redazione il torinese

Così si racconta della masca Paroda

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce
Folletti e satanassi, gnomi e spiriti malvagi, fate e streghe, questi sono i protagonisti delle leggende del folcklore, personaggi grotteschi, nati per incutere paura e per far sorridere, sempre pronti ad impartire qualche lezione. Parlano una lingua tutta loro, il dialetto dei nonni e dei contadini, vivono in posti strani, dove è meglio non avventurarsi, tra bizzarri massi giganti, calderoni e boschi vastissimi. Mettono in atto magie, molestie, fastidi, sgambetti, ci nascondono le cose, sghignazzano alle nostre spalle, cambiano forma e non si fanno vedere, ma ogni tanto, se siamo buoni e risultiamo loro simpatici, ci portano anche dei regali. Gli articoli qui di seguito vogliono soffermarsi su una figura della tradizione popolare in particolare, le masche, le streghe del Piemonte, scontrose e dispettose, mai eccessivamente inique, donne magiche che si perdono nel tempo e nella memoria, di cui pochi ancora raccontano, ma se le loro peripezie paiono svanire nei meandri dei secoli passati, esse, le masche, non se ne andranno mai. Continueranno ad aggirarsi tra noi, non viste, facendoci i dispetti, mentre tutti fingiamo di non crederci, e continuiamo a “toccare ferro” affinchè la sfortuna e le masche, non ci sfiorino.
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Non è più tempo delle fiabe. La televisione, gli smartphone, la tecnologia tutta esige quotidianamente così tanta dedizione, che quando finalmente essa non ci serve più è già tempo di andare a riposarsi, per essere pronti ad affrontare un nuovo giorno isterico, fatto di corse, di clacson, di whatsapp e di e-mail. Le storie della buona notte, o quelle raccontate dai nonni mentre stavano seduti sulle poltrone infossate, o quelle attorno ai fuochi la sera, tra i boschi o in spiaggia, sono diventate leggende a loro volta. Tuttavia non tutto può essere conservato in un hard disk, ci sono vicende che si possono tramandare solo oralmente, passando di orecchio in orecchio, accresciute di fantasia in fantasia, di suspance in curiosità, avvolte nei giochi di immaginazione. La verità è che l’onniscienza di internet nulla può contro gli aneddoti narrati a voce, magari in dialetto, dalla nonna. E la nonna così inizierebbe un suo racconto… C’era una volta una donna, dall’aspetto comune, secondo alcuni molto bella, secondo altri brutta addirittura, che amava la natura e abitava in una piccola casa lontano dal paese. Si occupava del suo orto, in cui coltivava erbe, verdure e qualche frutto. Aveva caro il bosco, lo guardava cambiare colore a seconda delle stagioni, lo respirava in tutti i suoi profumi e si addormentava ascoltandone i magici suoni. La donna, di nome Paroda, passava molto tempo passeggiando tra gli alberi, osservando con attenzione il mondo che le stava attorno, e imparò così a conoscere le piante, per gioco le chiamava per nome e aspettava che esse le rispondessero. Ad ognuna di esse era affezionata come a delle persone vere, perché, come tra la gente, anche tra queste c’era quella che poteva aiutarla a star bene, quella che la pungeva per dispetto, quella incantevole ma priva di prerogative e quella che stava in sordina, nascosta nel sottobosco, gelosa delle proprie qualità curative infallibili. Paroda apprezzava il sole che la faceva sudare mentre zappava la terra, ma adorava anche la luna, che di notte era sua compagna di chiacchiere e pensieri; anche il vento le piaceva, così come la pioggia e come i fulmini e i tuoni. Non c’era nulla che la donna non ritenesse affascinante o quantomeno gradevole. Medesimo atteggiamento ella aveva per gli animali: non c’era creatura che lei reputasse non importante o non degna di rispetto, dal topo al cane, dal bruco al falco. Paroda era ben convinta che la Natura niente fa per caso o per distrazione, e tutto va compreso e capito e rispettato. Avvenne poi che una terribile epidemia si abbatté sul villaggio e su tutto il territorio circostante. La peste travolse gli abitanti come una tormenta inarrestabile, trascinando via le anime di moltissime persone, lasciando i pochi superstiti nel terrore e nella disgrazia. La malattia stagnò nella terra, faceva marcire le carni e il cibo, ma più di tutto attecchì sugli animi della gente, che, impazzita per il dolore, gridava al maleficio. Il castigo divino non poteva essere già arrivato, sicuramente tutto ciò era opera del Demonio e delle scellerate sue seguaci: le streghe! Ed ecco trovata la soluzione: per scacciare la terribile pestilenza era necessario liberarsi di chi la malattia l’aveva causata. Non ci volle molto tempo per individuare le colpevoli, tutte donne, tutte guardate con sospetto e ora con disprezzo, tutte che preferivano vivere lontano dal villaggio, vicino al bosco, dedite al loro piccolo, secco, orticello “malefico”.
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Vennero a prendere anche Paroda, in un giorno qualunque, con quella cattiveria che è tipica degli uomini, ed è estranea al mondo dei boschi e dei fiumi, quella stessa malvagità che Paroda non voleva conoscere e che aveva tentato fino a quel momento di fuggire. I soldati, si dice, sradicarono le piante, uccisero violentemente gli animali e misero a soqquadro la casa di Paroda. Del suo gatto dissero che era nero come il Demonio e per ciò gli tagliarono la testa, quando sgozzarono la capra si spiegarono a vicenda che anche quella era una bestia di Satana, e nel momento in cui scoprirono l’altare con una croce e un lumino si riconobbero tutti d’accordo nell’affermare che era ovvio che lì si svolgessero i Sabba più indecenti. Nell’orto trovarono lattuga malefica, patate del diavolo e cavoli demoniaci. Anche le margherite furono una prova schiacciante della colpevolezza di Paroda: essa le usava per staccare i petali, e ogni petalo caduto era un’anima che se ne andava; infine, non fossero bastati quei fiori bianchi e gialli, scorsero anche delle rose, le cui spine servivano di certo per puntellare i fantocci di coloro che la donna voleva far soffrire. Paroda venne portata in prigione e torturata per giorni, soffrì le pene più indicibili, nate dalle fantasie più torbide dei detentori. A volte la donna sveniva e quando rinveniva era il Diavolo ad averla fatta svegliare, e così le torture ricominciavano da capo, e quando invocava Dio per chiedere pietà era solo un altro trucco del Demonio, che ormai ghermiva la sua anima. Qualsiasi cosa farneticasse la sventurata era solo colpa di Belzebù, che proprio non voleva lasciarla andare. Il giorno del processo chi la stava giudicando le consigliò cosa dire, in modo che potesse essere finalmente salvata, e così alla donna esangue venne suggerito di confessare qualunque argomento le proponesse la giuria. Paroda fece in tal modo e finalmente si conquistò la tanto promessa salvezza, ma l’unica maniera con cui i torturatori potevano prometterle l’amore di Dio era attraverso il rogo, le fiamme avrebbero purificato l’anima dannata e finalmente le sue pene sarebbero terminate. La masca Paroda finì i suoi giorni in una gabbia, sporca e rasata, morì silenziosa e miseramente come tante altre sue pari, colpevoli di niente se non di non essersi volute conformare a come gli altri le volevano. La vicenda della masca Paroda si svolse intorno agli anni Trenta del 1600, a Sommariva Bosco. Poco più in là del demoniaco Roero, con le Rocche costruite dal diavolo e i precipizi che ancora rimbombano delle vicende della masca Micillina. Oggi, a Sommariva, si organizzano feste e cacce al tesoro, su internet si vendono i biglietti per parteciparvi. Andate e divertirvi, ma non dimenticate di chiedere a qualche anziana del paese della masca Paroda: essa vi racconterà una storia meno virtuale e più veritiera, magari in dialetto, usando i termini giusti, i soli che possono testimoniare per sempre le vicende che ormai non interessano a nessuno e che secondo alcuni possono anche essere dimenticate.
Alessia Cagnotto

IL PD AL FIANCO DEI LAVORATORI DELLO STABILIMENTO CAFFE’ HAG

Oggi, alle ore 15,30 una delegazione di rappresentanti del Pd piemontese sarà al fianco dei lavoratori dello stabilimento Caffè Hag di Andezeno e parteciperà al presidio davanti al sito produttivo. Martedì scorso il Gruppo olandase JDE ha, infatti, annunciato la chiusura, dal 1° gennaio 2019, della fabbrica, l’unica in Italia in cui si producono le miscele Hag e Splendid, aprendo la procedura di licenziamento per tutti i 57 dipendenti. La Regione Piemonte ha convocato per il 3 ottobre un tavolo alla presenza dei vertici aziendali e dei rappresentanti sindacali al fine di valutare ogni possibile intervento per scongiurare la chiusura dello stabilimento e tutelare i lavoratori.

“Vengo a vivere con te…”

“Vengo a vivere con te, lo sai mi sono innamorato e la vita è troppo corta e non possiamo perdere tempo” Nel 1987 Luca Carboni faceva, su note semplici, ricche di minori, una tra le piu’ belle dichiarazioni d’amoreMi viene in mente perchè tempo fa mi fu dedicata e poi scoprii che era il brano che dedicava a tutte le donne con le quali era stato (n.d.r.) come è buffo, quando credi di esser innamorato viene fuori tutta la vena poetica come fosse la prima volta, ma evidentemente, la prima volta non è…MAI. In ogni caso una favola questo brano, per quanto io no ami particolarmente la musicalità vocale di Luca Carboni che sulla musica di Nicola Lenzi, naviga in territori amorevoli cosi profondi con parole chiare, nude e crude :”sai quante cose potremmo fare tu potresti suonare il piano mentre io spalmo la maionese potrei spalmartene un po’ sul collo e leccandoti far tremare Bach” ma incantevoli, meravigliose che farebbero innamorare chiunque. Nel 2013 decide di impreziosire il brano, a mio avviso, con la partecipazione di Elisa, grande personalità musicale, per festeggiare i suoi 30 anni di carriera. Si sa poco di questo brano ma mi fa venire in mente dichiarazioni tipo “Come nelle favole” di Vasco Rossi, un desiderio spassionato di convincere l’altro a stare insieme, condividere le cose semplici di tutti i giorni…nel bene e nel male, anche a sfregio dell’abitudine che poi, si sa, corrode ogni rapporto. Ma ci si crede, quando lo si scrive, quando lo si canta, quando lo si suona e persino quando lo si dedica…più vole, a donne diverse. Mi fa sorridere. Amo l’amore, quello cantato, quello detto e taciuto, ancora di più quello urlato e palpabile. Fatevelo un tutto negli anni ’80 ed ascoltatela questa canzone, che vi riempia il cuore, almeno per un po’ perchè poi…tutto, ma proprio tutto, finisce.

Chiara De Carlo

https://www.youtube.com/watch?v=uFPTU2Hvpw8

Chiara vi segnala i prossimi eventi …mancare sarebbe un sacrilegio!Scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

 
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GV pane e Caffe di via tiepolo 8/d

Educazione sentimentale contro la violenza

“Educazione sentimentale ed esercizio del pensiero dialogante” è un’iniziativa pilota, intrapresa per la prima volta in Italia, promossa dal Consiglio regionale del Piemonte attraverso la sua Consulta regionale dei giovani

Conferenza stampa di presentazione del progetto Educazione sentimentale. Nella foto da sx: Ercolani, Molinari, il Presidente del consiglio regionale del Piemonte Nino Boeti, Mieli

L’obiettivo è quello di contrastare la violenza e la discriminazione dell’altro, in un’ottica preventiva, promuovendo una “rialfabetizzazione emotiva” di ragazzi e ragazze affinché, nell’era dei social network e del nascondimento di sé dietro maschere virtuali, imparino invece a vivere sane relazioni sentimentali e sociali in maniera consapevole e costruttiva, nel rispetto di sé e dell’altro. Il corso non prevede l’introduzione di una nuova materia obbligatoria nel curriculum di studi, bensì offre un’opportunità formativa di tipo seminariale, libera e facoltativa, a cui potranno aderire gli istituti superiori della regione. “Questo progetto è un’iniziativa pilota, che viene sperimentata per la prima volta in Italia e che già altre regioni e istituzioni hanno preso a modello per la sua portata innovativa”, afferma il consigliere segretario Gabriele Molinari, delegato alla Consulta regionale dei Giovani. “L’obiettivo primario è quello di contrastare la violenza e la discriminazione. Siamo infatti convinti che temi delicati come la parità di genere, il rispetto di sé e dell’altro, la valorizzazione delle differenze, la non discriminazione abbiano una valenza universale, che richiede di essere diffusa e condivisa proprio fra gli adolescenti, come essenziale tappa di crescita per la formazione di adulti equilibrati, sereni e responsabili. L’idea iniziale del progetto nacque proprio in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulla donna, nel novembre scorso, quando il Consiglio regionale avviò una campagna sociale sul tema, riconoscendo l’importanza della prevenzione per combattere i comportamenti devianti”. Il presidente del Consiglio regionale Nino Boeti ha sottolineato il fatto che “nei paesi che hanno la più alta qualità di vita come la Norvegia, Finlandia, Danimarca, l’educazione sentimentale si insegna nelle scuole ed è alla base del rispetto e della convivenza”.

Il corso si rivolge agli studenti delle classi quinte degli istituti di istruzione secondaria di II° grado del Piemonte. Le scuole hanno tempo fino a mercoledì 31 ottobre per aderire all’iniziativa.

Il progetto sarà strutturato in modo organico attraverso una serie di incontri di tre ore ciascuno condotti dal professor Paolo Ercolani, docente di filosofia dell’educazione dell’Università di Urbino e dalla dottoressa Giuliana Mieli, filosofa e psicoterapeuta. Ampio spazio sarà dedicato al dibattito e al confronto con gli studenti.

I principali temi affrontati saranno:

  • Storia e critica del pregiudizio misogino
  • La condizione della donna nella storia
  • Le differenze di genere da un punto di vista biologico
  • I giovani di oggi, le relazioni adulte di domani

L’intento è quello di instaurare un dialogo continuativo e dinamico con i ragazzi, cercando di stimolare una nuova maturità per affrontare le questioni nodali della contemporaneità in campo sentimentale. “Quella che abbiamo di fronte, ci dicono gli studi, è una generazione apparentemente felice con le loro smorfie buffe su snapchat, i sorrisi e le feste su Instagram o su Facebook. Ma basta approfondire un po’ la questione per scoprire che, in realtà, abbiamo a che fare con la generazione sull’orlo della più grave emergenza di salute psicologica giovanile da decenni a questa parte”, dichiara il professor Paolo Ercolani, professore in Filosofia dell’educazione dipartimento di Scienze dell’uomo Università degli studi di Urbino. “Anche se in superficie va tutto bene, anche se all’apparenza la loro vita è piena di amici, relazioni e interazioni, questi ragazzi si rivelano delle vere e proprie solitudini comunicanti, in preda a un sostanziale analfabetismo emotivo e relazionale. In questo senso, l’educazione sentimentale si rivela un momento necessario per provare a contenere o addirittura rimuovere quella che va considerata a tutti gli effetti come un’emergenza sociale”.

“Dal momento del concepimento fino all’età adulta, che secondo Organizzazione mondiale della sanità si raggiunge a 24 anni, l’individuo ha bisogno di essere guidato per raggiungere un’adeguata maturazione affettiva”, spiega la psicoterapeuta Giuliana Mieli. “Il progetto ha il pregio di  mettere in luce questo aspetto, riconoscendo l’importanza del mondo delle emozioni e della dialettica fra due modalità affettive fra loro complementari, attinenti alla sfera maschile e a quella femminile, che devono interconnettersi per favorire l’emancipazione della persona. Nella storica separazione fra mondo della ragione e mondo naturale l’ambito dei sentimenti è stato ingiustamente dimenticato, riscoprirlo gioverebbe non solo agli adolescenti, ma anche agli adulti e alla qualità delle loro relazioni”.

 

cs – www.crpiemonte.it

 

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Misure antismog da lunedì 1 ottobre

Via allo stop totale per tutto l’anno 24 ore su 24, per tutti i veicoli euro 0, blocco per i 12 mesi dalle 8 alle 19 dei diesel euro 1 e 2, per sei mesi ( fino al 31 marzo ) negli stessi orari, per i diesel euro 3. Da lunedì entrano in vigore  le misure antismog in tutto il bacino padano, in accordo con il ministero dell’Ambiente. Ulteriori limitazioni saranno introdotte in base ai livelli di allerta delle polveri sottili. Trascorsi  4 giorni consecutivi di superamento della soglia dei 50 microgrammi al metro cubo entra in funzione  il livello arancio che bloccherà  anche i diesel euro 4, dalle ore 8 alle 19 i veicoli con trasporto persone, dalle 8.30 alle 14 e dalle 16 alle 19 i veicoli commerciali. Superati 10 giorni consecutivi di valori oltre 50 mcg scatta il livello rosso stop (dalle 8 alle 19) anche per gli euro 5 immatricolati prima dell’1 gennaio 2013 e dei veicoli a benzina euro 1. Infine, dopo 20 giorni consecutivi di sforamento della soglia benzina stop di euro 1 e diesel euro 5  dalle 7 alle 20.

ENAIP RIVOLI: CORSI GRATUITI NEL SETTORE CAD PER PERSONE DISOCCUPATE

EnAIP Rivoli propone una serie di corsi gratuiti, riservati a persone disoccupate, volti a ottenere un Attestato di specializzazione nel settore CAD:

-OPERATORE CAD: 250 ore (serale)

Questo corso ti insegnerà a usare correttamente lo strumento CAD, permettendoti di sviluppare competenze tecniche operative, indipendentemente dal software e dal settore, finalizzate alla realizzazione di elaborati grafici bidimensionali e tridimensionali.

DISEGNATORE PROGETTISTA CON SISTEMI CAD: 100 ore di cui 400 di stage

ll corso fornirà le competenze per realizzare progetti definitivi bi e tridimensionale di oggetti industriali e per redigerne la documentazione tecnica relativa; l’allievo sarà inoltre in grado di realizzare il modello matematico da fornire alla produzione per le successive lavorazioni/prototipazioni, di conoscere i comandi e le procedure necessarie per personalizzare i programmi utilizzati e gestire dati, testi e immagini e per realizzare presentazioni del progetto su supporto cartaceo e/o multimediale. La realizzazione dei prototipi verrà effettuata anche utilizzando tecniche di stampa additiva che aumentano l’efficienza dell’uso dei materiali come tecnologia abilitanti dell’Industry 4.0

PROGETTISTA CON SISTEMI CAD CAM: 1000 ore di cui 400 di stage

Si tratta di una professionalità che si occupa di progettare e gestire con sistemi CAD CAM centri di lavoro per la produzione di manufatti industriali di diversa tipologia. Inoltre, partendo da un modello matematico realizzato su un sistema CAD, sarà in grado di produrre mediante un sistema CAM, il percorso utensile finalizzato alla lavorazione dei particolari su macchine a C.N. nel rispetto della normativa specifica e della sicurezza sui luoghi di lavoro.

 

Per informazioni e pre-iscrizioni: www.enaip.piemonte.it

oppure

CSF RIVOLI

Viale Gramsci 5/7 – 10098 Rivoli (To)

Tel: 011.9591252

E-mail: csf-rivoli@enaip.piemonte.it

 

I corsi sono in attesa di approvazione e finanziamento da parte di Regione Piemonte e Fondo Sociale Europeo.

Grande sport con i Campionati a cronometro

A poco più di tre mesi di distanza dai Campionati Italiani femminili di ciclismo su strada disputati lo scorso 24 giugno tra Rivoli e Agliè, la provincia di Torino ospiterà un nuovo evento ciclistico di livello nazionale: i Campionati Italiani a cronometro. La gara è in programma a Cavour nel pomeriggio di giovedì 4 ottobre ed è organizzata dalla Rostese Rodman, società che già si è occupata della manifestazione tricolore di giugno. Proprio la perfetta riuscita di quest’ultima – a livello tecnico e organizzativo – ha indotto la Federazione Ciclistica Italiana e la Regione Piemonte ad affidare alla Rostese Rodman anche la realizzazione dei Campionati Italiani a cronometro, che torneranno all’ombra delle Alpi per il secondo anno consecutivo dopo l’edizione 2017 disputata tra Ciriè e Caluso, peraltro in concomitanza con le prove in linea tricolori. Il 4 ottobre a Cavour saranno due le categorie in gara: Elite femminile e Open maschile, comprendente cioè Professionisti, Elite senza contratto e Under 23. Partenza e arrivo della corsa saranno a Cavour, comune della città metropolitana di Torino posto a sud di Pinerolo e al confine con la provincia di Cuneo. Lo start, in particolare, sarà posto in piazza Sforzini; per le donne alle 13, per gli uomini alle 14. Il traguardo sarà in via Giolitti. Il percorso è lungo 20,5 km e sostanzialmente pianeggiante ed è disegnato tra i comuni di Cavour, Campiglione Fenile e Bibiana con passaggio per le frazioni di Gemerello (Cavour) e Fenile (Campiglione Fenile). Le donne percorreranno il circuito una volta, gli uomini due volte; gli atleti partiranno naturalmente “da soli”, a intervalli regolari di un minuto l’uno dall’altro. Le iscrizioni chiuderanno a ridosso dell’evento, ma tra i partecipanti spiccano già diversi nomi importanti. Al via ci saranno Gianni Moscon, trentino classe 1994 del Team Sky, e Fabio Felline, torinese classe 1990 della Trek-Segafredo, rispettivamente primo e secondo nella passata stagione sul traguardo di Caluso. Con loro correranno a Cavour anche Davide Martinelli (Quick-Step Floors), bresciano classe 1993, e Alessandro De Marchi (BNC Racing Team), friulano classe 1986 che con Fabio Felline vestirà la maglia azzurra ai prossimi Mondiali a cronometro. In campo femminile occhi puntati, in particolare, sulle atlete delle Fiamme Azzurre, plurimedagliate a livello nazionale e internazionale, giovanile e assoluto. Tra loro la vicentina Tatiana Guderzo (BePink) e la romana Marta Bastianelli (Alé-Cipollini), classe 1984 e 1987 rispettivamente; Elena Cecchini (Canyon-SRAM), 26enne friulana seconda nell’edizione 2017 dei Campionati Italiani a cronometro vinti da Elisa Longo Borghini, e la torinese classe 1993 Rossella Ratto (Cylance Pro Cycling).

#BODYPOSITIVECATWALK  

Nell’ambito della Fashion Week di Milano, Sabato 22 settembre  più di 50 tra uomini e donne di ogni taglia si sono ritrovati in Piazza Duomo per sfilare in tenuta sportiva secondo il mood #EveryBodiesAreAFitnessBodies. Per sbarazzarsi del pregiudizio e trasmettere #BODYPOSITIVE. Ideatrice ed organizzatrice dell’evento la modella curvy LAURA BRIOSCHI che tramite il suo profilo Instagram ha radunato i partecipanti da tutta Italia.

Il silenzio sulla tela

FINO AL 30 SETTEMBRE

Un omaggio alla Spagna. E a un genere figurativo, quello del bodegòn” (come l’arte iberica è solita definire, fin dagli inizi, la “natura morta” per la sua specifica caratteristica dell’ essere opera quasi sempre ambientata – con la frutta i fiori gli ortaggi i pesci e la selvaggina – in taverne, osterie o cucine popolari) che in Spagna vede le sue prime produzioni intorno alla fine del XVI secolo, sulle orme di un’ormai consolidata tradizione fiamminga e italiana ma con caratteristiche assolutamente originali e di grande fascino narrativo. Questo vuole essere in primo luogo la mostra ospitata, fino al 30 settembre, nelle “Sale Palatine” della torinese Galleria Sabauda, realizzata in collaborazione con Bozar – Palais des Beaux Arts di Bruxelles e con la partnership di Intesa Sanpaolo.

Significativamente titolata “Il silenzio sulla tela” e curata da Angel Aterido, professore all’Università Complutense di Madrid, la rassegna traccia, attraverso gli esempi più significativi di “bodegones” realizzati da maestri che hanno profondamente segnato l’arte spagnola – dal primo Barocco all’età delle Accademie – il percorso di sviluppo di questo genere artistico su due secoli abbondanti di produzione. Da Sànchez Cotàn, prolifico pittore religioso (che nel 1603, a 43 anni, decise addirittura di intraprendere la vita monastica come monaco certosino) e pioniere in Spagna del nuovo filone pittorico fino al grande Francisco Goya, la mostra subalpina si articola in sette sezioni – dalle origini ai primi anni dell’ ‘800 – e fa seguito ad altre prestigiose e similari esposizioni tenutesi alla “National Gallery” di Londra nel 1995, al “Museum of Fine Arts” di Bilbao nel 1999 e successivamente al “Bozar” di Bruxelles. Al suo interno raccoglie una quarantina di opere provenienti da prestigiosi musei pubblici (dal “Prado” al “Louvre” alle “Gallerie degli Uffizi” e all’ “Art Museum” di San Diego), così come da importanti collezioni private: per il visitatore sarà come intraprendere un affascinante viaggio a tema attraverso straordinarie tavole pittoriche, come il “Bodegòn de frutas, verduras y hortalizas” realizzato da Juan Sànchez Cotàn e proveniente dalla Collezione Abellò di Madrid, le “Mele in cestino di vimini” di Juan de Zurbaràn, le scene allegoriche della “Vanitas” e de “Il Sogno del Cavaliere” di Antonio de Pereda (fra i protagonisti assoluti del Barocco spagnolo), fino alla preziosa per rigore tecnico “Natura morta con quaglie, cipolle, aglio e recipienti” di Luis Melèndez, napoletano di nascita e morto a Madrid nel 1780, o all’impressionante “Natura morta con tacchino” di Francisco Goya, che al genere “si avvicinò – precisa Aterido – con l’assoluta libertà tipica della maturità” realizzando opere decisamente innovative “la cui importanza è stata riconosciuta molto dopo la sua scomparsa”. Opere, tutte, di mirabile puntigliosa definizione stilistica, perfette nel gioco compositivo di segni e colori, così come in quei sagaci virtuosismi chiaroscurali capaci di imprimere quasi un “tocco scultoreo” all’intera rappresentazione: in esse leggiamo certamente affinità di fondo, stilistiche e concettuali (e non potrebbe essere che così), con i più consolidati modelli fiamminghi e italiani, ma anche tipiche peculiarità che contraddistinguono gli spagnoli “bodegones” dalle soluzioni compositive adottate negli altri paesi europei. Prime fra tutte, una maggiore sobrietà di fondo e il carattere austero, unito a personalissime interpretazioni tematiche che gratificano gli artisti spagnoli, cui si deve l’evoluzione del “genere”, di uno specifico riconoscimento e che li pone a titolo pieno fra i vertici dell’arte occidentale. Come dimostra anche il voluto accostamento in mostra fra le opere spagnole e nove dipinti italiani e fiamminghi appartenenti alle collezioni della Galleria Sabauda, fra le quali la “Natura morta con frutta, dolci, crostacei, un bicchiere e un topo” del tedesco (operante agli inizi del Seicento) Peter Binoit e “La vanità della vita umana” del fiammingo Jan Bruegel il Giovane, opera di grandissima ricchezza iconografica probabilmente acquistata da Vittorio Amedeo I e giunta a Torino entro il 1635. Da segnalare anche la superba “Natura morta con pesci e molluschi” (1675-80) del napoletano, eccelso pittore di fauna ittica, Giuseppe Recco, data in prestito dalle Gallerie d’Italia – Intesa Sanpaolo.

Gianni Milani

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“Il silenzio sulla tela. Natura morta spagnola da Sànchez Cotàn a Goya”

Galleria Sabauda – Sale Palatine, Piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/5211106 – www.museireali.beniculturali.it Fino al 30 settembre

Orari: dal mart. alla dom. 8,30/19,30

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Nelle foto:

– Juan Sànchez Cotàn: “Bodegòn de frutas, verduras y hortalizas”, 1602
– Juan de Zurbaràn: “Mele in cestino di vimini”, 1643-49
– Peter Binoit: “Natura morta con frutta, dolci, crostacei, un bicchiere e un topo”, ca. 1620