redazione il torinese

L’Adorazione dei pastori al grattacielo Intesa

L’opera arriva in prestito dal Museo Hermitage di San Pietroburgo nel quadro dell’accordo triennale di collaborazione

 

 Intesa Sanpaolo espone dal 22 dicembre al 6 gennaio 2019, l’Adorazione dei pastori del pittore spagnolo Juan Bautista Maíno. L’opera è stata concessa in prestito dall’Hermitage di San Pietroburgo nel quadro dell’accordo triennale di collaborazione tra la Banca e il museo russo, una delle più autorevoli istituzioni artistiche. È questa opera quindi l’Ospite illustre che la Banca accoglie e offre a cittadini e turisti, insieme all’opportunità di accedere al 36esimo piano, nel cuore della serra bioclimatica del grattacielo, in un allestimento inusuale che integra l’arte classica in un contesto di grande modernità. L’iniziativa è realizzata in sinergia con la Fondazione Torino Musei. Prenotazione obbligatoria su www.grattacielointesasanpaolo.com/news. Juan Bautista Maíno (1581-1649), uno dei maestri del Barocco spagnolo, è stato definito “caravaggista freddo”. Ha soggiornato in Italia dove ha conosciuto e seguito nella sua ricerca artistica Caravaggio, di cui Intesa Sanpaolo ha in collezione il Martirio di sant’Orsola esposto nella sede napoletana delle Gallerie d’Italia, Palazzo Zevallos Stigliano. In questo capolavoro l’artista, seguendo fedelmente il Vangelo di San Luca, raffigura il momento in cui un gruppo di pastori e angeli adorano il Bambino Gesù. Nella tela abbondano elementi riferibili alla cultura figurativa italiana, recepiti dall’autore durante gli anni della propria formazione. La presenza del paesaggio crepuscolare nello sfondo ricorda la pittura bresciana e, in particolare, alcune opere di Giovanni Gerolamo Savoldo; il pastore che volge le spalle mostrando le piante sporche dei piedi rimanda al naturalismo di Caravaggio; gli angeli nella parte superiore richiamano in modo puntuale quelli de L’Assunta di Orazio Gentileschi, custodita a Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica di Torino e proveniente dalla chiesa di Santa Maria al Monte dei Cappuccini; dallo stesso maestro deriva anche lo splendido colore chiaro e smaltato.

 

Quella con l’Adorazione dei Pastori di Maíno è l’ottava edizione de L’Ospite illustre, la rassegna curata e promossa da Intesa Sanpaolo che propone un’opera di rilievo in prestito temporaneo da prestigiosi musei italiani e stranieri ospitata nelle sedi espositive della Banca, le Gallerie d’Italia di Milano, Napoli e Vicenza e il grattacielo di Torino.L’accordo triennale con il museo di San Pietroburgo prevede collaborazioni sul piano dei contenuti scientifici, prestiti e scambi di opere delle rispettive collezioni, iniziative culturali e sostegno a mostre. In particolare, il 6 dicembre 2018 ha aperto a San Pietroburgo la grande mostra su Piero della Francesca di cui Intesa Sanpaolo è main partner italiano.È un onore ospitare nella nostra Città un’opera così prestigiosa quale è L’adorazione dei pastori di Juan Bautista Maìno. Un’opera che richiama alle tradizioni cristiane del Natale e che, proprio sotto questa luce, leggiamo come un dono di Intesa Sanpaolo alla comunità che potrà goderne.Questa rassegna di Intesa Sanpaolo – che ringrazio – è un esempio virtuoso di come pubblico e privato possano guardare nella stessa direzione, impegnandosi all’unisono per arricchire le opportunità del nostro territorio” dichiara Chiara Appendino, Sindaca di Torino.

 

La presenza al grattacielo di Torino di un ospite illustre nel periodo di Natale è diventato ormai un appuntamento fisso e atteso. Dopo il dipinto di Bronzino da Capodimonte, che lo scorso anno ha avuto uno straordinario successo di pubblico, protagonista di questa nuova edizione è il capolavoro di Maino dall’Hermitage di San Pietroburgo. L’iniziativa è in piena sintonia con il Progetto Cultura della nostra Banca, sempre più inserito in un contesto di relazioni internazionali con i principali musei del mondo. Si inserisce in questa visione la partnership con il prestigioso museo russo, che pochi giorni fa ha prodotto la mostra a San Pietroburgo dedicata a Piero della Francesca, che ha permesso oggi di portare a Torino un dipinto meraviglioso e, il prossimo anno, di organizzare alle Gallerie d’Italia una grande esposizione su Canova e Thorvaldsen. La mostra di Maino è strettamente legata anche a Torino e a Palazzo Madama, a conferma dell’impegno che ci siamo assunti di realizzare, in città, momenti espositivi importanti e originali che promuovano conoscenza, approfondimento e bellezza dei patrimoni d’arte custoditi nei musei italiani e stranieri” commenta Michele Coppola, Direzione Centrale Arte, Cultura e Beni Storici, Intesa Sanpaolo.

 

Il tempo del Natale è il tempo dei regali che noi tutti aspettiamo e quel rituale risale proprio al miracoloso evento in cui i Re Magi hanno portato al bambin Gesù i loro doni. E’ il valore di questo gesto che ha fatto sì che Intesa Sanpaolo abbia scelto questo quadro dell’Adorazione dei pastori per fare un regalo ai cittadini e alla città di Torino, attraverso un dipinto che raffigura il miracolo che noi tutti attendiamo in questo periodo di festeggiamenti, Per me è un grande piacere che sia stato scelto un quadro dell’Hermitage del pittore spagnolo del Seicento, Juan Batista Maino, perché questo può evidenziare la stretta relazione che esiste tra Intesa Sanpaolo ed il Museo. Intesa Sanpaolo, con la sua partecipazione all’evento più significativo dell’anno del Museo Statale Hermitage, ossia la mostra dedicata a Piero della Francesca, ha già fatto un grande dono al nostro Museo e a tutti i nostri visitatori e questa vuol essere la nostra risposta che speriamo avrà tante conseguenze nel futuro” afferma Irina Artemieva, Conservatrice Dipartimento di Pittura Veneta del Museo Hermitage.

Musicoterapia, una cura per l’anima e per la mente

Suoni, armonie, vibrazioni, echi della natura, rumori alternati a silenzi creano le nostre colonne sonore quotidiane. Ogni giorno della nostra vita è accompagnato dalla musica, o da altri effetti acustici, che scandiscono i nostri ritmi, stimolano le nostre emozioni e lavorano sul nostro sistema nervoso

Ogni suono ci ricollega ad una sensazione o ad un sentimento, ci rievoca una esperienza, ci riporta alla nostra infanzia, fa riemergere momenti che ci hanno segnato facendo di un ricordo una vera e propria emozione, forte e indimenticabile. Un cd di musica classica mentre lavoriamo, la nostra playlist preferita mentre facciamo ginnastica, il rumore della pioggia che cade o il ritmo del treno che viaggia, ogni suono può avere una influenza benefica su di noi, favorendo la calma e il buon umore. Questo effetto risanante e curativo della musica si può considerare una vera e propria terapia complementare, un trattamento efficace che, in sinergia con altre terapie mediche e psicoterapeutiche, può essere un valido rimedio a problematiche legate alla depressione, all’insonnia o un importante supporto nell’affrontare disabilità più complesse come l’autismo. La Federazione Mondiale di Musicoterapia ne parla come “un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive”, un autentico percorso di riabilitazione che agisce sulle attività neuronali stimolando la produzione di betaendorfine, potenti ormoni con importanti capacità analgesiche. Esistono vari modelli clinici relativi a questa terapia musicale che si ispirano ad approcci e teorie diverse, quello di Benezon, per esempio, è di stampo psicoanalitico e affronta maggiormente problemi legati alla comunicazione e alle relazioni. Abbiamo poi la Musicoterapia Creativa di Nordoff e Robbins, un metodo rivolto maggiormente a bambini affetti da disturbi lievi e gravi di apprendimento, autismo e disabilità psico-fisiche: durante una seduta di gruppo il ritmo musicale appreso aiuta la coordinazione dei movimenti del corpo. Sull’improvvisazione della parola e sulla musica simbolica è incentrata invece la Musicoterapia Analiticamente Orientata di Mary Priestley che, ricalcando l’analisi di Jung, mira alla crescita personale. Infine la Musicoterapia Comportamentale, teorizzata da Madsen, propone l’utilizzo della musica per modificare comportamenti adattivi o rimuovere comportamenti distorti mentre il metodo GIM, di Helen Bonny, mira ad esplorare la coscienza attraverso i suoni facilitando il dialogo con il mondo interiore.  Esprimersi, far emergere le emozioni, saperle riconoscere e percepire, vincere le proprie paure o lenire le ansie che ci condizionano l’esistenza sono solo alcune straordinarie capacità che la musicoterapia possiede. Aprire nuovi canali di comunicazione, affrontando così la chiusura provocata da una depressione o da patologie croniche, è la facoltà che si riconosce a questa “cura” che sempre di più viene utilizzata per affrontare disturbi di diversa natura, per comunicare con pazienti in coma o per alleviare i disagi della vecchiaia come la demenza senile. Gli strumenti utilizzati non sono solo quelli canonici, ma anche il proprio corpo o i rumori ambientali, dispositivi elettronici o invenzioni vere e proprie create per il paziente in base al disagio da trattare. Attraverso ritmo, melodia e armonia e un programma specifico si dà voce alle emozioni, a dinamiche psichiche e si cerca, per quanto possibile in relazione alla patologia e alle possibilità di questo specifico intervento, di riorganizzare la vita interiore dell’individuo o quantomeno di supportarlo e sostenerlo.

Maria La Barbera

Gli irriducibili dell’Isis

FOCUS INTERNAZIONALE 

di Filippo Re

I curdi siriani abbattono anche l’ultima roccaforte dell’Isis rimasta in piedi ma la riconquista di Hajin, nella Siria orientale, non pone certo fine né agli scontri sul terreno nè all’ideologia jihadista. Le aree da pacificare sono ancora molte e l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra, fa sapere che sono oltre seicento le persone che hanno perso la vita nei bombardamenti a est del fiume Eufrate. Gli irriducibili del defunto “Stato islamico” hanno i giorni contati, sostiene Sean Ryan, portavoce della coalizione anti-Isis guidata dagli americani che appoggiano i curdi ma i combattimenti in quella regione non sono terminati. Ci sono ancora miliziani nascosti lungo l’Eufrate e verso il confine con l’Iraq dove trovano i militari iracheni pronti a cacciarli indietro. Nei giorni scorsi in Iraq è stato celebrato in pompa magna il primo anniversario della vittoria contro il terrorismo dello “Stato islamico” ma il governo di Baghdad ha subito ricordato che l’Isis non è stato sconfitto del tutto ma è stato cacciato dalle città più importanti. La ribellione jihadista resta infatti operativa nelle periferie e nelle province più lontane dalla capitale con alcune migliaia di miliziani, molti dei quali foreign fighters. Adel Abdel Mahdi, il premier iracheno, è costretto più volte a inviare rinforzi militari al confine con la Siria e in particolare nella provincia di Al Anbar per aiutare le truppe governative a respingere gli assalti delle milizie jihadiste. E la situazione non cambia nell’est della Siria, nel governatorato di Deir ez-Zoor, lungo l’Eufrate, dove le forze curde,

appoggiate da alleati arabi e dagli Stati Uniti, si sono riprese sul campo di battaglia dopo aver subito una serie di sconfitte di fronte alle poderose controffensive dei terroristi islamici. Ciò è stato possibile anche grazie alla cattura di Abu Zeid, ritenuto il numero due dell’Isis, il vice di Al Baghdadi. Anche per noi europei la minaccia del terrorismo islamico continua a far paura come la strage di Strasburgo ha dimostrato. I terroristi colpiscono e colpiranno ancora nei tanti modi in cui è possibile farlo. Quanti Cherif Chekatt (il killer di Strasburgo) circolano indisturbati nelle strade delle nostre città pronti a entrare in azione per uccidere e terrorizzare il nostro vivere quotidiano? Quanti islamici radicalizzati aspettano un segnale per spargere altro sangue? Non c’è più l’esercito del Califfato, distrutto militarmente, ma l’ideologia del terrore è sempre forte, dal deserto del Sahara all’Estremo Oriente asiatico. Dopo la sconfitta nel Levante gli estremisti islamici attaccano di nuovo il cuore dell’Europa affidandosi ai combattenti di ritorno dal Vicino Oriente, ai lupi solitari e a criminali radicalizzati che in carcere o in moschea dichiarano fedeltà alla causa del jihad. Come Mohsin Ibrahim Omar, il terrorista somalo affiliato all’Isis arrestato a Bari che voleva mettere bombe nelle chiese italiane iniziando da San Pietro. Secondo gli investigatori intendeva colpire in Italia durante le feste natalizie. Già in carcere per terrorismo internazionale aveva esaltato il martirio dopo l’attentato di Strasburgo ed era in contatto con cellule terroristiche operative. È la conferma dell’esistenza di una grande rete jihadista europea pronta ad attivarsi e a rispondere agli appelli di morte lanciati dai vari gruppi terroristici presenti nel Levante, nel Maghreb e nella regione del Sahel. Anche il giovane maghrebino Cherif che ha sparato all’impazzata tra la gente che guardava i mercatini natalizi a Strasburgo, ha gridato “Allah è grande” e avrebbe detto di aver ucciso per “vendicare i fratelli morti in Siria”. E di killer come Cherif, nella sola Francia, ce ne sarebbero molti. Secondo i servizi segreti i soggetti potenzialmente pericolosi sono almeno 20.000 e il loro numero continua a salire ed è

impossibile tenerli tutti sotto controllo. Gruppi collegati all’Isis, alcuni giorni prima dell’attentato terroristico a Strasburgo rivendicato dai seguaci di Al Baghdadi, hanno lanciato un appello ai “lupi solitari” a compiere attacchi durante il periodo di Natale evocando l’attentato del dicembre 2016 contro il mercatino di Berlino. Un appello accompagnato da un’immagine di Babbo Natale in tuta arancione, con accanto un boia jihadista, e la scritta “non uscite di casa perché abbiamo sete del vostro sangue”. Si invita a colpire americani, francesi e i loro alleati con qualsiasi cosa a disposizione: “Se non siete in grado di fare una bomba e non disponete di un’arma da fuoco usate coltelli, pietre, auto, camion o le mani nude”. Anche se quest’anno, rispetto ai due anni precedenti, gli attentati in Europa sono diminuiti drasticamente, il terrorismo jihadista può colpire da un momento all’altro. I “soldati del Califfato”, i combattenti di al Qaeda e gruppi affiliati continuano ad esistere e possono contare su una rete di fedelissimi e di migliaia di miliziani dall’Africa all’Asia e all’Europa. Strasburgo, il suo antico mercato natalizio e la sua imponente cattedrale gotica sono un vecchio obiettivo del terrorismo islamico in Europa. Già nel 2000 un gruppo di algerini qaedisti arrivò nella città francese con lo scopo di colpire i luoghi religiosi della città come la cattedrale e i simboli del Natale ma non la sede del Parlamento Europeo. Il ritorno di Al Qaeda sulla scena del terrorismo islamico preoccupa fortemente i governi africani e l’Europa. I qaedisti sono tornati a farsi sentire con toni minacciosi. Il capo di “al Qaeda nel Maghreb islamico”, l’emiro Abu Musad Abdel Wadoud, ha diffuso un video di propaganda in cui incita i francesi a rivoltarsi “contro il governo corrotto che opprime i musulmani”. A poco più di un anno dalla caduta di Raqqa, lo “Stato islamico” è ridotto a una piccola fascia di territorio lungo la riva orientale dell’Eufrate e la cittadina di Hajin, 35.000 abitanti, a sud-est di Deir ez-Zor, non lontano dal confine con l’Iraq, non è più l’ultimo bastione dell’Isis. I curdi, dopo sanguinosi scontri durati settimane, l’hanno ripresa con il sostegno degli americani. Ma l’Isis resta ugualmente pericolosa e i potenziali attentatori in Europa possono essere attivati a distanza attraverso la Rete. “Lupi solitari” e affiliati all’Isis sensibili alle sirene degli estremisti islamici non fanno altro che mettere in pratica i messaggi di violenza e di fondamentalismo religioso che i leader del Califfato annunciavano sul magazine on line “Rumiyah” il cui obiettivo era quello di reclutare criminali e attentatori per colpire in Occidente, come è accaduto a Parigi, Nizza, Bruxelles e negli Stati Uniti. Caduto il Califfato, resta in piedi l’ideologia jihadista e stragista. Il nome Rumiyah, cioè Roma, profetizza, secondo i “detti” del Profeta Maometto, la conquista di Roma e di Costantinopoli. Le esortazioni alla violenza contro gli infedeli e contro l’Occidente, l’invito ad attaccare i luoghi affollati e l’incitamento alla guerriglia urbana sono tradotti in realtà dai lupi solitari che si estremizzano in Europa.

 

dal settimanale “La Voce e il Tempo”

 

Pappardelle in croccanti cialde di Parmigiano

pappardelle ciboUn contrasto di sapori e consistenze stuzzicanti e raffinate. Un piatto da chef!   

Un primo piatto davvero originale che stupira’ tutti i commensali. Le pappardelle condite con una semplice e leggera dadolata di verdure di stagione vengono servite in una croccante e dorata cialda di Parmigiano creando un contrasto di sapori e consistenze stuzzicanti e raffinate. Un piatto da chef!

 

Ingredienti:

8 cucchiai di Parmigiano Reggiano grattugiato

200gr. di pappardelle all’uovo

1 zucchina

1 piccola cipolla

1 piccola melanzana

2 falde di peperone

1 pomodoro

Provola dolce q.b.

4 foglie di basilico fresco

Olio evo, sale q.b.

(dosi per due persone)

 

In una piccola padella antiaderente versare 4 cucchiai di parmigiano coprendo bene il fondo. Lasciar sciogliere  il formaggio sino a doratura poi prelevare la cialda con delicatezza e sistemarla su una formina da creme caramel capovolta modellandola a piacere. Lavare tutte le verdure, ridurle in dadolata e farle saltare in padella con olio, sale e se necessario due cucchiai di acqua. Rosolare bene. Cuocere le pappardelle in acqua salata, scolarle e saltarle in padella con le verdure ed il basilico fresco. Riempire le cialde con la pasta condita, cospargere di provola a cubetti, irrorare con un filo di olio e servire.

 

Paperita Patty

Tutto esaurito per Bolle and Friends

Sabato 29 dicembre, alle ore 20.30, domenica 30 dicembre alle 16 e lunedì 31 dicembre alle 17.30 il Regio offre un viaggio imperdibile nella bellezza della danza

Al Regio, insieme a Roberto Bolle, vedremo in scena le étoiles più scintillanti del momento: Sarah Lamb(The Royal Ballet, Londra), Federico Bonelli (The Royal Ballet Londra), Melissa Hamilton (The Royal Ballet, Londra), Tatiana Melnik (Hungarian State Opera), Alejandro Virelles (StaatsBallett, Berlino), Bakhtiyar Adamzhan (Astana Opera), Polina Semionova (StaatsBallett, Berlino), Nicoletta Manni (Teatro alla Scala, Milano) e Timofej Andrijashenko (Teatro alla Scala, Milano).

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Informazioni utili per il pubblico di lunedì 31 dicembre

Il centro di Torino e, dunque, piazza Castello saranno interessati dai festeggiamenti di Capodanno, ciò comporterà limitazioni in ingresso e in uscita tramite varchi lungo tutto l’arco della giornata. Per essere aggiornati in tempo reale, si prega di consultare il sito dedicato:https://capodannotorino2019.bsafe.city/home.

Per informazioni: Tel. 011.8815.557 – www.teatroregio.torino.it – www.robertobolle.com.

Tutte le foto sono pubblicate sul sito http://www.teatroregio.torino.it/area-stampa/foto

 

(foto Laura Ferrari)

Mobilità internazionale, un milione di euro in più

La giunta ha deliberato  di destinare circa un milione di euro aggiuntivi per le borse di studio dedicate alla mobilità internazionale. In questo modo le risorse regionali in tutto assegnate all’Edisu per il diritto allo studio universitario, per il 2018/2019, non sono più solo i 20,2 milioni di euro impegnati con delibera del 13 dicembre scorso ma 21,2 milioni di euro. “Questo atto è un’ennesima prova che la nostra Regione crede fortemente che, per avere una società migliore, è importante investire nei giovani e dar loro la possibilità di fare esperienze all’estero”, afferma l’assessora al Diritto allo studio, Monica Cerutti. Per il 2019, Edisu stima che le domande di borse di studio per la mobilità internazionale saranno in tutto 513, per un valore complessivo di 1,4 milioni di euro. Il resto delle risorse trasferite dalle Regione andranno invece per le Borse di Studio. Nell’anno accademico 2018/2019 sono 14.111 gli studenti aventi titolo (in aumento del 15,5% rispetto al 2007/2018), per un valore di circa 43,3 milioni di euro. Oltre ai finanziamenti di Regione l’ente allo studio coprirà queste spese con i soldi provenienti dal Fondo integrativo statale (12 milioni di euro) e dalla tassa regionale per il diritto allo studio.

FIAT Torino: per chi suona la campana?

In un famoso romanzo di Ernest Hemingway, si narra di una situazione drammatica in cui il suono di una campana decretava sempre un evento molto, troppo infausto, e segnalava in pratica che la sconfitta di uno, visto che di drammi veri si trattava, era una sconfitta di tutti

perché era l’umanità intera a perderci, sempre e comunque, e di non preoccuparsi per chi suonasse la campana, perché in pratica suonava sempre anche per tutti gli altri. E la situazione alla FIAT Torino cestistica, pur se distante anni luce dai veri drammi di una guerra, può essere debitamente con le pinze paragonata a quel titolo. Larry Brown, leggenda storica di tutto il basket mondiale esonerato e lasciato solo da uno spogliatoio che non condivide le sue idee (discutibili, d’accordo) e che purtroppo non ha lasciato tracce. Ma le leggende piacciono a coloro che non le conoscono, e Freddy Mercury è più famoso oggi che in vita, e non importa se il film è realistico oppure no, basta che la verità raccontata sia quella che piace e diventa vera verità. Ma, come in un incidente d’auto, il guidatore dell’altra macchina è sempre quello imbecille, anche nello sport le verità non sono sempre tutte da una sola parte. Ma poco ci si interessa dell’altrui verità quando quella che sentiamo ci piace. Torino del basket ha voglia di gioco e sport, ha voglia di vincere e vorrebbe che la propria squadra fosse ai vertici. Ma è sempre così? Siamo sicuri che tutti lo vogliano realmente? La vicenda Carlos Delfino è alquanto “complessa”, ma delegare tutte le colpe in una sola direzione potrebbe non essere la soluzione più giusta. La situazione era tesa e il giocatore aveva già fatto emergere le sue caratteristiche di alta tensione nervosa già poco prima in panchina, distruggendo bottiglie di plastica e dando calci in maniera furiosa a tabelloni e sedie. Sicuramente non era tranquillo e la sua serata non era stata all’altezza della sua fama. Se negli spogliatoi scattano istinti primordiali di mal sopportazione delle critiche non è impensabile comprenderne le cause ma anche delle motivazioni che erano già nate da tempo, e purtroppo ben visibili a circa 4000 persone. Sicuramente la gestione dello spogliatoio non è patrimonio da cintura nera di chi deve curarne gli aspetti, ed è evidente a tutti che i risultati parlino da soli.

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E questo deve sicuramente far riflettere la società su persone e incarichi da affidare finalmente a qualcuno che sappia mediare realmente tra i bisogni gestionali e le giuste esigenze dei giocatori, cosa che al momento sembra non proprio perfetta. Purtroppo è andata persa la scommessa Larry Brown che aveva riscosso il parere favorevole mediatico di mezzo mondo (e l’altra metà sperava in un flop, per motivi a molti oscuri, ma non sei mai tifoso di una squadra quando speri che perda per sostenere la tua idea di critico d’arte…). Io credo che i numeri non mentano, purtroppo, e che ormai, anche solo per dare una scossa, questa soluzione fosse l’unica possibile, ma non la migliore, forse solo “la meno peggio”. Resta solo un rimpianto, vero: se ad inizio stagione avessimo vinto con Venezia anziché perdere ai supplementari, e con il Fraport in Eurocup anche in quella occasione avessimo vinto invece di perdere anche qui nel supplementare, forse, l’entusiasmo che avrebbe creato avrebbe posto questa stagione in una forma diversa. Ma, come ho sempre detto e scritto, con i se e con i ma non si va da nessuna parte. In ogni caso, purtroppo, l’unica vera verità che resta è la sconfitta del buon senso generale e del basket in toto: della gestione societaria, che tantissimo ha investito in termini di denaro, salute e dedizione che si trova al centro di una tempesta mediatica come unica causa di una situazione degenerata sicuramente per più cause; dei tifosi, che hanno visto una squadra diversa quasi ogni settimana e che soffrono con il portafogli e con il cuore vedendo quasi sempre la loro squadra sconfitta; dei giocatori, che sembrano talvolta non dei fortunati della vita che vivono giocando, e sottolineo, giocando a basket e che talvolta non si rendono conto del compito che hanno anche solo per dare un giusto ritorno emotivo a chi “vive” per loro che rinuncia alla famiglia, al riposo, anche con spese elevate pur di sognare delle loro gesta e gioirne; di tutto lo staff societario, che se tutto andasse verso il baratro, pur con tutti gli sforzi fatti per far apparire lo spettacolo della partita, si troverebbe senza lavoro da un giorno all’altro. E’ una sconfitta mediatica, perché la FIAT Torino del basket va sui giornali quasi sempre per essere criticata, e non è giusto. E’ un patrimonio di tutti costruito da pochi, e questi “pochi” possono sbagliare, ma vituperarli e gioire dei loro errori non è cosa sana, e dietro queste cose, di solito c’è di più. In ogni caso, per concludere questo articolo, parafrasando il titolo del libro di cui all’inizio parlavo, non chiedetevi per chi suona la campana del basket mancato, quella campana suona per tutti noi.E solo chi ha la forza di alzare la testa, di dirsi su quando più nessuno crede in te, sarà artefice della rinascita del basket a Torino. Non mollate tifosi, non mollare …Torino!

Paolo Michieletto

 

Muore dopo due settimane la donna travolta da un’auto

DALLA SARDEGNA Sono state due settimane di ricovero e di agonia per Valentina Pinna la 54enne investita da un’auto mentre attraversava la strada a Cagliari. La donna, lo scorso 6 dicembre, era appena uscita dalla palestra, e stava attraversando una via in città quando è stata travolta da un’Audi guidata da un 22enne che si era immediatamente fermato per soccorrerla.

“Autismo. In viaggio attraverso l’aeroporto”

L’Aeroporto di Torino aderisce al progetto “Autismo – In viaggio attraverso l’aeroporto”, l’iniziativa ideata dall’ENAC con la collaborazione di Assaeroporti, le associazioni di settore e le società di gestione aeroportuale per facilitare l’accesso in aeroporto e il viaggio in aereo per le persone con autismo.

Per queste persone, infatti, affrontare l’esperienza del volo può essere molto difficile: attraverso un percorso formativo specifico erogato da CPD – Consulta per le Persone in Difficoltà Onlus con il coinvolgimento delle Associazioni locali Luce per l’Autismo, A.M.A. Asti e A.M.A. Torino, il personale aeroportuale dello scalo torinese è da oggi in grado di offrire un supporto qualificato nell’accogliere i passeggeri con autismo, facilitando gli accompagnatori nel far vivere con maggiore serenità il viaggio in aereo e garantendo così a passeggeri con autismo il pieno godimento del diritto alla mobilità.

Attraverso la pagina web dedicata www.aeroportoditorino.it/autismo è possibile consultare la “Storia Sociale” ovvero la descrizione degli ambienti e il racconto del percorso che i passeggeri si troveranno ad affrontare; una brochure informativa con ulteriori raccomandazioni rivolte agli accompagnatori; le istruzioni per organizzare una visita dell’aeroporto nei giorni prima del viaggio al fine di acquisire confidenza con l’ambiente e sperimentare le vari fasi della permanenza nello scalo.

Il Direttore Generale dell’ENAC Alessio Quaranta ha dichiarato: “Un aspetto importante della qualità dei servizi di assistenza ai passeggeri è certamente quello di garantire l’accesso all’infrastruttura aeroportuale a tutti i cittadini. Per tale ragione l’adesione a questo progetto speciale riveste un’importanza sociale in quanto permette di accogliere adeguatamente le, persone affette dallo spettro autistico e i loro familiari e rendere possibile anche per loro l’esperienza del viaggio aereo. Accogliamo con soddisfazione lo spirito di partecipazione a questo progetto avviato nel 2015 e progressivamente adottato da quasi tutti i principali scali nazionali”.

L’Amministratore Delegato di SAGAT Roberto Barbieri ha affermato: “Nell’Aeroporto di Torino tutti devono vedere riconosciuto il loro diritto alla mobilità e ad avere la migliore esperienza di viaggio possibile: per fare ciò siamo impegnati quotidianamente a dare il massimo delle nostre capacità lavorative e umane. Siamo felici di poter offrire alle persone con autismo e ai loro accompagnatori un supporto qualificato: l’adesione al progetto va appunto in questa direzione e attraverso il dialogo continuo con le associazioni e gli stakeholder continuiamo a migliorare i servizi offerti ai passeggeri”.

(foto: il Torinese)