redazione il torinese

La Madonna “ritrovata” in mostra a Palazzo Madama

Ignoto, ancora a oggi, l’autore. Ma la sua storia è ben certa. Ed è storia lunga e travagliata, anziché no. Il cui inizio si fa partire dal gennaio del 1519, mese e anno in cui l’olio su tavola, un piccolo capolavoro dai tratti raffaelleschi (per l’equilibrata armonia e serenità delle immagini) raffigurante una “Madonna con il Bambino Gesù”, venne commissionato a un anonimo “dipintore” operante a Roma e che oggi possiamo ammirare, su progetto della Fondazione Torino Musei e in anteprima assoluta al pubblico, nella “Camera delle Guardie” al piano nobile   di Palazzo Madama a Torino, dopo un lungo e complesso restauro promosso dalla Fabbrica di San Pietro in Vaticano, con il sostegno di Fideuram – Intesa San Paolo Private Banking. Per certo si sa che committente del dipinto, in adempimento probabilmente a un voto, fu la consorte di tal Pietro Pedreto e che l’opera venne allocata nella Chiesa di San Giacomo Scossacavalli (di qui il titolo ad uso popolare riservatole negli anni di “Madonna di Scossacavalli”), che sorgeva nei pressi della Basilica Vaticana e che fu demolita nel 1937, insieme a tutte le case della cosiddetta “Spina di Borgo”, allorché il regime decise di realizzare la monumentale Via della Conciliazione che collega Castel Sant’Angelo a Piazza San Pietro. Posto sopra l’altare di una cappella interna alla Chiesa di San Giacomo, il dipinto fu certamente visto da Raffaello (autore, come si sa, di numerosissime “Madonne”) che abitava in un palazzetto antistante la Chiesa e dal suo allievo e collaboratore Perin del Vaga, anche lui residente nel Borgo; nel 1521 fu anche realizzato da un anonimo artista parmigiano un tabernacolo funzionante da “macchina processionale” allorquando la veneranda immagine dagli “occhi umidi e lucenti” veniva solennemente portata in processione , come accadde nel 1522 per scongiurare la peste abbattutasi su Roma. Fu nel 1598, nel giorno dell’antivigilia di Natale, che l’opera venne seriamente compromessa da una terribile esondazione del Tevere che straripando allagò tutta la Chiesa di San Giacomo; le cronache raccontano che l’acqua del fiume si arrestò all’improvviso proprio sotto le labbra della Vergine, lasciandovi il segno della piena e una scura linea orizzontale visibile ancor oggi. I danni subiti dal dipinto – e non solo, ovviamente – furono enormi. Ad essi si cercò di rimediare con i primi tentativi di restauro datati XVII e XVIII secolo, finché con la demolizione nel ’37 della Chiesa, l’opera fu trasferita nei depositi della Fabbrica di San Pietro e lì, inavvedutamente, “dimenticata” fino al 2016. Solo due anni fa, venne seriamente avviato il non facile restauro, sotto la guida di due abili professionisti come Lorenza D’Alessandro per la parte pittorica e Giorgio Capriotti per il supporto ligneo. “Impresa lunga e particolarmente impegnativa sotto diversi aspetti”, precisano i restauratori, che aggiungono: “Per quanto riguarda la Madonna, soprattutto, si è dovuto lavorare su due fronti. Sulla parte inferiore andata quasi per intero perduta sotto la furia dell’alluvione, quando il fango arrivò fino alla gola e al mento della Vergine, e sulla parte superiore in gran parte rovinata a causa degli ex voto fissati con chiodi dai fedeli”. Nell’allestimento ideato per Palazzo Madama dall’architetto del Vaticano Roberto Pulitani, la “Madonna di Scossacavalli” è esposta in una teca a microclima controllato, insieme a riproduzioni di fotografie e documenti che descrivono non solo i vari passaggi del restauro, ma anche la storia della Chiesa andata distrutta e del contesto urbanistico in cui essa sorgeva. “L’esposizione – spiega soddisfatto Maurizio Cibrario, presidente della Fondazione Torino Musei – è solo il primo passo di una collaborazione più ampia con il Vaticano attraverso cui ci prefiggiamo di portare ogni anno, nel mese di maggio dedicato alla Madonna, un’opera mariana a Palazzo Madama e a Torino, città che per la Vergine Maria nutre da sempre una particolare e profonda devozione”.

Gianni Milani

“Una ritrovata Madonna della Fabbrica di San Pietro”

Palazzo Madama-Camera delle Guardie, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 – www.palazzomadamatorino.it  Fino al 16 luglio – Orari: tutti i giorni 10/18, chiuso il martedì

Il gelato, dolce tradizione torinese

Anche se la primavera tarda ad arrivare e le temperature sono al momento decisamente autunnali la stagione del gelato è ufficialmente iniziata. Le gelaterie praticamente deserte in inverno, se non per qualche amatore o cultore appassionato, si sono rianimate ed è facile trovare la coda per acquistare un cono o una coppetta.

Questo dolce alimento risultato di una miscela di ingredienti ben amalgamati, soffice, freddo al punto giusto, fonte di sollievo durante le stagione calda ma soprattutto origine di gusto e appagamento del palato, è il simbolo del risveglio, della fine delle giornate brevi e buie e dell’avvio della bella stagione che promette sole, vacanze e nuova energia.

Torino ha un legame forte con il gelato e rappresenta una parte importante della tradizione e della storia di quello artigianale italiano, nel 1884 ha visto infatti l’apertura della Gelateria Pepino, tuttora in attività e gettonatissima, a cui si deve il brevetto nel 1939 del primo gelato ricoperto su stecco.

Ecco una selezione di gelaterie da visitare, saporite proposte per un ottimo gelato all’ombra della Mole:

 

Siculo Via San Quintino 31 colorata e accogliente, personale gentilissimo, gelato, granite, dolci, anche glutin free. La brioche assolutamente da provare.

 

Gatsby’s Via Marcello Soleri 2 (angolo via Lagrange) un bel bar centrale, un gelato di qualità, vellutato e morbido.

 

Tamborini Via Garibaldi 31 la tradizione della pasticceria a Torino, un gelato al cioccolato buonissimo servito nella coppa in acciaio di una volta seduti in una delle strade più famose di Torino.

 

Niva’ gusti legati alla stagionalità delle materie prime in un ambiente essenziale ed elegante – Via Lagrange 29, Corso Alcide De Gasperi 8 e Piazza Vittorio Veneto 8.

 

Più di un gelato Galleria Subalpina 32 croccante alla gianduia, stracciatella al caffè, fior di menta. Mai coloranti né conservanti, attenzione per l’ambiente, amore per il territorio.

 

Maria La Barbera

 

 

 

C’erano un tempo gli alpini del Battaglione “Intra”

alpini intra 4Il Battaglione degli alpini “Intra”, costituito nel 1908 con il nome diPallanza”, l’anno successivo alla sua formazione assunse la denominazione che lo rese famoso tra le “penne nere“. Il Battaglione era strutturato su tre compagnie  – la 7ª “Di Dio”, la 24ª “Di Corsa” e la 37ª detta “La Nobile” – a cui si aggiunse, durante la prima guerra mondiale –  anche la 112ª ,  quella “Degli Spiriti”. Gli organici del Battaglione “Intra” venivano reclutati  tra i giovani dei paesi del Verbano, del Cusio e dell’Ossola oltre che nelle vallate a ridosso della “sponda magra” del lago Maggiore, in quella porzione di territorio lombardo che fa capo alla provincia di Varese. Durante le due guerre mondiali, come battaglioni di mobilitazione, furono “messi in campo” anche il “Valtoce” ed il “Monrosa”, mentre negli anni di gelo e di fuoco della “Grande Guerra” venne costituito un battaglione sciatori, il “Pallanza”. Quest’ultimo , prima di essere sciolto nel 1919, terminato il conflitto, si distinse nella “guerra bianca”, combattendo sul Montello, sul Monte Grappa e nel gruppo dell’Adamello dove, oltre alpini intra1al nemico austriaco, bisognava lottare anche contro le tormente di neve, le valanghe, l’inedia e gli assideramenti causati dalle temperature a volte di 40° sotto lo zero. Le sedi dov’era dislocato il Battaglione “Intra” erano essenzialmente tre: le caserme “Simonetta” di Intra, “Cadorna” di “Pallanza”, “Urli” di Domodossola a cui si devono aggiungere i due distaccamenti a Iselle-Trasquera, a ridosso del passo del Sempione,  e nella zona del Montorfano, tra il lago di Mergozzo e il Verbano. La nalpini intra 2appina che distingueva gli alpini dell’Intra era verde e il loro “motto” era già un programma: “O u roump o u moeur !”, “O rompo, o muoio”. L’Intra , dopo aver preso parte a numerose battaglie ed operazioni in alta quota durante la prima guerra mondiale, cessate le ostilità venne inviato in Albania unitamente ad una forza multinazionale. In tempo di pace, per  le periodiche esercitazioni, le marce ed i campi estivi ed invernali, gli alpini dell’Intra erano impegnati sui molti e sui sentieri di casa, nelle valli dell’Ossola o del Verbano. Il Battaglione prese parte anche alla campagna in Africa Orientale, inquadrato nell’11° Reggimento Alpini, distinguendosi nella battaglia dei laghi Ascianghi dove cadde tra gli altri anche alpini intra 33Attilio Bagnolini di Villadossola, medaglia d’oro al valor militare. Nell’ultimo conflitto mondiale l’Intra operò sul fronte francese, passando poi nel 1941 su quello greco-albanese e , nel gennaio del 1942, in Jugoslavia. Dopo l’8 settembre del 1943, gli Alpini dell’Intra vennero colti dall’armistizio in Montenegro e ,dopo la prima fase di sbandamento, iniziarono la lotta antinazista,in un primo momento autonomamente ed in seguito a fianco alpini intra 52dell’Esercito popolare di liberazione Jugoslavo di Tito, inquadrati nella IV Brigata della “Divisione Garibaldi”. In Bosnia e Montenegro, alpini e artiglieri, alla guida del capitano Zavattaro Ardizzi, parteciparono a numerose battaglie, liberando le città  di Cetinje, Danilovgrad, Podgorica. In quei quindici mesi di disperata lotta partigiana, insieme con tanti altri soldati italiani, con i nemici di ieri contro gli ex alleati, gli uomini dell’Intra seppero riscattare il nome dell’Italia che usciva dalla dittatura, mettendo le basi di quello che diventò poi il nuovo esercito italiano. A guerra finita, il Battaglione “Intra”, all’epoca inquadrato nel 4° Reggimento Alpini della Divisione “Taurinense”, non venne più ricostituito, restando così nei ricordi di coloro che ne fecero parte, in pace come in guerra.

Marco Travaglini

 

M5S fa saltare il consiglio comunale. Pd in piazza

E’ la prima volta dall’inizio della consiliatura che il  Movimento 5 Stelle non prende parte alla seduta del Consiglio comunale di Torino, facendo saltare i lavori. Oggi lo ha fatto per protestare contro quella che definisce una “democrazia a sovranità limitata” a proposito della scelta del presidente Mattarella, di bocciare il governo di Giuseppe Conte. Una decisione che “mette in discussione il voto degli italiani”. Contrario all’iniziativa il consigliere  leghista Fabrizio Ricca, come il capogruppo di Forza Italia, Osvaldo Napoli. Favorevole invece  l’ex azzurro Roberto Rosso. I consiglieri del Pd Lo Russo e Carretta hanno polemicamente consegnato copia della Costituzione al presidente del consiglio comunale, il grillino Versaci. Intanto in piazza Castello si e’ tenuta la manifestazione del partito democratico. (Foto: il Torinese)

Iren, un progetto Illumina – To

Si è svolta a Torino Incontra la cerimonia di premiazione dei filmati vincitori del Premio Storie di Alternanza, un’iniziativa promossa da Unioncamere nazionale e dalle Camere di commercio italiane con l’obiettivo di valorizzare e dare visibilità ai racconti delle esperienze d’alternanza scuola-lavoro ideati, elaborati e realizzati dagli studenti e dai tutor degli istituti scolastici italiani di secondo grado.

 

La classe quarta B Elettrotecnici dell’Istituto Avogadro di Torino, “adottata” per tre anni dal Gruppo Iren si è aggiudicata il 1° premio nella categoria Istituti Tecnici con il video – Illumina To – Un progetto nel progetto che illustra il percorso di alternanza che “illumina” la strada del lavoro. Al termine del progetto Torino avrà una luce d’artista in più progettata dagli studenti che verrà installata all’esterno della scuola durante la manifestazione “Luci d’artista”. Tradurre i saperi acquisiti nel percorso di studi in un saper fare innovativo e sostenibile, creare competenze trasversali e tecniche molto richieste dal mondo del lavoro, sono le peculiarità che sintetizzano al meglio il progetto di alternanza dell’intera classe e che hanno consentito la vincita del premio che testimonia la serietà con cui il discorso dell’alternanza è stato affrontato nel gruppo Iren dove i percorsi di alternanza sono una esperienza davvero significativa per gli studenti. La voce dei ragazzi rappresenta la migliore testimonianza dell’utilità dell’alternanza scuola-lavoro ha commentato il Presidente della Camera di Commercio di Torino Vincenzo Ilotte. – Nei video realizzati sono gli stessi studenti a raccontare il percorso vissuto, evidenziandone i punti di forza, tra cui la crescita personale e professionale, la buona accoglienza ricevuta e l’importanza dei tutor aziendali. Questi filmati sono per noi uno strumento utile da diffondere, per continuare a far crescere la cultura dell’alternanza sul nostro territorio, che ad oggi vede già più di 1.500 imprese pronte ad accogliere studenti”. La classe ha ritirato il premio che consiste in un buono viaggio per visite scolastiche didattiche del valore complessivo di 1.200 euro.

(foto archivio)

Mattarella, i cattolici democratici e la Costituzione

di Giorgio Merlo

Ancora una volta le ragioni costituzionali, cioè i valori e i principi della nostra Costituzione, sono al centro del dibattito politico ed istituzionale del nostro paese. Certo, mai avremmo immaginato di trovarci in una situazione del genere. Come mai avremmo pensato che la figura del Presidente della Repubblica diventasse l’oggetto della divisione verticale, e violenta, nella politica italiana. E, nello specifico, proprio la figura di Sergio Mattarella. Ora, senza ergersi a paladini del Quirinale e senza esercitarsi nella difesa d’ufficio di Mattarella, non possiamo non dire che l’attuale Capo dello Stato ha dimostrato, in tutti i tornanti decisivi del suo alto magistero – a cominciare dal come ha affrontato concretamente la difficile situazione politica che si è venuta a creare dopo il voto del 4 marzo – una feconda e rispettosa fedeltà alla prassi e al dettato legislativo scolpiti nella Costituzione. Nessuna deroga, nessuna forzatura e, soprattutto, nessun privilegio politico o di schieramento. Anzi, rispetto rigoroso e puntuale del pluralismo e delle indicazioni provenienti dal corpo elettorale. E sempre nella cornice del quadro costituzionale. Ma, in secondo luogo, quello che mi preme sottolineare in questo frangente delicato e complesso per la nostra vita pubblica, e’ che il rigoroso rispetto dei principi costituzionali – favorito dal comportamento istituzionale ineccepibile dell’attuale Presidente della Repubblica – e’ la cornice e la ragione essenziale per un rinnovato impegno politico dei cattolici italiani. Del resto, il recente appello del Presidente della Cei, cardinale Bassetti ad uscire dal letargo e dall’afasia per intraprendere e rilanciare un nuovo cammino politico dei cattolici, si intreccia anche con la necessità di far rivivere quel “cattolicesimo politico” che trova proprio nella difesa e nella promozione della Costituzione uno dei suoi principali obiettivi. Ecco perché nell’alto magistero istituzionale, concreto e quotidiano, del Presidente Mattarella noi ritroviamo anche le ragioni politiche e culturali per la riscoperta di una tradizione che è sempre stata decisiva in tutte le fasi storiche del nostro paese. Un rinnovato impegno che, adesso, non può più avere alibi per giustificare il distacco dalla vita pubblica.

La cultura profuma di formaggio

BOCUSE D’OR EUROPE OFF 2018


Un calendario ricco di percorsi espositivi, dialoghi, incontri, spettacoli, laboratori, attività e degustazioni di ogni tipo. Il formaggio protagonista di appuntamenti speciali

 

 

Non poteva che essere il castelmagno, formaggio piemontese dal gusto ben definito, uno degli ingredienti del concorso di alta cucina Bocuse d’Or Europe, per la prima volta in Italia, a Torino, l’11 e 12 giugno. E al formaggio sono dedicati alcuni appuntamenti del Bocuse d’Or Europe OFF 2018, il calendario di eventi culturali rivolti al grande pubblico in programma a Torino dall’al 16 giugno, con anticipazioni nelle settimane precedenti, collegato al prestigioso concorso di alta cucina Bocuse d’Or Europe, per la prima volta in Italia.

 

Tra gli oltre cento eventi in calendario gli appassionati di gastronomia e di cultura del cibo possono seguire un ideale percoso dedicato al formaggio, che inizia lunedì 28 maggio al Circolo dei lettori di Torino, dove, alle 18, i giornalisti Clara e Gigi Padovani chiudono il ciclo di incontri dedicati ai tre prodotti protagonisti della finale europea del Bocuse d’Or con “Sua Maestà il Castelmagno: il formaggio”. La storia narra che sui monti della Val Grana esiste da secoli un cacio che in occitano è chiamato lou Chastelmanh: prese questo nome perché un giorno, secondo la leggenda, fu portato ad Acquisgrana al sovrano del Sacro Romano Impero, Carlo Magno. Mucche d’alpeggio per un ottimo latte e qualche piccola aggiunta di latte ovino e caprino contribuiscono a produrre un formaggio regale protetto dalla Dop e per una più piccola produzione solo d’alpeggio dal Presìdio Slow Food. All’incontro partecipano: Evanzio Fiandino, presidente Assopiemonte Dop e Igp, Piero Sardo presidente della Fondazione Slow Food per la biodiversità Onlus, Marcello Trentini chef del Ristorante Magorabin di Torino con una stella Michelin. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

 

Martedì 29 alle 19,00 Edit con Accademia Bocuse d’Or Italia organizzano, presso le Edit Kitchen, il Workshop sui formaggi. Una serata per una degustazione speciale che aiuterà i partecipanti ad approfondire la conoscenza dei formaggi tipici a pasta bianca e a pasta blu del territorio in abbinamento alle birre Edit e una selezione di vini che ne valorizzano il sapore. Guidano l’appuntamento l’affinatore Eros Butatti della Casera di Verbania e  il mastro birraio Marco Cerino. Ingresso € 30. Prenotazione obbligatoria sul sito.

 

Sabato 9 giugno alle 18,30 a Palazzo Birago di Borgaro l’ONAF Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggio conduce gli appassionati di storia della gastronomia in un viaggio tra i documenti degli Archivi Storici facendo emergere notizie e curiosità del Regno Sabaudo, con particolare riferimento al formaggio, al suo uso e alle tipologie più di use al tempo. L’incontro si conclude con una degustazione guidata. Ingresso libero. Prenotazione obbligatoria torino@onaf.it

 

“NASCE IL COMITATO SPONTANEO “INSIEME PER AURORA”

Un gruppo di cittadini ha costituito nei giorni scorsi il Comitato spontaneo denominato “insieme per Aurora”.

Nato in una zona caratterizzata da diffusa criminalità e mancato rispetto delle regole di civile convivenza, il Comitato promuove ogni iniziativa idonea a rendere il quartiere più sicuro, pulito e vivibile da tutti. Questo Comitato si distingue per avere l’orgoglio di essere composto da persone sinceramente libere e unite solo dall’interesse comune, anche se con diverso credo politico. Per il perseguimento degli scopi comuni, oltre a sollecitare in ogni sede gli interventi delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine, redigerà e diffonderà materiale informativo anche attraverso internet. Le adesioni al Comitato saranno sempre gratuite e assolutamente libere.Tutti i cittadini interessati potranno interagire attivamente con il Comitato utilizzando una speciale piattaforma web che, oltre a comunicare le iniziative e le notizie relative al quartiere, metterà a disposizione diversi canali di comunicazione.

comitatoinsiemeperaurora@gmail.com

 

GATTO PANCERI, E’ TEMPO DI ‘PELLE D’OCA E LIVIDI’

Dal 25 maggio in radio il singolo presentato a Sanremo 2018 che anticipa l’omonimo album di inediti in uscita lo stesso giorno nei negozi di dischi e in tutti i digital stores. Pubblica l’etichetta ‘Hit Rainbow Srl’ di Roby Facchinetti, distribuzione ‘Artist First’

‘Pelle d’oca e lividi’: un brano in cui il “NOI”, detto nel senso più sociale, impera. Un testo dal grande potere identificativo ed evocativo insieme. Un’istantanea schietta e sincera delle condizioni morali in cui vive la maggior parte della gente nel mondo di oggi. Musicalmente, una ballad in cui Gatto Panceri cantautore risulta a questo giro più rock che in passato. Si avvertono anche gustose influenze strumentali e corali di ispirazione soul, con in più una parte sul finale addirittura rappata da Gatto: ovviamente lo fa a modo suo, da vero cantante di razza. Nel testo viene sottointesa (servita da una rima baciata fatta apposta) anche una parolaccia, che però non viene pronunciata dalla voce dell‘artista, ma più garbatamente urlata dalle note di una chitarra distorta, e rivolta a un uomo probabilmente reo di violenza di genere femminicida. E’ questa la canzone che il cantautore e hit maker lombardo ha presentato per Sanremo 2018, e che ora in molti sono curiosi di ascoltare.

Ma ‘Pelle d’oca e lividi’ è anche ribadire che la vita è fatta di gioie alternate a dolori, di vittorie e sconfitte, di delusioni e nuove speranze: tappe che determinano la trama della vita di ogni essere umano.Il pezzo è inserito in un album con altre 18 tracce. Un cd monumentale, pregiato ma anche diretto e radiofonico, con testi di assoluto spessore e impatto emotivo Pubblicato grazie anche a Roby Facchinetti, voce anima dei Pooh, nell’inedita veste di discografico che ha scelto in prima persona di credere nel progetto e di pubblicarlo attraverso la propria etichetta discografica, la ‘Hit Rainbow Srl’ coadiuvato anche dall’esperienza di un grande Editore Musicale come Athos Poma.L’album (in tutto, 19 tracce) é stato realizzato in quasi 4 anni di duro e intenso lavoro, e vede l’artista non solo autore di tutti i testi e di tutte le musiche ma stavolta anche arrangiatore, produttore unico artistico e esecutivo. Un’opera titanica, in cui il pluristrumentista Gatto Panceri, per la prima volta, vestendo i panni di One Man Band, ha fatto quasi tutto da solo nel suo studio il “Bordo’ Studio Dimension”, location brianzola delle foto dell’intera copertina. I mixaggi li ha realizzati al fianco del valente e richiestissimo Roberto Guarino, (produttore dei dischi migliori di Samuele Bersani e molti altri).Sono però comunque tanti i nomi di spicco che hanno collaborato attivamente alla riuscita del lavoro. Tra questi ottimi 15 musicisti che hanno suonato alternandosi nei 19 brani figurano Diego Corradin, Filadelfo Castro, Simone Aiello, Patrick Dijvas, giusto per fare qualche nome.Gatto ha curato anche gli scatti fotografici della copertina e l’artwork del cd, e figura anche Primo editore dell‘album con la sua neonata ‘VIVO PER LEI Edizioni’. Investendo personalmente un cospicuo recording budget (inusuale per i tempi di vacche magre della discografia) è riuscito così a confezionare un disco curatissimo in ogni dettaglio, con un livello di qualità di suono che si può comparare alle migliori produzioni internazionali del momento.’Pelle D’oca e lividi’: un inno alla vita. A chi lotta ogni giorno con costanza, coraggio e onestà e crede con fermezza in un ideale. Un cd in cui Gatto Panceri rivela una sorprendente e raggiunta ricercatezza e maturità vocale come mai prima d’ora. Un lungo racconto di musica e parole suonate e scritte dalla mente di chi, ancora, crede che la vera musica sia fatta di strumenti veri, sudore sulla pelle e lunghe notti e giorni passati con la penna in mano a cercare, nel cuore, una frase che resti nel tempo.19 tracce per una durata di 74 minuti globali, un record assoluto per un cd singolo in Italia; praticamente un materiale che solitamente si pubblicherebbe in doppio cd ma che, per volere dell’artista, è stampato e venduto al prezzo di uno.Nel disco, dei 19 brani in totale, 16 sono inediti. I 3 editi sono: il remake modernamente ricantato e riarrangiato di ‘Un qualunque posto fuori o dentro di te’, uno dei suoi primi successi targato all’origine 1992 ( brano definito a quei tempi da Vasco Rossi come una delle più bella canzoni d’amore di sempre), ‘Pensa a vivere’, versione elaborata di ‘Vieni a vivere’, un brano pubblicato solo come singolo nell’estate 2015, e ‘Il giorno che la musica finì’, canzone scritta e cantata in duetto con Franco Fasano, autore dalla firma prestigiosa come Gatto. BUON ASCOLTO!

Il disco è disponibile in distribuzione fisica sul portale www.musicfirst.it e sul sito www.amazon.it.

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BIOGRAFIA BREVE

Luigi Giovanni Maria Panceri, in arte Gatto Panceri, è nato a Monza: è autore, compositore, cantautore, chitarrista e musicista diplomato in Armonia e Composizione al Conservatorio di Milano. Debutta fra le ‘Nuove Proposte’ a Sanremo 1986, ma il suo vero esordio è da considerare la sua partecipazione al Festival del 1992 con la hit “L’amore va oltre”. Ha pubblicato ben 12 dischi di inediti (i primi con la supervisione di Patrick Dijivas della PFM, suo primo mentore artistico), incidendo per etichette di primo piano, quali, nell’ordine, PolyGram, Universal Music Italia, Do It Yourself e SoloMusicaItaliana, riscontrando sempre lusinghieri consensi di critica e pubblico.

Al suo attivo, inoltre, anche un album live. Suoi sono anche successi senza tempo come Un qualunque posto fuori o dentro di te, Abita in te, Le tue mani, Mia, E’ solo musica, Stellina, Io sto bene dove sto, Accarezzami domani, Di Te, Dove dov’è (presentata da Gatto Panceri al Festival di Sanremo, a cui ha partecipato 3 volte come Big e ben 8 come autore per affermati colleghi). Ha scritto anche la strafamosa Vivo per Lei, brano da oltre 45 milioni di copie vendute nel mondo, portato al successo dalla coppia Giorgia-Andrea Bocelli.

In carriera (autore in esclusiva, in passato, per Universal Music Publishing ed Edizioni Curci) ha firmato evergreen per artisti di prim’ordine quali Mina, Giorgia (8 brani), Mietta, Syria, Gianni Morandi, Massimo Ranieri, Fausto Leali, Riccardo Fogli, Paolo Meneguzzi, Raffaella Carrà e molti altri. Gatto Panceri ha fondato nel 2017 la ‘Vivo Per Lei Edizioni Musicali’, sua prima Casa Editrice Musicale ed etichetta indipendente.

1) PELLE D’OCA E LIVIDI

“Credimi, la vita è fatta di…/di pelle d’oca e lividi/la loro conseguenza ne determina la trama”
“Credimi, il mondo è un po’ così/è un purgatorio d’angeli/col paradiso in testa ma con l’inferno tra le mani”

Il brano inizia e finisce coi rintocchi delle campane più famose del mondo, quelle della ‘Pontificia Fonderia Marinelli’ di Agnone (IS). Di sottofondo ad esse si origlia il vociare confuso di gente che vocifera, come fuori da una chiesa: gente che parla, paure, speranze, confessioni, cattiverie e pettegolezzi…Insomma il sottofondo sonoro umano in cui viviamo. Nel mezzo scorre così, nota dopo nota, parola dopo parola la canzone che descrive i viaggi estremi della vita, decretandone i punti di partenza e i traguardi, il Bello e il Buono, il Bene e il Male. Tra disincanti e disinganni, la poesia del testo si cuce sulla pelle attraverso il sound rock/ soul del brano graffiando il cuore di chi lo ascolta. Nel testo viene sottointesa (servita da una rima baciata fatta apposta) anche una parolaccia; che però non viene pronunciata dalla voce dell‘artista, ma più garbatamente urlata dalle note di una chitarra distorta. Anche gli strumenti hanno il dono della parola in questo brano. La parolaccia è intesa rivolta ad un uomo probabilmente reo di violenza di genere femminicida. E’ una canzone per chi ha bisogno di ripartire con un abbraccio confortante, dopo l’ennesima delusione.

2) AVERE O NON AVERE

Il problema è/avere o non avere/1 euro in un bicchiere/o degli amici veri

Un micro brano sperimentale e psichedelico, con un testo che affronta verità universali comuni agli uomini di tutte le epoche. Si potrebbe considerare il prologo logico preludio a “IO HO”: il pezzo che, incalzando, segue in track-list.

 

3) IO HO

Avrò scarpe e vestiti per 10 persone…/3 cellulari e il navigatore/ma a volte mi manca quella voglia di uscire/perché ho un po’ la nausea dell’apparire

Una canzone intrisa di elettronica e sperimentazione mista a progressive rock (Gatto iniziò la carriera proprio prodotto da Patrick Dijvas della PFM). La brama del possesso che si fa ossessione, conquista, meta e scopo crescente fine a sé stesso. Avere, ma in modo incompleto: l’attenzione al superfluo e all’inutile diventano accumulo smanioso e incessante, alimentati dalle sirene ammiccanti delle mode. E, intanto, il cuore muore e le cose di cui avremmo veramente bisogno mancano.

 

4) ERO POLVERE

La vita insegna…senza pietà…ci toglie e…e non sempre ridà/e quando poi non hai più sogni…se chiudi gli occhi non dormi. E lontano soli non si va (non si va)/E’ questo il senso dell’umanità…

Un pianoforte modernamente incalzante nella prima parte e poi progressiva l’esplosione dei suoni fino al pieno, all’apoteosi. E’ l’unione tra esseri umani che muove il mondo: rilucida la mente, ridona fiato all’anima e al corpo e ridesta da un immobilita apatica che, spesso, da soli è impossibile vincere. In questa canzone c‘è il coraggio di confessare di essersi sentiti inutili come polvere, e l’umiltà di ammettere che la stessa polvere fra due mani che s’incrociano può nuovamente tornare a essere materia vitale e florida…”ERO polvere/Io senza di te“.

 

5) BOMBAY

Ti seguirei a piedi fino a Bombay!/Per te che sei, decisamente sei, entrata dentro tutta nei pensieri miei

Che cosa non si è disposti a fare, per amore? Persino le cose più impossibili e impensate…Come andare a piedi fino a Bombay, dopo aver sfornato per far colpo pane alle noci, e aver scritto un canto a due voci per l’amata, e mille altre inedite pensate. La dichiarazione d’amore più allegra e spensierata mai firmata e interpretata sinora da Gatto Panceri.

6) TU MAI

Ho paura…tu, mai?/Di soffrire…tu, mai?Io mi scaldo, ma poi? Tremo al sole…tu, mai?…Tu, mai? Tu chi sei? Come stai? Io me lo chiedo, sai…se ti senti, mai, fragile come me…

Quante volte poniamo agli altri domande che non comprendono, quasi fossimo alieni. Il desiderio di una stessa risposta di fronte agli interrogativi che rivelano comuni fragilità e altrettanto uguali speranze. E, spesso, chi è più sensibile spera che, un giorno, anche l’altro possa provare le medesime, intense emozioni…E commuoversi anche per un niente. Proprio come sanno fare gli angeli.

7) SUBLIME

Sublime…l’aggettivo è per te/per descriverti parola più giusta non c’è…/tu ti sposi con le rime…e diventi poesia/una rosa senza spine…sublime follia

Un brano che è un capolavoro in versi. Di ricerca naturale ed estrema insieme del Bello, in una trama di equilibri setati e sottili in cui tutto si fa Eleganza…Sublime. In un gioco continuo di echi e rimandi, delicati e preziosi intarsi e intrecci vocali in cui Gatto Panceri dà prova di una vocalità matura, sorprendente e inedita: una tessitura melodica che ricorda le orme vocali di Pino Mango, maestro del belcanto e fine artigiano sperimentatore di suoni e intense movenze musicali, al cui gusto questo inedito è un omaggio appassionato e sincero.

8) AUMENTERA’

Non sono un saggio economista/ e neanche un dotto esistenzialista/Ma se mi chiedi cosa accadrà/Io ti rispondo: “Aumenterà“.

La fiducia nell’arrivo di tempi migliori. L’attesa verso l’alba di un nuovo sole che volga al meglio l’orizzonte. E gli occhi protesi verso il domani, come un bimbo che, fiducioso, aspetta il futuro del mondo.

9) LA SOLA AL MONDO

Io ti troverò in ogni cassetto che aprirò/In ogni stanza che mi sembra più fredda senza te

Nel cuore della track-list, la genuina intensità di un’orchestra di voci dal suono argentino … i primi due minuti sono di sole voci di Gatto sovraincise , senza nessun altro strumento intorno . Formano un tappeto corale su cui si adagia un testo delicato come una carezza: poi entra un pianoforte come dal nulla, e parte inaspettata una ritmica dal sapore H&B. Sul finale ancora solo voci come ad abbassare lo sguardo sul giorno ormai spento, nella drammatica ammissione che l’amore davvero grande forse lo si prova una volta sola in una intera vita: è quindi, unico. Di certo, incancellabile. Probabilmente irripetibile…amaro, se lo si è perso irrimediabilmente.

10) NOTE BASSE

C’è troppa gente al mondo/che urla quando parla/e io non ho nessuna intenzione di imitarla/…cantare note basse…farlo sottovoce…mi piace…/mi piace anche star zitto avvolto nel silenzio/rapito dal rumore di ciò che accade dentro…”

Probabilmente è la canzone italiana con tessitura melodica vocale più bassa mai stata incisa sinora. In certi punti il canto di Gatto Panceri tocca il MI basso a tre tagli sotto il rigo (la sesta corda della chitarra a vuoto, per intenderci!) Forse solo il suo grande amico Mario Biondi è in grado di arrivare laggiù. Un invito intimo e schietto a riscoprire il valore del silenzio, dell’ascolto come forma di rispetto e prevenzione del disagio. Un invito anche ad accettare i momenti bassi e quelli alti del nostro umore nel loro altalenante oscillare da un polo all’altro.

 

11) UN QUALUNQUE POSTO FUORI O DENTRO DI TE 2018

“….vorrei esserti ogni giorno/Nella piega che hai nel collo/Tra i capelli come un nodo/O piantato come un chiodo/Alle pareti del cuore/Con un martello indolore

Che dire di un brano che già, quando uscì nel 1992, scalò le classifiche di vendita e radiofoniche (senza peraltro essere mai stato insignito del ruolo di singolo dalla sua discografia di allora, ma solo segnalato da alcuni arguti deejay delle radio più importanti che di fatto lo fecero diventare una hit, programmandolo di loro iniziativa). Solo chi possiede il candore nell’anima può ricantare sé stesso con ancora più forza nel tempo. Difficile replicare il successo di un brano di successo in una nuova versione ventisei anni dopo e riuscire a fare di esso una creatura quasi inedita, nata a nuova vita una seconda volta. Proprio come la fenice di Araba memoria. Sta di fatto che nel mese di febbraio questo brano mandato alle radio come assaggio del nuovo cd è stato per tre settimane secondo nelle classifiche dei singoli più venduti in Amazon. E’ da sottolineare che qui Gatto Panceri ha suonato tutti gli strumenti ed eseguito da solo anche le parti corali presenti nell’incisione.

12) PETER PAN CERI

E’ bello al mattino svegliarsi bambino con un ritornello in testa a martello che non se ne va

Proviamo ad ascoltare più spesso il bambino che è in noi. Non zittiamolo sempre. Lo diceva anche Giovanni Pascoli, nella poetica del fanciullino. Un divertissement in musica, in cui Gatto Panceri, oltre a giocare con il proprio cognome nel titolo, si trasforma anche nel proprio alter ego di matrice musicale classica: il tenore Raul Cedine che compare in modo discolo, simpaticamente citato come improbabile featuring nel libretto, accanto al testo di questo brano. Del resto, i più piccoli lo sanno bene: tutto è possibile, nel mondo delle favole. Anche riscoprirsi un po’ Peter Pan…Ceri! Perché no?

13) 1 EURO IN UN BICCHIERE

Questo è il set…/di un addio…/la serata…è nervosa…/e io e te…/due relitti…/piatti rotti…/i sogni e poi…

Un ultimo tintinnio, e poi più nulla. Questa è la fine dolente che fanno molte storie d’amore: come un euro che cade accidentalmente in un bicchiere, diventano inutili, aride e sterili. Puri cocci da spazzare via sul pavimento, e niente più. Atmosfera psichedelica e nervosamente calma nella prima parte, poi un’esplosione rock piena di rabbia, suoni forti e risentimento nella seconda. Sembra tutto a pezzi, tutto crollato: ma si apre, inaspettata, una piccola finestra di speranza sul finale attraverso le ultime quattro righe del testo:” Questo film di noi due/ricomincia…/se lo vuoi…/dalla sigla di coda“. Gatto Panceri, una possibilità positiva, ci tiene a farla trovare sempre nei sui brani: anche nei più dolorosi Se no, non li incide.

 

14) AL SOLE

Non dimenticarti che ci sei/…ci sei anche tu al mondo/Dopo tante raffiche di pioggia e bagni di dolore/vatti ad asciugare…al sole…al sole…al sole

Se l’autostima, presente in ogni uomo, potesse cantare, probabilmente userebbe questi altri versi: “Dicono… che pensi in grande ma sei troppo piccolo/e i sogni tuoi sprezzanti li deridono/dicono… che sei ipersensibile e ridicolo/ ma gli arroganti e gli aridi/ non parlano mai al sole… al sole… al sole…/tu fai tutto alla luce… e con amore“. Un richiamo quasi evangelico a volersi più bene, ad amarsi e ad amare il prossimo, a non trattare nessuno come un nemico, a non sentirsi persi neanche nella disperazione dei momenti più bui. Se tutto viene fatto alla luce, e ogni cosa la si fa e la si tratta con amore, ci sarà sempre un po’ di sole fuori e dentro di noi.

15) PENSA A VIVERE

Fai un passo e non avere paura / e sarai in simbiosi con la natura / …. da me non vieni a convivere /vieni a vivere / … pensa a vivere “.

 

La natura, gli animali e la musica: i tre grandi amori di Gatto Panceri hanno ispirato questa canzone, la più veloce, solare e ritmata del cd. Un incitamento a vivere pienamente le cose belle, le più semplici, che sono poi le più importanti. Un invito a pensare a vivere pienamente: quindi, e non soltanto, a sopravvivere.

16) POTESSE PARLARE

A ME NON IMPORTA SE SEI FAMOSO O RICCO…/E NON HO MAI DESIDERATO AVERE UN PADRONE DIVERSO DA TE/…IO NON MI STANCO MAI DI AVERTI VICINO…/Queste sono le parole che sento ogni notte nel respiro del mio cane…”

Alzi la mano chi non ha mai immaginato di ipotizzare le parole che, se solo potesse, gli direbbe il proprio cane. Dopo ‘Super il mio cane tu sei ’ (contenuta nel disco ‘S.O.S.’, del 2009), Gatto Panceri sigla un altro inno alla immortale amicizia fraterna che lo lega al suo cane ormai undicenne (al quale, stavolta, ha addirittura dedicato non solo questo brano, ma l’intero lavoro, fatto testimoniato da uno scritto posto di suo pugno e visibile sull‘ultima pagina del libretto interno della copertina). Un pezzo intriso di dolcezza e di disarmante, reciproca , dichiarata e sincera gratitudine tra un essere umano e il proprio amico a quattro zampe: è così forte il messaggio, che la sua enfasi potrebbe essere compresa anche da chi non ha mai amato un cane.

17) S.T.R.O.N.Z.O.

Sono uno stronzo che voleva conoscerti/tu non gli hai dato modo e tempo di viverti/tu vuoi cambiare forse tutto di me/ma guarda te…/che fai la santarella invece poi pubblichi / fotografie che sono esche per uomini…

Quello che, potenzialmente e in apparenza, suona come un insulto di uso comune, è invece l’appellativo coraggioso che si dà un uomo: capace, al di là del romanticismo, della passione e della tenerezza, di ribadire che, quello che sbaglia, per una volta, non è solo lui. I due protagonisti nel testo si punzecchiano a vicenda. Ma poi, come in ogni comune diverbio uomo/donna, capiscono che la ragione sta in entrambi i lati, e così la faccenda tramuta in pace. Finale buono, quindi, che fa rima con reciproco perdono: “Meritiamo amore (amore) … meritano amore (amore) … anche…due stronzi…come noi!“.

QUESTO E’ IL PROBLEMA

Questo è il problema…/Avere o non avere…questo è il problema“.

La parte musicale è stata concepita da Gatto dopo aver acquistato delle APP da smartphone di strumenti musicali virtuali per pura curiosità. Pur riconoscendo la fonte sintetica e finta di codesti suoni, si è dimostrato aperto di mente come al solito (forse lo è ancora di più da quando è Produttore artistico autonomo di sé stesso), e ha voluto arrangiare un brano con essi. Scaturisce così un assemblaggio di suoni e effetti vocali, programmati e poi emessi esclusivamente dal suo telefono cellulare. Una geniale e sorprendente pazzia, che risulta tuttavia gradevole o perlomeno attuale. Quel tipo di sonorità elettroniche le abbiamo ormai nel Dna e sono, tutto sommato, già state assimilate dal gusto musicale corrente. Il testo, sinteticissimo, é in perfetta simmetria con l’incipit del concept album. Ritorna l’antico, costante e ancora non fugato dilemma… ma la vita è più “Pelle d’oca”, o più “lividi”?. E’ forse proprio nelle dicotomie, nei contrari, negli opposti apparentemente inconciliabili che si cela la vera natura delle cose del mondo. Compresi ESSERE e AVERE.

Bonus Track: IL GIORNO CHE LA MUSICA FINI’ ( duetto con Franco Fasano)

Piano un gran silenzio ci circondò/come l’anello di Saturno/e una falsa pace lì poi regnò in ogni cuore/l’ultima sirena che si sentì /sembrava fosse in fin di vita/e anche il mare grosso si ammutolì/il giorno che la musica finì”

E se, d’improvviso, ogni suono cessasse? Ogni nota sparisse, e persino le campane smettessero di suonare? Fortuna che è solo uno scenario impossibile, un brutto sogno, un incubo narrato dal pathos di due grandi cantautori innamorati della musica, e altrettanto raffinati interpreti: Gatto Panceri e Franco Fasano, avvolti in questa sintesi a due voci da note senza tempo: come quelle che hanno scritto per sé, o donato reciprocamente ad altrettanti illustri colleghi. Hanno scritto a quattro mani questa canzone (l’unica nel cd a non essere firmata interamente da Gatto Panceri). I due autori dapprima l’avrebbero voluta proporre a Renato Zero, ma poi si sono innamorati di come era venuto il provino cantato da loro due (il demo serviva per farla ascoltare agli addetti ai lavori). Così la incisero in bella copia. Fasano la pubblicò nel 2012 nel suo album “Fortissimissimo”. E Gatto, a sua volta, la ristampa, orgoglioso, in una versione rimasterizzata quest’anno in questo suo nuovo cd.

 

LA COPERTINA

La foto di copertina, volutamente didascalica è un primo piano di Gatto che si sfiora la pelle d’oca e i lividi, come li avesse sul viso, con entrambe le mani. Sullo sfondo le pareti color bordeaux del suo studio di registrazione il “Bordo’ Studio Dimension”, la location di tutte le 28 foto contenute nel booklet. Aprendo la confezione sembrerà di entrare in uno studio di registrazione in piena attività, in un mondo inondato di strumenti musicali, e dal nobile riflesso che emana il bordeaux. Una copertina che risulta rock, ma con classe, insomma, da musicista e autore pregiato. Sul retro esterno, la track-list con i 19 titoli scritti di lato al logo principale di tutto il concept-copertina-libretto: una paletta di chitarra fatta a mosaico, con pezzi di vetro. La stessa protagonista della serigrafia dell’intero cd. Il libretto è di ben 20 pagine, con riportati tutti i testi. Testi scritti su 19 fotografie diverse, che ne intensificano suggestione e significato. L‘idea artistica del concept è nata da Gatto, la grafica è stata affidata a Mattia Danelli e le 28 fotografie impiegate sono scatti e addirittura autoscatti dello stesso Panceri realizzati con apparecchiature altamente professionali, e con la collaborazione di Emanuele Colombo.