redazione il torinese

I vincitori del Glocal Film festival

Si è conclusa domenica 11 marzo la 17ª edizione del gLocal Film Festival di Torino, dopo 5 giorni di rassegna che hanno portato in sala 88 film. La serata di PREMIAZIONE vede svelati i film vincitori tra i 20 cortometraggi e i 10 documentari in concorso, partecipanti alle sezioni competitive SPAZIO PIEMONTE ePANORAMICA DOC. Le sezioni, cardine del festival, sono riservate ad opere di autori piemontesi o che hanno scelto il Piemonte per le riprese o realizzate da case di produzione locali.

 

La giuria di PANORAMICA DOC guidata da Emanuela Piovano (regista) con Emanuele Baldino (FIP Film Investimenti Piemonte), Sara Benedetti (Scuola Holden), Ettore Scarpa (attore) e Fabrizio Vespa(giornalista) assegna il

Premio Torèt Alberto Signetto – Miglior Documentario (2.500 €)

La poltrona del padre di Alex Tibaldi e Alex Lora (produzione GraffitiDoc)

Un film coraggioso, che affronta un tema disturbante, conducendolo con essenzialità e maestria nella costruzione registica e nella delineazione dei protagonisti. L’opera, dalla multiforme essenza della realtà, fa emergere una struttura narrativa classica regalandoci una vera lezione di cinema. Nel ritrarre una realtà apparentemente circoscritta, il film richiama temi di carattere universale: la fragilità umana, il conflitto corpo-spirito, il problema della perdita. Un documentario che abbatte le latitudini. Un cammino difficoltoso verso la rinascita, dagli esiti inaspettati e lirici.

Premio Professione Documentario (del valore di 500 €) assegnato da 170 studenti degli istituti ISS Baldessano-Roccati, Liceo Artistico Renato Cottini, ISS Bodoni-Paravia, Piazza dei Mestieri e Scuola O.D.S. Operatori Doppiaggio e Spettacolo

Più libero di prima di Adriano Sforzi

Un film coinvolgente che mostra quanto sia sottile il filo che divide il desiderio di divertimento dal dolore per una tragedia. Il regista è in grado di trasportare lo spettatore direttamente nel salotto in cui la famiglia di Tomaso aspetta ansiosamente il responso, creando un sentimento di trepidante e speranzosa attesa. Immagini e disegni ci aiutano a capire quanto possa essere importante la positività in situazioni apparentemente inaffrontabili.

 

La giuria di SPAZIO PIEMONTE composta da Flavio Bucci, presidente di giuria e i membri Carla Signoris (attrice), Francesco Ghiaccio (regista), Mirna Muscas (Skepto Film Festival) e Stefano Di Polito (regista) assegna i seguenti premi

Premio Torèt – Miglior Cortometraggio (1.500 €)

Framed di Marco Jemolo (produzione Grey Ladder, distribuzione Lights On)

Per la regia, l’impianto, la messa in scena, la ricerca dell’immagine, il ritmo che creano identificazione e rendono reale il protagonista. Siamo tutti uomini di pongo.

Premio O.D.S. – Miglior Attore (buono di 600 € per i percorsi di formazione o seminari di O.D.S.)

Gianluca Bottoni per Tale figlio di Giacomo Sebastiani.

Per aver dato emozione a un personaggio succube di una vita spoglia e monotona, vittima del proprio destino.

Premio O.D.S. – Miglior Attrice (buono di 600 € per i percorsi di formazione o seminari di O.D.S.)

Alice Piano per Musicomantia di Mauro Loverre

Per la consapevolezza con la quale si è calata in un’interpretazione intesa, cambiando registro in ogni snodo narrativo.

Premio Miglior Corto d’Animazione (buono di 200 € in libri presso la libreria Pantaleon di Torino)Dandelion di Elisa Talentino

Per la leggerezza del tratto che esalta la profondità dell’amore dei due protagonisti…si cercano, si allontanano, si uniscono e si dissolvono per poi ritornare. Speriamo.

Le giurie partner del gLocal Film Festival assegnano i seguenti premi

 

Premio Cinemaitaliano.info – Miglior Corto Documentario (pubblicazione del corto sul portale Cinemaitaliano.info) assegnato da Cinemaitaliano.info

Makhno di Sandro Bozzo

Per il coraggio mostrato nell’usare la sperimentazione per raccontare una terra e una realtà unica e dimenticata, mantenendo però una forte valenza documentaria e narrativa.

 

Premio Scuola Holden – Miglior sceneggiatura (partecipazione a uno dei corsi Palestra Holden) assegnato dagli allievi del primo anno di College Cinema della Scuola Holden

Framed di Marco Jemolo

Per la brillantezza e l’ingegnosità con cui la coscienza del burattino è indagata e interpretata, in una ricca rete di riferimenti kafkiani e orwelliani.

 

Premio Machiavelli Music – Miglior Colonna Sonora (pubblicazione della colonna sonora su iTunes e sui principali digital stores sul web) assegnato da Machiavelli Music Publishing

Julia Kent per la colonna sonora originale del film Dandelion, regia di Elisa Talentino

Musica ed animazione in Dandelion interagiscono tra loro rincorrendosi come in un gioco, in un crescendo onirico, in una danza visionaria che ci racconta dell’incontro tra due Amanti. Le note della Bourrée di Julia Kent sono emozioni che diventano immagini; accompagnano e ritmano poeticamente la danza di Seduzione dei Due che, trascinati dalla musica, arrivano ad incarnare l’archetipo dell’Uomo e della Donna nel loro trepidante incontro.

Toto – Olimpiadi, interviene Salvini: “Parliamone, come forza di governo siamo per la crescita”

Dopo il sostegno alla candidatura olimpica di Torino per il 2026, vero e proprio endorsement nei confronti della sindaca Appendino, da parte di Beppe Grillo, ora interviene anche un altro big nazionale della politica, Matteo Salvini.  “Grillo ha cambiato leggermente parere: a Roma le Olimpiadi  non andavano bene ma a Torino sì. Come forza di governo noi  ne parleremo, perché tutto quello che porta l’Italia a crescere è ok per noi, ovviamente nel rispetto del territorio”. Il leader leghista ne ha parlato a Milano alla scuola politica della Lega.

Settimana del Cervello

 12 – 17 marzo al Circolo dei Lettori di Torino: dall’Homo sapiens all’Homo technologicus

 

Navigare tra tessuti, organi e cellule grazie alle nuove frontiere della nanoscopia. Facilitare la diagnosi, il monitoraggio e il trattamento di malattie neurologiche e psichiatriche grazie a materiali e dispositivi nanometrici sempre più sofisticati. Raccogliere dati sullo stato fisico e cognitivo con dispositivi piccoli e indossabili, che permettono diagnosi e terapie puntuali. Migliorare l’attenzione, la memoria e altre funzioni cognitive mediante la stimolazione transcranica magnetica o elettrica. Ma anche sostituire l’uomo in lavori ripetitivi e logoranti grazie ai robot o parti del corpo mancanti o non funzionanti con apparati prostetici ‘guidati’ da interfacce cervello-macchina.

Sono solo alcune delle infinite applicazioni nate dall’integrazione tra Tecnologie e Neuroscienze, un connubio che sta aumentando capacità e abilità umane, rivoluzionando così il campo del lavoro, della ricerca e della medicina. Una tendenza che migliora le nostre conoscenze sul cervello e consente di acquisire nuove capacità e competenze. Un percorso non privo di pericoli per il nostro equilibrio psicofisico, a partire dalle possibili distorsioni nel percepire il mondo che ci circonda, e talvolta con riflessi spiacevoli nei rapporti umani.

Questi temi di grande richiamo tecnologico e attualità socio-culturale sono i protagonisti della Settimana del Cervello 2018 a Torino: un viaggio in 5 tappe dal 12 al 17 marzo alle 18:00 al Circolo dei Lettori(Via Bogino 9 – in Sala Gioco e Sala Grande) con esperti e ricercatori di diverse discipline, e la possibilità per il pubblico di testare alcuni dispositivi medici come sensori, smartphone e occhiali – che raccolgono dati sullo stato fisico –  o  visualizzatori “oculus” per la realtà virtuale.

 

Si parte lunedì 12 marzo con “Vedere le cellule: nuove frontiere della nanoscopia” (Alberto Diaspro, IIT e Università di Genova) per proseguire (13 marzo) con Nanotecnologie per le neuroscienze” (Enzo Terreno, Dip. di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute e Marina Boido, Dip. di Neuroscienze e NICO, Università di Torino) e (14 marzo) Piccoli e indossabili: dispositivi medici e neuroscienze”(Andrea Calvo, Dip. di Neuroscienze, Università di Torino). Si riprende venerdì 16 marzo con Prestazioni del cervello e stimolazione transcranica” (Raffaella Ricci, Dip. di Psicologia, Università di Torino) e si conclude sabato 17 con Il robot: utile, empatico, amico” (Alessandro Vercelli, Dip. di Neuroscienze, NIT e NICO Università di Torino,  Istituto Nazionale di Neuroscienze).


La Settimana del Cervello a Torino è promossa da CentroScienza Onlus, con il sostegno della Compagnia di San Paolo – nell’ambito del Sistema Scienza Piemonte – in collaborazione con Regione Piemonte, Centro Interdipartimentale di Neuroscienze – NIT dell’Università di Torino, Istituto Nazionale di Neuroscienze INN, Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi – NICO e Circolo dei Lettori.
La rassegna si svolge nell’ambito di un progetto internazionale promosso dalla DANA Alliance for Brain Initiatives e in Europa dalla FENS (Federation of European Neuroscience Societies).

 

Ingresso libero fino a esaurimento posti. 
Tutti gli appuntamenti su: www.centroscienza.it/settimana_cervello  

Tel 011 8394913 – info@centroscienza.it

Frank Horvat. Storia di un fotografo

FINO AL 20 MAGGIO

Mostra di quelle rare. Che quando hai terminato di visitarle ti sembra di aver capito tutto, ma proprio tutto, “vita opere e miracoli”, dell’ artista che l’ha firmata.Grandiosa per qualità, importanza storica e ricchezza di significati e contenuti, l’antologica di Frank Horvat ospitata nelle “Sale Chiablese” dei Musei Reali di Torino è anche la prima, per portata di pezzi esposti – ben 210 – che mai sia stata dedicata in Italia all’artista nato nel 1928 a Opatjia (Abbazia, allora città italiana, oggi Croazia) e che, a pieno titolo, può collocarsi fra i massimi rappresentanti della grande storia della fotografia internazionale dagli anni ’50 a oggi. Curata dallo stesso Horvat, la rassegna testimonia appieno l’enorme ricchezza e la varietà di un percorso artistico segnato, da quasi settant’anni, dalla curiosità per mondi ed esperienze totalmente diverse fra loro. Da fotoreporter attento al puntuale racconto di realtà sconosciute e lontane dalla nostra, a fotografo di moda fra i più gettonati e assolutamente sui generis in quel singolare immergere le sue modelle nei fatti quotidiani, rubandole ad asettici studi e a rutilanti passerelle per farne figure comuni nel via vai di gente comune fra piazze strade e civiche metropolitane, Horvat (che da tempo vive in Francia) ha sempre guardato con grande interesse e ansia di confronto e conoscenza anche agli stimoli della pittura e della scultura, fotografando uomini e donne e animali e paesaggi carichi di “interiori esplorazioni”e colte assonanze estetiche , non meno che – sotto l’aspetto tecnico – alla sperimentazione di quei “nuovi” mezzi e virtuosismi digitali (è stato fra i primi a usare Photoshop e qualche anno fa ha studiato un’applicazione per iPad chiamata Horvatland) che ancor oggi danno al suo linguaggio i caratteri di un’attualità decisamente al passo coi tempi. Il suo è un geniale pungente ragionare da caparbio giovanotto novantenne (lo sarà in aprile) che di mestiere fa da sempre il fotografo e da sempre cerca di imbrigliare a suo uso e consumo quello strumento fotografico in cui “c’è davvero –scrive convinto – qualcosa di faustiano o mefistofelico, soprattutto nell’illusione di arrestare il movimento continuo che ci trascina”. E poi precisa: “Ho un’età in cui si guarda al proprio passato per cercarne un senso”. In totale serenità e con le idee ben chiare. “Più che i soggetti in se’ – puntualizza – mi interessano le relazioni fra le cose. Così, se dovessi fotografare le piramidi, aspetterei il passaggio di un cammello, di un turista, di una jeep o qualcos’altro. Immortalare le piramidi in se’ e per se’ non mi importa nulla”. Del resto “la fotografia è – per lui – l’arte di non premere il bottone”. Almeno fino a quando non si è di fronte alla possibilità (che ti cade addosso inaspettatamente come un fulmine) di compiere in un battito di secondi il “miracolo”, di fermare con uno scatto “un fatto unico, accaduto una volta sola e che non accadrà mai più”. E’ il caso delle trentuno foto della ricchissima collezione personale di Horvat, realizzate da grandi maestri e amici-colleghi che egli stesso ha voluto portare in mostra e che rappresentano in modo iconico la Storia della fotografia come il celebre scatto di Jeff Widener che, nel 1989 a Pechino, ritrae il giovane studente di fronte ai carri armati di piazza Tienanmen. Accanto, altre a firma di Cartier-Bresson, Robert Doisneau, Mario Giacomelli, Helmut Newton e Sebastiao Salgado, solo per fare qualche nome. Maestri autentici che a tratti hanno anche segnato la carriera di Horvat e determinato in certo modo quella sua “versatilità” che non sempre è stato un vantaggio per lui: “Alcuni hanno messo in dubbio – sottolinea – la sincerità del mio impegno, altri hanno trovato che le mie foto erano poco ‘riconoscibili’, come se fossero state fatte da autori diversi. Questo mi ha spinto a ripercorrere la mia opera per cercarvi un denominatore comune. Ne ho trovati quindici e li ho chiamati ‘chiavi’. E quindici sono appunto le sezioni-chiave in cui si articola la mostra torinese. Si va (fra le più suggestive) da Luce – con scatti in debito di magica suggestione da Cartier-Bresson, non meno che da Caravaggio e Rembrandt – a Condizione umana (al centro le “persone che soffrono” anche se “non mi piace l’idea che la mia arte si nutra del suo dolore”), da Tempo sospeso a Voyeur. Via via in un sorprendente eclettico percorso artistico, che in Vere somiglianze ci presenta grandi e bellissimi ritratti femminili di corposa e “plastica” sensualità, fino alle Foto fesse e agli Autoritratti (ma “trovarsi di fronte a se’ stessi, quando non si è Montaigne, può diventare noioso”). E, all’uscita, c’è perfino uno spazio per farsi un selfie a ricordo della mostra. Il massimo per un grande giovanotto di appena novant’anni. Ancora da compiere.

Gianni Milani

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“Frank Horvat. Storia di un fotografo”

Musei Reali Torino – Sale Chiablese, Piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/5211106 www.museireali.beniculturali.it

Fino al 20 maggio – Orari: lun. 14-19; dal mart. alla dom. 10-19

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Nelle foto:
– “Monique Dutto all’uscita della metro”, Parigi, 1959
– “Scarpe e Tour Eiffel”, Parigi, 1974

 

Giù le mani da Skanderbeg

FOCUS INTERNAZIONALE

 di Filippo Re

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Guai a toccare Skanderbeg, l’eroe nazionale albanese che salvò per lungo tempo il Paese delle aquile dall’invasione dei turchi frenando l’espansione ottomana verso il cuore dell’Europa. Fanno discutere recenti pubblicazioni che sminuirebbero l’importanza storica del valoroso condottiero cristiano che con le sue gesta ha scritto pagine di storia memorabili e indelebili. Poco religioso, poco cattolico, non così coraggioso e audace in battaglia come si è sempre creduto finora, e perfino non albanese? No al revisionismo storico, non ci stanno gli albanesi d’Italia vedendo il loro “braveheart” ridotto a semplice e banale leggenda. Da nord a sud della penisola si ribellano i discendenti di Giorgio Castriota Skanderbeg che chiedono giustizia. E tra loro spicca la vivace e agguerrita comunità torinese e chierese dei “Vatra Arberesh”, associazione culturale che riunisce gli italiani di origine albanese, che secoli fa si insediò nel nord Italia per far conoscere la storia e le tradizioni arbereshe attraverso convegni, mostre, viaggi, presentazione di libri, canti e balli popolari di gruppi folcloristici. Anche loro sono pronti a rispondere a queste insinuazioni con fatti e documenti storici inconfutabili. Da Tirana è già arrivata una prima chiara risposta: il 2018 è stato proclamato dal governo albanese “Anno nazionale di Skanderbeg” per commemorare i 550 anni dalla sua morte, avvenuta nel gennaio 1468, all’età di 63 anni. Gli studiosi fanno osservare che, a partire dall’epistola di Papa Callisto III che lo definì “Athleta Christi e defensor fidei”, è impossibile mettere in dubbio i documenti storici finora pervenuti. Ma chi fu questo personaggio e perchè è considerato un eroe albanese? Figlio del principe Giovanni, Giorgio Castriota, a soli nove anni, fu ceduto in ostaggio al sultano ottomano Murad II, padre di Maometto II il Conquistatore, e ricevette un’educazione islamica. Fu convertito all’islam e a 18 anni era in grado di cavalcare come un giannizzero, fino a diventare un comandante di cavalleria. Combatté per il sultano, represse rivolte e occupò nuovi territori, tanto da guadagnarsi il titolo di “Skander Beg” (Alessandro Magno), un imponente soprannome che lo accompagnò per tutta la vita. Si battè al fianco dei turchi ma nel 1443 avvenne la svolta: fuggì in patria, nella sua Albania, mentre partecipava a una spedizione turca in Ungheria, già in parte occupata dagli Ottomani, durante la quale si rese conto delle terribili condizioni di sudditanza e di povertà in cui vivevano gli ungheresi. Tornò dalla parte dei cristiani, ripudiò l’islam e abbracciò il cristianesimo. Cominciò a riconquistare città e villaggi invasi dai turchi diventando in breve tempo un eroe dell’indipendenza e il difensore

della cristianità nella lotta contro l’Impero ottomano. Per 25 anni tutti i tentativi di sottomettere l’Albania compiuti da Murad II e Maometto II furono da lui respinti. L’Europa cristiana lo guardò sempre con grande ammirazione ma fu lasciato solo a combattere una guerra impossibile da vincere contro un nemico che minacciava l’intero Continente cristiano. Quando l’eroe morì, 550 anni fa, il Paese delle aquile divenne una provincia dello sterminato impero dei sultani. Gli albanesi si insediarono in Italia tra il Quattrocento e il Settecento ma è soprattutto durante la conquista turca dei Balcani che avvenne la grande fuga verso la salvezza oltre l’Adriatico. Gli italo-albanesi oggi sono sparsi un po’ in tutta la penisola. Piana degli albanesi presso Palermo, San Paolo Albanese in Basilicata, Falconara Albanese nel cosentino sono alcune delle tante comunità storiche arbereshe presenti in Italia. La regione con il maggior numero di arbereshe è la Calabria, circa 60.000, seguita dalla Puglia e dalla Sicilia, oltre a Molise, Basilicata e Campania.

IM.PRO.VE., IL NUOVO BANDO PER LE ATTIVITÀ COMMERCIALI E ARTIGIANALI

Vuoi aprire un’attività commerciale o artigianale a Venaria Reale? Hai un’attività e vuoi migliorarne l’immagine? Il Comune di Venaria Reale ha aperto il bando IM.PRO.VE, IMprese in PROgresso a Venaria per rivitalizzare e riqualificare il commercio. Ci sono 70mila euro a disposizione, di cui 20mila euro, coprono i tributi locali, per il triennio 2018-2020 e 50mila euro saranno investiti per lavori di miglioria dell’attività: nuove insegne, tende e dehors, segnaletica di via, abbellimento della facciata e superamento della barriere architettoniche. Il sindaco della città spiega che IM.PRO.VE rappresenta le due direzioni che l’Amministrazione comunale sta percorrendo per rivitalizzare il tessuto commerciale locale: da un lato prefiggendosi di contrastare le serrande chiuse del Centro Storico, dall’altro combattendo l’indebolimento e la desertificazione delle attività commerciali e invogliando nuove imprese a venire a Venaria. Un aiuto concreto agli esercizi commerciali a “migliorarsi” e fare progetti che magari avevano in cantiere da tempo e non sono mai riusciti a realizzare. È importante comprendere non solo che si stanno stanziando dei fondi, ma che IM.PRO.VE è una misura intelligente, frutto di un lavoro sartoriale che ha visto il coinvolgimento positivo dell’assessorato al Commercio, delle associazioni di categoria e degli uffici comunali.
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Per informazioni sul bando e relativi allegati: Albo Pretorio del Comune www.comune.venariareale.to.it e sul sito webhttp://www.comune.venariareale.to.it/IT/Page/t01/view_html?idp=885

Rosy Guarnieri sindaco di Albenga che amava Torino

di Pier Franco Quaglieni

Tanti torinesi vanno in vacanza ad Albenga, città delle torri, città romana e medievale, come diceva il grande archeologo Nino Lamboglia. Molti torinesi si sono trasferiti dopo la pensione ad Albenga e hanno conosciuto l’on. Rosy Guarnieri, deputato appena eletto il 4 marzo e Sindaco della Città. Era chiamata la “zarina” per la sua straordinaria capacità di essere protagonista.  Con la morte crudele di Rosy Guarnieri avvenuta nella notte del 10 marzo al “Santa Corona” di Pietra Ligure dopo mesi di lotta contro un male inesorabile, viene a mancare una protagonista assoluta della politica ligure. Donne con il suo impegno, la sua determinazione , il suo coraggio, la sua onestà sono rarissime. La sua scomparsa crea un vuoto incolmabile. Con lei ho avuto un lungo rapporto di collaborazione quand’era Sindaco e di solida amicizia prima e dopo. Ha sempre collaborato intensamente con il centro “Pannunzio”. Pur esponente della Lega Nord era stata protagonista nel 2011 di grandi manifestazioni per il centenario dell’Unità d’Italia, spesso volendomi come oratore ufficiale. Siciliana di origine, credeva nei valori dell’Unità nazionale. E sentiva l’immigrazione incontrollata di questi ultimi anni come una minaccia alla identità nazionale, pur avendo stabilito  ad Albenga ,come sindaco, un ottimo rapporto con la comunità islamica formata di gente onesta che lavora duramente nelle campagne della Piana albenganese.  Ci fu con lei un profonda simpatia umana che la portò a scrivere di uno “splendido rapporto e di una proficua collaborazione tra noi”, quando il sindaco Fassino volle festeggiarmi nella sala rossa del Comune di Torino nel 2013. Rosy amava Torino e i torinesi, aveva un’ammirazione per la tempra testarda dei piemontesi ed aveva sposato un piemontese, un medico colto , umanamente molto attento e professionalmente capace.  Era una donna di “difficili costumi”, avrebbe detto Giovannino Guareschi , ferma nelle sue convinzioni , granitica nelle sue battaglie, con una profonda tensione morale. Un esempio di cosa debba essere l’impegno civile e la politica alta, nobile, appassionata. Ma era anche pronta a parlare e a discutere con tutti ed anche a riconoscere i suoi errori. Cosa rarissima che rivela la sua grandezza.

quaglieni@gmail.com

Commozione all’Allianz Stadium per il ricordo di Astori

Momenti di commozione all’Allianz stadium di Torino, nel ricordare  Davide Astori, il capitano della Fiorentina, morto una settimana fa. Astori è stato infatti commemorato  con un minuto di silenzio prima del calcio di inizio di Juventus-Udinese. Visibilmente commossi i  giocatori e il pubblico. Sul maxischermo dello stadio sono apparse le immagini del calciatore viola accompagnate dalle note della canzone  ‘I sogni’, di Lucio Dalla. Occhi lucidi anche per  Buffon che oggi è  in panchina.

Il Lions contro il diabete, “pericolo esplosivo”

Sabato 10 marzo il Lions ha organizzato un convegno sul problema diabete. Il dott. Paolo Limone (socio del L.C. Torino La  Mole) e il dott. Salvatore Piazza (socio del L.C. Torino Solferino), hanno risposto alle domande del pubblico  presso il  Teatro 7 di corso Regio Parco. L’evento è stato ripreso e trasmesso in diretta dall’emittente locale Rete 7. Insieme ai medici Lions erano presenti  rappresentanti dell’A.N.I.E.D. (Associazione Nazionale Infermieri Endocrinologia Diabetologia) e dell’A.G.D. (Associazione Giovani Diabetici Piemonte e Valle d’Aosta)  per riferire importanti testimonianze, come quella  di Giorgia, ragazza di 15 anni affetta da  diabete. Anche in questa occasione sono stati  predisposti spazi per gli  screening gratuiti della glicemia. Nei tre giorni precedenti grazie all’aiuto dell’A.N.I.E.D.  e della Circoscrizione 6 della Città di Torino sono stati allestiti  alcuni punti per effettuare  gratuitamente screening della glicemia. Quattro giorni totalmente dedicati ad una delle cinque campagne  internazionali che i Lions seguono nell’A.S. 2017/2018, quella per la quale ci si prefigge di rendere cosciente la gente di un vero e proprio “pericolo esplosivo”, poiché il diabete è ormai considerato una epidemia globale.

Omicidio-suicidio: scopre di essere malato, chiama i carabinieri e poi spara alla madre prima di suicidarsi

Spara alla madre di 101 anni uccidendola e poi si toglie la vita con la stessa pistola. L’anziana donna abitava con lui a Rivoli. L’uomo, che nell’appartamento dell’omicidio-suicidio deteneva regolarmente l’arma impiegata, aveva saputo di recente  di avere un tumore al pancreas: lo ha scritto in una lettera trovata dai carabinieri, chiamati da lui stesso prima di spararsi.