redazione il torinese

Un referendum contro la Ztl prolungata?

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A Palazzo Civico, in occasione del  Diritto di Tribuna, si è svolta una iniziativa di protesta per il prolungamento della Ztl a Torino e per l’ipotesi di pedaggio. I promotori sono pronti anche al referendum. In Comune è stata  presentata la petizione promossa dai commercianti e residenti che ha raccolto  6.409 firme certificate su più di  8.200. La prima firmataria è Monica Martinelli, presidente della Associazione Commercianti di via San Francesco d’Assisi. I contrari alla chiusura prolungata  temono il rischio di  desertificazione del centro e conseguenze preoccupanti per i negozianti, che chiedono attenzione alla Giunta municipale.

Effetto Ronaldo: “via la Gran Madre”

“I tifosi raccolgono le firme per vedere la casa di Ronaldo”. A TorinoStratosferica il banco adesioni

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Forse i tifosi sono ancora troppo su di giri, ma da quando CR7 è sbarcato a Torino la città non è stata più la stessa. A distanza di pochi mesi dal suo arrivo la febbre per il fenomeno juventino non ha fatto altro che aumentare. Dopo aver saputo che Ronaldo vive in una delle più lussuose ed esclusive ville della collina torinese, la reazione dei suoi sostenitori non si è fatta attendere. Da giorni, infatti, un gruppo di tifosi bianconeri ha aperto una petizione decisamente singolare: abbattere la Chiesa della Gran Madre. Il motivo è strettamente legato ad un fattore visivo. A quanto sembra, la chiesa storica sarebbe d’intralcio per coloro che vogliono ammirare la casa del giocatore della Juventus. Il banco firme è situato proprio ai piedi dell’edificio e, ad oggi, si contano più di diecimila adesioniAlcuni storici, inoltre, sostengono che la Gran Madre sia stata edificata senza permesso, altri che sia fuori scala. Demolendo la chiesa, la nuova piazza pedonale apre la vista su Villa della Regina, regalando alla città uno spazio verde sul fiume: un’esplanade contemporanea in linea con piazza Vittorio. Questa iniziativa è stata accolta positivamente dalla manifestazione TorinoStratosferica Utopian hours. Dopo il successo dell’anno precedente, il progetto per il 2018 verterà sui temi dell’evoluzione urbanistica e l’applicazione di idee creative nella realtà cittadina. Non è quindi un caso se, insieme a 30 ospiti di caratura internazionale, per tutto l’evento (dal 19 al 21 ottobre) sarà presente un banco firme che appoggia la causa. Per maggiori informazioni sulla manifestazione: www.torinostratosferica.it

 

Questa è un’iniziativa per promuovere, scherzosamente, l’evento culturale no-profit Torinostratosferica.

Halloween in Reggia

Mercoledì 31 ottobre il Carnival Party più esclusivo è alla Reggia di Venaria

 

Personaggi di tutti i tempi, realmente esistiti o di fantasia, siete tutti invitati alla Reggia di Venaria nella notte più buia e terrificante dell’anno, quella di Halloween. Mercoledì 31 ottobre, come d’abitudine, la Galleria di Diana della Reggia vi aspetta per un esclusivo Carnival PartyDopo il successo dell’ultima festa in Reggia, la spettacolare ed affascinante Nuit Royale, è ora dell’Happy Halloween alla Reggia di Venaria, organizzata da Prince Experience, organizzazione di eventi che propone più serate a tema presso la residenza sabauda durante l’anno. Eleganza e originalità sono le parole d’ordine per il dress code obbligatorio rigorosamente legato a personaggi realmente vissuti o di fantasia. Avrete la possibilità di incontrare Giulio Cesare sorseggiare una coppa di Champagne con Marilyn Monroe, di chiaccherare con Napoleone e scoprire le sue strategie di attacco, di imparare qualche passo di ballo direttamente da Michael Jackson.   Siete pronti per l’Happy Halloween più atteso al mondo? Qui il programma della serata:

H.20 Light dinner a buffet – Music | Live Performance 
H.22,30 Party con DJ SET – Live Show | Acrobati & Animazione

Incontra i personaggi del passato, vivi una notte che vale una vita intera!

È possibile acquistare biglietti solo online, su https://bit.ly/2OY2a4T

REGULAR APERITIVO + PARTY: 35,99€ (dalle 20 comprende ingresso + 1 drink)

REGULAR PARTY: 25,99€ (dalle 22,30 comprende ingresso + 1 drink)

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PLUS APERITIVO + PARTY: 40,99€ (dalle 20 comprende ingresso + 2 drink)

PLUS PARTY: 30,99€ (dalle 22,30 comprende ingresso + 2 drink)

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Info e prenotazione tavoli: mail: welcome@10xprince.com

Whatsapp: 3357762680

A spasso con Culicchia tra i fantasmi dell’Ottocento

Sarà che la città di Torino trasuda storia da ogni piazza, palazzo o caffè, sarà che siamo abituati a vederla spesso sul piccolo e grande schermo, perché è cinematografica per natura, ma ogni nuovo racconto del suo passato non risulta mai anacronistico e non smette mai di affascinarci

Esce giovedì 25 ottobre, al Cinema Fratelli Marx un altro importante progetto della Fondazione Vittorio Bersezio: A spasso con i fantasmi. Un viaggio nella Torino dell’800, mediometraggio diretto da Enrico Verra. Il film, che trova ispirazione da I miei tempi di Vittorio Bersezio è un viaggio nell’Ottocento risorgimentale, che dura il volgere di una notte, accompagnati da un cicerone d’eccezione che ha curato anche la sceneggiatura, Giuseppe Culicchia. Baldanzosa e trasversale era la curiosità di Vittorio Bersezio, che lo spingeva a saltare in poche ore da un elegante caffè bohémien ai sobborghi più malfamati della città per procurarsi storie e notizie da raccontare sulla Gazzetta Piemontese divenuta in seguito La Stampa. Con la stessa leggerezza Culicchia si aggira tra i fantasmi di personaggi celebri e umili, intellettuali e ignoti: Carlo Alberto e le lavandaie sul Po, Cavour e il boia del Quadrilatero, i nobili a teatro e gli operai di Vanchiglia, Nietzsche e gli artigiani. In un montaggio caleidoscopico si sovrappongono in un continuo gioco di contrasti le immagini dei luoghi risorgimentali, riconoscibili ancora oggi, con quelle del volto più moderno della città. Da Palazzo Madama a Porta Palazzo, dal Regio al Rondò della Forca, dal Cambio e Baratti alla Piccola Casa della Divina Provvidenza in una notte invernale avvolta dalla magia delle luci d’artista, Giuseppe Culicchia ci guida nei rimandi continui tra il passato e il presente, ora più sfacciati ora più nascosti. Il lavoro ha un valore molteplice. Oltre a rappresentare un omaggio a Vittorio Bersezio e a Renzo Rossotti, il giornalista scomparso quattro anni fa che aveva suggerito quest’opera, è un altro tassello importante per la diffusione della cultura risorgimentale e la valorizzazione del patrimonio storico subalpino nell’ambito del turismo e della didattica. Realizzato con il patrocinio della Città di Torino e con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte il film si avvale del coinvolgimento di importanti istituzioni e talenti torinesi. Nel ruolo di produttore esecutivo attraverso la società Video delta l’attore Mario Brusa, mentre l’autore delle musiche originali è Paolo Dellapiana, componente della cult-band torinese dei Larsen. Per il reperimento dell’apparato iconografico prezioso è stato il meticoloso lavoro di Carlo Griseri, esperto di cinema e da poco nominato direttore del Seeyousound, grazie alla fattiva collaborazione del Museo Nazionale del Risorgimento italiano, dell’Archivio storico della Città di Torino, della Fondazione Torino Musei, del Centro Studi Piemontesi – Ca dë Studi Piemontèis. L’uscita in sala è resa possibile dalla collaborazione con il circuito cinematografico e distributivo locale Slow Cinema. La prima proiezione per il pubblico torinese sarà al Cinema Fratelli Marx (corso Belgio 53 )giovedì 25 ottobre (alle ore 21.15) con ingresso libero e in regolare programmazione martedì 6 novembre (alle ore 16) e martedì 13 novembre (alle ore 18.30).

Giuliana Prestipino

Tiro con l’arco: i risultati della prima Coppa Italia 3D Indoor

Si è svolta nel fine settimana la Coppa Italia 3D Indoor, manifestazione inedita nel panorama nazionale del tiro con l’arco e capace, seppur alla sua prima edizione, di richiamare a Torino quasi 400 atleti in rappresentanza di oltre 90 società provenienti da tutta Italia. A organizzare la gara è stata la società torinese degli Arcieri delle Alpi, che all’interno del padiglione 5 di Torino Esposizioni ha allestito due percorsi e sistemato cinquanta sagome a diverse distanze, per permettere a tutti gli arcieri di confrontarsi nelle quattro divisioni compound, arco nudo, istintivo e longbow. L’originalità del contesto – il 3D è una specialità arcieristica che si svolge tipicamente outdoor, nei boschi e nei prati – e della formula della competizione non hanno impedito ai favoriti di salire sul podio. Presenti alle premiazioni Giorgio Botto, responsabile tecnico della nazionale 3D e campagna e ideatore della Coppa Italia 3D Indoor, Roberto Silvestro, presidente degli Arcieri delle Alpi, Odilia Coccato, presidente del comitato regionale FITARCO Piemonte, e Stefano Tombesi, consigliere federale FITARCO.

I podi delle quattro divisioni
Nel compound i titoli sono andati a Giuseppe Seimandi e Irene Franchini, entrambi atleti della nazionale plurimedagliati nel 3D (e non solo) a livello internazionale, tesserati per le Fiamme Azzurre e per gli Arcieri delle Alpi. Seimandi ha preceduto sul podio Emanuele Rota (Arcieri Cusago) e Raffaele Gallo (Arcieri Fivizzano), la compagna di squadra ha messo dietro Sonia Bianchi (Arcieri Castiglione Olona) e Alessia Foglio (Arcieri delle Alpi). Da ricordare che ai recenti Campionati Europei 3D disputati a Goteborg i due azzurri hanno conquistato il titolo individuale nel compound e un altra medaglia nella prova a squadre, rispettivamente d’oro e di bronzo. La gara di arco nudo ha visto sul gradino più alto del podio due arcieri liguri e della nazionale. Alessio Noceti (Associazione Nazionale Polizia di Stato) ha conquistato l’oro davanti all’altro azzurro Alessandro Giannini, tesserato per lo stesso gruppo sportivo, e Daniele Bellotti (Arcieri Fivizzano). Cinzia Noziglia (Fiamme Oro), argento individuale e bronzo a squadre nell’ultima rassegna continentale di specialità, ha superato in volata Eleonora Strobbe (Arcieri Altopiano Pinè) e la piemontese Annamaria Cavallero (Arcieri Compagnia degli Orsi).

Nel longbow il titolo maschile è andato all’altro ligure Alfredo Dondi (Arcieri Tigullio), argento europeo a squadre a Goteborg, che ieri ha avuto la meglio su Marco Pontremolesi e Paolo Baldini, entrambi portacolori degli Arcieri Fivizzano. Nella stessa divisione femminile ha brillato la piemontese Adele Venturi (Arclub I Falchi Bra), davanti a Marilena Forni (Arcieri Tigullio) e Paola Sacchetti (Arcieri Città di Pescia). Cinque arcieri sono arrivati a Torino dalla Spagna, incuriositi dal particolare format della manifestazione di cui avevano sentito parlare durante gli ultimi eventi internazionali. Uno di loro – Guillermo Roble Sanchez – è persino salito sul gradino più alto del podio, nella divisione arco istintivo davanti a Federico Perucchi (Arcieri Lodigiani) e Davide Vicini (Arcieri Tigullio). Al femminile doppietta della Compagnia d’Archi, con Sabrina Vannini oro e Gessica Garzetti argento. Bronzo per l’altra lombarda Rossella Bertoglio (Arcieri Lodigiani).

Il 3D e la Coppa Italia Indoor
Il 3D è una specialità del tiro con l’arco nella quale i bersagli sono sagome tridimensionali di animali realizzate in materiale plastico e posizionate in piano o in pendenza. Le gare si svolgono lungo percorsi immersi nel verde e sono aperte alle divisioni arco nudo, arco istintivo, arco compound e longbow. Il 3D è quindi una specialità tipicamente outdoor, che già da qualche stagione gli Arcieri delle Alpi hanno però portato all’interno della loro palestra per gare interregionali. Mai, in ogni caso, per una manifestazione così grande, a livello di numeri, di estensione del campo di gara e di livello tecnico dei partecipanti. Due i principali obiettivi: promuovere il 3D (specialmente a livello giovanile) e allungare la stagione di questa specialità arcieristica con un appuntamento autunnale. Con lo stesso intento il nuovo “progetto indoor” potrebbe essere esteso anche alla specialità campagna, nell’attesa di scoprire se la Coppa Italia al coperto potrà diventare un appuntamento fisso del calendario nazionale.

(FOTO ARCHIVIO)

Storia dei due fratelli con il gozzo

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce

Folletti e satanassi, gnomi e spiriti malvagi, fate e streghe, questi sono i protagonisti delle leggende del folcklore, personaggi grotteschi, nati per incutere paura e per far sorridere, sempre pronti ad impartire qualche lezione. Parlano una lingua tutta loro, il dialetto dei nonni e dei contadini, vivono in posti strani, dove è meglio non avventurarsi, tra bizzarri massi giganti, calderoni e boschi vastissimi. Mettono in atto magie, molestie, fastidi, sgambetti, ci nascondono le cose, sghignazzano alle nostre spalle, cambiano forma e non si fanno vedere, ma ogni tanto, se siamo buoni e risultiamo loro simpatici, ci portano anche dei regali. Gli articoli qui di seguito vogliono soffermarsi su una figura della tradizione popolare in particolare, le masche, le streghe del Piemonte, scontrose e dispettose, mai eccessivamente inique, donne magiche che si perdono nel tempo e nella memoria, di cui pochi ancora raccontano, ma se le loro peripezie paiono svanire nei meandri dei secoli passati, esse, le masche, non se ne andranno mai. Continueranno ad aggirarsi tra noi, non viste, facendoci i dispetti, mentre tutti fingiamo di non crederci, e continuiamo a “toccare ferro” affinchè la sfortuna e le masche, non ci sfiorino. (ac)

6 Storia dei due fratelli con il gozzo

Nel Bric di Bissarello (in provincia di Cuneo), in un grande pianoro, cresce un immenso castagno; il tronco antico e nodoso fa sì che i ragazzi si arrampichino sopra con facilità, per poi sporgersi in mezzo alla folta chioma verde e di lì, con gli occhi immortali e puri della giovinezza, osservare il mondo.  Vicino a quel luogo, un tempo, abitavano due fratelli, reietti, a causa di un grosso gozzo che li rendeva turpi nell’aspetto. Per questo motivo, essi si vergognavano di mostrarsi alla gente, temevano di essere oggetto di duri motteggi e non osavano sostenere gli sguardi inorriditi delle fanciulle del villaggio; avevano dunque deciso di ritirarsi lontano dal paese, in una piccola e assai modesta dimora che calzava a pennello per loro, con una finestrina che si affacciava sul castagno in lontananza. La drammaticità della situazione fece venire coraggio al più giovane dei fratelli, il quale decise di aspettare la notte del Sabba per parteciparvi di nascosto, convinto che quel suo gesto così audace avrebbe potuto spingere le streghe ad aiutarlo a risolvere il problema drammatico del gozzo. Ed ecco come agì. Ci fu una notte più buia del solito, le stelle in cielo si rimpicciolirono e la luna andò a nascondersi dietro le fronde del grande albero. Il ragazzo si addentrò guardingo nel bosco, inciampando nelle radici nodose del castagno, così invadenti quella notte, come se volessero addirittura fermarlo. Gli abituali, consueti rumori notturni si erano d’improvviso quietati, nessun animale correva, né usciva dalla propria tana, gli insetti non volavano, solo qualche stridio lontano tagliava l’aria e faceva quasi male all’udito. Il giovane volle convincersi che si trattava di versi di civette o barbagianni, ma solo per nascondere a se stesso quella strana sensazione di grida come provenienti dall’oltre tomba. Dopo aver camminato per un tempo che gli parve interminabile, egli arrivò in un piccolo spiazzo, dove gli alberi si allargavano tra loro e parevano formare un cerchio tracciato appositamente per ospitare balli e incontri; anche gli stessi tronchi sembravano incurvarsi leggermente, come in un eterno inchino per misteriosi invitati. Il ragazzo si acquattò dietro un tronco e rimase in attesa, si guardava attorno, pentito di essersi sentito così coraggioso, anzi pensò di tornare indietro, ma il gozzo che lo tormentava si fece più pesante e quella sensazione di malessere lo convinse a rimanere fermo dove si trovava. L’attesa fu ripagata da uno spettacolo sensazionale. Il cielo così nero si inscurì ulteriormente e dal nulla spuntarono carri trainati da cavalli imbizzarriti, adornati di campanellini tintinnanti: i suoni però erano sgradevoli, più simili al rompersi di bicchieri che a uno scampanio di festa. Le fruste schioccavano con vigore, si scagliavano contro le schiene degli animali con una forza tale che avrebbero potuto dilaniarli, ma i cavalli nitrivano, come infervorati da un insano piacere malefico. Giunsero altre streghe, ma queste non arrivarono con i carri: avevano assunto la forma di uccelli dalle grandi ali e dagli occhi piccoli. Si erano trasformate in volo, tramutando il verso del volatile in un ghigno infernale.

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Era come se l’Inferno si fosse aperto e stesse rigurgitando sulla Terra una moltitudine di creature, così spaventose che anche per il Demonio erano insopportabili. Le masche continuavano a volteggiare, gridando parole oscene e proponendosi in movimenti sempre più convulsi, quindi si presero per mano e poi, piano piano, iniziarono a scendere verso il suolo, senza fermarsi mai nella loro danza spregiudicata. Appena misero i piedi sul terreno, un fuoco rosso scuro divampò in mezzo a loro e il ragazzo, sforzandosi di guardare con attenzione, poté finalmente osservare qualche volto, incuriosito sempre più da quello spettacolo tanto raccapricciante eppure tanto irresistibile. Quando il giovane si accorse di essere stato visto, ebbe paura che le masche lo avrebbero punito per quella bravata, invece due di loro, due donne di mezza età con gli occhi lucidi di follia e i seni sgradevolmente prorompenti, lo presero per mano e lo invitarono a unirsi alla loro danza. Il giovane si sentì sopraffatto da una forza ardente, che gli lacerava gli organi e che si impadroniva del suo corpo, e anche lui iniziò a ridere e a gridare, muovendosi come un mostro in mezzo ai mostri, incapace di ribellarsi a quella sensazione di torbido piacere che lo intimoriva e lo eccitava.


La notte trascorse così, tra sogni e incubi che si susseguivano e con il caos che si accompagnò al risvegliarsi del giorno. Poi, prima che il sole spuntasse, le masche si avvicinarono al giovane e gli toccarono ognuna il gozzo ingombrante, ed egli si accorse che ad ogni tocco la sua bruttezza diminuiva, finché l’ultima donna non gli sfiorò con i polpastrelli la pelle tondeggiante del pomo d’Adamo. Mentre alcune masche salivano sul carro, altre accompagnarono il giovane fino all’inizio del sentiero che portava al villaggio e lo invitarono a proseguire verso il suo nuovo gioioso futuro. Il fratello più anziano, saputa la vicenda del ragazzo, volle provare anche lui a guarire, ma più che per coraggio, agì per invidia ed emulazione, si mosse d’impeto e andò a cercare le masche nel bosco, un venerdì notte, quando alle streghe è proibito compiere incantesimi. L’uomo le chiamò a gran voce per tutto il tempo, irrispettoso del loro riposo; gli parve, però, di aver camminato per il bosco senza aver visto niente di particolare e nessuna masca. Decise allora di salire sul castagno per avere una visione più precisa dall’alto, ma anche di lì non vedeva traccia delle streghe. Fece per scendere ma si accorse che le radici dell’albero riflettevano diversamente i raggi della luna, come se questi si muovessero; osservò meglio e vide che intorno al tronco si era formato un mare di bisce, le une intrecciate alle altre come fili all’uncinetto. L’uomo fu costretto a rimanere sul castagno tutta la notte, e si rassegnò ad attendere che l’alba facesse scomparire quegli immondi animali striscianti. Con la paura che lo attanagliava si addormentò abbracciato ad un grosso ramo, fino a quando il sole del mattino non gli infastidì il sonno. Si sgranchì la schiena, guardando subito in basso per controllare che i serpenti se ne fossero andati, ma, sebbene quel problema si fosse risolto, c’era comunque qualcosa di diverso, che non andava. L’uomo si rese conto di sentirsi appesantito, di fare più sforzo con il collo, così allungò la mano tremante verso il mento e si accorse che gli era spuntato un secondo gozzo, oltre a quello che già aveva. Del fratello più giovane si sa che in città trovò un onesto lavoro, si innamorò di una cartomante e la sposò; dell’altro, invece, si racconta che solo il prete andasse ogni tanto a fargli visita, e all’uomo di chiesa il misero reietto continuava a ripetere: ” A me delle donne non è mai interessato niente”. Chi è curioso va all’Inferno, ma talvolta viene premiato… dal Diavolo, s’intende.

Alessia Cagnotto

 

 

CAMPAGNA PER LA PREVENZIONE DELL’INFLUENZA: IN UNA TOP 6 I FALSI MITI

Anche quest’anno con l’inizio della stagione autunnale è in agguato la prima ondata di influenza. E i dati non lasciano dubbi sul fatto che questa patologia non vada affatto sottovalutata:

l’influenza, che nella scorsa stagione ha colpito 8,6 milioni di contagiati contro i 5 milioni e 441 mila dell’anno precedente, nei mesi invernali 2018-2019 contagerà almeno 5 milioni di persone e altrettante saranno debilitate da sindromi parainfluenzali*. “La profilassi è fondamentale per tutelare le persone più fragili e gli anziani dai rischi dell’influenza”, ha spiegato Aladar Bruno IanesDirettore Medico di Korian Italia, azienda leader nell’offerta di servizi per l’invecchiamento di qualità. “Anche se il vaccino non garantisce una copertura totale, attenua notevolmente i sintomi della malattia e previene il rischio di complicanze. Per la prevenzione, però, sono importanti anche le buone prassi, come lavarsi spesso le mani e utilizzare fazzoletti di carta mono uso”.

 

Ma quali sono i falsi miti che circolano attorno al virus influenzale e alla sua diffusione?

1) L’influenza non è una malattia grave

L’influenza è una malattia infettiva contagiosa, con una fase sintomatica con febbre alta, tosse fastidiosa, brividi, stanchezza e dolori muscolari diffusi che possono persistere per diverse settimane. Solo se curata in modo tardivo e nei casi più gravi, questo virus può portare alla morte i soggetti più fragili o anziani.

2) Il vaccino contro l’influenza stagionale non è efficace

Essere vaccinati rende in ogni caso più protetti. Il vaccino viene aggiornato ogni anno con tre ceppi diversi per una migliore efficacia rispetto a un virus che muta facilmente.

3) Il vaccino contro l’influenza è pericoloso

I vaccini antinfluenzali non contengono adiuvanti e, in particolare, non contengono alluminio: i ceppi utilizzati sono inattivi e non patogeni. L’unica controindicazione è l’allergia alle proteine dell’uovo.

4) L’omeopatia è efficace quanto la vaccinazione per prevenire l’influenza

Solo il vaccino antinfluenzale ha una provata efficacia nella prevenzione dell’influenza. Perciò non può essere sostituito da un trattamento omeopatico.

5) il vaccino dell’anno precedente vale anche per l’anno in corso

In genere, il vaccino antinfluenzale stagionale è diverso da quello dell’anno precedente per almeno uno dei ceppi. I richiami di vaccino annuali sono indispensabili per disporre di una protezione efficace.

6) Il vaccino contro l’influenza stagionale è inutile

Si può affermare di avere avuto l’influenza solo dopo aver effettuato un test specifico. Accade spesso, infatti, che il virus dell’influenza venga confuso con altri virus respiratori in circolazione, che presentano sintomi analoghi.  In linea generale, le persone vaccinate che ritengono di avere avuto l’influenza hanno in realtà contratto un’infezione legata ad un altro virus.

 

 

LE MOSSE ANTI-INFLUENZA

 

“Nel caso dell’influenza il contagio avviene perlopiù per via aerea. E’ quindi possibile adottare semplici accorgimenti per difendersi dal virus, modificando alcune piccole abitudini quotidiane”, prosegue il Dottor Ianes. Ed ecco, in sintesi, alcuni consigli “salva-salute”:

 

 farsi vaccinare il prima possibile

 lavarsi e disinfettarsi regolarmente le mani

evitare di toccarsi il viso, in particolare naso e bocca

 soffiarsi il naso con un fazzoletto usa e getta e buttarlo nel cestino per allontanare subito batteri e germi

 coprirsi naso e bocca quando si tossisce o si starnutisce

Alle persone malate, infine, è consigliabile:

 limitare le uscite e rimandare le visite ai familiari;

 indossare una mascherina chirurgica se a contatto con persone debilitate;

 limitare i contatti: evitare di stringere le mani e abbracciare

 pulire regolarmente gli oggetti di uso quotidiano, come occhiali, sedie, cellulare, Pc, etc.

 

Rifondazione al presidio antifascista

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Sabato 20 ottobre, ore 16, in piazza Palazzo di Città, Torino, Rifondazione Comunista ci sarà raccogliendo l’appello che un nutrito gruppo di partigiani, primo firmatario Gastone Cottino, ha lanciato per un presidio antifascista, antirazzista, di lotta alle discriminazioni e alle ingiustizie, di sostegno a chi come a Riace è impegnato sul fronte della cooperazione e dell’accoglienza. Nel clima odierno di paura e intolleranza i partigiani torinesi invitano a riprendere il cammino della lotta e della speranza assumendo le ragioni del disagio, della ribellione, della rabbia  contro lo stato delle cose presenti e la degenerazione della politica. “Noi in piazza ci saremo – dichiara Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se – esprimendo non solo la nostra ferma opposizione ai rigurgiti fascistoidi, alle politiche discriminatorie, razziste dell’attuale governo Lega-M5S ma la nostra critica e alterità alle politiche neoliberiste, d’impoverimento sociale, di attacco ai valori fondanti della nostra Costituzione dei governi precedenti a guida Pd il cui risultato è stato di ingenerare l’attuale situazione di degrado sociale, politico, culturale. Per sconfiggere i rigurgiti fascisti e razzisti bisogna tornare a combattere le politiche restrittive, della precarietà, dell’insicurezza, delle disuguaglianze sociali foriere di un clima di paura e di intolleranza. Riconquistiamo la dignità di persone, di lavoratori e di cittadini, com’è nel dettato costituzionale, senza esclusione alcuna. Con i partigiani ora e sempre Resistenza!”

                                                      Ufficio Stampa Prc-Se di Torino

Luci e ombre nelle scuole torinesi e piemontesi

Legambiente: “Bene i servizi, male la manutenzione degli edifici: il 67% delle scuole ha bisogno di interventi urgenti”. Buone pratiche: in cima alla classifica per pasti bio e raccolta differenziata, ancora basso l’utilizzo di fonti rinnovabili

 

 

Ecosistema Scuola 2018, l’indagine annuale di Legambiente sullo stato del patrimonio edilizio scolastico e dei servizi educativi, presentata a Napoli nel corso del Forum Scuola, vede in cima alla classifica Bolzano e Trento, “due realtà particolarmente virtuose in tema di sicurezza (tutti gli istituti presentano le certificazioni di agibilità, collaudo statico, prevenzione incendi, agibilità igienico sanitaria e hanno effettuato i monitoraggi per radon e amianto), e di innovazione, con il 6% di edifici costruiti secondo i criteri della bioedilizia a fronte di una media nazionale che non raggiunge l’1%, – spiegano i promotori dello studio –  frutto di una chiara scelta di governance confermata anche dalla spesa per la manutenzione straordinaria degli ultimi cinque anni, pari a circa 175 mila euro per edificio, cioè circa dieci volte la media nazionale. Un mix di programmazione, di investimenti costanti e di innovazione che manca in molte altre zone d’Italia”.

 

Nella top ten di Ecosistema Scuola 2018  tutti Comuni del Nord, con la sola eccezione di Prato (7º): dopo Bolzano (1º) e Trento (2º) abbiamo Bergamo (3º) e ben 4 capoluoghi dell’Emilia Romagna: Reggio Emilia (4º), Piacenza (5º), Parma (6º), Rimini (10º). Gli altri Comuni presenti sono Pordenone (8º) e Verbania (9º). In coda le città del Sud e delle isole: ultima in graduatoria Messina, preceduta da Foggia (82º), Palermo (80º), Reggio Calabria (79º), Siracusa (78º), Potenza (77º), Sassari (75º) e Crotone (74º). Sempre in fondo, una città del centro, Latina (81º) e una del Nord, Trieste (76º). E’ Firenze (18º), tra le grandi città a posizionarsi nella parte più alta della classifica, quindi Torino (20º), Milano (27º) e Napoli (32º), seguono a distanza Venezia (52º), Catania (53º), Bari (62º), Genova (69º), mentre nella parte più bassa troviamo Reggio Calabria, Palermo e Messina. Roma invia dati incompleti e pertanto non entra in graduatoria. Bologna e Cagliari non inviano dati.

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“Abbiamo sempre di fronte un quadro di urgenza ed emergenza -ha dichiarato Vanessa Pallucchi, responsabile nazionale Scuola e Formazione di Legambiente-, crediamo che per dare una scuola sicura a tutti gli studenti occorra accelerare gli interventi di riqualificazione dando priorità alla messa in sicurezza delle scuole nelle aree sismiche più vulnerabili e al miglioramento delle prestazioni energetiche. Gli enti locali vanno aiutati con una semplificazione delle linee di finanziamento e sostenuti in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori. Occorre poi aprire una nuova fase dell’edilizia scolastica ed utilizzarla come leva di rigenerazione di territori e quartieri. Le zone più svantaggiate del nostro paese sono quelle dove dobbiamo andare a investire su scuole più belle e innovative. Ora accade esattamente il contrario. Una sperequazione che vediamo anche nei servizi scolastici, che sono una parte importante del modello di governance che si dà un territorio rispetto agli stili di vita individuali e collettivi. Un piedibus che ben funziona o una mensa sana e accogliente, aiutano a ricostruire quella comunità e quei processi di condivisione di cui ora abbiamo tanto bisogno”.

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GLI ALTRI DATI DELL’INDAGINE

Il rapporto Ecosistema Scuola è stato presentato in apertura del Forum, che si è tenuto  a Napoli sul mondo della scuola, promosso da Legambiente insieme a Editoriale La Nuova Ecologia e Kyoto Club, con il contributo di Fassa Bortolo e Iccrea BancaIntesa, in partenariato con Ecomondo e Vastarredo, che ha visto partecipare e confrontarsi Comuni, amministrazioni centrali, dirigenti scolastici, docenti, famiglie, studenti e aziende su sfide e opportunità in campo per un’edilizia scolastica sicura e sostenibile e servizi che abbiano una elevata qualità. Per una scuola che sappia essere luogo di innovazione e benessere. In Piemonte partecipano all’indagine e si posizionano prevalentemente nella prima metà della graduatoria: Verbania (9º), Biella (14º), Torino (20º), Asti (23º), Cuneo (34º), Alessandria (39º) e Vercelli (56º), Novara è l’unica non in graduatoria poiché invia dati incompleti. Un patrimonio quello scolastico piemontese vetusto, risalente a prima dell’entrata in vigore delle norme antisismiche (74,3% degli edifici) e situato nella maggior parte dei casi in strutture nate come scuole (84,1%) ma in parte anche in edifici storici (14,5%). Solo sul 3,3% è stata eseguita la verifica di vulnerabilità sismica e sul 13,6% sono state effettuate indagini diagnostiche dei solai, con interventi sulla loro messa in sicurezza per il 2017 sul 10,6% degli edifici. Sono ancora molte le strutture scolastiche che hanno necessità di interventi di manutenzione urgente (67,8% rispetto al 46,8% del dato nazionale), sebbene negli ultimi 5 anni l’86% degli edifici abbia goduto della manutenzione straordinaria. La cifra stanziata per questa voce è stata pari a €19.575 (€23.946 il dato nazionale), la spesa ha interessato invece una cifra maggiore rispetto allo stanziato, pari a €23.453 (a livello nazionale ne sono stati spesi mediamente per ciascun edificio €17.780). Torino è la città che investe di più ma che spende anche di più della cifra stanziata, anche Alessandria investe nell’edilizia e stanzia una somma importante corrispondente a quella di spesa. Per quanto riguarda la manutenzione ordinaria sono stati stanziati €7.201 (€7.631 mediamente per edificio a livello nazionale) ma spesi €5.316. Il Piemonte utilizza fondi nazionali mediamente pari a €8.773 per edificio (Alessandria, Asti e Torino) e fondi regionali in minima parte (Torino), €1.097 di media per edificio rispetto ai €4.598 di spesa a livello nazionale.

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Buona è la situazione delle certificazioni cui sono dotate le scuole: collaudo statico (57%), idoneità statica (52,1%), agibilità (72,5%) e certificazione igienico-sanitaria (85,5%), più bassa rimane la percentuale della certificazione di prevenzione incendi, il 30,6% a fronte del 42,2% della media nazionale. Inoltre porte antipanico (98,8%), prove di evacuazione (98,1%), impianti elettrici a norma (98%) e requisiti di accessibilità (93,5%). Dati sopra la media nazionale anche per i servizi e le buone pratiche adottate nelle scuole piemontesi. Il servizio di scuolabus è a disposizione del 49,6% delle scuole, ma sono buoni anche i dati relativi ad altri alla messa in sicurezza della mobilità intorno ai plessi: l’84,5% ha attraversamenti pedonali, il 29,1% usufruisce della presenza dei nonni vigili, il 10,7% ha transenne parapedonali. Si investe anche in progetti educativi, prevalentemente nelle scuole (80% rispetto al 72,9% del dato nazionale), Torino e Verbania anche in progetti extra scolastici. L’84,5% delle mense scolastiche piemontesi servono pasti bio, nel 95,4% prodotti a qualità controllata, l’83,3% privilegia prodotti a km 0. Tutti i Comuni piemontesi garantiscono menu alternativi per motivi culturali e religiosi e per l’83,3% prevedono il recupero di cibo non somministrato da dare a organizzazioni no profit. Il 28,7% delle mense dispone di una cucina interna, l’82,2% utilizza acqua del rubinetto e nel 35,2% viene data la possibilità ai bambini di portare il pranzo da casa. Ben al di sopra dei valori nazionali la raccolta differenziata: in tutte le scuole si differenziano plastica, vetro e carta, mentre il 93,5% di esse differenzia l’alluminio, il 99,5% organico, l’88,5% pile e ben il 91,2% toner e cartucce per stampanti. Le scuole oltre ad utilizzare i neon (42,6%) utilizzano anche altre fonti di illuminazione a basso consumo (83,7%). Rimane ancora basso l’utilizzo di fonti rinnovabili (8,4%) rispetto alla media nazionale (18,2%): impianti solari termici per il 10,8% e solari fotovoltaici per l’83,8%. Va segnalato un 5,4% di scuole con impianti a biomassa (Torino) e quelle servite da teleriscaldamento (41,3% rispetto al dato nazionale che si attesta sull’8,2%). Per quanto riguarda le situazioni di inquinamento sia outdoor che indoor tutti i Comuni presenti all’indagine hanno effettuato monitoraggi sulla presenza di amianto, con il 18,1% di scuole con casi certificati, lo 0,2% con casi sospetti e il 2% in cui sono stati effettuati interventi di bonifica. Sensibili al tema del radon il 57,1% dei Comuni che hanno effettuato monitoraggi sulla presenza di questo gas nelle scuole, con 10,2% di edifici con casi certificati. La situazione relativa all’inquinamento elettromagnetico ci mostra un 8,3% di edifici con wifi, 15,2% in prossimità di antenne cellulari. Solo il 5% presenta invece una rete completamente cablata. Situazione critica in termini di inquinamento outdoor per le scuole dei Comuni piemontesi: il 54% degli edifici si trova tra 1 e 5 km di distanza da industrie, il 32,8% da una discarica e il 41,1% da un aeroporto. Un 3% si trova a meno di 60 m dal distributore di benzina. “Sebbene in Piemonte negli ultimi 5 anni la gran parte degli edifici scolastici abbia goduto di manutenzione straordinaria restano ancora tantissimi, più del 67%, quelli che necessitano di interventi urgenti -sottolinea Francesca Gramegna, direttrice di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Così come, se da un lato è positiva la performance delle città piemontesi sul fronte dei servizi e delle pratiche ecocompatibili, soprattutto per la raccolta differenziata dei rifiuti, dall’altro è ancora insufficiente l’utilizzo di energie rinnovabili. Torino si piazza prima tra le grandi città del Nord, ma occorre anche qui investire di più e, più in generale, serve uno sforzo maggiore per promuovere un grande cantiere di innovazione”.

L’arte della bella tavola

Porcellane, argenti e cristalli protagonisti di straordinarie tavole, collezioni di menu e ricettari di famiglia

Per la prima volta oggetti, documenti, diari e libri ritrovati in armadi, credenze e bauli del Castello svelano i segreti della convivialità e dell’accoglienza degli ospiti, usanze, aneddoti e curiosità a proposito di golosità che immergono in atmosfere suggestive ed evocative di incontri di famiglia, ma anche di pranzi formali in cui antenati illustri con ospiti importanti a volte hanno deciso i destini delle nazioni… Tutte le domeniche dal 14 ottobre al 25 novembre al castello di Pralormo (per i gruppi anche tutti i giorni, su prenotazione) il percorso di visita all’interno del Castello è per l’occasione arricchito con allestimenti straordinari. In particolare i visitatori sono immersi in un’atmosfera molto suggestiva perché possono ammirare affascinanti tavole allestite e alcuni servizi di porcellane, argenti e cristalli della famiglia Beraudo di Pralormo, che abita nella dimora fin dal 1680, e che li ha tramandati nei secoli, di generazione in generazione. Ogni ambiente è tematizzato e racconta la storia dell’evoluzione dell’arte della tavola, di vari momenti conviviali, di usanze, di aneddoti… menu e ricettari di varie epoche gelosamente custoditi negli archivi del Castello fanno immaginare e rivivere quei momenti di incontro di famiglia, ma anche quelli formali con ospiti internazionali e nomi prestigiosi. Il percorso si conclude con un allestimento che mostra come i proprietari del Castello, i Conti Beraudo di Pralormo, ricevono oggi i loro ospiti: una grande tavola apparecchiata con piatti di ceramica a forma di grandi foglie, curiose insalatiere e animali in vetro, il tutto a simulare un pranzo in giardino. E sorpresa finale… un allestimento estremamente suggestivo che immerge il visitatore in un momento conviviale del futuro… La visita è completata da una seconda sezione allestita nell’Orangerie, spazio nel parco dove si ritiravano gli agrumi durante l’inverno:

“IL GUSTO DELLA PUBBLICITÀ – MANIFESTI DA UNA COLLEZIONE TORINESE”.

Manifesti, locandine, cartoncini, oggetti e scatole in latta con un percorso articolato in quattro sezioni, dedicate alle attrezzature e alle cucine d’antan, al cioccolato, ai vini spumanti e al vermouth. Una selezione di prodotti dei marchi del territorio torinese e piemontese tra la fine dell’Ottocento e il 1960 proveniente da una collezione di famiglia, ricca raccolta torinese nata dall’interesse per la grafica di Elvio Soleri (1944-2015) attraverso quarant’anni di appassionate ricerche. È inoltre proposto un interessante programma di eventi collaterali dedicati sia agli adulti che ai bambini dal titolo

“AFFARI DI TAVOLA, DI PALATO, DI CUCINA…”.

Dal 14 ottobre al 25 novembre 2018

Castello di Pralormo – Via Umberto I° 24 Pralormo (TO)

Orario: dalle 10 alle 18