redazione il torinese

Popolari e Pd, una storia del passato

di Giorgio Merlo

Forse è giunto il momento per dirlo con chiarezza e senza tanti equivoci. Il voto del 4 marzo, e il dibattito che l’ha seguito, ha rappresentato un vero e proprio spartiacque nella politica italiana. Almeno su un altro punto, al di là dell’ormai noto rovesciamento politico alla guida del paese, non ci dovrebbero essere più dubbi. E cioè, l’esaurimento dei cosiddetti “partiti plurali”. E, nello specifico, il tramonto definitivo del Pd come “partito plurale”. Del resto, il Partito democratico da almeno 4 anni – cioè dall’irrompere di Renzi al comando di quel partito – e’ diventato a tutti gli effetti un “partito personale”, al punto che molti politologi e autorevoli commentatori, a cominciare dal bravo Ilvo Diamanti, lo avevano unanimemente definito come il “Pdr”, ovvero come il partito di Renzi. E il decollo del “partito del capo”, a prescindere dalla bontà o meno di quel nuovo modello politico ed organizzativo, aveva già di fatto archiviato e messo in soffitta l’intuizione dei fondatori di quel partito. Cioè di un soggetto politico che riunificava al suo interno culture e filoni ideali diversi che sino a qualche tempo prima erano alternativi e seriamente competitivi per la guida del paese. Quell’intuizione originaria e’ stata archiviata per un motivo molto semplice. Nei partiti personali, come tutta l’esperienza italiana e non solo italiana insegna, il pluralismo culturale e’ tollerato ad una sola condizione: e cioè, questa pluralità deve coincidere con le posizioni delineate dal “capo”. Altrimenti, come abbiamo sentito mille volte nel dibattito interno al Pd, ma non solo del Pd, il tutto viene liquidato come “gufi”, “rosiconi”, “perditempo” e via discorrendo. Ora, la fine prematura del renzismo e la caduta politica di Renzi potrebbe far pensare a qualche simpaticone che l’orologio della storia torna indietro e, come se nulla fosse, si riparte da zero. Ma, come tutti sappiamo molto bene, la storia non si ripete mai come prima. E se adesso il partito personale – ammesso che Renzi non comandi più in quel partito, cosa alquanto incerta e dibattuta visti i concreti risultati politici che emergono – potrebbe essere giunto al capolinea, nel Pd emerge un’altra valutazione politica, del tutto comprensibile e forse anche fondata. Ovvero, dopo la debacle storica della sinistra italiana, in tutte le elezioni amministrative dal 2015 in poi culminata con il tracollo del 4 marzo scorso, l’imperativo di larga parte di quel partito e’ uno solo: ricostruire il pensiero e la cultura della sinistra. Ovvero trasformare il Pd in un nuovo, rinnovato e moderno partito della sinistra italiana. Per capirci, un Pds rinnovato e moderno. E chi, ingenuamente, continua a blaterare che dopo il 4 marzo il Pd resta un partito plurale come se nulla fosse capitato o è un ingenuo, appunto o, nella migliore delle ipotesi, e’ semplicemente un ipocrita. Perché nega cio’ che è, ormai, sotto gli occhi di tutti. Ora, in un contesto del genere – e cioè, il ritorno legittimo e fondato delle identità politico e culturali, e quindi la trasformazione del Pd in un novello Pds – l’apporto del pensiero popolare o di ispirazione cristiana, della cultura cattolico democratico e del cattolicesimo sociale sarebbe destinato ad essere più un esercizio accademico o retorico che non un fatto politico. Credo che sia, questa, una osservazione altrettanto nota e scontata che non merita neanche di essere particolarmente approfondita se non per motivi protocollari e burocratici. Perché il ritorno delle identità nello scenario politico italiano vale per la destra come la Lega correttamente persegue, vale per il populismo dei 5 stelle, vale per la sinistra con il Pd ma deve valere, a maggior ragione, anche per la tradizione e la storia del cattolicesimo politico italiano. Del resto, non si capirebbe il perche’ questa operazione politica e culturale e’ consentita e giustificata per tutti tranne che per un filone ideale, culturale e politico che è stato decisivo in tutti i tornanti cruciali della storia democratica del nostro paese. Ecco perché, al di là della buona fede e della bontà delle intenzioni dei singoli, quel che rimane di questa cultura politica nel futuro del Pd non potrà che avere un ruolo del tutto ornamentale e periferico ai fini del progetto e del profilo politico di quel partito. Perché la ricostruzione della sinistra italiana non potrà che avvenire con coloro che rappresentano coerentemente e correttamente la sinistra italiana. E’ una inflessione talmente semplice e banale che non merita ulteriori commenti

Torino e la Fiat da Valletta a Marchionne

Avvicendamento ai vertici della Fiat. Strano, ma nessuno ricorda Vittorio Valletta. Sono tanti gli anni che separano la direzione di Valletta e quella di Marchionne. Diverse le epoche e diversissimi gli stili. Il primo torinese al cento per cento. Fino ad intitolare un intero quartiere di alloggi popolari, molti costruiti direttamente dalla Fiat. Normale,  ai miei tempi, dirsi andiamo a “menar le mani” con quelli delle case Fiat. Per poi correre a gambe levate, visto che quelli erano più tosti di noi. Marchionne cittadino svizzero e  pendolare tra Torino, Svizzera e Detroit. Sempre sull’ aereo. Valletta che al massimo gli aerei li costruiva per l’esercito Italiano. Eppure Valetta coniò la famosa frase: quello che va bene per la Fiat va bene per Torino e per l’Italia. Valletta che raramente si recava a Roma e sempre in vagone letto. Ma una cosa in comune l’hanno avuta. Contavano di più della Famiglia Agnelli nella gestione dell’azienda. Loro, i manager, contavano di più dei ” padroni” della Fiat. E su una cosa erano diametralmente opposti. Valletta viveva l’orizzonte suo oltre Torino, fino a Rivalta.  Marchionne ha dato del tu sia ad Obama  che a Trump. Torino con Valletta aveva a Mirafiori oltre 60 mila operai. Ed oggi gli scarsi 5000 che ogni tanto vanno in produzione. Il rapporto tra Marchionne e la famiglia Agnelli é dunque rapporto tra Marchionne e Torino. Con il suo quasi irriverente pulloverino rigorosamente blu scuro tendente al nero. Ora critiche o esaltanti giudizi. Non prendiamo neppure in considerazione chi quasi gioisce.  Indubbiamente non ha ottenuto grandi risultati occupazionali, ma aveva un compito che ha egregiamente portato a termine. Prima della sua gestione la Fiat era in stato comatoso. Non ha portato i libri in tribunale per puro miracolo.
***
Ora l’azienda  è risanata. Del resto Marchionne ha sempre detto: gli azionisti sono i miei “padroni” e punto di riferimento.  E non ha licenziato solo operai. Anzi, ha iniziato dalla dirigenza. La mattina lavorativa cominciava al Lingotto alle 6 del mattino. I  dirigenti convocati a quell’ora erano certi di diventare ex dirigenti Fiat. Chi dalle 9 in poi sperava di rimanere. Un uomo duro che non era lì ” per raccogliere le margherite”. I suoi detrattori hanno due cavalli di battaglia. La Fiat ha ricevuto moltissimi contributi statali e  non é stata conseguente dal punto di vista occupazionale. Ma ecco che Fiat si chiama Fca, tutta un’ altra cosa. Questo doveva fare Sergio Marchionne e questo ha fatto Sergio Marchionne. E gli azionisti gli sono grati. In verità con la sua sostituzione le azioni sono un p0′ scese. Ma per ora tutto sotto controllo. E non bisogna essere geniali nel leggere la scelta di Mike Manley nel segno della continuità.  Fca sempre più americana e sempre meno italiana. E per Torino grosse difficoltà nell’ attuare il piano industriale previsto. Un solo modello non basta a mantenere le linee di produzione a Mirafiori e Grugliasco. Federico Bellomo segretario Fiom è  realisticamente pessimista. Dario Basso segretario Uilm volonterosameente speranzoso. Con un solo punto fermo: per ora gli operai a Mirafiori diminuiscono  mille trasferiti a Grugliasco) non per produrre ma perché possono stare ancora in cassa integrazione. 
***
E la politica ed i politici che fanno? Che dicono? Il loro sport preferito negli ultimi 25 anni? Silenzio e latitanza. Da Torino a Roma con la orgogliosa e tragica coerenza. Il solito ed isolato Chiampa tenta di dare la sveglia ad una città come Torino, che assiste impotente alla sua totale deindustrializzazione.  Altri Stati e altri governi sono intervenuti per “salvare” la propria economia.  Persino il tanto vituperato  Donald Trump ci tenta. Magari a modo suo ma ci tenta. Come ha fatto Obama chiamando Sergio Marchionne dopo che era diventato amministratore delegato di Fiat. Politica sospesa tra massimalismo parolaio e sudditanza compiacente. Due facce della stessa medaglia.  Noi torinesi non siamo contenti che chiuderà ( forse) Mirafiori. Non siamo contenti che Tne (proprietaria di un pezzo di Mirafiori) sia stata un flop totale. Tne con tanti soldi pubblici di fatto buttati via perché non hanno prodotto posti di lavoro. Sergio Marchionne può essere simpatico o antipatico. Ma non si può ascrivere a Lui il fallimento o la non esistenza di politiche industriali.  E’ colpa di una politica che si è voltata da una parte sorridendo. E,  almeno storicamente ha avuto torto Vittorio Valetta: ciò che va bene per Fca non é andato bene anche per Torino e l’ Italia.
Patrizio Tosetto

Musica e cabaret a Zero Beer Festival

Il Festival che azzera le bollette azzerate raccoglie fondi per il ‘Museo del Grande Torino’. Il 27 Luglio grande attesa per Fede Poggipollini con i grintosi ‘Liga Revolution’

E’ partita all’insegna del grande pubblico la kermesse gratuita ‘ZERO FESTIVAL BEER’ a Pianezza (TO), in Via Torino 29/B presso l’area spettacoli ‘Vertigo’ la Sesta Edizione dello ‘ZERO Festival Beer’, affermata rassegna divenuta con successo parte integrante del circuito delle grandi manifestazioni estive piemontesi che quest’anno prende il nome proprio da ‘ZERO’, il primo social utility network della storia nato a Torino da un’idea dell’imprenditore Cristiano Bilucaglia (www.ubroker.it) che, dal 2015, riesce ad azzerare le bollette di luce e gas, canone Rai e accise comprese, per la gioia dei consumatori. Il 23 Luglio è la volta degli ‘Standing Ovation’, storica e affermata tribute band di Vasco Rossi guidata dal grintoso Andrea ‘Innesto’ Cucchia. Martedì 24 spazio alle danze caraibiche con ‘Noche Latina Live’, e l’esibizione delle migliori scuole di ballo di Torino. Giovedì 26 è di scena Ivan Cattaneo, mentre il 27 arriva l’energia di Fede Poggipollini, storico chitarrista di Luciano Ligabue, con un omaggio al rocker di Correggio insieme alla virtuosa e apprezzata formazione torinesi dei bravi e seguitissimi ‘Liga Revolution’. Appuntamento col revival il 28 luglio: attesi sul palco Gianni Drudi e i Radiostar’ per la ‘Fiki Fiki Night’, dal nome del più grande successo degli anni ’90 del celebre cantautore romagnolo. Gran Finale con ‘Torino Sotterranea’ il 29 luglio. Importantissimo: lunedì 30 Luglio si recupera lo show di grande cabaret d’autore (annullato il 20 luglio scorso causa maltempo) di Beppe Braida con ‘Gli Sconnessi’ (simpatico gruppo di affermati attori comici torinesi): con loro sul palco anche l’altrettanto apprezzato Gianluca Impastato e ‘I 60 Beat’. Conduce la manifestazione Claudio Sterpone, attore cinematografico e stimato cabarettista già nel cast di ‘Colorado Cafè’, ‘Zelig Off’ e molti altri. Media partner dell’evento è ‘Radio GRP’, storicamente la Radio più ascoltata e seguita in Piemonte, mentre la Direzione Artistica porta la firma di Andrea Carbonara e Marco D’Angeli. Tutte le informazioni sul sito www.scelgozero.it, o allo 011 044.88.26. Il Festival sostiene la raccolta fondi in iuto del prezioso ‘Museo del Grande Torino e della Memoria Storica Granata’ di Grugliasco, presente con un proprio ricco e gustoso stand di street food all’interno dell’area spettacoli.

Ambasciatrici e ambasciatori del Consiglio regionale cercansi

Borsa, effetto Marchionne: giù Fca e Ferrari

All’apertura dei mercati e’ pesante l’avvio per Fca e Ferrari in Piazza Affari nella prima seduta dopo l’uscita di Sergio Marchionne, in clinica a Zurigo. Il titolo perde il 4,3% e arriva a 15,71 euro. Ferrari  registra un calo del 5% a 113,5 euro.

Gran Paradiso Film Festival alla 21^ edizione

Nei giorni scorsi al Museo del Cinema, è stata presentata alla stampa la ventunesima edizione del Gran Paradiso Film Festival , che si svolgerà a Cogne dal 23 al 28 luglio e in altri sei Comuni di tre valli del Parco ( Rhemes- Notre Dame, Rhemes- Saint-Georges, Introd, Aymavilles, Valsavarenche, Villeneuve ) tra il 4 e il 23 agosto. Il Direttore Artistico del Gran Paradiso Film Festival Luisa Villermoz ha presentato una ricca programmazione articolata in 13 giornate, 22 eventi e 57 proiezioni tra film, documentari e cortometraggi selezionati tra 140 opere provenienti da 27 paesi e 5 continenti, a conferma della dimensione internazionale a cui il Festival intende aprirsi.

” CONFINI è il tema che questa edizione intende proporre – spiega Luisa Villermoz – Un tema molto attuale inteso come visione dinamica di soglia e non di limite. Creare un festival significa mettere insieme dei racconti che spaziano geograficamente , che utilizzano linguaggi disparati , un festival in cui la Natura in tutte le sue forme va in scena “. La cerimonia inaugurale del Festival si terrà lunedì 23 luglio alle ore 17 a Cogne, alla presenza delle autorità istituzionali e con il concerto di Naif Hérin, cantautrice e musicista polistrumentista valdostana. Il Festival comprende diverse sezioni : le competizioni cinematografiche ” Concorso internazionale” e ” Corto Natura ” , il ciclo di incontri ” De Rerum Natura ” , eventi alla scoperta del territorio del Parco ” Aria di Festival ” e

” GPFF in mostra “. Portavoce del messaggio del Festival e personaggio – simbolo della ventunesima edizione sarà Don Luigi Ciotti : ” In natura non esistono confini ma solo relazioni . Notte e giorno, cielo e terra, piante e animali…Non c’è forma di vita o espressione del creato che non richiami una relazione e da quella relazione sia nutrita”. Tra gli ospiti di questa edizione molti i personaggi di rilievo : da Giuliano Amato a Flavio Caroli e Fabio Fazio, da Marta Cartabia a Luciano Violante.

La Cerimonia di Premiazione si terrà nella serata di sabato 28 luglio, con l’attribuzione del ” Trofeo Stambecco d’Oro”, alla presenza di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2017.

La Fondazione CRT contribuisce alla realizzazione di questa importante manifestazione attraverso il contributo alla Fondation Grand Paradis,”un sostegno per quattro anni consecutivi in linea con alcuni punti fermi della nostra attività filantropica – come afferma Annapaola Venezia, Vice Segretario Generale della Fondazione CRT – che vanno dalla promozione della cultura di qualità e del talento creativo al coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi in iniziative capaci di incidere sulla loro formazione, dalla tutela del patrimonio paesaggistico alla sensibilizzazione al rispetto dell’ambiente”.

Helen Alterio

Yemen, il grande dramma

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

Nel silenzio della comunità mondiale si è consumato in poche settimane uno dei più grandi massacri del conflitto siriano mentre nello Yemen, stremato da tre anni e mezzo di guerra, la situazione è sempre più drammatica. “Non c’è alternativa alla pace in Medio Oriente”: il monito di Papa Francesco giganteggia al di sopra di una regione martoriata da tante guerre. “Non si può parlare di pace e riarmarsi al tempo stesso. L’auspicio è che il Medio Oriente non sia più un arco di guerra teso tra i continenti ma un’arca di pace accogliente per i popoli e le fedi”. Ma sul terreno si continua a combattere e a morire. Anche l’ultimo tassello strategico del mosaico siriano è tornato nelle mani di Bashar al Assad al termine di una lunga e sanguinosa offensiva militare. A caro prezzo in vite umane si sta concludendo la battaglia per il sud-ovest della Siria. Jet siriani insieme a caccia russi e forze iraniane si sono scagliati per un mese contro i resti dei ribelli attorno alla città di Daraa, nel sud-ovest della Siria, nella città della rivolta dove nella primavera del 2011 iniziarono le proteste pacifiche della popolazione, duramente represse dal regime di Damasco, che portarono in seguito alla guerra civile. L’attacco congiunto siro-russo-iraniano è stato di una violenza eccezionale. Sotto accusa in particolare i raid aerei russi, che avrebbero colpito anche ospedali e cliniche. Oltre alle vittime si contano centinaia di migliaia di sfollati, oltre 320.000, in fuga verso il confine con la vicina Giordania che però ha chiuso la frontiera e verso le alture del Golan nella zona di Quneitra. Con tale operazione Damasco ha ripreso il controllo del valico di Nassib, nei pressi del confine giordano, che da tre anni era presidiato dagli insorti, in cambio di un possibile ritiro dal Golan di forze iraniane e di Hezbollah, come richiesto da israeliani e americani. La preoccupazione maggiore, come ripete il premier Netanyahu, non riguarda Damasco con cui non ci sono seri problemi da 40 anni ma Teheran e i suoi alleati nell’area. Alla presenza di ufficiali russi è stata raggiunta un’intesa in base alla quale, come era già avvenuto nella Ghouta orientale, una parte dei combattenti è stata trasferita a nord, nella provincia di Idlib controllata dai turchi. Sopravvivere e tornare a colpire è invece il motto dell’Isis che, sconfitto in Medio Oriente sul piano militare e sradicato nel teatro siro-iracheno, mantiene in vita il suo progetto politico, la sua ideologia radicale e fondamentalista, portando avanti un sanguinoso cocktail di guerriglia e attacchi terroristici un pò ovunque, come dimostra l’attacco suicida contro truppe governative e russe a

Homs in Siria in cui è morto Huthaifa al Badri, figlio di Al Baghdadi, leader dell’ex Stato islamico. Si cerca di sopravvivere non solo nel Siraq ma anche nel nord Africa, nel Caucaso, in Afghanistan, Indonesia, Filippine e in Occidente. Per il governo afghano gli attacchi non provengono più solo dai talebani ma dall’Isis scatenato contro le forze di sicurezza afghane e contro le minoranze sikh e indù. L’Isis va alla conquista di Kabul cercando di fondare un nuovo Califfato in Afghanistan, Pakistan e nel Kashmir contando su finanziamenti di Paesi stranieri e sulle cospicue entrate del mercato della droga. Colpisce gli ulema a Kabul, i massimi esponenti religiosi del Paese che condannano con una fatwa (parere giuridico) ogni forma di terrorismo e lavorano per mettere attorno a uno stesso tavolo talebani e governo. Un messaggio ai talebani meno radicali per convincerli a sedersi a un tavolo negoziale. In Pakistan insanguinano la campagna elettorale del 25 luglio facendo una strage a un comizio elettorale nella provincia del Baluchistan (128 morti). I luoghi di culto sono frequentemente nel mirino del terrorismo jihadista anche in Indonesia e nel Caucaso mentre in Cecenia e nella Repubblica russa del Daghestan l’Isis rivendica attacchi a chiese cristiane. Il Daghestan è una delle regioni più povere della Russia e numerosi combattenti andarono in Siria per unirsi al Daesh. Nel 2105 l’Isis annunciò di aver fondato una “provincia caucasica” del suo movimento islamista. Se in Siria e in Iraq restano piccole sacche di resistenza dell’Isis è in Libia la situazione più preoccupante. Il Paese magrebino è un laboratorio di terroristi a pochi chilometri dall’Italia. Grazie a massicci aiuti finanziari del Qatar e di altre organizzazioni terroristiche sia l’Isis che al Qaeda collaborano per fondare un nuovo califfato islamico sulle sponde del Mediterraneo cercando di reclutare profughi africani per trasformarli in kamikaze. Isis e al Qaeda scorrazzano in lungo e in largo sul suolo libico e in particolare nella regione sud-ovest della Libia al confine con Algeria, Niger e Ciad. Nella Libia che brucia il generale Khalifa Haftar annuncia la liberazione della città di Derna dalle milizie jihadiste. Era l’ultimo pezzo della Cirenaica che sfuggiva al controllo dell’Esercito nazionale libico di Haftar, definito dallo stesso generale “l’ultimo bastione dei terroristi nell’est libico”. A Derna, passata più volte in mani diverse negli ultimi anni, c’era un po’ di tutto, dagli oppositori armati di Haftar, ai tagliagole dell’Isis, a milizie ostili al califfo, a gruppi locali vicini ai Fratelli Musulmani e agli stessi qaedisti che continuano ad approfittare del caos libico per radicarsi in qualche zona del territorio. Il gruppo di “al Qaeda nel Maghreb islamico” è stato recentemente colpito dagli americani insieme a forze di Tripoli a sud-est della città di Bani Walid. Non è certo la prima volta che gli americani intervengono in Libia. Negli ultimi due anni il Pentagono ha più volte aiutato l’esecutivo di Tripoli con raid aerei per scacciare l’Isis da Sirte e contrastare le altre formazioni terroristiche. Lo Yemen è l’altra area del Medio Oriente, in cui, nell’indifferenza quasi totale, i morti sono già oltre 13.000 e 22 milioni gli yemeniti bisognosi di aiuti immediati. È la più grave crisi umanitaria nel mondo a causa della guerra, dell’epidemia di colera, malnutrizione, caldo torrido, carenza d’acqua. L’80% della popolazione è al di sotto della soglia di povertà, 9 milioni di bambini sono privi di servizi igienico-sanitari e le scuole sono state distrutte in gran parte dai bombardamenti. Il Paese è devastato da oltre tre anni di guerra divampata nel febbraio 2015 quando i ribelli sciiti Houthi, sostenuti dall’Iran e dal Qatar, riuscirono a cacciare il presidente Mansour Hadi dalla capitale Sana’a avviando un conflitto che oppone una coalizione di Stati sunniti guidata dall’Arabia Saudita agli insorti sciiti armati da Teheran che controllano circa il 30% del territorio, soprattutto a nord. Si combatte aspramente nella città portuale di Hodeidah, dove attraccano le navi cariche di armi iraniane per gli Houthi. Con la presa del porto strategico sul Mar Rosso sauditi e alleati sperano ora di costringere alla resa i ribelli. Ma la tregua si allontana per i troppi interessi in gioco.

(dal settimanale “La Voce e il Tempo”)

 

Neeli.eu, la piattaforma e-learning interculturale

Si è tenuta nei giorni scorsi nella sede Regionale di EnAIP Piemonte, in Piazza Statuto a Torino, la conferenza stampa di presentazione di neeli.eu, la piattaforma e-learning sull’educazione interculturale pensata per favorire l’accettazione e l’integrazione socio-educativa dei giovani provenienti da altri Paesi o con background migratorio. In particolare, neeli.eu si propone come uno strumento per gli operatori e i professionisti impegnati nel processo educativo di giovani migranti o appartenenti a gruppi minoritari. La piattaforma è l’ultima tappa di un ampio percorso iniziato a ottobre 2016, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Erasmus+ KA2, e finalizzato all’innovazione e allo scambio di buone pratiche nell’ambito della promozione dell’interculturalità. Per raggiungere tale scopo è stata creata una partnership tra sette organizzazioni, provenienti da altrettante nazioni (Italia, Ungheria, Romania, Spagna, Stati Uniti, Lettonia e Grecia). Nello specifico, Neeli (Non formal Education and E-Learning for Inclusion) ha previsto la realizzazione di ricerche, seminari, visite di studio e scambi internazionali, allo scopo di condividere tecniche e metodologie, utilizzate da mentori e youth workers che lavorano con giovani migranti o provenienti da gruppi minoritari. “Dato il crescente impatto del fenomeno migratorio sui Paesi dell’Unione Europea diventa sempre più fondamentale perfezionare e/o sperimentare approcci di educazione interculturale”, spiega Davide Marcato, operatore di EnAIP Piemonte impiegato sul progetto Neeli. “Pertanto si è reso necessario il passaggio da una filosofia dell’acculturazione e dell’assimilazione a una più inclusiva”. Ed è proprio in questa direzione che si sono sviluppate le attività di Neeli: una ricerca sulle buone prassi di lavoro con giovani migranti condotta da ogni partner sul territorio nazionale; visite di studio e meeting transnazionali; scambi giovanili per ragazzi tra i 15 e i 29 anni per diffondere la filosofia del progetto tra gli aspiranti operatori o educatori; job-shadowing per giovani operatori delle organizzazioni partner per studiare da vicino le realtà lavorative delle realtà paritetiche in giro per l’Europa. La grande quantità di informazioni raccolte attraverso queste azioni di mobilità e la ricerca condotta nei singoli Paesi ha permesso la realizzazione di neeli.eu. E non solo: la piattaforma, al servizio di tutti, offre importanti spunti anche su argomenti che caratterizzano più da vicino il lavoro degli operatori: comunicazione interculturale e gestione del conflitto, consulenze sul mercato del lavoro e accompagnamento alle professioni, l’educazione interculturale in pratica e la sua applicazione nei contesti scolastici. Inoltre, il supporto di e-learning online permette di avere delle informazioni di base, ma esaustive, sui concetti fondamentali delle scienze umane e sociali (cultura, identità e appartenenza, assimilazione e acculturazione). Durante la conferenza stampa, inoltre, è stato dato grande spazio al racconto dei due meeting transnazionali di Szeged (Ungheria) e Madrid che hanno coinvolto l’intero partenariato. Durante i 10 giorni in Ungheria, la scorsa primavera i partner hanno presentato i risultati delle ricerche condotte sui propri territori e hanno instaurato un dibattito su buone prassi e criticità di ciascun Paese. In Spagna, a giugno, sono stati presentati il progetto e la piattaforma alla facoltà di Scienze dell’Educazione.

VIAGGIO ITALIA ALLA CONQUISTA DELL’HIMALAYA

Sport, avventura e solidarietà… a bordo di una carrozzina!

In contemporanea, dal 30 luglio al 5 agosto, campagna di raccolta fondi su 1Caffe.org, la onlus torinese diLuca Argentero, per contribuire alla scolarizzazione locale.

Viaggio Italia, che da oggi si presenta con una nuova veste grafica attraverso il nuovo logo “Viaggio Italia around the world”, arriva in LadakhIndia. Territorio desertico di alta montagna, altitudine media 4000 metri, clima che per tutto l’anno oscilla tra il gelido e il fresco, il Ladakh è una terra difficile, remota, di confine, non adatta a tutti… ma ancora una voltaDanilo Ragona e Luca Paiardi sono pronti a raccogliere la sfida! Continua, sempre più ambiziosa, l’avventura in carrozzina dei due amici, conosciutisi 20 anni fa nei corridoi dell’Unità Spinale di Torino, dopo un incidente, un evento drammatico che entrambi hanno scelto di vivere come “un inizio”. L’inizio di una nuova vita, di un nuovo modo di vedere le cose, di una nuova avventura… l’inizio di Viaggio Italia, un viaggio speciale fatto di sport (anche estremi), incontri, prove e sfide perdimostrare che vivere (e non sopravvivere) con una disabilità è possibile.

 

Dopo la prima tappa extra continentale a Rio De Janeiro, adesso è la volta dell’Asia! Dal 23 luglio al 5 agosto Viaggio Italia fa tappa in India, in Ladakh, regione a confine tra la Cina e il Pakistan, incastonata tra le incredibili catene montuose del Karakorum e Himalaya. Partendo dalla città di Leh, la capitale, Danilo e Luca visiteranno Delhi, i monasteri di Thiksey, Chimere, Hemis, Alchi e Lamayru, la Nubra Valley e il lago Pangong. La prima sfida sarà quella di imparare a vivere ad altitudini mai sperimentate prima, dai 3500 ai 5600 metri, e lì affrontare le tantissime le attività in programma: river rafting, camel safari, trekking, quad escursioni, solo per citarne alcune.

Un’esperienza unica di spiritualità e bellezza, a contatto con la popolazione locale, resa possibile grazie aLufthansa, partner ufficiale per i voli a lungo raggio,  al Main Sponsor Fiat Autonomy, il programma di assistenza completo di FCA per le persone disabili pensato per rendere la guida e il trasporto più comodi e sicuri e agli Sponsor Able to Enjoy, SKF, OFF CARR, Meliá Hotels International, Vans, Blu Rent, Fedon, Tre Emme ManufattiPer approfondimenti www.viaggioitalia.org/partner

 

Viaggio Italia è un viaggio intenso, emozionante, faticoso, fatto di avventura, sport ma anche tantasolidarietà. In collaborazione con 1 Caffè, la “onlus delle onlus” che vede l’attore Luca Argentero tra i suoi fondatori, dal 30 luglio al 5 agosto sarà attiva una raccolta fondi il cui ricavato sarà interamente devoluto all’associazione Orient@menti di Mario Stefani, impegnata in un bellissimo progetto di sostegno ad una scuola del posto. Chiunque potrà contribuire donando l’equivalente di 1 caffè (1 euro) o una colazione (5 euro) su www.1caffe.org e aiutare così a migliorare e rendere più inclusiva la scolarizzazione in Ladakh.

 

www.viaggioitalia.org

www.facebook.com/viaggioitalia