redazione il torinese

Con l’app Autodoc risolvi i tuoi problemi

Purtroppo ti è capitato di avere un piccolo incidente di recente e i tuoi fari non funzionano? Non puoi certo viaggiare di notte, non vorrai causare un altro incidente! Perfetto: prima di tutto dovrai riparare il danno alla tua automobile, che siano i fari o una qualunque altra parte della carrozzeria, la sicurezza va sempre al primo posto per poter viaggiare sicuri e senza pericoli nel traffico. Allora adesso dovrai spendere un sacco di soldi andando alla stazione di servizio, vero? No, ora non più. C’è un altro modo, più semplice, che ti farà risparmiare un sacco di soldi oltre a migliorare le tue capacità: fai da te! Tutto ciò che ti serve sono un minimo di conoscenze, qualche attrezzo e un po’ di abilità, oltre naturalmente alle parti giuste, compatibili con la tua cara automobile. Sei abituato ad andare sempre in giro e non vuoi passare delle ore al computer a cercare tutte le componenti necessarie? Nessun problema, davvero! Di sicuro avrai uno smartphone: è tutto ciò che ti serve per ordinare tutti gli articoli necessari. L’applicazione AutoDoc è davvero rapida e completa, rimarrai colpito dal comodo sistema di ricerca e dall’immenso catalogo di ricambi disponibili e dalla qualità davvero sbalorditiva dei prodotti offerti, a prezzi incredibilmente bassi! Ora dipende da te, se vuoi scaricare l’applicazione AUTODOC  da iTunes Store o da Google Play: provala e cerca le componenti adatte alla tua automobile, per riportarla in condizioni impeccabili! La nuovissima applicazione AUTODOC ti darà la scelta tra innumerevoli parti di qualità, divise in categorie dal nostro sistema di ricerca, così potrai trovare gli articoli che cerchi in pochi secondi. Inoltre, potrai cercare i vari articoli con il codice del prodotto e potrai anche leggere tutte le descrizioni dettagliate. In più, gli esperti del nostro servizio clienti sono molto cordiali e saranno lieti di aiutarti a scegliere i prodotti ideali, rispondendo a ogni tua domanda. Quali che siano le parti che cerchi, o il modello di automobile in tuo possesso: europea, americana, coreana, giapponese…non importa, perché l’applicazione AUTODOC è così completa da offrire più di un milione di ricambi di qualità premium a prezzi competitivi, come anche articoli per oltre 5900 modelli di automobile di 45 tra le marche più diffuse. Allora, cosa aspetti? Non ti serve più andare alla stazione di servizio e spendere un sacco di soldi: tutto ciò che ti serve per riparare i danni del tuo piccolo incidente si trovano nella fantastica App AUTODOC.Ultimo, ma non ultimo, come regalo di benvenuto offriamo uno sconto del 10% ai primi 10’000 iscritti! Fai del tuo meglio per tornare in strada in tutta sicurezza! Comincia pensando a te stesso! Ripara la tua automobile e falla tornare in condizioni impeccabili, sempre puntando all’affidabilità e alla qualità: scarica subito la nuova App AUTO-DOC.it!

 

.

informazione commerciale

Giornata mondiale della Pace, incontro a Torino

Il 1° gennaio 2019, tra le  18 e le 20, presso il Sermig – Arsenale della Pace,  di Via Borgo Dora, 61 si terrà un incontro interconfessionale per celebrare la Giornata mondiale della Pace. Saranno presenti autorità tra le quali l’arcivescovo Cesare Nosiglia e fedeli di tutte le confessioni religiose esistenti in Piemonte, e sarà presentato un documento rappresentativo  di tutte queste realtà, a testimonianza della tensione al dialogo e alla convergenza per il Bene Comune che animerà tutti i presenti. L’ampiezza, la varietà e la convergenza delle religioni presenti insieme nel coordinamento rappresenta – a questo livello – un “unicum” anche in Italia. 
Giampiero Leo

Federica Bertino, il colore invade la tela tra la Natura e la Storia

Ha detto una volta Federica Bertino: “Mentre il lavoro che faccio sulla fotografia e sui disegni mi spinge all’organizzazione, allo studio, alla necessità di inquadrare un’opera in ogni suo momento di nascita e di svolgimento, il lavoro della pittura è quanto di più casuale ci possa essere”. Un ordine messo a confronto con quello che può sembrare un disordine, un’avventura che non sai dove possa portarti. Da un lato la cognizione prestabilita, vorremmo quasi dire il geometrico, la regola, l’imposizione fredda, dall’altro la libertà, la suggestione prepotente, il racconto inventato, il caldo ardito ma rassicurante del colore. Sono i pensieri che immediati ti tornano alla mente non appena entri nelle sale del MIIT di corso Cairoli 4 dove Federica sta esponendo (sino al 6 gennaio), Federica Bertino. Emozioni è il titolo della mostra, da un lato le fotografie (i ricordi dei suoi viaggi) e i disegni (per tutti, una parte della raccolta Disegni per Nives, del 2009, con cui vinse il primo premio del pubblico a “Grafò” l’anno successivo) e gli acquerelli dai tratti morbidi, dalle dimensioni contenute. Dall’altro la presenza forte, importante, felicemente prepotente delle sue tele, dalle grandi dimensioni, queste masse di colore – pastelli a olio e acrilici – che invadono le stanze, moderni affreschi su tele bianchissime pronte a essere riavvolte una volta terminata la mostra e riposte negli scaffali dello studio, sulle colline dell’Astigiano.

Sono immagini costruite sulle emozioni, sul sentimento dell’attimo (Mi devi rassicurare), sulla lacrima e sul sorriso, su di una spinta istintiva che irrompe; ma anche sulla riflessione, su di un pensiero protratto a lungo, sulla realtà trasfigurata. Bertino, come perdendosi in quei colori che riempiono la tela, gioca con la fiaba (giunge persino a servirsi di titoli che provano a lambire il ritornello pubblicitario o la narrazione fumettistica, In questo bosco è nascosto il mio amore, con quel piccolo cuore giallo difficilmente rintracciabile dentro un oceano di blu e verdi e intermittenze violacee), con la natura innocente e da salvaguardare, nella sua unicità e nella irruenza (uno degli angoli più belli e convincenti della mostra è quel Ruscello dorato che attraversa in obliquo la tela e fregandosene di ogni misura sembra inoltrarsi sul pavimento della sala d’esposizione), con i tanti animali che qua e là compaiono (strappa un sorriso al canguro rappacificato o laicizza il messaggio francescano, Laudato si’, 2017, con A noi due – 132 x 185 cm – invade la tela di animali, quasi immersi in un sogno chagaliano), con il verde che favolisticamente (ma neppure troppo) fatica a riscoprire una manciata di serenità (I giardini di Roma, 2018 o La luce te la devi cercare del 2014), laddove pare che le invasioni e le fasce di colore diventino ancora più presenti, in questa necessità della natura di affermarsi; e ancora si pone di fronte alla realtà, al mondo con cui ci ritroviamo ogni giorno a confrontarci, alla Storia da cui una umanità impoverita si vede sconvolta, trafitta, insanguinata – “quasi un reportage sulla società contemporanea”, sottolinea il curatore Guido Folco -, e qui maggiormente t’accorgi di quanto il tratto sia forte e trascinante, drammatico, di quanto voglia reclamare una ribellione, una propria personale ribellione. Nascono – sono opere recenti, datate 2018 – Pace in Siria e Pace a Gerusalemme, di grande impatto visivo, dove ancora una volta i colori e le grandi dimensioni accrescono l’emozione, il pathos dell’immagine e del ricordo, dove l’artista s’immerge e maggiormente si svela, lanciando simboli a chi guarda (una colomba bianca, una sagoma umana imperfetta) in una decifrazione dell’opera che in Federica non si visualizza mai al primo istante. L’esplosione di emozioni e di colore che è sulla tela non si tramuta soltanto in un “quadro ben fatto”, è qualcosa di molto più personale, un viaggio intimo, vuole essere una partecipazione, la consapevolezza di quanto “posso fare io” per quella pace che il mondo da anni va inseguendo.

Nel discorso che Federica Bertino ha proseguito, verso il mondo asiatico e i suoi conflitti, intorno alla Storia, bene ieri si era inserita quell’opera, Maelbeek, del 2016, che rimane una delle prove più convincenti dell’artista, un’opera che non era stata la risposta immediata, dettata dalla rabbia e dallo sconforto, ad un atto delittuoso, ma che aveva dovuto attendere alcuni mesi per essere realizzata, come a lasciar decantare l’orrore, l’insulto, i corpi martoriati, il sangue, il pugno nello stomaco: e la partecipazione anche, fortunatamente della durata di poche ore, ma disperata, dal momento che in quella prima mattina del 22 marzo di due anni fa, nell’attentato alla metropolitana di Bruxelles, il secondo vagone che sta viaggiando tra le stazioni di Maelbeek e Schuman e rimane sventrato, trentadue morti di tredici nazionalità diverse, sarebbe potuta esserci sua nipote, come ogni altra mattina, per il tragitto verso la scuola. Cinque mesi e Federica, scaricata dello choc, delle incertezze, del terrore, pone sulla tela una grande tela di 370 x 210 cm, quei corpi che paiono l’appendice moderna e altrettanto dolorosa della “Guernica” picassiana, accumulati sulla sinistra, uniti in quella richiesta d’aiuto che ha il proprio simbolo in quel braccio levato, al centro, rossastro. Al di sopra, come in un vortice dantesco, tre corpi ricercano un angolo di pace: e l’artista non solo fissa sulla tela la frantumazione di quei corpi, la tragicità di quelle morti, ma se ne fa interprete, vive l’accaduto, cerca l’immedesimazione con le vittima, in un momento di grande maturità e di passione, capace di renderci appieno quella disperazione che troppo spesso avvolge certi angoli del mondo.

 

Elio Rabbione

 

 

 Le immagini

“Mi devi rassicurare”, acrilici e pastelli ad olio, 2014

“ Pace in Siria”, acrilici e pasteli ad olio, 184 x 210 cm, 2018

“Pace a Gerusalemme”, acrilici e pastelli ad olio, 166 x 208 cm, 2018

Auto contro bus: nove feriti nella notte

Nove feriti di cui uno grave. È’ il bilancio dell’incidente avvenuto alle 3 di notte  tra via Chiesa della Salute e via Boccardo tra una Opel Astra e un bus “night buster”. L’autobus  pubblico che trasporta i giovani della movida stava giungendo  da via Stradella verso corso Grosseto e aveva la precedenza. L’auto con guida a destra e targa inglese era guidata da un iracheno. La vettura si è scontrata con il bus e si è schiantata  contro un muro. L’autobus è finito invece contro la vetrina di un negozio che è andata distrutta. Feriti otto passeggeri medicati in ospedale. Grave il conducente dell’Astra.
(Foto archivio – il Torinese)

L’Adorazione dei pastori al grattacielo Intesa

L’opera arriva in prestito dal Museo Hermitage di San Pietroburgo nel quadro dell’accordo triennale di collaborazione

 

 Intesa Sanpaolo espone dal 22 dicembre al 6 gennaio 2019, l’Adorazione dei pastori del pittore spagnolo Juan Bautista Maíno. L’opera è stata concessa in prestito dall’Hermitage di San Pietroburgo nel quadro dell’accordo triennale di collaborazione tra la Banca e il museo russo, una delle più autorevoli istituzioni artistiche. È questa opera quindi l’Ospite illustre che la Banca accoglie e offre a cittadini e turisti, insieme all’opportunità di accedere al 36esimo piano, nel cuore della serra bioclimatica del grattacielo, in un allestimento inusuale che integra l’arte classica in un contesto di grande modernità. L’iniziativa è realizzata in sinergia con la Fondazione Torino Musei. Prenotazione obbligatoria su www.grattacielointesasanpaolo.com/news. Juan Bautista Maíno (1581-1649), uno dei maestri del Barocco spagnolo, è stato definito “caravaggista freddo”. Ha soggiornato in Italia dove ha conosciuto e seguito nella sua ricerca artistica Caravaggio, di cui Intesa Sanpaolo ha in collezione il Martirio di sant’Orsola esposto nella sede napoletana delle Gallerie d’Italia, Palazzo Zevallos Stigliano. In questo capolavoro l’artista, seguendo fedelmente il Vangelo di San Luca, raffigura il momento in cui un gruppo di pastori e angeli adorano il Bambino Gesù. Nella tela abbondano elementi riferibili alla cultura figurativa italiana, recepiti dall’autore durante gli anni della propria formazione. La presenza del paesaggio crepuscolare nello sfondo ricorda la pittura bresciana e, in particolare, alcune opere di Giovanni Gerolamo Savoldo; il pastore che volge le spalle mostrando le piante sporche dei piedi rimanda al naturalismo di Caravaggio; gli angeli nella parte superiore richiamano in modo puntuale quelli de L’Assunta di Orazio Gentileschi, custodita a Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica di Torino e proveniente dalla chiesa di Santa Maria al Monte dei Cappuccini; dallo stesso maestro deriva anche lo splendido colore chiaro e smaltato.

 

Quella con l’Adorazione dei Pastori di Maíno è l’ottava edizione de L’Ospite illustre, la rassegna curata e promossa da Intesa Sanpaolo che propone un’opera di rilievo in prestito temporaneo da prestigiosi musei italiani e stranieri ospitata nelle sedi espositive della Banca, le Gallerie d’Italia di Milano, Napoli e Vicenza e il grattacielo di Torino.L’accordo triennale con il museo di San Pietroburgo prevede collaborazioni sul piano dei contenuti scientifici, prestiti e scambi di opere delle rispettive collezioni, iniziative culturali e sostegno a mostre. In particolare, il 6 dicembre 2018 ha aperto a San Pietroburgo la grande mostra su Piero della Francesca di cui Intesa Sanpaolo è main partner italiano.È un onore ospitare nella nostra Città un’opera così prestigiosa quale è L’adorazione dei pastori di Juan Bautista Maìno. Un’opera che richiama alle tradizioni cristiane del Natale e che, proprio sotto questa luce, leggiamo come un dono di Intesa Sanpaolo alla comunità che potrà goderne.Questa rassegna di Intesa Sanpaolo – che ringrazio – è un esempio virtuoso di come pubblico e privato possano guardare nella stessa direzione, impegnandosi all’unisono per arricchire le opportunità del nostro territorio” dichiara Chiara Appendino, Sindaca di Torino.

 

La presenza al grattacielo di Torino di un ospite illustre nel periodo di Natale è diventato ormai un appuntamento fisso e atteso. Dopo il dipinto di Bronzino da Capodimonte, che lo scorso anno ha avuto uno straordinario successo di pubblico, protagonista di questa nuova edizione è il capolavoro di Maino dall’Hermitage di San Pietroburgo. L’iniziativa è in piena sintonia con il Progetto Cultura della nostra Banca, sempre più inserito in un contesto di relazioni internazionali con i principali musei del mondo. Si inserisce in questa visione la partnership con il prestigioso museo russo, che pochi giorni fa ha prodotto la mostra a San Pietroburgo dedicata a Piero della Francesca, che ha permesso oggi di portare a Torino un dipinto meraviglioso e, il prossimo anno, di organizzare alle Gallerie d’Italia una grande esposizione su Canova e Thorvaldsen. La mostra di Maino è strettamente legata anche a Torino e a Palazzo Madama, a conferma dell’impegno che ci siamo assunti di realizzare, in città, momenti espositivi importanti e originali che promuovano conoscenza, approfondimento e bellezza dei patrimoni d’arte custoditi nei musei italiani e stranieri” commenta Michele Coppola, Direzione Centrale Arte, Cultura e Beni Storici, Intesa Sanpaolo.

 

Il tempo del Natale è il tempo dei regali che noi tutti aspettiamo e quel rituale risale proprio al miracoloso evento in cui i Re Magi hanno portato al bambin Gesù i loro doni. E’ il valore di questo gesto che ha fatto sì che Intesa Sanpaolo abbia scelto questo quadro dell’Adorazione dei pastori per fare un regalo ai cittadini e alla città di Torino, attraverso un dipinto che raffigura il miracolo che noi tutti attendiamo in questo periodo di festeggiamenti, Per me è un grande piacere che sia stato scelto un quadro dell’Hermitage del pittore spagnolo del Seicento, Juan Batista Maino, perché questo può evidenziare la stretta relazione che esiste tra Intesa Sanpaolo ed il Museo. Intesa Sanpaolo, con la sua partecipazione all’evento più significativo dell’anno del Museo Statale Hermitage, ossia la mostra dedicata a Piero della Francesca, ha già fatto un grande dono al nostro Museo e a tutti i nostri visitatori e questa vuol essere la nostra risposta che speriamo avrà tante conseguenze nel futuro” afferma Irina Artemieva, Conservatrice Dipartimento di Pittura Veneta del Museo Hermitage.

Musicoterapia, una cura per l’anima e per la mente

Suoni, armonie, vibrazioni, echi della natura, rumori alternati a silenzi creano le nostre colonne sonore quotidiane. Ogni giorno della nostra vita è accompagnato dalla musica, o da altri effetti acustici, che scandiscono i nostri ritmi, stimolano le nostre emozioni e lavorano sul nostro sistema nervoso

Ogni suono ci ricollega ad una sensazione o ad un sentimento, ci rievoca una esperienza, ci riporta alla nostra infanzia, fa riemergere momenti che ci hanno segnato facendo di un ricordo una vera e propria emozione, forte e indimenticabile. Un cd di musica classica mentre lavoriamo, la nostra playlist preferita mentre facciamo ginnastica, il rumore della pioggia che cade o il ritmo del treno che viaggia, ogni suono può avere una influenza benefica su di noi, favorendo la calma e il buon umore. Questo effetto risanante e curativo della musica si può considerare una vera e propria terapia complementare, un trattamento efficace che, in sinergia con altre terapie mediche e psicoterapeutiche, può essere un valido rimedio a problematiche legate alla depressione, all’insonnia o un importante supporto nell’affrontare disabilità più complesse come l’autismo. La Federazione Mondiale di Musicoterapia ne parla come “un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive”, un autentico percorso di riabilitazione che agisce sulle attività neuronali stimolando la produzione di betaendorfine, potenti ormoni con importanti capacità analgesiche. Esistono vari modelli clinici relativi a questa terapia musicale che si ispirano ad approcci e teorie diverse, quello di Benezon, per esempio, è di stampo psicoanalitico e affronta maggiormente problemi legati alla comunicazione e alle relazioni. Abbiamo poi la Musicoterapia Creativa di Nordoff e Robbins, un metodo rivolto maggiormente a bambini affetti da disturbi lievi e gravi di apprendimento, autismo e disabilità psico-fisiche: durante una seduta di gruppo il ritmo musicale appreso aiuta la coordinazione dei movimenti del corpo. Sull’improvvisazione della parola e sulla musica simbolica è incentrata invece la Musicoterapia Analiticamente Orientata di Mary Priestley che, ricalcando l’analisi di Jung, mira alla crescita personale. Infine la Musicoterapia Comportamentale, teorizzata da Madsen, propone l’utilizzo della musica per modificare comportamenti adattivi o rimuovere comportamenti distorti mentre il metodo GIM, di Helen Bonny, mira ad esplorare la coscienza attraverso i suoni facilitando il dialogo con il mondo interiore.  Esprimersi, far emergere le emozioni, saperle riconoscere e percepire, vincere le proprie paure o lenire le ansie che ci condizionano l’esistenza sono solo alcune straordinarie capacità che la musicoterapia possiede. Aprire nuovi canali di comunicazione, affrontando così la chiusura provocata da una depressione o da patologie croniche, è la facoltà che si riconosce a questa “cura” che sempre di più viene utilizzata per affrontare disturbi di diversa natura, per comunicare con pazienti in coma o per alleviare i disagi della vecchiaia come la demenza senile. Gli strumenti utilizzati non sono solo quelli canonici, ma anche il proprio corpo o i rumori ambientali, dispositivi elettronici o invenzioni vere e proprie create per il paziente in base al disagio da trattare. Attraverso ritmo, melodia e armonia e un programma specifico si dà voce alle emozioni, a dinamiche psichiche e si cerca, per quanto possibile in relazione alla patologia e alle possibilità di questo specifico intervento, di riorganizzare la vita interiore dell’individuo o quantomeno di supportarlo e sostenerlo.

Maria La Barbera

Gli irriducibili dell’Isis

FOCUS INTERNAZIONALE 

di Filippo Re

I curdi siriani abbattono anche l’ultima roccaforte dell’Isis rimasta in piedi ma la riconquista di Hajin, nella Siria orientale, non pone certo fine né agli scontri sul terreno nè all’ideologia jihadista. Le aree da pacificare sono ancora molte e l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra, fa sapere che sono oltre seicento le persone che hanno perso la vita nei bombardamenti a est del fiume Eufrate. Gli irriducibili del defunto “Stato islamico” hanno i giorni contati, sostiene Sean Ryan, portavoce della coalizione anti-Isis guidata dagli americani che appoggiano i curdi ma i combattimenti in quella regione non sono terminati. Ci sono ancora miliziani nascosti lungo l’Eufrate e verso il confine con l’Iraq dove trovano i militari iracheni pronti a cacciarli indietro. Nei giorni scorsi in Iraq è stato celebrato in pompa magna il primo anniversario della vittoria contro il terrorismo dello “Stato islamico” ma il governo di Baghdad ha subito ricordato che l’Isis non è stato sconfitto del tutto ma è stato cacciato dalle città più importanti. La ribellione jihadista resta infatti operativa nelle periferie e nelle province più lontane dalla capitale con alcune migliaia di miliziani, molti dei quali foreign fighters. Adel Abdel Mahdi, il premier iracheno, è costretto più volte a inviare rinforzi militari al confine con la Siria e in particolare nella provincia di Al Anbar per aiutare le truppe governative a respingere gli assalti delle milizie jihadiste. E la situazione non cambia nell’est della Siria, nel governatorato di Deir ez-Zoor, lungo l’Eufrate, dove le forze curde,

appoggiate da alleati arabi e dagli Stati Uniti, si sono riprese sul campo di battaglia dopo aver subito una serie di sconfitte di fronte alle poderose controffensive dei terroristi islamici. Ciò è stato possibile anche grazie alla cattura di Abu Zeid, ritenuto il numero due dell’Isis, il vice di Al Baghdadi. Anche per noi europei la minaccia del terrorismo islamico continua a far paura come la strage di Strasburgo ha dimostrato. I terroristi colpiscono e colpiranno ancora nei tanti modi in cui è possibile farlo. Quanti Cherif Chekatt (il killer di Strasburgo) circolano indisturbati nelle strade delle nostre città pronti a entrare in azione per uccidere e terrorizzare il nostro vivere quotidiano? Quanti islamici radicalizzati aspettano un segnale per spargere altro sangue? Non c’è più l’esercito del Califfato, distrutto militarmente, ma l’ideologia del terrore è sempre forte, dal deserto del Sahara all’Estremo Oriente asiatico. Dopo la sconfitta nel Levante gli estremisti islamici attaccano di nuovo il cuore dell’Europa affidandosi ai combattenti di ritorno dal Vicino Oriente, ai lupi solitari e a criminali radicalizzati che in carcere o in moschea dichiarano fedeltà alla causa del jihad. Come Mohsin Ibrahim Omar, il terrorista somalo affiliato all’Isis arrestato a Bari che voleva mettere bombe nelle chiese italiane iniziando da San Pietro. Secondo gli investigatori intendeva colpire in Italia durante le feste natalizie. Già in carcere per terrorismo internazionale aveva esaltato il martirio dopo l’attentato di Strasburgo ed era in contatto con cellule terroristiche operative. È la conferma dell’esistenza di una grande rete jihadista europea pronta ad attivarsi e a rispondere agli appelli di morte lanciati dai vari gruppi terroristici presenti nel Levante, nel Maghreb e nella regione del Sahel. Anche il giovane maghrebino Cherif che ha sparato all’impazzata tra la gente che guardava i mercatini natalizi a Strasburgo, ha gridato “Allah è grande” e avrebbe detto di aver ucciso per “vendicare i fratelli morti in Siria”. E di killer come Cherif, nella sola Francia, ce ne sarebbero molti. Secondo i servizi segreti i soggetti potenzialmente pericolosi sono almeno 20.000 e il loro numero continua a salire ed è

impossibile tenerli tutti sotto controllo. Gruppi collegati all’Isis, alcuni giorni prima dell’attentato terroristico a Strasburgo rivendicato dai seguaci di Al Baghdadi, hanno lanciato un appello ai “lupi solitari” a compiere attacchi durante il periodo di Natale evocando l’attentato del dicembre 2016 contro il mercatino di Berlino. Un appello accompagnato da un’immagine di Babbo Natale in tuta arancione, con accanto un boia jihadista, e la scritta “non uscite di casa perché abbiamo sete del vostro sangue”. Si invita a colpire americani, francesi e i loro alleati con qualsiasi cosa a disposizione: “Se non siete in grado di fare una bomba e non disponete di un’arma da fuoco usate coltelli, pietre, auto, camion o le mani nude”. Anche se quest’anno, rispetto ai due anni precedenti, gli attentati in Europa sono diminuiti drasticamente, il terrorismo jihadista può colpire da un momento all’altro. I “soldati del Califfato”, i combattenti di al Qaeda e gruppi affiliati continuano ad esistere e possono contare su una rete di fedelissimi e di migliaia di miliziani dall’Africa all’Asia e all’Europa. Strasburgo, il suo antico mercato natalizio e la sua imponente cattedrale gotica sono un vecchio obiettivo del terrorismo islamico in Europa. Già nel 2000 un gruppo di algerini qaedisti arrivò nella città francese con lo scopo di colpire i luoghi religiosi della città come la cattedrale e i simboli del Natale ma non la sede del Parlamento Europeo. Il ritorno di Al Qaeda sulla scena del terrorismo islamico preoccupa fortemente i governi africani e l’Europa. I qaedisti sono tornati a farsi sentire con toni minacciosi. Il capo di “al Qaeda nel Maghreb islamico”, l’emiro Abu Musad Abdel Wadoud, ha diffuso un video di propaganda in cui incita i francesi a rivoltarsi “contro il governo corrotto che opprime i musulmani”. A poco più di un anno dalla caduta di Raqqa, lo “Stato islamico” è ridotto a una piccola fascia di territorio lungo la riva orientale dell’Eufrate e la cittadina di Hajin, 35.000 abitanti, a sud-est di Deir ez-Zor, non lontano dal confine con l’Iraq, non è più l’ultimo bastione dell’Isis. I curdi, dopo sanguinosi scontri durati settimane, l’hanno ripresa con il sostegno degli americani. Ma l’Isis resta ugualmente pericolosa e i potenziali attentatori in Europa possono essere attivati a distanza attraverso la Rete. “Lupi solitari” e affiliati all’Isis sensibili alle sirene degli estremisti islamici non fanno altro che mettere in pratica i messaggi di violenza e di fondamentalismo religioso che i leader del Califfato annunciavano sul magazine on line “Rumiyah” il cui obiettivo era quello di reclutare criminali e attentatori per colpire in Occidente, come è accaduto a Parigi, Nizza, Bruxelles e negli Stati Uniti. Caduto il Califfato, resta in piedi l’ideologia jihadista e stragista. Il nome Rumiyah, cioè Roma, profetizza, secondo i “detti” del Profeta Maometto, la conquista di Roma e di Costantinopoli. Le esortazioni alla violenza contro gli infedeli e contro l’Occidente, l’invito ad attaccare i luoghi affollati e l’incitamento alla guerriglia urbana sono tradotti in realtà dai lupi solitari che si estremizzano in Europa.

 

dal settimanale “La Voce e il Tempo”

 

Pappardelle in croccanti cialde di Parmigiano

pappardelle ciboUn contrasto di sapori e consistenze stuzzicanti e raffinate. Un piatto da chef!   

Un primo piatto davvero originale che stupira’ tutti i commensali. Le pappardelle condite con una semplice e leggera dadolata di verdure di stagione vengono servite in una croccante e dorata cialda di Parmigiano creando un contrasto di sapori e consistenze stuzzicanti e raffinate. Un piatto da chef!

 

Ingredienti:

8 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattugiato

200gr. di pappardelle all’uovo

1 zucchina

1 piccola cipolla

1 piccola melanzana

2 falde di peperone

1 pomodoro

Provola dolce q.b.

4 foglie di basilico fresco

Olio evo, sale q.b.

(dosi per due persone)

 

In una piccola padella antiaderente versare 4 cucchiai di parmigiano coprendo bene il fondo. Lasciar sciogliere  il formaggio sino a doratura poi prelevare la cialda con delicatezza e sistemarla su una formina da creme caramel capovolta modellandola a piacere. Lavare tutte le verdure, ridurle in dadolata e farle saltare in padella con olio, sale e se necessario due cucchiai di acqua. Rosolare bene. Cuocere le pappardelle in acqua salata, scolarle e saltarle in padella con le verdure ed il basilico fresco. Riempire le cialde con la pasta condita, cospargere di provola a cubetti, irrorare con un filo di olio e servire.

 

Paperita Patty

Tutto esaurito per Bolle and Friends

Sabato 29 dicembre, alle ore 20.30, domenica 30 dicembre alle 16 e lunedì 31 dicembre alle 17.30 il Regio offre un viaggio imperdibile nella bellezza della danza

Al Regio, insieme a Roberto Bolle, vedremo in scena le étoiles più scintillanti del momento: Sarah Lamb(The Royal Ballet, Londra), Federico Bonelli (The Royal Ballet Londra), Melissa Hamilton (The Royal Ballet, Londra), Tatiana Melnik (Hungarian State Opera), Alejandro Virelles (StaatsBallett, Berlino), Bakhtiyar Adamzhan (Astana Opera), Polina Semionova (StaatsBallett, Berlino), Nicoletta Manni (Teatro alla Scala, Milano) e Timofej Andrijashenko (Teatro alla Scala, Milano).

***

Informazioni utili per il pubblico di lunedì 31 dicembre

Il centro di Torino e, dunque, piazza Castello saranno interessati dai festeggiamenti di Capodanno, ciò comporterà limitazioni in ingresso e in uscita tramite varchi lungo tutto l’arco della giornata. Per essere aggiornati in tempo reale, si prega di consultare il sito dedicato:https://capodannotorino2019.bsafe.city/home.

Per informazioni: Tel. 011.8815.557 – www.teatroregio.torino.it – www.robertobolle.com.

Tutte le foto sono pubblicate sul sito http://www.teatroregio.torino.it/area-stampa/foto

 

(foto Laura Ferrari)