redazione il torinese

Risotto classico agli asparagi

Gli asparagi ortaggi pregiati protagonisti della primavera, teneri germogli che simboleggiano il risveglio della natura, poche calorie, ricchi di sali minerali hanno proprieta’ disintossicanti, diuretiche ed antiossidanti. Il risotto agli asparagi e’ un primo delicato e raffinato generalmente realizzato con asparagi verdi, un grande classico della nostra cucina.

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Ingredienti

300gr. di asparagi

200gr. di riso

40gr. di burro

30gr. di parmigiano grattugiato

1 scalogno

Brodo vegetale q.b.

½ bicchiere di vino bianco secco

Sale, pepe, q.b.

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Pulire e lavare gli asparagi poi tagliarli a tocchetti. In una larga padella sciogliere 20gr. di burro, rosolare lo scalogno finemente affettato, aggiungere il riso e lasciar tostare per qualche minuto poi, sfumare con il vino bianco. Aggiungere gli asparagi, mescolare, salare, pepare e poco alla volta bagnare con il brodo vegetale sino a cottura (circa 20 minuti). Togliere dal fuoco, mantecare con il burro rimasto, il parmigiano e servire subito.

Paperita Patty

Il Fashion Revolution Day a Torino

Lunedì 30 aprile 2018, dalle 16.30 alle 22.30  Palazzo della Luce  Via Antonio Giuseppe Bertola, 40. Ingresso libero e gratuito, fino a esaurimento posti

Per la prima volta a Torino il 30 aprile, dalle 16:30 alle 22:30, presso il Palazzo della Luce di via Antonio Giuseppe Bertola 40, fa tappa l’evento mondiale Fashion Revolution Day, un evento che spiega cosa significa moda sostenibile.  Potrete conoscere il lavoro di diversi brand, progetti e start-up moda che hanno fatto della sostenibilità il proprio standard qualitativo: sarà l’occasione per scoprire cosa c’è dietro ad ogni capo prodotto e cosa s’intende per moda sostenibile, prendendo coscienza che un’alternativa è possibile. 

L’evento è organizzato e coordinato da Francesca Mitolo (del brand Teeshare http://teeshare.com/), in collaborazione con Stefano Brizzi, il collettivo Rèn e con il prezioso supporto di Patrizia Reviglio, proprietaria della location. Ospite speciale Tiziano Guardini, eco-designer, vincitore del premio “Franca Sozzani GCC Award for Best Emerging Designer” e del “Peta Couture Award”.

Durante la manifestazione, si alterneranno esibizioni teatrali, musicali e artistiche. 
Verrà inoltre proposto un aperitivo, offerto dallo chef vegano crudista Eduardo Ferrante, proprietario del ristorante L’Orto già Salsamentario e L’Orto Cafè. (https://lortogiasalsamentario.it)

“Fashion Revolution Day vuole essere il primo passo per la presa di coscienza di ciò che significa acquistare un capo d’abbigliamento, verso un futuro più etico e sostenibile per l’industria della moda, nel rispetto delle persone e dell’ambiente – commenta Marina Spadafora, coordinatrice del Fashion Revolution Day in Italia. – Scegliere cosa acquistiamo può creare il mondo che vogliamo: ognuno di noi ha il potere di cambiare le cose per il meglio e ogni momento è buono per iniziare a farlo”.
                                            
L’ultima settimana di aprile eventi simili si svolgeranno in centinaia di città sparse per il mondo con l’obiettivo di creare consapevolezza per catalizzare il cambiamento e ridare dignità alla catena di produzione.

Il 24 Aprile 2013, 1.133 persone morirono e molte altre rimasero ferite, nel crollo del complesso produttivo di Rana Plaza, a Dhaka, in Bangladesh. All’interno si producevano capi di abbigliamento fast fashion. Nasce nel 2013, con sede a Londra, l’organizzazione mondiale Fashion Revolution la quale crede in un’industria della moda che rispetti le persone, l’ambiente, la creatività e il profitto in eguale misura.

Il Poli migliora le turbomacchine

15 dottorandi di tutto il mondo per 15 progetti paralleli e complementari, con l’ambizioso obiettivo di definire un sistema di virtual testing di una turbomacchina, cioè una simulazione dell’intera macchina e non dei singoli componenti , come avviene oggi solitamente. È questo l’obiettivo del progetto europeo EXPERTISE – models, EXperiments and high PERformance computing for Turbine mechanical Integrity and Structural dynamics in Europe, coordinato dal professor Stefano Zucca del Politecnico di Torino, che coinvolge un consorzio di ricerca composto da 11 enti beneficiari e 9 organizzazioni partner  da 8 Paesi.

 

Le simulazioni sono di fondamentale importanza per la progettazione delle turbomacchine, che oggi hanno numerosi ambiti di applicazione, come la produzione di energia, l’estrazione di gas o petrolio, la propulsione per l’aviazione civile e militare, la propulsione di navi, i turbocompressori per applicazioni automobilistiche.

 

I loro componenti rotanti sono elementi critici. Infatti, a causa dell’alta velocità di rotazione, il loro cedimento può mettere a rischio l’integrità strutturale dell’intera macchina e, in situazioni estreme, anche vite umane (ad esempio nel caso di avaria del motore di un aereo).

Per questa ragione, il processo di progettazione e di certificazione di questi componenti è molto costoso, dal momento che richiede complesse campagne di sperimentazione.  L’uso di simulazioni  accurate ed efficienti può quindi diminuire sensibilmente i costi di sviluppo e migliorare l’affidabilità del progetto finale, riducendo anche i tempi di commercializzazione.

 

L’obiettivo, quindi, è ambizioso, ma l’altra caratteristica interessante del progetto EXPERTISE è la metodologia con la quale si vogliono raggiungere questi risultati: 15 progetti individuali  affidati ad altrettanti giovani ricercatori (ESR- Early Stage researchers), selezionati e supervisionati dai membri del consorzio di ricerca, creeranno uno scambio tra giovani studiosi che favorirà la crescita di una nuova generazione di ricercatori più internazionali e più abituati a lavorare in squadra. Inoltre, i dottorandi reclutati nell’ambito del progetto riceveranno un training multi-disciplinare nei settori della meccanica strutturale e delle tecnologie informatiche di calcolo parallelo, in modo da accrescere ulteriormente le loro competenze e prepararli per le sfide più attuali nel campo delle simulazioni numeriche a supporto della progettazione meccanica.

 

Il Consorzio di ricerca del progetto Expertise è composto da 11 Enti beneficiari e 9 organizzazioni partner:

 

Enti beneficiari Expertise

Organizzazioni partner Expertise

Politecnico di Torino (Italia, coordinatore del progetto)

Samara University (Russia)

Imperial College of Science Technology and Medicine (Gran Bretagna)

Rolls-Royce PLC (Gran Bretagna)

Universitaet Stuttgart (Germania)

NEC Deutschland GmbH (Germania)

University of Oxford (Gran Bretagna)

Doosan Skoda Power (Repubblica Ceca)

Ecole Centrale de Lyon (Francia)

SAFRAN Aircraft Engines (Francia)

Middle East Technical University (Turchia)

General Electric Deutschland Holding (Germania)

Technische Universitaet Muenchen (Germania)

Nuovo Pignone srl (Italia)

Barcelona Supercomputing Center (Spagna)

SAFRAN (Francia)

Technicka Univerzita Ostrava (Repubblica Ceca)

University of Bristol (Gran Bretagna)

Cray UK Limited  (Gran Bretagna)

Mavel AS (Repubblica Ceca)

 

Maggiori informazioni sul sito web del progetto: http://www.msca-expertise.eu/

 

Italiaonline: presidio all’assemblea degli azionisti

Oltre cento lavoratori torinesi di Italiaonline hanno presidiato l’assemblea degli azionisti dell’ azienda, ad Assago, nel Milanese, supportati da numerosi dipendenti provenienti dalle altre sedi d’Italia. “Stop licenziamenti – stop trasferimenti”, lo slogan contro la decisione dell’azienda di iniziare la procedura per licenziare 400 lavoratori, molti di loro torinesi. Italiaonline aveva inizialmente  nnunciato di voler chiudere la sede di Torino.

 

Devers, un torinese a Parigi

Piccola polemica in famiglia. Ho letto, pubblicato su “il Torinese”  venerdì 13 aprile, un interessante articolo di Marco Travaglini intitolato Saint- Eustache, chiesa “magnifica e trascurata” nel ventre di Parigi. E ho apprezzato questo invito alla maggiore conoscenza di un monumento che di solito non viene considerato come meta irrinunciabile per una di quelle trasferte nella capitale francese che i nostri concittadini molto sovente, storicamente, prediligono. E anche ho valutato positivamente la segnalazione in quella chiesa, tra l’altro, della presenza di varie opere di artisti italiani, da Santi di Tito a Rutilio Manetti a Luca Giordano. Ma, ed eccoci alla controversia in famiglia, cioè in questa nostra testata che si chiama “il Torinese”, non ho trovato cenno al fatto che uno degli interventi artistici più rilevanti in Saint-Eustache si deve proprio a un torinese. Si tratta di Giuseppe Devers, nato a Torino nel 1823, che fu pittore, scultore e soprattutto ceramista. Trasferitosi a Parigi nel 1846 in seguito alla concessione di un sussidio -di una borsa di studio diremmo oggi- concessogli da Carlo Alberto per perfezionarsi negli studi artistici, si specializzò nel tempo in interventi di ceramica architettonica, sino a diventare il massimo riferimento Oltralpe di questa particolare e tecnicamente difficoltosa arte applicata. Tant’è che nel 1863 all’Esposizione di Nevers, celebre città della ceramica, Napoleone III gli assegnò la Grande médaille d’or de l’Empereur, il massimo premio previsto in quell’ambito, superando anche personaggi mitici dell’arte fittile francese come Théodore Deck, destinato a divenire direttore della manifattura di Sèvres.

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Questa la motivazione ufficiale: “M. Devers, la fois peintre et sculpteur, est le potier par excellence. Il a consacré de longues années à ressusciter en France les bonnes traditions de cet art éminemment décoratif. (…) Des vases et des médaillons de grande dimension, encadrés de fleurs et de fruits, attestent hautement quel puissant secours la faïence peut apporter à l’architecture”. E in Saint-Eustache era stato autore di una potente installazione, davvero maiuscola, tuttora ben visibile, composta da quattro grandi pannelli in maiolica, alla maniera dei Della Robbia, disposti ai quattro punti cardinali del transetto centrale, e dedicati a quattro figure fondamentali della musica sacra: Re Davide, Santa Cecilia, Sant’Ambrogio e San Gregorio Magno. Quindi raccomando ai nostri concittadini di andare a vedere in Saint-Eustache pure queste alte prove del nostro genio subalpino (e magari, per limitarci solo agli edifici sacri, anche altri artefatti minori di Devers a Parigi e dintorni nelle chiese di St. Ambroise, della Trinité, di Saint Leu Napoleon Tavernie). Glielo dobbiamo, perché Giuseppe Devers è qui da noi oggi troppo dimenticato, nonostante il suo ritorno a Torino, spaventato dagli accadimenti relativi alla Comune di Parigi, chiamato nel 1871 in cattedra all’Accademia Albertina. Ma cominciò a declinare, in un contesto rispetto a quello parigino troppo angusto, a immalinconirsi e a bere. Sino a morire, afflitto da una grave demenza precoce, nel 1882. Parabole tipicamente torinesi.

Enzo Biffi Gentili

Riapre il Cup delle Molinette

La Città della Salute di Torino comunica che il prossimo mercoledì 2 MAGGIO verrà riaperto al pubblico, dopo l’esecuzione di numerosi lavori di ristrutturazione, il CUP dell’ospedale Molinette di Torino.

Restano invariati gli orari e le modalità di prenotazione:

dal lunedì al venerdì
dalle ore 8.15 alle ore 13.15 – apertura degli sportelli

dalle ore 13.30 alle ore 16.00 – prenotazioni telefoniche al numero 011.633.2220

prenotazioni mediante fax al numero 011.633.5838

prenotazioni mediante invio di e-mail collegandosi al portale aziendale

disdette ed informazioni al numero 011.633.5906 dalle ore 8.15 alle ore 15.30

FIAT Torino Basket: l’improvviso stupore della dimenticanza

Siamo in dirittura di arrivo playoff e probabilmente non sarà possibile raggiungerli a causa di tanti piccoli (o meno piccoli) errori sia da parte dei giocatori, che della dirigenza e, non si deve sempre essere politically correct, anche di una visione arbitrale palesemente distorta in circostanze importanti.

Ma non è questo l’argomento di questo articolo. Dopo la sconfitta legata sicuramente a episodi malsani anche tra i fischietti contro Reggio Emilia, molti si sono scatenati a lanciare improperi e saccenti e sarcastici commenti contro tutti e tutto ciò che fino a qualche mese prima osannavano. Ma si sa, il pubblico, fin dai tempi dei Romani e dei gladiatori, ci mette poco a mettere in croce chi prima era sommerso di alloro, e quindi nulla di nuovo sotto il sole, come dice il saggio.

Però credo che si sbagli tutti e non solo la dirigenza o i giocatori. E a fare la predica sono tutti sempre molto bravi, ed è sempre facile dire così non va, quando non si è chiamati a fare qualcosa ma solo criticare senza costrutto. Tempo addietro l’associazione consumatori suggeriva che quando un prodotto non piace basta non comprarlo per punire i produttori, ma in questa società dove più facilmente si ingiuria che ringraziare per un favore avuto, è consuetudine ormai bruciare tutto e dimenticare ogni cosa solo per urlare più forte. In un ambito vicino a noi è contestato apertamente chi ha vinto 6 campionati di fila diverse coppe tra Italia e supercoppa, partecipato a più finali di Champions League, e attualmente in testa e in finale di Coppa Italia: stupirsi della contestazione “ambientale” tra giornali e tifosi sarebbe quantomeno stravagante.

Conosco solo alcune persone che a ragion veduta hanno dal loro punto di vista motivo di una remota contestazione o “rivalsa” personale, ma la stragrande maggioranza credo che possa essere delusa sicuramente dai risultati finali ma non della valutazione globale. Sono stati fatti degli errori, certo, ma chi li sta pagando in prima persona? I tifosi dal punto di vista emotivo, ed è fondamentale, certo, visto che lo sport si regge sul pubblico che osserva, ma anche chi ha messo soldi, tempo e faccia non credo lo abbia fatto per divertirsi in modo anomalo.

E soffermarsi su alcuni aspetti importanti dal punto di vista umano sarebbe importante: la memoria non può solo essere sollecitata per i lati negativi. Qualche mese fa, dopo la conquista della Coppa Italia, tutti piangevano e ringraziavano società e giocatori. Ora la società è incapace e dovrebbe dimettersi. Credo che un sano equilibrio dovrebbe trovarsi.

Molti dimenticano che questa società non ha decenni di storia ma che solo da tre anni milita in serie A e ha già vinto una Coppa Italia. Può essere che non si arrivi ai playoff, vero, ma non è la “morte” sportiva di una squadra. Il pubblico ha dato tanto, e tanto ancora darà: ma dà qualcosa perché qualcuno ha creato questo qualcosa per cui “tanto dà”. Non riconoscerlo è un errore di presunzione di importanza che non conduce da nessuna parte.

Ci sono giocatori come Poeta, Mazzola, Washington, Mbakwe, Garrett che in tutto l’anno non hanno mai mollato di una virgola e si sono prodigati in maniera encomiabile e dopo Firenze non erano poche le proposte di statue equestri in Piazza Vittorio a loro dedicate. Adesso non sono diventati incapaci… . Jones, messo da parte è poi rientrato senza aver fatto una virgola di polemica ufficiale; Vujacich è uno che comunque in allenamento e in partita ci butta dentro tutto. Sicuro: hanno sbagliato tanto ma anche fatto bene tanto, come a Torino non era mai successo in mezzo secolo di sport cestistico, e dimenticarlo così in fretta è segnale di un mondo che cambia velocemente umore e che se non riceve sempre tutto “si offende” e vola via.

Lo sport è fortunatamente ancora selettivo: vince solo chi arriva 1, come diceva il ciclista. E la Fiat Torino quest’anno è arrivata 1 in uno dei due trofei della categoria cestistica Italiana e ci sarà ancora da partecipare alla supercoppa del prossimo settembre, e non è poco.

Si poteva fare meglio? Si poteva fare di più? Si doveva selezionare meglio i giocatori? Si doveva non litigare con gli allenatori? Si doveva stare più attenti alle compatibilità degli elementi che compongono il team? Dovevano allenarsi meglio? Essere più preparati fisicamente?… e quanto altro ancora? Forse a molte domande la risposta potrebbe essere sì, ma superare questi limiti è solo frutto dell’esperienza. Ed è quella che ancora manca a questa squadra.

Ma il tempo potrà dare una risposta ed essere “gufi” è lo sport nazionale di tutti coloro che di solito non vincono mai ma gioiscono solo delle sconfitte altrui. Tutti i tifosi di Torino si erano già preparati ad abituarsi a vincere…ma non è andata così, e di tutto questo si dovrà fare tesoro per migliorare.

E’ giusto essere tristi, è giusto arrabbiarsi quando si perde, ed è legittimo pensare di vincere il più possibile. Ma lo sport, ora, non è composto solo da gente che gioca. E’ un mondo complesso in cui tutti devono svolgere la propria parte e se si inceppa un ingranaggio anche la macchina intera ne risente.

Ma si sa che … chi sa di solito fa, chi fa di solito cerca di fare bene anche se poi sbaglia, ma chi non sa e chi non fa o scrive sui giornali o commenta criticando al bar… .

Paolo Michieletto

 

Teatro Regio, parla Vergnano

Volontariamente in questi giorni, dopo le mie dimissioni dalla carica di Sovrintendente annunciate il 18 aprile, mi sono astenuto dal rilasciare dichiarazioni, ma, dopo quanto emerso nelle ultime ore, ritengo giusto, per salvaguardare l’immagine del Teatro Regio, fare alcune precisazioni. Per quanto riguarda la tournée in America del maggio 2019, abbiamo lavorato molto, affidando anche a una società di fundraising la ricerca degli sponsor necessari a coprirne l’intero costo. Purtroppo non si sono trovati i fondi e neanche in America sono riusciti a trovare ulteriori risorse. Il Regio aveva un accordo secondo il quale entro il 30 aprile 2018 avrebbe dovuto confermare la propria presenza a New York, Chicago e Washington. Ieri ho quindi scritto ai nostri contatti in America, per comunicare loro che, con grande dispiacere, il Consiglio di Indirizzo – seguendo le norme di legge – ha deciso di non autorizzare una trasferta che non aveva un bilancio preventivo in pareggio. Purtroppo i teatri americani avevano già annunciato le loro Stagioni 2018/2019. Aggiungo inoltre che, nel tardo pomeriggio di ieri, 26 aprile, il M° Noseda ha mandato una comunicazione ai giornali affermando che non aveva più intenzione di proseguire la propria collaborazione con il Teatro Regio. Decisione di cui prendo atto e che nulla ha a che vedere con la legge n° 367 che prevede che la nomina di Direttore musicale decada insieme a quella del Sovrintendente che l’ha nominato. Auguro al Regio di trovare presto la tranquillità necessaria a proseguire il grande lavoro svolto in questi anni e riconosciuto a Torino e nel mondo.

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 Walter Vergnano

Veglia per il piccolo Alfie

Ieri sera a Torino, sulle gradinate del duomo veglia di preghiera per il piccolo Alfie. Decine di torinesi si  sono ritrovati per recitare il rosario per il bimbo di Liverpool, con candele e cartelli #Pray4Alfie. Presenti la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli e il dirigente FdI Maurizio Marrone che invitano la sindaca  Appendino ad aderire a nome della Città al reclamo presentato al Human Right Council dell’ONU da alcune  associazioni torinesi.

LE CICATRICI: I TRATTAMENTI PIU’ UTILI PER MIGLIORARLE

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Victor Hugo diceva: “La giovinezza è la stagione delle pronte suture e delle cicatrici rapide, a quell’età le facce parlano apertamente e la parola è inutile: ci sono giovani di cui si potrebbe dire che la loro fisionomia discorre“.

Anche nella spensieratezza e nella magica interpretazione dell’arte gli inestetismi prendono a volte il posto delle meraviglie, come quando per esempio i giapponesi riparano un oggetto prezioso rotto, valorizzandone la crepa riempiendo la spaccatura con la colatura di oro puro. Nascono così le cosiddette “cicatrici d’oro“. Essi credono infatti che, quando qualcosa abbia subito una ferita ed appartenga ad un’antica storia, la crepa diventi sinonimo di bellezza rendendo così all’arte la sua preziosità.

 

Ma nell’epoca corrente, la più metropolitana, difficilmente le deturpazioni della pelle divengono vezzo nè tantomeno cosa facile da sfumare o da far sparire definitivamente. Molto spesso poi, l’inestetismo di una cicatrice diviene tramite assolutamente negativo per la consapevolezza di noi stessi e del nostro essere volto alla propria “apparenza positiva“.

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Come sostiene il Dott. Luca Spaziante, Specialista in chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, “Cicatrice e psiche spesso hanno un effetto molto contrastante sull’individuo”. Lo rammenta anche un sondaggio condotto da Opinion Health nel Regno Unito su 1000 persone. L’impatto psicologico di una vita “segnata” da una cicatrice su alcune persone può diventare così pesante a tal punto da far cadere l’individuo in una depressione profonda. Il ricordo poi perpetuo dell’evento traumatico che ha causato la cicatrice potrebbe benissimo diventare una ferita che non segna solo il fisico, ma anche la mente. Infatti molte donne intervistate a riguardo di questo fenomeno dichiarano di non vivere più serenamente neppure il rapporto con il proprio corpo e con il proprio partner. La disarmonia tra cicatrice e psiche è agevolata dal fatto che sovente non viene chiesto un aiuto o un consiglio nemmeno al proprio medico. Si tende sempre a dire : “tanto non si può fare nulla“, quando invece è assolutamente errato. Il percorso di accettazione di una cicatrice non è certo focalizzato sull’ignorare la cicatrice facendo finta che non esista, ma nel prendere coscienza dello stato di fatto e agire facendosi aiutare da specialisti seri e preparati.

Il Dott. Spaziante descrive la cicatrice come un tessuto fibroso che si crea per riparare una lesione (patologica o traumatica) ed è dovuta alla proliferazione del derma e dell’epidermide lasciando un segno sulla pelle più o meno inciso. Nel processo di cicatrizzazione si possono presentare svariate alterazioni. Queste avvengono per eccesso (cicatrice ipertrofica) o per difetto (cicatrice atrofica). Nella cicatrice ipertrofica il tessuto dermico si forma in ampia quantità rimanendo spesso molto in rilievo e dolente, mentre nella cicatrice atrofica il tessuto è del tutto insufficiente e le ferite, che apparentemente sembrano rimarginate, a volte si riaprono. La cicatrice può apparire piana, rilevata o infossata, di un colorito più chiaro o più scuro rispetto al tessuto circostante; su di essa non sono presenti né peli né aperture ghiandolari né solchi cutanei.

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La terapia delle cicatrici – aggiunge il Dott. Spaziante – cambia in rapporto al tipo di cicatrizzazione. E’ fondamentale distinguere la cicatrice ipertofica dal cheloide ai fini terapeutici: nel secondo caso è bene evitare l’asportazione chirurgica che rischierebbe di peggiorare la situazione. Nel caso di cheloidi i trattamenti più indicati restano la crioterapia, l’infiltrazione di corticosteroidi e l’applicazione di gel/cerotti al silicone. Il camouflage rientra ovviamente in un “rituale” solamente momentaneo, ma assolutamente non efficace al fine di eliminare il problema radicalmente. Il laser CO2, invece, è un trattamento efficace e sicuro in grado di determinare una importante contrazione delle fibre collagene ed elastiche presenti nel derma, rendendo così la cute molto più tonica. La profondità del trattamento è basata fondamentalmente sulla quantità di energia CO2 utilizzata e dal numero di passaggi eseguiti anche a seconda della patologia del paziente. Il laser CO2 emette radiazioni nella banda degli infrarossi che distruggono le cellule per vaporizzazione del contenuto acquoso. La durata delle sedute dipende ovviamente dall’entità, dal numero e dalla localizzazione anatomica delle cicatrici da trattare.

Per le cicatrici inestetiche, non cheloidee, si consiglia spesso una revisione chirurgica. Cicatrici depresse, sporgenti, orientate male rispetto alle normali pieghe e rughe della pelle, possono compromettere l’equilibrio estetico di alcune zone delicate del corpo. Le alterazioni che maggiormente possono beneficiare di questo tipo di strategia terapeutica sono le cicatrici post-traumatiche del volto e le cicatrici post chirurgiche. Gli interventi di revisione delle cicatrici implicano una profonda conoscenza di tutti i meccanismi di riparazione dei tessuti in modo da poter intervenire con un tempismo corretto al fine di una buona guarigione.

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La chirurgia plastica ricostruttiva – conclude il Dott. Spaziante – utilizza tutte le moderne tecniche chirurgiche per migliorare il più possibile l’aspetto estetico e funzionale delle cicatrici. Nei casi più complessi le cicatrici vengono asportate totalmente o parzialmente, riorientando e riposizionando i margini per renderle più “naturali” e dunque “meno visibili“. Purtroppo le cicatrici non si possono cancellare radicalmente, ma sicuramente si può migliorare di gran lunga il loro aspetto, attenuandone gli inestetismi associati e rilassandone le retrazioni cicatriziali. Come spesso sottolinea il Dott. Spaziante ai suoi pazienti: “Non esistono cicatrici invisibili, esistono cicatrici belle e cicatrici brutte“, che dipendono in parte dall’esperienza del chirurgo ed in parte dalla capacità di cicatrizzazione del paziente. Anche in questo caso quindi basta approfondire l’argomento con medici altamente specializzati, senza avere il timore di chiedere nè di affrontare il problema.

Scriveva Paulo Coelho: “Non permettere alle tue ferite di trasformarti in qualcuno che non sei“.

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