redazione il torinese

Londra al femminile nella guida di Elisa Pasino

Londra… per Virginia Woolf Londra era un incanto, per Gilbert Keith Chesterton un mistero, oggi è di fatto una città sconfinata in continuo fermento

Se volete scoprirla anche nei suoi angoli meno noti e turistici, non partite senza la guida -fresca di stampa- “Londra al femminile” di Elisa B.Pasino (Morellini editore) che la presenterà al Circolo dei Lettori di Torino lunedì 12 novembre alle ore 18.La giovane giornalista giramondo -direttore responsabile di “I like.it magazine” e dell’ufficio stampa dell’università IULM- ha un suo blog di viaggi “Valigia a due piazze” seguitissimo, ed ora, dopo il successo dei precedenti “Prêt a partir. Tutti i consigli per una viaggiatrice perfetta” e “New York al femminile”, vi suggerisce come, quando, dove e cosa scoprire della capitale inglese in questo vademecum che è in vendita anche all’Italian bookshop di Kensington, a Londra.Non la solita guida turistica, piuttosto una compagna di viaggio che vi segnala scorci inediti della città e scoperte fatte in prima persona dall’autrice. Quindi procuratevi una copia, prenotate un volo per questa città facilmente raggiungile (circa due ore di aereo da Milano), fate una valigia da Londoner, armatevi di impermeabile e ombrello, attraversate la Manica e via all’avventura.La scelta delle mete segnalate è davvero ampia: da quelle famose ad altre più nascoste e imperdibili. A voi la scelta della Londra che più vi si addice, tra tour classici in 10 tappe, musei, gallerie, spazi culturali e artistici, mercati e mercatini, shopping a tutti i livelli e per tutte le tasche, dove bere, mangiare e dormire, cosa leggere…e ancora tanto altro sciorinato in modo chiaro e facilmente consultabile in poco più di 200 preziosissime pagine.

Innanzitutto come muoversi in città? Con uno dei simboli   londinesi, i double decker ovvero gli autobus rossi a due piani che iniziarono a circolare nel 1829 trainati da cavalli. Oggi ovviamente sono motorizzati con due le linee in servizio: i Routemaster che fanno parte dell’English Heritage. La linea 15 (Trafalgar Square –Tower Hill) e la 9 (Royal Albert Hall-Aldwich) ideale per il pub craw, ovvero il giro dei bar, alcuni anche storici, in cui bere birra. Nel libro sono elencate linee non storiche ma interessanti di double decker (da quelle dei musei a quelle dei parchi, passando per London antica e quella elegante). Da autentici inglesi potrete anche sorseggiare ottimo tea nel tour di un’ora del Bakery Afternoon tea bus tour(dura un’ora e tocca alcuni degli angoli più noti della città). Decisamente più cari, ma da prendere almeno una volta per spostarsi, i black cab, i famosi taxi neri che potete fermare per strada alzando un braccio. Tra le tante destinazioni suggerite dall’autrice eccone alcune super consigliate.I villaggi di Londra. E già… perché Londra è tante città in una; è cresciuta inglobando comunità e sobborghi nati nel tempo intorno al nucleo centrale. Ed ecco allora Londra e i suoi villaggi, ognuno particolare a modo suo, con un centro e un’anima che lo definiscono: vivere qui è piacevole, lontano dal traffico del centro, ma senza sentirsi in periferia. Il libro vi segnala angoli pittoreschi, mercati e aree verdi.

 

I Mews. Sono le strade laterali delle vie principali, in cui nei tempi andati c’erano stalle, rimesse per le carrozze e fienili. Le mews house oggi più in voga   sono nella zona di Notting Hill (si, proprio quella del film cult del 1999 con Hugh Grant e Julia Roberts). Per orientarvi al meglio, nel libro c’è l’elenco completo. Secondo l’autrice tra i mews più belli ci sono: a Fitzrovia,Warren Mews; a Kensington, Atherstone Mews; a Westbourne Green, Saint Lukes Mews.

Case più antiche. Sono in stile georgiano e concentrate in Fournier Street, a Shoreditch, (alle spalle di Old Spitalfields Market). In questa zona ricca di storia si trasferirono a inizi 700 gli ugonotti francesi, seguiti nei secoli da ebrei e poi bengalesi. Curiosità: per gli appassionati di Jane K.Rowling c’è una casa in perfetto stile Harry Potter.

 

Giardini segreti. Oltre ai famosissimi Kensington Gardens e Hyde Park, Londra è uno scrigno prezioso che racchiude altri giardini gioiello. Ecco alcune chicche da non perdere. Chelsea Physic Garden, il più antico orto botanico inglese che risale al 1673: un piccolo paradiso con la prima aiuola rocciosa al mondo ed oltre 5000 piante provenienti da tutte le latitudini del globo terrestre. E’in Royal Hospital Road e per entrare dovete suonare un campanello.

Poi sono da scoprire anche Postman’s Park (non lontano da St Paul Cathedral) con le targhe che ricordano gli atti eroici di gente comune; e il Phoenix Community Garden (si può anche riservare per eventi privati) creato negli anni 80 e unico dei 7 community gardens della zona sopravvissuto fino ad oggi grazie all’impegno di un gruppo di volontari.

 

Vecchi cinema dove bere e mangiare guardando un film. Tra i 10 suggeriti dalla scrittrice spicca l’Electric Cinema di Portobello Road aperto dal 1910 in un edificio in stile barocco con facciata di pietra e colonne ioniche. Entrate e non perdetevi l’emozione di occupare una delle postazioni

-tutte con abat-jour che si accende a inizio e a fine ripresa- appoggiate comodamente i piedi sull’apposito cubo e ordinate il pasto al cameriere di sala che ve lo servirà. What else?

Columbia Road Flower Market, in East London, nel distretto di Bethnal Green. E’ l’affollatissimo mercato dei fiori della domenica, particolarmente di moda tra i Londoners

negli ultimi 2 anni. Qui la gamma floreale è vastissima, i banchetti vengono montati già alle 5 del mattino e restano aperti fino alle 3 del pomeriggio: tutte le sante domeniche, che piova, nevichi o sia festa. E sempre la domenica, li vicino, potete fare una puntata al Brick Lane Market e all’Old Spitalfields Market: al coperto e tutti i giorni, meta perfetta per ripararsi dal maltempo tenendo presente che il giovedì è dedicato all’antiquariato, mentre la domenica agli artigiani e ad oggetti di design.

 

London Street Art, ancora in East London, se ad attrarvi è l’arte di strada -in continuo divenire- e la sorprendente creatività dei murales, prendete spunto dal libro per un coinvolgente e indimenticabile Walking Tour. Non perdetevi il famoso “His Master’s Voice” disegnato da Banksy alla birreria Cargo o le scritte “Happy” e “Scary” realizzate da Ben Eine (nome d’arte di Ben Flynn) creatore di un famoso alfabeto decorato. E girovagando nelle traverse di Brick Lane potete passeggiare tra graffiti giganteschi che rivestono interi palazzi.

 

Locali che piacciono alle donne e luoghi da selfie, in primis caffè e pasticcerie diventati location imperdibili sia per Londoners che turiste. Vale la pena l’ingresso del Peggy Porschen Cakes a Belgravia dove lasciarsi tentare da un cupcake e mettersi in fila per una foto davanti alla porta decorata da fiori finti declinati a seconda delle stagioni e delle varie feste (da zucche e scheletri per Halloween al tradizionale rosso natalizio). Sempre per la sensibilità femminile, assolutamente da non perdere, è il paradiso fiorito in terra di Petersham Nurseries (a Richmond nell’affascinante borgo affacciato sul fiume ed ora anche a Covent Garden). Incantevoli luoghi poliedrici che sono serra, ma anche mille altre cose… ristorante, caffè e sala da te. Assolutamente consigliati a chi non può fare a meno della più avvolgente e tipica atmosfera English countryside.

 

Ovviamente questi sono solo alcuni spunti ….a voi scoprire il resto di “Londra al femminile” e fare buon viaggio.

 

Laura Goria

 

 

 

 

Cercansi donatori per il non profit

Dalle 9 alle 18 a Torino, Cuneo e Alba i giovani Talenti del fundraising “reclutano” potenziali donatori per 6 enti non profit

Sabato 10 novembredalle 9 alle 18, la Fondazione CRT organizza a Torino, Alba e Cuneo il primo Disruptive Donor Experience Day”, una giornata interamente dedicata alla promozione del dono con le tecniche innovative della realtà virtuale e della guerrilla marketing.  All’insegna della domanda “Conosci l’impatto della tua donazione?”, 60 giovani Talenti del Fundraising – il progetto della Fondazione CRT che offre un percorso di alta formazione per aspiranti professionisti della raccolta fondi – cercheranno di “reclutare” e coinvolgere donatori per 6 importanti realtà non profit del territorio: Gruppo Abele, La Collina degli Elfi, Fondazione Faro, Fondazione Specchio dei Tempi, Fondazione Nuto Revelli, Santuario della Consolata.  Le persone potranno vedere concretamente l’impatto delle donazioni “vivendo” le storie di alcuni beneficiari, attraverso esperienze immersive di realtà aumentata e virtuale ed eventi di guerrilla marketing, ideati e realizzati dai Talenti del fundraising.  Infatti, secondo gli ultimi dati Doxa (Donare 3.0 – 2018), il 97% dei donatori ritiene importante la trasparenza nella donazione. Sempre di più, la possibilità di verificare la destinazione dei fondi raccolti diventa un criterio indispensabile nella scelta del donatore. Inoltre, il 40% dei non-donatori afferma che il motivo della mancata donazione sta proprio nell’assenza di trasparenza (Fonte: Italiani solidali – Doxa – 2014).  “Fondazione CRT lancia per la prima volta una giornata interamente dedicata al dono, portando ‘in strada’ le storie di chi ha beneficiato della generosità delle persone – afferma il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia –. Siamo convinti che il futuro della nostra società vada costruito sulle solide basi del senso di comunità: ciascuno, con il proprio contributo, può essere protagonista attivo di un welfare responsabile che chiama a raccolta tutti, dalle istituzioni ai singoli cittadini”.  “La Fondazione CRT ha negli anni incentivato la capacità di raccolta fondi – sottolinea il Segretario Generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci –, da una parte mettendo in campo iniziative volte a rafforzare la capacity building delle associazioni, dall’altra attivando percorsi di formazione finalizzati a creare le skills necessarie per promuovere campagne di fundraising: il ‘kit’ di una campagna di successo deve contemplare la misurazione dell’impatto, la vera leva per conquistare la fiducia del donatore”.  Con il “Disruptive Donor Experience Day”  #DDEDay – nel centro di Torino si potranno incontrare 5 “alieni” con la t-shirt “Are we human?” che, attraverso un visore, mostreranno il contesto “extra-terrestre” della vita quotidiana in un centro di recupero e la delicatezza delle storie della Comunità del Gruppo Abele; si potranno conoscere, seduti in un salottino allestito ad hoc, i beneficiari della 13esima dell’amicizia della Fondazione Specchio dei Tempi; si potrà colorare e rendere accogliente una stanza dell’Hospice della Fondazione FARO, nonché vivere in prima persona, tramite un visore di realtà virtuale, l’importanza delle cure offerte dalla Fondazione stessa. Sarà per la prima volta visitabile, sempre grazie alla realtà virtuale, il Cantiere Romanico del Santuario della Consolata, monumento simbolo di Torino di cui la Fondazione CRT è storico sostenitore, mentre tutta la giornata si svilupperanno diversi eventi nella piazza adiacente.  Cuneo e a Torino, con la Fondazione Nuto Revelli, grazie alla realtà virtuale, si potrà visitare la borgata dove Nuto Revelli visse e combatté da partigiano.  Ad Alba, in occasione della Fiera del Tartufo, rivivrà in piazza la Collina degli Elfi (associazione che ospita famiglie con bimbi malati di cancro che hanno terminato le cure), da cui verranno fatte rotolare 200 palline colorate, scrigni delle storie e delle emozioni di altrettante famiglie beneficiarie, e sarà inoltre possibile provare l’arte-terapia.

Torino cresce sulla app di quartiere

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Nextdoor, la prima e più utilizzata app per vicini di casa da poco arrivata in Italia, annuncia che Torino è tra le città del nostro Paese che stanno crescendo più velocemente, a testimonianza del grande interesse dei torinesi nei confronti della community locale

Dopo poco più di un mese dal lancio in Italia, l’88% dei quartieri di Torino è stato lanciato attivamente – ovvero 109 in totale – ciò significa che i torinesi non solo si sono iscritti alla piattaforma, ma anche che stanno partecipando  abitualmente alle conversazioni con i vicini. I quartieri più attivi sono Vanchiglia e Borgo Po Nord – Eremo, con più di 100 membri.

 

“È meraviglioso vedere come i torinesi siano entusiasti all’idea di instaurare relazioni più profonde all’interno del proprio quartiere, sia online che offline” afferma Amedeo Galano, Head of Community di Nextdoor per l’Italia. “Nextdoor è la piattaforma perfetta per trovare ciò di cui si ha bisogno proprio sotto casa. Può diventare una risorsa affidabile per scambiarsi raccomandazioni, conoscersi e, cosa più importante, costruire rapporti basati sulla fiducia”. Già dalle prime settimane dal lancio i vicini italiani hanno cominciato ad usare Nextdoor per trovare una babysitter o un idraulico fidato, farsi aiutare a trovare un animale smarrito o organizzare aperitivi per conoscere nuovi vicini. Iscriversi a Nextdoor è facile e sicuro. I membri utilizzano il proprio nome e gli indirizzi di casa sono verificati, le conversazioni sono accessibili solo ai vicini verificati del proprio quartiere e l’accesso è protetto da password. Inoltre, i contenuti condivisi nei quartieri e le informazioni personali dei membri non possono essere trovati tramite Google o altri motori di ricerca. Secondo una ricerca condotta da Research Now*, gli italiani possiedono un innato senso di comunità e attribuiscono grande importanza ai rapporti con i propri vicini. Il 67% degli italiani, infatti, afferma di essere in buoni rapporti con i propri vicini, mentre il 22% sostiene che siano addirittura ottimi. Molto significativo è anche, per l’82%, il desiderio di migliorare questi rapporti. 

Nello specifico:

 

  • il 48% esprime il desiderio di creare un legame di fiducia
  • il 19% vorrebbe allargare la propria cerchia sociale
  • il 19% vorrebbe sentirsi più coinvolto nella vita di quartiere
  • il 14% vorrebbe sapere di poter contare su qualcuno in caso di bisogno

 

Nextdoor è gratuita e disponibile su Web, iOS e Android. Principale obiettivo della piattaforma è quello di permettere ai vicini di casa di creare community locali per migliorare la vita dei quartieri e renderli più sicuri. Lanciata a ottobre del 2011 negli Stati Uniti, Nextdoor ha cominciato a espandersi in Europa nel 2016, raccogliendo più di 250 milioni di dollari sia da parte di investitori americani – tra cui Benchmark e Greylock Partners – sia europei – come Axel Springer. Ad oggi, più di 200.000 quartieri di Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi e Germania, Spagna e Italia usano Nextdoor.

 

*La ricerca è basata su un campione di oltre 1.000 Italiani.

Riflettori sul Medio Oriente

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

Chi ricostruirà la Siria dopo quasi otto anni di conflitto? Chi pagherà la ricostruzione, stimata in 400 miliardi di dollari? Come sarà la Siria post bellica? Nella martoriata nazione levantina la guerra si sta spegnendo lentamente ma non è ancora finita. In alcune aree del Paese si continua a morire e centinaia di miliziani jihadisti si riorganizzano nelle zone dove il regime non ha ancora il totale controllo del territorio. “La ricostruzione della Siria non passa solo attraverso il suo tessuto economico e sociale, afferma il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, ma tocca anche la sfera religiosa in una nazione in cui le minoranze, compresa quella cristiana, hanno beneficiato negli ultimi decenni di pari diritti e dignità”. Mentre nel vicino Iraq il nuovo corso politico, scaturito dalle ultime elezioni, avanza faticosamente tra povertà crescente e mire iraniane, nello Yemen infuria da tre anni una guerra combattuta per procura e quasi dimenticata dal mondo. La crescente ostilità tra le monarchie sunnite del Golfo e l’Iran sciita rischia di estendere l’incendio mediorientale. L’intera regione è in subbuglio e neppure la diplomazia dell’Onu riesce a placare gli animi e a ricomporre il mosaico di nazioni in disfacimento. Anche l’infaticabile mediatore italo-svedese Staffan de Mistura getta la spugna. L’annunciata uscita di scena dell’inviato speciale dell’Onu per la Siria dimostra la profonda delusione per l’impossibilità di trovare una via d’uscita al caos siriano la cui gestione è sempre più nelle mani di una diplomazia parallela ristretta e composta da Russia, Stati Uniti, Turchia e Iran, gli attori internazionali pronti a spartirsi la Siria. Anche Torino vuole riflettere sul nuovo Medio Oriente che un giorno nascerà sulle ceneri di quello attuale. Convegni e giornate di sensibilizzazione faranno il punto sugli eventi in corso con l’obiettivo di non spegnere mai i riflettori su quel che accade in una regione così strategica e vicina all’Europa. Il primo appuntamento sarà il convegno internazionale “La fine del Medio Oriente e il destino delle minoranze” organizzato dal Centro Federico Peirone di studi sull’Islam il 12 novembre presso la Facoltà Teologica di via XX settembre 83 alle ore 17,30 mentre il secondo incontro verterà su una giornata di mobilitazione promossa da Pax Chisti il 1 dicembre all’Istituto San Giuseppe per sostenere i diritti dei palestinesi a 70 anni dalla nascita di Israele e nel 70esimo anniversario della Nakba (catastrofe) quando 700.000 palestinesi furono cacciati dalle loro case e centinaia di villaggi distrutti. Il numero dei profughi siriani continua a crescere e ogni anno il rapporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati registra un nuovo record. Gli sfollati sono ormai circa 40 milioni mentre i rifugiati, che per salvarsi da guerre e persecuzioni hanno varcato i confini nazionali e hanno chiesto asilo all’estero, sono quasi 20 milioni. “La vita di tutti è cambiata drammaticamente, spesso quasi da un giorno all’altro, ricorda Paolo Girola, organizzatore e moderatore del convegno del Centro Peirone. In una sola notte, ad esempio, quella dal 6 al 7 agosto 2014, 300.000 iracheni sono fuggiti dalla Piana di Ninive attaccata dall’Isis, lo Stato Islamico. Quel poco che erano riusciti a portarsi appresso, è stato loro sequestrato dai miliziani e sono arrivati a destinazione a mani vuote. Mentre i riflettori si sono un po’ spenti sulle guerre grandi e piccole “che non finiscono mai” in Medio Oriente, il convegno internazionale organizzato dal Centro Peirone il 12 novembre vuole fare il punto con grandi giornalisti e testimoni di quelle tragedie ancora in corso. Dalla Siria allo Yemen, dalla terra Santa all’Iraq, i conflitti hanno cambiato e ancora cambieranno il volto di questa regione, che ha visto e vede infinite sofferenze, grandi migrazioni, spietate guerre civili. Una terra senza pace in cui i conflitti fra sciiti e sunniti sono alimentati dalla lotta per l’egemonia di grandi e medie potenze: in prima fila

Siria – Aleppo; 2012 (foto P. Siccardi)

Russia, Usa, Turchia, Iran, Arabia Saudita. E nel caos torbido emergono movimenti dell’islam radicale che sfruttano frustrazioni, risentimenti, ingiustizie palesi e corruzione di regimi autoritari o dispotici. I morti si contano a centinaia di migliaia, gli sfollati a milioni. Una tragedia alle porte dell’Europa che non è finita, anche se la pax di Putin sembra imporsi in Siria, con il consenso di una parte non piccola della popolazione, orientata a scegliere il male minore”. Meglio Assad al potere che un califfo ma la Siria marcia spedita verso la divisione del Paese in aree di influenza tra le potenze vincitrici. Così sembra anche nella provincia di Idlib, l’ultima roccaforte in mano ai ribelli, dove una parte di essa verrà controllata da Damasco e il resto si unirà al cantone curdo di Afrin e Al Bab sotto la custodia turca. Risolto il problema a Idlib, l’attenzione tornerà sul fronte nord orientale e lungo l’Eufrate. Resta infatti aperta la questione del Kurdistan siriano difeso da soldati americani invisi ai russi. Alla tavola rotonda del Peirone interverranno il Patriarca di Baghdad della chiesa caldea, cardinale Mar Louis Sako, Lucio Caracciolo, direttore di Limes, Samir Barhoum, direttore del Jordan Times di Amman, Michel Touma, direttore de L’Orient -Le jour di Beirut, Salvatore Pedulla, collaboratore dell’inviato Onu per la Siria e Alfredo Mantovano, presidente della Fondazione Pontificia Acs (Aiuto alla chiesa che soffre). L’altro fronte caldo del Vicino Oriente, quello israelo-palestinese, conferma che i conflitti mediorientali hanno il loro fulcro a Gerusalemme e la complessa e irrisolta crisi palestinese resta saldamente al centro dei dibattiti internazionali. Da mesi migliaia di persone infiammano con manifestazioni, violenze e lancio di razzi il confine tra Israele e la Striscia di Gaza. Nessuno vuole una nuova guerra nella Striscia ma nessuno degli attori coinvolti vuole bloccare gli scontri e riportare la calma. Nonostante tutto i canali diplomatici restano aperti e, con la mediazione egiziana, Israele e Hamas trattano per la riapertura dei valichi, lo scambio dei prigionieri e il varo di una tregua di cinque anni. Per tenere alta l’attenzione su questo tema Pax Christi promuove una giornata Onu per i diritti dei palestinesi che si svolgerà il 1 dicembre al San Giuseppe. “Pax Christi si batte da sempre per il riconoscimento di uno Stato palestinese che però Israele non vuole, osserva don Nandino Capovilla, consigliere nazionale di Pax Christi e coordinatore della campagna “Ponti e non Muri”. Israele si oppone alla volontà della comunità internazionale di riconoscere, come hanno già fatto molti Stati, il diritto all’autodeterminazione e la possibilità che nasca uno Stato palestinese”.

(Dal settimanale LA VOCE E IL TEMPO)

Ruggeri. Opere su carta (dal 1958 al 2008)

Lo Spazio Don Chisciotte di Torino ricorda il pittore torinese 

 

Fino al 22 dicembre

Non opere minori. Né “ancillari” a quelle eseguite su tela. Intensamente vive di vita propria. Prorompenti. Graffianti. Pagine libere di incontenibile esaltazione cromatica, sintesi naturale e perfetta fra grafie di nervosa gestualità e marcate – mai appesantite e ingombranti – stesure di colore, impossibili o comunque più difficili da realizzare attraverso interventi con colori a olio su tela. Sono le “opere su carta” realizzate in cinquant’anni di attività -dal 1958 al 2008- da Piero Ruggeri (Torino, 1930 – Avigliana, 2009), cui la Fondazione Bottari Lattes, in collaborazione con la Fondazione Piero Ruggeri dedica un’attenta rassegna ospitata, fino al prossimo 22 dicembre, nelle sale dello Spazio Don Chisciotte di via della Rocca a Torino. Una trentina i lavori esposti, accompagnati da un testo critico di Francesco Poli, curatore della mostra, il cui obiettivo è anche quello di riportare l’attenzione su tempere o tecniche miste realizzate dall’artista su supporto cartaceo e che da troppi anni non venivano esposte a Torino. Di importanza fondamentale, assimilabili agli oli su tela e, come questi, spesso di grandi dimensioni. Anch’esse opere “roventi”, come s’è scritto più in generale della pittura di Ruggeri che, insieme a Sergio Saroni e a Giacomo Soffiantino, fu maestro nobile di quell’arte informale maturata sotto la Mole negli anni ’50 (dopo gli studi all’Accademia Albertina, allievi di Enrico Paulucci) ma di visione e portata internazionale che guardava all’Europa con Nicolas De Stael e soprattutto all’America con i padri dell’espressionismo astratto De Kooning e Gorky; opere, come sottolinea Francesco Poli, in cui “l’artista – rimanendo fedele agli schemi, alle accensioni cromatiche, agli automatismi gestuali, alle articolazioni spaziali e ai contrappunti ritmici del suo tipico stile informale – attraverso le tempere arriva a realizzare delle composizioni caratterizzate da una più immediata freschezza segnica e tonale e da una particolare lievità espressiva”. In una quasi maniacale e inarrestabile attenzione alla materia fatta di bianchi, rossi, arancioni, gialli e verdi e fondi neri (in campiture non di rado monocromatiche), che mai esclude però l’urgenza del segno. Il colore non basta a raccontare quei frammenti di paesaggio, di realtà naturale, di boschi e colline, che Ruggeri va a ricercare e a ritrovare scavando e graffiando i grumi della materia per tenerne viva la memoria e la suggestione. Ecco allora l’azione dirompente del disegno. Che libera il paesaggio dall’ossessione delle luci e delle ombre. Dei chiari e degli scuri. Nell’armonioso equilibrio de “Le seye”, o nel verde “Fogliame”, tecniche miste del 2007 e dell’87, così come in quel rosso acceso de “L’incendio”, tempera su carta del 2007, che mette i brividi in corpo. Dai “grovigli” e dai segni graffianti, nascono le figure e la visione di un universo naturale che Ruggeri ancor di più imparò forse ad amare e a sentire suo, quando nel ’71 da Torino si trasferì ai Battagliotti di Avigliana. Nei pressi di un bosco. Protagonista di molte sue opere. Da ricercare. Da scovare. Da liberare nell’intensità dei colori e dei profumi. In fondo aveva proprio ragione l’amico e compagno d’avventura artistica (almeno per un tratto di strada) Giacomo Soffiantino: “Volevamo identificarci – raccontava – tramite la materia con una forma che partiva dal vero ma che poi raggiungeva una sintesi che lambiva il mistero, per noi la vera opera d’arte in quanto andava oltre la rappresentazione”. E del suo essere, pur sempre, “pittore figurativo” ( o pittore alla ricerca di una chiara, per quanto possibile, figurazione) ragionava così anche lo stesso Ruggeri, quando affermava: “…in fondo anche De Stael e Gorky non hanno mai rinnegato di partire da un dato reale… Perché forse questo mio bianco non è quello delle betulle? Io sono venuto su dentro le ninfee di Monet, non posso negarlo, ma anche Monet disfaceva la materia sino all’informale, pur sempre delle ninfee erano. Io sono convinto che anche l’arte astratta sia figurativa, come potrei non pensarlo?”.

 

Gianni Milani

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“Ruggeri. Opere su carta (dal 1958 al 2008)”

Spazio Don Chisciotte, via della Rocca 37/b, Torino; tel. 011/1977.1755 o www.fondazionebottarilattes.it

Fino al 22 dicembre

Orari: mart. – sab. 10,30/12,30 e 15/19

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Nelle foto

– “Composizione”, tempera su carta, 1985
– “La collina n. 2”, tecnica mista su carta, 2006
– “Le seye”, tecnica mista su carta intelata, 2007
– “Interno in rosso”, tecnica mista su carta, 2003

“La Repubblica Punciuta”, tutti i misfatti di Cosa Nostra

L’autore si sofferma peculiarmente sul delicato tema delle connessioni fra la mafia palermitana e l’universo istituzionale e politico italiano

“La Repubblica Punciuta” è il titolo del nuovo libro di Stefano Baudino, autore ventiquattrenne di Collegno. Il saggio, edito da Monetti Editore, ripercorre tutta la storia di Cosa Nostra dall’anno della sua fondazione fino alle recenti sentenze sulla trattativa Stato-mafia e sulla strage di via d’Amelio, passando per le grandi guerre di mafia che hanno insanguinato la Sicilia nella seconda metà del secolo scorso e il Maxiprocesso all’organizzazione mafiosa istruito da Falcone e Borsellino. Oltre a descrivere la struttura e le trasformazioni subite dalla Commissione di Cosa Nostra, l’autore si sofferma peculiarmente sul delicato tema delle connessioni fra la mafia palermitana e l’universo istituzionale e politico italiano grazie all’analisi di una serie di sentenze specifiche estremamente significative, spesso occultate o travisate dai media tradizionali. Il saggio verrà presentato nelle librerie e all’interno di vari licei torinesi: l’obiettivo dell’autore è infatti quello di fornire uno spaccato della storia e dell’impianto di Cosa Nostra in particolare al pubblico più giovane.

”Che fara’ il cane senza di te?”. E il carabiniere la salva dal suicidio

Un carabiniere le ha spiegato che senza di lei il suo cane non sarebbe riuscito a sopravvivere e così’ ha salvato una donna di 58 anni che voleva suicidarsi. La signora  ha telefonato al 112 annunciando che voleva buttarsi dal quinto piano di un condominio di Barriera di Milano. Ma il  militare è riuscito a trattenerla al telefono per circa  un’ora, chiedendole del cane, che per lei era come un figlio. Nel frattempo i carabinieri del nucleo radiomobile sono riusciti a salvarla. Ora è affidata ai  medici del  San Giovanni Bosco.

“La Croce”

Da Harry Truman, a Reagan, passando da Eisenhower e arrivando fino a Barack Obama, è stato consigliere spirituale di dodici presidenti a stelle e strisce: il predicatore protestante Billy Graham, in Italia poco conosciuto ma all’estero noto quanto una popstar, avrebbe compiuto 100 anni esatti il 7 novembre scorso

E’ quindi, questa data, un giorno che per il mondo evangelico riveste un significato speciale e, probabilmente, proprio per questo è stato scelto dall’associazione che porta il nome del predicatore (la “Billy Graham Evangelistic Association”) come primo giorno della campagna di comunicazione evangelica più vasta che abbia mai interessato il nostro Paese. Punto forte di questa campagna, la proiezione del docu-film “La Croce” che, dopo alcune storie di vite trasformate raccontate in prima persona, affida la conclusione al noto predicatore che, rivolgendosi allo spettatore, lo invita a riflettere su alcune importanti considerazioni circa la vita, la fede, la speranza. A Torino, sarà possibile prendere visione gratuita del film sabato 10 novembre alle ore 20.15 presso la Chiesa Cristiana Evangelica di via Spalato 9, in zona San Paolo. Graham, 60 anni di attività evangelistica che secondo stime prudenti ha raggiunto 2,2 miliardi di persone, è stato il più influente rappresentante del mondo evangelico del secolo scorso e la sua vita fu costellata di aneddoti ed eventi sorprendenti per numero e natura: da quando negli anni ’50 fece rimuovere un cordone che divideva la platea tra bianchi e neri a quando pagò di tasca propria la cauzione per liberare dalla prigionia Martin Luther King. La campagna evangelistica, tenuta in collaborazione con l’iniziativa cristiana denominata “MyHope Italia”, non vuole essere il colpo di coda della laboriosa attività di cui Billy Graham è stato protagonista, ma la naturale eredità di una vita spesa per la causa del Vangelo che ha contagiato beneficamente un numero esorbitante di individui.

 

Sfrecciava in città a 160 km, patente ritirata

Tra corso Venezia e piazza Baldissera

Viaggiava in città a 160 chilometri l’ora,  tra corso Venezia e piazza Baldissera. L’uomo alla guida di una Bmw X3 è stato fermato dalla polizia municipale in via Fossata, dove è stato multato  di oltre mille euro, gli  sono stati decurtati 10 punti sulla patente e gli è stata ritirata la licenza di guida. Ora rischia la sospensione da sei mesi a un anno.