redazione il torinese

Ivan Cattaneo allo “Zero Festival Beer”

Il 27 Luglio di scena Fede Poggipollini con i ‘Liga Revolution’

Torna Ivan Cattaneo a esibirsi nel torinese, e più precisamente Giovedì 26 Luglio alle ore 21.30 sul palco dello ‘ZERO FESTIVAL BEER’ nell’area spettacoli esterna del ‘Vertigo’ in Via Torino 29/B.

Un atteso e grande concerto gratuito attende il poliedrico artista, cantautore e pittore bergamasco, che dagli anni ’70 a oggi, e più precisamente dal 1975, ha inciso ben 11 album, realizzato moltissime mostre e partecipato a svariati programmi televisivi di successo, tra cui ‘Mister Fantasy’, ‘Music Farm’ e ‘L’Isola dei Famosi’. Un professionista eclettico, iconico e stimato che, in carriera, ha collaborato a vario ordine, grado e titolo con figure di spicco della scena musicale italiana come Roberto Colombo (arrangiatore dei migliori dischi dei Matia Bazar e di Antonella Ruggiero, già al fianco di Fabrizio De Andrè), la PFM e l’indimenticata Giuni Russo, per la quale realizzò gli ultimi videoclip prima della sua prematura scomparsa. Notevole, nella produzione di Ivan Cattaneo, è il disco ‘2060 Italian Graffiati’ che nel 1981 collezionò record di vendita attestandosi oltre quota 450.000 copie grazie alla riuscita reinterpretazione di evergreen di altri illustri colleghi, tra cui ‘Nessuno mi può giudicare’ e ‘Una zebra a Pois’. Venerdì 27 luglio, invece, alle 21.30 allo ‘ZERO FESTIVAL BEER’ sono di scena Fede Poggipollini, storico chitarrista di Luciano Ligabue e la valente tribute band ‘Liga Revolution’. Il 30 Luglio si ride invece con Gianluca Impastato, Beppe Braida e ‘Gli Sconnessi’ (gruppo di affermati attori comici torinesi) e ‘I 60 Beat’.

Per informazioni, www.scelgozero.it, tel. 011 044.88.26.

Muore a 13 anni nella piscina

DALLA CALABRIA Il ragazzino di 13 anni, di origini cinesi, stava facendo il bagno nella piscina di un agriturismo a Corigliano Calabro. Aveva mangiato e si è tuffato subito dopo in acqua ed è morto, colto da malore. E’ stato portato  fuori dalla piscina ma quando il personale del 118 è arrivato, era già deceduto. Con ogni probabilità la morte è stata provocata da una congestione. 

Le Truppe Alpine dell’Esercito tornano al Sestriere Film Festival

La prima partecipazione, fuori concorso, nel 2014 con il cortometraggio “La gara regina” incentrata sui Campionati sciistici delle Truppe Alpine

 A quattro anni di distanza dalla prima partecipazione, le Truppe Alpine dell’Esercito tornano  al Sestriere Film Festival, kermesse internazionale del film di montagna giunta all’8^ edizione.

Il filmato proposto quest’anno è un cortometraggio recentemente realizzato sulle 5 Torri, nel cuore delle Dolomiti bellunesi dichiarate dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, in uno scenario – estivo e roccioso – differente da quello che aveva caratterizzato il video del 2014, registrato in ambiente invernale, a sottolineare le capacità dell’Esercito di saper operare a 360° nel difficile scenario montano. Eredi infatti dei leggendari soldati che durante il Primo Conflitto Mondiale scrissero sulle Alpi epiche pagine di storia militare ed alpinistica – dai famosi “Mascabroni” del capitano Sala alle “pattuglie volanti” di Sepp Innerkofler – nell’anno in cui si celebra la fine della guerra gli Alpini hanno voluto far rivivere lo spirito che animò quegli uomini valorosi con una spettacolare esercitazione multinazionale interforze svoltasi in 5 Torri, nell’ambito della quale è stata data un’efficace dimostrazione del moderno concetto di “mountain warfare”, evoluzione delle tradizionali tecniche di combattimento in alta montagna che, con procedure in continuo aggiornamento, caratterizza le Truppe Alpine di oggi quale componente dell’Esercito prontamente impiegabile ed idonea ad operare in qualsiasi contesto ambientale e condizione climatica.

Happiness, ricette di Chen Li

Nel museo civico di Moncalvo già prestigioso di per se sia per le opere contenute sia perché si trova in quello che fu nel 600 il Convento delle Orsoline voluto da Guglielmo Caccia, dove fu Badessa pittrice la figlia Orsola, è in corso la mostra “ Happiness ricette di Chen Li” grafica e calligrafa di notorietà internazionale

 

 L’allestimento, lineare e elegante, curato da Giancarlo Boglietti, si adatta empaticamente alle opere dell’artista cinese che interpreta l’arte attraverso il gesto, nello spazio e nel tempo, della parola che si fa forma. Chen Li s’inserisce nel percorso estetico contemporaneo mantenendo la memoria della millenaria tradizione orientale che dava alla scrittura il valore assoluto di arte cui si accedeva attraverso lunga pratica e concentrazione. Scrivendo le lettere usando un silicone materico e brillante che le rende quasi altorilievi e avvolgendole in plexiglas per ottenere un senso di evanescenti liquide trasparenze, l’artista si accosta alla Pop Art, mentre l’essenzialità di opere esclusivamente bianche evoca il Suprematismo. Con il termine “Happiness” ella vuole esprimere il concetto di felicità “un insieme di valori e sensazioni corporali e mentali, vicini alla spiritualità e all’ascesi religiosa…” Ed è proprio con l’arte che si può raggiungere questo stato di grazia conciliando l’aspetto figurativo e quello letterario.Attraverso la sua particolare scrittura vengono riportati versi e testi di poeti e scrittori che a loro volta fanno meditare dando ricette di felicità: l’invito a conseguire “virtute e conoscenza” di Dante, ad accogliere la dottrina Epicurea di Orazio, ad apprezzare la bellezza della natura lodata da san Francesco.

 

Giuliana Romano Bussola

 

Orario: sabato e domenica ore 10-19

Mercoledì, giovedì, venerdì 15-19

Altri giorni previo appuntamento

Tel 327 7841338

Info@aleramonlus.it

Facebook museo civico di moncalvo.

CAPUTO (PD): “OGNI AZIONE POSSIBILE PER RISOLVERE LA GRAVE SITUAZIONE DEI BUONI PASTO”

“Nelle ultime settimane gli organi di stampa e numerosi programmi televisivi hanno dedicato notevole spazio alla situazione di insolvenza della Società “Qui Ticket Group”, fornitrice di ticket restaurant, nei confronti di moltissimi operatori, fatto che ha creato diffidenza da parte degli esercenti che, in parecchi casi, hanno deciso di non accettare più i buoni pasto emessi dalla società, causando, a loro volta, difficoltà ai consumatori già in possesso dei buoni” ha spiegato la Consigliera regionale del Partito Democratico Valentina Caputo.

“Qui Ticket – ha proseguito la Consigliera Caputo – in più di un’occasione, si sarebbe impegnata a rimborsare agli esercenti il debito mediante un’operazione di risanamento della Società. Tuttavia, fin dallo scorso mese, numerose catene della piccola e grande distribuzione piemontese hanno rifiutato questi tagliandi e i sindacati hanno sottoposto a Consip la problematica”.

“L’ordine del giorno del quale sono la prima firmataria – ha concluso la Consigliera Caputo – affronta questo problema molto grave sia per i cittadini che per gli esercenti coinvolti, notevolmente danneggiati dalla situazione, e impegna la Giunta regionale a “intraprendere ogni azione possibile, per quanto di propria competenza, in Conferenza Stato Regioni e nei confronti del Ministero del lavoro e dello sviluppo economico affinchè venga trovata, in tempi rapidi, una soluzione alla problematica sopra richiamata, arrivando al pagamento di tutti i debiti pregressi, in modo tale che gli esercenti coinvolti possano garantire gli attuali livelli occupazionali”.

La forza della società

Molti avranno visto la pubblicità di una grande catena commerciale che ci martella dai principali canali televisivi in questi giorni e dice “nessun uomo è un’isola…”

La pubblicità riprende il titolo di un celebre libro degli anni Sessanta del monaco-scrittore americano Thomas Merton, che aveva appunto per titolo, in italiano , ” Nessun uomo è un’isola” , e le stesse parole basterebbero per sintetizzare quanto contenuto nel bel libro di Giovani Quaglia , presentato in questi giorni a Torino, presso la sala Agorà della Fondazione CRT( di cui l’autore è Presidente). Il numero di persone presenti, il loro ruolo ( fra gli altri i sindaco di Torino Appendino e il presidente della Regione Chiamparino ) dimostrano l’interesse che il personaggio suscita in città, dove si sta imponendo all’attenzione sociale, politica ed economica. Ma veniamo al libro scritto da Quaglia con il prof Rosboch, che ha per tiolo: “La forza della società” ( edizioni Aragno ) e un sottotitolo ” comunità intermedie e organizzazione politica” che non può non far fischiare, di questi tempi, le orecchie più attente, proprio nel momento in cui il giovane Casaleggio mette in discussione la rappresentanza parlamentare e vagheggia di una società governata da una democrazia diretta via internet. Quaglia parte da lontano, da quel “Codice di Camaldoli” che fu il parto di una trentina di economisti, giuristi, sociologi, tecnici e dirigenti vari di fede cattolica , redatto dopo la riunione che tennero fra il 18 e il 23 luglio del 1943 nel monastero di Camaldoli, su ispirazione dell’allora mons Montini ( il futuro Paolo VI) per fornire alle forze sociali cattoliche una base unitaria che ne guidasse l’azione nell’Italia liberata. Il Codice di Camaldoli fu linea guida e ispirazione per l’allora nascente Democrazia Cristiana. Guardiamo bene le date: nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo approva l’ordine del giorno Grandi che sfiducia Mussolini.

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Quaglia ricorda i 75 anni di quella riunione di cattolici, importantissima per il futuro dell’Italia repubblicana, ripercorre i temi delle 99 proposizioni che fanno parte del Codice di Camaldoli, che trattano tutti i temi della vita sociale: dalla famiglia al lavoro, dall’attività economica al rapporto cittadino-stato , ne mette in evidenza l’attualità ,in particolare di uno dei pilastri del documento: il concetto di “bene comune” ma anche dell’altro , quello dell’”armonia sociale”, declinato con parole attuali, quali solidarietà, e soprattutto sottolinea l’importanza per la vita democratica di quelli che si definiscono i “corpi intermedi”: istituzionali ( province , comuni) e sociali (partiti ,sindacati, associazioni di categoria , cooperazione, volontariato, le stesse Fondazioni)). Niente di più lontano da quanti oggi teorizzano l’individualismo politico, che lascia, ha detto Quaglia, “il cittadino nudo davanti allo Stato”. “Un richiamo all’attualità”, sottolinea l’autore, mentre l’attuale riflessione politica e giuridica , dopo aver evidenziato i limiti della rappresentanza come fattore di crisi della politica e dello Stato contemporaneo ” ha posto a più riprese l’esigenza di individuare nuovi meccanismi di partecipazione al fine di salvaguardare nella sostanza le esigenze più genuine di una democrazia sostanziale”. Il libro invita a superare l’alternativa netta fra pubblico e privato recuperando il valore istituzionale dei corpi intermedi, anche se non si nasconde la crisi di partiti e sindacati, ma , dice Quaglia, la morte dei corpi intermedi riduce la possibilità di perseguire il bene comune. Forte anche il richiamo alla “nobiltà della politica”, un impegno ” che sa di regalità” carico di “un oggettivo e specifico onore”. Una politica e una attività di governo che debbono avere due polmoni ” la visione strategica e la gestione quotidiana”. Anche le fondazioni di origine bancaria, di cui l’autore è autorevole rappresentante, sono, dice, parte dei corpi intermedi del territorio a cui devono prestare ascolto e rendere conto di quello che fanno. Il libro vuole essere anche un contributo di riflessione per gli Stati generali della Fondazione CRT che si terranno in autunno.Un invito insomma alla partecipazione , a non rifugiarsi nel privato, ricordando la storia di Torino, dei suoi “santi sociali” che hanno insegnato a creare valore sociale intervenendo sulle situazioni di fragilità. Partecipazione e creazione di valore che la Fondazione CRT , ha annunciato Quaglia, si propone di calcolare con metodi nuovi. Insomma “nessun uomo è un’isola” e non deve diventarlo nonostante le attuali tentazioni, perchè, sostiene l’autore, la persona si realizza pienamente solo se si mette in relazione con gli altri attraverso i corpi intermedi che sono la spina dorsale di una società democratica.

 

Rosso Istanbul

ISTANBUL OZPETEKFerzan Ozpetek, grande regista, nato ad Istanbul e naturalizzato italiano, nel giro di pochi anni è diventato una delle punte di diamante del nostro cinema. Dai suoi esordi fino alle opere della maturità si è sempre avvertita la sua urgenza nel proporre un preciso ventaglio di temi: la famiglia ( allargata e “tradizionale”), la ricerca del sé e dell’altro da sé, il potere della memoria, la separazione, l’esotismo e l’erotismo. Chi non si è perso tar le immagini, i dialoghi, le storie de “Le fate ignoranti”, “La finestra di fronte”, “Mine vaganti” o “Magnifica presenza”? Ma, oltre alla delicatezza e all’originalità che esprime dietro alla macchina da presa, è stata una piacevole sorpresa scoprirne il talento come scrittore. Il suo primo romanzo , “Rosso Istanbul” ( al quale ha fatto seguito “Sei la mia vita”) è una straordinaria dichiarazione d’amore allaOZPETEK 1 città dov’è nato. Affacciata sullo stretto del Bosforo, Istanbul è il “portale che schiude mondi nuovi”, la città dai tanti nomi e dai tanti volti (Costantinopoli, Bisanzio, seconda capitale dell’Impero Romano). Ozpetek racconta un ritorno a casa che accende a uno a uno i ricordi: della madre, donna bellissima e malinconica; del padre, misteriosamente scomparso e altrettanto misteriosamente ricomparso dieci anni dopo; OZPETEK 12della nonna, raffinata “principessa ottomana”; delle “zie”, amiche della madre, assetate di vita e di passioni; della fedele domestica Diamante. Narra del primo aquilone, del primo film, dei primi baci rubati. Del profumo intenso dei tigli e delle languide estati sul Mar di Marmara. E, ovviamente, del primo amore, proibito, struggente e perduto. Ma è Istanbul ad afferrarlo, trattenerlo, incrociando il suo destino con quello di una donna. Partiti insieme da Roma, sullo stesso aereo, seduti vicini, senza conoscersi , si incontreranno nella città della Moschea Blu e della cristiana Aya Sofya, del Topkapi , del mercato delle spezie e del Gran Bazar. Una città oggi più triste per le imposizioni di Recep Tayyip Erdoğan, che ha stretto i cordoni delle libertà democratiche, ma al tempo stesso una città orgogliosa e tremendamente bella. Così come “Rosso Istanbul” è, senza dubbio, tra i libri più belli che abbia mai letto.

 

Marco Travaglini

Lettori e letture: che tipo di lettore sei?

Vieni a scoprirlo iscrivendoti al gruppo Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri !

Ci sono tanti libri e tanti generi di letture, ma anche la tipologia di lettore varia: ecco una piccola guida per orientarsi, compilata grazie ai contributi dei membri del nostro gruppo

Il lettore “esperto”: è la tipologia più rara. Il lettore esperto è quello che ha iniziato a leggere da piccolo e non ha mai smesso e per il quale la lettura è parte integrante della vita e ad essa si rivolge in modo critico e analitico; si è, spesso, formato sui classici – prima quelli destinati ai giovani lettori, poi gli altri – e infine ha scelto autori, stili e generi a lui più congeniali, nei quali si rifugia come in una nicchia. Nella scelta di una nuova avventura letteraria è esigente, pretende la novità e la qualità  e non di rado si lamenta della produzione contemporanea.

A questo genere di lettore consigliamo: Le perizie, di William Gaddis.

Il lettore “per hobby”: è il tipo di lettore più comune. Il lettore “per hobby” vede la lettura esclusivamente come passatempo, un modo per ricreare lo spirito dopo una lunga giornata di fatica: non di rado sceglie un filone prediletto, prediligendo quelli con batticuore garantito, dal giallo scandinavo al romanzo sentimentale, dal legal thriller al fantasy commerciale, del quale diventa espertissimo ed è il miglior lettore a cui chiedere un consiglio, se si vuole semplicemente leggere per il piacere di farlo.

A questo tipo di lettore consigliamo: La scatola a forma di cuore, di Joe Hill

Il lettore “neofita”: è la tipologia più attiva, sul nostro gruppo. Il “neofita”  è quel lettore che ha scoperto, o riscoperto, la lettura come piacere e passatempo in età adulta o, comunque, dopo un lungo periodo di inattività. Come un bambino in un luna park è ansioso di provare generi e autori diversi, preferendo i classici, e di recuperare il tempo “perduto”. Si entusiasma per ogni tipo di consiglio e quando analizza un libro che ha da poco letto, lo fa spesso in modo inedito e profondo.

Al neofita consigliamo: Quo Vadis?, di Henryk Sienkiewicz

Il lettore “occasionale”: rappresenta la maggioranza silenziosa di chi legge poco, per scelta o per necessità ma che, eroicamente, non abbandona la passione. Il lettore occasionale si orienta spesso sulle ultime uscite o sul titolo del momento, contribuendo in modo decisivo al successo di un autore o di un singolo romanzo. Forse la categoria meno rappresentata sul gruppo, ma sicuramente quella a cui puoi rivolgerti se ti interessa un’opinione sull’ultimo Premio Strega o il più recente caso editoriale nostrano o straniero.

A questo genere di lettore consigliamo il più recente Premio Nobel: Non lasciarmi, di Kazuo Ishiguro.

E tu, che tipo di lettore sei? Vieni a scoprirlo iscrivendoti al gruppo Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri e facci conoscere le tue letture preferite!

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valentina.leoni@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

“Miracolo” all’Abbadia di Stura

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
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La gentilezza di Giorgia Widossava Scorza é pari alla sua intelligenza. Donna, vi assicuro, molto ma molto intelligente. Due incontri per 2 ore in cui ha pazientemente risposto “all’assalto” delle mie mille domande. Ove non si ricordava o non si sentiva sicura si riprometteva una verifica con la successiva mail di conferma e precisazione. Presidente dell’Associazione Abbadia di Stura i Templari Onlus. Dal 2014 interamente di proprietà della famiglia di  Franco e Maria Assunta   Rossi, comprata dagli eredi del pittore Gianni Zattarin. Giorgia è  laureata in scienze naturali matematiche e fisica e abbina la formazione culturale alla esperienza pratica. Insomma non c’ è mai una impostazione ideologica nell’ affrontare e risolvere i progetti lavorativi che si vogliono e si devono realizzare. Chiedo ripetutamente come é nato il progetto di riqualificazione dell’Abbadia di Stura e chi glielo fa fare di prendersi un onere cosi gravoso. Sia economico che come gran lavoro. Mi risponde preoccupata di non divagare. E nel rispondermi sul perché mi spiega come è possibile realizzare davvero le cose. Con una costante precisazione: non sono, non posso e non voglio essere la sola protagonista nel definire e realizzare il progetto. Innanzitutto la suocera. “Con un carattere fortemente  determinato e che mi ha spronato nel portare avanti il tutto. E la genialità di mio marito che vede oltre ideando il punto di arrivo. E poi ci sono io che rendo in pratica applicabile e credibile il percorso da realizzare”. Ha molto il senso dell’ insieme.
Sottolinea : non sarebbe possibile altrimenti.
Risorse economiche tutte vostre?
No. Ti posso dire ora ufficialmente che Banca Prossima (gruppo San Paolo) finanzierà in parte. 
E’ sufficiente ?
No. Il progetto è stato presentato anche a Fondazione Crt. Sono ottimista.
Facciamo un passo indietro: come é cominciata questa avventura?
La famiglia dei suoceri era proprietaria della Torre. Il resto del pittore. Non c’erano dei rapporti di buon vicinato. Si è anche andati per vie legali. Mia suocera ha avuto ragione.
E’ nato tutto da un bisticcio?
No. Da tante altre cose. Un amore per l’ Abbadia condiviso tra mia suocera ed il pittore. Entrambi volevano riportarla allo splendore di secoli fa. E non solo… Una medium, Libia Martinengo in una seduta spiritica ha incontrato l’anima del Priore che vagando senza pace continua nell’officiare messa. Non trovando pace fin tanto non tornerà l’Abbazia al culto. Patrizio sei scettico?
Un pochino. Ma siamo sempre a Torino, citta magica per eccellenza. Ma cosa c’entra nel contesto delle motivazioni?
La fede, mia suocera era molto credente. Con questa sua fede spronandomi e spronandoci ci ha dato anche la forza interiore.
 Momenti di scoramento?
Per ora no. Qualche stanchezza sicuramente. Direi che è umano. Ma non abbiamo più tempo. Si deve agire subito. Nel 2014 abbiamo trovato il manufatto gravemente lesionato. Internamente sembrava un magazzino di un rigattiere.
Altre complicanze?
Inquinamento ed urbanistica. I tir portano inquinamento oltre che grossi problemi di viabilità.
Allora siamo vicini al traguardo?
Non ancora. Anzi abbiamo appena cominciato. Abbiamo chiaro che cosa diventerà: un centro polivalente.
E le istituzioni locali vi appoggiano?
A parole sì. Speriamo anche coi fatti. Chiamparino ed Appendino sono informati e si sono detti entusiasti. 
Ti fidi?
Perché non dovrei? Confido anche in loro.
Le risorse pubbliche scarseggiano. Anche un piccolo contributo può fare la differenza.  In queste due ore intense le sue risposte spaziano su tanti temi. Metodo d’analisi come metodo comportamentale, direi una vera e propria filosofia di vita. Precisa sempre i vari ruoli svolti dai singoli. Per lei indispensabili nell’insieme.Dopo due ore ho imparato.Ascoltando ho imparato. Anche per questo il reportage sull’Abbadia di Stura non finisce qui. Siamo solo alla prima puntata.Cercheremo di seguire le evoluzioni raccontando come si é arrivati a questo stato dei lavori.  Filosofia e cultura, i protagonisti che hanno reso possibile un sogno. Non ci resta che augurarle buon lavoro. Sicuramente, lei e i suoi collaboratori non hanno bisogno di essere ulteriormente spronati. Negli occhi di Giorgia Sforza ho letto e capito la determinazione necessaria.A volte le utopie diventano fatti concreti. E il sogno diventa realtà. 

La convalescenza di Togliatti a Toceno dopo l’attentato del ’48

A Toceno, in Valle Vigezzo (Vb) verranno presentati nel pomeriggio di domenica 29 luglio una mostra fotografica e l’anteprima del docu-film “Via della Missione”. L’evento ricorda il 70° anniversario dell’attentato a Palmiro Togliatti, segretario del Pci, Vicepresidente del Consiglio e Ministro di grazia e giustizia nei primi governi dell’Italia liberata.L’attentato che lo ferì gravemente mettendone a repentaglio la vita fu compiuto in via della Missione alle 11,30 del 14 luglio del 1948, quando il dirigente comunista venne  colpito da tre colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata da Antonio Pallante. Togliatti stava uscendo da Montecitorio per dirigersi, insieme a Nilde Iotti, verso la direzione del Pci in via delle Botteghe Oscure. Ricoverato d’urgenza, Togliatti fu operato con successo dal chirurgo Pietro Valdoni. Al termine del  decorso post operatorio, quando non fu più necessario il ricovero, Togliatti volle recarsi per la convalescenza in Piemonte. Prima a Orta San Giulio e poi a Toceno, presso l’albergo Miravalle, dove trascorse un periodo di riposo, serenità e rapporto quotidiano con la natura, soprattutto con i paesaggi alpini di questa valle al confine con la Svizzera. L’evento del 29 luglio prevede alle 15,30 l’inaugurazione di una targa presso l’Albergo Miravalle di Toceno, dove interverrà il sindaco del piccolo paese vigezzino, Tiziano Ferraris. Alle 16,30 verrà aperta la mostra presso la sala Parrocchiale e un’ora dopo, nel salone della biblioteca comunale, verrà proiettata la “prima” del docu-film. Oltre alla configurazione dell’attentato nel contesto della “guerra fredda”, alla reazione popolare di indignazione e dolore, al comportamento del Pci volto a scongiurare l’approfondirsi di tensioni e disordini, la mostra e il film pongono in evidenza i tratti salienti di Palmiro Togliatti, leader politico e statista. Tornato in Italia nel marzo 1944 dopo 18 anni di esilio, Togliatti diede un contributo decisivo alla ricomposizione della nazione italiana con la proposta di unità e riscatto nota come la “svolta di Salerno”. Il 2 giugno 1946, scelta la Repubblica ed eletto il nuovo Parlamento, egli divenne uno dei protagonisti nella elaborazione della Costituzione che diede linfa popolare e democratica allo Stato unitario sorto nel 1861, la cui esistenza era stata messa in pericolo dalla guerra nazifascista. Il documentario “Via della Missione” e la mostra fotografica sono il frutto di una ricerca nata da un’idea di Maria Agostina Pellegatta , ex parlamentare di Cassano Magnago e frequentatrice della val Vigezzo, come tanti lombardi della zona di Gallarate e Busto Arsizio. Le immagini della mostra e le sequenze del film si avvalgono delle collaborazioni degli eredi Albergo Miravalle e dell’ANPI del VCO, dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, dell’Istituto Gramsci, delle Teche Rai e dell’Università degli Studi Roma Tre.

Marco Travaglini