redazione il torinese

LEGGE DI BILANCIO, UNCEM: IL SENATO INTERVENGA PER AUMENTARE IL FONDO DELLE LEGGI SUI PICCOLI COMUNI E SULLA MONTAGNA

MA I SINDACI E I TERRITORI ATTENDONO ALTRE RISPOSTE 

Nella legge di bilancio, la montagna e i Comuni chiedono di più al Parlamento. Nel ddl, dopo i lavori della Commissione, c’è poco di quanto avevamo chiesto. Mi riferisco in particolare alla richiesta di implementazione del fondo montagna, all’estensione del fondo Comuni di confine a tutte le Regioni alpine, all’aumento dell’attuale dotazione del fondo collegato alla legge sui piccoli Comuni. Oltre naturalmente alle misure sulla defiscalizzazione dei territori montani, delle imprese green. Senza contare la necessità, l’urgenza, di agire nella legge sulle concessioni autostradali dando valore al territorio attraversato dalle opere. Aver eliminato la stesura del bilancio consolidato per i Comuni con meno di 5mila abitanti è residuale rispetto alle grandi necessità degli Enti locali e in particolare quelli delle aree alpine e appenniniche.  Positivo l’inserimento nel testo della legge, come proposto da Uncem, dell’articolo 16-bis che assegna ai Comuni, per il periodo 2021-2033, contributi per  la realizzazione di opere pubbliche per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio , 250 milioni di euro annui dal 2021 al 2025, 400 milioni per il 2026, 400 milioni annui dal 2027  al 2032 e 500 milioni per il 2033, a valere sul fondo per gli investimenti degli enti territoriali .  Riproporremo tutti gli emendamenti Uncem al Senato. Con l’auspicio che possa esserci un maggiore ascolto del sistema dei Comuni”. 

Marco Bussone Presidente nazionale Uncem

Tutte le novità del Piano energetico-ambientale

Sono diverse le modifiche al Piano energetico-ambientale, annunciate  in Commissione dall’assessora all’Energia, Giuseppina De Santis. La Vas ha esaminato e inserito all’interno del Piano variazioni sostanziali quali l’impossibilità di realizzare impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili in aree ritenute non idonee; l’utilizzo delle biomasse elettriche e termiche adeguandole al Piano della qualità dell’Aria, il recepimento delle osservazioni tecniche formulate dal Politecnico di Torino in materia di impianti aerotermici, idrotermici e geotermici con pompe di calore. Il settore sviluppo energetico sostenibile della Regione aveva avviato a suo tempo le consultazioni e il coinvolgimento di soggetti competenti in materia ambientale interessati al procedimento riguardante la valutazione ambientale strategica (Vas) rispetto al relativo Piano energetico (Pear). L’informativa si è svolta durante i lavori della commissione congiunta, terza e quinta (Energia e Ambiente), presieduta da Silvana Accossato prima e Raffaele Gallo poi. Si sono aggiunti approfondimenti sull’utilità del ricorso alle società di servizi energetici e ai contratti di rendimento energetico, ai fini del conseguimento di obiettivi di riduzione dei consumi  nell’ambito del patrimonio immobiliare della pubblica amministrazione; precisazioni che investono i settori dei trasporti, delle reti elettriche, di gas naturale e dei sistemi di teleriscaldamento mentre si è aggiornato il capitolo delle comunità energetiche, all’interno del capitolo sulla Green Economy, rispetto ai contenuti della normativa regionale numero 12/2018. Nel corso del dibattito sono intervenuti i commissari Domenico Rossi (Pd), Gianpaolo Andrissi e Mauro Campo (M5s). La proposta di Piano, oggetto di informativa all’organo tecnico regionale oltre che alle commissioni competenti, verrà quindi riadattata con delibera di Giunta e trasmessa al Consiglio regionale per l’approvazione finale.

 

Le luci della centrale elettrica

Se l’intervento di recupero del dismesso Centro riparazioni del sistema ferroviario di Torino fosse stata una mera riconversione, senza dargli una nuova vita, sarebbe stata una bellissima operazione, ma alla fine, inutile

Il fatto che sia diventato un Polo multifunzionale d’eccellenza ha una grande valenza per tutto il Piemonte. Ne è una ulteriore riprova lo spettacolo di VASCO BRONDI,  Le luci della centrale elettrica che le OGR propongono al pubblico il prossimo 8 dicembre 201Dopo il successo dello spettacolo presentato a maggio scorso durante la rassegna Forte Movimento, Vasco Brondi torna alle OGR con il tour nei teatri per festeggiare i dieci anni de Le luci della centrale elettrica. Sul palco della Sala Fucine, le canzoni dal 2008 al 2018 si mescoleranno a letture e racconti dell’Italia vista dal finestrino per milioni di chilometri, tra la Via Emilia e la Via Lattea.  L’artista sarà accompagnato da una super band formata da Rodrigo D’Erasmo (violino), Andrea Faccioli (chitarre), Gabriele Lazzarotti (basso), Daniela Savoldi (violoncello) e Anselmo Luisi (percussioni). Ticket disponibili online su www.ogrtorino.it, o in biglietteria OGR senza diritti di prevendita. Un breve excursus: nato a Verona nel 1984, cresce tra Ferrara e l’Emilia ed esordisce come cantautore nel 2007 con il nome Le luci della centrale elettrica e realizzando una demo dal titolo omonimo, distribuita dall’artista direttamente ai concerti. Nel maggio 2008 nasce il suo primo album d’esordio Canzoni da spiaggia deturpata. Inizia così un percorso di continua formazione, in cui emergono linguaggi artistici diversi, ma connessi fra loro, anche se sembrano indipendenti, ma non lo sono: la musica, il cinema, il fumetto, il videoclip, l’illustrazione, la pittura, la danza e la scrittura. L’ultimo album 2008-2018, tra la via Emilia e la via Lattea, comprende anche due brani inediti e un live in studio, il libro intitolato 2008-2018, dieci anni di musica tra la via Emilia e la via Lattea è pubblicato da “La nave di Teseo” e sarà in vendita presso Transnatural shop. È il tour teatrale in cui si mescolano canzoni scritte in questi dieci anni a letture e racconti, sono gli atti conclusivi, dopo dieci anni, del viaggio de Le luci della centrale elettrica. Ad aprire il concerto di Vasco Brondi sarà “Effepunto”, al secolo Filippo Cecconi, musicista che ha militato nei Ministri dal 2009 al 2013 ed è fondatore dei Calamari, gruppo di cabaret “situazionista”.

 

Tommaso Lo Russo

Presentata a Milano la nuova edizione della Guida Go Wine

CANTINE D’ITALIA 2019

Oltre 400 persone presenti, circa 80 aziende vinicole rappresentate in sala, giornalisti ed enoappassionati per discutere di turismo del vino e premiare la grande accoglienza italiana in cantina.

Cantine d’Italia 2019, la Guida a cura di Go Wine che si propone di promuovere la grande accoglienza italiana in cantina, è stata presentata a Milano con un grande evento. Alcuni numeri del volume: oltre 750 cantine selezionate, 230 “Impronte d’eccellenza” per l’enoturismo, oltre 4.200 vini segnalati, 1.600 indirizzi utili per mangiare e dormire. Un volume che racconta luoghi e storie di uomini e donne del vino. Conduce al vino attraverso la cantina come sito da visitare e come fattore che concorre alla promozione del turismo del vino. Una sorta di omaggio alla grande accoglienza italiana in cantina! A tenere a battesimo la nuova edizione Gioacchino Bonsignore (giornalista Tg5 Gusto), Anna Schneider(ricercatrice presso il Cnr di Grugliasco) e Antonio Paolini (Gambero Rosso): i primi due hanno anche firmato due interventi che aprono il volume e che accrescono la natura di una Guida che ha nel racconto il suo punto di forza. In sala oltre 80 aziende vinicole rappresentate, con moltissimi uomini e donne del vino provenienti da ogni parte d’Italia. Massimo Corrado, presidente di Go Wine, ha presentato le linee generali del volume e le sue principali novità. La Guida tende a valorizzare la cantina come luogo inserito nel contesto di un territorio vinicolo e come dimora ove uomini e donne operano. Essi realizzano quella virtuosa opera di promuovere il territorio mentre promuovono se stessi. Una Guida che pertanto non vuole rivolgersi soltanto ai “super appassionati”, ma che desidera essere un’occasione per creare cultura a favore del vino e dei suoi territori. E per far riflettere sull’importante ruolo che la viticoltura italiana sta svolgendo a favore della bellezza e della valorizzazione di tanti territori. “Continua la crescita di investimenti e attenzioni da parte delle aziende vinicole verso il turismo del vino – ha evidenziato Corrado nel suo intervento. In Guida sono numerose le realtà che si presentano sia attraverso attività parallele come agriturismo, b&b, sia attraverso iniziative che rendono la cantina un luogo aperto per incontri, eventi culturali, manifestazioni legate al gusto. Al contempo la Guida richiama una maggiore attenzione per l’enoturista italiano: in questa direzione si segnala ilfattore “D”: D come domenica. Ovvero un simbolo posto a fianco di quelle cantine che manifestano disponibilità effettiva ad accogliere i visitatori alla domenica: direttamente o su appuntamento.

Sono in totale 230 le “Impronte Go Wine” nella edizione 2019: rappresentano un segno di “eccellenza” nel campo dell’enoturismo nazionale e costituiscono una sorta di segno ideale che Go Wine assegna alle cantine che hanno conseguito un alto punteggio nella valutazione complessiva su sito, accoglienza e profilo produttivo. Si tratta dei tre fattori su cui si compone la presentazione delle aziende vinicole e su cui si va a definire una loro valutazione. Sito da intendere come luogo ove si trova la cantina, guardando anche alla cantina medesima dal punto di vista architettonico. Ma sito anche come patrimonio di vigneti complessivo di cui dispone la cantina. Accoglienza per valorizzare la vocazione della cantina verso una parallela attività: sia per attività come agriturismo, B&B o ristorazione, sia per iniziative culturali che denotano un atteggiamento di “apertura” della cantina verso il mondo esterno. Vino, come profilo produttivo dell’azienda valutato nel tempo, al di là dell’exploit di una singola vendemmia; dunque anche tenendo conto del carattere della produzione, della eccellenza di alcune etichette, di una particolare cura verso specifiche tipologie di vini.

Nella speciale classifica per regioni ai vertici troviamo la Toscana con 49 impronte, seguita da Piemonte (41) e Veneto (34)

Sono 17 le Cantine che raggiungono il vertice delle “Tre Impronte Go Wine”:

Badia a Coltibuono (Toscana); Bellavista (Lombardia); Bisol (Veneto); Ca’ del Bosco (Lombardia); Capezzana(Toscana); Castello di Modanella (Toscana); Castello di Verduno (Piemonte); Ceretto (Piemonte); Donnafugata(Sicilia); Ferrari (Trentino); Florio (Sicilia); Fontanafredda (Piemonte); Lungarotti (Umbria); Malvirà (Piemonte);Masciarelli (Abruzzo); Planeta (Sicilia); Tenuta Vicchiomaggio (Toscana).

Uno spazio importante nella cerimonia è stato riservato alla consegna dei 7 “Premi Speciali”, che si rivolgono a Resort e Tavole aziendali d’eccellenza, vini “storici” e “autoctoni”, Enocultura, EnoArchitetture.

Ecco i premi speciali di Cantine d’Italia 2019:

Premio “Alto Confort” per il Relais aziendale dell’anno:

Albergo Real Castello di Verduno (Verduno, Piemonte);

Premio “Cantine Golose” per la Tavola aziendale dell’anno:

Agriturismo Salae Domini Antonio Caggiano (Taurasi, Campania);

Premio “Cantine Meravigliose” per l’EnoArchitettura dell’anno:

Conte Collalto (Susegana, Veneto);

Premio Enocultura:

Premio Casato Prime Donne, Donatella Cinelli Colombini (Montalcino, Toscana);

Premio “Autoctono si nasce”:

Nerobufaleffj Nero d’Avola, Gulfi (Chiaramonte Gulfi, Sicilia);

Premio “Buono…non lo conoscevo!”:

Bianco d’Alessano, I Pastini (Martina Franca, Puglia);

Premio “Vini Storici d’Italia”:

Ferrari Perlè Trentodoc, Ferrari (Trento, Trentino).

E’ poi seguita l’esclusiva e straordinaria degustazione dei Vini Top premiati dalla Guida, a beneficio del numeroso pubblico partecipante all’evento.

La Guida Cantine d’Italia 2019 è edita dall’associazione Go Wine; conferma l’impegno dell’associazione volto ad affermare, anche attraverso la Guida, i principi ispiratori dell’attività associativa. La redazione Go Wine cura la redazione di tutto il volume e del repertorio delle cantine selezionate, con i contributi e le segnalazioni di giornalisti e delegati Go Wine in Italia. Le oltre 700 cantine presenti nel volume sono state scelte in base all’esperienza diretta. Per ogni cantina una pagina ricca di notizie: dall’anagrafica aziendale ai dati sulla produzione, ai referenti interni da contattare; dai giorni e gli orari di visita alle informazioni stradali; dal racconto delle suggestioni che la cantina e il suo contesto offrono al visitatore a una serie di utili appunti sui vini aziendali con indicazione del vino top e degli altri vini da conoscere. Ogni cantina è presentata attraverso una valutazione in stelle (su scala 5), suddivisa nei tre aspetti che sono ritenuti rilevanti dalla Guida: il sito, l’accoglienza e i vini. Inalterato è sempre lo spirito dell’opera: spingere l’appassionato a viaggiare per conoscere il fascino del territorio del vino italiano attraverso il racconto di molti suoi interpreti d’elezione.

Per ulteriori informazioni:
gowine.editore@gowinet.it

Pirandello e Bunuel per ragionare della nuova pazzia

Filippo Fonsatti conteggia che Così è (se vi pare) manca dal palcoscenico del Carignano da più di dieci anni. Da martedì prossimo lo spettacolo prodotto dallo Stabile di Torino Teatro Nazionale e diretto da Filippo Dini – primo appuntamento pirandelliano per il 45enne attore/regista – è pronto a prendere il largo, quattro settimane a Torino, comprese le festività natalizie e quelle del nuovo anno (“e questa è per noi davvero una scommessa su cui puntare: ma lo facciamo con tranquillità, dal momento che già abbiamo superato le cifre di pubblico e di abbonamenti della scorsa stagione”, sottolinea ancora Fonsatti) e poi per ora un mese di tournée, da Trieste a Napoli, da Pistoia a Genova.

C’è quasi un “timore reverenziale” nel mettere in scena un testo che nelle intenzioni di Dini regista (ma suo è anche il personaggio del raisonneur Laudisi) – scomoda pure, a partire dalla locandina, guardare per credere!, i geni di Leonardo e di Bunuel con il suo perseguitato Viridiana. Il pirandellismo coniugato in questo avviato secolo con un gioco al massacro inscenato in un interno borghese, un giallo irrisolto, un finale tagliato via dove niente altro riecheggia se non la risata di Laudisi che manda con un calcio a quel paese una verità ricercata a lungo. Da chi, se non dal nuovo viso della pazzia, dai borghesi del paese, con i loro pettegolezzi, con le loro certezze senza ferite, in cui hanno trovano un (mesto) rifugio il signor Ponza (Giuseppe Battiston) e la signora Frola (Maria Paiato, mai più avvicinatasi a Pirandello dopo le prove in Accademia), con quell’altra donna, moglie dell’uno?, figlia dell’altra?, tenuta segregata in una casa fuori del paese. Forse tutto è un sogno, un gioco tragico quella verità costruita e immediatamente distrutta, quella realtà, per ognuno dei presenti tangibile, quelle parole di Ponza e di Frola che a fasi alterne incantano e convincono. “È una grande opportunità quella che lo Stabile torinese mi ha offerto, a me che forse, come molti della mia generazione, ho sempre avuto uno sguardo snob nei confronti dell’autore siciliano, con la sua lingua un po’ vecchia, con le sue trame non chiare ad una primissima lettura e invischiate, contorte, con quelle morali disseminate nei finali che parevano risapute, mai innovative”.

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Invece nei mesi di preparazione e di prove, Dini è andato nel fondo di un testo, ha scavato, ha immediatamente compreso l’importanza di quel termine, “oggi”- come non gli è sfuggito che ci troviamo di fronte ad una “parabola in tre atti” -, in cui l’autore ambiente la vicenda. La data non può essere il 1917, il ricevente la compagnia di Talli ed il pubblico milanese: il tempo è il nostro, “questo nostro tempo occupato a scoprire dove sia la verità”. Una verità simile a quella sbandierata sui social, “su Facebook e Twitter tutti raccontano una verità, la loro, quante verità esistono?”. Una verità laica, anche, che il regista supera, ponendosi fin da subito di fronte a quel titolo sicuro, assoluto nella sua prima parte e libertario nel resto, pronto a smentire. “Ho intravisto una componente surrealista, anche se so di essere in anticipo con i tempi, mi sono fatto domande circa l’inconscio che si sviluppa nei miei personaggi, ho cercato di individuare le enormi passioni che stanno al loro interno, ho voluto fare esplodere le differenti passioni di questo testo”. Nell’attualità che all’occhio del regista invade il dramma pirandelliano, Giuseppe Battiston, giunto al suo quinto appuntamento con lo Stabile, cerca di chiarire con personali parole come questo testo possa racchiudere un “noi” e un “loro”. “Noi, ovvero la casa del consigliere Agazzi e quanti la frequentano, siamo i regolari, con le nostre abitazioni, con l’ordine in ogni stanza, con i nostri rapporti ben costruiti, noi che quando entriamo nella vita delle persone facciamo domande e non ci rendiamo conto che tutto può diventare violenza, loro sono quelli che arrivano da lontano, sconosciuti, da un paese in cui un evento naturale ha distrutto ogni cosa, gettano la carta per terra, non sono trasparenti”. Ricollocare la “pazzia” dunque, se rimanga ancora in genero e suocera o se abbia ormai invaso questo “formicaio agitato” di pettegoli e di quanti vogliono scoprire l’assoluta verità.

 

 

Elio Rabbione

 

 

 

Foto di Laila Pozzo: una scena d’insieme di “Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello, produzione Teatri Stabile di Torino – Teatro Nazionale; gli interpreti principali dello spettacolo, da sinistra, Giuseppe Battisto, Filippo Dini (anche regista) e Maria Paiato

 

Il “Pannunzio” celebrato a Lucca ma non a Torino

Il Comune di Lucca, sindaco in testa, festeggia i 50 anni del Centro Pannunzio e l’illustre concittadino. A Torino dove il centro culturale è nato, il Comune e la Sindaca invece ignorano l’anniversario. Se nemmeno le istituzioni culturali torinesi vengono rispettate e valorizzate, non c’è davvero da stupirsi del declino della città.

(Red. To)

 

DA GENNAIO AL VIA LE PROCEDURE DI ASSUNZIONE PER PERSONALE CON DISABILITA’

Il Comune di Torino a partire dal prossimo anno e fino al 2021 ha programmato l’assunzione di personale con disabilità, nelle categorie B, C e D, sulla base degli accordi raggiunti tra l’Amministrazione e le associazioni di tutela di persone con disabilità

Il piano delle assunzioni è stato illustrato questa mattina nel corso della riunione congiunta delle commissioni Servizi Sociali e Personale, presieduta da Antonino Iaria, dall’assessore Sergio Rolando. Saranno 30 le persone che entreranno nell’organico della Città in categoria B, assunte attraverso le chiamate tramite gli uffici per l’impiego, nel periodo 2018 – 2021. Le persone interessate dovranno essere iscritte ad uno dei centri per l’impiego presenti nella città metropolitana torinese. La Città ha già inviato all’Agenzia Piemonte Lavoro le richieste di assunzione dei primi 25 lavoratori di categoria B, nelle quali sono state specificate la tipologia di risorse utili, il profilo professionale, la tipologia di invalidità. Il centro per l’impiego che gestisce le graduatorie delle persone iscritte dovrà dare la dovuta pubblicità delle richieste pubblicando sui suoi canali istituzionali e su quello di altri enti pubblici, tra i quali il Comune di Torino, le date nelle quali avverranno le chiamate pubbliche che saranno concentrate in due sede torinesi. Il centro per l’impiego fornirà una lista di nomi al Comune sulla base delle graduatorie tipiche del centro stesso. L’inserimento negli organici comunali avverrà attraverso un tirocinio sulla postazione di lavoro. Per la categoria C (Istruttore amministrativo) e D (funzionario) sono stati previsti posti nell’ambito del fabbisogno approvato dalla Giunta comunale. Per la categoria D previsto un bando, nel mese di gennaio 2019, per 8 posti per i quali è richiesto il diploma di laurea. L’obiettivo è quello di concludere le operazioni di selezione, tramite prove scritte e orali, entro l’estate 2019 prima di un tirocinio formativo della durata di tre mesi, con assunzione tra novembre e dicembre. Per la categoria C, per la quale è richiesto il diploma di scuola media superiore, sono previste selezioni attraverso prove scritte e orali per 8 nel 2019, 13 nel 2020, 14 nel 21.

Italiani si rimane, parola di Severgnini

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Beppe Severgnini presenta il suo libro “Italiani si rimane” a Torino : appuntamento venerdì 7 dicembre alle ore 18.00 al Circolo dei Lettori in via Bogino 9

 

Un viaggio ironico, sentimentale e istruttivo: dalla scuola di Montanelli al Corriere della Sera, dal primo articolo per La Provincia di Cremona al New York Times, dai libri alla radio, da Twitter al teatro (entrambi utili, il secondo più moderno). In Italia e in Europa, in America e in Australia, in televisione e sui treni del mondo. In ogni esperienza si nasconde una lezione. Beppe Severgnini prova a capire qual è, e condivide con noi le sue scoperte. Una narrazione intima e sorprendente, una scrittura nuova e appassionata. Italiani si rimane non spiega solo le trasformazioni nei media a cavallo tra due secoli: parla del tempo che passa, del legame con la terra e la famiglia, del piacere di insegnare e veder crescere nuovi talenti. Questo libro arriva vent’anni dopo Italiani si diventa, dove l’autore ripercorreva l’infanzia, l’adolescenza e la prima gioventù. La sua collaudata ironia ora diventa autoironia, l’autobiografia diventa biografia di una generazione. Serenità, intuizione, occhio prensile: a Beppe Severgnini i dettagli non sfuggono. Le pagine luccicano di leggerezza intelligente. Italiani si rimane è un viaggio dentro il cambiamento: personale, professionale, nazionale. Un racconto utile ai più giovani per progettare e ai meno giovani per ricordare. Un libro che prova una cosa: qualunque lavoro si faccia, e qualsiasi cosa succeda, italiani si rimane.

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BEPPE SEVERGNINI è il direttore di 7, settimanale del Corriere della Sera. Scrive per The New York Times e ha lavorato per The Economist. È autore di sedici libri, tra cui Inglesi, Un italiano in America e La testa degli italiani, tradotto in quindici lingue. Da La vita è un viaggio, l’autore ha tratto una rappresentazione teatrale, da lui stesso interpretata. Ha ideato e condotto il programma L’erba dei vicini (Rai 3).

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  • Prezzo di copertina Euro 17,50
  • Pagine 288
  • Anno 2018
  • Collana Saggi

 

Dalla, Gaber, Van de Sfroos

Proseguiranno all’Unitre di Casale Monferrato, dal 9 gennaio 2019, le lezioni tenute dal docente Giorgio Belletti, iniziate lo scorso anno con Paolo Conte, nell’ambito del corso di musica coordinato da Gian Franco Nissola.

I cantautori scelti saranno tre: Lucio Dalla, Giorgio Gaber e Davide Van de Sfroos. Riassumendo quanto dice il docente “I primi due hanno fatto parte della nostra gioventù, della maturità e ancora li frequentiamo come vecchi amici prematuramente scomparsi; di Dalla si ripercorrerà la carriera dagli esordi come clarinettista Jazz nella Bologna di Pupi Avati e Nando Giardina con la sua Doctor Dixie Jazz Band fino ai grandi successi internazionali culminati in Caruso. Di Gaber saranno fatte ascoltare le canzoni più note, ora romantiche, ora allegre e scanzonate ma anche cariche di critica corrosiva contro costumi e poteri politici, senza dimenticare gli spettacoli teatrali. Davide Bernasconi (in arte Davide Van de Sfroos), meno noto ma molto interessante, si esprime con il “laghée” nel raccontare storie folk, surreali e intensamente poetiche orgoglioso d’usare il dialetto come bandiera della propria forma artistica. Vi è forse il rischio di non capire bene le parole dialettali ma egli stesso disse che si sentono tante canzoni in inglese senza capirle ma che piacciono ugualmente poiché la musica ha un linguaggio universale. Chi può dargli torto?”

GRB