Il tribunale del lavoro di Ivrea, ha stabilito che il licenziamento dell’operaio malato di Parkinson è illegittimo. E’ stato così accolto il ricorso presentato da Franco Minutiello, lavoratore di 60 anni di Castellamonte, contro la Teknoservice di Piossasco azienda del Canavese che gestisce la raccolta dei rifiuti. Ammalatosi l’operaio e non potendo trovargli un’altra mansione, la Teknoservice lo aveva licenziato il 16 marzo 2017, per “giustificato motivo”.
L’amore disincantato


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E’ forse il caso di tornare sulla notizia di questi giorni, rilanciata dal “Torinese”, riguardante le origini della bandiera di Genova e la bizzarra idea del sindaco della città che, per fare cassa, pensa di chiedere alla regina Elisabetta gli arretrati dell’affitto della bandiera di San Giorgio per due secoli e mezzo. Nel Medioevo infatti Londra ottenne la possibilità di issare sulle sue navi la bandiera della Repubblica marinara di Genova in cambio di un tributo annuale che dopo secoli diventò un regalo. A parte il tradizionale “vizio” dei genovesi per le palanche, per i quattrini, che fa sorridere tutti gli italiani, la bandiera di Genova ha una storia gloriosa, quasi millenaria, che deriva dalla Prima Crociata. Così come sono gloriosi i personaggi genovesi che contribuirono alla liberazione di Gerusalemme nel 1099 dai Fatimidi, dinastia sciita, ma nei libri di storia, nei quali già si parla poco di Crociate, si ricorda sempre e solo Goffredo di Buglione e ci si dimentica facilmente di Guglielmo Embriaco. Chi era costui? Nobile genovese, condottiero, stratega, avventuriero e costruttore, l’Embriaco è stato una delle figure più rilevanti della prima
Crociata. Quasi come Goffredo di Buglione. Mentre Genova lo ricorda con statue, monumenti e torri, i libri narrano le sue gesta davanti alle mura della Città Santa. Crociati stanchi e distrutti dalla sete e dal caldo torrido assediano la città con la forza della disperazione trascinati dal predicatore Pietro l’Eremita. Il dipinto di Francesco Hayez nel Palazzo Reale di Torino immortala la scena. Tra quei cristiani c’era anche Guglielmo Embriaco. Fonti alla mano, gli storici di Genova fanno presente che i genovesi adottarono la bandiera di San Giorgio (croce rossa in campo bianco) proprio durante la conquista di Gerusalemme e del Santo Sepolcro ( come ben si vede nel quadro di Hayez) per poi cederla, un secolo dopo, agli Inglesi nel 1190 con la mediazione di Riccardo Cuor di Leone, le cui galee nel Mediterraneo si sentivano più sicure se battevano la bandiera con la croce rossa. Le galee genovesi erano infatti molto temute sui mari e nessuno si azzardava ad attaccarle. La croce rossa fu poi concessa anche ai Milanesi a metà del Duecento. Secondo la leggenda,
San Giorgio sarebbe apparso ai crociati durante la spedizione in Terra Santa insieme a creature celesti sventolanti vessilli con croci rosse su sfondo bianco. Fu da allora che i genovesi assunsero quella croce nella loro bandiera senza abbandonarla mai più. Il fatto importante non è tanto la cessione della bandiera genovese alla regina d’Inghilterra e in seguito ai Milanesi ma piuttosto il contributo decisivo che i genovesi diedero per restituire Gerusalemme ai cristiani, anche se per poco tempo. Embriaco
nacque a Genova nel 1070 in una famiglia imparentata con gli aristocratici Spinola. Gli fu dato l’appellativo di Embriaco per la sua passione per il vino. Fin da giovane studiò l’arte militare, in particolare la progettazione di macchine d’assedio necessarie a quel tempo per scavalcare le mura di fortezze e città. Sbarcato a Giaffa (l’antica Tel Aviv) distrusse le sue galee per non farle cadere in mano nemica e con la legna recuperata costruì alcune torri d’assedio per lanciare l’assalto a Gerusalemme. Condusse i suoi balestreri genovesi sotto le mura della città che fu conquistata il 15 luglio 1099 da un esercito sfinito per la sete. Gli esperti ci dicono che quando la perdita di volume idrico supera il 15% restano poche ore per reidratare il corpo prima di morire. Ebbene, nell’estate del 1099, migliaia di crociati subirono questo processo di disidratazione e molti morirono di sete. Crociata era anche sinonimo di bottino e l’Embriaco né approfittò come tanti altri ma quello che prese e portò con sé a Genova da Gerusalemme era qualcosa di eccezionale che ancora oggi divide gli storici. Era il Sacro Catino, un piatto di vetro verde nel quale, secondo la tradizione cristiana, Gesù avrebbe mangiato l’agnello pasquale nell’Ultima Cena o forse era
più semplicemente un oggetto di arte islamica del X secolo. Oggi il sacro catino è conservato nella cattedrale di San Lorenzo a Genova e al tempo delle crociate era stato scambiato perfino per il mitico Santo Graal. Onore dunque ai simpatici e gloriosi genovesi. E per saperne di più, quando si va a Genova, è interessante fare un salto nel bellissimo Museo del Mare Galata, al Porto Vecchio, dove un tempo si costruivano le potenti galee genovesi.
Filippo Re
Freiraum: un progetto di libertà


Lo ha annunciato il Maggiore Balbo, in audizione in Consiglio regionale
Incendi nei capannoni delle aziende piemontesi: è stato creato un gruppo di lavoro tra le Forze dell’Ordine per prevenire questo fenomeno intensificatosi dal 2018, che – come ha spietato il Maggiore Vittorio Balbo del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Torino (Noe), in Piemonte è comunque meno diffuso che in Lombardia e Veneto.La notizia è emersa nel corso della riunione congiunta tra le Commissioni legalità e quinta, presiedute da Silvana Accossato che hanno proseguito il ciclo di incontri relativi all’indagine conoscitiva sugli incendi ai magazzini di impianto di trattamento rifiuti differenziati. “L’attenzione maggiore da parte del Noe – ha continuato Balbo – si concentra sulle aziende che trattano la plastica e bisogna intervenire sulla tipologia di autorizzazioni concesse prevedendone una precisa e dettagliata regolamentazione”.Era presente anche il Colonnello Benito Castiglia del Comando Regione Carabinieri Forestale Piemonte, il quale ha evidenziato come la trasformazione del Corpo Forestale dello Stato, avvenuta nel 2017, abbia comportato la creazione di 73 stazioni di carabinieri forestali nell’intera regione. Svolgono campagne mirate su indicazione degli organismi apicali mentre sul territorio viene attuato un servizio di pattugliamento preventivo.L’attività di pronto intervento permette, anche attraverso il ricorso del numero verde 1515 (collegato al 112), di intervenite tempestivamente nei luoghi dove sono appiccati dolosamente gli incendi. Molto importante l’attività di sopralluogo, che permette di fotografare la realtà: si constatano così infrazioni amministrative, di stoccaggio degli impianti anti incendio, della quantità, qualità e tipologia dei materiali.È intervenuto il commissario Giorgio Bertola (M5s) che si è detto convinto della necessità, a conclusione dell’indagine conoscitiva, di elaborare un documento da rendere pubblico alla cittadinanza. Valter Ottria (Leu), Giovanni Corgnati (Pd) e Gianpaolo Andrissi (M5s) hanno evidenziato rispettivamente “la lentezza e talora complessità per giungere ad intervenire sul fenomeno”, “la richiesta di una precisa e dettagliata statistica su questa tipologia di incendi” e “la necessità di giungere a nuove soluzioni tecniche per il trattamento dei rifiuti differenziati”. In seduta ordinaria – alla presenza dell’assessore all’Ambiente Alberto Valmaggia – la quinta Commissione ha iniziato l’esame del disegno di legge numero 299 “Norme di attuazione della legge quadro in materia di incendi boschivi” presentato dalla Giunta regionale. Terminata la discussione generale sul provvedimento, con l’accoglimento di tre emendamenti della Coldiretti Piemonte, nella prossima seduta si passerà all’esame dell’articolato.


Le Olimpiadi? Meglio se su scala piemontese
AVVISTAMENTI / di EffeVi de Rivarol*
Può sembrare controintuitivo, ma da Torinesi dovremmo seriamente lavorare a un’edizione delle Olimpiadi meno incentrate sulla capitale subalpina e più in una visione di territorio. Nell’interesse di Torino. Dalla crisi degli anni ’90, Torino soffre gli effetti del divorzio non già con le province piemontesi – con molte delle quali non si è andati oltre, storicamente, rapporti formali e imposti dall’ordinamento – ma con il suo immediato hinterland. Oggi Val di Susa e Canavese, per dirne due, appaiono molto lontani, così come l’Alto Roero, che pure è a pochi minuti di auto da Torino. Questo processo concorre a una serie di primati negativi della nostra Città, più volte oggetto di discussione e di dibattito pubblico – tra i tanti, valgano l’ultimo rapporto Rota e la pubblicazione sull’economia del Piemonte del 2018 della Banca d’Italia. Certamente, riaffermare nei fatti un rapporto tra capoluogo e territorio non può che far bene, soprattutto a Torino. Per esempio, sul versante del turismo, Torino e parte del territorio sono evidentemente complementari. Il capoluogo conta meno del 10% degli arrivi, in massima parte turisti italiani. I big spenders stranieri (europei ed extraeuropei) si concentrano invece sul distretto dei Laghi e sul Piemonte meridionale, in particolare nelle Langhe. Sono dati della Regione Piemonte e dell’Assessore Parigi. È quindi ovvio (la prova del nove l’abbiamo con i dati aeroportuali di Milano e Genova rispetto a Torino) che c’è un consistente mercato di turismo di fascia media e alta che semplicemente ignora Torino per dirigersi direttamente nelle località di destinazione. Ora, organizzare le nostre Olimpiadi “agganciando” questi territori, non promuoverebbe un abbinamento costante,
valorizzando in funzione complementare gli asset di Torino e del territorio? Tanto più che lo stesso CIO richiede alle città candidate uno sforzo di visione più ampia e di territorio, su giochi di dimensione regionale. Chi ha la pazienza (o la responsabilità) di leggere il format di candidatura, sa che il Comitato olimpico prevede almeno cinque requisiti espliciti (questions 2,3,19, 58 e 63). Perchè quindi non sforzarsi per presentare una candidatura “piemontese”, che oltretutto aiuterebbe a evidenziare l’isolamento e il pregiudizio ideologico dei pochi contestatori?
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* Nel ritratto in alto Antoine Rivarol (1753-1801) intellettuale conservatore francese e scrittore del ‘700 che si accorse di tutti i pericoli della furia sanculotta. Ma non fu mai ascoltato
Saluto del Rettore e presentazione della squadra Martedì 10 luglio 10.45
Il Politecnico di Torino è stato invitato a partecipare alla terza edizione del World Elite University Football Tournament (WEUFT), quella che può essere definita la “Coppa del Mondo delle Università”, che viene disputata tra le rappresentative di 12 tra le migliori università del mondo.
Il torneo, giunto quest’anno alla terza edizione, si terrà a Wuhan (capoluogo della provincia di Hubei, Cina centrale) dal 12 al 24 luglio e vedrà tra le 12 partecipanti la squadra del Politecnico, unica rappresentativa italiana, che sfiderà Università del calibro di Oxford, Cambridge, Melbourne e prestigiosi atenei cinesi.
Il Rettore Guido Saracco e il referente del Rettore per le attività sportive Marco Barla presenteranno la squadra martedì 10 luglio alle ore 10.30 nella Sala Consiglio di Amministrazione – Rettorato, Politecnico di Torino C.so Duca degli Abruzzi, 24
Destra e Sinistra davanti al Sovranismo
“Destra e Sinistra davanti al sovranismo” – Idee e proposte per un PD che sfidi paure, disuguaglianze e solitudini E’ questo il titolo di un importante evento organizzato dal Gruppo del Partito Democratico della Camera dei Deputati per il prossimo 13 Luglio a Baveno presso il Grand Hotel Dino. Al centro della discussione, nel cuore dell’Alto Piemonte, il futuro del Partito Democratico come alternativa politica al nuovo spettro che si aggira per l’Europa: il Sovranismo. Ricco il
programma che prende il via alle 15.30 con i saluti del Segretario del PD del VCO Giuseppe Grieco. Autorevoli gli interventi previsti, che verranno moderati da Luigi Bobba (sottosegretario al Welfare nella XVII legislatura). Tra gli altri sono previsti i contributi di Antonio Noto (Fondatore di IPR Marketing), Mauro Magatti (Sociologo dell’Università del Sacro Cuore di Milano), Augusto Ferrari (Assessore all’Assistenza in Regione Piemonte), Cristina Bargero (Autrice del libro “il Piemonte oltre la crisi”), Nicoletta Favero (Senatrice della XVII legislatura) e Sergio Chiamparino (Presidente della Regione Piemonte). Dopo il dibattito, al quale sono stati invitati a partecipare i segretari
democratici delle province dell’Alto Piemonte, le conclusioni previste per le ore 18.30 saranno affidate all’On. Enrico Borghi (Ufficio di presidenza del Gruppo PD alla Camera) e Graziano Delrio (Capogruppo PD alla Camera dei Deputati). I posti disponibili per l’evento sono limitati, per chi volesse partecipare è obbligatorio mandare conferma entro e non oltre Martedì 10 Luglio all’indirizzo infoenricoborghi@gmail.com