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Corto Maltese, marinaio e gentiluomo di fortuna

CORTO MALTESE 2

Nel luglio del 1967 usciva il capolavoro di Hugo Pratt, “Una ballata del mare salato”, primo episodio in cui compare Corto Maltese. Uno degli eventi più importanti della storia del fumetto d’autore moderno, non solo italiano 

«Sono l’Oceano Pacifico e sono il più grande di tutti. Mi chiamano così da tanto tempo, ma non è vero che sono sempre calmo». Inizia così Una ballata del mare salato, la storia a fumetti che segna l’esordio del celebre personaggio ideato dallo scrittore e disegnatore riminese Hugo Pratt. Il primo episodio apparve nel luglio del 1967 sul n° 1 della rivista Sgt. Kirk, frutto di una collaborazione tra l’editore Florenzo Vivaldi e lo stesso Pratt. L’albo si apre su uno scenario al largo delle acque melanesiane del Pacifico del Sud, dove un catamarano salva dalle onde un uomo legato a una zattera. Il singolare «samaritano» è nientemeno che l’avventuriero Rasputin, mentre il naufrago è Corto Maltese (così chiamato perché originario di Malta), ridotto in quello stato dall’ammutinamento del suo equipaggio. E’ il 1° novembre 1913, il giorno di Ognissanti, ma anche “Tarowean”, il giorno delle sorprese. Comincia così una delle più indimenticabili storie a fumetti, fatta di cannoniere tedesche, incursioni in mare, isole misteriose. “Una Ballata del Mare Salato” è un vero gioiello artistico; ci troviamo di fronte ad una storia corale, un insieme di storie e personaggi diversi tra loro che però hanno qualcosa in comune, qualcosa che, solo ad uno sguardo finale e completo, risulterà chiaro agli occhi del lettore. Questo fumetto, raffinato e colto, contribuirà a sdoganare il genere nei confronti di un pubblico più maturo, che non teme di “impegnarsi” a leggere un fumetto. Con la sua opera prima, Hugo Pratt, diede vita ad un personaggio che rappresenta tutt’oggi l’archetipo dell’antieroe per eccellenza, dedito alla pirateria, all’apparenza cinico nei rapporti umani, pronto all’avventura. Una caratterizzazione curata, a partire dalla “biografia”. Infatti, Corto Maltese nasce il 10 Luglio 1887 a La Valletta, nell’isola di Malta. Suo padre è un marinaio inglese della Cornovaglia, nipote di una strega dell’isola di Man, mentre la madre è una gitana di Siviglia, modella del pittore Ingres, chiamata la Niña di Gibraltar. Corto Maltese passa la sua infanzia spostandosi da un luogo all’altro, vivendo inizialmente a Gibraltar, poi a Cordova e infine a La Valletta, dove la madre lo manda per studiare alla scuola ebraica di Ezra Toledano. In questo luogo viene iniziato ai testi dello Zohar e della Cabbala. Il suo nome, Corto, deriva dallo spagnolo e significa “svelto“. Così, tra un avventura e l’altra, navigando nel mare d’inchiostro a china di Pratt, Corto Maltese diventa negli anni uno dei personaggi dei fumetti più amati in assoluto, acquistando pienamente la dignità di opera letteraria, al punto che in esso s’intravede il primo esempio italiano di graphic novel. Riproposta dal Corriere dei piccoli nell’estate del 1971, Una ballata del mare salato venne pubblicata per la prima volta in un unico albo da Mondadori, nel 1972.

 

Marco Travaglini

Taglia di 5000 euro a chi troverà l’assassino del cane San Bernardo

5000 euro è l’ammontare della taglia che è stata istituita dall’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente, Aidaa,  per l’assassino del cucciolo di cane San Bernardo di otto mesi ammazzato brutalmente con un colpo di carabina, domenica scorsa, a Caravino, nel Canavese. La taglia sarà pagata a chi aiuterà ad individuare, denunciare e far condannare con la sua testimonianza l’autore dell’uccisione.

(foto archivio: Rodrigo Jesuino)

Medaglia d’argento a Dublino per Marco Dolfin

Ferragosto di festa all’ASL Città di Torino, orgogliosa di Marco Dolfin, che si merita la medaglia d’argento agli Europei di nuoto paralimpico a Dublino, nei 100 rana SB5, con il tempo di 1’41”36!  Il chirurgo ortopedico del San Giovanni Bosco con due vasche ha guadagnato il podio e ha dedicato la vittoria alla sua famiglia, all’allenatore e ai colleghi del San Giovanni Bosco, che hanno organizzato i turni in modo che potesse affrontare la trasferta in Irlanda. Per Marco Dolfin questo è il secondo successo europeo, dopo il bronzo di Funchal nel 2016, quest’anno sale all’argento nella sua disciplina prediletta, rana. Marco Dolfin, allenato da Alessandro Pezzani, è portacolori della Briantea 84 e le Fiamme Oro.

Foto  Francesco A. Armillotta​

Festeggia il compleanno e muore a 23 anni cadendo dallo scooter

E’ morto sul colpo un ragazzo di 23 anni appena compiuti, Giuseppe Bongiorno, caduto dallo scooter ieri sera a San Sebastiano da Po dove abitava con i genitori. Stava tornando a casa  dopo avere festeggiato il  compleanno con gli amici. Il giovane, secondo i carabinieri, affrontando una curva avrebbe perso il controllo del mezzo andando a schiantarsi contro un albero a lato della strada.

Incidente sul quad: muoiono sul colpo zio e nipote di 22 anni

Incidente a Leini dove, sbalzati  da un Quad che è si è schiantato  contro un muro, sulla strada provinciale 226 sono morti sul colpo  un uomo di 53 anni e la nipote di 22 anni. Il veicolo è caduto in un fosso. I carabinieri stanno svolgendo le indagini: pare che né lo zio né la nipote indossassero il casco.

 

(foto archivio)

Sul ponte Morandi e altri crolli

Lecco, 28 ottobre 2016, statale 36 Milano-Lecco. Il cavalcavia crolla al passaggio di un Tir. Osimo, 9 marzo 2017. Crollo del cavalcavia sull’autostrada A14 tra Ancona Sud-Osimo e Loreto. Fossano, 18 aprile 2017. Cede all’improvviso il ponte della tangenzialeBologna, 6 agosto 2018, nodo autostradale. Crolla parte del cavalcavia a causa dello scoppio di un camion cisterna. Ponte Morandi, Genova, 14 agosto 2018. Crolla la campata centrale. L’ultima di una serie sfortunata di eventi ci sarebbe da dire. A pare il disastro di Bologna del 6 agosto scorso, causato da moventi esterni, gli altri sembrano proprio riferirsi a problematiche di trascurata manutenzione e carenza di controlli specifici. Il Ponte Morandi, Viadotto sul fiume Polcevera, opera d’arte dell’ingegneria dell’epoca, lascia un segno indelebile di tristezza e rabbia contemporaneamente proprio alla vigilia di Ferragosto quando, invece, le persone dovrebbero festeggiare l’estate e l’Assunta. Prima ricercare le possibili cause del crollo della campata centrale del ponte Morandi rendiamo qualche chiarimento tecnico per meglio orientarci successivamente tra le ipotesi, ancora nessuna confermata, relative al cedimento strutturale del ponte. La sua costruzione avviene tra il 1963 e il 1967 dal progetto del noto architetto Morandi e si inserisce, in origine, nel collegamento dell’autostrada Genova – Milano al tratto Genova – Ventimiglia, attraversando la città sulla Val Polcevera. Venne chiesto all’arch. Morandi di eseguire il progetto per l’opera temporanea in attesa del tracciato definitivo (La Gronda di Genova i cui lavori sarebbero dovuti partire nel 2019). La particolare realizzazione con una struttura mista (cemento armato precompresso per l’impalcato e cemento armato ordinario per le torri e le pile) ha richiesto numerosi e pesanti interventi di risanamento per via della fessurazione e del degrado del calcestruzzo. In particolare la strallatura, che trattiene la parte sospesa del ponte, venne rinforzata con nuovi cavi d’acciaio. Tra le ipotesi del cedimento sono sicuramente da escludere cause idrauliche (non si notano scalzamenti delle fondazioni del pilone del tratto interessato), erosione del fiume e quella del fulmine emersa a poche ore dal crollo. Altra ipotesi al vaglio dei periti è un problema sui giunti il cui cedimento potrebbe aver causato il crollo del pilone e dei relativi stralli. In attesa delle verifiche tecniche degli esperti si può solo concludere che sicuramente è mancata una attenta e curata manutenzione predittiva e programmata dell’opera al fine di individuare i punti più deboli di una struttura nata già con grosse riserve fin dalla realizzazione iniziale dovuta ad una erronea valutazione degli effetti differiti (viscosità) del calcestruzzo.

Ing. Massimo Rivalta

 

Cantiere studio per il look di Palazzo Madama

 La Fondazione CRT torna a investire su Palazzo Madama, di cui è storicamente il principale sostenitore privato, finanziando con 120.000 euro il cantiere studio per il restauro della splendida e scenografica facciata Juvarriana, capolavoro dell’arte barocca europea

 

Apre il cantiere studio della parte centrale dell’edificio, che coinvolgerà per tutta l’estate i docenti e gli studenti del Centro per il Restauro di Venaria Reale e consentirà di valutare lo stato di conservazione del cosiddetto marmo di Chianocco, elemento costitutivo della facciata disegnata nel 1718 dall’architetto Filippo Juvarra, permettendo di ipotizzare come “curare” quell’antica pietra. Questo darà modo alla Fondazione CRT di conoscere l’entità dell’intervento di restauro conservativo dell’avancorpo juvarriano, e di quantificare il successivo contributo che consentirà l’avvio delle opere alla fine del 2019, in ragione della necessità di bandire una gara europea.

 

“Fondazione CRT torna a prendersi cura di un bene cui non ha mai fatto mancare il proprio sostegno, che ha raggiunto la notevole cifra di 14 milioni di euro dal 1986 a oggi, raccogliendo il testimone dalla storica Cassa di Risparmio di Torino – dichiara il Presidente della Fondazione CRTGiovanni Quaglia -. Dopo aver reso possibile il grande progetto di restauro, recupero e valorizzazione dell’intero Palazzo che ospita il Museo Civico d’Arte Antica, continueremo a tutelare questo straordinario simbolo di arte, cultura, storia e architettura: un patrimonio di Torino, del Piemonte, dell’intero Paese”.

 

“Ringrazio la Fondazione CRT per questo intervento – spiega il Direttore di Palazzo MadamaGuido Curto – perché il corpo architettonico, progettato dallo Juvarra su committenza della Madama Reale Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours, presenta significativi problemi di conservazione. Di qui la necessità urgente di un suo completo restauro, che ne mantenga la bellezza decorativa ricostituendone l’antica solidità”.

 

Il Presidente del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” Stefano Trucco dichiara che “l’affidamento del cantiere preliminare di studio e restauro sulla porzione centrale della facciata di Palazzo Madama costituisce per il Centro Conservazione e Restauro di Venaria motivo di orgoglio. È la chiara dimostrazione che la collaborazione, consolidatasi negli anni, tra il Centro e la Fondazione Torino Musei, può attivare fruttuose sinergie capaci ora di produrre risultati concreti e tangibili grazie al mecenatismo della Fondazione CRT”.

 

Il Presidente della Fondazione Torino Musei Maurizio Cibrario sottolinea “la sempre grande sensibilità della Fondazione CRT, del Suo Presidente e dei componenti degli organi sociali nei confronti della storia, cultura e tradizione della nostra città e di quanto l’ha resa celebre nel mondo”.

 

Fondazione CRT ha sostenuto negli anni la realizzazione di molteplici interventi su Palazzo Madama; in particolare, le nuove centrali tecnologiche, il riallestimento del Museo Civico d’Arte Antica, il restauro del Salone del Senato e le opere del suo adeguamento, l’allestimento e l’apertura definitiva del Palazzo nel 2006 (l’anno delle Olimpiadi invernali), il rifacimento delle coperture della parte medievale del Castello, la realizzazione del Giardino medievale della Principessa e, nel 2014, un primo intervento di manutenzione della facciata e la revisione complessiva dell’atrio dell’edificio.

Conoscete il museo urbano dell’aerospazio?

Il Museo Urbano dell’Aerospazio inizia all’ingresso da Corso Marche in Torino e si sviluppa attraverso le seguenti tappe:

– Fermata Metro Marche – Nespolo
– Ingresso ALTEC–IXV
– THALES
– Aeroporto Torino – Aereitalia Campo Volo Collegno
– Percorso nello Spazio
– Rotonda Manlio Quarantelli – AMX
– Rotonda Columbus
– Rotonda Exomars
– Punto Astronomico nel Parco della Dora

Le foto sono di Mario Alesina

Quando Ho Chi Minh cucinava alla Trattoria della Pesa

PESA 2PESAPESA3La tradizione popolare vuole che il futuro presidente vietnamita lavorasse come cuoco proprio in quel locale

Il Ristorante “Antica Trattoria della Pesa” è espressione della grande tradizione gastronomica lombarda, in particolare milanese. Antipasto misto di salumi e sottaceti, risotto alla milanese e al salto, pasta e fagioli, bolliti, cassoeula con polenta, ossobuco e cotoletta. Insomma, come dire la tradizione meneghina a tavola. Situato proprio dove nell’Ottocento le merci giungevano da fuori città per essere “pesate” dal dazio, il locale si trova a Garibaldi, poco distante dall’omonima stazione, in uno dei quartieri più vivaci di Milano, al n.10 di Viale Pasubio. Dove un tempo c’erano i cortili degli artigiani, attorniati dalla case di ringhiera, oggi s’incontrano gli ateliers di grandi artisti e le gallerie d’arte. L’Antica Trattoria della Pesa offre un atmosfera del tutto particolare, dagli arredi al pavimento in granigliato rosso e grigio, comune a quello di molte case milanesi di inizio secolo, per non parlare delle splendide stufe in maiolica che rimandano ai tempi in cui i locali venivano riscaldati a legna. Insomma, basta uno sguardo per cogliere quel calore che apparteneva esclusivamente ai ristoranti di un tempo, in cui spesso ci si ritrovava seduti ai lunghi tavoli dell’800 con persone mai viste prima.

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Appena fuori dalla trattoria si trova la vecchia “pesa” rettangolare in ferro, da cui 130 anni fa ha preso il nome il locale che all’epoca si trovava nei pressi  del confine tra la città e le campagne circostanti. Ma c’è anche una curiosità, testimoniata da una lapide posta sulla facciata fuori dall’ingresso. L’epigrafe ricorda che quella stessa casa fu frequentata da Ho Chi Minh negli anni ’30, durante le sue missioni internazionali “ in difesa delle libertà dei popoli”. Ma l’epigrafe pare non sia esaustiva. La tradizione popolare vuole che il futuro presidente vietnamita lavorasse come cuoco proprio in quella trattoria. La storia ci dice che nel giugno del 1931 Ho Chi Minh venne arrestato a Hong Kong dalla polizia britannica  per attività sovversiva e la Francia ne chiese l’estradizione. Per evitare la pressione diplomatica sul governatore della colonia inglese, i suoi amici diffusero la falsa notizia della sua morte. Scarcerato nel gennaio del 1933, riprese le sue missioni in giro per il mondo e per un certo periodo prese abitazione proprio a Milano, in una caratteristica casa popolare “di ringhiera” tra viale Pasubio e via Maroncelli ( nei pressi dell’Osteria della Pesa). Quella di Ho Chi Minh (in realtà uno pseudonimo poiché il vero nome anagrafico era Nguyen Tat Thanh) tra i fornelli è cosa del tutto plausibile. Nel 1912, partito per gli Stati Uniti a bordo di una nave,  lavorò come cuoco. A New York visse facendo il panettiere e altri mestieri legati sempre legati alla cucina e nel 1915 a Londra  – all’hotel Carlton – il leader vietnamita divenne chef pasticciere sotto la guida del famoso cuoco Auguste Escoffier ( ribattezzato il “Cuoco dei re, re dei cuochi“). Chissà se il tradizionale prodotto del sud-est asiatico, cioè il riso, lo cucinava con lo zafferano, alla milanese, o alla “Pesa” si occupava solo della lista dei dolci?

Marco Travaglini