redazione il torinese

Quelli che non piangono se Torino perde le Olimpiadi

di Rivarol
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Ma davvero vogliamo credere alla favoletta che Torino potrebbe perdere le Olimpiadi per l’opposizione di quattro-cinque consiglieri comunali, peraltro istantaneamente sostituibili con altrettanti dell’opposizione pronti a votare a favore? È possibile per una volta lasciare da parte comode ipocrisie e riconoscere il significato di atteggiamenti tiepidi, posizioni contraddittorie e gesti autolesionisti, apparentemente inspiegabili, intorno alla candidatura della nostra città? Se Torino dovesse perdere le Olimpiadi (esito per il quale ci stiamo apparentemente impegnando molto), molti attori in questa partita non si dispererebbero. Alcuni sarebbero anzi sollevati, altri persino contenti.Partiamo dal Sindaco Appendino: si dica quel che si vuole, ma se ci tenesse davvero, avrebbe mille modi per superare l’opposizione di una piccola minoranza bizzosa. Magari non portandosi il marito alle riunioni, ma facendosi forza del via libera ricevuto sia da Grillo che da Di Maio. Accettando qualche voto dell’opposizione, se necessario, presentandosi come il primo cittadino che mette l’interesse di Torino davanti alle beghe di partito o ai suoi personali problemi di carriera o – come si dice oggi – di “life balance”. Il fatto è che Chiara è la prima, in fondo, a non dispiacersi troppo se Torino perde la corsa. Bisogna capirla: in fatto di eventi non gliene riesce una. Passa dal disastro di piazza San Carlo all’edizione “chiusa” degli ex-fuochi di san Giovanni, da un eccesso all’altro. Con che coraggio se la potrebbe sentire di gestire due mesi intensi di un evento ad alto contenuto tecnico e ad alto rischio, con i riflettori di tutto il mondo puntati sul suo operato?  Quando non riesci a organizzare un maxischermo senza provocare una tragedia o un mercatino di Natale senza dare lavoro alla Guardia di Finanza, alla fine è un fatto di prudenza sottrarsi alle Olimpiadi.Un altro che non piangerebbe è Giovanni Malagò, presidente del Coni: fresco di interrogatorio sulla vicenda dello stadio della Roma, ha una storia di rapporti “complicati” con le sindache grilline e certamente sarebbe più a suo agio a lavorare con un uomo “di sistema” come Beppe Sala, sindaco di Milano. Assecondato, in questo, dai due azionisti del governo: Salvini, perchè la Lega mantiene la testa a Milano e proprio qui il ministro dell’Interno progetta di fare bottino, smantellando l’ultima ridotta di Forza Italia; Di Maio, perché le Olimpiadi sono del tutto estranee agli interessi del suo blocco elettorale meridionale e, anzi, creerebbero attriti con l’ala movimentista, fornendo occasioni ai suoi rivali (Di Battista e Roberto Fico, che accessoriamente ricopre la terza carica dello Stato) per andare all’attacco su ogni minimo scandalo, autentico e presunto. Non piangerebbero, se Torino perdesse le Olimpiadi, alcune associazioni di categoria nazionale che ostentano patriottica neutralità, ma i cui rappresentanti martellano giorno e notte parlamentari ed esponenti del Governo a favore di Milano. E non piangerebbero nemmeno nelle province piemontesi del turismo internazionale (Laghi e Langhe) perché, grazie anche allo snobismo provinciale della classe dirigente torinese (non escluso, in questo caso, neppure Chiamparino), che non ha saputo né voluto fare sistema fuori dall’area metropolitana, ormai gli operatori – inclusi albergatori e ristoratori e relativi indotti, si sono integrati in circuiti consolidati con base a Milano. Non si tratta di un complotto: è che, a differenza del 2006, la candidatura di Torino parte debole, per una varietà di ragioni. Tra tutte, la più importante è che i protagonisti o non ci credono o remano contro. Di fatto, l’unica vera carta che ci resta  è la preferenza del Cio per le città con impianti esistenti e una cultura dei Giochi stabilita. Ecco perchè qualcuno, per eliminare il rischio residuo che il Comitato alla fine scelga Torino (malgrado Coni, governo e categorie), ha pensato bene di sparare sui piedi a un campione già azzoppato.
 

Petardi no tav contro la polizia. Ma il temporale costringe i manifestanti alla fuga

Il movimento  No Tav ha inscenato nuovi scontri  in Valle di Susa. A Chiomonte, durante l’apericena del campeggio No Tav, rassegna estiva del movimento contrario alla Torino-Lione circa 150 persone si sono recate al varco del cantiere della nuova linea ferroviaria e hanno lanciato razzi e petardi contro le forze dell’ordine, che hanno risposto con lacrimogeni. L’arrivo di un temporale ha  costretto i manifestanti a desistere.

La crociata di Erdogan contro il fumo

FOCUS INTERNAZIONALE 

di Filippo Re

Erdogan come Murad IV, il sultano ottomano che nel Seicento vietò tabacco, alcolici e caffè in quanto gravi segnali di depravazione e immoralità? Sembrerebbe di sì dopo la nuova stretta al fumo e alla circolazione di sigarette decisa dal super presidente della Turchia che già da anni combatte una dura battaglia contro il vizio del fumo. La legge che proibisce di fumare nei locali pubblici, nei caffè e nei ristoranti, è già in vigore dal 2009 ma ora, nelle mire del ciclone Erdogan, ci sono anche i tradizionali caffè turchi dove si fuma il narghilè, le lunghe pipe ad acqua fumate da giovani e adulti che affollano vecchi locali stravaccati su divani in uno stato di totale godimento. Questi locali dovranno essere distanti almeno 500 metri da scuole e asili, altrimenti saranno chiusi. Il piano del governo prevede inoltre che le sigarette non saranno vendute ai minori di 21 anni e sarà attuata una massiccia propaganda anti-fumo che ha già portato simbolicamente alla distruzione in queste settimane di almeno 6 milioni di sigarette di contrabbando. All’interno delle rivendite apposite telecamere controlleranno clienti e tabaccai. Che davvero Erdogan voglia imitare il suo antenato Murad IV che fece chiudere le botteghe dove si consumava tabacco e si beveva caffè, imponendo il coprifuoco nella capitale sul Bosforo, pattugliando strade e controllando le taverne? A quel tempo chi violava queste leggi rischiava perfino la condanna a morte. Con Erdogan non si scherza ma certamente non si arriverà a tanto. Comunque sia, i nuovi divieti anti fumo, che in questi anni hanno già colpito numerosi lavoratori, rischiano ora di far sparire anche i caratteristici locali con i narghilè. E soprattutto non si potrà più dire…fumi come un turco..

 

Piero Chiara, il “mago del lago”

Ho assistito alla vita qualche volta da seduto, qualche volta in piedi, partecipando al banchetto o rimanendo a bocca asciutta, ma sempre con grande piacere“.In questa nota autobiografica è racchiusa l’essenza dello spirito di Piero Chiara. Attento osservatore e straordinario narratore, lo scrittore luinese denuncia così la sua vera e grande passione: quella di raccontare i  “fatti”. Dai primi anni della sua scatenata infanzia narrati nelle “Avventure di Pierino” tra le bancarelle del mercato a rubare angurie, al porto a salvare un capretto destinato al pranzo di Pasqua o in pasticceria a combinare guai, questa passione venne trasferita nei tanti romanzi  e racconti che gli diedero fama e successo. I luoghi di Chiara sono quelli della “sponda magra” del Verbano, con i borghi stretti tra le acque del lago Maggiore e i boschi delle vallate del varesotto. E’ in quella terra che s’intrecciano le vicende personali dei protagonisti. Come scrive l’associazione degli Amici di Piero Chiara, frequentando quei luoghi sembra quasi che “dietro un’insenatura del lago, da un angolo di strada di paese, da una valle a specchio dell’acqua o da un battello che cuce l’uno all’altro i pontili delle opposte sponde, debba comparire uno dei suoi personaggi: una delle sorelle Tettamanzi, magari sottobraccio a Emerenziano Paronzini, oppure l’Orimbelli con la Tinca, o il pretore di Cuvio Augusto Vanghetta”.Piero Chiara a Luino c’era nato il 23 marzo del 1913. Suo padre Eugenio, siciliano, vi si era stabilito nel 1908, come impiegato delle Regie Dogane. La madre, Virginia Maffei, era nata a Comnago, sopra Lesa, sempre sul lago Maggiore ma sulla sponda piemontese. L’infanzia irrequieta e lo spirito ribelle gli fecero passare anni tormentati alle elementari di Luino e al  collegio Salesiano San Luigi di Intra. Nel 1925 venne ammesso nel Collegio De Filippi di Arona dove frequentò, senza infamia e senza lode, la prima e la seconda ginnasio. Nuovamente bocciato, costretto a fare il garzone da un fotografo, si iscrisse poi all’istituto Omar di Novara  dove conseguì il diploma di perito meccanico. Tornato a Luino si preparò da privatista gli esami per la licenza complementare, superandoli nel 1929. Tra tanti insuccessi scolastici, come ha scritto Giovanni Tesio in “Piero Chiara” (La Nuova Italia, 1983) “l’unico successo pieno…fu un tema su Luino,che gli valse un bel dieci e che sancisce a posteriori una vocazione e un legame”. Era evidente che, istruzione scolastica a parte, Piero Chiara coltivava già la passione per la letteratura. La sua vita è nota e ricca di avventure ma conta moltissimi il legame con la sua terra, con la provincia a nord-ovest della Lombardia dove Piero Chiara ambienta le sue storie, con il  “grande lago” che fa da palcoscenico ai racconti di vite di frontiera e di provincia, dei difetti dei personaggi quotidiani e della piccola borghesia. Narra le sue storie con stile colorito, venato di arguzia e ironia, senza tralasciare un sottile e malinconico umorismo di chi sa cogliere nel quotidiano l’essenza della vita. “Mago del lago”, lo ribattezzò Cesare Zavattini. Quel lago che amava e sul quale poteva affacciarsi ogni volta che si sedeva ai tavolini del Caffè Clerici, la sua “seconda casa” all’imbarcadero di Luino. Piero Chiara ci ha lasciato il 31 dicembre 1986, ma il suo è stato – come hanno sottolineato i suoi amici e le persone che l’hanno conosciuto direttamente o attraverso le sue opere – solo “un trapasso fisico” perché la sua creatività e l’enorme eredità letteraria ci accompagnano e ci allietano ogni giorno.

 

Marco Travaglini

Bagni Lido Mirafiori

Giardini di via Artom/via Fratelli Garrone
 
Le bandiere colorate del Gran Pavese sul tetto della Casa nel Parco arrivano in via Artom e in via Fratelli Garrone 
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
 
Partecipa alla creazione della nuova installazione artistica a Mirafiori sud promossa dal progetto Mira Up!
 
 
Lunedì 23 luglio dalle 16.00 alle 20.30 ai giardini di via Artom/via Fratelli Garrone portaci una parola o una frase per descrivere il tuo quartiere.  Giovedì 26 luglio voteremo insieme le frasi e le parole che ci piacciono di più e che meglio rappresentano Mirafiori sud. La frase e le parole che otterranno più voti diventeranno il messaggio che verrà trasmesso attraverso le bandiere nautiche. Ogni bandiera corrisponderà a una lettera o a uno spazio. Le bandiere saranno appese su fili tesi da un palazzo all’altro come su un grande veliero. Vieni a trovarci ai Bagni Lido Mirafiori e scopri come poter rendere più bello e colorato il tuo quartiere!
Ti aspettiamo insieme a una golosa merenda!
Partecipazione libera e gratuita
Informazioni
cell. 331 3899523 – email: mirafioricconto@gmail.com

Lo spettacolo del cielo in musica

Giunto nel 2018 alla sua quarta edizione, Song for Stars – lo spettacolo del cielo in musica: serate di performance live con proiezione della volta celeste del Planetario digitalecontinua la sua sperimentazione di linguaggi in grado di far dialogare artisti e generi musicali molto diversi con le meraviglie del Cosmo. Per l’occasione Infini.to – Planetario di Torino si trasforma in un grande palcoscenico celeste dove si incontrano illustri nomi della scena musicale nazionale e internazionale. I protagonisti della rassegna sono musica, parole e realtà 3D del Planetario, in un gioco di improvvisazione reciproca con il risultato di esaltare le emozioni del pubblico e di far vivere un’esperienza vertiginosa. Venerdì 27 luglio Infini.to avrà il piacere di ospitare Cristina Donà, cantautrice, stella del firmamento rock italiano, accompagnata dal compositore Saverio Lanza e dal Coro G. La consapevolezza di appartenere a una realtà più grande, infinitamente più grande di ciò che è la nostra percezione, la proprietà della mente di allungarsi sino a raggiungere luoghi lontanissimi, il nostro essere immersi nello spazio, ha da sempre influenzato la mia scrittura. Da Stelle buone a Universo a molte altre canzoni. Universo” una delle mie canzoni più note, è stata scritta con questi propositi, ovvero con il desiderio di provare a guardare la nostra esistenza come il risultato di una combinazione di eventi, dove tutto è collegato. Sarà per me una grandissima emozione poter far risuonare la musica delle mie canzoni in un luogo così particolare e vicino alla mia sensibilità, come un planetario, il Planetario di Torino. Avrò il piacere di condividere l’evento in questione con Saverio Lanza, co-autore e produttore dei miei ultimi due album, che per l’occasione dirigerà il Coro G, coro giovanile torinese, composto da ragazze e ragazzi dai 16 ai 26 anni. Sarà un evento unico, per quel che riguarda la tipologia delle mie esibizioni live, come unica sarà l’eclisse lunare di quella sera stessa”.

[Cristina Donà]

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La sera del 27 luglio sarà inoltre caratterizzata da un eccezionale evento astronomico: la più lunga eclissi totale di Luna del secolo e una grande opposizione di Marte, il Pianeta Rosso.

Il pubblico potrà osservare l’evento dalla terrazza del Museo in compagnia dello Staff di Infini.to.

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PROGRAMMA

ore 20.00 apertura biglietteria e museo

ore 21.00 performance musicale in Planetario

ore 22.00 performance musicale in Planetario – replica

ore 21.45 chiusura biglietteria

ore 23.30 chiusura museo

INFORMAZIONI UTILI

Durante la serata è possibile visitare liberamente le postazioni interattive, osservare il cielo dalla terrazza di Infini.to e gustare l’Apericena (su prenotazione).

Performance musicale in Planetario

Ciascuna serata prevede due performance, alle ore 21.00 e alle ore 22.00.
Per poter accedere alla performance è necessario acquistare il biglietto Museo (si consiglia di utilizzare il servizio di prevendita).
Nel momento dell’acquisto è possibile scegliere l’orario desiderato, fino ad esaurimento posti disponibili.

BIGLIETTI

Per poter partecipare all’evento è possibile acquistare anticipatamente i biglietti, presso la biglietteria del Planetario, durante gli orari di apertura, oppure attraverso il circuito Ticketone o nei punti vendita Ticketone.
Si segnala che l’acquisto dei biglietti su Ticketone comporta i diritti di prevendita.

Biglietto di ingresso al Museo (obbligatorio)

INTERO: € 8,00
GRATUITO: bambini sotto i 3 anni* e i possessori dell’Abbonamento Musei o Torino+Piemonte Card**. Per ottenere la gratuità, fino ad esaurimento dei posti disponibili, è necessario richiedere il biglietto o
maggio a info@planetarioditorino.it.
* È possibile ritirare i biglietti omaggio per i bambini sotto i 3 anni la sera stessa dell’evento, presso la biglietteria del Museo, presentando un documento che attesti l’età del bambino.
** I possessori di Abbonamento Musei e Torino+Piemonte Card per ottenere l’ingresso omaggio devono presentare la sera dell’evento la tessera in corso di validità. Nel caso questo non avvenga verrà richiesto di corrispondere la quota intera del biglietto.

Song for Stars
GRATUITO, presentando il biglietto di ingresso al Museo, fino ad esaurimento posti disponibili.

APERICENA

Durante l’evento la Caffetteria del Museo propone l’Apericena con servizio catering, facoltativo e con prenotazione obbligatoria entro il venerdì dell’evento alle 12.00.

Come prenotare

È possibile prenotare l’Apericena solo se già in possesso del biglietto dell’evento.

Scrivere una mail alla Caffetteria entro il venerdì alle 12.00 segnalando l’orario scelto durante l’acquisto del biglietto. Indicare anche eventuali allergie/intolleranze o esigenze particolari.
Mail 
infinitostarcoffee@gmail.com, Tel +39 393 8727768, in orario mart-ven 9.30-15.30 e sab-dom 14.30-19.30.

Fca, con Marchionne finisce un’era

Nella sua ultima uscita, il 27 giugno, Sergio Marchionne a Roma, consegna all’Arma dei Carabinieri una Jeep Wrangler. Un’occasione per ricordare le sue origini e i suoi i valori militari. Disse quel giorno: “Mio padre era un maresciallo dei Carabinieri. Sono cresciuto con l’uniforme a bande rosse dell’Arma e ritrovo sempre i valori con cui sono cresciuto e che sono stati alla base della mia educazione: la serietà, l’onestà, il senso del dovere, la disciplina, lo spirito di servizio”. Le condizioni di Marchionne oggi  sono peggiorate a causa di complicazioni inattese durante la convalescenza post-operatoria, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore. E’ Mike Manley il nuovo amministratore delegato di Fca, su decisione del consiglio di amministrazione del gruppo industriale riunitosi a Torino per la successione di Sergio Marchionne. Manley ha 54 anni ed e’ attualmente a capo dei marchi Jeep e Ram. La decisione e’ stata assunta dal cda convocato al Lingotto. Louis Carey Camilleri è il nuovo amministratore delegato di Ferrari, John Elkann  presidente.

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Il nuovo ad Mike Manley è già al lavoro in vista della riunione a Torino, al Lingotto, sede storica della Fiat e poi di Fca, lunedì e martedì, del Gec – Group Executive Council, l’organismo decisionale del gruppo automobilistico, composto dai responsabili dei settori operativi guidato dall’amministratore delegato. Intanto il presidente di Fca John Elkann ha scritto una lettera ai dipendenti del gruppo,  dopo la nomina di Mike Manley ad amministratore delegato, in sostituzione di Sergio Marchionne: “Saremo eternamente grati a Sergio per i risultati che è riuscito a raggiungere e per avere reso possibile ciò che sembrava  impossibile. Ci ha insegnato ad avere coraggio e a sfidare lo status quo, a rompere gli schemi e ad andare oltre a quello che già conosciamo. E sono certo che tutti voi fornirete il massimo supporto a Mike, lavorando con lui e con il team di leadership al raggiungimento degli obiettivi del piano industriale 2018-2022 con lo stesso impegno e la stessa integrità che ci hanno guidato fino ad oggi”.

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Le reazioni

Per tanti Sergio è stato un leader illuminato, un punto di riferimento ineguagliabile. Per me è stato una persona con cui confrontarsi e di cui fidarsi, un mentore e un amico”. John Elkann.

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“Posso parlare per la squadra corse qui in pista ad Hockenheim. Gli dedichiamo la pole di oggi, visto che per la gara di domani non c’è certezza. Siamo vicini a lui e alla sua famiglia”, dice a  Sky il team principal della Ferrari, Maurizio Arrivabene, amico personale di Sergio Marchionne.

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“Lo avevo sentito qualche tempo fa, dopo l’intervento, sembrava fosse andato tutto bene. Il comunicato di Elkann sul suo stato di salute mi ha scioccato. Sono molto addolorato” commenta  Dieter Zetsche, ad di Daimler

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DISEGNO DI LEGGE SULLA REVISIONE DELLA LEGITTIMA DIFESA, LA PAROLA A SIULP E SIAP

 Le dichiarazioni Eugenio Bravo e Pietro Di Lorenzo, segretari Siulp e Siap, sindacati di polizia

“Premesso che il nostro lavoro di poliziotti non può non incidere sul nostro punto di vista (troppe volte assistiamo alla disperazione, alla rabbia, alla paura di chi ha subito un furto, una rapina, una truffa, un’aggressione nella propria casa o negozio e molto spesso sono persone anziane) tuttavia con la più assoluta obiettività riteniamo, pur con qualche perplessità, che il disegno di legge di revisione della legittima difesa, vada nella giusta direzione.

 

A Torino, in particolar modo non si registrano negli ultimi anni aumenti di richieste di porto o detenzione armi ma la situazione si va stabilizzando. Urlare sul rischio “Far West” ci sembra obiettivamente fuori luogo, atteso che per modalità “Far West” si intenda girare per le città armati di tutto punto e pronti a sparare; questa situazione non era prevista e non sarà prevista nemmeno con l’avvento della nuova legge. Giustificare l’uso dell’arma per difendere il proprio domicilio o abitazione di fronte ad un’aggressione per quanto possa essere spiacevole, diventa inevitabile se per difendere i propri beni o famigliari significa passare dalla ragione al torto, come spesso accade oggi, trasformando la vittima in carnefice e sottoponendola a processi lunghi, esosi e disarmanti che guardano favorevolmente più all’aggressore che all’aggredito. Questo disegno di legge quanto meno chiarisce in modo inequivocabile da che parte si pone la legge. 

 

Poi, continuano Bravo e Di Lorenzo, che le persone non attendano altro che sparare a qualcuno è fuorviante: a nessuno può far piacere sparare ad altri se non messo con le “spalle al muro” per difende se o i suoi famigliari. Troppe sono le vittime di questo subdolo reato che prevede la violazione del domicilio e l’aggressione delle persone e delle famiglie le quali, una volta subito questo delitto, trascorrono molti anni nell’incubo del ricordo, nelle ansie e nelle paure che possa ancora succedere.  

 

Certo l’ideale sarebbe, ribadiscono il SIULP ed il SIAP di Torino, stabilire un più alto minimo della pena edittale, ancora troppo basso, se si tiene conto che può sempre intervenire la riduzione di un terzo della pena grazie ai riti alternativi e pertanto l’autore del reato potrebbe ancora una volta riuscire a evitare il carcere, atteso che la condanna dovrebbe prevedere una pena superiore ai 4 anni. Analogamente occorrerebbe intensificare il controllo del territorio, ma non solo nelle città metropolitane, ma anche nelle piccole cittadine e paesi affinché chi subisse una intrusione indesiderata nella propria abitazione o negozio, possa contare in un intervento tempestivo di pattuglie delle forze dell’ordine, con il concorso anche della Polizia locale.

 

Non crediamo nella congettura di chi ritiene che con questa nuova legge l’aggressore si armerà anch’esso di tutto punto per fronteggiare e ingaggiare uno scontro a fuoco con l’aggredito; chi decide di perpetrare un furto o una rapina è convinto nella buona riuscita dell’operazione a prescindere se in casa il titolare sia armato. Tra l’altro, poiché già molti detengono regolarmente le armi, questa considerazione potrebbe valere anche adesso. Si spera, al contrario, che la paura di trovare persone armate e giustificate a difendersi, possa diventare un deterrente per chi ritiene di fare un repulisti nelle case altrui.

 

Inoltre, chiudono i Segretari, per detenere un arma occorre sempre un certificato medico e una abilitazione rilasciata dal poligono di tiro; se si ritiene troppo agevole, si può sempre prevedere un eventuale corso per l’uso e il maneggio dell’arma con periodiche esercitazioni al tiro, per quanto si debba tenere conto che l’arma, si auspichi, non sia necessario utilizzarla.”

                                                   

 

         

Dieci piccoli indiani

È stato il più grande e famoso successo letterario, un vero capolavoro, di Agatha Christie, uno dei romanzi più venduto di tutti i tempi. Fu pubblicato a Londra , nel lontano 1939, con il titolo, ora  non politicamente corretto, di : Ten little nigger ( dieci piccoli negri). In Italia fu tradotto ed uscì  per la prima volta nel 1946 con il titolo “e poi non rimase nessuno”. Il capolavoro di Agatha Christie mi è ritornato alla mente nelle ultime settimane leggendo le candidature del centro-sinistra alla Presidenza della Regione Piemonte. Candidature proposte, lanciate, trapelate, sperate o temute : Federico Borgna, Alberto Valmaggia, Daniele Valle, Aldo Reschigna, Domenico (Mimmo ) Portas, Carlotta Salerno, Mauro Laus, Davide Gariglio, Gianna Pentenero , Nino Boeti. Appunto , ” dieci piccoli indiani” o ,meglio ancora ,con il primo titolo in italiano  ” e poi non rimase nessuno”.  Perché così , molto probabilmente se non sicuramente, sarà .

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Ambizioni  legittime o incredibili che non tengono assolutamente conto della realtà  e del “sentire” dei piemontesi verso la giunta uscente e che indicano , da tempo, un giudizio complessivamente negativo , tranne poche eccezioni , con alcuni assessori decisamente insufficienti se non inadeguati. Basta girare un po’ fuori dai palazzi  o dai “giri” autoreferenziali dei cortigiani adulanti  , sempre meno numerosi con l’approssimarsi della scadenza elettorale, per capire quale sarà l’esito delle prossime regionali. Manca meno di un anno alle elezioni e sul tema , purtroppo o meno male, ci tornerò senz’altro e mentre scrivo mi è venuto in mente un altro , grande e famoso, riferimento letterario. Ma per  tornare al nostro titolo ed ai nostri ” dieci piccoli indiani”  l’unica curiosità che mi rimane è quella di capire chi è , io e non solo io abbiamo più di un sospetto se non la certezza sul suo nome, il Lawrence Wargrave piemontese e se mai scriverà una lettera o, per adeguarci ai tempi moderni,  una mail ed a chi l’ affiderà dove spieghi la sua strategia che per fortuna non porterà , come nel romanzo, alla morte dei dieci protagonisti, ma di sicuro ad una netta e pesante sconfitta, salvo clamorose novità,  del centro sinistra alle elezioni regionali del 2019.