gli oggetti preziosi sequestrati nelle case di coloro che avevano denunciato. E’ stata raccolta una mole impressionante di documenti che testimoniano l’efficienza con la quale la burocrazia italiana procedette alla sistematica spoliazione dei beni di cittadini definiti di razza ebraica. Funzionari ed impiegati si impegnarono per la compilazione, e la solerte messa a disposizione dei nazisti, delle liste dei deportati per i campi di sterminio. Si tratta di 8566 persone di cui solo 1009 sono sopravvissute. Fu uno zelo disonorante. Ecco perché il dovere della memoria della Shoah, il non dimenticare mai quanto accadde allora è parte integrante dell’impegno permanente contro l’indifferenza, contro il torpore della memoria. La capacità di lottare contro il principio di discriminazione che costituisce la più grave forma di iniquità sociale è uno dei capisaldi della dignità di uno stato democratico.  Non va scordato.In tempi così difficili, segnati dai fatti tragici dell’estremismo islamico che si traduce in violenza e  terrore,non tutti comprendono che uno dei caratteri fondamentali del futuro dell’Europa sarà quello della multietnicità e che questo futuro deve essere affrontato con fermezza ma anche con serenità, deve essere governato e non respinto.Un lavoro di formazione , di trasmissione di valori, sentimenti, ideali molto impegnativo ma necessario per dare un senso alla vita e permettere che la vita abbia un senso.

Marco Travaglini

Senzatomica: Incontro con ICAN, Premio Nobel per la Pace 2017

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Siamo particolarmente lieti di annunciare che, giovedì 1° febbraio, la mostra Senzatomica Torino ospiterà Daniel Högsta, coordinatore di ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), premio Nobel per la Pace 2017. Ad accoglierlo un comitato d’eccellenza formato dal Vice Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati On. Massimo Artini, dalla dott.ssa Hayley Ramsay-Jones, Direttrice dell’Ufficio di Coordinamento di Ginevra dell’Ufficio Internazionale Soka Gakkai per i rapporti con le Nazioni Unite, dal coordinatore di Rete Italiana Disarmo Francesco Vignarca e da Daniele Santi, Segretario Generale di Senzatomica. Successivamente alla visita della mostra, seguirà un incontro dal titolo ‘Educare alla Pace e al Disarmo’, moderato dal direttore de La Stampa Maurizio Molinari, al quale sono stati invitati ad assistere anche la Sindaca Chiara Appendino, il Presidente della Regione Sergio Chiamparino, l’Assessora alla Cultura della Regione Piemonte Antonella Parigi, l’Assessora alla Cultura della Città di Torino Francesca Leon e il Vice Presidente del Comitato dei Diritti Umani del Consiglio Regionale del Piemonte Giampiero LeoLa partecipazione alla conferenza, esclusivamente su invito, è stata inoltrata a tutti i Dirigenti Scolastici di ogni ordine e grado di Torino Città Metropolitana. La mostra Senzatomica è dedicata infatti, in modo particolare, alle giovani generazioni e, per i contenuti altamente educativi in essa promossi, ci auguriamo che essa diventi fonte di dibattito e di approfondimento all’interno delle scuole piemontesi. La serata inizierà alle ore 18:15 con la visita alla mostra, proseguirà dalle ore 19:00 alle ore 20:00 con la conferenza.

 

Il Comitato di Senzatomica Torino

Rientro al lavoro dopo la maternità

Incentivare il rientro al lavoro delle donne in seguito alla nascita di un figlio e, al tempo stesso, favorire la condivisione delle responsabilità di cura famigliare tra i genitori, stimolando i papà a fruire maggiormente dei congedi parentali. Sono gli obiettivi della delibera di indirizzo approvata dalla Regione Piemonte, su proposta delle assessore alle Pari Opportunità e al Lavoro e finanziata con risorse regionali ed europee per 500 mila euro. L’intervento, riassunto nell’acronimo “RI.ENT.R.O.” (Rimanere Entrambi Responsabili e Occupati) prevede l’apertura, nella primavera prossima, di un bando a cui potranno far domanda le mamme lavoratrici, per ottenere un contributo una tantum volto a sostenere il loro rientro lavorativo, nel caso in cui il padre fruisca del congedo parentale. L’incentivo, valido anche in caso di adozione o affidamento di minori, viene riconosciuto in un’unica soluzione sia alle lavoratrici dipendenti del settore privato, sia alle lavoratrici autonome e alle titolari o socie di micro imprese, al termine della fruizione da parte del papà del congedo parentale. In particolare, l’importo, del valore di 400 euro, viene erogato per ogni mese in cui il padre ha fruito del congedo, fino al 12esimo mese di vita del bambino (18esimo nel caso di minori in situazione di grave disabilità). Per i nuclei monoparentali composti dalla sola mamma, invece, l’incentivo, in questo caso di 500 euro, viene riconosciuto, al termine del congedo di maternità o parentale, a fronte del suo ritorno al lavoro, fino al 12esimo mese di vita del bambino (18esimo nel caso di minori in situazione di grave disabilità disabili)Soddisfazione per l’approvazione del provvedimento è stata espressa dall’assessora al Lavoro della Regione Piemonte,  Monica Ceerutti, che ha sottolineato come la rinuncia al lavoro da parte delle donne che hanno figli piccoli sia dovuta ancora in gran parte al permanere di modelli culturali che tendono a riservare la responsabilità di cura in modo quasi esclusivo alla figura materna, oltre che alla scarsa conoscenza delle possibilità offerte dalle norme oggi in vigore. Di qui, secondo l’assessora, l’importanza dell’iniziativa, che si propone di favorire la permanenza delle donne nel mercato del lavoro, nella consapevolezza che un’occupazione femminile di maggiore qualità rappresenti un’occasione di crescita per l’economia locale nel suo complesso.

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Secondo l’assessora  la questione della maternità continua a essere questione irrisolta nella società italiana: il mondo del lavoro la considera un problema non un valore comune. Solo così si può  spiegare anche il bassissimo tasso di natalità. Le istituzioni possono e devono fare la loro parte. L’assessora ha sottolineato come con l’intervento “RI.ENT.R.O.” si cerchi di intervenire sui congedi genitoriali con misure concrete che accompagnino anche il necessario cambiamento culturale. Non è la prima volta che l’ente affronta questo tema, infatti tra l’aprile 2011 e il marzo 2014 grazie al progetto “Insieme a Papà” sono stati erogati 162.850 euro di contributi per un totale di 170 richieste evase. Che il tema del mancato rientro al lavoro da parte delle neo mamme sia attuale lo confermano i dati della direzione territoriale del lavoro di Torino, secondo cui nel 2016 oltre 700 lavoratrici dipendenti hanno rassegnato le dimissioni nel primo anno successivo alla maternità. L’iniziativa regionale, di cui saranno rese note nelle prossime settimane le modalità di adesione, si configura come un contributo aggiuntivo rispetto al “Bonus mamme domani”, introdotto con la Legge di Bilancio 2017 e confermato quest’anno, che prevede un premio alla nascita di 800 euro riservato alle future madri, al compimento del settimo mese di gravidanza o all’atto dell’adozione.

Dolci rose di sfoglia

Un dessert alle mele delicato e profumato, perfetto anche quando si ha poco tempo, facilissimo, economico e decisamente scenografico. Una base di pasta sfoglia arrotolata farcita con semplici fettine di mele e marmellata. Deliziose.

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Ingredienti

1 Rotolo di pasta sfoglia fresca rettangolare

2 mele

2 cucchiai di marmellata di albicocche o pesche

Burro, zucchero, limone q.b.

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Sbucciare le mele, privarle del torsolo e affettarle sottilmente. Passarle in padella per pochi minuti con una noce di burro, poco succo di limone e un cucchiaio di zucchero. Lasciar raffreddare. Stendere la pasta sfoglia, tagliarla a strisce di circa 5 cm. di larghezza. Spennellare le strisce con la marmellata leggermente diluita con un cucchiaino di acqua e disporre le fettine di mele sovrapposte facendole sbordare leggermente dalla pasta. Comporre la rosa arrotolando la striscia di sfoglia su se stessa. Sistemare le rose in una teglia rivestita di carta forno, spolverizzare di zucchero a velo e cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 30 minuti.

Paperita Patty

Dal campo nomadi lancio di sassi sulle auto

Alcuni sassi sono stati lanciati su tre auto dal campo nomadi di strada dell’Aeroporto, a Torino. Colpite la vettura Fiat Panda di una trentenne di San Mauro, una Peugeot 307 di un uomo di Fossano e un’Alfa Romeo guidata da un torinese. Nessun ferito, sta indagando la polizia stradale. Il lancio di pietre è avvenuto sulla Torino-Caselle nei pressi di Borgaro. Nelle scorse settimane si erano verificati  episodi analoghi, come in  strada Germagnano, vicino alla sede dell’Amiat, quando una guardia giurata in pattuglia era rimasta ferita.

L’equilibrio imprevisto. Parole, musica, memoria

Nella ricorrenza della Giornata della Memoria, la Fondazione Cosso accoglie, sabato 27 gennaio alle ore 16, nelle sale del Castello di Miradolo, le “Letture Itineranti” del Circolo Laav di Torre Pellice. A fare da cornice all’evento, sarà la mostra “Fausto Melotti. Quando la musica diventa scultura”, prorogata fino a domenica 25 febbraio. Fra le letture proposte, per aderire idealmente alla “Giornata” istituita a commemorazione delle vittime dell’Olocausto, compariranno alcuni significativi estratti de “Il sentiero dei nidi ragno” di Italo Calvino. Le letture animate, dal titolo “L’equilibrio imprevisto. Parole, musica, memoria”, sono riservate ai visitatori della mostra. La prenotazione non è necessaria. Con la compagnia dei volontari del Laav, i partecipanti attraverseranno le sale del Castello e la cappella ottocentesca, passeggiando fra preziose sculture, carte e ceramiche. L’Istituto Lidia Poet di Pinerolo proporrà inoltre un accompagnamento musicale a cura dei giovani allievi musicisti.

g.m.

 

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“L’equilibrio imprevisto. Parole, musica, memoria”

Fondazione Cosso – Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (To), tel. 0121/376545 – www.fondazionecosso.com

Sabato 27 gennaio, ore 16