redazione il torinese

Europei Junior, prima medaglia e prime finali per gli atleti piemontesi

Ottima partenza per la nazionale italiana impegnata ai Campionati Europei Juniores di nuoto, in programma a Helsinki fino a domenica. E partenza lanciata anche per gli atleti piemontesi convocati nella selezione azzurra dal responsabile tecnico Walter Bolognani. La prima giornata (ieri) ha infatti regalato una medaglia e due finali al nostro Comitato. Sul podio è salita la 4×100 stile libero femminile, lanciata da Maria Ginevra Masciopinto (56”28) e completata da tre atlete piemontesi: Giulia Borra (Team Insubrika, 56”73), Carola Valle (Dynamic Sport, 56”57) e Emma Virginia Menicucci (Sisport Spa, 55”81). Il quartetto azzurro ha chiuso in terza posizione in 3’45”39, alle spalle della Russia (3’43”03) e della Germania (3’44”82).

Emma Virginia Menicucci, classe 2002 della Sisport allenata da Mattia Gurgo Salice, si è confermata in gran forma anche nella gara individuale, conquistando la finale dei 100 stile libero con il settimo tempo delle semifinali: 56”19 (passaggio 27”23), record personale che migliora il 56”45 nuotato agli Assoluti di aprile. In finale l’azzurrina torinese sarà in gara con la connazionale Maria Ginevra Masciopinto (Fimco Sport), quarta delle semifinali in 56”10. La finale è in programma oggi pomeriggio alle 17.50.

Grande protagonista della prima giornata degli Eurojunior è stato Alessandro Fusco, 18enne dello Swimming Club Alessandria seguito da Gianluca Sacchi, che ha raggiunto la finale dei 200 rana con il primo tempo assoluto. Con il crono di 2’12”47 (passaggio 1’03”12) ha abbassato il primato personale di oltre un secondo (precedente 2’13”81 siglato ad aprile all’Energy Standard Cup di Lignano Sabbiadoro) ed è ora l’11esimo di sempre in Italia in questa distanza. La finale dei 200 rana sarà oggi alle 17.56.

L’articolo completo su https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/home_new/appro_new.asp?id_info=20180704210034&area=1&menu=agonismo&read=nuoto

Olimpiadi e altri imbarazzi in due anni di governo

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto

Dal 19 giugno 2016 Chiara Appendino è Sindachessa di Torino. In due anni che cosa ha fatto? Di importante, intendo. Che progetto ha ideato se non addirittura realizzato? Bella domanda a cui difficilmente potremo rispondere.  Da palazzo civico solo imbarazzanti  silenzi che sottintendono che comunque è colpa di Fassino, dell’eredità lasciata. Certo, è anche colpa degli uffici preposti se certe cose non hanno funzionato. Insomma, Sindachessa, consiglieri comunali e assessori passavano forse di lì per caso e si sono affezionati decidendo di fermarsi. Ogni tanto fanno finta di bisticciare, ma tanto nulla cambia. Hanno espresso il loro massimo sulla candidatura olimpionica. Appendino: se non appoggiate la mia scelta sulle olimpiadi mi dimetto. Risposta dei dissidenti: pazienza. Pronto intervento di Di Maio, tutto rientrato. Consiglio comunale senza Sindachessa, uno scherzetto. Del resto si sa che quando i gatti mancano i topi ballano.  E quindi? Nessuna conseguenza, nessuna dimissione. Anzi, purtroppo una conseguenza c è: stata, la figuraccia di tutta la città di Torino con possibili  riflessi negativi da parte del Cio e del Coni. Appendino sempre più nervosa. Si sapeva che la strada olimpica era in salita. Sono passati solo 12 anni dalla precedente edizione e un aspetto positivo senza dubbio c’era: impianti esistenti e dunque contenimento dei costi. Ma si sa che la saggezza non è più una caratteristica dei politici attuali. Sicuramente questa spaccatura favorirà gli altri candidati, italiani e non. Possibilità di recuperare? La vedo dura ma sono sempre contento di sbagliarmi.  Tornando alla domanda iniziale: cara Sindachessa, che ha fatto di “grande” per la città in questi due anni? Si attende risposta. Ma non sono fiducioso che arrivi.

Spacciavano al parco tra i giochi dei bimbi

Nascondevano la droga nel parco giochi di Volvera,  tra  gli scivoli e le altalene usate dai bimbi per giocare, in strada Piossasco. Una coppia di italiani,  35 anni lui e lei di 21, sono stati messi ai domiciliari dai carabinieri della stazione di None, in attesa del processo per direttissima. I due si trovavano a bordo di  in una Fiat Punto e avevano con sè 530 grammi di hashish e 20 di marijuana. (foto archivio)

Pioggia e grandine nella notte

Tempesta di pioggia e grandine verso la mezzanotte di mercoledì. Numerosi i garage e le cantine allagati, in particolare in zona Mirafiori, a Moncalieri e La Loggia. Tante le chiamate di richiesta per  interventi dei vigili del fuoco, ma fortunatamente non si sono verificati danni particolari, tranne qualche zona priva di energia elettrica. Nella foto (essepiesse/il Torinese) il sottopasso di Corso Unità d’Italia allagato poco dopo le 24.

Pantelleria e i vigneti sospesi tra cielo e mare

Più terra d’Africa che Europa, isola dei contrasti, sferzata dal vento e dal mare, baciata dal sole, Pantelleria dista soltanto 70 chilometri dalla Tunisia e parla al visitatore di luoghi lontani, di oli preziosi, di profumi di zibibbo e malvasia che rievocano i tempi in cui i fenici la battezzarono Cossyra o quelli in cui i Romani la strapparono ai cartaginesi senza riuscire, tuttavia, a privarla dello spirito dell’Africa così vicina da poterne ammirare le coste nei giorni in cui il cielo è terso. Gli arabi che qui vissero per due secoli (dall’800 al 1000 d.C.) hanno lasciato traccia della loro dominazione nei nomi dei paesi (Khamma, Rekhale, Gadir, Bukkuram…), nell’architettura dei dammusi, le tipiche case pantesche in pietra lavica e nei terrazzamenti agricoli di una campagna che produce viti, fichi d’india, capperi e ulivi. Il vecchio aedo Omero, colui che, citando Vecchioni “si accecò per rimaner nel sogno”, cantò di lei, chiamandola “Ogigia”, “una terra circondata dall’acqua, dov’è l’ombelico del mare, un’isola fitta di alberi…” e la scelse per ospitare gli amori, durati sette anni, di Ulisse e dell’immortale Calipso, “la ninfa dai riccioli belli”, consumati nella grotta di Sateria. Storia, mito e leggende si intrecciano regalando alla perla nera del Mediterraneo, chiamata così per il suo paesaggio vulcanico e a tratti lunare, un’atmosfera magica che sembra estraniarla dalla realtà quotidiana rendendola un luogo speciale e onirico nel quale il viaggiatore può perdersi e sperdersi, lasciarsi guidare da una eco lontana, vagare tra mulattiere e sentieri, esplorare le profondità del mare alla ricerca di tritoni e sirene, illudendosi per qualche giorno di avere ritrovato la primigenia età dell’oro. “Ed una vite domestica intorno alla cava spelonca, tutta di grappoli colma, girava la pompa dei tralci” (Odissea – Canto V): la vite, un’altra ricchezza dell’isola, la vite il dono più prezioso che la dea Atena fece agli uomini e che dona a Pantelleria l’ “oro giallo”, un vino passito che racchiude in sé tutti i profumi dell’isola e che sembra aver catturato e imprigionato i raggi del sole, la dolcezza dei fichi, la forza dello scirocco. Viene utilizzato per produrlo soltanto il moscato di Alessandria, meglio noto con il nome di “zibibbo” e la sua coltivazione bassa ad alberello richiede duro lavoro, grande fatica e immensa passione perché su questa terra degradante verso il mare è impossibile utilizzare macchine agricole e si lavora piegati, sotto il sole cocente, spesso sferzati dal vento, confidando nella benevolenza della natura e del clima. Grandi e piccoli produttori di passito raccontano quotidianamente, attraverso questo vino, le loro storie fatte di battaglie e di molte difficoltà, ma anche di grandi soddisfazioni. Il grande enologo Donato Lanati, piemontese d’adozione, segue, ormai da anni, due di loro, molto diversi, ma accomunati dalla caparbia, dall’intelligenza e dall’amore per questa terra e per il vino: Carole Bouquet e Salvino Gorgone. Carole Bouquet, attrice francese, facendosi forte dell’espressione napoleonica “impossible n’est pas français” ha accettato la sfida di produrre nell’isola un vino, “Sangue d’Oro”, e l’ha vinta ottenendo un passito che ha scalato le classifiche internazionali. Salvino Gorgone, piccolo produttore, giorno dopo giorno, fin dalle prime luci dell’alba, segue personalmente i suoi vigneti per creare “Dietro l’Isola”, ambra liquida con note iniziali di albicocca e pesca che continuano, poi, con i fichi secchi, frutta candita e miele fino ad arrivare a note mediterranee e balsamiche, un capolavoro per gli occhi e per il palato. Entrambi sono riusciti a catturare l’essenza di Pantelleria, isola difficile da comprendere, da coltivare, da affrontare, ma bella di una bellezza disperata e intensa, e a racchiuderla in un prodotto che, come la madeleine di Proust, porta con sé ricordi, sensazioni ed emozioni che si risvegliano ogni volta che lo sorseggiamo.

Barbara Castellaro

In estate, non t-osare!

Mi è capitato in queste ultime settimane, con il naturale aumento delle temperature, che mi venga chiesto se tosare il cane che “poverino, ha caldo!” sia giusto o meno. La risposta è presto data: il cane non suda come noi, in quanto non ha ghiandole sudoripare sul corpo, ma sui cuscinetti delle zampe: la termoregolazione avviene in parte attraverso questa parte del corpo, ma soprattutto attraverso l’ aumento della ventilazione polmonare, ovvero, ansimando. Il pelo del cane ha l’importantissima funzione protettiva della pelle, che permette di ripararla e isolarla dai raggi del sole, evitando così colpi di calore, dermatiti e scottature. E’ un po’ come per noi avere una protezione alta quando ci esponiamo ad un sole cocente, i rischi di non metterla sono molto alti! Diversa è, invece, la cura del mantello, soprattutto per cani con il pelo lungo; per loro potrebbe essere utile accorciare leggermente il pelo ma non per via del caldo, bensì per permettere al meglio le operazioni di pulizia, soprattutto in questo periodo dove il pericolo “forasacchi” (di cui parleremo nel prossimo articolo) è molto alto e per evitare che il pelo diventi talmente intricato da non poterlo più spazzolare (unica soluzione in questi casi, è tagliare il pezzo che ormai è diventato ingestibile e che potrebbe per altro diventare nido di parassiti). Se avete dubbi su come fare, rivolgetevi ad un bravo toelettatore. Diversa ancora è la cura del mantello dei cani con pelo medio lungo e duro che hanno, invece, assolutamente bisogno di essere “strippati” regolarmente. In conclusione, non tosate mai il cane per farlo stare al fresco, piuttosto aiutatelo così: non uscire nelle ore più calde anche per evitare colpi di calore (attenzione all’asfalto bollente, mettete una mano sul pavimento, se è troppo caldo per la nostra mano, lo stesso effetto sarà per i polpastrelli del cane!): utilizzate pettorine/collari/tappetini rinfrescanti; rinfrescatelo con acqua fresca, ma non in testa: l’ideale è bagnare l’interno cosce e ascelle, il petto e polpastrelli (equivale al nostro bagnarci i polsi, caviglie e dietro la nuca quando abbiamo molto caldo per abbassare la temperatura).In questo periodo cercare posti dove ci sia un torrente, un fiume o un lago (ovviamente non pericoloso), oltre al mare, metterebbe proprietari e cani d’accordo e soprattutto, al fresco! Buone passeggiate!

Francesca Mezzapesa   

 Educatrice cinofila 3° livello FISC – Istruttrice Rally Obedience

 

 Leggi anche:

 

La piramide dei bisogni del cane

La comunicazione con il cane

Come comunicano i cani (parte I) – La comunicazione chimica e visiva

Come comunicano cani (parte II) – La comunicazione olfattiva

Come comunicano i cani (parte III) – La comunicazione tattile

Area cani – Istruzioni per l’uso

Rispettiamo le distanze!

 

FONDAZIONE DEL LIBRO, TRONZANO (FI): NESSUN IMPEGNO CONCRETO DA PARTE DELL’ASSESSORE SU PAGAMENTO DEI FORNITORI

“Anche questa volta l’assessore alla Cultura Antonella Parigi non ha assunto alcun impegno degno di nota per il pagamento dei fornitori che attendono di veder onorati i propri crediti da parte della ex Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura. Anche sul fronte degli ex dipendenti non vi é alcuna garanzia nella ricollocazione o riassorbimento di tutti e 12 gli ex dipendenti della Fondazione”. Ad affermarlo il vicecapogruppo di Forza Italia Andrea Tronzano che ha discusso un question time sull’argomento.Conclude Tronzano: “Non si possono da un lato disperdere dodici professionalità importanti, ad oggi solo sei lavoratori hanno una prospettiva di ricollocamento all’interno del Circolo dei Lettori, e dall’altro non si possono far chiudere delle imprese laddove si tratta di eventi dove anche il pubblico é parte in causa. Il Salone ha avuto successo quegli stessi lavoratori sono stati chiamati a prestare la propria opera per la sua buona riuscita. Impegno che hanno onorato con abnegazione per la causa. Ora l’assessore deve mantenere le promesse che fece anteponendo la buona riuscita della manifestazione e non trincerarsi dietro ai se e ai ma”. 

Le nuove “deflagrazioni” di Guido Mannini

Conoscevamo Guido Mannini come legato al figurativo, come descrittore degli spazi desertici e di quanti li abitano ma sapevamo anche di un percorso desideroso di evoluzioni, di nuove scoperte. Lo abbiamo riscoperto, felicemente – la sua personale Metamorphosis si è chiusa pochi giorni fa presso la galleria Innerspace di via Cesare Battisti 17 -, dinanzi a cerchi smaltati (“macchie”, si fa troppo presto a far cadere loro addosso una definizione, “psicologiche”, con predominanza di rossi e porpore e violacei) occupati da forme astratte, prepotenti, di un forte dinamismo, capaci di esprimersi attraverso un perfetto incontro di colori estremamente accesi (si noti Magma o ancora l’accensione di Intuizione), che spingono a una curiosità futura. Colori che si lasciano alle spalle la morbidezza sabbiosa degli esempi del passato – quanto lontani! -, per approdare ad una fascinazione cromatica inaspettata e del tutto coinvolgente. Un fuoco, nuovissimo, una “deflagrazione” è stata anche definita questa nuova espressione del percorso di Mannini, forse un accumulo di sogni o una strada tutta da percorrere, una libertà di spazi sinora mai scoperti né attraversati, certo una voglia di sperimentare che deriva da un angolo della vita, personalissimo, da uno sguardo che intende andare oltre.

 

Elio Rabbione

 

Le immagini:

“Intuizione”, smalto, 150 x 100 cm.

“Magma”, smalto su tela, diam. 100 cm.

Genova chiederà a Londra 247 anni di diritti per l’uso della croce di san Giorgio?

La croce rossa di San Giorgio in campo bianco, simbolo di Genova, è da secoli al centro di una controversia con la Gran Bretagna che la inserì all’interno della Union Jack, il vessillo del Regno Unito. Fu utilizzata dai crociati e dalla Repubblica marinara di Genova ed era una sorta di difesa, poiché le navi nemiche se la vedevano evitavano il conflitto. Poi nel medioevo Londra ottenne l’utilizzo della bandiera per la sua flotta in cambio di un tributo annuale che dopo secoli diventò di fatto un regalo. Ora il sindaco di Genova Marco Bucci per avere fondi per il Comune pensa di chiedere alla regina Elisabetta  gli arretrati dell’affitto della bandiera per 247 anni. Il primo cittadino, a margine della conferenza stampa sul primo anno di governo, ha pronunciato in inglese la frase che potrebbe rivolgere alla sovrana: “Your Majesty, I regret to inform you that from my books it looks like you didn’t pay for the last 247 years”. Secondo il sindaco l’iniziativa sarebbe la più grande operazione di marketing che Genova potrebbe immaginarsi.