redazione il torinese

Toninelli: “La Tav? E’ nata male”

Per il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli la Tav è un’opera che è stata “ereditata” e  quando è nata “se ci fosse stato il M5s al governo, non sarebbe mai stata concepita in questo modo, così impattante e così costosa”. L’esponente del governo ne ha parlato a Radio1   e ha condannato con fermezza ” le proteste incivili che limitano l’espressione delle proteste civili”. Sul futuro della Torino-Lione ha aggiunto  che è intenzione dell’esecutivo  migliorarla, come previsto nel contratto di governo. Il ministro ha inoltre dichiarato che non vuole nessun tipo di danno economico all’Italia “ma vogliamo migliorare un’opera  nata molto male”. Ma su Facebook aggiunge: “ Rabbia e disgusto per come sono stati sprecati i soldi dei cittadini italiani. E nessuno si azzardi a firmare nulla sull’avanzamento dell’opera”

 

 

Estate 2018: il Sud e le Isole si riconfermano la meta preferita dagli italiani

Le prenotazioni aumentano del +13% rispetto al 2017

 

eDreams rende noti i risultati della ricerca Summer Trends 2018: ai primi posti della classifica delle mete nazionali più scelte dagli italiani Sicilia, Sardegna e Calabria

 

Palermo, Catania, Olbia, Cagliari e Lamezia Terme sono, nell’ordine, le cinque mete nazionali più scelte dai viaggiatori della Penisola. eDreams, l’agenzia di viaggi online leader in Europa, grazie a un’analisi dei dati delle prenotazioni effettuate nei primi mesi dell’anno, per le vacanze da giugno a settembre, sul sito web e sull’app, rende note le mete preferite dagli italiani per l’estate 2018 e registra un +13% delle partenze estive rispetto allo scorso anno.

 

La ricerca Summer Trends 2018 di eDreams conferma ai primi posti della classifica delle destinazioni più scelte dagli italiani la Sicilia: Palermo e Catania si aggiudicano ancora le prime posizioni. In particolare, il capoluogo registra un + 46% delle prenotazioni rispetto allo scorso anno.

 

A seguire, nella Top 5 delle mete italiane più scelte dagli italiani, si posizionano Olbia e Cagliari. Il mare cristallino, la natura incontaminata e la vivace vita notturna della Sardegna richiamano buona parte dei turisti e permettono alle due città di aggiudicarsi il terzo e il quarto posto nella classifica italiana, con un sorpasso di Olbia sul capoluogo sardo.

 

Rispetto ai trend del 2017, rimane, stabile al quinto posto del ranking nazionale, anche Lamezia Terme, che registra un incremento del +29% delle prenotazioni, segnando in modo concreto la rinascita turistica della Calabria.

 

Summer Trends 2018 registra, inoltre, un aumento della durata della vacanza per italiani, francesi e tedeschi che hanno prenotato viaggi da 8 a 14 giorni in percentuale maggiore rispetto a spagnoli, portoghesi e inglesi che, per gli stessi periodi, hanno scelto invece ferie più brevi. In particolare, il 32% degli italiani ha preferito soggiorni che superano la settimana, a differenza del 2017 quando le vacanze non andavano oltre i 6 giorni.

 

Infine, in base a quanto emerge dalla ricerca di eDreams, i turisti stranieri in Italia preferiscono le metropoli e le grandi città d’arte alle località del Mezzogiorno: tedeschi, francesi e spagnoli, infatti, fanno rotta soprattutto verso Roma, Milano e Venezia. La Capitale, in particolare, si riconferma protagonista indiscussa dell’estate degli stranieri per il secondo anno consecutivo.

Riempirsi e svuotarsi d’amore (una risposta ai disagi dell’alimentazione)

“Dottoressa… io sto impazzendo ogni sera mi ripropongo di non farlo e invece ogni notte finisco per mangiare troppo. Svuoto il mio frigorifero accertandomi di aver assaggiato di tutto…e poi mi sento in colpa, mi sento un verme. Non riesco a porre fine a questa maledetta trappola, è un circolo vizioso che mi sta distruggendo mentalmente. Poi si, riesco anche a vomitare tutto, ma mi resta la sensazione di non essermi svuotata abbastanza“.

Ecco, è quasi sempre questo il contenuto dei pensieri che mi portano alcuni pazienti (soprattutto donne) nell’ambito dei colloqui di psicoterapia. Ormai possiamo affermare con certezza, e molta letteratura scientifica ce ne offre conferma, che buona parte dei disturbi del comportamento alimentare hanno un’origine psicologica. Eppure, qualcuno potrebbe chiedersi: come è possibile che il cibo, elemento di primaria sussistenza fisiologica per ogni essere umano, possa essere vissuto in modo così contorto, trasformarsi in un vero e proprio abominevole mostro da distruggere? E ancora: perché chiedere aiuto alla psicologia? Oggetto di studio della psicologia è proprio il “comportamento”, manifesto o inconscio che sia, e alimentarsi è un comportamento a tutti gli effetti. Su questo penso, quindi, che non ci siano dubbi. Tra le prime azioni che istintivamente compie l’essere umano non appena si affaccia alla vita, una di queste è proprio caratterizzata dal riflesso della suzione. La ricerca del sostentamento sembra, quindi, essere proprio una funzione innata. Ma sappiamo anche che, oltre alla funzione nutritiva, l’allattamento è un momento caratterizzato da forti emozioni, scambi di sguardi, di ascolto, sia per il neonato, sia per chi lo nutre. Il cibo dovrebbe rappresentare un dono d’amore per il bambino, un momento di condivisione affettiva. Anche da adulti spesso usiamo ritrovarci per consumare insieme una cena tra amici, quasi a voler sancire l’importanza emotiva di questo momento. E sappiamo anche, in base ai gusti personali che sviluppiamo via via nel nostro percorso di vita, quanto possa essere piacevole assaporare insieme un bel piatto di pesce, un dolce, un bel bicchiere di rosso…o anche di bianco!

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La condivisione, insomma, ci fa sentire più vicini, empatici, spesso anche i più orsi riescono ad aprirsi di fronte ad una tavola imbandita! Ma ahimè, non sempre è così, a quanto pare. Ecco che, riprendendo i pensieri dei miei pazienti, una fetta di torta può anche trasformarsi in un incubo vero e proprio, imbrigliando alcune persone in carichi di energia atti a controlli esasperanti che possono trasformare i giorni e anche le notti in interminabili tunnel da percorrere senza intravedere una via d’uscita. Riempirsi e Svuotarsi. Due azioni che caratterizzano anche fisiologicamente il benessere della persona. Ed è proprio qui, nel mezzo di queste due azioni primordiali, che si scatena il mostro. È proprio lui che decide quanto amore meriti di attingere e quanto sia necessario eliminarne al fine di non sentirti in colpa, proprio come “un lurido verme”, a cui nulla può essere offerto. È lui che decide se il cibo che hai assunto è in grado di annientarti o darti buone energie per affrontare le tue giornate. È questa distorsione emotiva, è questo il mostro che ha interiorizzato l’anoressica, la bulimica, l’ortoressica. Ed è proprio di lui che ci si deve liberare per tornare a credere di meritare nutrimento, per imparare a dare e a prendere amore sano nel percorso della nostra vita, senza doversi preoccupare troppo di “riempirsi” e “svuotarsi”.

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Dott.ssa Rita Caggegi, Psicologa-Psicoterapeuta

ritacaggegi@yahoo.it

www.psicoanalisibioenergetica.com

Curatrice della rubrica Psico Logica ad Area Goal trasmissione di Clara Vercelli in onda tutti i venerdì alle  21,30 su Primantenna TV can. 14

 

 

 

Premio Pavese. Tra i vincitori anche il presidente della Cina

LA PREMIAZIONE SABATO 25 E DOMENICA 26 AGOSTO, A SANTO STEFANO BELBO NEL CUNEESE

Giunto alla sua trentacinquesima edizione, quest’anno parla anche cinese ( aprendosi ad orizzonti internazionali di assoluta levatura, non solo sotto l’aspetto squisitamente letterario ma anche socio-politico ), il “Premio Cesare Pavese 2018”, presieduto dal professor Luigi Gatti e nato a Santo Stefano Belbo (Cuneo) nel 1984, per rendere omaggio al grande scrittore di Langa attraverso l’assegnazione di un particolare riconoscimento, ogni anno in agosto, a scrittori, intellettuali e personaggi di spicco del mondo culturale internazionale. Per la sezione “Opera Straniera”, la Giuria – presieduta dalla professoressa Giovana Romanelli – ha infatti convenuto di premiare quest’anno, il volume “Governare la Cina” (Giunti, Forein Languages Press, 2016) scritto da Xi Jinping. Sì, proprio lui: il Segretario Generale del Partito Comunista Cinese nonché Presidente della Repubblica Popolare Cinese dal 14 marzo 2013. Membro del Gruppo dei “Taizi”, ovvero dei “principi rossi” figli e nipoti dei protagonisti della “Lunga Marcia” e della vittoria del ’49, Xi Jinping “affronta nel suo libro le questioni economiche, sociali e politiche più rilevanti del momento e presenta la filosofia che ha guidato gli uomini di governo del gigante dell’Asia: il cambiamento nella continuità promosso da un partito centralizzato ma attento alle sfide della politica globale”. Il linguaggio è semplice, privo di retorica e affascinante per la capacità di evidenziare la grande attenzione nei confronti di un popolo e di un Paese incondizionatamente amati. Italianissimi, giornalisti e scrittori (soggiogati pur anche dalle insidiose sirene del mondo politico) e un poeta che è anche ricercatore di marketing, sono invece gli altri quattro vincitori – una donna e tre uomini- della sezione “Opere Edite”. I loro nomi: Lidia Ravera, scrittrice giornalista e sceneggiatrice, con il romanzo “Il terzo tempo” (Bompiani, 2017) dedicato all’invecchiare, al trascorrere del tempo, ma anche alla volontà di rinnovarsi attraverso l’esperienza ad esempio (per lei, in verità, assai poco felice e di cui si parla nel libro) di assessore regionale alla Cultura e alle Politiche Giovanili della Regione Lazio, prima Giunta Zingaretti; Corrado Augias, giornalista scrittore conduttore televisivo ma anche parlamentare europeo dal ’94 al ’99, con il saggio “Questa nostra Italia” (Einaudi, 2017), il libro forse più intimo e personale dell’autore romano, “che scava alla ricerca di un’identità le cui radici affondano nei mille diversi volti di un paese grande, bellissimo e tormentato”; Antonio Polito, giornalista, ma anche Senatore della Repubblica dal 2006 al 2008, con il saggio “Riprendiamoci i nostri figli” (Marsilio, 2017), in cui Polito si prefigge di “smascherare” quelli che ritiene essere oggi i veri nemici dei genitori, dai social alla scuola, dalla politica alla Chiesa, dai cattivi maestri fino alla famiglia stessa “che ha commesso gravi errori, importando stili di vita che ne minano il ruolo”; e infine il poeta sanremese (ma anche ricercatore di marketing) Riccardo Olivieri con la silloge “A quale ritmo, per quale regnante” (Passigli, 2017), in cui si palesa la necessità profonda del dare un senso alla vita, “attraverso un continuo interrogare e interrogarsi del poeta e dell’uomo su temi quali l’amore familiare, il rapporto coi padri e le madri, il lavoro, i propri luoghi”. L’appuntamento per la premiazione dei vincitori di questa sezione è per domenica 26 agosto, ore 10, presso il Cepam – Centro Pavesiano Museo Casa Natale, a Santo Stefano Belbo, in via Cesare Pavese, 20. L’ingresso è libero. Saranno letti brani dei testi vincitori dall’attrice Chiara Buratti. Un premio verrà anche assegnato alla rielaborazione della tesi di laurea di Alberto Comparini edita dalla casa editrice “Mimesis”, con il titolo “La poetica dei ‘Dialoghi con Leucò’ di Cesare Pavese”. Per quanto riguarda, invece, la sezione “Opere Inedite”, la premiazione si svolgerà sabato 25 agosto, ore 17, sempre presso il Cepam. Questi i premiati:

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Narrativa: Claudia Cravero (Carmagnola, Torino), “Mosca garibaldina”;

Narrativa in lingua piemontese: Attilio Rossi (Carmagnola, Torino), “El Perfum ed le coline”;

Poesia in lingua piemontese: Lorenzo Vaira (Sommariva del Bosco, Cuneo), “La ca ‘de nòna Irma”;

Saggistica: Achille Guzzardella (Milano), “Decadenza sociale e artistica: testimonianza di uno scultore”;

Poesia Giovani: Andrea Francesco Carluccio (Lecce), “Dove nascono i silenzi”

Poesia: I Premio a Giuseppe Chiatti (Viterbo), “Parola”; II Premio a Franca Maria Ferraris (Savona), “A Cesare Pavese, mentre il cielo”; III Premio a Bruna Cerro (Savona), “In una notte di silenzio”.

Sempre sabato 25 agosto, ore 21, si terrà inoltre un incontro, coordinato da Eleonora Fiorani, epistemologa e saggista, con i vincitori Lidia Ravera, Corrado Augias, Antonio Polito e Riccardo Olivieri sul tema “Crisi dei valori e nuovi valori”.

Per info: tel. 0141/844942 – www.centropavesiano-cepam.i

G.M.

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Nelle foto:

– Xi Jinping
– Lidia Ravera
– Corrado Augias
– Antonio Polito
– Riccardo Olivieri

 

Museo del Cinema a 1 euro per le persone svantaggiate

Il Museo Nazionale del Cinema della Mole antonelliana promuove l’ingresso a un euro per le persone svantaggiate. Il biglietto speciale è valido nei primi mercoledì dei mesi di agosto, settembre e ottobre. Una iniziativa che intende porsi anche come occasione di integrazione sociale dedicata “alle persone in situazione di svantaggio”, precisa il Museo, con “l’eliminazione delle barriere sociali che possono impedire la partecipazione alla vita culturale”. Le categorie di persone svantaggiate  potranno usufruire delle  agevolazioni presentando collettivamente una richiesta d’ingresso avvalendosi di un soggetto giuridico impegnato nel sociale, associazioni benefiche onlus, e parrocchie. La richiesta è da inviare a: prenotazioni@museocinema.it per concordare con l’ufficio prenotazioni il giorno e l’orario dell’ingresso.

Lo spot pro Tav di Mercalli

 

Tutti i lunedì mattina, prima delle 8, su Rainews in onda su Raitre prima di Agorà, il meteorologo Luca Mercalli ci spiega i cambiamenti climatici in atto, frutto del riscaldamento del pianeta, la cui principale causa sarebbe in sostanza l’inquinamento . Lunedì 23 luglio Mercalli ha parlato dell’aumento dei voli aerei, che proprio in queste settimane hanno toccato il record , con 205 mila voli in un sol giorno in tutto il mondo. E ha fatto un appello: prendete meno aerei, perchè ogni jet consuma in un ora di volo qualcosa come 2700 litri di cherosene i cui fumi vengono sparsi nell’atmosfera contribuendo all’effetto serra. In particolare in queste settimane di ferie, ha detto Mercalli, cercate di usare meno l’aereo per andare in vacanza. Si sa che Luca Mercalli è un no Tav convinto. Si sa che il treno ad alta velocità è il principale “avversario” dell’aereo sulle tratte medio-lunghe. Si sa che, ad esempio, fra Torino e Roma e fra Milano e Roma ha portato via molti passeggeri all’aereo. Per non parlare della tratta Lione Parigi. Lo stesso succederebbe per la tratta Torino Parigi. E poi sposterebbe il trasporto merci su rotaia ,oggi monopolizzato dalla gomma . ( anche un Tir inquina o no?) Perchè non ci spiega Mercalli quanti litri di cherosene sono stati risparmiati grazie al Treno ad alta velocità e quanti se ne potrebbero risparmiare se si estendessero le linee. Ma in val di Susa i no Tav preferiscono i Tir, le auto e gli aerei , evidentemente. La linea ad alta velocità Torino –Lione ha un costo anche elevato, ma Mercalli e tutti i difensori dell’ambiente pensano che la difesa del pianeta valga qualche sacrificio anche economico .II discorso vale sempre , meno che in Val di Susa? La sortita di Mercalli è il più grande spot che si potesse fare a favore dei treni ad alta velocità, bisognerebbe che anche il sindaco di Torino, signora No di tutto , ci riflettesse e con lei i seguaci di Grillo e tutti i No tav ,in buona fede naturalmente non quelli che difendono l’autostrada del Frejus…

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Ibis

Popolari e Pd, una storia del passato

di Giorgio Merlo

Forse è giunto il momento per dirlo con chiarezza e senza tanti equivoci. Il voto del 4 marzo, e il dibattito che l’ha seguito, ha rappresentato un vero e proprio spartiacque nella politica italiana. Almeno su un altro punto, al di là dell’ormai noto rovesciamento politico alla guida del paese, non ci dovrebbero essere più dubbi. E cioè, l’esaurimento dei cosiddetti “partiti plurali”. E, nello specifico, il tramonto definitivo del Pd come “partito plurale”. Del resto, il Partito democratico da almeno 4 anni – cioè dall’irrompere di Renzi al comando di quel partito – e’ diventato a tutti gli effetti un “partito personale”, al punto che molti politologi e autorevoli commentatori, a cominciare dal bravo Ilvo Diamanti, lo avevano unanimemente definito come il “Pdr”, ovvero come il partito di Renzi. E il decollo del “partito del capo”, a prescindere dalla bontà o meno di quel nuovo modello politico ed organizzativo, aveva già di fatto archiviato e messo in soffitta l’intuizione dei fondatori di quel partito. Cioè di un soggetto politico che riunificava al suo interno culture e filoni ideali diversi che sino a qualche tempo prima erano alternativi e seriamente competitivi per la guida del paese. Quell’intuizione originaria e’ stata archiviata per un motivo molto semplice. Nei partiti personali, come tutta l’esperienza italiana e non solo italiana insegna, il pluralismo culturale e’ tollerato ad una sola condizione: e cioè, questa pluralità deve coincidere con le posizioni delineate dal “capo”. Altrimenti, come abbiamo sentito mille volte nel dibattito interno al Pd, ma non solo del Pd, il tutto viene liquidato come “gufi”, “rosiconi”, “perditempo” e via discorrendo. Ora, la fine prematura del renzismo e la caduta politica di Renzi potrebbe far pensare a qualche simpaticone che l’orologio della storia torna indietro e, come se nulla fosse, si riparte da zero. Ma, come tutti sappiamo molto bene, la storia non si ripete mai come prima. E se adesso il partito personale – ammesso che Renzi non comandi più in quel partito, cosa alquanto incerta e dibattuta visti i concreti risultati politici che emergono – potrebbe essere giunto al capolinea, nel Pd emerge un’altra valutazione politica, del tutto comprensibile e forse anche fondata. Ovvero, dopo la debacle storica della sinistra italiana, in tutte le elezioni amministrative dal 2015 in poi culminata con il tracollo del 4 marzo scorso, l’imperativo di larga parte di quel partito e’ uno solo: ricostruire il pensiero e la cultura della sinistra. Ovvero trasformare il Pd in un nuovo, rinnovato e moderno partito della sinistra italiana. Per capirci, un Pds rinnovato e moderno. E chi, ingenuamente, continua a blaterare che dopo il 4 marzo il Pd resta un partito plurale come se nulla fosse capitato o è un ingenuo, appunto o, nella migliore delle ipotesi, e’ semplicemente un ipocrita. Perché nega cio’ che è, ormai, sotto gli occhi di tutti. Ora, in un contesto del genere – e cioè, il ritorno legittimo e fondato delle identità politico e culturali, e quindi la trasformazione del Pd in un novello Pds – l’apporto del pensiero popolare o di ispirazione cristiana, della cultura cattolico democratico e del cattolicesimo sociale sarebbe destinato ad essere più un esercizio accademico o retorico che non un fatto politico. Credo che sia, questa, una osservazione altrettanto nota e scontata che non merita neanche di essere particolarmente approfondita se non per motivi protocollari e burocratici. Perché il ritorno delle identità nello scenario politico italiano vale per la destra come la Lega correttamente persegue, vale per il populismo dei 5 stelle, vale per la sinistra con il Pd ma deve valere, a maggior ragione, anche per la tradizione e la storia del cattolicesimo politico italiano. Del resto, non si capirebbe il perche’ questa operazione politica e culturale e’ consentita e giustificata per tutti tranne che per un filone ideale, culturale e politico che è stato decisivo in tutti i tornanti cruciali della storia democratica del nostro paese. Ecco perché, al di là della buona fede e della bontà delle intenzioni dei singoli, quel che rimane di questa cultura politica nel futuro del Pd non potrà che avere un ruolo del tutto ornamentale e periferico ai fini del progetto e del profilo politico di quel partito. Perché la ricostruzione della sinistra italiana non potrà che avvenire con coloro che rappresentano coerentemente e correttamente la sinistra italiana. E’ una inflessione talmente semplice e banale che non merita ulteriori commenti

Torino e la Fiat da Valletta a Marchionne

Avvicendamento ai vertici della Fiat. Strano, ma nessuno ricorda Vittorio Valletta. Sono tanti gli anni che separano la direzione di Valletta e quella di Marchionne. Diverse le epoche e diversissimi gli stili. Il primo torinese al cento per cento. Fino ad intitolare un intero quartiere di alloggi popolari, molti costruiti direttamente dalla Fiat. Normale,  ai miei tempi, dirsi andiamo a “menar le mani” con quelli delle case Fiat. Per poi correre a gambe levate, visto che quelli erano più tosti di noi. Marchionne cittadino svizzero e  pendolare tra Torino, Svizzera e Detroit. Sempre sull’ aereo. Valletta che al massimo gli aerei li costruiva per l’esercito Italiano. Eppure Valetta coniò la famosa frase: quello che va bene per la Fiat va bene per Torino e per l’Italia. Valletta che raramente si recava a Roma e sempre in vagone letto. Ma una cosa in comune l’hanno avuta. Contavano di più della Famiglia Agnelli nella gestione dell’azienda. Loro, i manager, contavano di più dei ” padroni” della Fiat. E su una cosa erano diametralmente opposti. Valletta viveva l’orizzonte suo oltre Torino, fino a Rivalta.  Marchionne ha dato del tu sia ad Obama  che a Trump. Torino con Valletta aveva a Mirafiori oltre 60 mila operai. Ed oggi gli scarsi 5000 che ogni tanto vanno in produzione. Il rapporto tra Marchionne e la famiglia Agnelli é dunque rapporto tra Marchionne e Torino. Con il suo quasi irriverente pulloverino rigorosamente blu scuro tendente al nero. Ora critiche o esaltanti giudizi. Non prendiamo neppure in considerazione chi quasi gioisce.  Indubbiamente non ha ottenuto grandi risultati occupazionali, ma aveva un compito che ha egregiamente portato a termine. Prima della sua gestione la Fiat era in stato comatoso. Non ha portato i libri in tribunale per puro miracolo.
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Ora l’azienda  è risanata. Del resto Marchionne ha sempre detto: gli azionisti sono i miei “padroni” e punto di riferimento.  E non ha licenziato solo operai. Anzi, ha iniziato dalla dirigenza. La mattina lavorativa cominciava al Lingotto alle 6 del mattino. I  dirigenti convocati a quell’ora erano certi di diventare ex dirigenti Fiat. Chi dalle 9 in poi sperava di rimanere. Un uomo duro che non era lì ” per raccogliere le margherite”. I suoi detrattori hanno due cavalli di battaglia. La Fiat ha ricevuto moltissimi contributi statali e  non é stata conseguente dal punto di vista occupazionale. Ma ecco che Fiat si chiama Fca, tutta un’ altra cosa. Questo doveva fare Sergio Marchionne e questo ha fatto Sergio Marchionne. E gli azionisti gli sono grati. In verità con la sua sostituzione le azioni sono un p0′ scese. Ma per ora tutto sotto controllo. E non bisogna essere geniali nel leggere la scelta di Mike Manley nel segno della continuità.  Fca sempre più americana e sempre meno italiana. E per Torino grosse difficoltà nell’ attuare il piano industriale previsto. Un solo modello non basta a mantenere le linee di produzione a Mirafiori e Grugliasco. Federico Bellomo segretario Fiom è  realisticamente pessimista. Dario Basso segretario Uilm volonterosameente speranzoso. Con un solo punto fermo: per ora gli operai a Mirafiori diminuiscono  mille trasferiti a Grugliasco) non per produrre ma perché possono stare ancora in cassa integrazione. 
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E la politica ed i politici che fanno? Che dicono? Il loro sport preferito negli ultimi 25 anni? Silenzio e latitanza. Da Torino a Roma con la orgogliosa e tragica coerenza. Il solito ed isolato Chiampa tenta di dare la sveglia ad una città come Torino, che assiste impotente alla sua totale deindustrializzazione.  Altri Stati e altri governi sono intervenuti per “salvare” la propria economia.  Persino il tanto vituperato  Donald Trump ci tenta. Magari a modo suo ma ci tenta. Come ha fatto Obama chiamando Sergio Marchionne dopo che era diventato amministratore delegato di Fiat. Politica sospesa tra massimalismo parolaio e sudditanza compiacente. Due facce della stessa medaglia.  Noi torinesi non siamo contenti che chiuderà ( forse) Mirafiori. Non siamo contenti che Tne (proprietaria di un pezzo di Mirafiori) sia stata un flop totale. Tne con tanti soldi pubblici di fatto buttati via perché non hanno prodotto posti di lavoro. Sergio Marchionne può essere simpatico o antipatico. Ma non si può ascrivere a Lui il fallimento o la non esistenza di politiche industriali.  E’ colpa di una politica che si è voltata da una parte sorridendo. E,  almeno storicamente ha avuto torto Vittorio Valetta: ciò che va bene per Fca non é andato bene anche per Torino e l’ Italia.
Patrizio Tosetto

Musica e cabaret a Zero Beer Festival

Il Festival che azzera le bollette azzerate raccoglie fondi per il ‘Museo del Grande Torino’. Il 27 Luglio grande attesa per Fede Poggipollini con i grintosi ‘Liga Revolution’

E’ partita all’insegna del grande pubblico la kermesse gratuita ‘ZERO FESTIVAL BEER’ a Pianezza (TO), in Via Torino 29/B presso l’area spettacoli ‘Vertigo’ la Sesta Edizione dello ‘ZERO Festival Beer’, affermata rassegna divenuta con successo parte integrante del circuito delle grandi manifestazioni estive piemontesi che quest’anno prende il nome proprio da ‘ZERO’, il primo social utility network della storia nato a Torino da un’idea dell’imprenditore Cristiano Bilucaglia (www.ubroker.it) che, dal 2015, riesce ad azzerare le bollette di luce e gas, canone Rai e accise comprese, per la gioia dei consumatori. Il 23 Luglio è la volta degli ‘Standing Ovation’, storica e affermata tribute band di Vasco Rossi guidata dal grintoso Andrea ‘Innesto’ Cucchia. Martedì 24 spazio alle danze caraibiche con ‘Noche Latina Live’, e l’esibizione delle migliori scuole di ballo di Torino. Giovedì 26 è di scena Ivan Cattaneo, mentre il 27 arriva l’energia di Fede Poggipollini, storico chitarrista di Luciano Ligabue, con un omaggio al rocker di Correggio insieme alla virtuosa e apprezzata formazione torinesi dei bravi e seguitissimi ‘Liga Revolution’. Appuntamento col revival il 28 luglio: attesi sul palco Gianni Drudi e i Radiostar’ per la ‘Fiki Fiki Night’, dal nome del più grande successo degli anni ’90 del celebre cantautore romagnolo. Gran Finale con ‘Torino Sotterranea’ il 29 luglio. Importantissimo: lunedì 30 Luglio si recupera lo show di grande cabaret d’autore (annullato il 20 luglio scorso causa maltempo) di Beppe Braida con ‘Gli Sconnessi’ (simpatico gruppo di affermati attori comici torinesi): con loro sul palco anche l’altrettanto apprezzato Gianluca Impastato e ‘I 60 Beat’. Conduce la manifestazione Claudio Sterpone, attore cinematografico e stimato cabarettista già nel cast di ‘Colorado Cafè’, ‘Zelig Off’ e molti altri. Media partner dell’evento è ‘Radio GRP’, storicamente la Radio più ascoltata e seguita in Piemonte, mentre la Direzione Artistica porta la firma di Andrea Carbonara e Marco D’Angeli. Tutte le informazioni sul sito www.scelgozero.it, o allo 011 044.88.26. Il Festival sostiene la raccolta fondi in iuto del prezioso ‘Museo del Grande Torino e della Memoria Storica Granata’ di Grugliasco, presente con un proprio ricco e gustoso stand di street food all’interno dell’area spettacoli.