Chiara Pellacani, Vladimir Barbu, Giovanni Tocci e Andrea Chiarabini sono i campioni italiani della terza e ultima giornata del Campionato Italiano Assoluto Indoor Open di tuffi, conclusosi nel pomeriggio alla piscina Monumentale di Torino. I primi due si sono aggiudicati il titolo tricolore dalla piattaforma, Tocci e Chiarabini hanno invece vinto l’oro nel trampolino 3 metri sincro. Chiara Pellacani, romana classe 2002 tesserata per la MR Sport Fratelli Marconi, ha vinto con 253,50 punti davanti a Maia Biginelli (Fiamme Oro Roma, 231,05) e Silvia Murianni (Carlo Dibiasi/MR Sport F.lli Marconi, 216,85). Vladimir Barbu, trentino di Cles classe 1998 e tesserato per Carabinieri e Bolzano Nuoto, ha ottenuto 409,30 punti e si è imposto su Riccardo Giovannini (Fiamme Oro Roma, 353,65) e Mattia Placidi (Fiamme Rosse/Carlo Di Biasi, 336,35). Nel sincro Tocci (Esercito/Cosenza Nuoto) e Chiarabini (Fiamme Oro/CC Aniene) hanno totalizzato 399,27 punti, vincendo in volata la sfida con Lorenzo Marsaglia (Marina Militare/CC Aniene) e Tommaso Rinaldi (Marina Militare/MR Sport F.lli Marconi), argento con 395,43 punti. Il bronzo è andato a Francesco Porco (Fiamme Oro Roma/Cosenza Nuoto) e Andrea Cosoli (Carlo Dibiasi), sul terzo gradino del podio con 351 punti netti.
Assente nella piattaforma femminile l’azzurra e campionessa in carica Noemi Batki fermata da un leggero infortunio al polso. Ne ha approfittato la giovane Chiara Pellacani, argento un anno fa qui a Torino, conducendo una gara regolare e senza particolari errori, scalando la vetta della classifica grazie all’elevato coefficiente degli ultimi due tuffi: il triplo e mezzo ritornato raggruppato e il doppio e mezzo indietro carpiato con un avvitamento e mezzo. Alle sue spalle Maia Biginelli, classe 2003, e Silvia Murianni, prima al termine delle qualifiche del mattino. Da segnalare la qualificazione in finale di Matilde Borello, atleta torinese classe 2002 portacolori della Blu 2006, giunta poi all’ottavo posto.
Gara avvincente nel sincro, dove Giovanni Tocci ha completato il personale tris di titoli in questa edizione degli Assoluti (dopo l’oro nelle due gare individuali dal trampolino), questa volta in coppia con l’altro azzurro Andrea Chiarabini, con cui non gareggiava da più di un anno. La finale è stata un testa a testa con Marsaglia e Rinaldi, avanti fino al quinto tuffo e superati all’ultimo grazie a un salto perfetto dei primi due nel quadruplo e mezzo avanti raggruppato. Per i vincitori da segnalare anche il buon triplo e mezzo ritornato carpiato – quarto tuffo – decisivo per tornare a contatto dei più diretti avversari.
Nell’ultima gara della giornata Vladimir Barbu ha confermato il titolo conquistato alla Monumentale l’anno scorso. Ha condotto la finale fin dall’inizio e soltanto una piccola imprecisione negli ultimi due tuffi non gli ha permesso di superare i 412,65 punti con cui aveva concluso al primo posto le qualifiche della mattinata. Secondo Riccardo Giovannini, classe 2003, che ha approfittato di due errori di Mattia Placidi per salire sul secondo gradino del podio. Assente il piemontesi Eduard Timbretti Gugiu, fermato da un problema alla schiena.
Nella classifica per società ha chiuso al primo posto il Gruppo Sportivo Fiamme Oro Roma (150), seguito da MR Sport Fratelli Marconi (132) e Cosenza Nuoto (129,50). “Archiviamo con soddisfazione anche questa edizione dei Campionati Italiani Assoluti” dichiara Gianluca Albonico, Presidente FIN Piemonte e Valle d’Aosta, “una bella edizione sia per quanto riguarda le gare sia per quanto riguarda la partecipazione di pubblico, una costante qui alla Monumentale. È sempre piacevole ospitare i tuffi a Torino, per il rapporto che c’è con la disciplina e con le persone che la praticano e la vivono”.
Le finali dell’ultima giornata saranno trasmesse in differita domani alle 17 su Rai Sport + HD.
L’autore pubblicò nel 1749 un “Trionfo del sesso” a causa del quale entrò in grave attrito con la sua gerarchia fino al punto di essere scomunicato. L’arte di tacere è un trattato sul tema del silenzio che diverte e racconta molte verità che sarebbero oltremodo necessarie ai nostri tempi
Al quarto capitolo del suo trattato (“Principi necessari per esprimersi nei libri e nei saggi”) l’abate Joseph Antoine Tousaint Dinouart (Amiens, 1716-1786) scriveva, descrivendo il primo principio, che “è bene trattenere la penna, se non si ha da scrivere qualcosa che valga più del silenzio”. Mi sono chiesto cos’avrebbe detto se avesse gettato uno sguardo, seppur fugace, su questa mia nota. Me l’avrebbe stroncata, in un impeto di riservatezza e modestia, oppure l’avrebbe silenziosamente accettata, per compiacimento o vanità? Non potendo contare su di una risposta, nella speranza di un’indulgenza, continuerò a scrivere questa breve recensione di un libretto straordinariamente attuale. “L’art de se taire” ( l’arte di tacere) fu pubblicato a Parigi nel 1771,presso l’editore Simon Bénard ed è – forse – l’opera più famosa dell’abate Dinouart , ecclesiastico «mondano» e scrittore versatile del XVIII secolo. Infatti, il nostro abate, scrisse sui più svariati argomenti, soprattutto sulle donne – compresi rifacimenti di opere altrui che gli guadagnarono il titolo di «Alessandro dei plagiari» -, e pubblicò nel 1749 un “Trionfo del sesso” a causa del quale entrò in grave attrito con la sua gerarchia fino al punto di essere scomunicato. L’arte di tacere è un trattato sul tema del silenzio che diverte e racconta molte verità che sarebbero oltremodo necessarie ai nostri tempi. Ad esempio sostiene che l’uomo che parla poco e scrive solo cose essenziali sarà migliore scrittore, e miglior politico: “Il silenzio politico è quello di un uomo prudente, che si contiene, che si comporta con circospezione, che non si apre sempre, che non
dice tutto ciò che pensa, che non chiarisce sempre la sua condotta e le sue intenzioni. È un uomo che, senza tradire le giuste ragioni, non risponde sempre esplicitamente per non lasciarsi scoprire». E si comporta così perché, in generale, “ è sicuramente meno rischioso tacere che parlare”. Una piccola opera sapiente che racconta dell’arte del parlare a proposito, del non aprire bocca a vanvera. L’arte del tacere è anche un’arte dell’eloquenza del corpo, che la civiltà cristiana per lungo tempo ha ignorato, pur essendo un capitolo importante dalla retorica classica. L’arte del tacere è padronanza di sé e della relazione con gli altri: «L’uomo non si appartiene mai così tanto che nel silenzio». Diviso in due parti ( nella prima descrive i principi necessari per tacere, i diversi tipi di silenzio e le cause che li determinano; nella seconda si sofferma sul fatto che “si scrive male, si scrive troppo, non si scrive abbastanza” e su come esprimersi nei libri), questo libro si presta ad una lettura godibilissima e, al tempo stesso, utile. E’ vero che l’abate ricorda come i torchi nella Francia del settecento gemevano per i troppi libri pubblicati (e ancor oggi è così) ma “L’arte di tacere” non rientra tra le pubblicazioni colpevoli di aver sprecato la cellulosa.
Marco Travaglini
Una sessantina di pazienti in attesa, sono stati indirizzati agli altri reparti, quando, stamane il pronto soccorso dell’ospedale Mauriziano di Torino è stato evacuato a causa di un principio di incendio. E’ stato provocato dal corto circuito di un quadro elettrico nei locali del seminterrato. Sono intervenuti i vigili del fuoco e fortunatamente non ci sono feriti o intossicati.
Lunedì 23 aprile, alle ore 10:10, il Museo Egizio di Torino – via Accademia delle Scienze 6 – propone la visita guidata Animali o Dei?, un percorso dedicato a grandi e piccini per conoscere le potenti e misteriose divinità faraoniche.
Nell’antico Egitto la presenza divina era fortemente percepita e riguardava ogni aspetto dell’esistenza umana: dei e dee potevano rappresentare i fenomeni naturali e quelli sociali e potevano cambiare di volta in volta i loro nomi e attributi.
Le piene del Nilo, l’esito di un guerra o di un raccolto abbondante e molte altre attività dipendevano dall’umore degli dei e per chi viveva nelle terre dei faraoni era fondamentale saper riconoscere il loro mutevole aspetto e il loro smisurato potere.
Durante il percorso, i ragazzi e i loro genitori potranno visitare le sale del Museo e scoprire i nomi, le caratteristiche speciali e gli aspetti più curiosi di ogni forza divina venerata, temuta e rispettata dagli antichi abitanti dell’affascinante terra dei faraoni.
INFORMAZIONI UTILI
Animali o Dei?
Pubblico: bambini (6-11 anni) accompagnati dai genitori
Data e orari: lunedì 23 aprile 2018, ore 10:10
Prezzo al pubblico: € 5,00 (biglietto di ingresso escluso)
Prenotazione obbligatoria: dal lunedì al venerdì, 8:30 – 19:00; sabato, 9:00 – 13:00.
Telefono: 011 4406903 – mail: info@museitorino.it
Rifondazione e il 25 aprile
Rifondazione Comunista partecipa e invita a partecipare alle prossime manifestazioni in programma a Torino il 24 aprile e il 1 maggio. L’una, la fiaccolata del 24 aprile, è indetta come ogni anno per celebrare la lotta partigiana e la Liberazione dalla dittatura nazifascista. Il corteo partirà alle ore 20 da piazza Arbarello per arrivare in piazza Castello dove il compagno partigiano Gastone Cottino terrà l’orazione ufficiale. La manifestazione del 1° maggio, dopo il ritrovo dei manifestanti previsto per le ore 9, partirà da Piazza Vittorio Veneto. “In piazza noi ci saremo – dice Ezio Locatelli, segretario provinciale di Rifondazione Comunista – non solo per un fatto di ricorrenze pure importanti per il movimento operaio, popolare e antifascista. Ci saremo in ragione di una lotta che deve proseguire contro guerre, razzismi, disuguaglianze, fascismi vecchi e nuovi, forme di sfruttamento e di spoliazione del lavoro. Occorre riaffermare questa volontà di lotta per il cambiamento di contro alle politiche liberiste che i vari governi hanno perseguito in questi anni. Queste politiche hanno causato veri e propri disastri sociali, nutrito interessi e privilegi delle classi abbienti, fomentato la guerra tra poveri. Saremo presenti in piazza per dire no ai nuovi scenari di guerra perseguiti dalle potenze occidentali. Saremo in piazza per dire che occorre costruire una alternativa che ridia sovranità e potere al popolo”. Oltre alla presenza alle due manifestazioni Rifondazione Comunista parteciperà alle varie manifestazioni che si terranno il 25 aprile nei quartieri della città oltre che in diversi comuni dell’area metropolitana.
Muore schiacciato dall’albero che stava abbattendo
E’ morto l’uomo di 45 anni di San Maurizio Canavese, che ieri pomeriggio è stato schiacciato da un albero che stava abbattendo a Corio, in un terreno di sua proprietà. I carabinieri della compagnia di Venaria, avvisati da una donna che si trovava con lui, stanno cercando di ricostruire la dinamica dell’incidente, per capire se l’uomo avesse adottato le misure di sicurezza necessarie.
Spesa in campagna a Fenestrelle

In sostanza Chiara De Carlo
Incontriamo Chiara De Carlo a Torino da Filotea, ristorante specializzato nella pasta, in piazza Cesare Augusto 1 a Torino.
Una donna dall’aria sveglia e frizzante. Non manda a dire nulla. Capisci subito che si tratta di una persona volitiva e grintosa che ha fatto della sua vocazione la sua professione. Insegna musica e canta: ma è una sintesi di una personalità poliedrica.
Chiara, come nasce la tua passione per la musica?
Sono figlia di un chitarrista che non ha avuto il coraggio di farlo per professione… perchè mio padre aveva paura della insicurezza economica. In realtà mio padre suonava come turnista con Milva, Mal dei Primitives, artisti che all’epoca facevano concerti importanti … ed io dai 6 ai 17 ballavo, danza classica, ed ho vinto anche due borse di studio al Teatro Nuovo…contavo di fare l’insegnante di danza. Pensa…
E quindi sei una figlia d’arte?
Sì e e all’età dei 17 anni mio padre mi incoraggiò a cantare dal momento che con la danza dovetti chiudere per una tendinite cronica che mi fece uscire dal “giro”. All’inizio pensavo non mi piacesse ma poi ho deciso di provarci ed ho cominciato a studiare: ho fatto 9 anni di scuola con piu’ insegnanti, il primo dei quali fu Gianni Gaude, un bravissimo doppiatore (su Wikipedia troviamo la sua storia professionale); mi ha tolto la “erre” moscia e dato indicazioni sulla dizione, insomma l’ABC del canto dal momento che si tratta di un parlato sostenuto. Ho ricevuto istruzioni su jazz e su tutte le varie forme di musica e la preparazione con la tecnica vocale di base voicecraft che è la tecnica che preferisco. Non amo i Conservatori e le Accademie. Ho fatto le mie prime uscite sul palco, dopo il liscio naturalmente (ci siamo passati quasi tutti all’epoca) con i Pizzi & blues, un gruppo di 11 elementi , ci esibivamo nei pub, nelle birrerie e le prove si svolgevano in un garage gigantesco di proprietà del batterista . Il compenso erano quasi sempre cena e tanti saluti, ma la gioia di potersi esibire non aveva prezzo. In seguito il gruppo si sciolse. Alcuni hanno dato vita a gli Alfrenico (Alfredo e Nicola) una formazione ridotta sempre rhythm and blues. Ho cantato anche con loro per un breve periodo. Ho iniziato quindi a partecipare ai concorsi canori ed era dura davvero, realtà sconcertanti e spesso non troppo oneste, per quello oggi, ogni iniziativa canora che prendo, cerco di portarla avanti nella trasparenza più totale, i ragazzi hanno bisogno di certezze e di non essere sfiduciati. Oggi siamo nell’epoca dei talent … io studiavo ascoltando le musicassette, i dischi in vinile, le ore di studio erano moltissime! I miei 9 anni sono come i 4 di adesso. Lo constato con i miei allievi: la tecnologia facilita tantissimo. per cui i mezzi erano molti meno e non avevi la possibilità di vedere i cantati reali come oggi li vedi su youtube: di Giorgia per esempio puoi vedere come porta indietro i suoni i movimenti che fa. Il canto è immaginazione e in allora era molto più difficile. Per imparare certi passaggi vocali ricordo che dovevi tornare indietro con la puntina del giradischi o riavvolgere il nastro della musicassetta….era tutto lunghissimo, si sudava ogni progresso
E forse la concentrazione era maggiore?
Eravamo molto più concentrati e i traguardi si guadagnavano molto più difficilmente ma si godevamo anche molto di più … c’erano grandi soddisfazioni dietro un lavoro cosi duro. Dico una cosa forte e mi dispiace dirla: ho tanti allievi giovani e a loro dico che sono la generazione più deludente degli ultimi anni perché noi siamo genitori fallimentari. Io non sono genitore ma conosco figli di genitori che avrebbero, a mio avviso, scegliere di non diventarlo: è una cosa che trovo veramente brutta. Siamo di fronte ad una generazione che non capisce qual è il valore del sacrificio. Quando una sera, ero una ragazzina, a tavola dissi che avrei fatto il magistrato o la cantante mio padre mi rispose:”sei fai la cantante non ti pago neanche una lezione perchè sarai una precaria tutta la vita” Ed io presi il diploma il 16 luglio del 1990 ed il 7 di settembre iniziai a lavorare al bar di Bellagamba a Moncalieri, pulivo anche i gabinetti della stazione ed ero felicissima perché mi davano 420 mila lire di cui 370 mila lire le spendevo per la dizione per togliermi la “erre” moscia e i restanti 50 mila lire erano per la benzina. Non mi pesava quella vita. Quell’anno fu duro: mia madre si ammalò di un tumore e i miei si separarono. E oggi quando un allievo mi chiama per disdire la lezione dicendomi di sentirsi così così, sorrido perché penso che non gli abbiamo insegnato niente perché io con la febbre andavo a lavorare perché sapevo che se avessi perso anche solo un soldo non avrei avuto la possibilità di perseguire il mio obbiettivo…e non mi sento così vecchia e sono così contenta che mio padre non mi abbia pagato niente ma così contenta che oggi lo ringrazio ancora. Mia madre mi diceva sempre:” una persona per bastarsi necessita di indipendenza economica e tanta testa, senza queste due cose non sarai mai libera”. Dio quanto è vero! Oggi a 46 anni mi trovo a gioire di ogni cosa che accade perché conquistata con impegno, solo con le mie fatiche. E oggi invece viviamo nell’ombra di questi talent che ti fanno credere che, senza sacrificio andando semplicemente in televisione sarai un gran figo. Una volta era più difficile: per andare a San Remo, oltre a pagare un sacco di soldi dovevi fare molte cose, altro che i casting di oggi. Questo ha portato ad una falsa visione della realtà: tutti insegnano…a 22 anni sono insegnanti di canto…a quell’età non sapevo ancora cantare! Oggi viviamo concorsi sul territorio con in giuria il figlio del sindaco che, non capisce nulla di musica, ma va bene lo stesso, tanto basta avere iscritti, dare false illusioni, ma vorrei ricordare che nel mondo non sono tutti idioti. Bisogna fare un po’ di sana attenzione a mio avviso.
E come te lo spieghi?
Perché basta dirsi canto bene e cantano…e si improvvisano insegnanti., talent scout, giudici…di tutto un po’.
Vediamo i lati positivi della tua professione, come è la tua giornata tipo?
La mia giornata tipo: mi sveglio sempre alle 7 e alla mattina mi concedo due ore libere dove non mi faccio mancare niente: il parrucchiere e alle 11 inizio le lezioni e finisco alle 9 di sera. Ho anche la direzione artistica di due locali in Torino. E naturalmente canto quindi, prove col gruppo, registrazioni, turni di cori, una casa da mandare avanti insomma non mi annoio.
Qual è la parte della giornata che ti fa sorridere di più?
Quella in cui mi sveglio e penso:”cazzo sono ancora viva che figo!” Sono talmente innamorata del mio lavoro che penso che la giornata mi sorrida sempre: penso che ci siano dei lavori come il mio che si fanno più per vocazione che per soldi. Mi rende felice il fatto che il mio hobby possa essere anche il mio lavoro. E quindi mi sveglio felice. Attenzione non sono una buonista: ho sperimentato sulla mia pelle le durezze della vita: ho perso il mio fidanzato in un incidente stradale e mia madre è mancata quando avevo 27 anni e ci sono stati anni non facili per le difficoltà sul lavoro che proprio non era ancora a regime. C’è stato un periodo in cui mia madre era mancata, mio padre non c’era e così trovavo la scusa di andare a pranzo o cena da mia nonna perché avevo pochi soldi in tasca.
E c’è anche un momento meno sorridente della giornata?
Il momento più triste è quando da buon Gemelli faccio il punto della situazione e mi rimprovero tutto quello che non sono. Sono introspettiva, quasi tutti i giorni prima di andare a dormire faccio il bilancio. Prego tutte le sere e ringrazio. La gratitudine è uno dei valori più importanti nella vita. La canzone identificativa di Chiara De Carlo è quelle di Carmen Consoli “Blu Notte” perché credo sempre di non essere abbastanza all’altezza delle situazioni: una cosa che mi perseguita da quando ero ragazzina.
Credo sia diffusa questa sensazione quando si fanno i bilanci
Mi consola, non sono così malata allora. E comunque non sono sola.
Ci sono allievi che superano la maestra?
Ci sono tanti allievi che ci riescono; e questo dovrebbe dire che non ho fallito e che forse sono una discreta insegnante. Questa cosa mi gratifica alquanto.
Quanto tempo occorre per capire, da parte tua, che su un allievo o allieva si può investire?
Se vuoi la verità eccola: lo capisco dalla stretta di mano e un minuto di cantato.
Quanto dura un corso?
Proprio per il motivo per cui non ho voluto seguire il Conservatorio, le Accademie e le Scuole penso che non ci sia un tempo prefissato per imparare a cantare. Ognuno è una “macchina” a sé. Certo non può essere tutta la vita. Ci sono varie motivazioni per studiare il canto. Le scuole hanno bisogno di pagarsi la “serranda”. Ho potuto constatare che c’è gente che viene a canto perché non ha il coraggio di chiedere l’aumento al proprio capo. E quando tu segui un cantante che non è bravissima ma ti dice che è riuscita, dopo anni, a trovare il coraggio di chiedere l’aumento … ecco allora hai vinto…hai plasmato la persona, riuscirà sicuramente meglio anche nel canto. Il canto è esposizione totale per come la vedo io….quindi, si, hai vinto se tiri fuori il meglio dagli allievi, non inteso solo dal punto di vista canoro.
Quindi sei un’insegnante a tutto tondo, non solo canto e musica ma insegni a vivere…
Non esageriamo ma si l’intenzione è quella. Insomma ci provo, con le difficoltà della generazione di adesso.
Allora decido di venire da te per imparare a cantare…
La prima cosa che ti chiederei è perché vuoi cantare. Dico sempre che le motivazioni cambiano le intenzioni. Ecco perché non voluto insegnare nelle scuole. Nelle scuole organizzano le lezioni collettive… ma come fai ad insegnare ad uno che è un contralto, l’altro soprano, un altro mezzosoprano … puoi farli vocalizzare insieme e ci possono anche stare ma poi ognuno ha le sue motivazioni, i suoi canali, le sue scelte di canzoni, ognuno ha le sue difficoltà e peculiarità. Guadagni di più. Se con 40 allievi organizzassi le collettive con tre gruppi pagherebbero la metà ed io incasserei per tre … ma non è nelle mie corde. Sono sicura e lo metto per iscritto: se dovessi perdere tutti i miei allievi e domani svegliarmi e non poter più insegnare perché nessuno viene da me, non mi inventerei assolutamente di fare le collettive, farei qualcosa d’altro di completamente diverso: mi reinventerei ma non scenderei al compromesso di fare solo le collettive per soldi Questo no.
Chiara, se dovessi consigliare un libro per introdurmi alla musica?
Consiglio un libro che va bene per tutte le discipline “Il piccolo manuale del talento” di Daniel Coyle: un libretto che si legge velocemente ed è importante perché fa capire che il talento va coltivato, curato in qualsiasi disciplina. Quindi non basta una bella voce per cantare. Abbiamo delle eccezioni: famosi cantanti che non hanno mai studiato canto e sono bravissimi come Adele ma poi hanno avuto conseguenze negative e danni gravi che possono diventare permanenti; Axl Rose ha avuto numerosi interventi alle corde vocali e la stessa Laura Pausini
E un bel film da vedere?
Cadillac records è un film di genere drammatico, musicale, di diretto da Darnell Martin, con Emmanuelle Chriqui e Jeffrey Wright. L’ho visto sei volte circa.
Torniamo ancora alla scuola, quindi come definiresti la tua professione di insegnamento?
Insegnante o meglio preparatrice vocale a cui piace anche passeggiare ed ascoltare gli allievi. Ed imparare da loro.
Quindi come Aristotele che insegnava passeggiando da cui l’appellativo peripatetico. Ancora una curiosità sulle persone stonate, possono intonarsi?
In realtà sono pochissime le persone stonate. Molte hanno l’orecchio pigro, non abituato ad ascoltare la propria voce, non ne hanno la percezione. Occorre esercitarsi con la tecnica dell’air training: gli esercizi richiedono anche ore di ascolto della propria voce e tanti vocalizzi; alleniamo l’orecchio e le corde vocali ad essere in sintonia e così si arriva all’intonazione della voce. Lo stonato è veramente una rarità.
E una volta messa a punto la voce…
L’allievo comincia a canticchiare ed io sento tutto, sento anche troppo mi dicono i miei ragazzi e non lascio passare niente. Il mio metodo è differente da quello scolastico ne migliore ne peggiore credo: tanti colleghi mi dicono che dovrei conservare la voce e non cantare e spiegare agli allievi quali sono le posizioni del suono e fargliele immaginare ma non ci riesco e preferisco cantare. Anche se so benissimo che la voce è soggetta a stanchezza, spossatezza. Le corde vocali sono sono sensibili all’umidità alla secchezza, il freddo o il caldo. Teoricamente dovresti iniziare a cantare 5 ore dalla sveglia: una regola aurea.
Negli spettacoli che cosa ami di più fare?
Amo l’improvvisazione con il mio gruppo, i Mr. Right: ti invito a venirmi a sentire il 15 giugno, festeggerò anche il mio compleanno. E nelle serate invitiamo il pubblico a chiederci le canzoni preferite e la mia scaletta è formata da cover rivisitate, scomposte…violentate a volte azzarderei.
Volentieri, ti ringrazio per l’invito. Oltre a cantare come solista e corista hai altre esperienze da raccontare?
Ho fatto radio per due anni, la speaker a Radio Crossover: tenevo una rubrica settimanale di due ore in cui raccontavo in modo divertente retroscena e stranezze delle star del del rock . Gli spunti li traevo dai libri di un mio caro amico, Massimo Cotto, “Rock Bazar”. si trattava di una trasmissione divisa in tre parti: la prima, appunto con i racconti delle vicende dei personaggi famosi e la seconda in cui commentavo con gli ospiti le notizie incredibili dal mondo e la conclusione con una valutazione sulle canzoni, a mio avviso, più brutte.
Una cosa che non puoi non dirmi della tua vita professionale?
Se tornassi indietro rifarei tutto. Ma proprio tutto.
Franco Maria Botta
www.chiaradecarlo.com
https://www.facebook.com/torinomusicontest/
Religiosamente Granata
Venerdì 27 aprile dalla ore 18.30 inaugurerà presso gli spazi di Math12 in via Silvio Pellico 12 la mostra dal titolo “Religiosamente Granata – Una maglia per sette artisti” che vedrà come protagonista la storia del Torino Calcio riflessa nelle opere di artisti contemporanei
L’esposizione, curata dalla galleria Paola Meliga di Torino, è stata pensata per celebrare la gloriosa storia del team calcistico, intimamente legata all’identità cittadina. Il tragico evento di Superga, con l’incidente aereo del 4 maggio 1949 che spezzò il sogno del Grande Torino, ebbe nel contempo l’effetto di proiettare quei grandi campioni in una dimensione quasi mitica, consegnandoli all’immortalità e onorandone la memoria con l’appellativo di “Invincibili”. L’omaggio alla squadra avverrà attraverso il lavoro di sette artisti contemporanei torinesi, che esporranno opere grafiche, pittoriche, fotografie e sculture che traggono ispirazione, forza e vitalità dalla passione per la squadra del Torino. Gli artisti aderenti all’iniziativa sono Claudio Bellino, Gianni Bergamin, Massimo Bertoli, Attilio Di Maio, Mario Giammarinaro, Mauro Franco e Luciano Proverbio. Nell’esposizione troverà spazio anche il ricordo delle vicende della squadra giovanile del Torino Calcio cui toccò l’onore e l’onere il 15 Maggio del 1949 di sostituire allo stadio Filadelfia contro il Genova il grande team perito nell’incidente aereo di
Superga. Durante l’inaugurazione verrà proiettato il cortometraggio “L’ultimo viaggio del Conte Rosso”, realizzato da Fabiana Antonioli per Filmika, che racconta le storie di quattro giocatori della squadra giovanile del Torino che portarono a termine il campionato degli Invincibili
scomparsi nel 1949 a Superga, tra i quali figura Antonio Giammarinaro, zio dell’artista Mario Giammarinaro. La mostra, in programma sino al 13 maggio, verrà inaugurata a un paio di settimane di distanza dalla morte di Sauro Tomà, avvenuta il 10 aprile scorso a Torino, l’unico membro della squadra del Grande Torino (insieme con il secondo portiere Renato Gandolfi) che sopravvisse fortuitamente alla tragedia perché, per seri problemi al menisco, fu costretto a rinunciare alla trasferta aerea a Lisbona. L’esposizione sarà quindi anche un modo per omaggiarlo.
Paolo Barosso
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Info mostra:
“Religiosamente Granata “
Math12_SPAZIOTRAVERSALE: Via Silvio Pellico 12 a Torino
dal 27 Aprile 2018 al 13 Maggio 2018
con i seguenti orari: Martedì/Sabato h 15,00.20.00 Domenica 15,00-19,00 –
Lunedì giorno di chiusura.
Al via “Familyhub: Mondi per crescere” il progetto multi-regionale di imprenditorialità sociale dedicato ai servizi educativi personalizzati per bambini. Capofila dell’iniziativa è il consorzio Co&So che opererà assieme ad una cordata di 33 partner, sia territoriali che nazionali, tra cui CGM, Oxfam, Dynamo Academy, Università degli Studi di Firenze (Dipartimento di Scienze dell’Educazione e Psicologia) e l’Istituto degli Innocenti. I territori su cui impatterà il progetto sono Firenze, Roma, Forlì, Potenza, Milano, Torino e Matera.
“Familyhub: Mondi per crescere” vuole ampliare l’accesso all’educazione dei bambini grazie a un’innovativa personalizzazione dei servizi offerti alle famiglie unita ad azioni di sostegno economico.
In ogni territorio saranno aperti degli sportelli che, da una parte svolgeranno una funzione d’ascolto delle famiglie, e dall’altra, forniranno risposte specifiche e concrete sul modello dei Family Hub già attivi e operanti nelle città di Firenze e Scandicci.
Gli sportelli faranno perno sulla figura del case-manager che faciliterà l’accesso ai servizi e sarà l’elemento di raccordo tra l’utenza vulnerabile e i servizi messi a disposizione dal territorio come centri per l’impiego, servizi sociali, biblioteche, anagrafe, centri interculturali etc…
I servizi educativi saranno protagonisti di un autentico cambiamento di paradigma per offrire alle famiglie, in situazioni di fragilità, maggiore flessibilità oraria, attraverso aperture prolungate e attività di out reach come laboratori in piazza, nonché sviluppare progetti innovativi che prevedano l’uso del digitale. La famiglia sarà sostenuta e accompagnata anche attraverso il coinvolgimento di esperti nell’ambito sanitario (ad esempio alimentazione e vaccinazioni pediatriche), sostegno pedagogico (sonno, regole e gioco).
I soggetti promotori del progetto vogliono favorire un modus vivendi sostenibile per quelle famiglie che vivono in un contesto di fragilità reso ancora più difficile dalla crisi economica e occupazionale. Per questo i destinatari saranno minori nella fascia 0-6 anni e nuclei familiari con bambini (0-6 anni) che saranno individuati tramite i partner territoriali del progetto.
La priorità sarà data alle famiglie con bassa intensità di lavoro, famiglie a rischio povertà con un reddito disponibile (nell’anno precedente) inferiore alla soglia di rischio, famiglie che sperimentano gravi deprivazioni materiali (ritardo/morosità bollette, mutui, affitto), non adeguato riscaldamento in casa, impossibilità di sostenere spese impreviste, difficoltà a permettersi un pasto adeguatamente proteico per almeno 2 giorni, irrealizzabilità vacanze e indisponibilità economica per l’acquisto di tv a colori, lavatrice, macchina e telefono (Fonte: indicatori standardizzati a livello europeo da Eurostat).
Attraverso queste specifiche azioni si intende intercettare le famiglie più vulnerabili per favorire così una maggiore conoscenza e consapevolezza della relazione con i servizi operanti sul territorio. Tutto questo sarà possibile grazie soprattutto alla realizzazione di 6 nuovi presidi territoriali di comunità volti a diminuire la percentuale di persone a rischio povertà. Non si tratta di interventi palliativi, ma di un progetto che vuole far nascere comunità educanti solidali sul territorio.
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“Familyhub: Mondi per crescere: “Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD. www.conibambini.org”