redazione il torinese

Riflettori sul Medio Oriente

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

Chi ricostruirà la Siria dopo quasi otto anni di conflitto? Chi pagherà la ricostruzione, stimata in 400 miliardi di dollari? Come sarà la Siria post bellica? Nella martoriata nazione levantina la guerra si sta spegnendo lentamente ma non è ancora finita. In alcune aree del Paese si continua a morire e centinaia di miliziani jihadisti si riorganizzano nelle zone dove il regime non ha ancora il totale controllo del territorio. “La ricostruzione della Siria non passa solo attraverso il suo tessuto economico e sociale, afferma il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, ma tocca anche la sfera religiosa in una nazione in cui le minoranze, compresa quella cristiana, hanno beneficiato negli ultimi decenni di pari diritti e dignità”. Mentre nel vicino Iraq il nuovo corso politico, scaturito dalle ultime elezioni, avanza faticosamente tra povertà crescente e mire iraniane, nello Yemen infuria da tre anni una guerra combattuta per procura e quasi dimenticata dal mondo. La crescente ostilità tra le monarchie sunnite del Golfo e l’Iran sciita rischia di estendere l’incendio mediorientale. L’intera regione è in subbuglio e neppure la diplomazia dell’Onu riesce a placare gli animi e a ricomporre il mosaico di nazioni in disfacimento. Anche l’infaticabile mediatore italo-svedese Staffan de Mistura getta la spugna. L’annunciata uscita di scena dell’inviato speciale dell’Onu per la Siria dimostra la profonda delusione per l’impossibilità di trovare una via d’uscita al caos siriano la cui gestione è sempre più nelle mani di una diplomazia parallela ristretta e composta da Russia, Stati Uniti, Turchia e Iran, gli attori internazionali pronti a spartirsi la Siria. Anche Torino vuole riflettere sul nuovo Medio Oriente che un giorno nascerà sulle ceneri di quello attuale. Convegni e giornate di sensibilizzazione faranno il punto sugli eventi in corso con l’obiettivo di non spegnere mai i riflettori su quel che accade in una regione così strategica e vicina all’Europa. Il primo appuntamento sarà il convegno internazionale “La fine del Medio Oriente e il destino delle minoranze” organizzato dal Centro Federico Peirone di studi sull’Islam il 12 novembre presso la Facoltà Teologica di via XX settembre 83 alle ore 17,30 mentre il secondo incontro verterà su una giornata di mobilitazione promossa da Pax Chisti il 1 dicembre all’Istituto San Giuseppe per sostenere i diritti dei palestinesi a 70 anni dalla nascita di Israele e nel 70esimo anniversario della Nakba (catastrofe) quando 700.000 palestinesi furono cacciati dalle loro case e centinaia di villaggi distrutti. Il numero dei profughi siriani continua a crescere e ogni anno il rapporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati registra un nuovo record. Gli sfollati sono ormai circa 40 milioni mentre i rifugiati, che per salvarsi da guerre e persecuzioni hanno varcato i confini nazionali e hanno chiesto asilo all’estero, sono quasi 20 milioni. “La vita di tutti è cambiata drammaticamente, spesso quasi da un giorno all’altro, ricorda Paolo Girola, organizzatore e moderatore del convegno del Centro Peirone. In una sola notte, ad esempio, quella dal 6 al 7 agosto 2014, 300.000 iracheni sono fuggiti dalla Piana di Ninive attaccata dall’Isis, lo Stato Islamico. Quel poco che erano riusciti a portarsi appresso, è stato loro sequestrato dai miliziani e sono arrivati a destinazione a mani vuote. Mentre i riflettori si sono un po’ spenti sulle guerre grandi e piccole “che non finiscono mai” in Medio Oriente, il convegno internazionale organizzato dal Centro Peirone il 12 novembre vuole fare il punto con grandi giornalisti e testimoni di quelle tragedie ancora in corso. Dalla Siria allo Yemen, dalla terra Santa all’Iraq, i conflitti hanno cambiato e ancora cambieranno il volto di questa regione, che ha visto e vede infinite sofferenze, grandi migrazioni, spietate guerre civili. Una terra senza pace in cui i conflitti fra sciiti e sunniti sono alimentati dalla lotta per l’egemonia di grandi e medie potenze: in prima fila

Siria – Aleppo; 2012 (foto P. Siccardi)

Russia, Usa, Turchia, Iran, Arabia Saudita. E nel caos torbido emergono movimenti dell’islam radicale che sfruttano frustrazioni, risentimenti, ingiustizie palesi e corruzione di regimi autoritari o dispotici. I morti si contano a centinaia di migliaia, gli sfollati a milioni. Una tragedia alle porte dell’Europa che non è finita, anche se la pax di Putin sembra imporsi in Siria, con il consenso di una parte non piccola della popolazione, orientata a scegliere il male minore”. Meglio Assad al potere che un califfo ma la Siria marcia spedita verso la divisione del Paese in aree di influenza tra le potenze vincitrici. Così sembra anche nella provincia di Idlib, l’ultima roccaforte in mano ai ribelli, dove una parte di essa verrà controllata da Damasco e il resto si unirà al cantone curdo di Afrin e Al Bab sotto la custodia turca. Risolto il problema a Idlib, l’attenzione tornerà sul fronte nord orientale e lungo l’Eufrate. Resta infatti aperta la questione del Kurdistan siriano difeso da soldati americani invisi ai russi. Alla tavola rotonda del Peirone interverranno il Patriarca di Baghdad della chiesa caldea, cardinale Mar Louis Sako, Lucio Caracciolo, direttore di Limes, Samir Barhoum, direttore del Jordan Times di Amman, Michel Touma, direttore de L’Orient -Le jour di Beirut, Salvatore Pedulla, collaboratore dell’inviato Onu per la Siria e Alfredo Mantovano, presidente della Fondazione Pontificia Acs (Aiuto alla chiesa che soffre). L’altro fronte caldo del Vicino Oriente, quello israelo-palestinese, conferma che i conflitti mediorientali hanno il loro fulcro a Gerusalemme e la complessa e irrisolta crisi palestinese resta saldamente al centro dei dibattiti internazionali. Da mesi migliaia di persone infiammano con manifestazioni, violenze e lancio di razzi il confine tra Israele e la Striscia di Gaza. Nessuno vuole una nuova guerra nella Striscia ma nessuno degli attori coinvolti vuole bloccare gli scontri e riportare la calma. Nonostante tutto i canali diplomatici restano aperti e, con la mediazione egiziana, Israele e Hamas trattano per la riapertura dei valichi, lo scambio dei prigionieri e il varo di una tregua di cinque anni. Per tenere alta l’attenzione su questo tema Pax Christi promuove una giornata Onu per i diritti dei palestinesi che si svolgerà il 1 dicembre al San Giuseppe. “Pax Christi si batte da sempre per il riconoscimento di uno Stato palestinese che però Israele non vuole, osserva don Nandino Capovilla, consigliere nazionale di Pax Christi e coordinatore della campagna “Ponti e non Muri”. Israele si oppone alla volontà della comunità internazionale di riconoscere, come hanno già fatto molti Stati, il diritto all’autodeterminazione e la possibilità che nasca uno Stato palestinese”.

(Dal settimanale LA VOCE E IL TEMPO)

Ruggeri. Opere su carta (dal 1958 al 2008)

Lo Spazio Don Chisciotte di Torino ricorda il pittore torinese 

 

Fino al 22 dicembre

Non opere minori. Né “ancillari” a quelle eseguite su tela. Intensamente vive di vita propria. Prorompenti. Graffianti. Pagine libere di incontenibile esaltazione cromatica, sintesi naturale e perfetta fra grafie di nervosa gestualità e marcate – mai appesantite e ingombranti – stesure di colore, impossibili o comunque più difficili da realizzare attraverso interventi con colori a olio su tela. Sono le “opere su carta” realizzate in cinquant’anni di attività -dal 1958 al 2008- da Piero Ruggeri (Torino, 1930 – Avigliana, 2009), cui la Fondazione Bottari Lattes, in collaborazione con la Fondazione Piero Ruggeri dedica un’attenta rassegna ospitata, fino al prossimo 22 dicembre, nelle sale dello Spazio Don Chisciotte di via della Rocca a Torino. Una trentina i lavori esposti, accompagnati da un testo critico di Francesco Poli, curatore della mostra, il cui obiettivo è anche quello di riportare l’attenzione su tempere o tecniche miste realizzate dall’artista su supporto cartaceo e che da troppi anni non venivano esposte a Torino. Di importanza fondamentale, assimilabili agli oli su tela e, come questi, spesso di grandi dimensioni. Anch’esse opere “roventi”, come s’è scritto più in generale della pittura di Ruggeri che, insieme a Sergio Saroni e a Giacomo Soffiantino, fu maestro nobile di quell’arte informale maturata sotto la Mole negli anni ’50 (dopo gli studi all’Accademia Albertina, allievi di Enrico Paulucci) ma di visione e portata internazionale che guardava all’Europa con Nicolas De Stael e soprattutto all’America con i padri dell’espressionismo astratto De Kooning e Gorky; opere, come sottolinea Francesco Poli, in cui “l’artista – rimanendo fedele agli schemi, alle accensioni cromatiche, agli automatismi gestuali, alle articolazioni spaziali e ai contrappunti ritmici del suo tipico stile informale – attraverso le tempere arriva a realizzare delle composizioni caratterizzate da una più immediata freschezza segnica e tonale e da una particolare lievità espressiva”. In una quasi maniacale e inarrestabile attenzione alla materia fatta di bianchi, rossi, arancioni, gialli e verdi e fondi neri (in campiture non di rado monocromatiche), che mai esclude però l’urgenza del segno. Il colore non basta a raccontare quei frammenti di paesaggio, di realtà naturale, di boschi e colline, che Ruggeri va a ricercare e a ritrovare scavando e graffiando i grumi della materia per tenerne viva la memoria e la suggestione. Ecco allora l’azione dirompente del disegno. Che libera il paesaggio dall’ossessione delle luci e delle ombre. Dei chiari e degli scuri. Nell’armonioso equilibrio de “Le seye”, o nel verde “Fogliame”, tecniche miste del 2007 e dell’87, così come in quel rosso acceso de “L’incendio”, tempera su carta del 2007, che mette i brividi in corpo. Dai “grovigli” e dai segni graffianti, nascono le figure e la visione di un universo naturale che Ruggeri ancor di più imparò forse ad amare e a sentire suo, quando nel ’71 da Torino si trasferì ai Battagliotti di Avigliana. Nei pressi di un bosco. Protagonista di molte sue opere. Da ricercare. Da scovare. Da liberare nell’intensità dei colori e dei profumi. In fondo aveva proprio ragione l’amico e compagno d’avventura artistica (almeno per un tratto di strada) Giacomo Soffiantino: “Volevamo identificarci – raccontava – tramite la materia con una forma che partiva dal vero ma che poi raggiungeva una sintesi che lambiva il mistero, per noi la vera opera d’arte in quanto andava oltre la rappresentazione”. E del suo essere, pur sempre, “pittore figurativo” ( o pittore alla ricerca di una chiara, per quanto possibile, figurazione) ragionava così anche lo stesso Ruggeri, quando affermava: “…in fondo anche De Stael e Gorky non hanno mai rinnegato di partire da un dato reale… Perché forse questo mio bianco non è quello delle betulle? Io sono venuto su dentro le ninfee di Monet, non posso negarlo, ma anche Monet disfaceva la materia sino all’informale, pur sempre delle ninfee erano. Io sono convinto che anche l’arte astratta sia figurativa, come potrei non pensarlo?”.

 

Gianni Milani

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“Ruggeri. Opere su carta (dal 1958 al 2008)”

Spazio Don Chisciotte, via della Rocca 37/b, Torino; tel. 011/1977.1755 o www.fondazionebottarilattes.it

Fino al 22 dicembre

Orari: mart. – sab. 10,30/12,30 e 15/19

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Nelle foto

– “Composizione”, tempera su carta, 1985
– “La collina n. 2”, tecnica mista su carta, 2006
– “Le seye”, tecnica mista su carta intelata, 2007
– “Interno in rosso”, tecnica mista su carta, 2003

“La Repubblica Punciuta”, tutti i misfatti di Cosa Nostra

L’autore si sofferma peculiarmente sul delicato tema delle connessioni fra la mafia palermitana e l’universo istituzionale e politico italiano

“La Repubblica Punciuta” è il titolo del nuovo libro di Stefano Baudino, autore ventiquattrenne di Collegno. Il saggio, edito da Monetti Editore, ripercorre tutta la storia di Cosa Nostra dall’anno della sua fondazione fino alle recenti sentenze sulla trattativa Stato-mafia e sulla strage di via d’Amelio, passando per le grandi guerre di mafia che hanno insanguinato la Sicilia nella seconda metà del secolo scorso e il Maxiprocesso all’organizzazione mafiosa istruito da Falcone e Borsellino. Oltre a descrivere la struttura e le trasformazioni subite dalla Commissione di Cosa Nostra, l’autore si sofferma peculiarmente sul delicato tema delle connessioni fra la mafia palermitana e l’universo istituzionale e politico italiano grazie all’analisi di una serie di sentenze specifiche estremamente significative, spesso occultate o travisate dai media tradizionali. Il saggio verrà presentato nelle librerie e all’interno di vari licei torinesi: l’obiettivo dell’autore è infatti quello di fornire uno spaccato della storia e dell’impianto di Cosa Nostra in particolare al pubblico più giovane.

”Che fara’ il cane senza di te?”. E il carabiniere la salva dal suicidio

Un carabiniere le ha spiegato che senza di lei il suo cane non sarebbe riuscito a sopravvivere e così’ ha salvato una donna di 58 anni che voleva suicidarsi. La signora  ha telefonato al 112 annunciando che voleva buttarsi dal quinto piano di un condominio di Barriera di Milano. Ma il  militare è riuscito a trattenerla al telefono per circa  un’ora, chiedendole del cane, che per lei era come un figlio. Nel frattempo i carabinieri del nucleo radiomobile sono riusciti a salvarla. Ora è affidata ai  medici del  San Giovanni Bosco.

“La Croce”

Da Harry Truman, a Reagan, passando da Eisenhower e arrivando fino a Barack Obama, è stato consigliere spirituale di dodici presidenti a stelle e strisce: il predicatore protestante Billy Graham, in Italia poco conosciuto ma all’estero noto quanto una popstar, avrebbe compiuto 100 anni esatti il 7 novembre scorso

E’ quindi, questa data, un giorno che per il mondo evangelico riveste un significato speciale e, probabilmente, proprio per questo è stato scelto dall’associazione che porta il nome del predicatore (la “Billy Graham Evangelistic Association”) come primo giorno della campagna di comunicazione evangelica più vasta che abbia mai interessato il nostro Paese. Punto forte di questa campagna, la proiezione del docu-film “La Croce” che, dopo alcune storie di vite trasformate raccontate in prima persona, affida la conclusione al noto predicatore che, rivolgendosi allo spettatore, lo invita a riflettere su alcune importanti considerazioni circa la vita, la fede, la speranza. A Torino, sarà possibile prendere visione gratuita del film sabato 10 novembre alle ore 20.15 presso la Chiesa Cristiana Evangelica di via Spalato 9, in zona San Paolo. Graham, 60 anni di attività evangelistica che secondo stime prudenti ha raggiunto 2,2 miliardi di persone, è stato il più influente rappresentante del mondo evangelico del secolo scorso e la sua vita fu costellata di aneddoti ed eventi sorprendenti per numero e natura: da quando negli anni ’50 fece rimuovere un cordone che divideva la platea tra bianchi e neri a quando pagò di tasca propria la cauzione per liberare dalla prigionia Martin Luther King. La campagna evangelistica, tenuta in collaborazione con l’iniziativa cristiana denominata “MyHope Italia”, non vuole essere il colpo di coda della laboriosa attività di cui Billy Graham è stato protagonista, ma la naturale eredità di una vita spesa per la causa del Vangelo che ha contagiato beneficamente un numero esorbitante di individui.

 

Sfrecciava in città a 160 km, patente ritirata

Tra corso Venezia e piazza Baldissera

Viaggiava in città a 160 chilometri l’ora,  tra corso Venezia e piazza Baldissera. L’uomo alla guida di una Bmw X3 è stato fermato dalla polizia municipale in via Fossata, dove è stato multato  di oltre mille euro, gli  sono stati decurtati 10 punti sulla patente e gli è stata ritirata la licenza di guida. Ora rischia la sospensione da sei mesi a un anno.

Spara a ufficiale giudiziario: morto per le ferite

A Portacomaro d’Asti un novantenne  ha sparato due colpi d’arma da fuoco contro un ufficiale giudiziario che  era andato ad effettuare un pignoramento presso la casa dell’anziano. Il ferito, in gravi condizioni,  è stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Asti dove è morto dopo alcune ore. I carabinieri hanno fatto irruzione e bloccato l’uomo.

Nuove uniformi per i Civich

Regione e capoluogo stanno operando insieme per dare impulso al percorso regolamentare che porterà in tempi brevi uomini e donne delle Polizie locali piemontesi a disporre di uniformi moderne e funzionali in modo da unire praticità d’uso, sicurezza e gradevolezza estetica. Allo scopo di alzare il livello della protezione individuale e soprattutto la visibilità, che dovrà essere “alta”, una commissione di esperti è infatti al lavoro per fissare le linee guida e le caratteristiche tecniche dei capi che sarti e aziende tessili dovranno seguire nel confezionamento. L’Amministrazione comunale torinese, in questo periodo ponte, ha tuttavia stanziato duecentomila euro per l’acquisto di uniformi che saranno assegnate al personale che opera in prima linee, sulle strade cittadine. Inoltre, la pratica quotidiana degli oltre 1.700 componenti il Corpo torinese che indossano la divisa fa da supporto – attraverso alcuni ufficiali e a rappresentanti sindacali – alla Commissione tecnica, affinché non siano dispersi suggerimenti utili, dettati dall’esperienza diretta: “Seguo costantemente e, da molto vicino, il lavoro della nostra Polizia municipale insieme all’assessore Roberto Finardi e al comandante Emiliano Bezzon, apprezzando la qualità dell’impegno profuso dagli agenti su fronti sempre più articolati e complessi – sottolinea la sindaca Chiara Appendino -. In un quadro coordinato a livello regionale, risulta dunque anche importante rivedere le caratteristiche del vestiario, per ammodernarlo e renderlo più funzionale e confortevole di oggi”. Alla Polizia municipale delle città italiane più importanti come Torino, oltre ai tradizionali compiti d’istituto, vengono attribuiti ruoli operativi rilevanti a salvaguardia della collettività per esempio nelle attività di prevenzione e contrasto all’uso di stupefacenti a tutela degli studenti, nelle adiacenze delle scuole superiori. Un fronte, questo, che vede all’avanguardia gli agenti torinesi grazie a specializzazione e preparazione professionale offerta dalla Scuola di formazione e agli aggiornamenti continui.  Il Comando di via Bologna potrà inoltre disporre di fondi assegnati dal Ministero dell’Interno grazie ai quali saranno acquistati strumenti operativi e nuovi veicoli attrezzati.

 

(foto: il Torinese)

 

Il dare e avere della storia

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
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Un giornale nazionale con redazioni a Milano e Roma afferma: strani questi torinesi che prima votano la Chiara Appendino e poi lamentandosi si dichiarano pro Tav. Ergo, chi è causa del suo mal pianga se stesso. Accidenti, ma si sa che nessuno è perfetto. Siamo consapevoli di aver fatto un errore, ma non vogliamo essere diabolici e non perseveriamo. Non ripetiamo l’errore e su questo vorremmo essere aiutati dalle altre Regioni.  A parziale discolpa riportiamo l’ultimo episodio che riguarda il rapporto tra Torino e Roma. Il ” povero ” Paolo Foietta manda 8 mail certificate a Conte presidente e al Ministro Toninelli, quello che si inventa i tunnel mai esistiti. Risultato ? Niente.  È Foietta chiede l’ incontro non per sapere che cosa deve fare, ma per relazionare che cosa ha fatto, come ha svolto e come intende svolgere il suo lavoro fino a fine mandato. Niente, proprio niente. Difficile lavorare in questo modo. Verissimo noi torinesi abbiamo sbagliato, ma siamo in buona compagnia. Mal comune mezzo gaudio? Non proprio così. Però se abbiamo sbagliato vi chiediamo di aiutarci nel rimediare, visto che è chiaro un solo punto: si può e si deve rimediare. Unica possibilità è cambiare radicalmente pagina amministrativa.  Come torinesi l’abbiamo sempre “sfangata”. I Savoia erano indecisi se fare del loro regno capitale Pinerolo o Torino. Faticosamente ha vinto la nostra città. Abbiamo cacciato saraceni e spagnoli e quando è stata l’ora pure ai francesi siamo stati capaci di dire  no.I Savoia hanno costruito tra i più i importanti e fondamentali archivi di Stato Europei. Che dire poi del nostro Barocco. Vero, gli architetti arrivavano dalla Sicilia. Una sana competizione con i francesi. È poi il nostro capolavoro, il  Risorgimento.
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Praticamente tutti sono nati qui.Giuseppe Garibaldi da Nizza italiana,Giuseppe Mazzini repubblicano e genovese. Con il Conte per antonomasia, Camillo Benso di Cavour. Il nostro Talleyrand.  Allora le cose si giocavano in grande. Delusi da Vittorio Emanuele II ci sentivamo scippati ma ci siamo reinventati.  Abbiamo dato ed abbiamo ricevuto. La Fiat ne è l’esempio. Giovanni Agnelli che geniale attraversa l’Atlantico per imparare da Ford come realizzare le linee di montaggio. E migliaia e migliaia di contadini da tutte le parti d’Italia diventavano operai di quelle linee.  È non è finita. Le prime occupazioni di fabbrica un po’ per la rivoluzione e soprattutto per salario e diritti. Nascita del Partito Comunista d’Italia, con migliaia di antifascisti costretti ad espatriare. Per po tornate ed organizzare la Resistenza. Qualche Presidente della Repubblica, giusto per gradire, poi la Cultura. La mitica casa Giulio Einaudi, editore da Pavese a Calvino al poliedrico Sergio Vittorini che insieme al suo Politecnico milanese era direttore editoriale. Con Beppe Fenoglio, all’ inizio non capito ma successivamente osannato.  Che dire poi dei capolavori di Dario Argento che con il suo Profondo Rosso aleggia tra piazza CLN e la collina di Villa Scott. Proprio così, abbiamo dato ed abbiamo ricevuto e 3 anni fa ci siamo sbagliati votando Chiara Appendino.  Potrei invocare le attenuanti generiche. Responsabilità diretta non ne ho, ma sono torinese fino al midollo. È chiedo aiuto per i Torinesi. Chiedo aiuto agli uomini di buona volontà, preoccupati e desiderosi di salvare la città. Chiedo aiuto a Marco Travaglio, insigne torinese. per capire e far capire che stiamo morendo e che la decrescita infelice è tra le più grandi stupidaggini mai dette. Non è questione di destra o sinistra, è questione di competenze e di capacità di una intera classe dirigente.Sabato ci tentano imprenditori ed operai, in particolare le loro organizzazioni sindacali, promettendo di non sbagliare più. La Chiara Appendino quando era in ambienti imprenditoriali rassicurava: non ci opporremo alla Tav e nel mentre cincischiava  con i centri sociali. Sì, qualcuno è stato preso in giro.

Tocca Ferro!

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce

Folletti e satanassi, gnomi e spiriti malvagi, fate e streghe, questi sono i protagonisti delle leggende del folcklore, personaggi grotteschi, nati per incutere paura e per far sorridere, sempre pronti ad impartire qualche lezione. Parlano una lingua tutta loro, il dialetto dei nonni e dei contadini, vivono in posti strani, dove è meglio non avventurarsi, tra bizzarri massi giganti, calderoni e boschi vastissimi. Mettono in atto magie, molestie, fastidi, sgambetti, ci nascondono le cose, sghignazzano alle nostre spalle, cambiano forma e non si fanno vedere, ma ogni tanto, se siamo buoni e risultiamo loro simpatici, ci portano anche dei regali. Gli articoli qui di seguito vogliono soffermarsi su una figura della tradizione popolare in particolare, le masche, le streghe del Piemonte, scontrose e dispettose, mai eccessivamente inique, donne magiche che si perdono nel tempo e nella memoria, di cui pochi ancora raccontano, ma se le loro peripezie paiono svanire nei meandri dei secoli passati, esse, le masche, non se ne andranno mai. Continueranno ad aggirarsi tra noi, non viste, facendoci i dispetti, mentre tutti fingiamo di non crederci, e continuiamo a “toccare ferro” affinchè la sfortuna e le masche, non ci sfiorino. (ac)

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9 Tocca Ferro!

Vi è mai capitato di essere sicuri di aver messo un oggetto in un certo posto e poi di non trovarlo più dove lo avevate lasciato? È perché “a j sun le masche”. E quando la macchina è in panne e vi lascia a piedi? Non si tratta di un guasto meccanico, né di sfortuna, è di nuovo colpa loro, delle mascheQueste donne indisponenti non si fanno notare tra la folla, ma ciò non vuol dire che non intervengano nella vita degli altri: fastidi, dispetti, disturbi, giusto qualche piccola modifica al corso comune degli eventi in modo da poter sogghignare, non viste, dietro qualche albero, o sottoforma di un gatto nero con enormi occhi gialli.  Quando si è di fretta e salta un bottone alla camicia, quando non si trova il portafoglio, quando ci si innervosisce di colpo, è perché ci sono le masche, magari non le abbiamo riconosciute, ma sono lì, non viste. Se siamo distratti, anche gli altri possono mostrarcele, per esempio quando sappiamo di dover affrontare situazioni di grande stress o ci ritroviamo di fronte a problematiche insormontabili, qualcuno ci ha fatto vedere le masche; e se per guardarci da qualche individuo furbo e doppiogiochista l’espressione che possiamo utilizzare è furb par d’na masca. Ma come ci si può proteggere da tali malefiche creature? Basta arroventare le catene della stalla e batterle una contro l’altra, la strega si infastidirà e volerà via indispettita, oppure si può circondare la casa con un filo di canapa tessuto da una fanciulla vergine, la serva del Maligno non riuscirà ad avvicinarsi in nessun modo alla dimora. Se vogliamo allontanare diavoli e spiritelli malefici, invece, sarà necessario disporre dei ramoscelli a forma di croce e posizionarli davanti alla porta d’ingresso.  Nel caso la masca vi avesse già adocchiato, potete distrarla mettendo al collo un sacchettino contenente del sale fino, la donna si metterà a contare i granelli e voi potrete sfuggire alla sua persecuzione. Nel caso il “gioiello” non rientri nel vostro look quotidiano, potete mettere delle pietre bianche sul tetto, e la strega volerà sopra altre teste. Potreste trovarvi nella situazione di dovervi disfare di una fattura, allora sarebbe il caso di cercare la vecchia del paese, o almeno del quartiere, e chiederle di pronunciare le giuste formule, e a voi il compito di far bollire per sette volte delle foglie di malva.
Nel caso la maledizione fosse più specifica e la masca avesse voluto gettare il malocchio sul burro, allora mentre cucinate il cibo in questione aggiungete un briciolo di sale, e fate attenzione che non sia né venerdì, né sabato, giorni in cui si tengono i Sabba e diventa difficile contrastare i poteri malefici di masche e satanassi. Tuttavia, la vostra persecutrice, non contenta del fatto di non essere riuscita ad intaccare il burro, potrebbe decidere di avvelenare l’acqua: in questo caso dovreste mettere nell’acqua tre foglie di ulivo pasquale e spruzzare qualche goccia di acqua santa.
Va da sé che nessuno crede più a certe cose, ma è comunque consigliabile non andare vestiti di viola a teatro, gli attori non lo apprezzerebbero. Per sapere se qualcuno ricambia i nostri sentimenti, possiamo sfruttare facebook per spiare i movimenti della persona dei nostri sogni, ma per ulteriore sicurezza si potrebbe prendere una margherita e staccarne i petali canticchiando “m’ama, non m’ama” ad ogni piccolo strappo. Per informazioni più approfondite si potrebbe ricorrere alla crommiomanzia: si intaglia il nome della persona amata su una cipolla, la si interra in un posto umido e, se germoglia, l’amore sarà ricambiato; tuttavia, a seconda della durata del procedimento di fioritura, il sentimento potrà durare in eterno oppure potrà rivelarsi una breve infatuazione. Se cercate lavoro e nessuno ha mai risposto ai numerosissimi curricula che avete inviato, è, forse, perché prima non avete pensato di ricorrere all’ovomanzia. Di sicuro non è vero, ma quando qualcuno passa la scopa, alzate sempre i piedi, altrimenti non vi sposerete più. Quando andate a fare la spesa, non mancate mai di comprare del pane, essenziale per fare la scarpetta nel piatto, ma anche per allontanare gli spiriti malvagi. Questo cibo è da sempre simbolo di vita e, per forza di cose, anche collegato alla morte: è un amuleto contro le disgrazie e gli spiriti, anche di notte deve essercene un pezzetto in giro per la casa, in modo da proteggere chi ci abita e nel caso ci fosse qualche vicino che necessiti di una estrema unzione. Sappiate, inoltre, che il pane non si butta, e che, in tavola, non va mai messo al rovescio, in quanto emblema di Gesù è come se metteste Lui sottosopra. La superstizione che ci fa sorridere nel quotidiano la ritroviamo anche nel mondo dello sport: per esempio nella Formula 1, il numero 13 non viene mai assegnato a nessuna postazione, molti piloti tengono con loro amuleti e porta fortuna, come Niki Lauda, che teneva nel guanto una monetina scaccia-iella. Nel calcio, invece, pensiamo alla leggendaria ala destra del Brasile di Pelè, Manuel Dos Santos, detto il Garrincha, che era solito mettere amuleti e feticci dietro la porta degli avversari, in modo che attirassero il pallone dentro la rete. Del resto, e sottolineiamo che nessuno lo fa perché ci crede, ma a Capodanno chi non indossa l’intimo rosso? Tale usanza affonda le radici nella lontana Cina, dove questo colore veniva utilizzato per tenere lontano lo spirito Niàn, che divorava gli uomini a centinaia; oggi nessuno oserebbe combattere un demone così temibile, ma ci si accontenta di tenere lontano il malocchio, di prevenire le disgrazie e di augurarci che l’anno nuovo possa portare buoni frutti e tanta, tanta fortuna. Rosso è sempre il “cornicello”, il cornetto tipico di Napoli, ma che ormai è diffuso in tutto il mondo. Si tratta di uno dei talismani più antichi ancora in circolazione; esso rappresenta un corno, simbolo collegato alla fortuna e alla fecondità, già i soldati romani erano soliti legarsene uno agli abiti quando andavano in battaglia. L’oggetto deve essere ” tuosto, stuorto e cu’ a punta“, (“rigido, storto, con la punta”), allontana le maldicenze e protegge dal malocchio, importantissimo per le donne incinte, le aiuta nella gravidanza e protegge il nascituro dalle malelingue. Certo è che bisogna essere proprio audaci per affrontare tutti i giorni maledizioni, invidie, masche e spiriti maligni, in aggiunta il traffico che ci fa arrivare tardi a lavoro, il colpo d’aria che ci fa ammalare proprio il giorno del colloquio più importante per l’avanzamento di carriera, il tacco del paio di scarpe preferite che si rompe, il cellulare che fa l’aggiornamento proprio mentre il navigatore ci deve dire se svoltare a destra o a sinistra… e allora viene proprio spontaneo gridare un “tocca ferro!

Alessia Cagnotto