redazione il torinese

Un riconoscimento al sogno di Adriano Olivetti

Con Ivrea “città industriale del XX secolo”, l’Italia ha consolidato il suo primato nella Lista Unesco dei siti che rappresentano il patrimonio culturale dell’umanità. Un successo per tutto il paese che, per la prima volta, vede riconosciuta nella “capitale dellinformatica” dove è nata l’Olivetti con la sua“fabbrica di mattoni rossi” una delle realtà espressione dello sviluppo industriale più innovativo in tutti i sensi, a partire dal piano sociale. Il lavoro sulla candidatura all’Unesco era iniziato esattamente  dieci anni fa, all’epoca delle celebrazioni del centenario della nascita della Società Olivetti.Un lavoro promosso dalla Fondazione Adriano Olivetti in collaborazione con il comune di Ivrea e il Politecnico di Milano, appoggiato dalla Regione Piemonte. Il dossier , negli ultimi quattro anni,  si è irrobustito sviluppando il progetto sulla linea della valorizzazione del patrimonio architettonico moderno della città eporediese. Due anni fa, nel 2016, l’intera documentazione è stata trasmessa dall’Italia all’Ufficio del Patrimonio Mondiale Unesco che ne ha verificato la completezza, consentendo all’ organo consultivo di Unesco – Icomos, il Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti – di iniziare nel 2017 e proseguire nel 2018 le valutazioni che si sono concluse con l’importante riconoscimento. L’ area divenuta sito Unesco a Ivrea è composta da 27 beni tra edifici e complessi architettonici, caratterizzati tutti da autenticità e integrità, visto che hanno conservato i caratteri architettonici dei progetti originari. Dalle prime Officine Olivetti del 1896 alle successive trasformazioni e  ampliamenti tra il 1939 e il 1962, agli edifici che ospitavano il Centro Studi ed Esperienze e la Centrale Termoelettrica, a quelli della mensa, dei servizi sociali e dell’asilo nido, alle case del Borgo Olivetti e del Quartiere Castellamonte, ai due Palazzi Uffici e all’Unità Residenziale di Ivrea Centro.Un vanto e un orgoglio per Ivrea e per tutto il paese anche se, per troppo tempo, non è stata pienamente riconosciuta e valorizzata questa storia più unica che rara nel panorama industriale non solo italiano. Quella olivettiana è un’avventura incredibile che nel1911 vide presentare all’Esposizione universale di Torino la M1, il primo modello di macchina per scrivere uscito dalle officine inaugurate tre anni prima dell’ingegner Camillo Olivetti, per poi diventare nel dopoguerra – sotto la guida di Adriano Olivetti, straordinaria sintesi di imprenditore e intellettuale – l’azienda leader nella tecnologia meccanica dei prodotti per l’ufficio. Una storia che dovrebbe essere studiata nelle scuole e oggetto di riflessione da parte di chi ha pubbliche responsabilità e potrebbe trarne utili elementi per immaginare, colmando pesanti ritardi e grandi torti, un futuro per modelli di politiche e relazioni industiali “a misura d’uomo”.
Marco Travaglini
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I discorsi fotografano tre dei momenti più importanti della storia della fabbrica di Ivrea e rendono, in una mirabile sintesi, il profilo dell’autore che va annoverato – a tutti gli effetti – tra le figure più singolari e straordinarie del ‘900

I “Discorsi per il Natale” di Olivetti

il Torinese, pubblicato venerdì 5 gennaio 2018)

Discorsi per il Natale”, agile e interessante pubblicazione delle Edizioni di Comunità, raccoglie e propone tre testi di Adriano Olivetti scritti per le feste di fine anno tra il 1949 e il 1957. I discorsi fotografano tre dei momenti più importanti della storia della fabbrica di Ivrea e rendono, in una mirabile sintesi, il profilo dell’autore che va annoverato – a tutti gli effetti – tra le figure più singolari e straordinarie del ‘900. Le idee innovative e comunitarie in campo sociale di questo imprenditore e intellettuale  – ancor oggi  attualissime –  ne testimoniano pienamente la capacità visionaria. Adriano Olivetti fu  capace di portare l’ azienda di famiglia a competere alla pari con i giganti del mercato mondiale della sua epoca, trasformando la città del Castello “dalle rosse torri” nella capitale dell’informatica. Un sogno industriale, il suo, che logicamente mirava al successo e al profitto, ma proponeva anche un progetto sociale che implicava una relazione del tutto nuova e compartecipativa tra imprenditore e operai, oltre a un rapporto qualitativamente alto e molto stretto tra quella che era stata la “fabbrica in mattoni rossi” e la città, capoluogo del Canavese. Tornando al libro, nel primo discorso, datato 24 dicembre 1949, l’imprenditore racconta i primi anni del dopoguerra per condividere il sollievo e l’orgoglio della compiuta ripresa dell’azienda dopo la difficile esperienza del fascismo e del conflitto mondiale. Nel secondo, sei anni dopo, il 24 dicembre 1955, Adriano Olivetti rievoca proprio quel discorso per ripercorrere i nuovi traguardi della fabbrica, che ha assunto ormai una dimensione internazionale ma non ha mai perso di vista le proprie radici morali, memore degli insegnamenti del fondatore Camillo. E dice, tra le altre cose: “Tutta la mia vita e la mia opera testimoniano anche – io lo spero – la fedeltà a un ammonimento severo che mio padre quando incominciai il mio lavoro ebbe a farmi: “Ricordati” – mi disse – “che la disoccupazione è la malattia mortale della società moderna; perciò ti affido una consegna: devi lottare con ogni mezzo affinché gli operai di questa fabbrica non abbiano a subire il tragico peso dell’ozio forzato, della miseria avvilente che si accompagna alla perdita del lavoro”. Una grande lezione morale alla quale, nei fatti, accompagnò il suo agire concreto  di imprenditore illuminato. In questi discorsi di Natale emerge la volontà di ringraziare tutti i lavoratori della fabbrica per la loro partecipazione a qualcosa di più grande, a una comune dimensione di riscatto del lavoro che, per usare le stesse parole di Olivetti, “non si esaurisce semplicemente nell’indice dei profitti”. Nell’ultimo discorso della breve raccolta, pronunciato in occasione del Capodanno del 1957, alla vigilia del cinquantenario della fondazione della Olivetti ( datata ottobre 1908) l’augurio dell’imprenditore di Ivrea, ormai all’apice del successo, è quello di non perdere mai di vista, nell’anno e negli anni a venire, il senso di giustizia e di solidarietà umana che è alla base di ogni vero progresso e rappresenta il valore più profondo e ultimo di tutta l’esperienza olivettiana. Vi è l’orgoglio per quello che lui stesso definisce “lo spirito della fabbrica” e una potente visione di futuro. Resta, leggendo queste righe, il rammarico per ciò che potevano diventare l’Olivetti , l’industria italiana e il modello sociale del paese se l’utopia di Adriano non si fosse spenta dopo la sua improvvisa e tragica morte, nel febbraio del 1960, quando non aveva ancora compiuto sessant’anni.

Marco Travaglini

Pci in festa: formidabili quegli anni!

Eccolo li’, l’imperturbabile Diego Simioli, in sprezzo del tempo e degli anni che passano, è riuscito ad organizzare il Festa dell’Unita’, 31 agosto 14 settembre, in corso Grosseto zona giardini Sospello. Verrebbe da dire: si riparte dalle periferie  Diego è uno che non molla, ha cominciato quando aveva i calzoncini corti, 50 anni fa giù di lì’ E riuscire oggi nel realizzare la Festa non è cosa da poco. Diego non è solo organizzazione e montaggio. È’ capace di mobilitare i suoi accoliti, nerbo portante fino alla campagna pubblicitaria. e anche servizio d’ordine dal partito comunista  fino al Pd. Anni fa fu protagonista di uno sciopero contro i vertici politici del PD. Sciopero che si concretizzerà il giorno del primo Maggio. Mi disse: sono stanco di “prendere botte” e poi essere criticato. La critica- accusa era di voler fare politica attraverso il servizio d’ordine. Quell’ anno lo spezzone del Pd si accontento’ della polizia di stato. Ora la notizia é il rifiuto delll’Appendino  di partecipare al dibattito. Proprio cos: la paura fa novanta. Ed il Pd; almeno per una volta ci fa una bella figuranell’  averla invitata. Ci fa anche bella figura nel cercare di tenere alto il vessillo dell’Unità. Che come si diceva era organo ufficiale del Partito comunista italiano, fondato da Antonio Gramsci. Con tutta l’enfasi del caso.E tutto questo é Storia con la Esse maiuscola. Dopo la seconda guerra mondiale le Feste delll’Unità furono capisaldi delle politiche del Partito Comunista. Non era solo un modo di finanziare il Partito. Non era solo un modo di comunicare le proprie idee. Non era solo un modo di ” orientare ” le masse popolari. Nel corso del tempo era diventata una “Categoria dello Spirito”. Alla base ci erano organizzazione e ufficio di propaganda. Con ferree regole  che seguivano la struttura interna.Partiamo dal basso.Ogni sezione cercava d organizzate la Festa nel proprio territorio.
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Generalmente con cellule di iscritti aggregati nei posti di lavoro.Poi le Feste di zona. E in genere  a settembre la Festa provinciale. Concludendo con la Festa Nazionale dell Unità, chiusa dal comizio del Segretario generale del Partito. Memorabili i discorsi di Enrico Berlinguer. Una invasione pacifica dei militanti della città ospitante. L’Emilia Romagna la faceva da padrona. Ma anche la nostra città non è stata da meno, agli inizi anni ‘70 e nel 1980. In sezione il responsabile della Festa della segreteria locale. In zona il responsabile di zona, tutti coordinati dal responsabile provinciale. Infine alcuni compagni con uffici a Botteghe Oscure  nella Capitale. Un misto di organizzazione e volontariato. Tutti ma proprio tutti mobilitati. Pensate al Sindaco di Torino con i relativi assessori. Presidenti di Regione con la Giunta.Mobilitati per lo Stand più remunerativo: era il coccardaggio. Prima di  entrare i coccardisti cortesemente ti obbligavano ad un offerta per entrare.Tutto l’incasso era utile visto che non c’erano costi.Una Festa non solo salamelle o costine.Anzi. Stand con mescita di vini o pizze appena sfornate. Stand politici ed aree giovani o dedicate allo sport.
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E poi la mitica direzione da dove “partivano ed impartivano” ordini per i turni di vigilanza e servizio d ordine. Turni  i di 24 ore, sempre presenti e soprattutto vigili.Ogni tanto una capatina di qualche volante. Tutto a posto? Tutto a posto. Tutto a posto nella Torino operaia ed antifascista. Su 44 mila iscritti la federazione di Torino contava su 300 compagni volontari. Un piccolo ma efficiente esercito.Palmiro Gonzato Capo del servizio d’ordine, ex partigiano, arrivava  dal Veneto. Non parlava mai, sempre attento e con lo sguardo impartiva gli ordini. Piero Cordone responsabile della vigilanza. Famoso per aver rapito Palmiro Togliatti. Sappista, non capiva la via italiana al socialismo. In altre parole non capiva perché non si poteva e doveva fare la rivoluzione. Togliatti lo convinse. E questi compagni, anzi questi dirigenti,non ti chiedevano cosa ne pensavi. Ti dicevano cosa dovevi fare. Se non ti andava potevi desistere. Sarebbero stati loro a relazionare al responsabile della segreteria provinciale.
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Ogni anno più di 150 feste in tutta la provincia di Torino. Diego Simioli ha imparato il mestiere da questi due compagni.  Gonzato… brillante in barba ai suoi 92 anni. E Pierino Cordone che lavorava come marmista con il fratello. Che quando nel ‘77 mio padre morì non volle essere pagato. “Dai compagni bon voglio essere pagato”.Piuttosto date un contributo al partito.Contributo non offerta, il PCI non è la Chiesa.Tutto perfetto? Ammettiamolo, non sempre. Qualche caso di furto c’è stato con il pronto rimborso edallontanamento.Sicuramente uno Stato nello Stato.  E le Feste hanno contribuito anche allo sviluppo di questa nostra democrazia, hanno dato il loro contributo alla storia del PCI. La Storia con la esse maiuscola.
PATRIZIO TOSETTO

Il portiere oggi: protagonista in città

Il portiere e la portineria costituiscono una componente essenziale per il condominio moderno e rispondono alle esigenze dei condomini di servizio, sicurezza ed incolumità. Il convegno in programma giovedì 5 luglio, dalle 15 alle 20, al Centro Congressi Unione Industriale di Torino, su iniziativa della Confedilizia di Torino e del Piemonte,  moderato dal giornalista Saverio Fossati de Il Sole 24 Ore, mette al centro la figura del portiere e l’importanza del suo ruolo nella vita del condominio. L’iniziativa rientra nel progetto, che vede l’Ebinprof (Ente Bilaterale Nazionale dipendenti da proprietari di fabbricati) organizzare in tutto il territorio nazionale (tramite le Parti Sociali), iniziative volte a informare su attività, servizi e prestazioni dei bilaterali Ebinprof e Cassa Portieri e sull’applicazione e importanza del CCNL per i dipendenti da proprietari di fabbricati firmato il 12 novembre 2012 traConfediliziaFilcams-CgilFisascat-CislUilTucs. Ebinprof presenterà le proprie attività di studio in materia di occupazione, mercato del lavoro, formazione, informazione, qualificazione professionale e sostegno anche tramite l’assegnazione di importanti borse di studio riservate ai figli dei dipendenti (ad esempio, nel 2018, sono state conferite a neolaureati, studenti universitari, neodiplomati, 121 borse per un totale di oltre 260mila euro) e la premiazione a Roma, dei “Portieri dell’anno” che si sono particolarmente distinti per dedizione al lavoro e per il gradimento manifestato dai condòmini. Cassa Portieri, nata nel 1995, presenterà le proprie due sezioni: il Fondo Malattia, che eroga prestazioni di carattere socio-assistenziale prevalentemente sanitarie, si occupa di risarcire il costo del lavoro durante la malattia del dipendente e offre altre prestazioni integrative ed il Fondo Sanitario, vera e propria assistenza di carattere sanitario, fruibile direttamente dal dipendente, secondo un Piano Sanitario definito. E’ allo studio l’iniziativa di mettere in campo risorse aggiuntive al fine di dare supporto all’intera famiglia dell’iscritto. Seguirà una tavola rotonda sul tema: “La bilateralità nel comparto del portierato, il contratto collettivo nazionale di lavoro, il welfare contrattuale, la sicurezza e prevenzione grazie al portierato”, con la partecipazione dei rappresentanti delle Parti Sociali Confedilizia, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, UilTucs, di amministratori di condominio, legali e consulenti del lavoro. Nel corso degli interventi introduttivi, Marcello Mazzù, presidente di ATC Piemonte Centrale, presenterà l’innovativo progetto sul portierato sociale negli edifici dell’ente.Durante il convegno verranno dati riconoscimenti a portieri piemontesi aderenti da molto tempo al comparto degli enti bilaterali, in rappresentanza di tutto il settore, con lo scopo di dare la giusta dignità, l’orgoglio ed il senso di appartenenza a tutta la categoria del portierato e ad amministratori che hanno favorito l’iscrizione agli enti di portieri degli stabili da loro amministrati. Seguirà cena a buffet.

Prosegue Stupinigi Sonic Park

 

Il  nuovo festival nel parco della Palazzina di Caccia di prosegue con NEGRITA + KIOL il 5 luglio

 

Prosegue Stupinigi Sonic Park, il primo festival musicale organizzato in 300 anni di storia del parco della Palazzina di Caccia di Stupinigi a Nichelino (TO). Uno dei gruppi rock italiani più longevi degli ultimi anni, nato da un’amicizia nella provincia toscana, arriva a Stupinigi Sonic Park. I Negrita il 5 luglio con una data del tour estivo del nuovo album, “Desert Yacht Club”, porteranno le undici tracce inedite, nate nell’omonima oasi creativa nel deserto di Joshua Tree in California, sul palco dell’aulica cornice del festival. Il concerto dei Negrita sarà aperto da Kiol, il giovane talento italiano dalla perfetta pronuncia inglese, che ha lavorato con i musicisti di Paolo Nutini e con Dani Castelar, il suo produttore; dal 4 maggio Kiol è in radio anche in Italia con “Broken Up Again”, il primo singolo di che ha segnato il suo successo in Belgio e nel Regno Unito.Stupinigi Sonic Park è il primo festival organizzato in 300 anni di storia del parco della residenza sabauda, fulgido esempio di architettura barocca, la Palazzina di Caccia di Stupinigi a Nichelino (TO). Stupinigi Sonic Park, promosso da Città di Nichelino e Sistema Cultura, con il patrocinio di Regione Piemonte e Camera di Commercio di Torino, in collaborazione con Piemonte dal Vivo e Consorzio Residenze Reali Sabaude all’interno di Palchi Reali, è una produzione Reverse e Vertigo. Il gran finale di Stupinigi Sonic Park sarà il 9 luglio con Caparezza e l’11 luglio con Deep Purple. I biglietti dei concerti di Stupinigi Sonic Park sono acquistabili esclusivamente sul circuito Ticketone e nei giorni di concerto dalle ore 18.00 alla biglietteria allestita alla Palazzina di Caccia di Stupinigi.

 

 

NEGRITA + Kiol | 05.07.18 Biglietti € 30,00 + d.p. | posti in piedi

 

INFO: www.stupinigisonicpark.com | FB Stupinigi Sonic Park | #stupinigisonicpark

 

(foto: Magliocchetti)

Prendi una qualifica con Enaip

L’educazione e il lavoro sono un valore, pertanto la formazione professionale esprime un valore. Questo valore può essere analizzato, misurato, modellizzato, ma prima di tutto deve essere riconosciuto

Nel parlare di formazione professionale spesso ci si riduce a parlare di progetti; invece la formazione professionale è cosa, innanzitutto, di soggetti, di individui e di gruppi di persone che operano per affermare il valore della persona e del lavoro, per fornire le competenze – per il lavoro, per realizzare le condizioni perché ciascuno possa sviluppare un proprio percorso di crescita e realizzazione umana, sociale, economica e professionale.In questo quadro si colloca la proposta formativa di EnAIP nel territorio della provincia di Torino, in particolare rivolta ai ragazzi con età tra i 14 e i 24 anni. A loro, le sedi EnAIP di Torino, Grugliasco, Nichelino, Rivoli e Settimo Torinese offrono corsi gratuiti triennali con stage finale in azienda.I corsi, interamente finanziati dal Fondo Sociale Europeo e dalla Regione Piemonte, rilasciano una Qualifica Professionale immediatamente spendibile nel mondo del lavoro. Puoi scegliere di diventare hair stylist, operatore turistico, receptionist, shop assistant, chef, termoidraulico, elettricista o meccanico.

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Di seguito i corsi per l’anno 2018-2019 cui è possibile iscriversi:

  • OPERATORE DEL BENESSERE – ACCONCIATURA- EnAIP Torino
  • OPERATORE SERVIZI DI PROMOZIONE ED ACCOGLIENZA – SERVIZI DEL TURISMO- EnAIP Grugliasco
  • OPERATORE SERVIZI DI PROMOZIONE ED ACCOGLIENZA – STRUTTURE RICETTIVE- EnAIP Nichelino- EnAIP Torino
  • OPERATORE AI SERVIZI DI VENDITA- EnAIP Grugliasco- EnAIP Nichelino
  • OPERATORE DELLA RISTORAZIONE – Preparazione pasti- EnAIP Settimo
  • OPERATORE DI IMPIANTI TERMO-IDRAULICI- EnAIP Grugliasco
  • OPERATORE ELETTRICO – automazione industriale- EnAIP Rivoli
  • OPERATORE ELETTRICO – Impianti civili per il risparmio energetico- EnAIP Grugliasco
  • OPERATORE MECCANICO – montaggio e manutenzione- EnAIP Rivoli

 

Consulta le schede corsi e pre-iscriviti on line su: www.enaip.piemonte.it

 

Per informazioni e iscrizioni contatta:

ENAIP GRUGLIASCO– Via Somalia n. 1/b- Telefono: 011-7072210- csf-grugliasco@enaip.piemonte.it

 

ENAIP NICHELINO– Via Polveriera 25- Telefono: 011-6272360- csf-nichelino@enaip.piemonte.it

 

ENAIP RIVOLI– Viale Gramsci n. 5/7- Telefono: 011.9591252- csf-rivoli@enaip.piemonte.it

 

ENAIP SETTIMO– Via Cavour n. 10- Telefono: 011.8003894- csf-settimo@enaip.piemonte.it

 

ENAIP TORINO– Via Del Ridotto, 5- Telefono: 011.2179700- csf-torino@enaip.piemonte.it

Reddito di cittadinanza e dintorni

Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani, in relazione alla proposta formulata dal Governo inerente al reddito di cittadinanza, previsto all’interno del decreto dignità, il cui fine è l’aiuto economico per i soggetti temporaneamente inoccupati o svantaggiati, nell’apprezzare l’intervento in questione, precisa quanto segue:

allo scopo di non creare disparità tra chi è disoccupato, ma godrebbe dei benefici del provvedimento, e i docenti che sono collocati, a seguito del trasferimento imposto dalla legge 107/2015, fuori sede, con costi spesso elevatissimi rispetto alla propria retribuzione, e forti ripercussioni sulle famiglie, in alcuni casi mono reddito, si chiede di voler tempestivamente operare per consentire agli insegnanti in questione il rientro definitivo presso le proprie città di residenza o ipotizzare una sorta di “indennità di trasferimento” la cui finalità sia quella di attenuare i disagi sopra citati. Inoltre, il Coordinamento intende soffermarsi sulla necessità e urgenza di inserire al più presto l’ora di educazione civica in ogni scuola di ordine e grado, attribuendone l’insegnamento ai docenti della classe di concorso A046 – discipline giuridiche ed economiche, perché se è vero che alla formazione della responsabilità civica degli studenti concorrono tutti gli insegnanti, a prescindere dalla propria materia di riferimento, in realtà soltanto chi conosce profondamente i meccanismi e la normativa del Diritto può operativamente comunicare nella maniera più efficace i valori della legalità, partendo dall’interpretazione del testo normativo (diritto pubblico ed in particolar modo diritto costituzione, diritto privato, diritto amministrativo etc.). Pertanto si chiede che il ministro, prof. Bussetti, al più presto elabori un decreto legge finalizzato all’inserimento nel monte ore scolastico della disciplina in oggetto; ancora si auspica l’istituzione di un tavolo operativo di concertazione con tutti gli attori che si stanno adoperando a favore di tale provvedimento. Infine rivolgiamo un appello a tutti i deputati e senatori, che prima e dopo la campagna elettorale si sono fatti carico di tale istanza, affinché sostengano tangibilmente il percorso proposto. “I giovani e la mafia? E’ un problema di cultura, non in senso restrittivo e puramente nozionistico ma come insieme di conoscenze che contribuiscono alla crescita delle persone. Fra queste conoscenze vi sono quei sentimenti, quelle sensazioni che la cultura crea e che ci fanno diventare cittadini, apprendendo quelle nozioni che ci aiutano a identificarci nelle istituzioni fondamentali della vita associata e a riconoscerci in essa.” (Paolo Borsellino)

Prof. Romano Pesavento

Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

Sultani a Sanremo

FOCUS INTERNAZIONALE / STORIA  di Filippo Re

Chissà se i numerosi torinesi che trascorrono le vacanze estive a Sanremo sanno che nella Città dei Fiori si spense nel 1926, vecchio, malato e travolto dagli eventi, l’ultimo sultano dell’Impero Ottomano e che in città si trovano ancora oggi i luoghi che aveva frequentato. Maometto VI aveva scelto proprio la Riviera Ligure per trascorrere gli ultimi anni della sua vita in esilio. Esattamente cent’anni fa, il 3 luglio 1918, il neo sultano salì sul trono di Costantinopoli, sempre più instabile e vicino al crollo finale. Visse gli anni del tramonto di un grande Impero, sorto sette secoli prima. Ma anche in esilio non si diede per vinto e cercò di reagire a una disfatta ormai inevitabile. Dopo la sconfitta nella Prima guerra mondiale, l’Impero, già penalizzato dal Trattato di Sèvres del 1920, subì l’occupazione delle potenze vincitrici anglo-italo-francesi e anche della Grecia che occupò Smirne. Una situazione inaccettabile per i nazionalisti turchi che, guidati dal generale Mustafa Kemal Pascià, presero in mano le redini del movimento nazionale indipendentista. Gli Ottomani persero tutti i territori in Medio Oriente e le rivolte popolari e nazionaliste diedero il colpo finale alla monarchia sultaniale. Il Sultanato fu abolito nel novembre 1922 e la Repubblica Turca fu proclamata nel 1923 con Ataturk presidente. Nel 1924 fu abolito anche il Califfato. Il 28 giugno 1918 morì a Costantinopoli il sultano Maometto V Reshad e il 3 luglio salì sul trono il fratello Maometto VI Vahideddin, trentaseiesimo e ultimo sultano dell’Impero nonché centesimo califfo dell’islam. La fine dell’Impero è anche la storia degli ultimi anni di Costantinopoli capitale ottomana. Nel dicembre 1918 dalle navi alleate sbarcarono quasi 4000 soldati francesi, inglesi e italiani. Mentre le truppe tedesche e austriache lasciavano il territorio, in città le forze di occupazione prendevano possesso di prigioni, banche, ospedali e ambasciate. L’evento più plateale avvenne l’8 febbraio 1919 quando il generale francese Franchet d’Esperey, alla testa delle sue truppe, fece un ingresso trionfale a Istanbul. Giunto al ponte di Galata attraversò la città su un cavallo bianco, tra greci e armeni in festa, come aveva fatto cinque secoli prima Maometto II il Conquistatore dopo aver posto fine all’Impero Romano d’Oriente. La città fu divisa in varie zone: i francesi a sud del Corno d’Oro, gli inglesi a Pera, gli italiani a Scutari sulla sponda asiatica della città e un piccolo reparto greco a protezione del Fanar, la sede del Patriarcato ortodosso. I turchi si sentivano quasi stranieri a casa loro. Pur essendo anziano, sconfitto e schiacciato dagli eventi, l’ultimo sultano mise a disposizione degli alleati l’apparato amministrativo ottomano che estendeva la sua sfera d’azione solo più a Istanbul e nel nord dell’Anatolia mentre il resto dell’Impero era in parte in mano agli alleati. Durante la guerra gli inglesi aiutarono i popoli arabi a ribellarsi al dominio ottomano in tutto il Medio Oriente sotto la guida dell’emiro Hussein e dal colonnello Lawrence, il mitico Lawrence d’Arabia. La frantumazione dell’Impero innescò una fiammata nazionalista. La sconfitta nella guerra causò il disfacimento dell’esercito e con il trattato di Sèvres (10 agosto 1920), firmato dal sultano, gli ottomani dovettero lasciare ai vincitori gran parte dell’Anatolia, cedere la Tracia e accettare l’internazionalizzazione degli Stretti. Nel frattempo emerse la figura dell’ufficiale nazionalista Mustafa Kemal che verrà chiamato dai turchi “Ataturk”, padre della patria”. Kemal, che costruirà la Repubblica turca laica e moderna, attribuì le responsabilità della disfatta dell’Impero al sultano. Avviò la resistenza armata, organizzò un esercito nazionalista e l’8 luglio 1919 fece destituire il sultano Maometto VI. Denunciò inoltre il trattato di pace di Sèvres, firmato dal governo imperiale, che definiva i nuovi confini di ciò che restava dell’Impero. Una larga fetta dell’opinione pubblica turca rimase favorevole alla monarchia costituzionale ma Mustafà Kemal aveva fretta di liberarsi del sultano. Il 1 novembre 1922 l’Assemblea nazionale votò una legge che aboliva il sultanato e Maometto VI fu mandato in esilio, prima a Malta e poi a Sanremo dove morirà nel 1926. L’ultimo sultano non perse mai la speranza di veder crollare Mustafa Kemal, il generale che lo esautorò per fondare una nuova Turchia, e per tre anni lavorò per raggiungere questo obiettivo. Intanto Abdul Mecid II, cugino di Mehmet VI, venne nominato da Kemal ultimo califfo. Il 24 luglio 1923, il Trattato di Losanna, firmato tra il governo di Kemal e il Regno Unito con Francia, Italia, Giappone, Grecia e Jugoslavia, ridefinì i confini della Turchia, annullando quello che era stato deciso a Sèvres tre anni prima. Il Patto restituì ai turchi tutta l’Asia Minore, la Tracia orientale e il controllo degli Stretti. Il 29 ottobre 1923 Mustafa Kemal proclamò la nascita della Repubblica di Turchia con Ankara capitale e nel 1924 il califfato fu abolito. Kemal avviò il Paese sulla strada della modernizzazione, riorganizzando l’apparato amministrativo sul modello europeo e separando la religione dallo Stato. L’Impero ottomano morì in pratica a Sanremo, località già nota alle grandi potenze per aver ospitato, nei saloni del Castello Devachan (oggi lussuoso residence), la Conferenza di pace di Sanremo, tra il 19 e il 24 aprile 1920, che divise i territori dell’Impero Ottomano tra le potenze europee. Mehmet VI trascorse gli ultimi anni della sua vita a Sanremo, prima a Villa Alfred Nobel e poi a Villa Magnolie, dove visse insieme alla quinta e ultima moglie Nimit Nevzad Kadin Efendi, sposata a Istanbul nel 1921. Cinque matrimoni e sei figli. Morì il 16 maggio 1926 a Villa Magnolie dove la sua salma, sigillata in una bara, rimase esposta per un mese. Il 16 giugno si svolse il solenne funerale del sovrano la cui bara fu trasportata su un vecchio carro della Croce Rossa alla stazione e sistemata su un treno diretto a Trieste. Fu sepolto a Damasco nel monastero di Solimano il Magnifico. La storica villa sanremese, in cui soggiornarono anche principesse persiane, zarine e i duchi di Aosta, ospita oggi una scuola ed è di proprietà della Provincia di Imperia. Una piccola curiosità: il presidente-sultano della Turchia moderna, Recep Tayyip Erdogan, nostalgico delle glorie del passato imperiale della Mezzaluna, concentra nelle sue mani poteri pressochè assoluti dopo il recente trionfo elettorale. Proprio come non accadeva dai tempi dell’ultimo sultano ottomano.

Filippo Re

 

Europei Giovanili, Tatiana Andreoli bronzo individuale

I tre piemontesi Tatiana Andreoli, Alex Boggiatto e Aiko Rolando hanno partecipato ai Campionati Europei Giovanili di tiro con l’arco, terminati oggi a Patrasso (Grecia) e dedicati alle classi Allievi e Junior dell’arco olimpico e del compound. Medaglie per Tatiana Andreoli (Iuvenilia) e Alex Boggiatto (Ar.Co. Arcieri Collego), entrambi Junior e rispettivamente impegnati nell’olimpico e nel compound. Tatiana ha conquistato la medaglia di bronzo individuale superando 6-2 la russa Svetlana Gomboeva nella finale per il terzo posto (set 28-27 25-28 29-27 27-25). Alex ha invece vinto l’argento a squadre insieme a Jesse Sut e Giovanni Abbati. Il trio azzurro si è fermato in finale contro la Turchia (Dagdeviren, Ozsipahi e Turkkan), perdendo per un solo punto 225-224 al termine di un match decisamente equilibrato (parziali 56-55 56-56 56-58 58-56). Nella prova a squadre Tatiana si è fermata ai piedi del podio con le compagne Michela Boccardi e Tanya Giaccheri; il trio Junior dell’Italia ha ceduto 6-2 alla Spagna (Galisteo, Gutierrez, Pitarch) nella finale per il bronzo.


Il cammino dei tre arcieri piemontesi ai Campionati Europei Giovanili

Nelle qualifiche dell’olimpico Tatiana Andreoli ha chiuso al nono posto Junior – seconda delle azzurre – con 638 punti, mentre tra le Allieve Aiko Rolando si è classificata 28esima – seconda delle italiane – con 620 punti. Quest’ultima, tesserata per la Iuvenilia e classe 2002, ha poi superato la compagna di nazionale Elisa Ester Coerezza al primo turno degli scontri, con il punteggio di 6-4.

Quarto posto di squadra al termine delle qualifiche per Tatiana Andreoli, Tanya Giaccheri e Michela Boccardi (1870), mentre Elisa Ester Coerezza, Aiko Rolando e Karen Hervat hanno concluso al settimo posto (1861). Nel compound buon settimo posto di Alex Boggiatto (691) al termine delle qualifiche. L’atleta degli Arcieri Collegno ha raggiunto la prima posizione di squadra con Jesse Sut e Giovanni Abbati (2073).

Nel tabellone a eliminazione Tatiana Andreoli ha superato 6-2 la polacca Kamila Naploszek e la russa Tatiana Plotnikova e poi 6-5 allo shoot off (9-8) la turca Yasemin Anagoz; in semifinale si è fermata (6-2) contro l’ucraina Zhanna Naumova e nella finale per il bronzo ha battuto 6-2 la russa Svetlana Gomboeva.

Aiko Rolando si è invece arresa 6-2 al secondo turno alla russa Viktoria Kharitonova. Secondo turno amaro anche per Alex Boggiatto, superato 145-142 dall’estone Kristjan Puusepp dopo aver piegato 145-123 il greco Michail Nousis.

Le Junior dell’olimpico hanno battuto 5-1 la Polonia (Czyz, Naploszek, Szmit), 6-2 la Francia (Barbelin, Guy, Kaczmareck) e perso 5-4 (24-17) la semifinale con la Gran Bretagna (Piper E., Piper L., Warner). Hanno quindi affrontato la Spagna (Galisteo, Gutierrez, Pitarch) nella finale per il terzo posto e perso 6-2.

Fuori ai quarti, invece, la squadra azzurra Allieve, che dopo aver battuto 5-1 la Grecia (Katsaiti, Nanou, Papadopoulou) ha ceduto con analogo punteggio alla Germania (Chrubasik, Reisenweber, Schwarz).

Gli Junior del compound sono passati direttamente in semifinale, dove hanno piegato 220-216 la Spagna (Cegarra, Cerezo, Escandell). Nella finale per il titolo hanno perso contro la Turchia (Dagdeviren, Ozsipahi, Turkkan).

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Bimbo salvo alle Molinette con trapianto di fegato donato in Grecia

Ieri sera è stata salvata la vita di un bimbo di 7 anni  della provincia di Cuneo di origine marocchina, grazie ad un fegato donato addirittura in Grecia a Creta. L’intervento, effettuato dall’équipe del professor Mauro Salizzoni (Direttore del Centro trapianti di fegato dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino), è durato circa 8 ore e mezza ed è tecnicamente riuscito. Il bimbo era affetto da una cirrosi criptogenetica ed ora si trova ricoverato in terapia intensiva (dottor Pier Paolo Donadio).  Ieri in mattinata una parte del gruppo della stessa équipe era partito per la Grecia in aereo, con il sostegno del 118 piemontese, per prelevare l’organo donato da un bambino della medesima età deceduto in un incidente stradale. Nel pomeriggio fino alla serata si è svolto il trapianto presso l’ospedale Molinette di Torino. Perfetto, come sempre, anche il lavoro del Coordinamento del Centro regionale trapianti della Città della Salute di Torino, diretto dal professor Antonio Amoroso.  Il tutto ha funzionato alla perfezione. Un grande gesto per una grande storia di respiro internazionale, proprio nei giorni durante i quali si discute molto di migranti. Prosegue senza sosta l’attività di trapianto di fegato alle Molinette. In mattinata si è svolto il terzo trapianto nelle ultime 24 ore.

Ivrea entra nel Patrimonio Unesco

Anche Ivrea entra nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Si tratta del  54° sito italiano, “premiato” quale  “città ideale della rivoluzione industriale del Novecento”, in particolare per la “concezione umanistica del lavoro  di Adriano Olivetti nata e sviluppata dal movimento Comunità e qui pienamente portata a compimento, in cui il benessere economico, sociale e culturale dei collaboratori è considerato parte integrante del processo produttivo”. Questo il commento del Ministro dei beni e delle attività culturali, Alberto Bonisoli, avuta la notizia dell’iscrizione di “Ivrea Città Industriale del XX Secolo”.